Verso PestMed Expo 2024: la polivalenza della sanificazione
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EFFICACIA SU MOSCHE , ZANZARE E INSETTI DELLE DERRATE
SPECIFICO PER L’INDUSTRIA ALIMENTARE
DIRETTORE EDITORIALE
Marco Benedetti, Presidente A.N.I.D.
COORDINATORE TECNICO SCIENTIFICO
Davide Di Domenico, Ph.D
COMITATO SCIENTIFICO
Massimo Bariselli, Servizio Fitosanitario Emilia-Romagna
Mario Principato, Centro di Ricerca Urania - Perugia
Fulvio Marsillo, Università di Teramo
Claudio Venturelli, Dipartimento di Sanità Pubblica dell’AUSL Romagna
SEGRETERIA A.N.I.D.
Rita Nicoli
EDITORE, DIREZIONE, REDAZIONE, PUBBLICITÀ E AMMINISTRAZIONE
Evoluzione normativa di Francesca Ravaioli ....................................................................... p. 12
Biologia ed Etologia di Massimo Bariselli ......................................................................... p. 18
Entomologia e Parassitologia di Mario e Simona Principato p. 22
ARTICOLI
Intervista
Andare oltre il biologico di Davide Di Domenico..................................................................... p. 26 Salute
L’epidemia Covid-19: il ritorno di un incubo? di Fulvio Marsilio p. 30
Biodiversità
Oltraggio alla biodiversità di Antonio Iannibelli p. 34
Sicurezza alimentare
Hygienic design nei processi alimentari aperti di Giampaolo Betta p. 38
Eco-narrazione
Formiche: una molteplicità di specie di Gianumberto Accinelli ................................................................. p. 42 SPAZIO A.N.I.D. ...............................................................................p.
ANNO 2 • Numero 4
OTTOBRE - DICEMBRE 2023
Iscritto al n. 8578 r.st. in data 16/03/2022 sul registro stampa periodica del tribunale di Bologna
Gli autori sono pienamente responsabili degli articoli pubblicati che la Redazione ha vagliato e il Comitato Scientifico ha analizzato garantendone la validità tecnico scientifica. Ciò nonostante, errori, inesattezze e omissioni sono sempre possibili. Avenue media, pertanto, declina ogni responsabilità per errori e omissioni eventualmente presenti nelle pagine della rivista.
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PestMed: apertura al mondo
La Fiera Evento per i professionisti
del Pest Management e della sanificazione avrà una dimensione sempre più internazionale
PestMed Expo apre le porte al mondo. Avremo infatti una presenza internazionale delle componenti associative più rappresentative provenienti dall’Asia, dall’Africa, America ed Europa.
Siamo soddisfatti che anche in ambito europeo si inizi a prendere coscienza e piena consapevolezza della grande consistenza produttiva
di Marco Benedetti Presidente A.N.I.D.
ed economica rappresentata dalle aziende che erogano servizi all’utenza, come quelli afferenti alla filiera del Pest Management.
In occasione della Fiera Evento, vi sarà uno spazio espositivo da parte del CEPA, oltre al coinvolgimento della stessa, all’interno delle tavole rotonde che saranno presentate nel corso della manifestazione.
Un ruolo, quello europeo, che vede A.N.I.D. quale referente istituzionale nazionale, non soltanto tra le associazioni stesse ma, soprattutto, quale punto di riferimento in ambito governativo italiano.
Fieri e orgogliosi di incontrarci al PestMed che rappresenta, ormai, il vero punto di riferimento di una categoria così altamente professio -
nale, protesa a cambiamenti tecnici, giuridici e scientifici sempre a difesa e tutela dell’ambiente, della salute dei cittadini e soprattutto della tutela del nostro fiore all’occhiello che è il Made in Italy.
Marco Benedetti
A febbraio la seconda edizione di PestMed
Sempre più internazionale e variegata la Fiera Evento del Pest Management
PestMed Expo, la fiera del Pest Management ritorna a Bologna Fiere il prossimo febbraio 2024 in una versione sempre più internazionale. Il progetto espositivo e congressuale si apre, in questa seconda edizione, a nuove tematiche che si stanno affiancando in maniera sempre più cogente al tema della disinfestazione professionale. Tra queste il tema della sostenibilità e dell’ambiente, quello della ristorazione, la produzione alimentare e la gestione delle emergenze. Quest’ultimo è un tema che, all’indomani dell’alluvione della Romagna dello scorso 17 maggio, quando in un solo giorno sono esondati 23 fiumi, ha visto le aziende di
disinfestazione assumere un ruolo da protagonista per gli interventi resi necessari dopo il reflusso delle acque e dei fanghi alluvionali e il ripristino delle condizioni igienico-sanitarie dei comuni coinvolti. “Ci siamo messi subito a disposizione della Regione Emilia-Romagna - ha spiegato Marco Bendetti, presidente di A.N.I.D. - che aveva istituito una cabina di regia per la gestione dell’emergenza. Le nostre competenze si sono rivelate strategiche nella disinfestazione dei paesi e degli ambienti alluvionati per contrastare la presenza degli infestanti che naturalmente compaiono dopo disastri di questo genere. Infestanti che stanno proliferando anche a causa del cambio climatico”. A cadenza biennale, PestMed Expo è unico nel suo genere per il suo livello altamente specializzato. L’evento, anche per la sua seconda edizione nel quartiere fieristico bolognese (28-29 febbraio e 1 marzo 2024), presenterà un carico di novità. Tra queste, la crescente presenza di player esteri con espositori stranieri più che raddoppiati rispetto all’anno scorso, la spinta
sull’acceleratore del riconoscimento giuridico della figura del pest manager e lo sviluppo di pratiche di disinfestazione sostenibili e per il biologico, attualmente privo di norme o disciplinari, negli ambienti di lavoro soprattutto nel settore agroalimentare e della ristorazione.
Le novità della fiera
Tra le novità in programma, l’incrocio del mondo della disinfestazione e del pest management con quello della ristorazione a cui sarà dedicato un apposito spazio del progetto espositivo che vede coinvolte già importanti realtà di questo canale sempre più in crescita dopo la battuta di arresto subita durante il Covid. Tra queste i colossi Inalca (leader assoluto in Italia nel settore delle carni) e la Catena di Food Service Road House e Chef express di proprietà del Gruppo Cremonini.
“L’apertura al canale della ristorazione è strategica - ha spiegato Benedetti - perché serve a mettere in luce, anche se indirettamente, la lacuna normativa che riguarda il settore
di Mariangela Latella Giornalista professionista
della disinfestazione professionale in qualsiasi tipo di ambito essa operi. Una lacuna che diventa imbarazzante quando si tratta di intervenire nel settore agroalimentare. Oggi, che si parla sempre più di sostenibilità anche a livello di bar e ristoranti “green”, eppure non esiste, un percorso di formazione obbligatoria né un riconoscimento giuridico per chi vuole aprire un’azienda di disinfestazione. Le uniche norme vigenti in questo campo sono la Direttiva europea sui biocidi che di fatto a ridotto a una decina i principi attivi utilizzabili e, per l’Italia, il cosiddetto “Pacchetto Igiene” che riguarda gli standard di igiene che devono rispettare gli ambienti della ristorazione”.
A causa di questa lacuna normativa, oggi, nel nostro Paese, solo tre aziende su dieci operanti nel settore della ristorazione si rivolgono a dei pest manager professionisti. In mancanza di indicazioni normative precise e soprattutto cogenti, la maggior parte dei ristoratori non sono in grado di distinguere tra aziende di disinfestazione professionali e quelle improvvisate. Il canale ho.re.ca offre, in questo senso, ampi margini di crescita per i professionisti del pest control in un’ottica win win che ha come obiet-
tivo primario la garanzia di qualità dei servizi offerti. Il food service è un settore, soprattutto dopo il Covid, in forte ripresa che offre grandi opportunità di crescita anche ai fornitori di materie prime alimentari che vi trovano una maggiore remunerazione rispetto a quella offerta dai canali retail e tradizionale. Anche su queste premesse si basa il processo per un riconoscimento giuridico verso cui l’A.N.I.D. punta ad arrivare e che vedrà, nel trade show di febbraio, un momento importante di dialogo istituzionale e tra le varie aziende.
Il progetto cibo sicuro
“Stiamo svolgendo un lavoro importante sulla base di questa nuova vi-
sione - ha specificato Benedetti, che tanto si sta spendendo per il riconoscimento giuridico della professione del pest manager -. L’apertura al canale della ristorazione nasce dal fatto che l’A.N.I.R., l’Associazione nazionale delle imprese della ristorazione, ha istituito un progetto legato al cibo sicuro a cui hanno aderito associazioni di categoria ed enti del settore. Tra questi anche A.N.I.D., perché gli obiettivi del progetto rispecchiano in pieno quella che è la nostra mission e si inseriscono nelle attività quotidiane del pest manager che vede, nel settore alimentare un asset importante del proprio operato”. Fatto cento il totale degli interventi di disinfestazione nel settore agroalimentare,
il 30% viene svolto dagli operatori nel canale food service, un altro 30% in quello della grande distribuzione e la restante parte riguarda il public procurement (mense, ad esempio, disinfestazione del verde pubblico o delle città) o, ancora, le richieste fatte dai privati, come ad esempio i consorzi o singoli cittadini.
L’importanza di un riconoscimento giuridico del pest manager
“Purtroppo, non esistendo una normativa nazionale dedicata alla formazione e all’attività del pest manager - precisa Benedetti - sono molte le imprese che si improvvisano tali senza aver il giusto background di conoscenze. Una situazione sconcertante se si considerano i tipi di prodotti che usiamo, fra i quali anche biocidi, per eliminare gli infestanti. Tra le conseguenze più nefaste legate a una mancata programmazione degli interventi, ad esempio, c’è il cosiddetto effetto “combo” ossia la compresenza di più veleni applicati da interventi diversi e non coordinati che possono agire in maniera pesantemente negativa sull’areale interessato. Ad esempio, causando moria di api o di altri insetti o animali utili o, peggio ancora, rendere l’ambiente disinfestato, sì, ma insalubre”. Il discorso della mancanza di programmazione e coordinamento sull’uso dei pesticidi si estende a
tutti i settori in cui operano questi professionisti: oltre a quello agroalimentare, si pensi agli interventi per l’allontanamento dei volatili come piccioni o gabbiani, alla lotta a ratti e zanzare nelle città o alla tutela del verde urbano ed extra urbano. A.N.I.D. attualmente associa circa 500 aziende professioniste, coinvolte in percorsi di formazione ancorché volontaria, ma sul territorio italiano si stima che siano almeno il triplo gli operatori attivi. “Con una disinfestazione professionale - chiosa Benedetti - si garantisce la qualità del servizio offerto. Oggi poi, A.N.I.D. ha sviluppato un protocollo per la disinfestazione in biologico e sostenibile eliminando completamente l’uso della chimica. Un protocollo che si è rivelato sempre più necessario già dai tempi del Covid quando le imprese della disinfestazione sono state chiamate a intervenire in
ambienti dedicati alla produzione di alimenti in biologico che operavano con strumenti convenzionali proprio perché prive di alternative. Tutto ciò è paradossale. A tal proposito, è in corso da tempo un dialogo con i Ministeri di riferimento: Agricoltura, Salute e Ambiente”.
Una fiera sempre più internazionale
Rispetto all’edizione passata, PestMed Expo 2024, registra una crescita delle partecipazioni internazionali con l’adesione già confermata di 40 delegazioni straniere da oltre 30 Paesi provenienti da Asia, Africa e Europa. Una crescita conseguente all’unicità di questo evento centrale per un settore di nicchia, ma strategico per l’economia. In particolare FAOPMA, Federation of Asian and Oceania Pest Managers Associations (federazione delle associazioni dei pest manager di Asia e Oceania). Il presente Taro Kanazawa ha fatto sapere che l’associazione parteciperà a PestMed Expo 2024 con una delegazione di buyer e stakeholder del settore. L’importanza dell’adesione di FAOPMA, che è un’organizzazione senza scopo di lucro fondata nel 1989 da membri di Paesi asiatici e oceanici per promuovere e sviluppare il settore professionale della disinfestazione in tutta la regione del Far East, è strategica dal momento che oltre a essere la più
grande associazione di disinfestazione al mondo, si rivolge a un mercato di oltre 4 miliardi di persone.
I convegni e i workshop Il percorso espositivo sarà accompagnato da un parallelo calendario di workshop e convegni che si svolgerà nelle due event arena e nelle sale convegni. “PestMed si pone anche un obiettivo culturale, proponendo nelle arene della fiera una serie di incontri e dibattiti su tavoli comuni di informazione e approfondimento per temi relativi all’ecologia urbana e alla gestione degli infestanti”. Afferma Davide Di Domenico, Biologo, referente scientifico A.N.I.D. e coordinatore tecnico della rivista “Ambienti Sani”, organizzatore dei workshop di PestMed.
“È ormai chiara a tutti la necessità di un rapido e profondo ripensamento della società umana e dell’economiaspecifica Di Domenico -. Il mondo del Pest Management è chiamato a uno sforzo trasformativo su più fronti che coniughino innovazione e valorizzazione tecnica, passando dall’impiego consapevole dei biocidi a un progressivo cambio di rotta verso uno sviluppo sostenibile capace di ridurre drasticamente l’impatto sull’ambiente”. I workshop sono stati pensati nell’intento di dare spazio a un orientamento più ampio, con il fine di sollevare le problematiche, evidenziare le esigenze dei vari settori di riferimento e sviluppare le conoscenze teoriche e applicative coinvolgendo istituzioni, esperti affermati a livello nazionale e
internazionale, ricercatori e tecnici di campo, al fine di delineare i principi guida e le priorità tematiche globali da declinare nei vari contesti. “Siamo richiamati - chiosa Di Domenicoa trovare il giusto punto di equilibrio tra la conservazione di ambienti di vita e una loro fruizione sostenibile”.
Disinfestazione sostenibile e in biologico
Questi ultimi due ambiti saranno, tra le novità, due assi portanti di questa edizione di PestMed Expo. A tal proposito, A.N.I.D. ha appena sviluppato un protocollo per la disinfestazione in biologico e sostenibile finalizzata ad accompagnare le aziende, soprattutto quelle agroalimentari e del settore della ristorazione, verso la transizione ecologica. Fino allo sviluppo di questo protocollo, frutto di un gruppo di studio costituito da A.N.I.D. che è al lavoro da due anni, non esistevano attività di disinfestazione green per le aziende che lavorano in biologico e in genere che seguono percorsi di sostenibilità con il paradosso conseguente che molte aziende che lavorano in bio, erano costrette a disinfestare i propri locali con metodi convenzionali.
Mariangela Latella
PestMed 2024: la polivalenza della sanificazione
Come noto, PestMed è l’occasione per favorire l’incontro tra buyer italiani e internazionali e le aziende punto di riferimento nel pest management e nella sanificazione.
In tale contesto, è possibile rafforzare il business di settore, nonché creare nuove sinergie tra aziende espositrici e compratori.
Su tali tematiche, alcuni buyer hanno condiviso le proprie considerazioni per “Ambienti Sani”.
Paolo Valente, segretario generale
A.N.I.R. Confindustria e direttore di LiFE
Grande ristorazione e sanificazione: un connubio indissolubile e funzionale per la sicurezza del consumatore e la crescita (anche economica) del settore
“Nella gestione del servizio di ristorazione collettiva, è importante valutare e considerare continuamente le soluzioni più adatte per migliorare la
sicurezza del servizio e per garantire qualità e varietà dei pasti offerti. L’obiettivo è quello di soddisfare le esigenze e i gusti degli utenti, cercando di offrire un’ampia scelta di piatti sani e appetibili.
Parallelamente, è fondamentale verificare la conformità alle norme di igiene e sicurezza alimentare nella ristorazione collettiva. Questo include la corretta conservazione degli alimenti, la manipolazione adeguata degli ingredienti e il rispetto delle procedure di pulizia, disinfestazione degli ambienti.
Per garantire un ambiente sicuro e salubre nella ristorazione collettiva, è necessario implementare misure di sanificazione, disinfestazione e pulizia regolari. Questo comprende la pulizia delle superfici, degli utensili e delle attrezzature utilizzate nella pre-
parazione e nella distribuzione dei pasti. Inoltre, è importante adottare protocolli di igiene personale per il personale addetto alla ristorazione”.
Perché la grande ristorazione punta alla sanificazione come suo elemento qualificante verso i clienti?
“Mantenere alti standard di igiene e sicurezza alimentare è essenziale per promuovere la salute e il benessere dei lavoratori del settore e degli utenti finali. Continuare a monitorare, migliorare e valutare il rating di impresa ESG in questi aspetti contribuirà a garantire un servizio di qualità e a creare un ambiente accogliente per tutti, ottenendo valore da parte della impresa. Adottare interventi di pulizia disinfestazione e sanificazione degli spazi e degli ambienti dove viene prodotto ed erogato il servizio come sono le mense italiane, significa adottare protocolli precisi all’interno di un management molto rigoroso, che evita prodotti nocivi e non compatibili con gli ambienti di produzione e gestione del servizio”.
Luigi Pelliccia e Cristiano Laurenza, rispettivamente responsabile
Ufficio Studi e Mercato di Federalimentare e segretario generale pastai di Unione Italiana Food
Industria alimentare e sanificazione: un connubio indissolubile e funzionale per la sicurezza del consumatore e la crescita (anche economica) del settore
“L’industria alimentare italiana si caratterizza per il suo alto target qualitativo e per l’indiscusso primato unionale sul fronte dei prodotti di origine certificata. Essa è portatrice perciò di un elevato valore aggiunto che non può essere scisso da un fattore imprescindibile e prioritario, come la salvaguardia di parametri elevati di igiene e sanificazione di tutte le proprie fasi produttive, che include gli ambienti e le attrezzature atte a ricevere, stoccare, movimentare, trasformare e confezionare prodotti agroalimentari (sia con riferimento alle materie prime, sia ai prodotti finiti).
