Miss Julia salta in sella

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Cominciai a parlare prima ancora di arrivare in cucina, spingendo la porta a vento dalla sala da pranzo. “Lillian, devo chiederti una cosa, e voglio una risposta seria. Cos’ha Sam Murdoch che non va, santo cielo?” Girò le spalle al lavello e mi guardò strizzando le palpebre. “Il signor Sam non cià proprio un bel niente che non va. E secondo me, Miss Julia, è lei che la deve smettere di dargli addosso.” “Be’, se chiedi a me si sta comportando in modo strano.” Si volse verso il lavello, borbottando che non aveva sentito nessuno chiedere niente a nessuno. Lillian aveva la mania di borbottare tra sé e sé quando non era d’accordo con qualcuno, cioè con me. Però non mi dava fastidio, visto che di quando in quando borbotto anch’io. Si prendeva cura della mia casa, dei miei pasti e di me da così tanto tempo ormai che sapevamo più o meno ciò che l’altra stava pensando, che lo dicessimo o no. E sapevo che non le piaceva mai sentire anche solo una parola contro Sam, motivo per cui non avevo menzionato prima le mie preoccupazioni al riguardo. “Lillian, ti prego,” dissi. “Vorresti per cortesia sederti accanto a me e aiutarmi con questo problema?” “Se vuole mangiarli per cena, ’sti fagiolini, sarà meglio che mi lascia finire di toglierci il filo.” “Per l’amor del cielo, lo puoi fare meglio a sedere. Portali qui e lascia che ti aiuti. 1


“Forse la prima cosa che dovrei fare,” proseguii mentre lei portava sul tavolo la sportina di plastica piena di fagiolini e la ciotola con quelli già puliti, “sarebbe chiedere cosa hai tu che non va. Parola mia, Lillian, da un po’ di tempo tu e Sam non siete più gli stessi.” “Io del signor Sam non so niente,” rispose dandosi da fare a stendere sul tavolo il giornale del mattino. “A me mi sembra che si comporta come al solito.” “No, non è vero. Tu non sai metà della storia.” Presi una manciata di fagiolini e cominciai a pulirli sulla carta di giornale. “Mi ha mandato dei fiori, tanto per cominciare. Be’, li hai visti. Sono sparsi per tutta la casa.” “È perché sa che lei si sente triste e sola con la signorina Hazel Marie e il piccolo Lloyd che sono andati a vivere dal signor Pickens. Sa che sente la loro mancanza e sta cercando di tirarla su.” “Probabile.” Annuii. “Ma un mazzo e una pianta sarebbero stati più che sufficienti per qualsiasi tentativo di tirarmi su che volesse fare.” Lasciai cadere i fagiolini puliti nella ciotola e ne presi un’altra manciata. “Appena un mazzo comincia a sfiorire ne arrivano altri due. E i biglietti, Lillian, tu non hai visto quei biglietti.” “Nossignora, perché lei non me lo permette.” “No, e non ho intenzione di farlo. Non li mostrerò a nessun altro, se è per questo. Imbarazzanti, ecco cosa sono.” Lillian mi guardò con la coda dell’occhio e scoppiò a ridere come faceva una volta, facendo sfavillare il dente d’oro. Mi colpì il fatto che rideva molto di rado da quando Hazel Marie e il piccolo Lloyd avevano impacchettato gran parte delle loro cose e si erano trasferiti dal signor J.D. Pickens. Solo per vedere se avrebbe funzionato, aveva detto Hazel Marie. Il signor Pickens era l’investigatore privato che avevo assunto in passato e che si era prefisso di conquistare il cuore di Hazel Marie senza che si pronunciasse parola sulla legalizzazione del loro rapporto. Io di parole ne avevo pronunciate, e avevo avuto molto da dire sull’argomento. Credetemi, non assumerò mai più un bell’uomo dallo sguardo penetrante e avverso al matrimonio. 2


