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La scure dell’Istat ultima ricaduta del caro prezzi

L’aggiornamento dei prezzi al consumo sta portando i Comuni ad aumentare gli oneri di costruzione a carico di famiglie e privati

Paolo Ragazzo

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Timori

Ance Imperia da tempo denuncia aumenti a doppia cifra di tutti i principali materiali usati in edilizia (acciaio, alluminio, isolanti, legname, plastiche) e dell’energia. Proprio quest’ultima voce ha fatto lievitare i dati rilevati dall’Istat: i prezzi dell’energia sono aumentati, infatti, del 50,9% nel 2022

Arriva dall’adeguamento Istat la nuova minaccia per chi vuole realizzare nuove costruzioni o riqualificare quelle esistenti. La variazione annuale dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie del mese di gennaio 2023 su gennaio 2022 è stata pari al +9,8% e questo corposo incremento del livello generale dei prezzi, oltre ad avere ricadute dirette, ad esempio, sull’adeguamento dei canoni di affitto, rischia di generare un effetto a catena nel mondo dell’edilizia, dato che provocherà una crescita significativa delle tariffe relative al contributo di costruzione stabilite dalle Amministrazioni comunali. Il timore delle aziende edili, infatti, è che questo onere possa ripercuotersi anche su famiglie e proprietari di alloggi che, anziché realizzare interventi di ristrutturazione già programmati decidano di rinviare i lavori ad un altro periodo, sperando in una discesa della tassazione comunale.

Un duro colpo che si aggiunge a caro materiali e caro energia

Siamo di fronte ad uno dei più classici casi di “cane che si morde la coda”, in quanto a pagare il prezzo di una brusca riduzione di lavori sarebbero le aziende, in primis, ma poi a cascata anche tutti gli addetti del settore, che vedrebbero diminuire le opportunità di occupazione. In provincia di Imperia l’aumento previsto sarà modulato in base alla classe demografica dei Comuni, andando a pesare soprattutto sulle località costiere più popolose. Sono già diverse le imprese di costruzione che hanno dovuto ridurre la portata di alcuni loro progetti, senza contare quelle che potrebbero veder andare in fumo alcune operazioni perché il committente ha deciso di fermarsi.

L’aggiornamento Istat rischia quindi di assestare l’ennesimo duro colpo ad un settore che da mesi ormai sta facendo i conti con i rincari dei costi di produzione a livelli mai toccati prima. Ance Imperia da tempo denuncia aumenti a doppia cifra di tutti i principali materiali usati in edilizia (acciaio, alluminio, isolanti, legname, plastiche) e dell’energia. Proprio quest’ultima voce ha fatto lievitare i dati rilevati dall’Istat: i prezzi dell’energia sono aumentati, infatti, del 50,9% nel 2022.

Senza interventi efficaci, previsioni negative confermate

Il peso dei costi può seriamente rallentare lo sviluppo del settore edile. Già alla fine dell’anno scorso, in occasione della presentazione nazionale dell’Osservatorio Congiunturale Ance, l’associazione degli edili aveva previsto un possibile segno negativo nel 2023 dopo il boom di investimenti in edilizia cresciuti del +20% nel 2021 e del +12% nel 2022. A incidere negativamente, oltre al rialzo dei tassi di interesse e al protrarsi della guerra in Ucraina, c’era proprio la crescita incontrollata dei prezzi dell’energia, la mancanza di alcune materie prime e la conseguente crescita incontrollata del caro materiali. Lo scenario attuale pare confermare quanto previsto. Se Ance Imperia aveva apprezzato lo sforzo compiuto dalla Regione Liguria nell’aggiornare con tempismo il Prezzario, il suo presidente Enio Marino aveva comunque sottolineato che “i benefici per le aziende saranno visibili verosimilmente solo nel secondo semestre”. Oltre all’adeguamento dei costi per materiali e operazioni edili, è positivo anche l’inserimento nel Prezzario del parametro che riguarda i costi orari di retribuzione per gli operai, ma continuano a pesare eccessivamente gli oneri assicurativi e previdenziali a carico delle imprese. Quanto fatto quindi non basta. Specie sul fronte del “caro-materiali” continuano purtroppo a mancare soluzioni efficaci e durature. Anzi, con l’adeguamento all’indice Istat, purtroppo la situazione peggiora. Se non si vuole una nuova recessione del comparto edile servono quindi al più presto interventi politici mirati per consentire alle imprese di programmare la loro operatività, senza essere costantemente in balia di fluttuazioni dei prezzi capaci di mettere in dubbio l’esecuzione e il completamento dei lavori.

La variazione annuale dell’indice dei prezzi al consumo per le famiglie del mese di gennaio 2023 su gennaio 2022 è stata pari al +9,8%. L’aumento provocherà anche una crescita significativa delle tariffe relative al contributo di costruzione stabilite dalle amministrazioni comunali

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