Amiche devote

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Sylvester dava una festa. Gli ospiti arrancavano su per scale buie, una rampa dopo l’altra. Jane era così abituata al puzzo di gatti e di ammoniaca delle scale (c’era una stalla di sotto) che non notava quasi più il punto dove il puzzo spariva e cominciavano i profumi raffinati delle stanze di Sylvester. C’era stata spesso lassù, quell’estate, perché Sylvester preferiva ricevere in casa anzichè in ristoranti o night club. “È più da me,” diceva, “e molto più economico e molto meglio… vi pare?” E i suoi amici assentivano entusiasticamente. Da Sylvester si mangiava e si beveva sempre bene. Non che Jane badasse a quel che mangiava o beveva (purché da bere ce ne fosse in abbondanza). Se in vita tua non hai avuto in tavola altro che le cose più rare e costose, a ventotto anni sei diventata un’intenditrice. Oppure non te ne importa più niente. A Jane non importava più niente. Da bere prediligeva il brandy: parecchi brandy e soda seguiti da un numero indefinito di brandy lisci gradevolmente ondeggianti nel bicchiere bollente. Non era per il rinfresco che Jane veniva da Sylvester ogni volta che era invitata, e spesso anche quando non era 1


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Amiche devote by astoria edizioni - Issuu