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Dalla passione per la nautica nasce il successo nell’edilizia

Fabrizio Pepino ciare a lavorare, l’improvvisa chiusura dell’azienda dove era impiegato, l’inizio di un’attività edile in proprio e la costante voglia di regatare.

“Il mio lavoro è l’edilizia, questa è stata la mia vocazione fin da piccolo, quando giocavo con le costruzioni. Lo studio del greco e del latino mi hanno aiutato a scomporre i problemi per risolverli, l’analisi logica mi ha fornito un metodo. Mi è servito tutto, ma me ne sono accorto dopo, perché quando dovevo studiare o tradurre era una noia. Anche andare in barca a vela poi mi ha aiutato molto, perché quando sei in mare e hai un problema, devi risolverlo prima che succeda il peggio. Si può dire che gli studi umanistici e nautica mi hanno allenato all’edilizia”.

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Daniele Bonetto inizia a raccontarsi seduto in terrazza su un divanetto dello Yacht Club di Sanremo, quello che definisce il “suo ufficio”. Alle spalle un mare è piatto e un cielo coperto tengono il tempo sospeso, mentre un vento leggero di tanto in tanto regala qualche squarcio di sole. Una maturità classica, gli studi universitari lasciati per comin-

“Come in tutte le cose, ci vuole una grande passione. Se le devi farle per forza durano poco, se non le fai con amore, non vengono bene. A me è sempre piaciuto quello che facevo, in edilizia come in nautica. Senza queste due componenti non vivo, niente capita per caso. Da bambino quando giocavo usavo i mattoncini rossi per fare il tetto e quelli bianchi per costruire le pareti”. Nel 1989 comincia a lavorare spalando sabbia e ghiaia nei cantieri, ma l’esperienza di lavoro fatta nei dieci anni da dipendente è nel complesso molto varia: dal geometra di cantiere, alle commesse, alla contabilità, fino a dirigere i lavori che all’inizio svolgeva in prima persona. Poi a inizio agosto del 1999 la ditta impiantistica che lo aveva assunto fallisce rocambolescamente e da un giorno all’altro si trova senza lavoro.

“E adesso cosa faccio? Mi sono chiesto. Senza pensarci molto ho aperto la partita Iva e ho cominciato a lavorare per conto mio. Il primo cantiere è arrivato nel giro di qualche settimana, sono partito con due operai che già lavoravano con me nella ditta che era fallita e sono arrivato ad averne 55 su due aziende diverse. All’inizio avevamo un forte senso di rivalsa, perché si diceva che dalle ceneri dell’azienda dove lavoravamo prima non sarebbe nato nulla di buono, invece sono venute fuori due o tre realtà che poi sono cresciute nel tempo. È stata una chiusura sofferta, ma la ripartenza è stata molto buona”. Le prime commesse arrivano da qualche ex cliente, manutenzioni di complessi realizzati dalla ditta precedente come le carceri di Valle Armea, Genova ma anche Saluzzo in provincia di Cuneo, dove la Edil Impianti interviene anche sulla Torre Civica del capoluogo. “Abbiamo cominciato a lavorare sia con il pubblico che con il privato, in particolare con il Provveditorato alle Opere Pubbliche, di cui siamo diventati una sorta di impresa fiduciaria per gli interventi di somma urgenza. Nei primi anni andavamo un po’ dappertutto dove c’era la possibilità di lavorare, poi un po’ per volta ci siamo avvicinati a casa, dal Ponente Ligure alla Costa Azzurra. Abbiamo lavorato tanto con Ghilardi, ad esempio, un imprenditore di riferimento nel campo della gestione dei rifiuti. Era tutto un po’ pioneristico ma mi piaceva, era stimolante, abbiamo potuto fare un’esperienza molto ampia anche perché la ditta da cui arrivavamo era attiva in diversi settori collegati all’impiantistica”. La crescita del lavoro porta Bonetto ad aprire insieme ad un collega imprenditore un’altra azienda, al fine di unire le forze per poter realizzare interventi più grandi, come la diga foranea del porto di Vado Ligure o un complesso di 52 appartamenti e 300 box auto ad Alassio. “Ad un certo punto però era diventato troppo impegnativo, né io né il mio socio riuscivamo più a curare bene i lavori delle nostre aziende d’origine seguendo di persona i cantieri. Così abbiamo deciso di chiudere e tornare indietro. Con il senno di poi è stata una fortuna quella di cominciare a diminuire l’attività nel 2005, perché ci ha permesso di arrivare alla crisi scoppiata nel 2008 senza avere una grande azienda da dover gestire. Sono tornato ad essere agile e flessibile, in grado di intervenire per cambiare un solo rubinetto o per fare una casa da zero. Oggi ho 7 dipendenti fissi, oltre a 3 artigiani che collaborano in maniera continuativa con noi da almeno 20 anni. L’amministrazione e la contabilità dell’azienda la gestisco da casa con il preziosissimo aiuto di mia moglie Adriana, che ha sempre avuto un ruolo determinante per il buon funzionamento dell’attività, poi ho un magazzino nella zona industriale in Valle Armea e un deposito sulle alture di Bussana”.

