Ambienti Sani Gen-Mar 24

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RIVISTA UFFICIALE

Sicurezza alimentare: focus su Necrobia rufipes

Insetti per fare economia circolare Speciale PestMed 2024: convegni ed espositori

Luoghi di Lavoro - Abitazioni - Ho.Re.Ca - Aree Urbane - Verde Pubblico - Impianti Sportivi

DIRETTORE EDITORIALE

Marco Benedetti, Presidente A.N.I.D.

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COMITATO SCIENTIFICO

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Mario Principato, Centro di Ricerca Urania - Perugia

Fulvio Marsillo, Università di Teramo

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SEGRETERIA A.N.I.D.

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EDITORE, DIREZIONE, REDAZIONE, PUBBLICITÀ E AMMINISTRAZIONE

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DIRETTORE RESPONSABILE

Claudio Vercellone

TIPOGRAFIA

LA GRAFICA s.r.l.

STUDIO GRAFICO

QuartoCanale di G.C.

SOMMARIO

EDITORIALE

La “certificazione delle competenze” di Lorenzo Toffoletto p. 3

Formazione professionale A.N.I.D. di Rita Nicoli ..................................................................................... p. 5

RUBRICHE

Evoluzione normativa di Aurelia Fonda e Francesca Ravaioli............................................. p. 6

Biologia ed Etologia di Lara Maistrello ............................................................................. p. 12

Entomologia e Parassitologia di Mario e Simona Principato p. 18

ARTICOLI

Biodiversità

Convivenza urbana con le specie animali di David Bianco ................................................................................ p. 22

Pest Management

Dengue in Italia: 2023 anno record di Caputo B., Longo E., De Marco C. M., Della Torre A. p. 28

Sicurezza alimentare

Focus su Necrobia rufipes (DeGeer) di S. Savoldelli, S. Guarino p. 36

Salute

Pillole di insetti e altro, nella medicina tradizionale cinese di Pasquale Trematerra p. 40

Eco-narrazione Il baco da seta di Gianumberto Accinelli

ANNO 3 • Numero 1

GENNAIO - MARZO 2024

Iscritto al n. 8578 r.st. in data 16/03/2022 sul registro stampa periodica del tribunale di Bologna

Gli autori sono pienamente responsabili degli articoli pubblicati che la Redazione ha vagliato e il Comitato Scientifico ha analizzato garantendone la validità tecnico scientifica. Ciò nonostante, errori, inesattezze e omissioni sono sempre possibili. Avenue media, pertanto, declina ogni responsabilità per errori e omissioni eventualmente presenti nelle pagine della rivista.

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La “certificazione delle competenze”

L’unico strumento atto a identificare i veri professionisti del “Pest Management”

Dopo il successo strepitoso della prima edizione del 2022, eccoci alla seconda “PestMed”, la “Fiera Evento per i professionisti del pest management e della sanificazione”. Indubbiamente un’occasione da non perdere per chiunque abbia in qualche modo a che fare con il “Pest Management” e la “sanificazione”, nonché segno tangibile del

fatto che agli addetti a tali servizi è richiesto un bagaglio di abilità e conoscenze assai notevole. In sintesi, quindi, la professionalità degli operatori risulta essenziale. Tuttavia, da qualche tempo il quesito che sempre più fruitori dei servizi di pest management si pongono riguarda la figura del “trained professional” o “professionista formato”, e in particolare come individuare e distinguere chi è veramente tale da chi non lo è. Come noto, quella di poter contare su personale tecnico professionalmente istruito era già un’esigenza molto sentita dalle aziende del comparto del “pest management”, e proprio per rispondere a tale esigenza A.N.I.D., che ha da sempre a cuore la professionalizzazione dei “P.C.O.”, ha inventato la

formazione nel settore e sviluppato didattiche da cui molti hanno poi tratto ispirazione. L’approvazione del “regolamento biocidi” (reg. UE 528/2012), introducendo la figura del “trained professional”, ha dato un’ulteriore e decisa spinta alla professionalizzazione degli operatori del comparto, ma non essendoci ancora una specifica norma cogente di riferimento, sul mercato tuttora si trovano anche operatori di dubbia capacità e competenza, convinti magari che l’aver frequentato un corso di qualche ora on-line li qualifichi “trained professional”. E questo nonostante le certificazioni volontarie, quali ad esempio lo Standard UNI-EN 16636:2015, enfatizzino l’importanza della formazione per tutte le figure aziendali, tan-

to da introdurre l’esigenza di dare evidenza documentale della formazione e degli aggiornamenti seguiti. Tutto ciò comporta ora delle nuove e rigorose esigenze, soprattutto per gli stessi tecnici operanti nel comparto, prima fra tutte quella di avere riconosciuta inequivocabilmente la propria professionalità. Bene, ad oggi l’unica risposta oggettivamente valida a tale domanda è la “certificazione delle competenze” istituita da CEPAS-BVI in collaborazione con ANID, la sola in grado di rispondere alle istanze poste dal mercato in merito alla professionalità degli operatori del “pest management”. Grazie allo “schema per la certificazione dei disinfestatori-sanificatori professionisti - TRAINED

PROFESSIONAL - tecnici del Pest Management”, si ha uno strumento oggettivo di valutazione delle conoscenze, abilità e capacità dei singoli operatori. La certificazione delle competenze è “super partes”, dato che l’ente certificatore garantisce la “terzietà”, a prescindere dal curriculum formativo del candidato, e pertanto anche rispetto alla formazione che l’operatore ha svolto con

A.N.I.D.. Il percorso formativo da possedere per poter accedere all’esame di certificazione delle competenze dev’essere teorico e pratico nel settore del “Pest Management”; all’esame, quindi, possono accedere tutti gli operatori con almeno 80 ore di formazione comprovata e documentata. Inoltre, possono sostenere l’esame di certificazione anche coloro che hanno i requisiti di cui all’art. 2 comma 3 del DM 274/97. Quella delle competenze, il cui schema è stato stilato secondo la norma UNI CEI EN ISO/IEC 17024 “Requisiti generali per gli organismi che eseguono la certificazione delle persone”, è una certificazione della persona, è volontaria, riguarda il singolo, e la prossima sessione d’esame avrà luogo a Bologna il 29 marzo 2024. Lo schema, che già contempla l’obbligo di aggiornamento, colma una lacuna normativa in un settore in cui è sempre più sentita la necessità di professionalità e stabilisce una distinzione certa dagli operatori improvvisati o, peggio, dai falsi professionisti. La proposta di certificazione su base volontaria si rivolge a tutti gli operatori tec-

nici delle imprese del comparto, in particolare alle Aziende certificate UNI-EN 16636:2015 e/o UNI-EN ISO 9001-2015. La stessa certificazione, inoltre, prevede già l’integrazione con eventuali percorsi formativi che le Autorità Competenti andranno ad istituire, la cui implementazione vede ancora A.N.I.D. parte attiva, ma che ad oggi sembrano di là da venire. In tal senso, comunque, l’idea perseguita e in discussione nel succitato tavolo ministeriale è solamente quella di un “patentino” per l’acquisto e l’uso dei prodotti biocidi. Per A.N.I.D., invece, la professionalità non si esprime solo con il possesso di un patentino per l’acquisto e l’utilizzo dei biocidi, ma è molto altro. Proprio per questo A.N.I.D. sta avviando i contatti con le varie stazioni appaltanti nazionali, pubbliche e private, per far conoscere la “certificazione delle competenze” quale risposta alla domanda di certezze sulla professionalità degli operatori del “Pest Management”.

Formazione professionale A.N.I.D.

Fornire adeguate conoscenze teoriche e pratiche per una formazione specifica

Dopo 25 anni di esperienza e di vissuto in Associazione, posso confermare che sono stati fatti grandi passi e si sta lavorando per raggiungere altri importanti obbiettivi a favore della categoria.

In questo periodo A.N.I.D. è cresciuta molto ed in particolare l’attività di formazione professionale per gli Operatori del Pest Control è diventata un fiore all’occhiello dell’associazione. È ormai assodato che la “formazione A.N.I.D.”, unanimemente riconosciuta come scientificamente rigorosa, tecnicamente corretta ed eticamente “super partes”, rappresenti il riferimento per le aziende del comparto,

per l’intero “mercato” e per tutte le Istituzioni. Rivolgendosi da sempre non solo alle aziende associate, ma anche alle non associate e agli “utenti” pubblici e privati, A.N.I.D. ha inventato dei sistemi e degli schemi formativi divenuti nel tempo il modello standard per la preparazione di tutte le figure professionali operanti nelle imprese di Pest Management o a queste connesse, trovando inoltre sponda nelle istituzioni.

Lo scopo del percorso didattico è quello di fornire adeguate conoscenze teoriche e pratiche per offrire un servizio di formazione specifica chiaro, condiviso e di qualità.

Academy professionale a moduli

La formazione A.N.I.D. consente di spaziare fra una serie di moduli da 4 ore indipendenti tra loro. L’offerta formativa può essere sviluppata in differenti modalità:

1. corso completo di 88 ore composto da lezioni condotte online (totale 64 ore divise in 16 moduli) e parte pratica in presenza (totale 24 ore

divise in 3 giornate consecutive); 2. scelta di un piano formativo personalizzato, con acquisizione dei singoli moduli da 4 ore nelle date indicate.

Il Programma formativo A.N.I.D. si pone nell’ottica di individuare la formazione necessaria a definire il “professionista adeguatamente formato (trained professional)” previsto dal Regolamento UE sui biocidi n. 528/2012 e soprattutto a fronte dei requisiti richiesti e delle competenze indicate nell’Annex A dello Standard EN 16636. Oggi un Tecnico Disinfestatore, com’è richiesto dalle normative vigenti, da quelle in divenire e dal mercato, deve possedere conoscenze abilità competenze ed esperienze tali da identificarne la professionalità con certezza, e A.N.I.D. offre una formazione non solo comprovatamente adeguata e avvalorata dal criterio della terzietà, ma addirittura suffragata e documentata dalla “certificazione delle competenze” del “trained professional”.

Direttiva Sicurezza Generale dei Prodotti e sistema RAPEX

Il sistema di allarme rapido dell’UE

per i prodotti pericolosi non alimentari

La Direttiva Sicurezza Generale dei Prodotti, (DGSP - Direttiva 2001/95/CEE, recepita in Italia con il D.Lgs. 6 settembre 2005 n. 206, più noto come Codice del Consumo) si applica ai prodotti immessi sul mercato comunitario e destinati ai consumatori, in due casi:

• qualora non sia applicabile a un prodotto specifico nessuna legislazione comunitaria, particolare o specifica;

• ove il prodotto sia regolato da una legislazione specifica, ma questa presenti alcune lacune che possono essere colmate dalla Direttiva Sicurezza Generale dei Prodotti, per cui il prodotto rientra anche nel campo d’applicazione della Direttiva Sicurezza Generale dei Prodotti.