“Cosa dicono ’sti biglietti?” chiese Lillian. Si alzò per abbassare il fuoco sotto la pentola in cui aveva messo a bollire della carne di maiale. “Lascia perdere quel che dicono. Ma saresti preoccupata per lui anche tu se lo sapessi.” Mi lasciai sfuggire un sospiro tremulo ripensando ad alcuni dei passaggi poetici che avevano accompagnato i fiori, tutti nella grafia di Sam. “E poi, Lillian, mi telefona tutti i giorni; solo per fare due chiacchiere, dice lui. Sai benissimo quanto odio parlare al telefono quando non c’è niente da dire. E succede anche a tutte le ore, come se certa gente non fosse già a letto o occupata in faccende importanti.” Feci una pausa, poi vuotai il sacco. “E c’è un’altra cosa. Passa a trovarmi senza preavviso o chiedere il permesso, compare dal nulla. Per vedere come sto, dice lui. L’hai notato, Lillian, non negarlo.” “Sissignora che l’ho notato. Ma lei e il signor Sam eravate così pappa e ciccia al matrimonio della signorina Binkie e di Coleman che ho pensato che le cose stavano prendendo una certa piega.” “Di quali cose stai parlando?” chiesi imperiosamente, preparandomi a confutare qualsiasi supposizione potesse essersi messa in testa. “Be’, sa com’è. Forse quel matrimonio ce ne ha messo in testa un altro.” Tornò al tavolo e ricominciò a pulire fagiolini con l’aria più innocente di questo mondo. “Misericordia, Lillian, un altro matrimonio è l’ultima cosa a cui penso,” dissi scaraventando l’ennesima manciata di fagiolini nella ciotola. “A meno che non si tratti di quello di Hazel Marie. Chi ha mai sentito dire di un trasferimento a casa di un uomo per un periodo di prova, comunque?” “Un fracco di gente, ce lo dico io. E sono solo fatti suoi,” mi ricordò Lillian, come spesso faceva quando pensava che cominciassi a intromettermi. “Comunque a me mi sembra che il signor Sam è solo gentile e amichevole.” Lasciai cadere i fagiolini che avevo in mano e mi coprii il viso con le mani. “Oh, Lillian, non è solo quel che dice, ma il modo in 3


cui lo fa. Non so cos’abbia in mente, e nemmeno se ha in mente qualcosa.” “Se ci pensa bene, secondo me ci arriva.” Ignorai la frase perché non avevo alcuna intenzione di scavare troppo in profondità nelle seccanti attenzioni di Sam. Il gatto scottato ha paura dell’acqua fredda, sapete, e dopo la mia precedente esperienza matrimoniale tutt’altro che positiva avevo intenzione di stare alla larga da una seconda. Posai il gomito sulla tavola, il mento sul palmo della mano e riportai sul binario giusto la conversazione a proposito di Sam. “Temo che non stia bene, Lillian, questa è la verità. Si comporta in un modo che non è da lui. Sai com’è. Normalmente, intendo. Così educato, così gentiluomo, addirittura cerimonioso, e adesso…” Sollevai la testa quando mi folgorò un pensiero improvviso. “Sai chi mi ricorda? Il signor Pickens, te lo giuro. Flirta, Lillian, e dice le cose più sconvolgenti che si possano immaginare.” “Non mi sembra così terribile.” “Ma non è da Sam! Ti dico la verità, sta vivendo una seconda infanzia. È vecchio, sai.” “Mica molto più di lei,” mi ricordò Lillian. Le lanciai un’occhiataccia. “L’età influenza le persone in modi diversi. Non mi vedrai mai indossare stivali da cowboy e jeans e sussurrare cose strane all’orecchio di qualcuno.” “Non le farebbe male provarci, anzi, magari le farebbe addirittura bene. A me mi sembra che si è accorta che il tempo passa. Conosco molte signore che sarebbero stracontente di avere un bell’uomo come il signor Sam che ci sussurra all’orecchio. Se lei continua a comportarsi come fa, vedrà che si metterà a cercare da un’altra parte.” Soffiai fuori il fiato, esasperata. “Non farmi parlare di tutte le vedove della città che farebbero di tutto pur di risposarsi. So come si comportano. Appena muore la moglie di qualcuno si catapultano a casa sua con sformati, torte e inviti a cena. Non sanno la fortuna che hanno, te lo dico io.” “Un momento che metto sul fuoco ’sti fagiolini,” mi disse, 4


