Madame Sousatzka

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Era da tutta la vita che la signora Crominski usava l’ansia al posto delle anfetamine. E naturalmente con il passare degli anni ne era diventata dipendente. Senza ansia non sarebbe riuscita a vivere, e anche se non c’era nulla di cui preoccuparsi lei assumeva la sua dose quotidiana in modo da garantirsi una notte inquieta e insonne, cosa che per lei era diventata la norma. Si portava dietro l’ansia, come un’ombra incorporata, che la seguiva passo passo perfino quando il sole non splendeva. La signora Crominski svoltò l’angolo e sbucò nella strada dove abitava. Dopo una mezza dozzina di passi le apparve casa sua. Era ancora lì, tutta intera, e in casa a Dio piacendo c’era Marcus, e di nuovo a Dio piacendo Marcus era a letto. Odiava quelle notti in cui le toccava lavorare fino a tardi, con Marcus a casa tutto solo e costretto a prepararsi la cena per conto suo. Fa’ o Signore che mi abbia dato ascolto e non abbia acceso il fuoco sotto il bollitore. Adesso riusciva a vedere la finestra della camera da letto di Marcus, e la luce che filtrava tra le tende. Oh, grazie Signore, Marcus è in casa. “Marcus,” gridò, con la chiave ancora nella serratura. “Mamma?” lo udì rispondere. 1


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