La direttiva impone ai produttori un obbligo generale di sicurezza per tutti i prodotti immessi sul mercato comunitario e destinati ai consumatori; si tratta di una normativa orizzontale, cioè applicabile a tutti i prodotti a eccezione dei prodotti alimentari, farmaci e altri prodotti per i quali sono previste specifiche normative di sicurezza, e dal 1° gennaio 2010 si applica anche ai prodotti di uso professionale.

Rapex

Il RAPEX (Sistema comunitario di informazione rapida sui prodotti non alimentari) è uno strumento essenziale per proteggere i consumatori europei dai prodotti pericolosi e permette con la condivisione delle informazioni di rendere la vigilanza efficiente, risparmiando risorse preziose.

Grazie a tale sistema, le informazioni sui prodotti pericolosi (esclusi alimenti/mangimi, prodotti farmaceutici e dispositivi medici) sono diffuse rapidamente su tutto il territorio comunitario e gli interventi sui differenti mercati sono semplificati. Al sistema partecipano i 27 Stati membri dell’Unione Europea oltre all’Islanda, il Liechtenstein e la Norvegia. Le Autorità nazionali degli Stati membri notificano alla Commissione europea i prodotti che rappresentano un rischio grave per la sicurezza dei consuma-

di Aurelia Fonda e Francesca Ravaioli Ministero della Salute

tori, condividendo le informazioni su tutte le misure adottate contro i prodotti pericolosi utilizzando il sistema RAPEX, dove vengono pubblicate sotto forma di allarme. Questo sistema di allarme rapido per i prodotti peri-

Il RAPEX
è in funzione dal 2003: l’obiettivo
è la sicurezza dei consumatori

colosi è in funzione dal 2003 a seguito dell’attuazione della Direttiva relativa alla sicurezza generale dei prodotti (DSGP): fin dall’entrata in vigore della DSGP nel 2004, la Commissione europea pubblica ogni venerdì un elenco dei prodotti pericolosi segnalati dalle autorità nazionali (le notifiche RAPEX), con tutte le informazioni riguardanti i singoli prodotti, i rischi possibili e le misure adottate dai Paesi competenti. Con questo strumento la Commissione Europea facilita la condivisione tempestiva tra Stati membri delle informazioni sui prodotti pericolosi circolanti sul mercato europeo, al fine di prevenire l’acquisto di tali prodotti da parte dei consumatori e di informare i professionisti sui rischi che possono coinvolgere gli utilizzatori e la popolazione esposta. Ogni segnalazione contiene informazioni sul tipo di prodotto individuato come pericoloso, una descrizione del rischio e le misure adottate dall’operatore economico o disposte dall’autorità nazionale. Ogni segnalazione è monitorata dalle altre autorità europee, che adottano le proprie misure, se trovano lo stesso prodotto nei rispettivi mercati nazionali. Quando si

accerta la pericolosità di un prodotto di consumo, l’Autorità nazionale competente adotta gli opportuni provvedimenti: la collaborazione fra le Autorità di controllo degli Stati membri è necessaria per garantire la realizzazione degli obiettivi di protezione sostenuti dalla DSGP, realizzando la collaborazione a livello operativo in materia di sorveglianza del mercato e altre attività di controllo, come in particolare la valutazione dei rischi, il collaudo dei prodotti, lo scambio di esperienze e di conoscenze scientifiche, l’esecuzione di progetti di sorveglianza congiunta e la ricerca, il ritiro o il richiamo di prodotti pericolosi.

La rete RAPEX Italiana

In Italia il punto di contatto, che coordina il funzionamento del sistema a livello nazionale, è istituito presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (ex-Ministero dello sviluppo economico - DG per il mercato, la concorrenza, il consumatore, la vigilanza e la normativa tecnica - Sicurezza e conformità dei prodotti).

La rete nazionale di controllo comprende le amministrazioni pubbliche nazionali, che, secondo le rispettive competenze per materia, controllano la sicurezza dei prodotti immessi sul mercato (Ministero delle Imprese e del Made in Italy, Ministero della salute, Ministero delle infrastrutture e trasporti, Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, Ministero dell’interno, Ministero dell’economia e delle finanze).

Il ruolo del Ministero della Salute

Il Ministero della salute contribuisce al sistema RAPEX nell’ambito dei programmi settoriali di sorveglianza del mercato nazionale. Le competenze specifiche del Ministero riguardano principalmente i rischi connessi alla presenza di sostanze chimiche in base al regolamento REACH, ai raggi laser (lesioni agli occhi) e i rischi

ENGLISH ABSTRACT

GENERAL PRODUCT SAFETY DIRECTIVE AND RAPEX SYSTEM

The EU rapid alert system for dangerous non-food products

The General Product Safety Directive imposes a general safety obligation on producers for all products placed on the EU market and intended for consumers.

It is a horizontal regulation, i.e. applicable to all products except for foodstuffs, pharmaceuticals and other products for which specific safety regulations apply; as of 1st January 2010 it also applies to products for professional use. RAPEX is an EU “alert system” that works for all products posing a serious risk to consumers’ health and safety, with the exception of foodstuffs, pharmaceuticals and medical devices.

connessi a problematiche microbiologiche. La rete nazionale afferente al Ministero della salute è costituita innanzitutto dai Comandi dei carabinieri per la sanità (NAS), che rappresentano il principale strumento operativo per la ricerca attiva dei prodotti segnalati come pericolosi dal sistema RAPEX e il punto centrale per le segnalazioni/denunce da parte dei consumatori. A essi si affiancano, soprattutto in caso di notifiche relative a prodotti lavorati o confezionati in Italia, i Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende sanitarie locali, coordinati dagli Assessorati della salute delle regioni interessate.

Scambi di informazioni e situazioni che esigono un intervento rapido Il sistema RAPEX si attiva per la condivisione a livello europeo delle mi-

sure che impediscono, limitano o subordinano a condizioni particolari la commercializzazione e l’uso di prodotti che presentano un rischio grave per la salute e la sicurezza dei consumatori e, in caso di prodotti contemplati dal Regolamento (CE) n. 765/2008, alle misure che impediscono, limitano o subordinano a condizioni particolari la commercializzazione e l’uso di prodotti che presentano un rischio grave per la salute, la sicurezza o altri interessi pubblici pertinenti (ad esempio la sicurezza o l’ambiente) degli utilizzatori finali. Con la notifica del sistema di allarme rapido RAPEX, le autorità nazionali devono fornire informazioni dettagliate (compilando la scheda di notifica standardizzata) che identificano l’articolo (marca, fotografie, importatore, distributore) e la sua distribuzione in qualsiasi altra parte dell’Europa, i particolari dei rischi

che presenta e qualsiasi azione intrapresa per tutelare il pubblico. La Commissione può intervenire rapidamente a livello europeo con misure di validità di un anno (rinnovabile), a fronte di un grave rischio provocato da un prodotto.

Vi sono 2 tipologie di notifiche RAPEX:

Articolo 11: gli Stati membri hanno l’obbligo di trasmettere una notifica alla Commissione a norma dell’articolo 11 della DSGP quando:

a. il prodotto interessato è un prodotto di consumo;

b. il prodotto interessato è oggetto di misure restrittive adottate dalle autorità nazionali (misure obbligatorie);

c. il prodotto interessato presenta un rischio non grave con effetti del rischio transfrontalieri; oppure presenta un rischio grave con

effetti del rischio NON transfrontalieri, ma le misure in questione contengono informazioni che possono presentare interesse per altri Stati membri per quanto riguarda la sicurezza del prodotto;

d. le misure adottate non devono essere notificate nell’ambito di un’altra procedura di notifica prevista dal diritto dell’UE.

Articolo 12: gli Stati membri sono tenuti a notificare alla Commissione le misure sia esse obbligatorie che volontarie:

a. il prodotto rientra nell’ambito di applicazione della DSGP o in quello del regolamento (CE) n. 765/2008 (accreditamento e vigilanza del mercato);

b. il prodotto è oggetto di misure che impediscono, limitano o subordinano a condizioni particolari la sua commercializzazione o il suo utilizzo (“misure preventive

Fig. 1 - Schema di notifica DSGP Decisione (UE) 2019/417

e restrittive”);

c. il prodotto presenta un rischio grave o, in caso di prodotti contemplati dal regolamento (CE) n. 765/2008, anche per altri interessi pubblici pertinenti degli utilizzatori finali;

d. non si può escludere la natura transfrontaliera degli effetti del rischio grave o, in caso di prodotti contemplati dal regolamento (CE) n. 765/2008, anche per altri interessi pubblici pertinenti degli utilizzatori finali.

Quando la misura notificata a norma degli articoli 11 o 12 è intesa a limitare la commercializzazione o l’uso di una sostanza chimica o di un preparato chimico, gli Stati membri forniscono quanto prima possibile una sintesi o i riferimenti dei pertinenti dati della sostanza o del preparato in questione e dei sostituti conosciuti, qualora tale informazione sia disponibile, comunicando inoltre gli effetti previsti del provvedimento sulla salute e la sicurezza dei consumatori, nonché la valutazione del rischio effettuata in conformità dei principi generali di valutazione dei rischi delle sostanze chimiche ai sensi del Regolamento (CE) n. 1907/2006 - REACH e del Regolamento (CE) N. 1272/2008 - CLP. L’attuazione della Decisione (UE) 2019/417 (Fig. 1) stabilisce le linee guida per la gestione del sistema d’informazione rapida dell’Unione europea (RAPEX) sulla sicurezza dei prodotti e del suo sistema di notifica, definito dalla direttiva 2001/95/UE.

Tra le azioni che vengono adottate ai sensi del Codice del consumo - decreto legislativo n 206/2005 - articolo 107 ricordiamo:

1. il ritiro: qualsiasi misura volta a impedire la distribuzione e l’esposizione di un prodotto pericoloso, nonché la sua offerta al consumatore.

2. il Richiamo (se è già stato acquistato dai consumatori): le misure volte a ottenere la restituzione di un prodotto pericoloso che il fabbricante o il distributore ha già fornito o reso disponibile ai consumatori;

3. il divieto alla vendita.