Da qualche giorno Daniele ha fatto trasloco in una nuova casa progettata e realizzata dalla Edil Impianti, la prima di Sanremo studiata per autogestirsi completamente, compensando l’energia consumata con quella prodotta.

“Negli ultimi anni con il Superbonus ci siamo rivolti soprattutto alla clientela

“Il mio lavoro è l’edilizia, questa è stata la mia vocazione fin da piccolo, quando giocavo con le costruzioni. Lo studio del greco e del latino mi hanno aiutato a scomporre i problemi per risolverli, l’analisi logica mi ha fornito un metodo. Anche andare in barca a vela poi mi è servito molto, perché quando sei in mare e hai un problema, devi risolverlo” privata, ancora adesso stiamo lavorando per realizzare il cappotto ad una grande casa di riposo a Vallecrosia insieme ad un’altra azienda. Anche In Francia si lavora soprattutto con il privato, ma la situazione è molto diversa. Poche regole, molto rigide ma anche molto chiare, non c’è nulla da interpretare. Devo dire che alla fine dei conti è molto meglio. Ora con il Pnrr il lavoro dovrebbe spostarsi sul pubblico, ma personalmente non sono ancora convinto che il lavoro arriverà nella quantità che è stata annunciata, potrebbero insorgere dei problemi”. Fortunatamente Daniele ha altre frecce al suo arco, una in particolare, la nautica, fin dall’inizio della sua attività di imprenditore dialoga in modo molto stretto con l’edilizia, in un intreccio virtuoso che ha contagiato fin da subito anche i suoi figli Paolo e Stefania.

“La grande passione per il mare mi ha aiutato a sviluppare il lavoro, mi ha permesso di unire l’utile al dilettevole.

Come in tutte le cose, ci vuole una grande passione. Se le devi fare per forza durano poco, se non le fai con amore, non vengono bene. A me è sempre piaciuto quello che facevo, in edilizia come in nautica”.

“La grande passione per il mare mi ha aiutato a sviluppare il lavoro, mi ha permesso di unire l’utile al dilettevole.

Molti armatori e skipper che ho conosciuto durante la mia carriera da velista sono diventati clienti nell’azienda edile, compreso lo Yacht Club di Sanremo.

Tredici anni fa sono salito per puro caso sul Moro di Venezia, una barca iconica nella storia della vela italiana. Da quel giorno ho fatto tutte le regate a cui il Moro ha partecipato, ogni volta che parto stacco la spina per qualche giorno e torno completamente rigenerato, ne trae giovamento anche l’attività edile. In questo mondo ho trovato una clientela qualificata, esigente ma soddisfacente, ma la cosa più bella è che ho la possibilità di regatare con i mie figli”. Paolo ha 30 anni ed è appassionato di mare forse ancora più di Daniele. Dopo aver fatto la carriera da atleta in barca a vela, si è laureato nel campo del design navale e ha fatto esperienza di progettazione di barche a vela in uno studio di Milano. Ora è a Sanremo, dove ha diversi progetti visionari tra cui un cantiere navale e un porto fluviale. Anche Stefania ha praticato la vela come atleta fino a diventare istruttrice federale. Oggi è impegnata in uno show room di alto livello, dove si occupa di progettazione di interni e fa consulenza sui materiali.

“Mio figlio ha scelto la sua strada e io ne sono felicissimo. Costruire case e costruire barche non sono poi due mestieri così distanti, quando in una barca hai un guasto in un bagno è un problema di impiantistica, i lavori sono quelli che si fanno in una casa, cambiano i materiali, gli spazi e le situazioni, ma c’è una similitudine. Le conoscenze tecniche edili e impiantistiche possono essere traslate nella nautica. Anche i prodotti che tratta Stefania rasentano il mondo dell’edilizia. Io ogni tanto li compro e lei vuole venire in cantiere per vedere la loro applicazione pratica, parliamo più o meno la stessa lingua. Tra qualche anno vado in pensione, chissà che non vada ad aiutare Paolo ad avviare il suo cantiere navale. Bisogna sempre avere una nuova idea, un sogno da inseguire”

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