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Sospesa tra le braccia di un giovane e biondo militare fuori dal finestrino del treno a rubargli l’ultimo bacio, quella brunetta era una delle tante ragazze in lacrime per la partenza delle truppe alleate che, in quel convulso ottobre del 1954, a scaglioni lasciavano la città. Quello scatto in bianco e nero apparso sui giornali di mezzo mondo sembrava narrare centinaia di storie tutte uguali, storie fatte di dolore e d’amore, illusioni, promesse e speranze, e divenne il cameo incapsulato nella cornice della partenza degli angloamericani da Trieste. L’entusiasmo per la loro partenza era scoppiato in città come un fuoco d’artificio, smorzato appena, e per un solo giorno, da un dignitoso ed elegante manipolo di dimostranti, che avevano sollevato cartelli di protesta per il perduto impiego alle dipendenze degli Alleati. E il 26 ottobre, data ufficiale e attesissima dell’annessione all’Italia, sotto la pioggia notturna la gente, lasciandosi alle spalle dolore e umiliazione, correva eccitata lungo il viale Miramare incontro alle truppe italiane che arrivavano dal posto di blocco di Duino. L’esaltazione durò tutto il giorno. A sera, nella piazza gremita di gente incurante della piog1