Esempi di notifiche RAPEX

Di seguito vengono riportati alcuni esempi di notifiche RAPEX relative a prodotti disinfestanti e detergenti, caratterizzati da un alto profilo rischio chimico e commercializzati in contrasto alla normativa europea e nazionale. Le notifiche possono essere scaricate dal sito https://ec.europa.eu/safety-gate-alerts/screen/ webReport

DICLORVOS Insetticida usato contro cimici dei letti - Vendite on-line

A12/02830/23 - Pubblicato il giorno 24/11/2023

Il prodotto contiene diclorvos, che non è autorizzato ai sensi del Regolamento 528/2012 sui prodotti biocidi, per l’uso in insetticidi, acaricidi e prodotti per il controllo di altri artropodi: i biocidi del tipo di prodotto 18 contenenti diclorvos (CAS: 62-73-7) sono vietati sul mercato dal 1° novembre 2012. Il diclorvos è una sostanza pericolosa classificata come H301 “Tossico se ingerito”, H311 “Tossico a contatto con la pelle”,

H317 “Può provocare una reazione allergica cutanea”, H330 “Letale se inalato” e H400 “Molto tossico per gli organismi acquatici”. Gli effetti della sovraesposizione sono talvolta gravi, potenzialmente fatali. Misure adottate dagli operatori economici (Distributore): Richiamo del prodotto dagli utenti finali

NAFTALENE

insetticida in pallini

A12/00842/23 per armadi

A12/00842/23 - Pubblicato il giorno 21/04/2023

Il prodotto contiene naftalene, che non è autorizzato a essere utilizzato nei biocidi. Il naftalene è irritante se inalato o a contatto con la pelle e potrebbe causare il cancro. Inoltre, il prodotto non è etichettato correttamente e il consumatore non è informato dei rischi. Il prodotto non è conforme al Regolamento 528/2012 sui prodotti biocidi né al Regolamento relativo alla classificazione, all’etichettatura e all’imballaggio delle sostanze e delle miscele (CLP). Misure adottate dagli operatori economici (Distributore): Richiamo del prodotto dagli utenti finali.

DETERGENTI

CON METANOLO Fluidi per pulizia parabrezza

A12/01144/21 - Pubblicato il giorno 30/07/2021

A12/01828/20 - Pubblicato il giorno 18/12/2020

Moduli UNI EN 16636

BRC IFS HACCP

Proofing, Non Conformità

Soglie, Azioni Correttive

GPS, Antilarvale, Adulticida

Area Clienti, Planimetrie

Programmazione, Magazzino

Riconoscimento Infestanti

Mitigazione del rischio

Intelligenza Artificiale

un singolo Stato membro. Il nuovo sistema di allarme rapido SafetyGate comprenderà tre elementi innovativi: un sistema interno di allarme rapido sui prodotti pericolosi non alimentari attraverso il quale le autorità nazionali e la Commissione possono scambiare informazioni su tali prodotti; un portale web destinato a informare il pubblico e consentirgli di presentare reclami (portale SafetyGate); e infine un portale web

prodotti e si adoperano per rendere questa procedura più efficace e più rapida. (Product safety pledge - European Commission (europa.eu). L’espansione del commercio elettronico e il progresso delle nuove tecnologie hanno ridotto l’efficacia della DGSP del 2001: la mancanza di disposizioni esplicite volte ad affrontare le specificità della vendita online, in particolare la comparsa di nuovi attori nella catena di fornitura, ha pregiudicato la sicurezza dei consumatori dell’UE e la parità di condizioni per le imprese dell’UE. Di qui, l’esigenza di ammodernare il quadro normativo, peraltro con un diverso strumento legislativo: non più una direttiva, bensì un regolamento. Ancora una volta il legislatore europeo ricorre alla fonte che garantisce il maggior grado di uniformità. Il Regolamento, dunque, dedica un apposito capo agli “online marketplace”. L’espressione intende ricomprendere i provider di servizi di intermediazione on line che forniscono ai consumatori accesso ai prodotti dei commercianti, consentendogli di concludere contratti a distanza per la vendita di prodotti.

specifici obblighi per l’e-commerce

tramite la quale le imprese possono adempiere l’obbligo di avvisare le autorità e i consumatori riguardo a prodotti pericolosi e incidenti (SaCambia altresì la platea dei soggetti considerati: il Regolamento SafetyGate introduce specifici obblighi in capo alle piattaforme di e-commerce, i fornitori di “online marketplace”: Le Autorità nazionali possono anche chiedere ai mercati online di rimuovere gli annunci dei prodotti in que -

I mercati online hanno firmato l’impegno dell’UE per la sicurezza dei

Rete per la sicurezza dei consumatori

Altro aspetto fortemente innovativo introdotto dal Regolamento SafetyGate è riportato all’Articolo 30. Viene infatti istituita una rete europea delle autorità degli Stati membri competenti per la sicurezza dei prodotti (“rete per la sicurezza dei consumatori”). L’obiettivo della rete per la sicurezza dei consumatori è quello di fungere da piattaforma per la cooperazione e il coordinamento strutturati tra le autorità degli Stati membri e la Commissione al fine di migliorare la sicurezza dei prodotti nell’Unione.

Aurelia Fonda e Francesca Ravaioli

Insetti per fare economia circolare in progetti di ricerca applicata

L’odierna situazione richiede nuove idee per ridurre l’impatto ambientale della produzione alimentare

Il 15 novembre 2022 la popolazione umana nel mondo ha raggiunto gli 8 miliardi di unità e si prevede che raggiungerà i 9,7 miliardi entro il 2050 (Gu et al., 2021). Una delle maggiori sfide è nutrire la crescente popolazione mondiale con alimenti nutrienti con l’obiettivo di ridurre il più possibile l’impatto ambientale della produzione alimentare. Secondo le stime della FAO, la domanda mondiale di proteine di origine animale dovrebbe aumentare del 70-80% (FAO, 2017) entro il 2050. Tuttavia, la filiera alimentare di origine animale è quella con il maggiore impatto ambientale in termini di gas serra (gas a effetto serra), utilizzo del suolo e dell’acqua, potenziale di acidificazione ed eutrofizzazione

Dipartimento di Scienze della Vita, Centro Interdipartimentale

ENGLISH ABSTRACT

INSECTS FOR A CIRCULAR ECONOMY IN APPLIED RESEARCH PROJECTS

Today’s situation calls for new ideas to reduce the environmental impact of food production

In the world today, there is a great contradiction between the need to feed a constantly growing human population without negatively impacting the environment, and a shameful waste of food.

In this respect, insects can play a fundamental role as bioconverters to implement a circular economy, enhancing and turning organic waste into highvalue products (proteins, fats, chitin and organic soil improver/ fertiliser residue) that are useful in many industrial (e.g. feed) and agricultural fields. The black soldier fly, Hermetia illucens, has been used for the enhancement of various types of organic waste in applied research projects carried out between 2016 and 2023 in the Emilia-Romagna region (ValoriBio, Flies4Value, BioecoFlies, Flies4Feed, Scalibur).

BIOGEST-SITEIA, Università di Modena e Reggio Emilia

(Poore & Nemecek, 2018). Inoltre, gli attuali sistemi agricoli, sia per gli alimenti di origine animale sia vegetale, sono i meno resistenti a tutti i tipi di rischi, compresi i fattori di rischio biotici, abiotici e internazionali (Tzachor et al., 2021). D’altro canto, ogni anno circa da un terzo a un quarto di tutto il cibo prodotto per il consumo umano viene perso o sprecato a livello globale, con un conseguente notevole spreco di acqua, terra, energia, lavoro e capitale (FAO, 2019). Nei paesi europei, il totale dei rifiuti organici (ovvero i rifiuti biodegradabili, che non includono residui forestali o agricoli, letame, fanghi di depurazione e rifiuti dell’industria tessile e della carta) nei rifiuti urbani è in media di 168 kg/persona, pari al 34% della produzione totale di rifiuti (European Environment Agency et al., 2020). Il cibo viene perso o sprecato lungo tutta la catena di approvvigionamento, ma soprattutto in ambito domestico (53%), seguito da trasformazione (19%), servizi di ristorazione (12%), produzione alimentare (11%) e commercio all’ingrosso e al dettaglio (5%) (Stenmarck et al., 2016). Secondo la gerarchia dei rifiuti alimentari dell’UE, la prevenzione dei rifiuti ha di Lara Maistrello

la massima priorità, seguita dal riutilizzo (ridistribuzione alle persone e utilizzo come mangime per animali), dal riciclaggio tramite digestione anaerobica e compostaggio e dall’incenerimento con recupero di energia mentre lo smaltimento senza recupero di energia e nelle discariche sono le opzioni meno desiderabili (European Environment Agency et al., 2020).

L’insetticoltura come soluzione sostenibile alle contraddizioni In questo contesto, la sfida consiste nel trovare alternative sostenibili che riciclino gli scarti alimentari, fornendo al contempo risorse preziose da utilizzare per la produzione di mangimi e alimenti. È qui che entrano in gioco gli insetti. La crescita degli scarti alimentari rappresenta un grave problema ambientale, politico e sociale e l’uso degli insetti come bioconvertitori di tali scarti è una valida soluzione per ridurre questo proble -

ma, offrendo al contempo nutrienti di alta qualità che possono essere sfruttati non solo per la produzione di mangimi e alimenti (FAO, 2021), ma anche per molti altri scopi industriali e agricoli. Delle 1.024.000 specie di insetti descritte (Stork 2018), 2111 sono attualmente consumate dall’uomo e dagli animali domestici o da allevamento (FAO, 2021). Le specie di insetti commestibili sono un’alternativa nutriente grazie ai macro e micronutrienti che possiedono. In generale, hanno un contenuto proteico che varia dal 40 al 65% (sostanza secca) a seconda della specie, sono ricchi di aminoacidi essenziali, acidi grassi mono- e polinsaturi, vitamine, minerali e fibre (chitina) (Ordoñez-Araque et al., 2022). La maggior parte delle specie commestibili viene raccolta allo stato selvatico e consumata nelle regioni tropicali-subtropicali. Attualmente esistono solo poche specie con caratteristiche ottimali

per l’allevamento di massa in condizioni industriali (van Huis, 2020). Tra

Occorrono alternative sostenibili che riciclino gli scarti alimentari

queste, la mosca soldato (MS) Hermetia illucens (Diptera, Stratiomyidae) (Fig. 1) è l’insetto commestibile più utilizzato come mini-allevamento a livello globale (van Huis 2020), in quanto le larve possono prosperare su una varietà di substrati organici umidi, tra cui il letame e i rifiuti della ristorazione (Fig. 1).