alzandosi e portando la ciotola accanto ai fornelli. “La carne ha bollito abbastanza.” “Non mi sei di nessun aiuto, Lillian; sono davvero preoccupata per lui. Lì per lì ho pensato che stesse attraversando una crisi dovuta alla mezza età, ma è troppo vecchio. Forse si sta rimbambendo.” “Be’, ma di cosa si tratta? Della seconda infanzia o di vecchiaia?” “Non lo so,” risposi afflosciandomi sulla sedia. “E a essere sinceri, non so quale sarebbe la cosa peggiore.” Di colpo dalla strada si levò un lamento simile a un grugnito, e mentre irrigidivo la schiena quel baccano parve inondare la stanza. “Cosa sarà mai?” Mi alzai dalla sedia mentre il frastuono diventava sempre più forte, e più vicino. Corsi alla finestra coprendomi le orecchie con le mani. Lillian rovesciò i fagiolini dentro la pentola e piazzò la ciotola sul piano della cucina. Mentre mi raggiungeva di corsa davanti alla finestra, il mio primo pensiero fu che uno sciame di vespe avesse fatto il nido in giardino, rovinandomi la siepe di bosso. Non riuscendo a vedere niente dalla finestra della cucina, Lillian e io ci prendemmo praticamente a spintoni nella fretta di arrivare alla porta d’ingresso. Il chiasso infernale, simile al ruggito di un tuono, diventò quasi insopportabile quando ci avvicinammo. “Cos’è? Cos’è?” ansimai quando arrivammo insieme al pomello della porta armeggiando per cercare di afferrarlo. “Gesummio!” strillò Lillian con voce strozzata, ansimando. “È l’Estasi! Eccomi, dolce Gesù, arrivo!” “Lillian, per l’amor del cielo. Ricomponiti e apri questa porta.” Lillian fece un profondo respiro e tornò con i piedi per terra. “Forse ci sta atterrando un ufo davanti a casa.” Prima che potessi esprimere le mie idee su quella supposizione, lei mi scansò la mano, girò il pomello e aprì la porta. Quando ci precipitammo sulla veranda avrei preferito qualsiasi oggetto volante a quello che si presentò davanti ai nostri occhi. Un ro5