L’approssimazione in questo campo inciderebbe in radice l’obiettivo imprenditoriale di una crescita associata a una qualità produttiva elevata e garantita. La strategia produttiva del “food and beverage” comincia, in sostanza, proprio dal forte impegno in questo campo, coniugato all’ovvio perseguimento di un prodotto dalle caratteristiche organolettiche riconoscibili e vincenti. Va ricordato che il cibo è l’unico prodotto industriale, assieme a quelli del comparto farmaceutico, destinato ad essere elaborato “dentro” il corpo umano. Esso è portatore perciò di grandi e aggiuntive responsabilità, non solo sul fronte della gratificazione personale del consumatore, ma anche su quello della salvaguardia della sua salute. Sì, igiene e sanificazione si intrecciano quindi indissolubilmente alla qualità nei processi produttivi del perimetro alimentare. Per questo gli investimenti industriali in materia di sanificazione si pongono in cima al sistema valoriale cui si ispira ogni
imprenditore alimentare responsabile e avveduto. E ciò, anche perché incidenti su questo versante sono portatori, oltre che di guai giudiziari, di cadute di immagine gravissime, ben difficili da recuperare”.
Perché la sanificazione per il settore è un elemento qualificante per il consumatore?
“L’ambiente correttamente sanificato in cui avviene il processo produttivo, il confezionamento dei prodotti, la loro movimentazione, la perfetta conservazione fino alla esposizione sullo scaffale e alla consegna al cliente sono elementi di una catena che non ammette passi falsi.
Un antico proverbio cinese recita: “Ogni catena non è più forte del suo anello più debole”. È proprio così. Ogni prodotto alimentare può risultare più o meno gradito e apprezzato dal consumatore. Le oscillazioni in questo campo ne certificano il successo o l’uscita dal mercato. Esse sono legate a una variabile imponderabile come il gusto e sono alla base della grande attrazione e della incessante dinamica di questo settore produttivo. Ma va pure ribadito che il settore non può convivere con oscillazioni e approssimazioni sotto il profilo di parametri oggettivi, non personali, come l’igiene e la sanificazione. Il consumatore è intestatario di un vero e proprio diritto a prodotti alimentari salubri e sicuri e le aziende fanno di questo diritto il mantra su cui costruiscono la propria reputazione. I plinti della costruzione produttiva dell’industria alimentare, secondo settore manifatturiero del Paese per fatturato e forza lavoro, sono proprio questi, uniti alla qualità delle materie prime trasformate e dei processi produttivi tradizionali e/o innovativi utilizzati.
Il settore della pastificazione non si sottrae alle proprie responsabilità in questa prospettiva. Le continue ve-
Moduli UNI EN 16636
BRC IFS HACCP
Proofing, Non Conformità
Soglie, Azioni Correttive
GPS, Antilarvale, Adulticida
Area Clienti, Planimetrie
Programmazione, Magazzino
Riconoscimento Infestanti
Mitigazione del rischio
Intelligenza Artificiale
rifiche svolte nell’ambito dell’attività di autocontrollo su materie prime in entrata e prodotto finito, unitamente alle imponenti risorse investite in ricerca e sviluppo sul versante igienico-sanitario, garantiscono la sicurezza ad un prodotto, quale la pasta, quotidianamente portato sulle tavole dei consumatori. Le costanti attività di pulizia, disinfezione, disinfestazione per mezzo di agenti fisici/chimici rappresentano, specie nei pastifici, un controllo costante dei pericoli”.
Andrea Valente, presidente Italmopa – Associazione Industriali
Mugnai d’Italia
Industria molitoria e sanificazione: un connubio indissolubile a garanzia della sicurezza alimentare “La sicurezza alimentare costituisce una priorità assoluta per l’Industria molitoria nazionale a frumento tenero e a frumento duro. Il rispetto della normativa a riguardo è peraltro garantito da costanti e severi controlli effettuati sia dalle Autorità di vigilanza e controllo, sia dalle stesse aziende molitorie nell’ambito dei propri piani di autocontrollo. L’intero processo produttivo, dalla scelta delle materie prime, alle fasi di lavorazione, sino al prodotto finale costituito da farine e semole destinate a prodotti simbolo del ‘Made in Italy’ alimentare quali pane, pizza, pasta e prodotti dolciari, è oggetto dunque di una costante attenzione volta ad assicurare la massima sicurezza e igiene. Dai locali adibiti alla lavorazione, pas-
sando alle attrezzature, vero cuore della produzione, tutte le fasi di lavorazione sono studiate in modo da evitare il più possibile eventuali contaminazioni. A questo contribuisce in modo determinante la grande professionalità del personale impiegato all’interno delle aziende molitorie che costituisce uno dei fattori decisivi a garanzia della qualità”.
Perché la sanificazione per il settore è un elemento qualificante per il consumatore?
“Oggi più che mai, risulta determinante la centralità e l’attenzione che i molini devono porre nella percezione e nella materiale esecuzione delle misure in materia di sicurezza alimentare. L’industria molitoria, rispetto ad altri comparti della filiera cerealicola, per il suo ruolo di cerniera tra produzione primaria e seconda trasformazione ha una doppia responsabilità, poiché costituisce il luogo fisico dove nasce la sicurezza alimentare dal punto di vista della trasformazione industriale. Un tema che si lega a doppio filo con la sempre maggiore richiesta di
informazioni e tutele da parte dei consumatori. Italmopa non può che ribadire come la disinfestazione e la sanificazione siano ormai elementi chiave per il successo di un’impresa e come l’attività di prevenzione stia vivendo una nuova fase, grazie all’evoluzione tecnologica e a strumentazioni e protocolli sempre più efficaci. L’attività di prevenzione, in particolare, risulta essere particolarmente importante, con adeguati controlli in particolare nel corso della fase di accettazione della merce che richiede una sempre maggiore capacità di analisi.
La gestione del rischio di infestazione deve poi riguardare anche le fasi di stoccaggio, prepulitura e pulitura. Ultimo aspetto, ma non per importanza, riguarda la pulizia preventiva dell’impianto, fondamentale per diminuire le probabilità di infestazione. Non dobbiamo dimenticare, infine, che nel settore alimentare più che in altri la qualità e la cura del prodotto sono imprescindibili, considerando che eventuali negligenze nella lavorazione potrebbero avere ripercussioni sulla salute dei consumatori”.
Obiettivo: assicurare efficacia e sicurezza
I requisiti regolatori, le precauzioni di impiego e i controlli dei presidi medico chirurgici e dei biocidi
Le normative europee si sono aggiornate seguendo l’evoluzione della ricerca tecnologica, l’innovazione scientifica, le esigenze del mercato per assicurare i più alti livelli di tutela della salute pubblica e della protezione ambientale.
I prodotti biocidi hanno un ruolo fondamentale nella tutela della salute pubblica: essi contribuiscono a proteggere la salute dell’uomo e degli animali e, prolungando la durata dei prodotti, migliorano la qualità della vita; di conseguenza la loro commercializzazione è subordinata alla verifica dell’efficacia e della sicurezza d’uso. Attualmente, sul territorio nazionale, sono in forza due distinti ma sovrapponibili quadri normativi, con l’obiettivo comune di assicurare prodotti biocidi (e PMC) efficaci e sicuri, e di fornire agli utilizzatori le corrette informazioni d’impiego e di gestione del rischio:
• la norma nazionale sui Presidi Medico-Chirurgici (DPR 392 del 6/10/1998, Provvedimento del 5 febbraio 1999) [1];
• il Regolamento europeo in tema di prodotti biocidi (Regolamento (UE) 528/2012, noto come BPR, Biocidal Products Reg.ulation) [2].
DPR 392 del 6/10/1998: Presidi
Medico-Chirurgici
Attualmente i PMC in base all’attività che svolgono e alle modalità di azione si suddividono in:
• disinfettanti e sostanze poste in commercio come germicide o battericide;
• insetticidi per uso domestico e civile;
• insetto-repellenti;
• topicidi e ratticidi per uso non agricolo. di Francesca Ravaioli
Ministero della Salute
I PMC per poter essere immessi in commercio sul mercato italiano e riportare in etichetta la dicitura di “Presidio Medico Chirurgico”, devono essere autorizzati dal Ministero della Salute ai sensi del DPR 392/98, dopo opportuna valutazione della documentazione presentata dalle ditte richiedenti. Al fine di indicare corrette misure di gestione del rischio in relazione alla classificazione del prodotto e alle competenze degli utilizzatori, i PMC possono essere di uso professionale (operatori tecnici di sanificazione/derattizzazione/disinfestazione, operatori specifici nei settori delle industrie, allevamenti, edilizia ecc.) e/o non professionale (consumatori). I PMC sono destinati a
essere usati in ambiente domestico, civile e industriale. Alcuni PMC sono a uso esclusivo degli utilizzatori professionali poiché il loro impiego richiede una specifica formazione e l’obbligo di indossare i Dispositivi di Protezione Individuali (DPI); tali prodotti riportano in etichetta la dicitura “Solo per uso professionale”. In assenza di tale dicitura il prodotto si intende
La pubblicità dei PMC è regolata dall’art. 9 del DPR n. 392/98
destinato per l’uso al pubblico. Per quanto riguarda la comunicazione del profilo di rischio, la documentazione fornita per l’autorizzazione deve includere la Scheda dati di sicurezza (SDS) sia del prodotto sia dei singoli componenti ove questi rientrino tra le sostanze pericolose ai sensi del Regolamento CLP[3]. La SDS deve essere redatta secondo i requisiti del Regolamento REACH[4].
Per quanto riguarda la verifica della rispondenza dei PMC immessi in commercio alle caratteristiche e alle prescrizioni indicate dal decreto e alle condizioni in base alle quali essi sono stati autorizzati, l’art. 7 del DPR 392/98 prevede che il Ministero della Salute svolga specifici controlli, avvalendosi del Comando Carabinieri per la Tutela della Salute (NAS: Nuclei Antisofisticazioni e Sanità). Gli stessi NAS sono competenti per Revoca dell’autorizzazione, nel caso in cui vengano a mancare i requisiti o le condizioni in base alle quali è stata concessa, ovvero il PMC si è dimostra-
to nell’uso inefficace o nocivo (art. 8 del DPR n. 392/98). La pubblicità dei presidi medico chirurgici è Regolata dall’articolo 9 del DPR n. 392/98, nel quale è stabilito che la pubblicità con qualsiasi testo o immagine dei PMC è soggetta ad autorizzazione del Ministero della Salute. In caso di inosservanza il Ministero diffida la ditta e, nei casi più gravi, dispone la revoca dell’autorizzazione all’immissione in commercio del PMC.
Molta rilevanza viene data dalla normativa nazionale agli aspetti di produzione: il Decreto 15 febbraio 2006 del Ministero della salute “Specificazione dei contenuti della domanda di autorizzazione alla produzione di presidi medico chirurgici (G.U. Serie Generale, n. 45 del 23 febbraio 2006)”[5] stabilisce le competenze richieste al direttore tecnico di officina autorizzata di produzione: deve essere laureato in farmacia / CTF / chimica /chimica industriale / scienze biologiche / ingegneria chimica; deve svolgere la propria attività a tempo pieno o comunque in modo continuativo; deve essere presente un direttore per ogni officina (tranne i reparti distaccati di uno stabilimento principale); inoltre, l’art. 6 del DPR n 392/98 prevede da parte del Ministero della Salute l’esecuzione di ispezioni (ripetute ogni 5 anni) alle officine e ai locali dove si effettuano la produzione, il controllo e l’immagazzinamento dei Presidi.
Come si passa quindi dal quadro normativo nazionale a quello Comunitario?
La Dir. 98/8/CE recepita in Italia con il D.l.vo 174/2000[6], è il primo intervento europeo che ha teso ad armonizzare le diverse normative nazionali, e ha introdotto il programma di revisione di tutti i principi attivi già immessi sul mercato alla data del 14 maggio 2000 in quanto presenti nei biocidi e sostenuti dal comparto in-
THE GOAL IS TO ENSURE EFFECTIVENESS AND SAFETY
The regulatory requirements, precautions for use and controls of medical and surgical devices and biocides
European regulations have been updated following the evolution of technological research, scientific innovation and market needs to ensure the highest levels of public health and environmental protection. Biocidal products play a fundamental role in the protection of public health: they help protect human and animal health and, by extending the life span of products, they improve the quality of life. Therefore, their marketing is subject to verification of their effectiveness and safe use.
dustriale: in sostanza vi è stata una stretta collaborazione tra Autorità Reg.olatorie europee e il comparto industriale, allo scopo di individuare quelle sostanze chimiche sostenibili, cioè che non avessero problemi ingestibili di tossicità umana o ambientale e sulle quali l’industria era
consapevole di poter investire in studi e ricerca: infatti il programma di revisione - che è stato sin dagli inizi un lavoro complesso, rigoroso e ambizioso - vedeva sostenibili solo 1/3 dei principi attivi ad azione biocida; i principi attivi ammessi al programma di revisione sono stati quelli per i quali si poteva sostenere un rapporto beneficio/rischio positivo e per i quali il comparto industriale aveva ritenuto vantaggiosa e ragionevole la presentazione del dossier di valutazione. Molta attenzione è posta nella valutazione dell’esposizione umana. Un passaggio chiave della valutazione dell’esposizione umana è rappresentato dall’individuazione dei metodi di applicazione del prodotto biocida e delle popolazioni potenzialmente esposte. Da qui l’importanza della formazione degli utilizzatori professionali per il corretto uso dei DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) per evitare l’esposizione primaria e nella fondamentale gestione del rischio per l’esposizione secondaria della popolazione civile.
Regolamento (EU) 528/2012: l’arduo percorso verso l’armonizzazione europea Il Regolamento (EU) 528/2012 (Reg. 528/12 (UE)) abroga e sostituisce la precedente Dir. 98/8/CE in materia di biocidi, e riguarda l’immissione
sul mercato e l’utilizzo dei prodotti biocidi, i quali, per l’azione delle sostanze attive in essi contenute, vengono usati nella protezione umana, animale, dei materiali e degli oggetti contro gli organismi nocivi. Il nuovo Reg.. 528/2012 (UE) ha lo scopo di migliorare il funzionamento del mercato europeo attraverso la completa armonizzazione delle norme relative alla messa a disposizione sul mercato e all’uso dei prodotti biocidi, garantendo contemporaneamente un più alto livello di tutela e di protezione della salute umana, degli animali e dell’ambiente. Tra le novità introdotte dal Reg. 528/2012 (UE) vi è la necessità di identificare già in fase di approvazione le sostanze estremamente preoccupanti per l’uomo e/o per l’ambiente, così da garantirne il graduale ritiro o sostituzione con alternative più idonee. A tal fine sono stati stabiliti i criteri di esclusione
(art. 5) e di sostituzione (art. 10). Pertanto, il Reg. 528/2012 (UE) stabilisce che i principi attivi biocidi debbano essere prima sottoposti a un programma di riesame (introdotto dalla Dir. 98/8/CE) che ne dimostri l’efficacia e la sicurezza. A seguito del buon esito di tale processo i principi attivi vengono approvati e inseriti nell’elenco dell’Unione, per una specifica tipologia di prodotto (Product Type, PT) e tutti i prodotti biocidi, contenenti tale principio attivo, per poter essere immessi sul mercato devono seguire un iter autorizzativo a livello nazionale o europeo. L’approvazione dei principi
L’approvazione dei principi attivi avviene a livello dell’UE
attivi avviene a livello dell’Unione, tramite la Decisione di inclusione emessa dalla Commissione europea, e la successiva autorizzazione dei prodotti biocidi si attua a livello degli Stati Membri.
La Regolamentazione di settore si trova quindi in una lunga e complessa “fase di transizione” nella quale
convivono sia principi attivi approvati a livello europeo, sia principi attivi in fase di valutazione (revisione) ai sensi del Reg. 528/2012 (UE) per il tipo di prodotto specifico; questi ultimi, se rientrano nella tipologia di prodotti ricadente nel DPR n. 392/98, possono essere immessi sul mercato italiano nei PMC autorizzati dal Ministero della Salute, previa valutazione dell’Istituto superiore di sanità. Gli altri principi attivi restano di libera vendita fino alla fine del processo di revisione.
Gestione del rischio di esposizione Le popolazioni che possono essere esposte a seguito di un uso diretto o indiretto dei prodotti biocidi, con diversi livelli di esposizione e di competenze nel gestire il rischio, sono:
• utilizzatori industriali e professionali;
• utilizzatori non professionali (consumatori);
• popolazione generale (adulti, categorie cosiddette fragili: donne in gravidanza, bambini).
Gli utilizzatori industriali o professionali sono utenti che entrano in contatto con il biocida durante la loro attività professionale. In generale, l’utente professionale è soggetto alle normative sulla tutela dei lavoratori e a un rischio controllato anche attraverso l’applicazione di misure di controllo del rischio e dell’uso dei Dispositivi di Protezione Individuale (DPI). Una particolare categoria di utilizzatori professionali è rappresentata dagli utenti professionali formati: lavoratori qualificati, con conoscenze e capacità specifiche nel manipolare particolari tipologie di prodotto, ai quali si richiedono specifiche competenze, in quanto operano in ambiente civile, esponendo potenzialmente l’ambiente e la popolazione comune ai biocidi (es. pest control operator). Individuate le categorie di esposti e le
specifiche competenze nella gestione del rischio, è necessario definire il tipo di esposizione per comprendere come la popolazione entra in contatto con il prodotto in termini di esposizione diretta o indiretta. In particolare, l’esposizione diretta ha luogo nel momento in cui l’individuo utilizza in prima persona il biocida. Esposizione secondaria (o indiretta) può aver luogo durante o dopo l’uso del biocida. Nel caso di utilizzatori professionali si distingue tra esposizione intenzionale ed esposizione accidentale.
CLP: articolo 69 BPR
Per i prodotti biocidi, pur trattandosi di prodotti soggetti ad autorizzazione, la responsabilità di una corretta classificazione ed etichettatura è Regolamentata secondo quanto previsto dal Reg. 528/12 (UE), che all’art. 69 stabilisce che i titolari dell’autorizzazione provvedono affinché i biocidi siano classificati, imballati ed etichettati conformemente al Regolamento CLP. La verifica della corretta classificazione ed etichettatura, soprattutto per i prodotti biocidi non destinati a un uso professionale e privi di SDS, rappresenta un target fondamentale nelle attività di controllo, in quanto per questi prodotti l’etichetta è il documento con cui si devono fornire all’utilizzatore finale, spesso il consumatore, tutte le infor-
mazioni sul profilo di rischio del prodotto e le corrette misure di mitigazione; infatti, la fornitura di SDS non interessa i consumatori in quanto, come sopra esposto, la SDS è destinata a un ambito professionale.
