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Introduzione Riccardo Noury
Armare i conflitti
E' il mercato legale a crere insicurezza
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La vicenda delle armi inviate nel corso degli ultimi quattro decenni all'Iraq e finite nelle mani dello "Stato islamico", è l'esempio da manuale di come trasferimenti legali quanto irresponsabili, destinati a Paesi in guerra o a Regioni comunque instabili, favoriscano crimini efferati in quei territori e rischino di ritorcersi contro i Paesi fornitori, creando in ogni caso una situazione globale di grande insicurezza e pericolo. Quando lo "Stato islamico" ha conquistato Mosul, nel giugno 2014, ha vinto la lotteria. Nei depositi di armi lasciati incustoditi da un esercito iracheno allora allo sbando, ha recuperato un numero incredibile di pezzi d'antiquariato ma perfettamente funzionanti, risalenti alle forniture inviate all'Iraq negli anni Ottanta per contrastare l'Iran, e prodotti ultramoderni destinati al riarmo successivo all'invasione del 2003. Con quelle armi, lo "Stato islamico" ha realizzato una furibonda campagna di pulizia etnica e religiosa, di distruzione di interi villaggi, di sequestri, stupri e uccisioni di massa. La presenza e l'uso di quelle armi hanno dato un enorme contributo all'odierna crisi globale dei rifugiati. Una crisi che investe quasi completamente i Paesi prossimi ai conflitti (il 95 per cento dei rifugiati siriani si trova in Turchia, Libano e Giordania) ma che fa gridare all'invasione proprio i Paesi che quelle armi le hanno prodotte e trasferite nei conflitti. Questo ennesimo capitolo di quella storia infinita che potremmo intitolare "Armare i conflitti", mostra come nella comunità internazionale vi sia chi agisce per porre fine alle guerra e chi vi annusa l'affare. Il lupo non perde il vizio, ma neanche il pelo: nel corso della guerra Iraq-Iran degli anni Ottanta, 34 stati inviarono armi all'Iraq. Di questi, contemporaneamente, 28 le inviarono anche all'Iran. Secondo la Casa bianca, nel 2014 cinque stati dell'Unione europea considerati insieme (Francia, Regno Unito, Spagna, Germania e Italia) hanno venduto in giro per il mondo più armi degli Usa. Sicuri che siano in buone mani?
Riccardo Noury Portavoce Amnesty International