La pedina scambiata

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1 Sua Grazia il duca di Avon compra un’anima

Un gentiluomo percorreva passo passo una stradina laterale di Parigi, di ritorno dalla casa di Madame de Verchoureux. Camminava in modo molto affettato per via degli alti tacchi rossi degli scarpini. Un tabarro color porpora, bordato di rosa, gettato sulle spalle, si apriva con elegante noncuranza rivelando una lunga casacca di raso scarlatto riccamente adorna di trine d’oro, un gilè di seta a fiori, impeccabili pantaloni al ginocchio e una profusione di gioielli sulla cravatta e sulla casacca. Sulla parrucca incipriata aveva un tricorno e in mano un bastone ornato di nastri, protezione insufficiente contro le aggressioni notturne; né d’altro canto gli sarebbe stato facile impadronirsi dello spadino che recava al fianco, la cui elsa si perdeva nelle pieghe del tabarro. Camminare senza scorta sfoggiando gioielli a quell’ora tarda e in quella strada deserta era di una temerarietà folle, ma il gentiluomo pareva inconsapevole della propria avventatezza. Procedeva languidamente per la sua strada, senza guardarsi attorno, apparentemente incurante di un possibile pericolo. E tuttavia, mentre percorreva la strada, giocherellando oziosamente con il bastone, una figura umana gli si scagliò contro, catapultata come una palla di cannone da un oscuro viale che si apriva sulla destra di quel superbo gentiluomo; si aggrappò all’elegante tabarro di lui, diede in un grido di terrore e cercò di riprendere l’equilibrio. 1


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