SDS: articolo 70 del Reg. 528/12 (UE) L’art. 70 conferma l’interazione tra i Reg.olamenti Biocidi e CLP e REACH: “Le schede di dati di sicurezza per i principi attivi e i biocidi sono predisposte e messe a disposizione a norma dell’art. 31 del Regolamento (CE) n. 1907/2006, ove applicabile”. Questo articolo richiede che per tutte le sostanze attive pericolose e per i biocidi che le contengono siano predisposte e fornite SDS conformi al REACH, in quanto alle sostanze attive e ai prodotti biocidi si applicano gli obblighi di trasmissione dell’informazione lungo la catena di approvvigionamento contenuti nel Titolo IV del Regolamento REACH. Il Reg. 528/12 (UE) infatti richiede che fornitori di sostanze e miscele, informino i destinatari dei loro prodotti, sui pericoli e sulle misure per controllare i rischi che essi pongono: per gli usi industriali e professionali questa comunicazione avviene attraverso la SDS che deve essere predisposta secondo i requisiti dell’art. 31 del REACH. Sono tenuti al rispetto di questi requisiti sia coloro che for-
niscono sostanze attive per l’inclusione in prodotti biocidi, sia coloro che producono prodotti biocidi.
Pubblicità: articolo 72 del Reg. 528/12 (UE)
La pubblicità dei biocidi è normata dall’articolo 72 del Reg. 528/12 (UE), ma a differenza dei PMC, non deve essere preventivamente autorizzata dal Ministero della Salute. Ne consegue che un importante ruolo dei controlli riguarda proprio le attività di pubblicità e promozione, in particolar modo le modalità di presentazione dei prodotti venduti on-line. L’articolo 72 prevede chiare indicazioni, quali l’indicazione che ogni annuncio pubblicitario di un biocida deve essere conforme al Regolamento CLP e includere la frase: “Usare i biocidi con cautela. Prima dell’uso leggere sempre l’etichetta e le informazioni sul prodotto” che devono essere chiaramente distinguibili e leggibili dal resto dell’annuncio pubblicitario. Aspetto di fondamentale importanza, considerando che i biocidi sono prodotti di largo impiego domestico, usati dalla popolazione generale su decisione propria, spesso senza interazione con operatori esperti, è che il Reg. 528/12 (UE) stabilisce che gli annunci pubblicitari dei biocidi non devono fuorviare rispetto ai rischi che il prodotto comporta per la salute umana, la salute animale o l’ambiente e alla sua efficacia: infatti la pubblicità di un biocida non deve contenere le frasi “biocida a basso rischio”, “non tossico”, “innocuo”, “naturale”, “rispettoso dell’ambiente”, “rispettoso degli animali” o indicazioni analoghe.
Il sistema integrato dei controlli Il quadro normativo dei controlli dei prodotti biocidi è definito dal DM del 10 ottobre 2017[7], che definisce le competenze in materia di controlli del Ministero della Salute e degli enti territoriali, istituisce la neces-
La SDS è destinata a un ambito professionale
sità di redazione del piano annuale dei controlli, il Gruppo di Lavoro “Controlli ufficiali sui prodotti Biocidi” e introduce la definizione di un piano di Formazione degli utilizzatori professionali. Considerato che tali enti territoriali sono competenti per i controlli sulle sostanze chimiche contenute nei biocidi, l’Accordo Stato-Reg.ioni CSR 181 del 29 ottobre 2009 è stato aggiornato con l’allegato B (Accordo Stato-Regioni CSR 213 del 06 dicembre 2017)[8] per le attività di controlli nell’ambito dei biocidi, estendendo tali attività anche alle verifiche della corrispondenza ai requisiti di autorizzazione e alle misure idonee per l’uso sostenibile dei biocidi.
Vi è una fattiva collaborazione avviata dalla Direzione Generale della Prevenzione del Ministero della Salute (autorità competente per la rete REACH: Registration, Evaluation, Authorisation and Restriction of Chemicals) e la Direzione Generale dei Dispositivi Medici del Ministero della Salute (Autorità competente per l’immissione
in commercio dei prodotti biocidi); tale collaborazione è fattivamente sostenuta dalle Autorità delle Regioni coinvolte nelle attività dei controlli sul territorio; il quadro normativo è definito nell’allegato B all’Accordo Stato-Regioni CSR 181 del 29 ottobre 2009 in cui sono esplicitate dettagliatamente le indicazioni specifiche della organizzazione e della pianificazione in tema di controlli dei prodotti biocidi. La stretta connessione del nuovo Accordo Biocidi con l’accordo REACH è infatti motivata sia dall’opportunità di raccordare le attività di controllo REACH con le attività di controllo sui biocidi, sia di rispondere alla progettazione avviata dall’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche (European CHemical Agency, ECHA) per tali attività. In particolare, per quanto riguarda i requisiti sottoposti a verifica, sono riportate le seguenti attività di controllo:
A) processo di fabbricazione:
a1) le SDS e le specifiche SA e altri ingredienti;
a2) la documentazione delle varie operazioni di fabbricazione compiute;
a3) i risultati dei controlli di qualità interni;
a4) l’identificazione dei lotti di produzione.
B) immissione in commercio: requisiti indicati nell’autorizzazione dei prodotti biocidi (decreto e SPC)
verifica di quanto previsto dall’articolo 69 BPR.
b1) CLP;
b2) informazioni riportate nelle etichette (comma 2, dell’art. 69 BPR);
b3) conformità e disponibilità SDS (art. 31 del Regolamento REACH).
Come si nota, alle attività di controllo nell’ambito dei prodotti biocidi sono indirizzate anche sulla verifica dei re-
Bibliografia:
quisiti di qualità del processo di produzione, mentre per quantoriguarda i PMC questo è assicurato dal controllo dell’officina di produzione da parte dei NAS. La verifica del rispetto delle condizioni di autorizzazione si svolge avvalendosi del decreto con annesso Riassunto delle caratteristiche del prodotto (SPC: Summary product charateristics) e la verifica dei requisiti fondamentali previsti dall’articolo 69 e le SDS. Si è qui voluta esporre una
panoramica dei processi normativi e valutativi dei prodotti biocidi, ponendo in evidenza i punti di contatto dei diversi Regolamenti europei focalizzati sulla sicurezza chimica, per implementare la condivisione delle esperienze e delle competenze, al fine di rafforzare gli obiettivi anche della normativa sulla sicurezza sui luoghi di lavoro[9].
Francesca Ravaioli
• [1] Decreto del Presidente della Repubblica 6 ottobre 1998, n. 392, Regolamento recante norme per la semplificazione dei procedimenti di autorizzazione alla produzione e all’immissione in commercio di presidi medico-chirurgici, a norma dell’articolo 20, comma 8, della legge 15 marzo 1997, n. 59”. Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 266 del 13 novembre 1998.
• [2] REGOLAMENTO (UE) n. 528/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 maggio 2012 relativo alla messa a disposizione sul mercato e all’uso dei biocidi (Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea L 167 del 27.6.2012, pag. 1).
• [3] REGOLAMENTO (CE) N.1272/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio del 16 dicembre 2008, relativo alla classificazione, all’etichettatura e all’imballaggio delle sostanze e delle miscele che modifica e abroga le direttive 67/548 e 1999/45 e che reca modifica al Regolamento (CE) n. 1907/2006, Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea n. L.353/1 del 31/12/2008.
• [4] REGOLAMENTO (CE) N.1907/2006, del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006 concernente la registrazione, la valutazione, l’autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (REACH), che istituisce un’agenzia europea per le sostanze chimiche, che modifica la direttiva1999/45/CE e che abroga il regolamento (CEE) n. 793/93 del Consiglio e il regolamento (CE) n. 1488/94 della Commissione, nonché la direttiva 76/769/ CEE del Consiglio e le direttive della Commissione 91/155/CEE, 93/67/CEE, 93/105/CE e 2000/21/CE, Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea n. L.136 del 29/05/2007.
• [5] Decreto 15 febbraio 2006 del Ministero della salute “Specificazione dei contenuti della domanda di autorizzazione alla produzione di presidi medico chirurgici (Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana. Serie Generale, n. 45 del 23 febbraio 2006)”.
• [6] Decreto legislativo 25 febbraio 2000, n. 174 recante “Attuazione della direttiva 98/8/CE in materia di immissione sul mercato di biocidi”. Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 149 del 28 giugno 2000 –Supplemento ordinario n. 101.
• [7] Decreto 10 ottobre 2017 del Ministero della Salute “Disciplina delle modalità di effettuazione dei controlli sui biocidi immessi sul mercato, secondo quanto previsto dall’articolo 65 del regolamento (UE) n. 528/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 maggio 2012, relativo alla messa a disposizione sul mercato e all’uso dei biocidi”. Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana Serie generale n. 257 del 3 novembre 2017.
• [8] Accordo, ai sensi dell’articolo 4 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano recante “Integrazioni all’Accordo sancito il 29 ottobre 2009 in Conferenza Stato-Regioni (Rep. Atti 181/CSR) concernente il sistema dei controlli di cui all’articolo 65 del regolamento (UE) n. 528/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 maggio 2012, relativo alla messa a disposizione sul mercato e all’uso dei biocidi. Repertorio Atti n.: 213/CSR del 06/12/2017.
• [9] DECRETO LEGISLATIVO 09/04/2008, N. 81. Attuazione dell’articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana S.O. n. 108/L n. 101 del 30/04/2008.
I nemici delle piante in città
Il ritorno delle cavallette
Nelle ultime estati sulla stampa generalista si è parlato diffusamente di cavallette con articoli generalmente contraddistinti da toni allarmistici come: “Le cavallette invadono le spiagge: caos in riviera” o “Le cavallette si sono mangiate la Sardegna” solo per citarne alcuni dei più pittoreschi. In realtà i cronisti tendono ad accumunare sotto il nome generico di cavallette specie molto diverse tra loro sia dal punto della dannosità sia dal punto di vista del comportamento trofico.
In Sardegna, ad esempio, si fronteggiano infestazioni di Dociostautus maroccanus mentre in Emilia-Roma-
Da alcuni anni si assiste in Sardegna a una recrudescenza delle infestazioni di cavallette
gna, in Piemonte e in genere nell’Italia settentrionale prevalgono le presenze della cavalletta dei prati (Calliptamus italicus).
In una limitata zona del veneto attorno ai Colli Euganei, invece, si sono avute infestazioni di Barbitistes vicetinus. Si tratta di problematiche
molto diverse fra loro che hanno come unico denominatore comune il fatto che sono causate da ortotteri e che, avvenendo in piena estate, vanno a riempire gli spazi vuoti sui giornali. Va chiarito anche che non si tratta di specie aliene ma di specie comunemente presenti nei nostri ambienti che, ciclicamente, tornano a essere dannose e la cui dannosità è enfatizzata dai cambiamenti climatici e dal preoccupante fenomeno dell’abbandono dei terreni agricoli nelle aree interne collinari.
La situazione in Sardegna
Sono alcuni anni che in Sardegna si assiste a una recrudescenza delle infestazioni di cavallette della specie
Dociostaurus maroccanus (comunemente noto come “grillastro crociato” o “locusta del Marocco) specialmente nella zona centrale dell’Isola. I danni alle produzioni agricole sono cominciati nel 2020 e stanno prose -
di Massimo Bariselli Servizio fitosanitario Emilia-Romagna
Adulto di Calliptamus italicus su erba medica
guendo fino a oggi. L’attività agricola prevalente nella zona è l’allevamento estensivo di ovini da latte e di bovini da carne su prati pascolo e pascoli naturali su terreni non lavorati e la zona interessata dalle infestazioni è di circa 50.000 ettari. Da questi focolai Dociostaurus maroccanus, può arrivare a danneggiare anche colture abbastanza lontane grazie alla sua capacità di passare da una fase solitaria ad una gregaria durante la quale si ha una notevole aggregazione di individui con la formazione di sciami
In Emilia-Romagna le infestazioni di cavallette dei prati sono cicliche
che durante il loro passaggio sono in grado di divorare gran parte della vegetazione che incontrano. Dociostaurus maroccanus è una cavalletta di taglia medio piccola, la sua lunghezza varia dai 2 ai 3 cm, mentre il colore generale del corpo può assumere diverse tonalità di bruno. Carattere distintivo è la presenza di due strisce lineari sul dorso a forma di croce di S. Andrea. D. maroccanus compie una sola generazione all’anno e sverna come uovo deposto nel terreno da cui, in primavera, fuoriescono le “neanidi di prima età”. L’insetto raggiunge lo stadio adulto alato nei primi mesi estivi attraverso cinque stadi giovanili. Subito dopo iniziano gli accoppiamenti e la deposizione delle uova. La femmina scava nel terreno con l’addome e impasta particelle di terra con il secreto di particolari ghiandole (dette colletteriche) annesse al suo sistema
riproduttore formando un cilindretto detto cannello (ooteca) contenente 20-40 uova. Prevalentemente le ovideposizioni avvengono in terreni incolti e compatti, in aree piuttosto concentrate, chiamate “grillare”. Le ooteche in condizioni normali persistono sul terreno fino alla primavera successiva, periodo della schiusa delle uova, dando origine alle nuove infestazioni.
La situazione in Emilia-Romagna
Storicamente le infestazioni di cavallette dei prati (Calliptamus italicus) nelle colline dell’Emilia-Romagna sono cicliche; le precedenti segnalazioni di danni, infatti, risalgono agli anni 80 e agli anni 2000. Attualmente le infestazioni più rilevanti interessano l’intera fascia collinare e pedecollinare romagnola da Riolo Terme (Ra) fino alla valle del Savio (Fc) ma ci sono segnalazioni di presenze e di danni anche nelle zone collinari delle altre province e in alcune altre regioni dell’Italia settentrionale. I danni di rilevanza economica sono provocati dalle neanidi e le coltivazioni di erba medica, soprattutto quelle biologiche, sono quelle che subiscono le maggiori conseguenze degli attacchi. Il danno viene accentuato dal permanere del caldo estremo estivo che ostacola il ricaccio vegetativo e aggrava la situazione di crisi nelle piante colpite. Durante l’estate gli adulti si disperdono volando e, spinti dalle correnti aeree, possono arrivare anche molto lontano; ad esempio quest’anno sono arrivati sulle spiagge del litorale spaventando i turisti. Il danno provocato dagli adulti a orti e coltivazioni può essere anche localmente elevato ma, in genere, è causato da pochi individui per volta. Anche Calliptamus italicus compie una sola generazione all’anno e sverna come uovo racchiuso in ooteche deposte nel terreno a 3-5 cm di profondità, in aree normalmente abbastan-
THE ENEMIES OF PLANTS IN THE CITY
The return of locusts
In recent summers, the generalist press has talked extensively about locusts with articles generally marked by alarmist tones such as: “Locusts invade beaches: chaos on the Riviera” or “Locusts have eaten Sardinia” just to name a few of the most colourful ones. Actually, reporters tend to bring together under the generic name of locusts very different species both in terms of harmfulness and trophic behaviour.
za circoscritte, chiamate “grillare”. In primavera, a partire circa dalla fine di maggio, le neanidi fuoriescono dalle ooteche e la chiusura delle uova si può protrarre anche fino all’inizio di agosto. I primi adulti compaiono, in funzione dell’andamento climatico, a partire da luglio e iniziano ad accoppiarsi da fine luglio-inizi agosto. Le ovideposizioni si osservano in agosto e avvengono comunemente su terreni compatti, ben drenati,
Adulto di Maylabris variabilis
non lavorati, preferibilmente esposti a sud e privi di copertura arborea, come declivi, strade campestri ecc.
La situazione in Veneto Barbitistes vicetinus è un ortottero forestale endemico dell’Italia nord-orientale. Considerato inizialmente una specie rara, dal 2008 ha cominciato a comparire con popolazioni molto elevate nell’areale collinare dei Monti Lessini orientali, Colli Berici e attorno ai Colli Euganei, causando gravi defogliazioni ai boschi e alle colture limitrofe. A bassa densità la specie presenta una colorazione verde mentre nelle fasi di esplosione demografica assume una colorazione nera. L’insetto presenta un’unica generazione annua e sverna come uovo deposto nel terreno. Le femmine iniziano a deporre le uova, normalmente in gruppi, a partire dalla metà di giugno nei primi centimetri del terreno grazie al loro robusto ovodepositore. Dopo la schiusura che comincia generalmente a fine marzo, le neanidi salgono immediatamente sulle fronde degli alberi e degli arbusti iniziando a erodere la vegetazione. Gli adulti compaiono dalla metà di
maggio e rimangono sulla vegetazione sino alla fine di luglio. La specie si riproduce in prossimità dei margini boschivi e da questi, poi, si espande sulle colture agrarie circostanti, in orti e giardini e, nei casi più gravi, sui muri delle abitazioni, risultando particolarmente fastidiosa per la sua invadenza. L’insetto è in grado di alimentarsi su un’ampia gamma di latifoglie forestali, causando intense defogliazioni ma, generalmente, il danno alle piante non è grave; le piante reagiscono con facilità, per cui in tali aree naturali non sono opportuni particolari interventi di contenimento al fine di lasciare agire indisturbati i nemici naturali presenti. Le cause dell’aumento della popolazione di questa specie non sono ben conosciute ma è molto probabile che un ruolo chiave sia ricoperto dall’aumento delle temperature estive.