Fig. 1 - La mosca soldato Hermetia illucens (Foto Giulia Pinotti, Laura Macavei)

Il processo di bioconversione effettuato dalle larve di MS è riassunto nella Figura 2. Gli scarti organici eterogenei di basso valore vengono convertiti in prodotti altamente omogenei ad alto valore aggiunto: le larve mature e il residuo di allevamento (detto “frass”). La biomassa larvale è ricca di proteine, lipidi, chitina e composti bioattivi antimicrobici, sostanze utilizzate nell’industria dei mangimi/alimentare e in molti altri contesti industriali (usi biomedici, cosmetici, biodiesel, bioplastiche, imballaggi biodegradabili/ edibili, agenti emulsionanti e schiumogeni, lubrificanti) (Müller et al., 2017, Ravi et al., 2020, Surendra et al., 2020). Il “frass”, ricco di nutrienti e chitina, è un ottimo ammendante e fertilizzante per l’agricoltura (Kaczor et al., 2022, Lopes et al., 2022). Il tempo medio di sviluppo larvale è tipicamente di 15-20 giorni e la riduzione media del substrato iniziale è del 60-80%, ma questi parametri variano notevolmente a seconda del substrato iniziale di allevamento;

inoltre, grazie all’attività larvale si verifica una significativa diminuzione della carica batterica e dei cattivi odori (Beskin et al. 2018, Gold et al. 2018) (vedi Fig. 2).

Progetti di ricerca applicata incentrati sulla mosca soldato in Emilia Romagna Grazie alla straordinaria capacità di bioconversione, la MS è uno strumento perfetto per implementare l’economia circolare ed è stata scelta per la valorizzazione dei sottoprodotti alimentari e dei rifiuti organici in progetti di ricerca applicata condotti tra il 2016 e il 2023 in Emilia Romagna. In questa regione, la produzione agroalimentare è un settore chiave, con molte aziende nel settore della trasformazione, che producono elevate quantità di scarti. Solo una frazione di questi viene utilizzata per l’alimentazione animale, il compostaggio e la produzione di energia, e la maggior parte viene inviata in discarica o inceneritore. I progetti, le cui caratteristiche principali sono riassunte in

Figura 3, sono i seguenti: ValoriBio, Flies4Value, Bioeco-Flies, Flies4Feed e Scalibur. ValoriBio e Flies4Value erano progetti regionali di “ricerca e innovazione” in cui i partner finanziati erano centri di ricerca applicata dell’Emilia Romagna mentre le aziende, che avevano un ruolo come donatori di materiali e/o potenziali utilizzatori finali dei risultati del progetto, non erano finanziate. Scalibur era una “azione di innovazione” del programma europeo Horizon 2020, i cui partner comprendevano centri di ricerca, aziende e comuni di diversi Paesi dell’UE. L’obiettivo generale di questo tipo di progetti è fornire soluzioni e tecnologie innovative basate sulla ricerca (ad es. impianti pilota, brevetti), sfruttabili dalle aziende e dalla comunità, utili per lo sviluppo di nuove catene del valore (vedi Fig. 3). Bioeco-Flies e Flies4Feed sono progetti di sviluppo rurale i cui partner sono centri di ricerca e aziende agricole e l’obiettivo è fornire agli agricoltori soluzioni basate sulla ricerca “pronte all’uso”, ovvero la diversifi-

Fig. 2 - Schematizzazione del processo di bioconversione effettuato dalle larve della mosca soldato

cazione delle attività agricole, con fonti di reddito alternative. Tutti i progetti avevano piani di divulgazione specifici dedicati agli stakeholder e alla comunità scientifica, ovvero: articoli di ricerca, articoli informativi per non esperti, comunicati stampa, incontri per gli stakeholder, visite sul campo e in laboratorio, corsi di formazione per gli agricoltori (solo per i progetti di sviluppo rurale).

Tutti i progetti sono stati realizzati da gruppi di lavoro con competenze altamente multidisciplinari, che avevano in comune l’entomologia, la chimica alimentare, la LCA e l’ingegneria (per la creazione di prototipi). Considerando le competenze specifiche, Bioeco-Flies e Flies4Feed erano incentrati rispettivamente su agronomia e alimentazione animale; Flies4Value da microbiologia, tecnologie alimentari, alimentazione animale, agronomia, competenze GIS e studi sociologici; ValoriBio era caratterizzato da competenze di chemometria, geologia, scienza e tecnologia dei materiali, agrono -

La mosca soldato può essere allevata in condizioni industriali

mia, tecnologie alimentari e studi giuridici; Scalibur era caratterizzato da competenze su tecnologie alimentari e studi giuridici. I prototipi realizzati in ValoriBio (https://www. valoribio.eu/) miravano a ottimizzare l’allevamento delle larve di MS su pollina, acqua e chabazite (Bortolini et al., 2020), e le condizioni degli adulti per massimizzare la deposizione delle uova (Macavei et al., 2020), grazie anche a un dispositivo specifico che è stato brevettato (Benassi et al., 2018). Sono stati svi-

luppati protocolli specifici per il frazionamento delle larve di MS, eseguendo anche un’analisi del ciclo di vita (LCA) (Caligiani et al., 2018, 2019, Rosa et al., 2020). Le proteine di MS sono state utilizzate per sviluppare un film biodegradabile in bioplastica (Barbi et al., 2019, 2021) da utilizzare come telo pacciamante (Setti et al. 2020), mentre il frass è stato valutato come ammendante nella produzione senza suolo di piante di lattuga, basilico e pomodoro (Setti et al., 2019).

La sfida di Bioeco-Flies (https:// progetti.crpv.it/Home/ProjectDetail/28) è stata la valorizzazione dei sottoprodotti agroalimentari stagionali per allevare le larve di MS tutto l’anno (Barbi et al., 2020), valutando anche l’effetto del substrato di allevamento sulle proteine totali e sulla composizione aminoacidica delle larve di MS (Fuso et al., 2021). Le prestazioni delle larve di MS sono state valutate in un prototipo di produzione di massa, il frass è stato testato come ammendante nella produzio -

3 - Progetti di ricerca applicata sull’uso di mosca soldato come bioconvertitore per valorizzare diversi tipi di rifiuti organici. Tutti i progetti sono stati svolti presso il Laboratorio di Entomologia Applicata, Dipartimento di Scienze della Vita, Centro Interdipartimentale BIOGEST-SITEIA, UNIMORE (= Università di Modena e Reggio Emilia) (Ruolo= ruolo di L. Maistrello nel progetto, MS= mosca soldato nera)

Fig.

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ne di lattuga ed è stata eseguita una LCA (Maistrello et al. 2020).

In Flies4Value (https://flies4value. it/en) è stata utilizzata una miscela ottimale di sottoprodotti agroalimentari stabilizzati per ottenere larve di MS ricche di carotenoidi (Leni et al., 2022), che sono state utilizzate per formulare un mangime specifico per galline ovaiole al fine di ottenere uova con tuorlo naturalmente rosso. Il progetto ha anche valutato l’accettabilità delle uova ottenute da galline ovaiole alimentate con insetti da parte dei consumatori italiani (Lippi et al., 2021) e ha sviluppato un’analisi decisionale multi-criterio basata su GIS per valutare l’idoneità del territorio emiliano all’installazione di allevamenti di insetti (Fiorillo et al., 2022).

Nell’ambito del progetto europeo Scalibur, la parte svolta da UNIMORE era dedicata all’ottenimento di proteine a partire da larve di MS allevate su scarti della ristorazione (HO. RE.CA). Per questo progetto, sono stati svolti diversi cicli di allevamento massale di larve di MS in una versione implementata del prototipo di ValoriBio ed è stato costruito un nuovo prototipo per il frazionamento delle stesse in lipidi e proteine (Montevecchi et al 2023). Altri gruppi hanno valutato l’idoneità della farina di larve di MS come ingrediente per il cibo per cani e l’uso della chitina di MS per sviluppare biomateriali innovativi per l’imballaggio (https:// scalibur.eu/resources/).

In Flies4Feed (http://flies4feed.crpa. it/nqcontent.cfm?a_id=22320), grazie all’associazione tra un prototipo di allevamento di insetti e un impianto di produzione di biogas, il calore in eccesso di quest’ultimo è stato sfruttato per allevare larve di MS su crusche di cereali (Sinisgalli et al., 2022). La farina di MS è stata poi utilizzata per formulare mangimi specifici per trote e piccioni.

Perché l’allevamento di insetti non è ancora una realtà in Italia? In Europa, l’utilizzo degli insetti come strumenti per riciclare gli scarti organici in risorse preziose, mettendo così in pratica l’economia circolare, è fortemente limitato da normative specifiche (Reg. (CE) n. 999/2001; Reg. (CE) n. 767/2009) che impediscono l’utilizzo del letame e di qualsiasi substrato formalmente riconosciuto come “rifiuto” (compresi i rifiuti alimentari domestici e HO.RE.CA) come mangime per gli animali. Queste norme si applicano a qualsiasi tipo di animale d’allevamento e anche gli insetti d’allevamento sono soggetti a questa regola. La preoccupazione è principalmente legata alla sicurezza, in termini di presenza di metalli pesanti e altri contaminanti potenzialmente pericolosi. Pertanto attualmente gli unici substrati consentiti sono i sottoprodotti di origine vegetale e della filiera lattiero-casearia.

Obiettivo di Bioeco-Flies
è sfruttare le potenzialità di insetti

In ogni caso, il settore dell’allevamento di insetti per scopi alimentari e mangimistici è in forte crescita in diversi Paesi europei. Secondo l’organizzazione europea di interesse per i produttori di insetti (IPIFF), la produzione annuale di proteine di insetti in Europa dovrebbe essere di 3.000-5000 milioni di kg/anno nel 2030 (https://ipiff.org/). Eppure, in Italia, nonostante il grande interes-

se suscitato dai progetti sopra citati grazie a eventi e articoli divulgativi specifici, il numero di imprese che operano nell’insetticoltura attualmente attive è limitato a pochissime unità. Le ragioni principali di questa situazione possono essere ricondotte essenzialmente ad alcune questioni. In primo luogo, una normativa poco chiara, legata soprattutto alla sottile differenza su cosa debba essere considerato un sottoprodotto o un rifiuto (D. lgs. 152/2006TUA, art. 184 bis; Regolamento (CE) n. 1069/2009; Reg. (UE) n. 142/2011). In secondo luogo, ragioni economiche, ovvero la necessità di ingenti investimenti iniziali e l’assenza di uno specifico sistema di incentivi che favorisca questo settore. In terzo luogo, la mancanza di personale appositamente formato in grado di affrontare i problemi tecnici dell’allevamento di insetti. Infine, la difficoltà di trovare e mettere in contatto i partner e gli stakeholder giusti. A questo proposito, sarebbe auspicabile la creazione di una rete specifica che metta in contatto tutti gli elementi della nuova catena del valore: dai potenziali investitori, ai fornitori di sottoprodotti idonei, a coloro che possiedono le tecnologie impiantistiche necessarie per l’allevamento e la lavorazione degli insetti, a coloro che possiedono le conoscenze scientifiche e l’esperienza pratica adeguate per l’allevamento degli insetti, ai potenziali utilizzatori finali delle proteine, dei grassi, della chitina, dei composti antimicrobici e della frass degli insetti in vari settori industriali e agricoli.