boante, ruggente macchinario a due ruote uscì dal mio giardino immettendosi su Polk Street, poi si girò sbandando sulla strada e si infilò di nuovo nel vialetto di casa mia colpendo di striscio il bidone della spazzatura di plastica sistemato sul marciapiede. Poi, avanzando sul vialetto, travolse un mucchio di foglie che cominciarono a sparpagliarsi nell’aria. Rimanemmo a guardare a bocca aperta mentre il rumoroso aggeggio ringhiante portava il suo pilota tra due siepi di bosso, sfiorando i rami di un lillà delle Indie, e mi rovinava l’erba esibendosi in una curva a semicerchio prima di fermarsi nel bel mezzo del mio giardino. “Misericordia,” ansimai afferrando saldamente il braccio di Lillian. “Chi c’è alla guida di quell’affare?” “A me mi sembra che si guida da solo,” rispose Lillian. Mentre il macchinario cessava il suo lamento, emise alcuni scoppiettii e ritorni di fiamma abbastanza potenti da scuotere i nervi. Una figura vestita di pelle nera estrasse una gamba dal groviglio di metallo, cromo e tubi di scappamento, abbassò il cavalletto con un calcio e si girò verso di noi. Perlomeno pensai che ci stesse di fronte, perché aveva la testa racchiusa in quella che sembrava una lucida palla da bowling nera munita di visiera scura. Togliendosi i guanti neri, la figura si avviò scricchiolando verso la veranda, mentre gli anfibi risuonavano minacciosamente sul mio vialetto in cemento. “È il signor Pickens, Lillian?” chiesi cercando di intravedere qualcosa dietro la visiera nera. “È lui?” “Nossignora, non credo. Questo qui non cià l’energia del signor Pickens.” Chiunque fosse, si fermò davanti ai gradini e si tolse il casco, lasciando dritto sulla testa qualche ciuffo di capelli grigi, uguali in tutto e per tutto al ciuffo ribelle del piccolo Lloyd. Sam si mise il casco sotto il braccio e rimase lì in piedi a sorriderci. Se c’era una prova che la mia preoccupazione sulle condizioni mentali di Sam fosse fondata, ce l’avevamo proprio sotto il naso. “Visto, Lillian?” sussurrai girandomi verso di lei, ma non me ne sarebbe importato se Sam mi avesse sentita. “È questo che sto 6


dicendo! Se non fa una cosa assurda ne fa un’altra. E adesso se ne va in giro come un pazzo su un trabiccolo a due ruote. Sam,” alzai la voce e mi volsi verso di lui con le mani sui fianchi, “solo l’idea di venire qui a disturbare la quiete pubblica e farmi venire un infarto con tutto questo rombare e questi scoppiettii. Dimmi un po’, cosa penseranno i vicini?” Prima che potesse rispondere, intervenne Lillian: “Meglio che non gli dà addosso, Miss Julia. Si sta divertendo come un matto”. Sorrideva a trentadue denti, come Sam. Aveva certamente cambiato parere da quando, pochi istanti prima, si era aspettata la fine del mondo. “Parola mia, come un matto davvero. Lo rinchiuderanno in manicomio se lo vedranno sopra quel coso. Alla sua età dovrebbe sapere che non è il caso di andarsene in giro con un trabiccolo del genere.” Incrociai le braccia sul petto e fulminai Sam con lo sguardo mentre veniva verso di noi. Sorrideva con un misto di orgoglio e di quello che avrebbe dovuto essere imbarazzo dopo un’entrata in scena così poco dignitosa. “Vecchio rimbambito,” borbottai. “Salve, Julia, Lillian,” salutò Sam sorridendo ancora mentre saliva i gradini per poi fermarsi accanto a me. “Ti piace il mio nuovo giocattolo?” Parola mia, non avevo mai saputo quanto l’odore, lo scricchiolio e l’aspetto della pelle possano stranire una persona poco abituata ad abbigliamenti simili come lo sono io. Sam sembrava due volte più grande – e non era un uomo minuto tanto per cominciare – lì in piedi al mio fianco, che respirava forte per lo sforzo di guidare una macchina che viveva di vita propria. Aspirai tutto quell’odore di pelle e fissai il tripudio di cerniere sul suo giubbotto mentre si chinava su di me e mi chiedeva: “Be’, Julia, che ne pensi?”. Feci un passo indietro. “Penso che tu sia impazzito, Sam Murdoch.”