La gestione delle infestazioni
In Sardegna l’emergenza grillastro crociato è stata affrontata emanando un Piano d’Azione che prevede un monitoraggio costante delle popolazioni di cavallette, individuando innanzitutto i siti preferenziali di
ovideposizione e verificando la presenza dei diversi stadi di sviluppo dell’insetto. Questa azione strategica prevede la mappatura dei suoli abbandonati o comunque incolti, che costituiscono il substrato ideale per l’ovideposizione. In seguito, sulla base delle informazioni raccolte nel monitoraggio, sono state attuate delle misure di contrasto che consistono in lavorazioni superficiali dei terreni e in interventi insetticidi attuati secondo le strategie Integrated Pest Management (IPM). Per la lotta diretta vengono impiegati sia fitofarmaci autorizzati per l’impiego contro le cavallette sulle colture agrarie, sia biocidi per applicazioni in ambito civile o rurale. Il ricorso agli insetticidi è comunque limitato ai focolai d’infestazione che, nelle prime fasi di sviluppo delle neanidi, coincidono con le aree di ovideposizione e riguardano mediamente l’1-2% delle superfici interessate alle infestazioni acridiche. Per segnalare tempestivamente la presenza sia i punti di ovideposizione (grillare) sia la presenza delle prime forme giovanili, è disponibile una apposita App denominata “Demarco”. I mezzi di lotta per Calliptamus italicus sono sostanzialmente gli stessi ma le difficoltà applicative derivano dalla grande estensione dell’area con presenza di cavallette e dall’abbondanza di incolti e di terreni abbandonati che rende difficile qualsiasi opera di monitoraggio delle grillare. Inoltre, le coltivazioni foraggere attaccate sono prevalentemente biologiche e gli agricoltori spesso non hanno neppure le attrezzature o il patentino per eseguire i trattamenti necessari. Nei rari casi in cui si riesce a intervenire le coltivazioni di erba medica vengono difese con applicazioni localizzate sui bordi degli appezzamenti usando Spinosad (che nel 2023 ha avuto l’autorizzazione eccezionale, art. 53), piretro naturale o deltametrina nelle poche
Adulti di Barbitistes vicetinus
I nemici naturali non evitano danni e disagi per la popolazione
aziende convenzionali. Per organizzare le iniziative di lotta anche in Emilia-Romagna gli agricoltori sono invitati a segnalare la presenza di grillare o la nascita delle prime neanidi e a questo scopo vengono impiegate mailing list o gruppi Whatsapp. Per quello che riguarda le pullulazioni di Barbitistes vicetinus, anche se si tratta di una specie appariscente e vorace, le sue infestazioni sembrano provocare alle piante forestali soltanto un danno estetico. Negli ambienti naturali le piante attaccate reagiscono bene alle defogliazioni per cui si evita di eseguire trattamenti cercando piuttosto di creare le condizioni per cui l’equilibrio naturale possa essere ripristinato dai nemici naturali presenti. Va ricordato inoltre che le pullulazioni di Barbitistes vicetinus si verificano in coincidenza con la piena fioritura della vegetazione per cui, eventuali trattamenti chimici, causerebbero notevoli danni alle
api e agli altri pronubi. Nelle colture agrarie sono state sperimentate con successo delle fasce collate che impediscono alle cavallette di risalire sulle piante. Vanno applicate intorno al fusto delle piante a circa un metro e mezzo da terra dopo avere fatto cadere a terra gli insetti investendoli con un getto d’acqua in pressione. B.vicetinus non è dotata di ali e anche se ha zampe saltatorie in condizioni normali, si sposta solo camminando
I nemici naturali
Per quanto le cavallette abbiano molti nemici naturali, la loro azione è difficilmente sufficiente per evitare i danni e i disagi per la popolazione. Nelle stagioni umide è facile trovare adulti di C. italicus attaccati dal fungo Entomophaga grylli; quando le popolazioni crescono, vicino alle grillare, è facile trovare i coleotteri meloidi Mylabris variabilis ed Epicauta rufidorsum che, allo stadio larvale, si cibano delle uova delle diverse specie di cavallette. Va detto però che, per quanto siano indubbiamente utili per limitare le popolazioni di cavallette, gli adulti di E. rufidorsum sono fitofagi e spesso aggiungono il loro danno a quello già provocato in precedenza dalle cavallette. In Sardegna si sta valutando la possibilità di realizzare delle azioni di riequilibrio raccogliendo esemplari di Mylabris variabilis ed eseguendo lanci inondativi nelle zone infestate. Importante è anche l’azione predatoria di molte specie di uccelli. Nel recente passato in Emilia-Romagna sono state realizzate delle interessanti iniziative di controllo biologico di C. italicus utilizzando le faraone (Numida meleagris) che, specialmente in giovane età, sono molto efficaci nella predazione delle cavallette. Purtroppo, l’azione predatoria è efficace solo nelle vicinanze dei centri aziendali presso cui devono essere ricoverate ogni notte per difenderle dai loro nu-
merosi predatori. Per questo motivo il loro impiego è limitato a situazioni particolari come agriturismi, fattorie didattiche e simili come alternativa agli insetticidi per eliminare il fastidio per le persone piuttosto che per evitare il danno alle coltivazioni.
Conclusioni
Le cause dell’aumento delle popolazioni di cavallette nelle aree collinari e pedo collinari non sono conosciute con esattezza ma sembrano legate al progressivo abbandono dei terreni collinari, alla semplificazione delle rotazioni colturali e al sensibile aumento dei terreni messi a riposo o scarsamente lavorati o coltivati saltuariamente. Agli effetti negativi dell’azione antropica vanno aggiunti quelli provocati dei cambiamenti legati al microclima locale come i lunghi periodi di siccità che stanno caratterizzando gli ultimi anni. L’insieme di questi fattori crea le condizioni ideali per la riproduzione delle cavallette e per la crescita delle popolazioni. Considerato che la carenza di piogge e le alte temperature estive sembrano aumentare è probabile che le infestazioni di questi insetti possano diventare un fattore ricorrente nelle nostre aree agricole. Probabilmente, per ottenere risultati duraturi nel controllo delle cavallette, oltre alle azioni dirette di contenimento, sarebbe importante anche cambiare la legislazione e combattere l’abbandono dei terreni valorizzando il ruolo di custodi del territorio ricoperto dai pochi agricoltori che si ostinano a rimanere a lavorare nelle aree collinari e marginali. Purtroppo, in assenza di sostegni, le infestazioni di cavallette rischiano di generare un processo di ulteriore abbandono dell’agricoltura che farebbe venir meno le abituali cure del territorio, con tutte le inevitabili future conseguenze.
Massimo Bariselli
Ooteca di Dociostaurus maroccanus aperta ad arte per mostrare le uova
Morfobiologia della cimice dei letti: Cimex lectularius
Un insetto ematofago, ectoparassita temporaneo dell’uomo, fortemente gregario e lucifugo, dotato di una spiccata antropofilia
Tornata alla ribalta dopo le diffuse infestazioni in Francia, la cimice dei letti preoccupa anche l’Italia, che teme particolarmente l’infestazione e non sottovaluta le capacità invasive di questo insetto. In effetti, è bene non abbassare la guardia, in quanto Cimex lectularius è dotata di straordinarie capacità di adattamento e di una resistenza non comune. Pensiamo solo che questi insetti sono in grado di resistere a una grande varietà di piretroidi, di carbammati, di organo-clorurati e recentemente anche di organo-fosforici. Il loro corpo, schiacciato dorso-ventralmente, ha un addome corazzato da undici lamine chitinose, tenute insieme da membrane intersegmentali dotate di un forte potere di espansione, in grado quindi di permettere il rigonfiamento addominale durante il pa-
di Mario e Simona Principato Centro di Ricerca Urania, Perugia (www.edpa.it)
Fig. 3 - Adulto di Cimex lectularius durante il pasto di sangue.
Fig. 2 - Neanide ingorgata di Cimex lectularius
Fig. 1 - Femmina (sx) e maschio (dx) di Cimex lectularius
sto di sangue, che avviene attraverso un apparato boccale pungente-succhiante, che è tipicamente retrovolto. Pasto di sangue necessario per lo sviluppo degli ovociti, i quali vengono fecondati in modo davvero bizzarro, per via ematica (la cosiddetta
Le
feci delle cimici dei letti hanno alti livelli di istamina
“inseminazione traumatica”): il maschio perfora l’addome della femmina con il proprio pene (edeago) in un punto predeterminato, dove è presente una scanalatura triangolare della cuticola, che canalizza lo sper-
ma del maschio in un sottostante organulo filtrante (organo di Ribaga o di Berlese), che distrugge gli agenti infettivi, lasciando che gli spermatozoi si liberino nella cavità del corpo della cimice femmina (emocele) e da qui raggiungano e fecondino gli ovociti. Ogni femmina deporrà 1-5 uova al giorno per 2-3 mesi, per un totale circa di 200-300 nell’arco dell’intera vita. Si tratta di uova biancastre opercolate, delle dimensioni di circa 1 mm e lievemente ricurve lungo l’asse longitudinale, da cui fuoriesce una ninfa (neanide) dopo un periodo variabile in relazione alla temperatura esterna, da 4-5 giorni a 35 °C, a circa 10 giorni con una temperatura intorno ai 20 °C. A temperature superiori a 37 °C e inferiori a 13 °C le uova non schiudono, ma si mantengono vitali per circa tre mesi. In condizioni ottimali (30 °C) la ninfa compirà 5 mute in 36 giorni circa, prima di raggiungere lo stadio di adulto e per mutare dovrà effettuare un pasto di sangue,
ENGLISH ABSTRACT
MORPHOBIOLOGY OF BEDBUGS: CIMEX LECTULARIUS
A blood-sucking insect, a temporary ectoparasite of humans, strongly gregarious and lucifugus (avoiding light) and highly anthropophilous
Bed bugs are gregarious insects. They are anthropophilic bloodsucking insects with great adaptability, which makes them capable of colonizing different environments. They regulate the duration of their life cycle in relation to environmental conditions of humidity and temperature. Recent American studies have shown that their feces contain histamine and that this substance, spread into the environment by bed bugs, could give rise to greater sensitivity to allergens. These parasites have a great resistance to pesticides. From the USA a new perspective on the fight against this pest comes from the use of the spores of Beauveria bassiana, an entomopathogenic fungus, found to be harmless to humans.
Fig. 4 - Fasi di sviluppo di Cimex lectularius
Uovo
Maschio
Fig. 5 - Femmina di Cimex lectularius con neanidi. Si notino le macchie fecali
Fig. 6 - Uova di Cimex lectularius
GLI INFESTANTI
NELLE INDUSTRIE ALIMENTARI
LA GESTIONE SULLE DERRATE E NELL’INDUSTRIA
Riconoscimento, modalità di prevenzione, monitoraggio e lotta di Luciano Süss e Paolo Guerra
Un compendio delle metodologie di prevenzione , di controllo e di lotta di lotta per una moderna gestione degli infestanti nel settore alimentare
Un riferimento indispensabile per
➥ Operatori del Settore Alimentare (OSA)
➥ Consulenti e Auditor
➥ Ispettori addetti al controllo ufficiale
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guidata dalla percezione della CO2 emessa dall’ospite e dalla sua temperatura corporea. Il pasto di sangue dura 3 minuti nelle ninfe e 10-15 minuti nell’adulto e il quantitativo di sangue ingerito è di circa sei volte il suo peso corporeo. Ultimato il pasto, inizia a defecare, lasciando macchie nere sparse sul substrato o anche in fila indiana, quando si dirige frettolosamente verso il rifugio. Sebbene le cimici siano gregarie, sembra che le femmine appena fecondate non rispondano positivamente al feromone di aggregazione e si allontanino, diffondendosi nell’ambiente e raggiungendo siti differenti, che rendono ancor più difficile la loro localizzazione e, di conseguenza, la disinfestazione. Sebbene questo insetto non sia in grado di trasmettere malattie all’uomo, si considera di rilevanza medica per le dermatiti che è in grado di originare con le sue punture e per i problemi psicologici che spesso conseguono a forti infestazioni. Recenti studi all’Università del Kentucky hanno evidenziato per la prima volta che le feci di alcuni emitteri ematofagi, tra cui quelle di Cimex lectularius, contengono alti livelli di istamina, che è uno dei sei componenti dell’ormone di aggregazione di questo insetto. L’istami-
na è un’ammina biologica presente anche nell’uomo, dove è coinvolta in diversi processi fisiologici, tra cui la mediazione della risposta immunitaria che può portare a reazioni allergiche e ad asma. Questa istamina ambientale derivante dalle cimici è stata rilevata nella polvere di case infestate, addirittura dopo tre mesi dal termine della disinfestazione. Le implicazioni cliniche dovute all’esposizione ambientale a quest’istamina non sono ancora chiare, ma si pensa che possa aumentare la sensibilità agli allergeni e contribuire all’insorgenza di reazioni avverse in soggetti asmatici. L’aumento di resistenza a principi attivi comunemente usati
nei prodotti per il controllo di Cimex lectularius rende questo insetto uno degli infestanti urbani più difficili da eliminare. Come noto, un’alternativa all’utilizzo degli insetticidi chimici convenzionali sono i biopesticidi. In questo settore in continua evoluzione c’è una importante novità che viene dalla Pennsylvania: è stato messo a punto “Aprehend”, il primo biopesticida microbiologico utilizzabile indoor, a base di spore di Beauveria bassiana, un fungo entomopatogeno innocuo per l’uomo. Una formulazione oleosa pronta all’uso e con 3 mesi di residualità, che viene applicata come una barriera, nelle zone dove la cimice deve necessariamente transitare per potersi nutrire. Un meccanismo di azione non tossico, che sfrutta l’adesione delle spore fungine alla cuticola della cimice e la loro germinazione nell’ emolinfa dell’insetto, che muore nell’arco di 3-7 giorni, senza che insorga alcun fenomeno di resistenza. Registrato negli Usa e in Canada, ci auguriamo possa essere presto utilizzato con successo anche in Europa.
Mario e Simona Principato
Fig. 7 - Neanide di Cimex lectularius
Fig. 8 - Lesioni da neanidi di C. lectularius
Andare oltre il biologico
ICEA persegue un’economia e stili di vita con una conversione responsabile di metodi, sistemi e pratiche
Promossa da AIAB (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica), ICEA si pone alle origini del movimento biologico in Italia e si occupa di controllo e certificazione di prodotti e servizi nel campo degli standard etici e ambientali, per valorizzare le produzioni e l’offerta da parte di aziende orientate alla green economy e a un posizionamento di mercato improntato a sostenibilità e approccio etico. Recentemente A.N.I.D. ha fatto un accordo con ICEA per la divulgazione e la certificazione delle aziende di pest control che intendono operare nel settore biologico secondo il documento tecnico creato dal gruppo di lavoro istituito dall’associazione. In questa intervista, Mariano Serratore, direttore tecnico di ICEA, illustra il valore del “biologico” in ambito aziendale.
Dottor Serratore, potrebbe descrivere chi è ICEA e qual è il suo ruolo a livello nazionale?
«ICEA è un consorzio senza fini di lucro al quale partecipano enti, associazioni, imprese e organizzazioni della società civile che da oltre vent’anni hanno contribuito al dialogo e generato la spinta e lo sviluppo dell’agricoltura biologica nel territorio italiano ancor prima che questa venisse normata. La nascita di ICEA si pone infatti alle origini del movimento biologico in Italia, attraverso l’esperienza di AIAB (Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica) da cui è stata promossa. L’impegno di ICEA, quindi, parte dal biologico e dall’idea di un modello di economia sostenibile e solidale, e va oltre il biologico, dirigendosi verso un’economia e stili di vita che richiedano una conversione responsabile di metodi, sistemi e pratiche. ICEA si occupa di controllo e certificazione di prodotti e servizi nel campo degli standard etici e ambientali, per valorizzare le produzioni e l’offerta da parte di aziende orientate alla green economy e a un posizionamento
GOING BEYOND ORGANIC
ICEA pursues an economy and lifestyles with a responsible conversion of methods, systems and practices
Promoted by AIAB (Italian Association for Organic Agriculture), ICEA stands at the origin of the organic movement in Italy and ensures the control and certification of products and services in terms of ethical and environmental standards, in order to enhance the production and supply by companies oriented towards the green economy and a market position based on sustainability and an ethical approach. Recently, A.N.I.D. made an agreement with ICEA for the dissemination and certification of pest control companies that intend to work in the organic sector according to the technical document created by the workgroup set up by the association. In this interview, Mariana Serratore, technical manager of ICEA, illustrates the “organic” value in the corporate sector. ENGLISH
di mercato improntato a sostenibilità e approccio etico. Le certificazioni e i controlli sono accreditati ed eseguiti in base a protocolli specifici che fanno riferimento a norme obbligatorie o volontarie, sviluppate direttamente da ICEA o da altri soggetti portatori di interessi collettivi e pubblici. In questa prospettiva gli schemi di certificazione di ICEA non si concentrano su un ambito particolare, ma spaziano tra molteplici campi, comprendendo i settori del Food (Agricoltura biologica, produzioni vegane e vegetariane, Global Gap, prodotti a marchio DOP,
di Davide Di Domenico, Ph.D
Coordinatore Tecnico scientifico di AS - Ambienti Sani
Gli schemi di certificazione di ICEA spaziano su più campi
IGP e SGT, RSPO, prodotti a marchio SQNPI) e del Non-food (cosmesi e detergenza, prodotti tessili, edilizia biologica e sostenibile, produzione sostenibile della filiera legno - FSC -, turismo sostenibile)».
Recentemente A.N.I.D. ha fatto un accordo con ICEA per la divulgazione e la certificazione delle aziende di pest control che intendono operare nel settore biologico secondo il documento tecnico creato dal gruppo di lavoro istituito dall’associazione. Ci può spiegare meglio quali sono gli aspetti di questo accordo? «ICEA e A.N.I.D. hanno siglato un protocollo d’intesa, con lo scopo di sviluppare uno standard per la certificazione del Pest Management sostenibile, condividendo le
reciproche competenze. A.N.I.D. ha strutturato un Documento Tecnico denominato “Bio Pest Management”, che sarà utilizzato da ICEA per la messa a punto di uno specifico standard di certificazione, destinato alle aziende del comparto agroalimentare. La partnership porta in dote l’esperienza di certificazione di ICEA, sinonimo di controllo, qualità e garanzia in ambito Food e Non Food, e le competenze approfondite sul Pest Management di A.N.I.D. Grazie a questo accordo, ICEA e A.N.I.D. rafforzano il loro impegno per un’economia sostenibile, fondata sul rispetto dell’ambiente e della salute».
In cosa consisterà la certificazione ICEA secondo il documento tecnico A.N.I.D.?