Lara Maistrello

Per la bibliografia è possibile rivolgersi all’autore: lara.maistrello@unimore.it

L’acaro rosso dei polli: Dermanyssus gallinae. Un infestante di interesse economico e sanitario

Sviluppa con milioni di individui negli allevamenti avicoli, ma invade anche le abitazioni e punge l’uomo

Uno tra gli acari mesostigmati più conosciuti e studiati nel mondo è certamente Dermanyssus gallinae (Acarina: Dermanyssidae), parassita ematofago di volatili e pericoloso infestante notturno degli allevamenti avicoli (Figura 1). Si tratta di un acaro caratterizzato da un’alta prolificità e da una grande velocità nel compiere il proprio ciclo evolutivo. La femmina, infatti, dopo sole 12-24 ore dal suo primo pasto di sangue, è già in grado di deporre 7-8 uova al giorno (Figura 2), da cui schiudono larve esapodi mobili che non si nutrono. Dopo sole 24 ore, le larve si trasformano in protoninfe ematofaghe, le quali mutano, entro 1-2 giorni, in deutoninfe, che, in un paio di giorni ancora, dopo un altro

pasto di sangue, diventano adulti. Dunque, nell’arco di una settimana circa, questo acaro compie un intero ciclo da uovo ad adulto. Ciò è particolarmente importante quando viene infestato un allevamento avicolo, in quanto la popolazione di questi acari sviluppa così rapidamente che, nel giro di pochi giorni, si osserva un decadimento dello stato di salute degli animali, cachessia e, soprattutto, una forte anemia. Difficilmente si riesce a eradicare l’infestazione da Dermanyssus gallinae da un alleva-

mento avicolo, soprattutto a causa del divieto di utilizzo dei piretroidi nella fase produttiva. Al di là del noto interesse zootecnico ed economico di questo acaro, pochi sanno, però, che Dermanyssus gallinae è anche un infestante di interesse sanitario, frequente nelle abitazioni, all’interno delle quali penetra soprattutto veicolato da piccoli volatili, quali piccioni o passeriformi che si posano sui davanzali. Qui l’acaro si diffonde dappertutto, invadendo abiti e biancheria,

di Mario e Simona Principato Centro di Ricerca Urania, Perugia (www.edpa.it)
Fig. 2 - Dermanyssus gallinae con uovo
Fig. 1 - Dermanyssus gallinae

e spesso punge le persone ripetutamente con i propri acuminati cheliceri (Figura 3), originando prurito e una forte sensazione di camminamento sulla cute (Figura 4), nonché lesioni cutanee micro-papulo-pustolose (Figura 5).

Talvolta si tratta di persone che abitano in campagna e allevano polli nel cortile dell’abitazione; altre volte si tratta di persone che accudiscono dei volatili, come piccioni o pappagalli e quindi veicolano questi acari all’interno dell’abitazione attraverso i propri vestiti; altre volte, invece, si tratta di infestazioni del tetto dell’abitazione, dovute alla presenza di nidi di uccelli, nei quali gli acari sviluppano e prolificano. Quando si verifica una infestazione da acari di questo tipo, però, le lesioni prodotte non sono sempre della stessa intensità. Talvolta sono lievi, altre volte più intense, eritemato-edematose,

Nelle colonie di Dermanysssus si infiltrano spesso acari simili, molto più pericolosi per l’uomo

ma spesso sono numerose, fortemente pruriginose e di tipo papulo-orticarioide o papulo-vescicolare (Figura 6).

Ciò si deve alla contemporanea presenza di altri acari molto simili, indistinguibili macroscopicamente da Dermanyssus gallinae, appartenenti alla vicina famiglia Macronyssidae,

THE RED CHICKEN MITE: DERMANYSSUS GALLINAE, A PEST OF ECONOMIC AND HEALTH INTEREST. Dermanyssus gallinae, an extremely prolific bloodsucking mite, which completes its lifecycle, from egg to adult, within a week.

It infests both poultry farms, where it causes anemia and high mortality, and homes, where it stings humans causing dermatitis. The colonies of this mite are often contaminated by other very similar mites, coming from wild birds or rats. Their identification is essential to develop effective control of their hosts.

come Ornithonyssus sylviarum (Figura 7), tipico di volatili selvatici come i passeriformi o di Ornithonyssus bacoti (Figura 8), tipico dei roditori, soprattutto topi e ratti.

Quando si verifica ciò, è indispensabile una corretta identificazione dell’infestante (Figura 9), in quanto

Fig. 3 - Dermanyssus gallinae: cheliceri
Fig. 5 - Dermatite da D. gallinae
Fig. 4 - D. gallinae su cute umana
Fig. 6 - Lesioni da Ornithonyssus bacoti

Convivenza urbana con le specie animali

I pipistrelli accanto a noi. Parte I

Orecchione grigio

Ferro di cavallo minore

Vespertilio di Daubenton

Le foto che illustrano l’articolo sono tratte dall’archivio del progetto LIFE Gypsum (LIFE+ 08 NAT/IT/000369) e sono state realizzate da F. Grazioli.Si tratta di un repertorio delle diverse specie di pipistrelli presenti presso l’area carsica dei Gessi Bolognesi, a ridosso della città di Bologna. Le riprese a infrarosso consentono di limitare fortemente il disturbo verso questi animali.

Certamente non è immediato pensare ai pipistrelli come a rappresentanti tipici e necessari della fauna delle nostre città e campagna. Quando parliamo di pipistrelli, generalmente ci riferiamo a piccoli esseri volanti intravisti fugacemente sotto ai lampioni d’estate oppure, nel migliore dei casi, perché trovati

Responsabile dell’Area Ambiente dell’Ente di gestione per i Parchi e la Biodiversità Emilia Orientale

casualmente in abitazioni, spesso in difficoltà o morti. Eppure, questi animali sono un importantissimo gruppo di mammiferi a cui appartengono oltre 1.200 specie: in Italia sono oltre 30 quelli presenti. L’ordine dei Chirotteri rappresenta un fondamentale tassello della biodiversità dei Vertebrati e degli ecosistemi, con una biologia peculiare, in gran in parte da comprendere; ma è anche un ordine fortemente a rischio di estinzioni, che richiede maggiore protezione e una nuova cultura. I professionisti del Pest Management, lettori di “AS - Ambienti Sani”, possono collaborare alla conservazione dei pipistrelli divenendo semplicemente maggiormente consapevoli della presenza dei chirotteri nelle nostre città, presso i nostri edifici o gli spazi pertinenziali, giardini com-

presi e comprendendone il valore e le esigenze ecologiche. Questi mammiferi, da tanti anni protetti da leggi diverse, sono tanto rari e minacciati da un lato, quanto componenti fondamentali di ecosistemi naturali e

I

Chirotteri si orientano

principalmente grazie al biosonar

seminaturali dall’altro; proprio per questo meritano una diversa e più corretta attenzione da parte di istituzioni e categorie professionali di ogni tipo, dai boscaioli a ingegneri e di David Bianco

architetti, dalle forze di polizia e vigili del fuoco ai comuni cittadini. Per le loro caratteristiche e per le peculiari esigenze ecologiche, i pipistrelli e i loro rifugi scappano infatti alle valutazioni di tecnici esperti così come agli occhi di normali cittadini. Per coglierne la loro presenza e conservare l’idoneità dei siti di rifugio o di caccia, sono necessarie conoscenze di base e una certa esperienza. Soprattutto bisogna comprendere che la convivenza con i pipistrelli è la scelta giusta per una società matura. Con questo contributo si vuole stimolare l’attenzione alla problematica della convivenza con questa fauna sinantropica, tanto discreta o negletta da diventare invisibile o, peggio ancora, ritenuta problematica e da allontanare senza il dovuto rispetto. Per affrontare questo tema con sufficiente ampiezza di argomenti e casi, si è pensato di proporre due distinti contributi: il primo è dedicato a conoscere i principali caratteri dei chirotteri e la loro ecologia, evidenziando come molte specie, anche particolarmente protette, alloggino attorno a noi, anche nelle città più moderne; necessario, inoltre, soffermarsi sulla rigorosa tutela normativa. La seconda parte illustra le possibili azioni di supporto ai pipistrelli (par-

lando delle ormai famose bat box o dei giardini per pipistrelli, di come l’inquinamento luminoso li riguardi, così come delle nuove minacce) e, soprattutto, i diversi possibili punti di possibile conflitto o interferenza tra uomo e colonie nelle nostre case e città, illustrando come sia possibile e necessaria una convivenza.

Pipistrelli, un po’ temuti, un po’ amati

Tutti conoscono i pipistrelli e di questi piccoli mammiferi volanti ognuno di noi ha idee o pregiudizi più o meno fondati. Da molti anni per lavoro e per diletto mi occupo dei problemi di conservazione di questi animali: li ho visti in mille occasioni e in molti contesti, compresi ambienti critici, dove minuti esseri che pesano dai 10 ai 30 grammi di peso sono in grado di creare una paura ingiustificata. In molti casi il consiglio dell’esperto rassicura oppure individua soluzioni che accontentano le parti (noi uomini e loro, i pipistrelli!). Chi si interessa di conservazione di questi mammiferi, si scontra con una diffusa serie di pregiudizi e leggende, un substrato culturale difeso strenuamente, ma con argomenti deboli, in barba a un normale approccio razionale che siamo in grado di usare per mille altre

LIVING TOGETHER WITH ANIMAL SPECIES IN TOWN

Bats next to us. Part I

When we talk about bats, we generally refer to small flying creatures glimpsed fleetingly under street lamps in Summer or, at best, found by chance in houses, often in distress or dead. Yet these animals are a very important group of mammals that includes more than 1,200 species: in Italy there are more than 30 of them. The Chiroptera order represents a fundamental part of the biodiversity of vertebrates and ecosystems.

questioni: è quel “fattore umano” che i biologi della conservazione ritengono oggi fondamentale per progetti di successo. Ho visto persone incappucciate per paura di assalti ai capelli; ho sentito timori di malattie e dissanguamenti, ho visto tentativi di nutrire con frutta animali insettivori, ho ricevuto richieste di acquisto di coppie da mettere in giardino perché facciano il nido e mangino la zanzara

Molosso di Cestoni
Nottola di Leisler in uscita da rifugio artificiale

tigre. Girando in rete, alla voce “allontanamento pipistrelli” se ne vedono di tutti i colori: ridicole tecniche dissuasive o vendita di magiche pozioni odorose; qualcuno suggerisce addirittura di non tenere cibo in giro per casa, pensando che i pipistrelli possano utilizzarlo. Facciamo un minimo di chiarezza: tutti sanno che esistono i pipistrelli, che volano di notte… ma pochissimi li conoscono, cioè sanno davvero dire qualcosa di questo gruppo di mammiferi di cui l’Italia è ricca.