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“Adesso vieni in casa,” aggiunsi, “prima che mezza città ti veda così conciato.” Aprii la porta e lo spinsi leggermente verso l’entrata. Era la prima volta che mi ritrovavo sulla veranda senza avere un mancamento alla vista del Centro Famiglie del pastore Ledbetter che incombeva su di noi dall’altra parte della strada. Ero troppo allibita dallo sbalorditivo spettacolo offerto da Sam per prestare la minima attenzione all’edificio. Non che la meritasse, perché era il tormento della mia esistenza. “Non posso trattenermi, Julia,” fece lui entrando comunque. “Sono solo passato per mostrarti la mia nuova Road King della Harley-Davidson.” “L’ho vista, ed è più di quanto volessi.” Gli feci cenno di accomodarsi sul mio divano della Duncan Phyfe, ora ricoperto di allegro cinz giallo al posto del velluto marrone rossiccio che il mio defunto marito, Wesley Lloyd Springer, aveva ritenuto adatto al nostro salotto. Mi sedetti sulla poltrona in stile vittoriano di fronte a Sam e lo scrutai attentamente. “Ma cosa ti è preso, Sam? Salire su quell’aggeggio potenzialmente mortale parcheggiato là fuori?” “Oh, è solo una di quelle cose che desideravo fare da sempre,” rispose appoggiandosi allo schienale e mettendosi comodo. “E ho deciso che se non ne faccio qualcuna presto, non le farò mai. Non stiamo certo ringiovanendo, Julia. Devo farle finché posso.” “Be’,” dissi fulminando con un’occhiata Lillian, in piedi sotto 8


l’arco che immetteva nella sala da pranzo e ancora intenta ad ammirare il completo in pelle di Sam, “oggi è la seconda volta che qualcuno mi ricorda la mia età, e ti sarei grata se tu non la menzionassi più.” Sam scoppiò a ridere. “È questo il punto, Julia. Siamo entrambi attivi e in buona salute, ci interessiamo di quel che succede nel mondo. Ma se ci fermiamo e ci adagiamo sul passato invecchieremo in fretta. Quindi ho deciso di provare qualcosa di diverso e divertente, per una volta.” Diede qualche colpetto al casco che teneva in grembo e sorrise con aria sognante. “Mi sono sempre chiesto come sarebbe stato prendere una Harley, partire e correre con il vento, libero come l’aria.” “Perbacco, libero come l’aria.” Scossi la testa di fronte a un’idea così irresponsabile. “Sei un uomo adulto, rispettato e ammirato da tutti coloro che ti conoscono e da molti che non ti conoscono. E così, tutt’a un tratto, decidere di divertirsi… perbacco, Sam, non è la cosa più importante nella vita, come ben sai. Perché mai ti è venuta l’idea di tornare indietro nel tempo e trasformarti in un fanatico di Harley-Davidson o il cielo sa cosa?” “Molta gente va in motocicletta, Julia, e non sono tutti fanatici o niente di lontanamente simile. Mi iscriverò a un club di motociclisti di cui fanno parte molti professionisti, che semplicemente si divertono ad andare in moto e a godersi i grandi spazi aperti.” Probabilmente la mia espressione scettica lo stimolò, perché proseguì. “E fanno anche un sacco di bene. Organizzano corse di beneficenza, per esempio, raccogliendo denaro per molte buone cause, come l’ospedale pediatrico St Jude e l’acquisto di giocattoli per i bambini poveri a Natale. Saresti sorpresa se sapessi quante cose fanno.” “Forse lo sarei, visto che sul giornale ho letto degli articoli su quei cosiddetti raduni di motociclisti. Sai di cosa sto parlando, vero, Lillian?” Mi girai verso di lei per avere una conferma, ma Lillian si limitò ad alzare le spalle e a dire: “Devo andare a controllare i fagiolini”, per poi avviarsi verso la cucina. 9