«Coerentemente con i contenuti del Documento Tecnico di A.N.I.D., ICEA ha sviluppato uno specifico standard di certificazione denominato “Bio Pest Management”. Lo scopo dello standard di certificazione è quello di definire i requisiti minimi per la certificazione dei servizi e delle metodologie erogati dalle aziende di Pest Control per la gestione degli organismi infestanti e/o indesiderati negli ambienti e all’in -
In foto: Mariano
Serratore
Agronomo, con specializzazioni in Project Management, Business e Risk Management. Lavora in ICEA dal 2005 e negli anni ha ricoperto diverse funzioni: Auditor, Responsabile Certificazione, Responsabile di progetto. Gestione dei processi e degli schemi di certificazione. Dal 2020 lavora presso la Direzione Generale di ICEA, nell’ambito della Gestione dei processi e degli schemi di certificazione regolamentati e volontari, con approccio Lean. Dal 2022 svolge il ruolo di Direttore Tecnico di ICEA per tutti gli schemi di certificazione (Agricoltura Biologica, RSPO, Global Gap, Tessile, Cosmetica, Edilizia Sostenibile e Turismo, FSC), con la funzione di gestione e ottimizzazione delle risorse, dei processi e gestione del rischio.
La Redazione
terno delle aziende che operano in conformità alla normativa della produzione biologica e che sono orientate alla sostenibilità ambientale in tutte le fasi del loro processo produttivo. Il percorso promosso dal “Bio Pest Management” è caratterizzato da precise e fondamentali pratiche. Gestire le infestazioni nei vari ambienti e nel territorio secondo i principi biologici e orientati ai requisiti della sostenibilità richiede
conoscenze, competenze e approcci decisamente più approfonditi rispetto ai metodi convenzionali. Se una società di servizi ritiene di adottare questo percorso virtuoso, la Direzione Aziendale deve formalizzare un impegno e definire che la propria politica è orientata all’adozione di metodi e tecniche biologiche e sostenibili, informandone l’intera organizzazione e i fruitori dei servizi. Tale impegno deve essere assicurato, controllato e garantito anche dai collaboratori esterni e da organizzazioni alle quali sono sub appaltati, anche parzialmente, i servizi».
Quali vantaggi può comportare per le aziende che decidono di certificarsi?
«La certificazione “Bio Pest Management” rappresenta un vantaggio per le aziende che potranno aggiungere valore al lavoro svolto e offrire servizi con maggiori garanzie. Potranno certificarsi affidandosi ad auditor esperti del settore e costantemente aggiornati per restare al passo con le verifiche di conformità. Il notevole aumento dell’interesse dei consumatori per i prodotti biologici ha portato all’espansione delle coltivazioni biologiche, con una conseguente crescita della produzione. In questo contesto, è diventato essenziale sviluppare strategie di gestione e conservazione dei prodotti agroalimentari nella fase di post-raccolta nelle aree di stoccaggio e lavorazione. Uno degli elementi più innovativi dello standard “Bio Pest Management” è correlato alla sua applicabilità. Infatti la certificazione è applicabile anche alla gestione delle infestazioni nelle aree verdi urbane ed extra agricole, secondo i principi del biologico e orientati alla sostenibilità, volte alla lotta e al contenimento di organismi infestanti e/o indesiderati nelle aree e sulle alberature».
E infine quali vantaggi può portare alle aziende di trasformazione che mettono in commercio prodotti biologici?
«La sicurezza alimentare è un elemento centrale per le aziende di trasformazione. Questo concetto, include anche requisiti sul controllo degli infestanti, la cui presenza in un prodotto alimentare può avere un impatto negativo sull’immagine dell’azienda, con potenziali ripercussioni economiche. Nell’ambito dell’approccio biologico ai sistemi di gestione, un ruolo primario è svolto dalla prevenzione e dal monitoraggio dell’azienda, con l’obiettivo di produrre condizioni ambientali, in cui siano limitate al massimo la presenza di organismi nocivi e i conseguenti danni che possono causare. I regolamenti dell’Unione Europea
in materia di produzione biologica prevedono l’utilizzo di una serie di prodotti e di sostanze applicabili in campo - in quella che potremmo definire la fase primaria, della coltivazione - lasciando però alcune lacune per la gestione nelle successive fasi post-raccolta. L’adesione di un’azienda di trasformazione allo standard “Bio Pest Management” rappresenta un valido strumento di valorizzazione delle aziende operanti nel settore verso il tema della sicurezza alimentare. La sua importanza si esplica in termini di prevenzione, monitoraggio e controllo degli infestanti nelle fasi successive alla raccolta, in tutti gli ambienti e le aziende che operano nel settore biologico e che sono orientate alla sostenibilità».
Davide Di Domenico, Ph.D
L’epidemia Covid-19: il ritorno di un incubo?
Mettere in atto comportamenti di prevenzione che la scienza suggerisce è una delle strade da seguire
Con l’arrivo della stagione autunno-invernale si sta osservano un continuo e costante aumento del numero dei casi, in quanto se tra metà giugno e metà agosto il numero è oscillato tra 3.446 e 6.188, da 5 settimane consecutive si rileva una progressiva ripresa della circolazione virale. Infatti, dalla settimana 10-16 agosto a quella 14-20 settembre (ultimi dati disponibili) il numero dei nuovi casi settimanali è sestuplica-
to, passando da 5.889 a 36.081. In aumento sia la positività ai tamponi passata dal 6,4% al 14,9%, sia l’incidenza passata da 6 casi a 52 per 100.000 abitanti. I ricoveri in area medica, dal minimo (697) raggiunto il 16 luglio a oggi sono quadruplicati (2.533), mentre in terapia intensiva dal minimo (18) del 21 luglio sono saliti a quota 91. Nelle ultime cinque settimane si registra anche un numero di decessi più che raddoppiato. È indubbio che si tratti di numeri bassi quando paragonati a quelli del periodo emergenziale, anche se devono essere considerati ampiamente sottostimati in quanto il Ministero della Salute ha provveduto, con la circolare n. 25613 del 2023, ad aggiornare le indicazioni relative alle precauzioni comportamentali e strumentali che devono essere rispettate dalle persone che contraggono
il Covid o che sono state a contatto con persone positive al virus: non è più previsto l’isolamento anche se permane l’obbligo di indossare la
Le varianti ora circolanti fanno parte del gruppo “Omicron”
mascherina e di evitare i luoghi affollati. Inoltre, se da un lato la prescrizione di eseguire i tamponi nelle persone con sintomi respiratori è ormai residuale, dall’altro con l’ampio uso
di Fulvio Marsilio Università di Teramo
dei test antigenici fai-da-te la positività viene comunicata solo occasionalmente ai servizi epidemiologici di area medica.
Analizzando più in dettaglio, nelle ultime cinque settimane la circolazione virale risulta aumentata in tutte le Regioni e Province autonome. Inoltre, secondo l’ultimo aggiornamento nazionale dei dati della Sorveglianza integrata Covid-19 dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), rispetto alla distribuzione per fasce di età, si riscontra che il 6,78% dei casi positivi riguarda la fascia 0-18 anni, il 33,5% quella 19-50, il 33,4% quella 51-70 ed il 26,3% quella superiore ai 70 anni. Quanto alle varianti attualmente circolanti, esse appartengono tutte al gruppo “Omicron”. Nell’ultimo report dell’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC) del 21 settembre 2023 non vengono segnalate varianti di preoccupazione, ma solo di interesse e in particolare quelle conosciute con le sigle BA.2.75 e XBB.1.5-like, a cui appartiene quella denominata Eris. In Italia, l’ultima indagine pubblicata dall’ISS, riporta come prevalente (41,9%) la variante Eris (conosciuta anche con sigla EG.5), in rapido aumento in Europa, Stati Uniti e Asia. Questo sembrerebbe dovuto alla capacità di Eris di evadere la risposta immunitaria, sia da vaccinazione sia da infezione naturale, e ciò ne favorirebbe e la rapida diffusione. Sul maggior rischio di malattia grave di Eris a oggi non ci sono dati sufficienti a supporto.
La campagna nazionale di vaccinazione
Al fine di mantenere un’elevata immunità di gregge necessaria per rallentare la diffusione delle nuove varianti e in concomitanza con la campagna antinfluenzale per la stagione 2023/24, è previsto l’avvio di una campagna nazionale di vaccinazione anti Covid-19 con l’utilizzo di
una nuova formulazione di vaccini a RNA messaggero (mRNA) e proteici (formulazione aggiornata monovalente XBB 1.5, variante denominata Kraken), la cui approvazione da parte di EMA e AIFA è stata ottenuta e di cui si prevede la disponibilità di dosi a partire dal mese di ottobre. L’obiettivo della campagna nazionale è quello di prevenire la mortalità, le ospedalizzazioni e le forme gravi di Covid-19 nelle persone anziane e con elevata fragilità, e proteggere le donne in gravidanza e gli operatori sanitari e sociosanitari. A questi gruppi di persone (come previsto dalla Circolare ministeriale 14 agosto 2023) è raccomandata e offerta una dose di richiamo, della durata di 12 mesi, con la nuova formulazione di vaccino aggiornato. La vaccinazione è, inoltre, consigliata a familiari e conviventi di persone con gravi fragilità. Per le persone con marcata compromissione del sistema immunitario o con gravissime fragilità, potrebbe essere necessaria, dopo valutazione medica, un’ulteriore dose di richiamo o una anticipazione dell’intervallo dall’ultima dose.
La lotta virus SARS-CoV-2 passa non solo attraverso la vaccinazione ma anche tramite l’osservanza di semplici regole che hanno l’obiettivo non solo di difendere noi stessi ma anche i soggetti più fragili che a volte non possono nemmeno essere sottoposti alla vaccinazione. Tra queste regole, l’uso della mascherina e l’uso
THE COVID-19 PANDEMIC: IS THE NIGHTMARE BACK?
Putting in place those preventive behaviours suggested by science is one way forward
With the arrival of the autumnwinter season, a continuous and steady increase in the number of cases has been registered. Between mid-June and mid-August the number fluctuated between 3,446 and 6,188, whereas for the past five weeks in a row there has been a progressive viral outbreak. Based on the scientific data available today, it is possible to say that SARS-CoV-2 does not represent an immediate danger. However, this does not mean letting our guard down. It is up to each of us to implement, both individually and professionally, all those behaviours suggested by science because “Prevention is far better than cure”.
dei disinfettanti rappresentano regole semplici e facilmente osservabili da chiunque. Come noto, i disinfettanti che hanno dimostrato capacità di inattivare SARS-CoV-2 sono tutti quelli che sono in grado di agire sul rivestimento esterno lipoproteico del virus,
inviando a dir@avenue-media.eu
conosciuto con il nome di envelope e sul quale si trova la proteina S indispensabile per l’aggancio del virus sulla superficie cellulare per dare inizio al processo infettivo: distruggendo l’envelope anche la proteina S perderà la capacità di riconoscere il recettore cellulare al quale si aggancia e quindi non potrà iniziare il ciclo replicativo che terminerà con la distruzione della cellula infettata.
Tra i disinfettanti in grado di agire sull’envelope, quelli a base di alcool etilico/isopropilico, quelli contenenti cloro nonché gli ossidanti come l’acqua ossigenata sono quelli che hanno mostrato efficacia e un ottimo rapporto costo/beneficio.
Considerando la persistenza di SARS-CoV-2 sulle superfici e il potenziale rischio d’infezione attraverso oggetti inanimati, la disinfezione degli ambienti, soprattutto quelli in cui la presenza delle persone è elevata sia nel numero sia nel tempo, deve essere considerata una priorità indispensabile per ridurre la diffusione dell’infezione. Infatti, è stato osservato che questo virus può resistere in adeguate condizioni di temperatura (< 22 °C) e di umidità (> 65%) 3 h nell’aria, 4 h sul rame, 24 h sul cartone e fino a 48 h su acciaio e materiale plastico. È ovvio che in presenza di una temperatura ambiente più elevata e di bassi valori di umidità la capacità di resistere diminuisce
sensibilmente. Questa osservazione spiega in parte perché nella stagione primaverile/estiva la capacità del virus di diffondere è ridotta quasi del tutto. Nell’impiego di qualsiasi disinfettante è necessario considerare i possibili danni alle persone, agli animali, agli oggetti e all’ambiente, legati ad uno impiego eccessivo, improprio ed errato. Come regola di base è indispensabile fare riferimento alle schede tecniche, prendendo in considerazione le corrette diluizioni d’suo, i valori di pH e di temperatura ed infine, non meno importante, i tempi di contatto. Non esistendo a oggi un disinfettante totalmente ecocompatibile, sarà necessario impiegare il prodotto scelto in base all’obiettivo da raggiungere. Infatti, tenendo conto della specificità di ogni singola realtà produttiva, delle situazioni ambientali e del contesto operativo, si dovrà eseguire la valutazione sia del rischio ambientale sia da esposizione, al fine di definire le misure di protezione e sicurezza più appropriate e fare in modo che ogni precauzione adottata possa essere condivisa e resa più efficace dal contributo di esperienza degli operatori. In questo contesto, per la manipolazione e l’esposizione ai prodotti disinfettanti, dovranno essere seguite le procedure di igiene e sicurezza sul lavoro e quindi sarà necessario considerare le misure di sicurezza
Con i disinfettanti si deve fare riferimento alle schede tecniche
riportate sull’etichetta della confezione del prodotto e le prescrizioni in merito ai dispositivi di protezione individuale (DPI) indicati nel relativo capitolo della scheda di sicurezza.
Conclusioni
In base ai dati scientifici oggi disponibili, è possibile affermare che SARS-CoV-2 non rappresenti un immediato pericolo. Tuttavia, questo non significa abbassare la guardia nei confronti di una pandemia che ha provocato milioni di morti e che ha evidenziato in tutti Paesi del mondo, la fragilità della sanità pubblica. È compito di ognuno di noi mettere in atto sia dal punto di vista individuale sia professionale tutti quei comportamenti che la scienza suggerisce perché “Prevenire è di gran lunga meglio che curare”. Questo detto lo si deve a Bernardino Ramazzini (1633-1714) un medico della corte estense e accademico dello Studio modenese. Egli oltre ad adottare un approccio originale per valutare il rischio per la salute, propose misure di prevenzione dei rischi, protezione della salute, informazione sui pericoli, portando all’attenzione ancora oggi quanto la salute personale influisca sulla salute degli altri, degli animali e dell’ambiente.
Fulvio Marsilio
Oltraggio alla biodiversità
La modifica alla legge 157/92 mette a repentaglio la vita della fauna selvatica e quella degli esseri umani
Apoco più di un anno dall’inserimento di alcune modifiche che hanno introdotto la tutela della biodiversità tra i principi fondamentali della Carta costituzionale, un emendamento, inserito all’ultimo momento nella Legge di bilancio
2023 lo scorso dicembre, la rimette in discussione.
La modifica alla legge 157/92 (Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio), apportata dal partito di maggioranza della Presidenza del Consiglio, è un grave passo indietro sulla tutela della fauna selvatica e della biodiversità. È un emendamento folle che mette a repentaglio la vita della fauna selvatica e quella degli esseri umani. Alcuni passaggi della modifica stabiliscono che “le attività di contenimento disposte nell’ambito del Piano non costituiscono esercizio di attività venatoria e sono attuate an-
che nelle zone vietate alla caccia, comprese le aree protette e le aree urbane, nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto”. Questa modifica comporta che le “attività di contenimento”, sostanzialmente la caccia, anche se le associazioni venatorie sostengono il contrario, si possano svolgere senza applicare le regole previste all’attività venatoria: anche per questo motivo è stato nominato dalle associazioni ambientaliste “emendamento Far West”, “Caccia Selvaggia” ecc.
Da GEV (Guardia Ecologica Volontaria) e da cittadino condivido le preoccupazioni di queste associazioni, perché non potremo più contare
di Antonio Iannibelli Guardia Ecologica Volontaria
Selvatici nel loro habitat naturale
sulle giornate di silenzio venatorio: la legge 157/92, infatti, impone di non svolgere attività venatorie nei giorni di martedì e venerdì. Non potremo più sentirci sicuri nelle zone vietate alla caccia e nelle aree protette e, ancora, non saremo al sicuro neppure nelle aree urbane dove da sempre la stessa legge ne vieta lo svolgimento.
La
modifica alla legge 157/92 non tutela fauna selvatica e biodiversità
I promotori sostengono che “con le modifiche apportate dalla manovra finanziaria all’articolo 19 della Legge 157/1992, il controllo dei selvatici soddisfa nuove esigenze di tutela: biodiversità, pubblica incolumità e sicurezza stradale. La legge dello
Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali.” (vedi sotto il testo integrale).
Non è chiaro come si possano tutelare la biodiversità e la pubblica incolumità se vengono introdotte misure che permettono di poter sparare a forme di vita diverse su tutto il territorio nazionale per 24 ore al giorno e per tutto l’anno. È importante sottolineare che andare in giro con armi da fuoco comporta un rischio alto di pubblica incolumità non solo per chi pratica la caccia ma anche per tutti gli altri cittadini. Infatti, si è chiusa con 14 morti e 48 feriti anche la stagione di caccia 2020/21, terminata il 30 gennaio scorso, secondo quanto pubblicato dall’Associazione vittime della caccia-Avc sul proprio sito on line (www.vittimedellacaccia.org). Tra questi morti e feriti ci sono anche persone che non sono cacciatori, a dimostrazione, se ancora ce ne fosse bisogno, che si tratta di un’attività ad alto rischio per tutti noi. Per quanto riguarda il tema della sicurezza stradale, questo dovrebbe interessare non solo gli automobilisti ma anche tutte le altre forme di
ENGLISH ABSTRACT
A STEP BACKWARDS ON BIODIVERSITY PROTECTION
The amendment to law 157/92 endangers the lives of wildlife and humans
A little over a year after amendments were made that introduced the protection of biodiversity among the fundamental principles of the Constitutional Charter, an amendment, inserted at the last moment into the Budget Law 2023 last December, puts biodiversity back on the table. The amendment to Law 157/92, made by the Council Presidency’s ruling party, is a serious step backwards on the protection of wildlife and biodiversity.
vita in egual misura, e per fare questo servono infrastrutture e controlli su tutta la rete stradale nazionale. Per esempio, la costruzione di appo -
Piccoli di cinghiali striati Sus scrofa
siti corridoi ecologici come cavalcavia e sottopassaggi per consentire non solo ai grandi mammiferi ma anche alla fauna minore e a tutti noi di spostarci in sicurezza. Inoltre queste opere, oltre a ripristinare i corridoi ecologici, ridurrebbero l’effetto barriera e quindi la frantumazione degli ecosistemi. Ma, come è noto, l’Italia, in merito alla riduzione delle vittime della strada, è ancora in netto ritardo rispetto agli obiettivi prefissati dalla Comunità europea e, in particolare, gli incidenti mortali con animali selvatici purtroppo sono sempre molto frequenti.