Pipistrelli, campioni della storia naturale

Per la zoologia i Chirotteri rappresentano uno speciale gruppo sistematico, un ordine della classe dei mammiferi. A loro volta i mammiferi, semplificando molto, sono vertebrati contraddistinti dalla presenza di peli e dalla capacità di allattare una prole che nasce dopo uno sviluppo fetale più o meno lungo.

Dunque, i Chirotteri sono mammiferi con speciali caratteristiche che possiamo collegare a una straordinaria funzione, la più evidente… il volo attivo: non planano come fanno altri mammiferi, ma volano attivamente, sbattendo le ali. Ma sollevarsi in volo richiede un certo “physique du rôle” che vi riassumo brevemente: avere le ali, avere muscoli eccezionali, ave-

re un cuore adeguato a uno sforzo muscolare enorme, avere un sangue capace di trasportare molto ossigeno ai “supermuscoli”, avere polmoni capaci di ossigenare rapidamente il sangue e così via. L’altra grandiosa scoperta dei Chirotteri (meglio, di una loro ampia parte) è la capacità di orientarsi principalmente grazie al biosonar: il pipistrello emette dalla bocca (meno spesso dal naso) ultrasuoni di cui ascolta la riflessione per conoscere l’ambiente circostante e individuare possibili prede e predatori. Grazie a questo biosonar i pipistrelli hanno - ecologicamente parlando - occupato la notte e sono stati

capaci di volare nel buio assoluto delle grotte; ricordo che gli uccelli (pensate a gufi e civette) hanno grandi occhi e dipendono dalla luce (magari pochissima, ma è indispensabile). Nonostante il diffusissimo luogo comune li voglia ciechi, i pipistrelli ci vedono e usano anche questo senso quando possono! Non corrisponde al vero che temano la luce, come nelle favole dei vampiri: semplicemente di giorno devono nascondersi dai predatori e questo avviene meglio se si nascondono al buio. Certo è che per non incorrere in predazione di rapaci o altri animali, devono involarsi con il buio: per questo molte specie non frequentano le zone illuminate anche se è possibile che le luci attirino le loro prede. C’è una ultima caratteristica saliente a cui accennare, che è il corollario necessario per garantire il metabolismo del volo: i pipistrelli sono eccezionali “specialisti in risparmio energetico” e appena possono (di giorno oppure nei periodi di pioggia o di freddo), si dispongono in modalità stand by; questo significa avere una respirazione minima, battiti cardiaci al minimo, una temperatura corporea simile a quella ambientale. Se valutiamo il successo evolutivo in base alla ricchezza di specie e alla loro distribuzione geografica, possiamo dire di avere davanti un’entità davvero vincente: oltre 1200 specie note, ossia un quarto dei Mammiferi, che occupano tutti gli ambienti terrestri tranne nei circoli polari. Solo i Roditori hanno fatto meglio dei Pipistrelli! In Europa sono riconosciute almeno 45 distinte specie: di queste in Italia sono note almeno 34 (pensate che sono 138 i mammiferi italiani comprese specie aliene).

Il loro declino in Europa e la speciale protezione

Diverse norme proteggono tutte le specie di chirotteri nostrane… e detta tutela, che nasce originaria-

Vespertilio smarginato in fessura della roccia
Vespertilio di Bechstein

mente in quanto animali insettivori ritenuti utili, si deve oggi al fatto che sono animali rari e minacciati; dopo il boom economico, i pipistrelli sono andati incontro a un forte crollo delle popolazioni e a locali estinzioni per cause diverse: inquinamento, avvelenamento delle prede, distruzione di rifugi, cambiamenti climatici, inquinamento luminoso, crollo della biomassa di insetti in tutta Europa. Per questa ragione la legge li protegge con un coerente sistema di norme sovrannazionali, come la Direttiva Habitat del 1992, recepita in Italia nel 1997 con il DPR n. 357, la Convenzione di Berna del 1979 e la Convenzione di Boon, sempre del 1979, sviluppata poi nel 1995 con un apposito BAT Agreement ratificato anche dall’Italia, di norme nazionali, come la nota Legge 157/92 che protegge la fauna omeoterma e, infine, di varie norme regionali, come ad esempio la Legge regionale sulla fauna minore dell’Emilia-Romagna n. 15/2006. Per intenderci, un Rinolofo minore, presenza frequente in sottotetti e interrati, per l’Unione europea ha lo stesso livello di tutela di un gatto selvatico, di una martora, di una lontra o di un istrice. Questa forte protezione ha trovato recentemente fondamento nella Costituzione italiana che con l’art. 9, afferma che

la Repubblica “tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”. Sostanzialmente il divieto riguarda tre fondamentali aspetti:

• qualsiasi forma di cattura o uccisione deliberata di esemplari di tali specie;

• perturbare deliberatamente tali specie, segnatamente durante il periodo di riproduzione, di allevamento, di ibernazione e di migrazione;

• deterioramento o distruzione dei siti di riproduzione o delle aree di riposo.

Ricordiamo che la cattura e l’eventuale trasferimento di esemplari di queste specie richiede apposite autorizzazioni di vari Enti di tutela (Regione, Aree protette e Ministero dell’Ambiente) che valuteranno la compatibilità e la correttezza dell’intervento. Naturalmente la cosa cambia nel caso del ritrovamento di esemplari in difficoltà, che verrà gestita dalle Autorità competenti affidandosi a centri di recupero (CRAS). Da citare con l’occasione anche il Codice penale, in particolare l’articolo 727 bis, che vieta l’uccisione, distruzione, cattura, prelievo, detenzione di esemplari di specie animali o vegetali selvatiche protette - come sono certamente i pipistrelli -, e l’ar-

ticolo 544 ter, relativo al maltrattamento di animali. Andando oltre a una tutela strettamente di legge, i pipistrelli possono essere protetti in alcuni casi mediante “speciali barriere” a tutela di siti di rifugio: lo si fa in cavità (artificiali o naturali) in cui si vuole impedire il disturbo antropico. Infine, citiamo la forma più forte di tutela, la protezione culturale, quella garantita dal fatto di avere una società che conosce e protegge la biodiversità: su questo tema il nostro paese ha molti passi da fare.

Città e abitazioni come habitat di vita

Il fatto che i pipistrelli utilizzino manufatti, edifici, chiese, soffitti, cantine e altro ancora come sito di rifugio è cosa nota da tempo: da migliaia di anni, infatti, uomini e pipistrelli convivono con alterne vicende, a volte con tolleranza, a volta in modo conflittuale. Da un punto di vista naturalistico non c’è certo da meravigliarsi: i manufatti sono molto simili ad ambienti che troviamo negli habitat di vita e i pipistrelli li trovano adatti,

Diverse norme proteggono tutte le specie di chirotteri nostrane

come d’altra parte fanno molti altri organismi sinantropi. Durante il giorno i chirotteri necessitano di rifugi (detti anche “roost”), luoghi solitamente discreti in cui riposare al sicuro dai possibili predatori e ridurre il proprio metabolismo al minimo per

Vespertilio maggiore in uscita dalla Grotta della Spipola

BIODIVERSITÀ

risparmiare energia. Alcune specie usano gli alberi (utilizzando cavità, fessure, vecchi nidi di picchio, zone con corteccia sollevate, ammassi di edera, tronchi addossati e caduti a terre, più recentemente anche cassette nido o bat box), altre le cavità carsiche o artificiali (cave o miniere, gallerie abbandonate) e altri ancora gli affioramenti rocciosi di vario tipo (utilizzando fessure, cumuli di detrito con spaccature anche minime). In quest’ottica vengono definiti fitofili (o forestali), troglofili e rupicoli: ma si tratta di una suddivisione tanto pratica quanto imprecisa, dal momento che alcune specie scappano a queste categorie e usano due o tre dei diversi tipi che abbiamo elencato. La più interessante per il tema in argomento è data da una quarta tipologia, ossia i pipistrelli che usano i manufatti dell’uomo, casistica assai variegata che va da una colossale basilica al centro di una città alla piccola legnaia o essiccatoio in un’area rurale. In fondo, a seconda della parte dell’edificio che viene utilizzata, la struttura creata dall’uomo potrà

vicariare una rupe rocciosa fessurata, una fresca caverna, una spaccatura in un tronco, e così via. Possiamo distinguere i rifugi dei chirotteri anche in base alla funzione che assume il rifugio stesso; possiamo avere dunque:

• il rifugio riproduttivo (detta anche “nursery”), dove le femmine si radunano, partoriscono e allevano i giovani; indicativamente questa delicatissima fase si sviluppa tra aprile e agosto;

• il rifugio per svernare, in cui gli

animali si trovano per sprofondare in un periodo di quasi totale inattività; lo svernamento può avvenire in colonie (con esemplari vicini) oppure in forma individuale; anche l’ibernazione è periodo delicatissimo: svegliare gli animali e, peggio, allontanarli dal sito prescelto, rappresenta una perturbazione significativa, causa probabile di mortalità; indicativamente questa delicatissima fase si sviluppa tra novembre e aprile;

• il rifugio “notturno” (così detti “nigth roost”), dove animali si fermano durante la caccia e dove sovente consumano le proprie prede, eventualmente privandole di ali e zampe indigeste: vi si trovano tracce di guano e ali di insetto, ma non si osservano esemplari durante il giorno.

Ma vediamo che zone degli edifici sono solitamente utilizzate da questi piccoli mammiferi. A seconda della specie, della stagione, delle caratteristiche microclimatiche e di altri fattori quali il disturbo antropico, la presenza di illuminazione o di possibili predatori (anche domestici, come i gatti), i pipistrelli trovano rifugio in diversi elementi dei manufatti ed edifici. Sintetizzando abbiamo ambienti interni agli edifici/manufatti ed elementi presenti all’esterno. All’interno

Vespertilio di Daubenton, foto a infrarosso
Miniottero, foto a infrarosso
Vespertilio maggiore, foto a infrarosso

di un edificio possiamo distinguere volumi e spazi con caratteristiche discrete, diversamente ricercate dalle varie specie di chirotteri che possiamo esemplificare come segue:

a) ambienti ipogei (come cantine, gallerie, garage, dispense, vecchi rifugi bellici…), che a ben pensare sono ambienti assai simili alle grotte, con temperature meno variabili e un buon tasso di umidità; i pipistrelli troglofili, come i Rinolofi, utilizzano spesso ambienti di questo tipo:

b) soffitte, sottotetti, saloni con ampi volumi, spesso con accessi all’esterno;

c) zone di sottotetto ligneo, con travi a incastro e soffitta;

d) camini, volumi tecnici o cassonetti per avvolgibili, comunicanti con l’esterno;

e) cantine, dispense, depositi e ghiacciaie, gallerie.