“Senti, Sam,” continuai, sapendo che aveva bisogno di sentirsele cantare chiare per tornare in carreggiata. “Non è il genere di cosa di cui dovresti far parte, a prescindere da quante buone cause quella gente aiuti. Facevano quei raduni tipo Woodstock vicino ad Asheville, fino a quando le autorità li hanno vietati. Migliaia di motociclisti da tutti gli Stati Uniti si radunavano in un campeggio e distruggevano tutto. L’ho visto al telegiornale, quindi so di cosa sto parlando. Hanno creato un terribile caos in città, con tutta quella musica a volume altissimo e drappelli di motociclette che ruggivano ovunque per strada bloccando il traffico e, riesci a crederci?, facendo baldoria con pagliacciate come fare il wrestling nell’insalata di cavolo o gare di magliette bagnate e altre cose disdicevoli che non ho intenzione di menzionare, come le gare a chi aveva la pancia più grossa. È volgare, Sam, e non dovresti frequentare elementi simili. Come dico al piccolo Lloyd, si è giudicati in base alle compagnie che si frequentano. Credo che dovresti restituire quell’aggeggio e farti ridare i soldi.” Sam scoppiò a ridere di nuovo, o forse non aveva mai smesso di farlo. “Non ho intenzione di andare a uno di quei raduni, Julia. Mettiti il cuore in pace. Il club di cui farò parte io esce in moto quasi solo nel fine settimana in gruppi di circa dieci persone. Andremo sulla Parkway, o magari rimarremo sull’interstatale, evitando le zone abitate. Inoltre, questo è il periodo migliore dell’anno per andare in moto: le foglie stanno cambiando colore, il tempo è stupendo e fresco al punto giusto. Credi a me, sarà meraviglioso vedere le pendici delle montagne con tutti quei colori, poi fermarsi per un bel barbecue o un picnic. Ti piacerà, te lo prometto.” “E io ti prometto che non mi piacerà affatto, perché non ho alcuna intenzione di salire su quel coso.” Se si aspettava che io partecipassi a un’attività così indecorosa, questo dimostrava quanto lontano fosse dalla normalità il suo stato mentale. “Ma come? Sono venuto per questo, Julia. Voglio portarti a fare una corsa. Un momento, aspetta,” aggiunse mentre io mi irrigidivo sulla sedia. “Faremo solo un giro dell’isolato, così ti abitui.” “Sì, e mi farai cadere quando proverai a fermarti. No, Sam, 10


non farò nessun giro su due ruote, a prescindere da chi cerca di pilotarle. Inoltre non c’è spazio per far sedere nessun altro, e se pensi che io mi sieda in grembo a te faresti meglio a togliertelo dalla testa.” “Come idea non è male, ma c’è un sedile per il passeggero sul retro, completo di braccioli e tutto. Sarà come startene a sedere sulla tua poltrona, e ti ho anche comprato un casco.” Mi limitai a guardarlo, mentre mi immaginavo a cavalcioni di quel mostro con la gonna del mio abito stretto in vita tutta sollevata e svolazzante a causa del vento, aggrappata a Sam come se ne andasse della mia vita. “Non dovevi sprecare i soldi in attrezzature per me, visto che non riuscirai a farmi salire su quell’aggeggio neanche morta. “Solo l’idea!” continuai, perché la sua certezza che avrei fatto i salti di gioia al pensiero di aggrapparmi a tutta quella pelle per correre come il vento verso il cielo sa dove su un rumoroso macchinario aperto con il motore truccato mi sembrava il colmo della follia. “Come tu abbia potuto pensare che fossi interessata a un’attività così poco dignitosa va al di là della mia comprensione, Sam Murdoch. È indegna di me e, se vuoi sapere la verità, è indegna anche di te. No,” ripetei scuotendo la testa, “puoi scordartelo. Non ho intenzione di issare il mio… di issarmi su quell’aggeggio.” “Be’, io non mi do per vinto, Julia,” rispose Sam alzandosi in piedi con tutti quegli strati di pelle che scricchiolavano a ogni movimento. “Ammetto di dover fare ancora un po’ di pratica, ma mi serve una compagna in sella. Tutti gli altri motociclisti del club portano con loro mogli e fidanzate. Non vorrai che sia l’unico senza un bella donna appollaiata dietro di me con le braccia intorno alla mia vita, vero?” Alzai gli occhi al cielo, perché non mi sembrava il caso di rispondere alla domanda. Non me ne importava niente se non avrebbe mai avuto una donna aggrappata a lui, a prescindere dall’aspetto che potesse avere. Be’, avrei dovuto riflettere meglio sulla faccenda quando avessi avuto il tempo di prestarvi la dovuta attenzione. 11


