Jane e prudence

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Jane e Prudence passeggiavano nel giardino del college prima di cena. La loro conversazione era appassionata e discontinua, perché Oxford a mezza estate è straordinariamente incantevole, e la vista delle torri grigie attraverso gli alberi e il fiume che scorreva accanto a loro le inducevano ad abbandonarsi ai ricordi. “Ah, quei delfinium,” sospirò Jane. “Ho sempre pensato che gli occhi di Nicholas avessero esattamente lo stesso colore. Ma immagino che un uomo di mezza età – com’è adesso, povero caro – non possa avere gli occhi azzurro delfinium.” “Quelle rose bianche mi fanno sempre pensare a Laurence,” disse Prudence, seguendo un proprio corso di pensiero. “Mi ricordo che una volta è venuto a prendermi e ha raccolto per me una rosa bianca – e la signorina Birkinshaw lo vide dalla finestra! Eravamo come la Bella e la Bestia,” soggiunse. “Non che Laurence fosse brutto. L’ho sempre giudicato piuttosto attraente.” “Ma tu eri senza dubbio la Bella, Prue,” disse Jane con calore. “Oh, i giorni del vino e delle rose! Non durano a lungo.” “E pensare che il vino non ci piaceva nemmeno,” disse Prudence. “Quanto eravamo innocenti e felici allora!” Continuarono a camminare senza parlare, il loro silenzio un piccolo tributo alla gioventù perduta. Prudence Bates aveva ventinove anni, un’età spesso critica per una donna che non si sia ancora sposata. Jane Cleveland 1


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