Anche esternamente agli edifici possiamo avere rifugi utili ai pipistrelli, là dove sono presenti spazi (fessure o piccole nicchie, intercapedini) che possono risultare interessanti per diverse specie ad abitudini originariamente rupicole o arboricole. Ci riferiamo a questi punti:

a) sul tetto, nell’interspazio tra tegole e coperto; si tratta di una casistica molto frequente per le specie più urbiche, come il Pipistrello albolimbato e il Pipistrello di Savi;

b) sempre sul tetto, nello spazio tra grondaie, lattoneria di colmo e muratura, presso caditoie di gronde in disuso;

c) per la presenza di elementi poco utilizzati, come tende avvolgibili, persiane mantenute aperte perennemente, oppure posterior-

mente a fioriere a muro, decori in cotto, cornicioni ricchi di nicchie e fronzoli; d) presso ampie fessure tra edifici attigui, in zone con rivestimenti o intonaco in parte danneggiato. Ricordiamo che particolarmente adatte risultano costruzioni con mu rature imperfette, in pietra o sassi, che presentano spesso fessure ide ali anche per i pipistrelli; al riguardo vanno citati ponti, vecchi edifici in dustriali abbandonati, edifici rurali a varia destinazione (stalle, fienili…) ma anche murature di contenimento stradale, scogliere per difesa idrogeologica, gabbionate, strutture mi-

mente associate a roost presso edifici sono le seguenti:

• Rinolofo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum)

• Rinolofo minore (Rhinolophus hipposideros)

• Vespertilio di Daubenton (Myotis daubentonii)

I pipistrelli si rifugiano spesso presso gli edifici

litari e rifugi bellici, vecchi cave che formano ambienti ipogei… Pensate che fessure comprese tra i 2 e 3 cm sono adatte a molte specie legate a questi contesti cittadini o antropizzati: e solo casualmente, da alcune tracce o con appositi endoscopi potrete capire che le fessure sono occupate. Da una recente indagine di EUROBATS1 risulta l’importanza del fenomeno: oltre il 70% delle specie europee utilizza edifici o manufatti per almeno una parte del ciclo vitale. Quanto poi alle specie italiane, risulta2 che le specie più frequente -

• Vespertilio smarginato (Myotis emarginatus)

• Pipistrello nano (Pipistrellus pipistrellus)

• Pipistrello albolimbato (Pipistrellus kuhlii)

• Pipistrello di Savi (Hypsugo savii)

• Serotino (Eptesicus serotinus)

• Orecchione bruno (Plecotus auritus)

• Orecchione meridionale (Plecotus austriacus)

• Orecchione alpino (Plecotus macrobullaris)

• Orecchione sardo (Plecotus sardus)

• Molosso di Cestoni (Tadarida teniotis)

Questo quadro è coerente con quanto riscontrato presso edifici presenti nelle città emiliane, dove sono almeno dieci le specie riscontrate.

1 Marnell, F. & P. Presetnik: Protection of overground roosts for bats (particularly roosts in buildings of cultural heritage importance), EUROBATS Publication Series No. 4 (English version). UNEP / EUROBATS Secretariat, Bonn.

2 Agnelli P., Russo D., Martinoli M. (a cura di), Linee guida per la conservazione dei Chirotteri nelle costruzioni antropiche e la risoluzione degli aspetti conflittuali connessi, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Gruppo Italiano Ricerca Chirotteri e Università degli Studi dell’Insubria, 2008.

Dengue in Italia: 2023 anno record

Epidemia, disinfestazione e sfide: strategie cruciali per affrontare uno scenario epidemiologico in continuo cambiamento

1Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive, Università La Sapienza di Roma.

2Centro Agricoltura Alimenti Ambiente (C3A), Università degli Studi di Trento

OFig. 1 - Casi di Dengue importati in Italia nel 2023 (Del Manso M., Di Maggio E., Perego G., Petrone D., Mateo-Urdiales A., Caporali M.G., Bella A., Venturi G., Di luca M., Giannitelli S., Maraglino F., Ferraro F., Pezzotti P., Riccardo F. Arbovirosi in Italia - 2023)

gni anno in Italia vengono importati numerosi casi umani infetti da virus esotici trasmessi da zanzare (anche detti arbovirus), quali Chikungunya, Dengue e Zika. Ciò significa che viaggiatori provenienti da aree tropicali endemiche contraggono il virus durante la loro permanenza all’estero, ma manifestano i sintomi una volta arrivati in Italia. Queste persone possono diventare fonte di infezione per Aedes albopictus, la zanzara tigre, che pungendole durante la fase sintomatica possono infettarsi a loro volta e - dopo alcuni giorni necessari ai virus per moltiplicarsi e spostarsi

nelle ghiandole salivari - possono trasmettere il virus a una persona sana, innescando un ciclo di trasmissione autoctona. Questo fenomeno è già accaduto due volte con il Chikungunya (provocando centinaia di casi nel 2007 in Emilia-Romagna e nel 2017 nel Lazio e in Calabria), mentre l’unico episodio di trasmissione autoctona di Dengue, con 11 casi infetti, è stato registrato in provincia di Vicenza nel 2020. Nel 2023, sono stati segnalati al sistema di sorveglianza nazionale 347 casi confermati di Dengue, 7 casi confermati di Chikungunya e 8 casi confermati di Zika. Ma il dato eccezionale è stato che il 23% dei casi di Dengue sono stati attribu-

di Caputo Beniamino1, Longo Eleonora2, De Marco Carlo Maria1, Della Torre Alessandra1

iti a trasmissione autoctona (Fig. 1; https://www.epicentro.iss.it/).

Questo evento costituisce una svolta epidemiologica, richiamando l’attenzione della sanità pubblica verso le malattie a trasmissione vettoriale e in particolare del ruolo della disinfestazione nella prevenzione e nella lotta alle zanzare.

Il virus dengue: patologia e distribuzione geografica

La febbre dengue, nota da oltre due secoli, è particolarmente presente nelle zone tropicali e subtropicali di Africa, Sudest asiatico e Cina, India, Medio Oriente, America latina e centrale, Australia e diverse zone del Pacifico. Negli ultimi decenni, la sua diffusione è aumentata in molte regioni tropicali, soprattutto grazie all’espansione dell’areale di distribuzione del suo principale vettore, la zanzara Aedes aegypti (Fig. 2). Nei paesi dell’emisfero nord, in particolare in Europa, la patologia è legata soprattutto a casi di importazione, ma anche a casi autoctoni trasmessi dall’Aedes albopictus (specie particolarmente invasiva ormai pre -

La febbre dengue è causata da 4 sierotipi virali

sente in gran parte del continente) soprattutto in Francia negli ultimi anni e in Italia nel 2020 e nel 2023. La febbre dengue è causata da 4 sierotipi virali (DENV-1, DENV-2, DENV-3 e DENV-4) e si manifesta con febbre elevata associata a mal di testa acuti, dolori attorno e dietro agli occhi, forti dolori muscolari e alle articolazioni, nausea e vomito, irritazioni della pelle che possono apparire sulla maggior parte del corpo dopo 3-4 giorni dall’insorgenza della febbre. In caso di infezione secondaria da parte di sierotipi diversi, la malattia può evolvere in forme più gravi che si manifestano con emorragie gravi

DENGUE IN ITALY: 2023 RECORD YEAR

Epidemic, pest control and challenges: crucial strategies to face an ever-changing epidemiological scenario

Every year, many human cases infected with exotic mosquitoborne viruses (also called arboviruses) such as Chikungunya, Dengue and Zika are imported to Italy. This means that travellers from tropical endemic areas contract the virus during their stay abroad, but show symptoms once they arrive in Italy. These people can become a source of infection for Aedes albopictus, the tiger mosquito, which, by biting them during the symptomatic phase, can become infected in turn; and - after a few days needed for the viruses to multiply and move into the salivary glands – it can transmit the virus to a healthy person, triggering a cycle of autochthonous transmission.

ENGLISH ABSTRACT
Fig. 2 - I due principali vettori di dengue: Aedes albopictus e Aedes aegypti

in diverse parti del corpo e possono causare veri e propri collassi, in casi rari, fatali. A oggi non esistono vaccini o trattamenti specifici per la Dengue, e, nella maggior parte dei casi, le persone guariscono completamente in due settimane. Le cure di supporto alla guarigione consistono in riposo assoluto, uso di farmaci per abbassare la febbre e somministrazione di liquidi al malato per combattere la disidratazione. L’unica misura preventiva efficace contro la dengue consiste nell’evitare di entrare in contatto con le zanzare vettori del virus. L’OMS stima oltre 50 milioni di casi di Dengue all’anno in 100 Paesi, con un impatto significativo sui sistemi sanitari ed economici. Secondo uno studio recente, le epidemie di Dengue in aree tropicali comportano costi annuali di ~8-9 miliardi di dollari, legati principalmente all’ospedalizzazione e al controllo dei vettori. In regioni temperate come l’Italia, il costo delle

rare epidemie è legato alle attività di controllo del vettore intorno ai casi umani, all’ospedalizzazione dei casi gravi e alla necessità di screening delle donazioni di sangue. Da uno studio condotto in Emilia-Romagna dopo l’epidemia di chikungunya nel 2007 risulta che il costo del piano di controllo di Aedes albopictus ammonti a ~1,3€ per abitante. Tale stima include anche la ridotta possibilità di fruire di attività e spazi ricreativi a causa del fastidio provocato dalle zanzare, con conseguente danno per i proprietari di attività all’aperto e il turismo.

L’epidemia di Dengue in Italia del 2023

Nel 2023 sono stati notificati 82 casi autoctoni di Dengue, riferiti a 4 episodi di trasmissione locale non correlati epidemiologicamente tra loro, in provincia di Lodi (41 casi confermati), in provincia di Latina (2 casi) e due in provincia di Roma (39 casi

confermati di cui uno ad Anzio). (Fig. 3; https://www.epicentro.iss.it/). Tutti i casi, di cui è noto l’esito, sono guariti.