“Senti,” riprese Sam volgendo lo sguardo verso la cucina. “Devo parlare un attimo con Lillian. C’è una questione legale che la preoccupa.” “Diamine, ma cosa?” chiesi, subito inquieta perché non sapevo che Lillian avesse problemi legali. “È nei guai? Si tratta della sua famiglia? Cosa sta succedendo, Sam, e perché a me non ne ha parlato?” “Non lo so, Julia,” rispose avviandosi per uscire dalla stanza. “Ma adesso lei vuole parlarmi in privato. Inoltre,” aggiunse girandosi per rivolgermi un sorrisetto scaltro, “forse verrà lei in motocicletta con me se tu ti rifiuti.” Feci per seguirlo quando spinse la porta a vento della cucina ma mi fermai, bloccata dal desiderio di privacy espresso da Lillian. Ero quello a preoccuparmi. Pensavo non ci fossero segreti tra noi. Perlomeno, lei conosceva tutti i miei. Ma cosa ne sapevo io dei suoi? Pochissimo, a dire la verità. Oh, sapevo che suo nipote era stato arrestato qualche volta ed era in prigione per furto. E sapevo che entrambe le figlie avevano avuto figli fuori del matrimonio, poi le avevano lasciato le nipotine da crescere mentre loro salivano a nord in cerca di lavoro. E sapevo che Lillian aveva avuto almeno due mariti, nessuno dei quali era rimasto a lungo nella sua vita. Da quel che avevo capito, uno se n’era andato molti anni prima senza dirle una parola, mentre l’altro l’aveva cacciato fuori di casa lei. E, pensate un po’, quello che aveva sbattuto fuori era il marito di cui parlava spesso e che ancora le mancava. Sapevo anche che Lillian aveva una grande fede ed era una donna forte. Aveva vissuto quasi sempre da sola e cresciuto due figlie e due nipotine praticamente senza un briciolo di aiuto da nessuno, e senza mai lamentarsi. Inoltre sapevo che dovevo ringraziarla per avermi mantenuta sulla retta via tutte le volte che davo in escandescenze. E sapevo che la rispettavo e l’ammiravo per il suo senso di giustizia e la sua onestà, anche se di tanto in tanto avrei voluto che tenesse le proprie opinioni per sé e mi lasciasse fare ciò che volevo. 12


Ma di problemi legali non sapevo assolutamente nulla. Ancora più preoccupante era il fatto che ne volesse parlare con Sam. Perché? Sam era in pensione da qualche anno, quindi non poteva fornirle alcun aiuto ufficiale. E se la sua recente passione per motociclette, fiori e poesie costituiva un indizio di come funzionava – o non funzionava – il suo cervello, avrebbe perfino potuto darle un consiglio sbagliato. E Lillian l’avrebbe seguito perché stravedeva per lui. Il fatto che non si fosse confidata con me avrebbe potuto ferire i miei sentimenti se ci avessi rimuginato troppo. La cosa da fare, decisi, era scoprire cosa stesse succedendo che la preoccupava al punto da rivolgersi a un avvocato il quale, come le avevo detto senza tanti giri di parole, era diventato più che un po’ tocco. E senza dire una parola a me.

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Estratto da Ann B. Ross, Miss Julia salta in sella Titolo originale dell’opera Miss Julia Hits the Road Traduzione dall’inglese di Valentina Ricci Copyright © Ann B. Ross, 2003 © 2015 astoria srl corso C. Colombo 11 – 20144 Milano Prima edizione: giugno 2015 ISBN 978-88-98713-12-7 Progetto grafico: zevilhéritier

www.astoriaedizioni.it 14


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