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Le tre stelle cadute dell’Hotel Michelin
L’ex albergo di Bordighera, che prende il nome dal
Alice Spagnolo
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Dove prima si alternavano turisti, risate e momenti spensierati, ora regnano silenzio e decadenza, tra finestre rotte, porte sprangate e ruggine sul cancello chiuso. È la storia dell’ex Hotel Michelin, un tre stelle di tutto rispetto, che con i suoi tre piani e il giardino tutto intorno ha accolto per decenni migliaia di turisti. Prende il nome dal suo ex titolare, Michelin, appunto, morto diversi anni fa senza sapere che il suo amato albergo avrebbe fatto una fine così ingloriosa. L’ex albergo, ora abbandonato a sé stesso, si trova in via primo maggio, proprio a fianco del Palazzo del Parco, crocevia culturale di Bordighera, che funge da teatro, sala convegni e sede dove si riunisce il consiglio comunale e a ridosso di un altro importante centro culturale: l’ex chiesa anglicana, che ospita mostre di noti pittori, concerti e pure matrimoni civili. In pieno centro, in pratica, a due passi dalla stazione ferroviaria e dalle spiagge della Città delle Palme. E no, non è un belvedere. A meno che non si vogliano esplorare luoghi abbandonati per puro spirito di avventura.
Il dato di fatto è che quell’edificio, anche piuttosto imponente, se rapportato ai palazzi vicini, in quel luogo stride. E tanto, anche. Perché in una città con vocazione turistica come è Bor-
Lo stabile si trova in via 1° maggio a fianco del Palazzo del Parco, crocevia culturale della città della Riviera di Ponente
Come si può vedere confrontando le due foto a lato, negli Anni ‘60 l’Hotel Michelin era un tre stelle di tutto rispetto, che con i suoi tre piani e il giardino tutto intorno ha accolto per decenni migliaia di turisti. Il suo ex titolare, Michelin, è morto diversi anni fa, senza sapere che il suo amato albergo avrebbe fatto una fine così ingloriosa dighera, in una strada centrale, sembra impossibile che possa esistere un luogo così trascurato e “divorato” dalle erbacce. Eppure c’è, e la situazione è invariata da anni.
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Da circa vent’anni, infatti, l’hotel è lasciato in balia di vandali e persone senza fissa dimora, che in molte occasioni hanno utilizzato le tante stanze al suo interno come rifugio. Una dimora notevole, con tanto di ascensore per raggiungere i vari piani e moquette in ogni camera, ricorda chi in quella struttura lavorò nei tempi d’oro. Gli eredi del defunto
Michelin non sembrano trovare un accordo. Di riaprire l’hotel, per il quale al momento non c’è ancora un cambio di destinazione d’uso, non se ne parla, e l’unico progetto, redatto da un ingegnere per riqualificare la struttura, si è arenato nel tempo, lasciando spazio all’incuria e al degrado. Chi si imbatte davanti all’edificio non può che rattristarsi. Nonostante il sole, che a Bordighera splende oltre 300 giorni l’anno, nell’ex Hotel Michelin sembra sempre inverno. Sarà per la vegetazione, che cresce spontanea finché, ogni tot anni, a botte di ordinanze comunali, qualcuno si ricorda di curare, almeno un poco, il giardino. Ma quando l’erba viene tagliata, resta la desolazione: mucchi di
Da circa vent’anni l’hotel è lasciato in balia di vandali e persone senza fissa dimora, che in molte occasioni hanno utilizzato le tante stanze al suo interno come rifugio. Chi si imbatte davanti all’edificio non può che rattristarsi.
Nonostante il sole, che a Bordighera splende oltre 300 giorni l’anno, nell’ex Hotel Michelin sembra sempre inverno. Sarà per la vegetazione, che cresce spontanea finché, ogni tot anni, a botte di ordinanze comunali, qualcuno si ricorda di curare, almeno un poco, il giardino.
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Per evitare che qualcuno entri all’interno, come è successo più volte in passato, le finestre sono state sbarrate. Ma anche in questo caso, la toppa è stata peggio del buco: invece di murare gli ingressi con i mattoni, soluzione che per lo meno sarebbe stata decorosa, si è pensato di utilizzare, in certi casi, le doghe di un letto.
L’intonaco dell’intera facciata si sta letteralmente sgretolando, ed è solo una fortuna che l’edificio non si affacci direttamente sulla strada: almeno così, se cadono dei pezzi, possono colpire solo i numerosi topi che vivono all’interno delle proprietà, per la gioia di chi risiede negli appartamenti realizzati a ridosso dell’ex hotel rifiuti, attrezzi arrugginiti, sedie rotte e arrugginite, parti di tettoie sono accumulati un po’ a casaccio nel parco. Per evitare che qualcuno entri all’interno, come è successo più volte in passato, le finestre sono state sbarrate. Ma anche in questo caso, la toppa è stata peggio del buco: invece di murare gli ingressi con una serie di mattoni, soluzione che per lo meno sarebbe stata decorosa, si è pensato di utilizzare, in certi casi, le doghe di un letto. In altri, pezzi di lamiera non meglio identificabili. L’intonaco dell’intera facciata si sta letteralmente sgretolando, ed è solo una fortuna che l’edificio non si affacci direttamente sulla strada: almeno così, se cadono dei pezzi, possono colpire solo i numerosi topi che vivono all’interno delle proprietà, per la gioia di chi risiede negli appartamenti realizzati a ridosso dell’ex hotel, e si ritrova ad aver paura delle visite, mai molto gradite, dei roditori. Neanche troppo tempo fa, tra l’altro, in quella zona, per un soffio si era evitata una tragedia: il 27 giugno del 2018, infatti, un violento incendio era divampato al primo piano dell’edificio. Secondo le testimonianze raccolte all’epoca dei fatti, un uomo si era allontanato dall’ex hotel poco prima che si sprigionassero le fiamme. I Vigili del fuoco, intervenuti per domare il rogo, avevano lavorato ore per evitare che l’incendio si propagasse alle vicine case, alimentato dai legni e dalla vegetazione. Nell’edificio erano state trovate anche tre bombole di gas, che se fossero esplose a causa del calore, avrebbero causato una strage. Eppure un tempo quell’hotel era bello e frequentato, i villeggianti ci tornavano con piacere di anno in anno: ma parliamo degli anni più floridi del turismo bordigotto, quando la città veniva scelta d’inverno per il clima mite e d’estate per i tuffi al mare. Di quei tempi restano solo le cartoline, siamo negli anni Sessanta: il tre stelle è bianco, pulito e ha le persiane verdi chiaro. L’ingresso è curato, con l’elegante cancello in ferro e una siepe perfettamente squadrata che protegge la privacy degli ospiti. Ci sono aiuole e tanti fiori nei vialetti che portano agli ingressi e piccole Fiat Cinquecento parcheggiate sulla strada. Anni d’oro, anni distanti da un futuro, oggi presente, che di quei tempi felici non ha più nulla e in cui, il passante ignaro, trova solo desolazione, precarietà e fatiscenza.
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