Dall’8 febbraio 2022 la tutela della biodiversità è prevista dalla Costituzione:
Articolo 9: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”.
Con questo emendamento “Far West”
svaniscono le aspettative dell’art. 9 della Costituzione e si riducono drasticamente le regole imposte dalla legge sulla caccia. Può sembrare strano, ma l’aver inserito nella modifica la dicitura “Piani di controllo numerico mediante ab -
È necessaria la costruzione di appositi corridoi ecologici
battimento e cattura” consente a queste azioni di non essere considerate attività venatoria. Questo viene appositamente specificato per poter eludere i vincoli imposti dalla legge 157/92. Ma i soggetti principali che si occuperanno degli abbattimenti, oltre alle guardie venatorie, sono proprio i cacciatori perché, come
dice lo stesso emendamento, bisogna essere in possesso di licenza di caccia e frequentare un corso di formazione. Quindi, ufficialmente non si tratta di attività venatoria, tuttavia viene svolta dagli stessi soggetti regolamentati dalla legge sulla caccia con l’intento proprio di scavalcare il rispetto delle regole. Ancora non sappiamo chi svolgerà i corsi di formazione e quali saranno i contenuti, ma non c’è molto da stare tranquilli, viste le premesse.
Inoltre, nell’emendamento viene sostituita anche la parte in cui si richiedeva “il parere ISPRA” con la nuova dicitura “sentito ISPRA”; può sembrare un dettaglio, ma evidentemente non è così, perché le parole hanno un peso soprattutto quando si parla di norme: prima la dicitura era “su parere ISPRA”. Questa, apparentemente, piccola modifica può non obbligare al parere dell’ISPRA, ma semplicemente a “sentire” l’ISPRA. Si capisce subito, così, come l’abbattimento degli animali potrà avvenire senza aver neppure tentato le altre soluzioni possibili; chi ha pro -
Cucciolo di lupo Canis lupus italicus, debilitato da zecche e rogna
posto questo emendamento mira esclusivamente, con ogni evidenza, a eliminare gli animali selvatici. La proposta iniziale nasceva soprattutto dall’esigenza di controllare i cinghiali che si avvicinano ai centri urbani; questo emendamento invece parla di gestione e contenimento della fauna selvatica. Cosa vuol dire? È facile da intuire. Come sappiamo, ci sono molte specie protette e particolarmente protette come l’orso, il lupo, lo sciacallo dorato ecc. Eludendo il parere di ISPRA che, per esempio, potrebbe escludere questi animali e limitare le zone di intervento, è chiaro che, oltre a schivare le leggi italiane, queste modifiche entrano in conflitto anche con le leggi europee come la Direttiva Habitat del 1992. Ad esempio questa direttiva prevede che, prima di arrivare agli abbattimenti, devono essere valutate tutte le soluzioni alternative. Siccome in questo caso la prima e unica soluzione è l’uccisione degli animali, l’Italia potrebbe anche essere a rischio sanzioni da parte della Comunità europea. A rischio sanzioni anche nei nu-
merosi siti di Rete Natura 2000 (SIC, ZSC e ZPS), oltre 2600 nel nostro Paese, dove non sarebbe più garantita la possibilità di svolgere attività ricreative. Ciò avrebbe un impatto negativo sugli habitat e metterebbe in pericolo le specie presenti.
In definitiva, queste modifiche non prevedono la convivenza con gli ani-
Tali modifiche prevedono
degli animali selvatici
mali selvatici, ma il loro abbattimento. Non vengono neppure prese in considerazione le azioni più semplici che porterebbero, per esempio, a evitare che gli animali selvatici si avvicinino ai centri abitati. Un esempio
per tutti: se ci sono i cinghiali a Roma dipende principalmente dall’abbondanza di rifiuti che trovano per strada, dalla frantumazione del loro habitat, dal disturbo che viene loro arrecato dal bracconaggio, dal randagismo canino, dall’attività venatoria ecc. Per gli stessi motivi arrivano in città anche i lupi, i gabbiani, le cornacchie, le volpi e tanti altri animali. Un governo con la volontà di risolvere il problema inizierebbe prima di tutto da qui, anziché strizzare l’occhio alle associazioni venatorie. Certamente anche i cittadini dovrebbero contribuire cambiando le loro cattive abitudini che, purtroppo, sono diffuse in tutta Italia. Gli abbandoni di rifiuti e gli scarti di macelleria non smaltiti correttamente sono una costante da nord a sud. La distribuzione incontrollata di crocchette e alimenti vari per cani e gatti randagi aumenta il fenomeno, in alcune zone d’Italia dilagante, degli animali domestici fuori controllo e dei selvatici “confidenti”.
Antonio Iannibelli
Cani randagi alimentati illegalmente
Fasi della procedura di prova
Hygienic design nei processi alimentari aperti
Novità normative e certificative per le apparecchiature utilizzate nei processi alimentari aperti
Per affrontare correttamente e senza ambiguità questo tema, è necessario prioritariamente definire cosa intendiamo per “hygienic design” - o progettazione igienica - e per “processo alimentare aperto”. Quando si progetta un’apparecchiatura, nel caso in cui questa sia destinata al
di Giampaolo Betta Presidente della Sezione Italiana dell’European Hygienic Engineering and Design Group (EHEDG)
settore alimentare, è necessario tenere a mente che, oltre a dover svolgere la sua funzione primaria, dovrà contestualmente, e in modo imprescindibile, non essere fonte di contaminazione del prodotto e quindi di rischio per il consumatore. Progettare igienicamente significa considerare tutti gli aspetti della progettazione che possono avere un impatto sulla sicurezza e qualità del prodotto. È utile sapere che la progettazione igienica si applica non soltanto al settore alimentare, ma anche al settore farmaceutico e cosmetico e in tutti i casi in cui il prodotto possa beneficiare di condizioni igieniche. Con processo aperto si intende quel processo nel quale i prodotti alimentari - e le superfici a contatto con essi - sono esposti all’ambiente circostante. In tal senso, non soltanto le
apparecchiature direttamente utilizzate nella manipolazione del prodotto, ma l’intero ambiente produttivo può avere un’influenza significativa sui prodotti. Da ciò si può facilmente dedurre che l’hygienic design delle apparecchiature impiegate nella manipolazione dei prodotti è soltanto uno dei tasselli necessari a controllare i rischi igienici nei processi alimentari aperti. Si riporta di seguito, soltanto a titolo di esempio, un elenco non esaustivo di elementi essenziali da considerare:
• progettazione edilizia e costruzione dello stabilimento, con particolare riferimento alle aree produttive;
• zonizzazione, partizione interna dell’edificio e conseguente gestione dei flussi;
• ventilazione e condizionamento;
• servizi di impianto;
• acque di scarico;
• operatori e altro personale;
• attrezzature e materiali utilizzati per la pulizia e disinfezione;
• scarti alimentari.
Stato dell’arte
I processi aperti sono ampiamente utilizzati nell’industria alimentare e sono coinvolti nella produzione di svariate tipologie di prodotti, assai diverse fra loro dal punto di vista del rischio igienico. Ad esempio, sono utilizzati nella produzione di alimenti secchi e microbiologicamente stabili, ma anche nella produzione di prodotti deperibili con breve o media shelf-life. Sono frequentemente impiegati nella produzione di prodotti ready-to-eat, come ad esempio ortofrutticoli di IV gamma e altri piatti pronti, per i quali il rischio microbiologico è particolarmente
Obiettivo: aumentare
la consapevolezza sull’igiene alimentare
significativo. Sono inoltre sistematicamente impiegati nei processi di lavorazione del pesce, della carne, dei formaggi, della pasta e dei prodotti da forno. Questa estrema varietà di prodotti e processi, e la conseguente estrema variabilità per quanto riguarda i rischi igienici, ha fatto sì che si siano sviluppati nell’industria approcci assai differenti nella gestione dei rischi, ad esempio per quanto riguarda le tecniche di pulizia e disinfezione utilizzate. Tale situazione, a sua volta, non ha favorito, per le og-
gettive difficoltà, lo sviluppo di standard di progettazione che fossero generalmente applicabili, lasciando spazio in tal modo ad infinite - e non sempre tecnicamente coerenti - interpretazioni degli obblighi igienici. In questo ambito deve essere fatto notare che, nonostante questa estrema variabilità, gli obblighi di legge per quanto riguarda l’igiene dei prodotti siano stanzialmente comuni ai vari prodotti/processi, in quanto indirizzati a garantire il comune obiettivo della tutela del consumatore.
Rischi igienici nei processi alimentari aperti
In questo paragrafo si vuole fare una discussione generale sulle diverse famiglie di rischio nel caso specifico dei processi aperti. Come è noto, i rischi igienici possono essere classificati in fisici, chimici e biologici. Per maggiore chiarezza si può estrapolare da queste, come classe separata, quella degli allergeni. Inoltre, un’ulteriore classe può essere definita per includere le svariate problematiche che sono comunemente raccolte sotto il termine “brand integrity” che, pur non riguardando specificamente la salute, comprendono aspetti sui quali il consumatore è sempre meno disposto ad accettare deviazioni. Fra queste problematiche possiamo ad esempio menzionare la presenza di carne all’interno di prodotti vegetariani o vegani, oppure la presenza di differenti specie di carne, o ancora il rispetto di particolari precetti religiosi ecc. I processi aperti sono particolarmente soggetti ai rischi fisici data l’esposizione del prodotto all’ambiente circostante. In tale senso, ogni parte del macchinario può essere fonte di rischio fisico, incluse quelle per le quali non si prevede il contatto con l’alimento. È dunque di fondamentale importanza l’adeguata scelta dei materiali, in base all’uso
HYGIENIC DESIGN
IN OPEN FOOD PROCESSES
New regulations and certifications for equipment used in open food processes
When designing equipment intended for the food sector, it is necessary to bear in mind that, in addition to fulfilling its primary function, the equipment must at the same time, and unavoidably, not be a source of product contamination and therefore a source of risk for consumers. Designing hygienically means considering any design aspect that may have an impact on product safety and quality.
previsto, affinché non possano andare incontro a rottura, scheggiatura, sfogliatura, abrasione e ogni altro fenomeno che possa generare frammenti. Parimenti, la progettazione geometrica e la fabbricazione devono essere rivolte a una minimizzazione del rischio di generare frammenti o di rilasciare piccoli componenti. Dall’altra parte, le apparecchiature possono anche avere un ruolo attivo nella riduzione del rischio fisico e tali possibilità devono essere valutate ed eventualmente implementate. Infine, la determinazione e il rispetto dei programmi di manutenzione preventiva sono necessarie a prevenire eventi accidentali in grado di contaminare fisicamente il prodotto. Anche per quanto concerne il controllo dei rischi chimici, le apparecchiature utilizzate nei processi aperti possono avere un ruolo sia passivo sia attivo. La presenza di prodotti chimici, come ad esempio i lubrificanti, deve essere ridotta allo stretto necessario per il buon funzionamento e la progetta-
zione deve garantire che il rischio di contaminazione sia minimizzato, sia collocando tali prodotti in posizioni di minor rischio, sia prevendendo sistemi attivi di protezione del prodotto in caso di perdita accidentale. Il rischio microbiologico può avere diversa significatività dipendentemente dalla tipologia di prodotto, destinazione di uso, modalità di conservazione, collocazione nel processo nella filiera ecc. Tuttavia, ai fini di una generale riduzione del rischio e coerentemente con gli obblighi di legge è auspicabile poter fare riferimento a requisiti minimi, volti a garantire livelli accettabili di prevenzione delle cross-contaminazioni, accessibilità per la pulizia e l’ispezione, pulibilità e drenabilità. Tali caratteristiche inoltre concorrono al controllo dei rischi fisici, chimici inclusi gli allergeni e alla protezione della brand integrity. In quest’ottica di generalizzata riduzione del rischio si inseriscono le linee guida dell’European Hygienic Engineering and Design Group.
La linea guida n° 13 dell’European Hygienic Engineering and Design Group
La linea guida n° 13 contiene i criteri di base per le apparecchiature utilizzate in processi aperti. Un importante lavoro di revisione in corso, che porterà alla pubblicazione della nuova edizione tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024 ha ridotto lo scopo di tale documento a quei processi nei quali si utilizzano modalità di pulizia umide, ossia le classiche tecniche di lavaggio note come “open plant wet cleaning”. In tal senso, lo scopo e il campo di applicazione risultano meglio definiti e descritti rispetto alla vigente edizione. Le apparecchiature destinate esclusivamente alla pulizia a secco sono dunque escluse dall’ambito di applicazione di questo documento. Nel documento, i vari requisiti stabili nel più generale doc. 8 sono
In alto la porzione non igienica dell’oggetto di riferimento, prima e dopo il lavaggio; in basso la porzione igienica, prima e dopo il lavaggio (l’estremità del cavo, in corrispondenza della quale si vede un evidente residuo anche nell’immagine in basso a destra, non fa parte della superficie valutata)
discussi e approfonditi per lo specifico caso dei processi aperti. La nuova versione della linea guida include maggiori requisiti quantitativi, da intendersi come requisiti minimi da applicarsi con lo scopo di una generale riduzione dei rischi igienici. Ciò non preclude che possono essere successivamente pubblicate altre linee guida che definiscano criteri più severi, o deroghe, per specifiche tipologie di macchinario, o specifici processi. Ad esempio, EHEDG ha già pubblicato le seguenti linee guida che ricadono nel più ampio argomento dei processi aperti wet-cleaned:
• n° 43 Hygienic Design of Belt Conveyors for the Food Industry;
• n° 49 Hygienic Design Requirement for processing of fresh fish;
• n° 55 Hygienic Design Requirements for Bakery Equipment.
Altri documenti sono in fase di preparazione, come ad esempio la linea guida sulla progettazione igienica dei robot antropomorfi. La nuova edizione è strutturata in modo da fornire un’adeguata trattazione delle diverse possibilità progettuali utili a gestire le diverse famiglie di rischio. Inoltre affronta in modo generale, ma completo, gli aspetti della progettazione che concorrono a con-
trollare i rischi di contaminazioni crociate. Una parte significativa è infatti dedicata alla progettazione e gestione delle aree morte, che sono spesso funzionalmente necessarie nei processi aperti e costituiscono una fonte di rischio particolarmente critica. Nuovi requisiti quantitativi sono stati inseriti per quanto riguarda l’accessibilità per la pulizia e l’ispezione. Tali requisiti sono generalmente coerenti il doc. 44 Hygienic Design Principles for Food Factories e con lo standard EN 1672-2 2020. I requisiti di pulibilità sono specificati per quanto riguarda la qualità delle superfici, i raggi di raccordo degli angoli interni, le saldature, viteria, saldature, adesivi, giunzioni statiche con guarnizioni elastomeriche, giunzioni dinamiche, giunzioni dinamiche con elementi di tenuta flessibili. La nuova edizione include i requisiti essenziali per la progettazione delle apparecchiature per le quali si prevede un parziale smontaggio, situazione assai frequente nei processi alimentari aperti. Inoltre sono specificati i requisiti per l’installazione all’interno dell’impianto produttivo e l’integrazione con le apparecchiature connesse, inclusi gli eventuali servizi di impianto. Sono infine esplicitati i requisiti per la documen-
tazione relativi all’utilizzo e al mantenimento delle apparecchiature in condizioni igieniche.
Il nuovo metodo di prova per la valutazione della pulibilità delle apparecchiature aperte EHEDG doc. 57
La pubblicazione della nuova edizione del doc. 13 sarà seguita da quella del nuovo doc. 57, prevista a febbraio 2024, che descrive un nuovo metodo di prova per la valutazione della pulibilità delle apparecchiature aperte. Tale metodo, sviluppato da EHEDG in collaborazione con l’Istituto Fraunhofer di Dresda, permette di fare uno screening della progettazione igienica di apparecchiature destinate in processi aperti wet-cleaned. Il metodo si basa su una procedura standardizzata di sporcamento, pulizia e valutazione dei residui. Tale procedura è eseguita sull’apparecchiatura in esame e su un oggetto di riferimento, costituito da due lati distinti, uno facilmente pulibile e uno in cui i criteri di progettazione igienica non sono stati rispettati. L’esecuzione della procedura sull’oggetto di riferimento dimostra che il metodo sta funzionando correttamente quando al termine del lavaggio la porzione pulibile è priva di residui mentre la porzione non igienica presenta evidenti residui. La fase di lavaggio è eseguita tramite un sistema robotizzato a sei assi che garantisce la ripetibilità e la riproducibilità. Il robot esegue un ci-
clo di lavaggio standardizzato grazie a un software che utilizza come dati in ingresso il disegno 3D dell’oggetto in esame. Il test è superato positivamente quando si ottiene assenza di residui nell’oggetto testato in tre prove successive eseguite nelle stesse condizioni su un massimo di 5 prove totali.
Novità certificative
La certificazione EHEDG è la più importante certificazione di macchinario a livello mondiale per quanto riguarda la progettazione igienica. Storicamente questa certificazione è stata applicata prevalentemente a componenti dei sistemi chiusi, come ad esempio pompe, valvole e sensori. Nella maggior parte dei casi questi certificati sono stati emessi sulla base dei risultati positivi ottenuti nella prova di pulibilità secondo il doc. 2 EHEDG. Le regole per l’ottenimento della certificazione prevedono infatti che, ogni qual volta non sia possibile rispettare completamente i criteri di progettazione igienica, e in ogni situazione di dubbio, sia necessario dimostrare la
facile pulibilità per mezzo di prove sperimentali svolte secondo metodi approvati. Poiché a oggi non è disponibile un metodo approvato per valutare sperimentalmente la pulibilità delle apparecchiature nell’ambito dei processi aperti, la certificazione è stata concessa soltanto a tipologie assai limitate di componenti molto semplici. La imminente pubblicazione della nuova edizione del doc. 13 e del nuovo metodo di prova (doc. 57) amplierà notevolmente le possibilità di certificare apparecchiature utilizzate in processi aperti. Poiché i due summenzionati documenti riguardano soltanto i casi di wet cleaning, le corrispondenti certificazioni saranno della tipologia Type EL. Ci si attende che queste nuove modalità permetteranno di ampliare notevolmente la gamma di prodotti certificabili includendo, ad esempio, motori, riduttori e mototamburi, celle di carico, robot antropomorfi o componenti per trasportatori. Le nuove modalità certificative entreranno in vigore il 1° Giugno 2024.
