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Introduzione Flavio Lotti

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Fonti

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Troppi filtri se si parla di guerra

Avere più informazione rende liberi

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”La guerra è un omicidio in grande” scriveva nel 1953 Igino Giordani, uomo politico cattolico, giornalista e scrittore. Il suo libro intitolato “L’inutilità della guerra” è un impressionante atto d’accusa contro la retorica, le menzogne e gli interessi che accompagnano ogni conflitto ovunque si combatta: “Come la peste serve ad appestare, la fame ad affamare, così la guerra serve ad ammazzare”. Punto e basta. Ma cosa sappiamo noi oggi della guerra e delle guerre? Poco o nulla. E quel poco che sappiamo spesso è deformato da una massiccia serie di filtri e specchi che alterano la realtà e ci impediscono di riconoscerla per quello che è. Pochi sanno dare una definizione positiva della pace. Per molti la pace è semplicemente il contrario della guerra. Ma anche la guerra resta una realtà misteriosa. Non sappiamo nemmeno cosa sia diventata, quanto male ci faccia, quante siano le sue vittime dirette e indirette, quanto ci costi realmente, quanti danni riesca a produrre, in che modo stia distruggendo la vita sul pianeta, dove siano le cause e le responsabilità, cosa si stia facendo o cosa si dovrebbe fare per mettervi fine. Basterebbe poco. Una Rai che faccia il suo mestiere di servizio pubblico, un po’ di attenzione dei TG, qualche inchiesta in prima serata, qualche momento di approfondimento per le diverse fasce di età, giornali e giornalisti che non si accontentano di una lettura superficiale degli eventi, che vanno a cercare le storie delle persone dove le bombe arrivano prima della TV. E invece niente. Tranne rare importantissime eccezioni, chi prova a raccontare la guerra in un altro modo, fuori dai binari della propaganda e della retorica militare, chi cerca di avvicinare il dolore degli altri non trova spazio nei grandi mezzi di comunicazione. Per questo abbiamo bisogno di questo Atlante. Perché abbiamo bisogno di capire. Perché conoscere (anche le peggiori verità) ci rende più liberi e responsabili. Perché non possiamo permetterci di vivere ignorando i drammi di chi resta imprigionato nelle fauci del mostro della guerra. Perché se non ci assumiamo in tempo le nostre responsabilità, quel mostro finirà per divorare anche noi.

Flavio Lotti Coordinatore nazionale della Tavola della pace

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