Giampaolo Betta
Bibliografia:
• EHEDG doc. 8 2018 Hygienic design principles
• EHEDG doc. 13 2004 Hygienic design of equipment for open processing
• EHEDG doc. 43 2016 Hygienic Design of Belt Conveyors for the Food Industry
• EN 1672-2 2020 Food processing machinery - Basic concepts - Part 2: Hygiene and cleanability requirements
Formiche: una molteplicità di specie
L’utilità di alcune di loro
è tutt’altro che marginale
La vita sul nostro pianeta è iniziata quattro miliardi di anni fa e, durante questo immenso periodo, ha dato origine a tante specie diverse. Alcune gigantesche come le sequoie e le balene, altre microscopiche come i batteri, altre ancora che sfidano le profondità oceaniche come alcuni pesci abissali. Tra le tante forme che ha saputo generare, quella che, forse, le è riuscita meglio prende il nome di formica. Anzi di formiche, visto che ne esistono ben 12.000 specie. Le formiche sono tante, tantissime e non solo come diversità di specie: la loro biomassa (quantità di sostanza costituita da organismi viventi per unità di superficie o di volume) supera quella di tutti gli esseri umani. Le formiche sono antiche: vivono sul nostro pianeta da almeno 140 milioni di anni. Noi in confronto siamo appena arrivati con i nostri miseri 150 mila anni di storia. Quando siamo comparsi, le formiche
erano già come le troviamo adesso. Le formiche sono sociali: insieme possono fare grandi cose, sfruttare al meglio le risorse, allargare il proprio areale e rovinare un pic nic. Le formiche sono parenti piuttosto stretti delle api e delle vespe ed è per que-
Le formiche ricoprono un ruolo speculare a
quello delle api
sto che presentano un ciclo vitale molto simile. La colonia è formata da un’unica regina, che è la mamma di tutte le formiche, e da migliaia (alle volte milioni) di figlie sterili chiamate operaie. Una volta all’anno compaiono gli individui alati che sono le figlie femmine fertili (le future regine) e i maschi. Dopo l’accoppiamento, i maschi muoiono mentre le femmine danno origine ad un nuovo formicaio. Ma le formiche sono dannose? Dipende dalla specie: quella di fuoco, per esempio, sì. La Solenopsis invicta (il
suo nome scientifico) attacca qualsiasi cosa incontri: animali selvatici, domestici, da allevamento ed esseri umani. E fanno male, molto: chi è stato punto racconta di un dolore lancinante, come un incendio nelle vene. Finiti i disastri? No, perché la formica di fuoco non si è fermata e, qualche anno fa, ha raggiunto la Sicilia. Gli esperti temono che, complice anche il riscaldamento globale, il suo viaggio possa continuare fino a conquistare tutto il Sud Italia.
Ci sono anche le formiche utili le quali, probabilmente, sono molto più abbondanti di quelle dannose.
di Gianumberto Accinelli Divulgatore scientifico
Alcune, per esempio, sono coinvolte nella disseminazione di molte piante. Come è noto, questi insetti sono ghiotti di semi che raccolgono dai vegetali e trasportano all’interno del loro nido sotterraneo. Gran parte dei semi viene usata come riserva alimentare anche se, immancabilmente, alcuni sfuggono al raggio di azione delle loro mandibole e rimangono, incolumi, all’interno del formicaio. Avvolti dal terreno umido, accarezzati dall’umidità sotterranea, essi germinano dando origine a nuove grandi piante. Ma c’è di più, esistono dei semi provvisti di una struttura
carnosa e ricca di grassi chiamata elaiosoma. Oltre a contenere delle importanti sostanze nutritive, l’elaiosoma emette un odore di cadavere molto gradito alle formiche. Attirati dal “profumo” degli elaiosomi, le formiche fanno incetta di questi semi, li portano nel formicaio, consumano la zona ricca di grassi lasciando incolume la parte atta alla germinazione. In pratica, le formiche ricoprono un ruolo speculare a quello delle api: al posto del polline, questi insetti trasportano i semi. Alle volte può succedere che le formiche siano degli impollinatori. È il caso del tarassaco, il
Butterflies
The colours of these insects have a precise ecological sense besides being an aesthetic element
An authentic and poetic portrait of butterflies, insects that, for the Greeks, represented the soul transmigrating from one body to another. To the people of the East, butterflies were the symbol of transformation and the miracle of life. People of the West call them flying jewels, flowers that fly off the ground and into the sky. Not only that: our culture considers them, along with swallows and flowers, the symbol of spring. Butterflies, the colourful insects that have been hovering above the meadows of our planet for millions of years. Why have these insects fascinated our species more than others?
comune fiore giallo dei prati. Il nettare dei suoi fiori attira numerose formiche che si nutrono del liquido zuccherino, si sporcano di polline che depositano su un fiore della stessa specie permettendo la fecondazione incrociata delle piante.
Gianumberto Accinelli
LE ISTRUZIONI OPERATIVE A.N.I.D.
Una rubrica tecnico operativa dove gli esperti del settore illustrano l’importanza del Pest control per ambiente e salute
Dalla Sicilia, di rosso,
non arrivano solo le arance!
Ma anche le formiche.
Un nuovo ospite:
Solenopsis invicta
di Francesco Nicassio
Responsabile tecnico Copyr Spa
Il 12 settembre 2023 una notizia, pubblicata sul sito “ANSA” e poi ripresa da tutti i social media e dagli altri organi di comunicazione, dal titolo “La formica di fuoco è arrivata in Italia, allarme invasione” ha destato l’interesse e la curiosità di buona parte della comunità degli entomo -
logi italiani e dei disinfestatori. Notizia sicuramente di grande interesse, che inevitabilmente ci provoca due reazioni contrastanti: la curiosità di incontrare un insetto mai visto prima e di cui abbiamo sempre e solo sentito parlare in televisione, ma anche la paura che, come altre
specie aliene invasive, possa cambiare profondamente l’ambiente in cui viviamo; pensiamo a cosa è successo col punteruolo rosso delle palme, la Popillia japonica o il tarlo asiatico.
Mosso principalmente dalla curiosità, ho voluto approfondire andando sul posto e provando con mano (e gamba) cosa ci fosse di vero su quanto abbiamo letto. La formica di fuoco è veramente così aggressiva?
La puntura è davvero così dolorosa? Partiamo dai dati: è noto che sono stati rinvenuti 88 società di formica di fuoco in un’area di circa 4,7 ettari a sud della città di Siracusa, nelle vicinanze della foce del fiume Ciane; che i primi rinvenimenti dovrebbero risalire al 2019 e che le ricerche ufficiali sono cominciate nell’inverno del 2022/23.
Sono arrivato sul posto accompagnato dai titolari della DDTeam, un’azienda di disinfestazione locale, Gianni Alescio e Gianni Poerio. Qui abbiamo
Sito rinvenimeto Solenopsis
individuato un formicaio e catturato alcune operaie che sono state immediatamente uccise in alcol e successivamente, portate nei laboratori del Di.S.S.P.A. Sez di Entomologia e Zoologia dell’Università degli Studi di Bari, fotografate grazie alla disponibilità del Professor Francesco Porcelli. Esperienza da ricordare. Le formiche sono estremamente piccole 2/4 mm di colore rossiccio, molto veloci e ottime arrampicatrici. Il formicaio brulica di attività, decine di formiche presidiano l’ingresso e basta smuovere un po’ il terreno nelle vicinanze che centinaia di formiche si affacciano all’ingresso dello stesso. Sono bastati pochi secondi per essere punto dolorosamente sulle gambe da 5 formiche penetrate all’interno dei miei pantaloni nonostante le scarpe alte. Ho potuto però osservarne una da vicino, quella che dalla provetta, con cui stavo effet-
tuando il prelievo, è passata sulla mia mano. Io sono rimasto immobile, nessun movimento che potesse in qualche modo spaventarla o farla sentire aggredita ma lei mi ha punto.
La puntura
Dolorosa ma non troppo, meno dolorosa della puntura di Crematogaster scutellaris, nulla a che vedere con quella di un’ape o una vespa. Di fatto però, un’aggressione di centinaia o migliaia di formiche che pungono tutte insieme, causa indubbiamente gravi danni non solo ai soggetti più sensibili. Non è altresì da escludere lo shock anafilattico. Resta una domanda: Solenopsis invicta diventerà davvero tanto invasiva da diffondersi in tutta l’Europa? Solo il tempo ci darà una risposta, per ora, in base a quanto si può apprendere dai siti internet di divulgazione “scientifica”, Solenopsis invicta pare
sia presente, nella zona di Siracusa, già dal 2019 e che abbia colonizzato con poco meno di 100 nidi un’area di circa 5 ettari. Alla luce di queste premesse, credo sia lecito farsi venire qualche dubbio. Personalmente ritengo che non si tratti di un “insetto invasivo”.
Altresì mi chiedo, cosa faranno le circa 270 specie di formiche presenti in Italia? Resteranno ferme a farsi colonizzare? Oppure no? Di certo sappiamo che sono poco pacifiche e che anche loro, “nel loro piccolo, si incazzano”.
Francesco Nicasso
Puntura
Pungiglione
Testa
La processionaria del pino: cosa sappiamo e cosa possiamo fare?
di Lorenzo Donati
Ufficio Tecnico
area Centro-Nord e Sardegna Bleu Line
Processionaria del pino
co, pino mugo, cedro dell’Atlante e cedro dell’Himalaya.
La processionaria del pino (Thaumetopoea pityocampa) è un lepidottero notturno la cui distribuzione è circummediterranea: in Italia è stata descritta per la prima volta nel 1568 e attualmente la sua distribuzione si estende dalle Alpi alla Sicilia. L’ampliamento dell’areale nel nostro paese è documentato: nelle Alpi, dal 1975 al 2004, si è assistito a una estensione di questa specie che ha colonizzato ambienti di altitudine di 110-230 metri s.l.m. superiori a quanto accadeva precedentemente. Questo ampliamento è stato favorito sia dall’innalzamento delle temperature (in inverno si raggiungono sempre meno temperature letali per questo infestante) sia dall’avvio di intensi programmi di riforestazione intrapresi dall’inizio del ‘900 con specie vegetali che rappresentano una buona fonte di cibo per le larve di questa farfalla. La processionaria del pino ha dimostrato anche un’ottima capacità di adattamento a nuove specie vegetali tanto che all’oggi le conifere attaccate sono numerose e presenti anche in ambiente urbano: pino nero, pino di Aleppo, pino marittimo, pino silvestre, pino domesti-
La processionaria del pino è un lepidottero defogliatore ma la sua presenza non è da intendersi come una problematica di natura fitosanitaria anche se le piante sottoposte a una aggressione annuale, continua e insistente sono oggetto di indebolimento e più facilmente attaccabili da altri patogeni. La vera problematica che deriva dalla presenza di questo infestante è di natura sanitaria: la peluria che ricopre le larve è fortemente urticante perché contiene sostanze che liberano istamina. A seguito del contatto diretto con le larve oppure in conseguenza della dispersione dei peli nell’ambiente, si possono registrare reazioni epidermiche e reazioni allergiche (soprattutto in soggetti particolarmente sensibili). A livello delle prime vie respiratorie, le reazioni infiammatorie possono essere particolarmente consistenti in occasione di inalazioni massive che non di rado si verificano tra il personale addetto alla manutenzione del verde non adeguatamente protetto oltre che persone e animali da affezione che frequentano ambienti infestati. Il periodo più critico per questo tipo di reazioni è certamente quello in cui le larve fuoriescono in processione - da qui il nome comune - dai nidi invernali verso terra (generalmente tra febbraio e aprile).
Ciclo Vitale
La processionaria del pino da letteratura compie una generazione all’anno e il ciclo vitale può essere molto variabile in base alle condizioni ambientali. Gli adulti (la cui sex ratio è circa il 50%) sfarfallano di notte dal terreno tra la fine di giugno e l’inizio di settembre, con un picco di sfarfallamento nel mese di luglio. La femmina tipicamente vive poche ore. Tra luglio e agosto avviene l’accoppiamento a seguito del quale la femmina depone le uova in numero variabile tra le 210 e le 280. Le uova vengono deposte a spirale intorno a una coppia di aghi e la loro incubazione dura in media un mese. Le larve neonate si possono trovare già a fine luglio alle quote più elevate, mentre nelle aree di pianura e di media collina, queste si osservano di solito a partire da fine agosto mentre nelle pinete costiere non compaiono in genere prima di settembre. Sin dai primi stadi di vita le larve vivono in modo gregario in nidi provvisori e si nutrono degli aghi, sclerotizzandoli dall’autunno sino a inizio primavera. In inverno vengono formati i grandi nidi setosi localizzati nelle zone marginali delle chiome. Dal mese di febbraio fino ad aprile si assiste alla caratteristica processione delle larve mature dai nidi sulle cime degli alberi verso il terreno dove si impupano a una profondità di 5-20 cm entrando in diapausa. In que-
sto stato possono sopravvivere anche 3 anni o comunque fino a che non si presentino le condizioni favorevoli per lo sfarfallamento. In ambiente naturale le infestazioni si caratterizzano spesso con fluttuazioni graduali delle popolazioni, il cui culmine si manifesta ogni 5-7 anni. Come per tutti gli infestanti vale il concetto che non esiste una azione unica e risolutiva ma esistono varie tecniche che, integrate tra loro, possono portare a una gestione corretta della problematica e a una diminuzione della popolazione. Non si può prescindere, prima della lotta, da un piano di monitoraggio ben attuato.
Monitoraggio
Il piano di monitoraggio per la processionaria del pino consiste nell’installare in chioma delle postazioni a cattura innescate con feromone sessuale femminile. Il controllo delle postazioni idealmente dovrebbe essere effettuato a cadenza settimanale nel periodo successivo allo sfarfallamento, indicativamente tra la metà di maggio e la fine di agosto. Per lungo tempo non si è riusciti a trovare una correlazione significativa tra il numero di maschi catturati e l’insorgenza del numero di nidi nella generazione successiva ma esistono a oggi alcuni protocolli standardizzati che sembrano dare una significativa correlazione tra questi dati (Jactel et al., 2006).
Lotta
Per effettuare una lotta efficace sono disponibili diverse tecniche che possono essere tra loro integrate in vari momenti dell’anno. In linea generale occorre sempre privilegiare, nell’ordine, questi metodi:
• metodi fisici: lotta meccanica, collari;
• utilizzo di feromoni sessuali: confusione sessuale, cattura massale;
• lotta chimica: endoterapia, irrorazione.
Essenziale ricordare che, per ogni tipo di lotta attuata, il personale chiamato a intervenire deve indossare i DPI necessari e, dove richiesto, deve essere in possesso di apposite patenti (ad esempio come quella per l’acquisto e l’utilizzo dei prodotti fitosanitari o per la PLE). In alcuni casi si rendono necessari avvisi alla popolazione tramite affissione di cartellonistica, ovvero in caso di applicazione della confusione sessuale e di interventi di lotta chimica.
Ottobre-Dicembre
Lotta chimica con endoterapia: a fronte del possesso del patentino fitosanitario, di una deroga dell’autorità competente per motivi sanitari e di una reale necessità operativa è possibile applicare prodotti fitosanitari appositamente registrati per la lotta contro la processionaria del pino anche in area pubblica oltre che in ambito privato. Questi prodotti vengono applicati direttamente nei vasi xilematici delle piante colpite (tramite iniezione) e da qui vengono traslocate dalla pianta fino alle foglie che sono il substrato trofico delle larve. Queste, nutrendosene, andranno incontro a morte in uno stadio prematuro ed evitando la formazione di grossi nidi invernali (o comunque impedendo la formazione della processione delle larve mature verso terra). L’endoterapia è certamente il metodo di lotta chimica meno impattante dal punto di vista ambientale e tra quelli economicamente più sostenibili.
Novembre-Febbraio
Lotta meccanica: è il metodo di lotta tradizionale che consiste nella rimozione meccanica dei nidi invernali tramite il taglio del ramo e il suo successivo incenerimento. La criticità principale di questo metodo è certamente il costo elevato e l’alto rischio per gli operatori oltre alla necessità di mezzi di sollevamento che non
sempre possono essere utilizzati agevolmente.
Lotta chimica per irrorazione: in questa finestra temporale è anche possibile, esclusivamente nelle aree private, un tipo di lotta chimica rivolta verso i nidi invernali che andranno irrorati con formulati fitosanitari a base di piretroidi. In area privata è anche possibile impiegare prodotti biologici a base Bacillus thuringensis var. kurstaki. Questi prodotti, invece, non sono applicabili nelle aree pubbliche aree frequentate dalla popolazione in quanto non in linea con quanto prescritto dal PAN. In linea generale questa tipologia di lotta, seppur economicamente sostenibile è fortemente sconsigliata per via della tipologia stessa di trattamento che prevede un metodo di applicazione fortemente impattante sull’ecosistema (naturale o urbano che sia) e non impedisce la dispersione dei peli urticanti nell’ambiente. Allo stato attuale questo tipo di irrorazione può essere effettuata solo tramite pompe a motore da terra anche se sono in corso sperimentazioni per determinare se in futuro sarà possibile applicarli tramite droni, ammesso che questi vengano rimossi dalla categoria dei mezzi aerei: in Italia, infatti, attualmente non è possibile per legge un’applicazione di
Nido di Thaumatopoea pityiocampa
prodotti fitosanitari con questa tipologia di mezzi.
Febbraio-Aprile
Lotta meccanica: là dove non sia stato possibile effettuare il taglio dei nidi invernali possono essere impiegati dei dispositivi per la cattura delle larve che scendono in processione lungo i tronchi. Queste trappole sono note come collari. I collari consistono in una cintura plastica dotata di un tubo che viene applicata intorno al tronco. La cintura forma un ostatolo insormontabile per le larve che sono forzate a passare attraverso l’unico tubo sotto al quale è fissato un sacchetto contente terra che imita il terreno. In questo modo le larve vengono raccolte all’interno dei sacchetti e smaltite impedendo l’impupamento nel terreno.
Giugno-Luglio
Cattura massale: a complemento di altre tecniche possono essere applicate in chioma delle postazioni a cattura attivate con feromoni sessuali femminili allo scopo di effettuare una cattura massale dei maschi adulti con la conseguente riduzione degli accoppiamenti. Sono consiglia-
te di norma 6/8 postazioni per ettaro, distanti tra loro 40/50 metri. Le postazioni devono essere installate privilegiando i lati sud-ovest delle piante. In caso di gestione di ampie pinete l’indicazione del Servizio Fitosanitario Regionale della Regione Emilia-Romagna è quello di installare le postazioni ogni 100 metri lungo il perimetro e le strade di accesso a queste aree.
Confusione sessuale: l’ultimo strumento in termini di novità è dato dalla confusione sessuale. Questa tecnica non prevede l’impiego alcun tipo di insetticida bensì l’applicazione di grandi quantitativi di feromoni sessuali femminili (appositamente registrati) direttamente sulle chiome delle piante tramite marcatori da paintball. Questa quantità di feromone indurrà nei maschi una attrazione verso le zone trattate impedendo di riconoscere i segnali feromonici delle femmine, andando a diminuire gli accoppiamenti e quindi la formazione di nuovi nidi nella stagione successiva. I marcatori da paintball - tarati a una potenza inferiore ai 7,5 J, regolarmente punzonati e accompagnati da certificato di conformità - non sono considerati dalla normativa italiana come armi e possono essere acquistati facilmente ed utilizzati a seguito di una rapida formazione. Il grande vantaggio di questo metodo risiede nella facilità di applicazione e nei costi sostenibili e può essere efficace-
mente applicato sia in contesti naturali che urbani.
La gestione della processionaria del pino ha preso sempre più piede negli ultimi anni per le ragioni che sopra sono state elencate e, come per qualsiasi altro tipo di infestante, è assolutamente necessario che le ditte che offrono questo tipo di servizio abbiano ben chiare quali sono le prerogative per svolgere con qualità ed efficacia il lavoro. La formazione continua del personale è un punto essenziale per una buona riuscita di queste operazioni così come avere una gestione aziendale in linea con le principali certificazioni come la ISO 9001 e la UNI EN 16636. Rientra all’interno di questa gestione anche la corretta manutenzione delle attrezzature oltre alla lettura e alla piena comprensione delle etichette dei prodotti impiegati. Anche le aziende più strutturate possono essere affiancate nell’approfondimento di queste tematiche da parte di consulenti o confrontandosi direttamente con il Servizio Fitosanitario Regionale. Il tutto nell’ottica di poter procedere ad una gestione del verde del nostro territorio sempre più corretta e capillare e poter fare in modo che queste aree possano essere realmente fruibili sempre in maggior sicurezza per la popolazione, soprattutto per quella parte che più dipende dalla responsabilità di noi tutti.
Lorenzo Donati
Gestione
L’impatto del nuovo Registro Elettronico Nazionale per la tracciabilità dei rifiuti per attività di disinfestazione
Con il d.m. 4 aprile 2023, n. 59, entrato in vigore il 15 giugno 2023, è stato introdotto e regolamentato il c.d. RENTRI - Registro Elettronico Nazionale per la Tracciabilità dei Rifiuti ossia un modello di gestione digitale delle scritture ambientali per la tracciabilità dei rifiuti. Esso è stato istituto dall’art. 6 del d.l. 135/2018 (l. 12/2019 che ha abrogato il Sistri) ed è disciplinato dall’188-bis D. Lgs. 152/2006. Va subito precisato che la funzionalità del nuovo Registro, e dei relativi formulari e registri di C&S digitali, è rimessa a futuri decreti ministeriali da emanare entro il 19 dicembre 2023 e sarà comunque operativo dal 14 dicembre 2024: fino ad allora si continueranno a utilizzare il formulario ex Dm 145/1998 (o eventualmente il Vi.Vi.Fir.) e il registro cronologico di Carico e Scarico ex Dm 148/1998 attualmente in vigore. In estrema sintesi il RENTRI costituisce una sorta di “registro centralizzato” dove sono raccolti i dati provenienti dai registri di carico e scarico e dai formulari (gli allegati I e II del d.m. 59/23 disciplinano i nuovi modelli di registro e formulari ex art. 190 e 193 D. Lgs. 152/2006), tenuti in modalità digitale e trasmessi dai soggetti destinatari dell’obbligo. Esso inoltre rende disponibili agli operatori le informazioni sulle autorizzazioni dei trasportatori e dei
destinatari. Ai sensi dell’art. 12, c. 1 sono tenuti ad iscriversi al RENTRI: gli enti e le imprese che effettuano il trattamento dei rifiuti; i produttori di rifiuti pericolosi, fatto salvo quanto previsto dal comma 3 dell’articolo 9; gli enti e le imprese che raccolgono o trasportano rifiuti pericolosi a titolo professionale o che operano in qualità di commercianti e intermediari di rifiuti pericolosi; i Consorzi istituiti per il recupero e il riciclaggio di particolari tipologie di rifiuti; i soggetti di cui all’articolo 189, comma 3, del decreto legislativo n. 152 del 2006, con riferimento ai rifiuti non pericolosi. Per quanto attiene i rifiuti prodotti da attività di disinfestazione, da una prima lettura, sembrerebbero essere ricompresi nella lettera b) ma in merito arriveranno sicuramente dei chiarimenti. Ai fini dell’iscrizione al sistema RENTRI, i soggetti ad esso obbligati sono stati suddivisi dall’art. 13, c. 1, nelle seguenti “classi di utenti”: enti o imprese produttori iniziali di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi con più di 50 dipendenti […] che dovranno iscriversi dal 15.12.2024 ed entro il 13.02.2025; enti e imprese produttori di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi con più di 10 dipendenti che dovranno iscriversi dal 15.06.2025 ed entro il 14.08.2025; restanti produttori iniziali di rifiuti speciali pericolosi obbligati ai sensi dell’art. 12, c. 1, d.m. 59/2023 che dovranno iscriversi dal 15.12.2025 ed entro il 13.02.2026. Per quanto attiene i rifiuti da attività di disinfestazione, l’art. 13, c. 2 precisa che i produttori iniziali di rifiuti che trasportano “esclusivamente” i propri rifiuti speciali e iscritti all’Albo gestori in categoria 2-bis, si iscrivono al RENTRI “quando obbligati come produttori” di rifiuti, nel rispetto delle sopra indicate tempistiche. Ciò significa, per gli associati A.N.I.D., che la tempistica dell’iscrizione sarà dettata dal numero di dipendenti
occupati nella singola impresa, determinati secondo quando previsto dall’art. 13, c. 3. Le concrete modalità applicative dell’innovativo sistema digitale di tracciabilità dei rifiuti sono quindi ancora in divenire e vi è forte attesa per i decreti ministeriali attuativi sui quali gli operatori ripongono un’alta aspettativa per avere chiarezza.
Rodenticidi anticoagulanti: prosegue valutazione in Commissione Prodotti Biocidi dell’ECHA, decisioni prorogate al 2025
Il Consiglio direttivo del Cepa (in foto) si è riunito per raccogliere i risultati delle pressioni effettuate dagli stakeholders interessati alla sostenibilità delle esche rodenticida anticoagulanti (AVKs). La revisione dei principi attivi anticoagulanti, già inseriti nella lista TP14 della normativa biocidi, rischia di essere ancora più ristretta alla conclusione della nuova valutazione per la pressione sostenuta dagli investitori tedeschi e olandesi sul metodo di controllo indoor dei roditori con il solo uso di trappole; sostengono infatti che l’impiego di principi
attivi anticoagulanti possa essere definitivamente soppresso, grazie alla professionalità e alle metodiche tecnologicamente avanzate con le quali funzionerebbero i dispositivi di cattura. Il problema, che ha immediatamente evidenziato il Cepa, è che questa teoria risulta essere supportata da una sola documentazione presentata da un’unica azienda produttrice di trappole e, tra l’altro, priva di validazione scientifica ma anche priva di riscontri applicativi nei diversi scenari in cui un qualsiasi contesto antropizzato rischia contaminazioni dalla presenza di topi e ratti. La preoccupazione è pertanto rilevante, in quanto sembra curioso che in piena epoca di Green Deal possa essere presa in considerazione l’eliminazione di uno strumento di prevenzione all’igiene degli ambienti efficace e rapido, a vantaggio di innovazioni prive di garanzie che potrebbero mettere a serio rischio la salute umana e la salubrità degli alimenti nell’intera filiera alimentare. Cepa, sin dall’inizio di questa proposta, ha evidenziato la criticità e ha effettuato pressioni sugli stakeholders del settore alimentare invitando a esprimere la loro posizione al riguardo. Si è infatti condivisa la necessità che nell’ambito delle attività della derattizzazione siano preservati tutti gli strumenti di lotta attualmente disponibili, tra cui l’efficacia dei rodenticidi anticoagulanti che risulta ancora rilevante soprattutto laddove vi sia necessità di attuare strategie di lotta rapide per scongiurare rischi igienico sanitari. La pressione degli stakeholders ha dato i primi risultati in quanto la risposta della Commissione Prodotti Biocidi ha sostenuto
che fino al 2025 non saranno effettuate restrizioni ma saranno fornite solo indicazioni che possano indurre alla riduzione dei principi attivi anticoagulanti, lasciando alle autorità dei singoli Paesi aderenti all’UE l’eventuale decisione di ridurne o meno l’utilizzo.
Il momento risulta dunque essere molto delicato, in quanto la Commissione Prodotti Biocidi attende nei prossimi semestri ulteriori documentazioni per entrambi i principi applicativi. Un confronto costante tra sostenibilità, efficienza e capacità di riduzione delle criticità in tempi rapidi, in linea con le esigenze igienico sanitarie previste in tutti i contesti in cui è indispensabile tutelare la salute umana. Il futuro della derattizzazione è quindi legato a tutti gli attori che si renderanno parte attiva a sostenere professionalità, scienza ed efficienza delle tecniche attualmente disponibili.
Insensato demonizzare Vespa orientalis, si diano informazioni corrette su prevenzione
In Europa, oggi, sono segnalate quattro specie di Vespa, delle quali, due autoctone: Vespa crabro, il comune calabrone, e Vespa orientalis. Le altre due alloctone sono entrambe di origine asiatica: Vespa bicolor ad oggi segnalata solo di poche stazioni dell’Andalusia (Spagna meridionale), e Vespa velutina, oggi diffusa in Francia meridio -
nale e nell’Italia nord-occidentale a sud fino alla Toscana. Delle due specie autoctone, Vespa crabro è ampiamente diffusa su quasi tutto il territorio nazionale mentre Vespa orientalis è più termofila e predilige zone dell’Italia centro-meridionale. La Vespa orientalis si riconosce per una vistosa banda giallo-chiaro sull’addome.
Nel Lazio e a Roma in particolare la Vespa orientalis è nota da molto tempo. Tuttavia, negli ultimi 2 – 3 anni gli avvistamenti di Vespa orientalis si sono effettivamente intensificati. L’ipotesi più plausibile per spiegare questo fenomeno è il cambiamento climatico. Infatti, specie termofile come la Vespa orientalis si avvantaggiano dalla combinazione di estati torride e inverni miti. Nonostante ciò, a differenza di quanto riportato in alcune notizie degli ultimi giorni, la Vespa orientalis non presenta un’aumentata aggressività rispetto ad altre vespe, ma rimane come sempre rapida nei movimenti e piuttosto attiva durante le ore più calde delle giornate. Come per tutte le specie di vespe, la Vespa orientalis diviene pericolosa se ci si avvicina troppo al nido ossia quando sente minacciata la propria colonia; in questo caso diventano aggressive e vi è il rischio di essere attaccati e punti da più individui contemporaneamente. Lontano dal nido pungono in pratica solo se afferrate o schiacciate, altrimenti si allontanano. Pertanto non ha senso demonizzare questi insetti, piuttosto è importante dare informazioni corrette sulle precauzioni da adottare nel caso in cui si rendesse necessario un intervento di controllo ed eliminazione di una colonia di Vespa orientalis insediata in un’area sensibile. Come sempre è bene non improvvisare, bensì coinvolgere dei professionisti che svolgano l’intervento seguendo tutte le regole di sicurezza necessarie.
Cimici dei letti in Francia: panico agevola solo aziende improvvisate e a caccia di business
“Quello che mi preoccupa è che la gente venga truffata da aziende che fanno pagare 2.000 o 3.000 euro per liberarla da queste cimici” ha dichiarato il Ministro della Salute francese, Aurèlien Rousseau, denunciando gli abusi di aziende che si stanno verificando in questi giorni a seguito dell’aumento di cimici dei letti (Cimex lectularius) registrato fra Parigi e dintorni. Tale situazione ha letteralmente generato il panico fra la popolazione transalpina, a vantaggio di imprese spesso improvvisate intente a cavalcare l’onda emotiva con l’esclusivo interesse di fare business a spese dei cittadini.
L’Associazione Nazionale delle Imprese di Disinfestazione sottolinea che l’infestazione da cimici dei letti può verificarsi ovunque e in qualsiasi situazione e non è necessariamente correlata a situazioni di scarsa igiene, anche se quest’ultimo può aiutarne la proliferazione.
L’eliminazione della problematica può richiedere tempo, serve pazienza. Il panico non aiuta affatto!
A.N.I.D. sconsiglia fortemente il “fai da te”, magari eseguito attraverso il ricorso ad insetticidi che potrebbe non solo agevolare il movimento delle cimici da letto ma anche rivelarsi dannoso per l’ambiente e la salute dell’uomo se usati in maniera scorretta.
L’Associazione Nazionale delle Imprese di Disinfestazione invita dunque a rivolgersi ad aziende qualificate per risolvere in maniera definitiva eventuali problematiche, attraverso l’intervento di tecnici adeguatamente formati.
Personale imprese disinfestazione:
Ministero fissa costo medio orario del lavoro
Il Ministero del Lavoro ha aggiornato, attraverso il Decreto Direttoriale n. 52 del 27 settembre 2023, il costo medio orario del lavoro con riferimento al periodo decorrente da luglio 2023. La misura riguarda anche il personale dipendente, impiegati e operai, da imprese di disinfestazione e servizi integrati/multiservizi. I nuovi importi sono calcolati secondo i valori riportati nelle tabelle allegate al Decreto, sia a livello nazionale che provinciale.
Il costo del lavoro è suscettibile di oscillazioni in relazione: ad eventuali benefici (contributivi, fiscali o di altra natura) previsti da disposizioni normative di cui il datore di lavoro può usufruire; a eventuali oneri derivanti dall’applicazione di accordi integrativi aziendali, nonché specifici costi inerenti ad aspetti logistici (indennità di trasferta, lavoro notturno ecc.); a oneri derivanti da specifici adempimenti connessi alla normativa in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (D. Lgs. 81/2008).
La formica di fuoco è arrivata in Italia
Sulle coste italiane è arrivata la Solenopsis invicta, formica rossa altrimenti nota come “formica guerriera” o “formica di fuoco” - per le punture assai dolorose che può infliggere. Originaria anche questa del Sud America, grazie ai trasporti marittimi ha già conquistato buona parte del globo: in meno di un secolo ha colonizzato Australia, Cina, Caraibi, Messico e Stati Uniti, mentre l’Europa finora era rimasta immune. Finora, perché uno studio pubblicato sulla rivista Current Biology certifica adesso la sua presenza in Italia e in particolare in Sicilia: 88 nidi sono stati individuati non lontano da Siracusa.
La Solenopsis invicta può diffondersi in maniera estremamente rapida, con impatti notevoli sugli ecosistemi, l’agricoltura e la salute umana.
“Si tratta di un predatore generalista e nei luoghi in cui si insedia causa la diminuzione della diversità di invertebrati e piccoli vertebrati”, spiega Mattia Menchetti dell’Istituto spagnolo di Biologia evoluzionistica, che ha guidato la ricerca con la collaborazione di Università di Parma e Università di Catania. “Grazie al veleno contenuto nel loro aculeo e alle colonie che possono raggiungere centinaia di migliaia di individui, queste formiche possono avere un impatto su animali giovani, deboli, o malati”.
L’innovazione
nell’erogazione automatica
Esistono diverse strategie per difendere gli ambienti dagli insetti volanti come l’installazione di trappole elettroluminose che attraggono e intrappolano mosche e lepidotteri attraverso cartoni collanti. Questi dispositivi sono raccomandati per ambienti ho.re.ca e industrie alimentari soggetti agli standard HACCP.
Per ambienti ad alta frequentazione come bar, ristoranti e strutture ricettive, una valida soluzione è l’installazione di sistemi automatici di erogazione di insetticidi aerosol.
Copyr offre da oltre 40 anni un sistema con bombole insetticide e valvola a dosaggio, erogate periodicamente da un erogatore automatico.
Il Piretro, insieme a Tetrametrina e Piperonil Butossido, è alla base di
questo sistema. Le Piretrine sono caratterizzate da una rapida azione abbattente contro mosche e insetti volanti, oltre a svolgere un’azione insetto-repellente.
La grande novità del 2023 è certamente la nuova bombola insetticida KENYASAFE® PY PLUS, recentemente introdotta sul mercato e progettata per l’utilizzo domestico e civile in combinazione con l’erogatore automatico Copyrmatic®.
KENYASAFE® PY PLUS è una bombola insetticida a base di Piretrine naturali (Chrysanthemum cinerariaefolium estratto), Geraniolo e del sinergizzante MGK®-264, sviluppato in USA, per proteggere dall’intrusione di insetti volanti, case, uffici, bar, ristoranti, alberghi, scuole, negozi, ospedali, convivenze in genere, magazzini, indu-
strie alimentari ed aree zootecniche.
KENYASAFE® PY PLUS assicura il controllo di tutti gli insetti volanti, come mosche (Musca domestica e Stomoxys calcitrans), zanzare (compresa la zanzara tigre) e insetti delle derrate (Plodia interpunctella e Ephestia kuehniella), in virtù del potere abbattente esercitato da Piretro e Geraniolo su tutti gli insetti, che vengono così eliminati dagli ambienti trattati.*
L’erogatore automatico Copyrmatic garantisce una distribuzione uniforme del prodotto, proteggendo gli ambienti da insetti volanti indesiderati.
(*) Il testo riportato corrisponde all’etichetta approvata dal Ministero della Salute.