In Lombardia, il primo paziente infetto è stato individuato il 3 agosto, in provincia di Lodi. Dopo un iniziale ricovero d’urgenza e una prima diagnosi di sospetto West Nile, successive analisi molecolari hanno delineato la presenza di DENV-1. Tra il 22 e il 25 agosto, altre 5 persone che vivevano in un’area limitrofa dello stesso comune sono state confermate come infette dallo stesso sierotipo. L’azienda sanitaria locale (ATS) ha immediatamente avviato un’indagine epidemiologica che ha confermato i casi come autoctoni, portando all’immediata notifica alle autorità sanitarie regionali e nazionali. Sono state quindi effettuate attività di disinfestazione nei luoghi frequentati dai pazienti per il controllo delle zanzare (Cipermetrina e Permofen Forte; 1R-trans Fenotrina e Tetrametrina). I cittadini del comune, inoltre, sono stati informati sulla prevenzione e sul controllo delle zanzare. Al termine della stagione sono stati confermati in totale 41 casi. Lo stesso iter è stato adottato a seguito del primo caso autoctono notificato nel Lazio, il 18 agosto nell’area metropolitana di Roma. A differenza di Lodi, però, l’indagine epidemiologica ha rivelato la circolazione di diversi sierotipi di dengue (DENV-2, DENV-3 e DENV1). L’aumento dei casi e la varietà dei sierotipi circolanti hanno portato all’attivazione di screening tissutali e cellulari di organi e sangue per i donatori di Roma e Latina. Al termine della stagione sono stati confermati in totale 2 casi in provincia di Latina e 39 casi in provincia di Roma. La concomitanza di distinti eventi di trasmissione nel Lazio sostenuti da 3 diversi sierotipi di DENV e l’insorgenza di un focolaio non correlato in Lombardia indicano la necessità

Fig. 3 - Casi di Dengue autoctoni in Italia nel 2023 (Del Manso M., Op. cit…)

di ridurre il rischio di trasmissione controllando le popolazioni di vettori, cosa che sta diventando sempre più difficile a causa delle dinamiche epidemiologiche e climatiche senza precedenti.

Il 2023, un anno eccezionale Il 2023 è stato anche un anno eccezionale dal punto di vista climatico, caratterizzato dalla stagione estiva più calda degli ultimi 25000 anni (https://climate.copernicus.eu/).

Questa eccezionalità climatica ha un importante effetto sulla dinamica di popolazione di Aedes albopictus (zanzara tigre) e sulla dinamica di trasmissione di virus di importazione come il Dengue. Le condizioni climatiche estreme, infatti, possono aver accelerato i cicli riproduttivi dei vettori, modulato il periodo di attività di tali insetti, influenzato la dinamica di trasmissione virale, e influenzato la suscettibilità del vettore agli insetticidi. Parimenti, le temperature elevate possono aver ridotto il tempo di replicazione del virus nelle zanzare, incidendo sulla trasmissibilità della malattia. Tutto questo ha portato a dinamiche epidemiologiche e climatiche senza precedenti, con un incremento delle epidemie di Dengue a livello globale - in particolare in Centro e Sud America (ad es. Brasile con un aumento del 13% rispetto al 2022;

https://www.who.int/) e nell’Indo-Pacifico (ad es. Thailandia con un aumento dei casi del 4,2% rispetto al 2022; https://www.who.int/) - con un conseguente aumento del rischio di importazione in paesi non endemici, come l’Italia. Quest’ultimo è poi anche aumentato a causa dell’aumento dei flussi di viaggiatori e di merci da zone tropicali.

Tutti questi fattori, sociali ed ecologici hanno probabilmente contribuito all’epidemia di Dengue verificatasi quest’anno in Italia e alla sua diffu-

a questo specifico settore e saranno essenziali in futuro.

In questo panorama in continua evoluzione, l’interazione sinergica tra medici di medicina generale, autorità sanitarie e ditte di disinfestazione risulta cruciale per garantire la sicurezza pubblica e la gestione efficiente delle emergenze sanitarie.

Verso una strategia integrata per il controllo delle arbovirosi

Nel 2017, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha risposto alla crescente incidenza delle arbovirosi approvando una strategia integrata per il controllo dei vettori mirata a:

• rafforzare le attività e la collaborazione tra operatori della salute e chi si occupa della disinfestazione;

• favorire la partecipazione della cittadinanza nella prevenzione, intensificare il monitoraggio e la sorveglianza dei vettori e valutare l’efficacia degli interventi effettuati;

• consolidare e integrare gli approcci e gli strumenti disponibili per il controllo dei vettori in un’ottica one health.

Contemporaneamente, a livello europeo, sono state prodotte linee guida per la sorveglianza e il controllo dei vettori, estendendo la rete di sorveglianza alle arbovirosi emergenti (Chikungunya, Dengue e Zika).

sione in aree geografiche diverse, dimostrando che un’epidemia è possibile anche in contesti fortemente urbanizzati e antropizzati come Roma. La vigilanza attenta delle dinamiche di trasmissione e l’adozione di protocolli di intervento tempestivi sono stati essenziali per fronteggiare le sfide che il 2023 ha presentato

In Italia, in seguito a questi sviluppi, è stato istituito un tavolo tecnico per aggiornare il sistema di segnalazione delle malattie infettive e revisionare i piani di sorveglianza. Da questa iniziativa è nato il Piano Nazionale di Prevenzione, Sorveglianza e Risposta alle Arbovirosi (PNA; https:// www.salute.gov.it/), un documento tecnico pianificato su un arco di 6 anni, che comprende azioni immediate e implementabili per la prevenzione, sorveglianza e risposta non solo per virus trasmessi da zanzare (arbovirus esotici e virus del West Nile), ma anche per malattie tra-

smesse da altri vettori (leishmaniosi, encefalite da zecche). Per quanto riguarda la sorveglianza di arbovirus esotici (come Dengue o Chikungunya), in assenza di trasmissione il PNA prevede:

1. interventi periodici preventivi di riduzione della popolazione di Aedes albopictus attraverso l’utilizzo di larvicidi e di igiene ambientale, svolti in parallelo ad attività di sorveglianza entomologica per acquisire una conoscenza della presenza e densità delle zanzare. Trattamenti larvicidi preventivi nei periodi di riproduzione delle specie vettrici, se svolti in maniera ottimale, sono in grado ridurre in modo significativo le popolazioni di zanzare e il rischio di trasmissione di arbovirus. È importante sottolineare la necessità che l’efficienza e l’efficacia di tali interventi vengano periodicamente valutate dalle Aziende Sanitarie Locali; 2. una sorveglianza epidemiologica dei casi umani, con notifica immediata entro 12 ore da parte degli operatori sanitari (medici di medicina generale, pediatri, ospedali) alle ASL dei casi probabili o confermati. In caso di conferma di un caso infetto, le ASL sono

tenute a effettuare tempestivamente un’indagine epidemiologica e allertare i comuni, che a loro volta sono tenuti a effettuare gli interventi di disinfestazione entro 24 ore dalla segnalazione. La sorveglianza entomologica viene poi intensificata intorno ai casi segnalati per agevolare l’applicazione delle misure di controllo vettoriale e confermare il coinvolgimento di Aedes albopictus in caso di circolazione autoctona.

Visto il ruolo cruciale dei comuni nella gestione delle emergenze legate alle epidemie di arbovirosi, è essenziale che i comuni si dotino di capitolati che contemplino questi interventi emergenziali.

Le sfide per la disinfestazione nell’era delle malattie infettive Il futuro della lotta ai virus trasmessi da zanzare presenta diverse sfide per le ditte del settore. Alcune di queste sfide includono:

• Resistenza agli insetticidi: le zanzare possono sviluppare resistenza agli insetticidi utilizzati per il controllo, rendendo necessario l’adattamento e l’evoluzione di nuove strategie di disinfestazione. L’utilizzo di adulticidi con inter-

venti calendarizzati è fortemente sconsigliato (PNA), in quanto, come emerso in diversi studi, vi è un’insorgenza di resistenza verso i piretroidi nelle popolazioni di culicidi italiane (sia nella zanzara tigre sia nella zanzara comune). I test fenotipici e molecolari consentono di individuare zanzare resistenti agli insetticidi e indagare specifiche mutazioni genetiche in queste zanzare, che conferiscono loro resistenza, fornendo un’analisi dettagliata della composizione molecolari delle popolazioni di zanzare, rivelando se e quali insetticidi potrebbero non essere più efficaci in determinate aree (Fig. 4);

• Cambiamenti climatici: le variazioni climatiche (ad es. caldo anomalo invernale, piogge rapide e abbondanti) influenzano la distribuzione e l’abbondanza (numero di cicli di vita per anno) delle zanzare, con possibili impatti sulla diffusione di malattie. Le ditte di disinfestazione dovranno adattarsi a scenari climatici mutevoli e imprevedibili (ad es. utilizzo dei droni durante le alluvioni in Emilia-Romagna; https://www.regione.emilia-romagna.it/);

Fig. 4 - Esempio di un test per la resistenza agli insetticidi

• Globalizzazione e viaggi Internazionali: con l’aumento dei viaggi internazionali, il rischio di importare persone con malattie infettive tropicali aumenta. La globalizzazione, inoltre, facilita lo scambio commerciale tra paesi, consentendo il movimento non solo delle persone ma anche di merci e contenitori che potrebbero veicolare zanzare infette o uova di zanzare. È anche elevato il rischio di introduzione nel territorio italiano di nuove specie vettrici, come l’Aedes aegypti (il più efficiente vettore di virus tropicali), che porterebbe a un drammatico aumento del rischio di trasmissione. Il ruolo delle ditte di disinfestazione in Italia diventa cruciale in questo contesto in quanto è sempre più necessario implementare strategie mirate per il controllo dei vettori, comprese azioni preventive nelle aree a maggior rischio di importazione di zanzare;

• Controllo integrato delle zanzare (Integrated Mosquito Managment): l’applicazione di un approccio integrato per la lotta al vettore prevede la ricerca e rimozione dei focolai larvali, la bonifica ambientale, l’impiego di prodotti larvicidi nei focolai che non possono essere eliminati e di prodotti adulticidi in situazioni emergenziali (es: persona infetta, densità elevata della zanzara).

Sono inoltre in corso di sviluppo tecnologie innovative di controllo che non richiedono insetticidi, quali per esempio l’uso di approcci mirati al rilascio di maschi in grado di sterilizzare la popolazione naturale (es. grazie all’uso di endosimbionti naturali quali Wolbachia) o la sterilizzazione tramite radiazioni, la Sterile Insect Technique), o di aumentare la capacità di trattare piccoli focolai criptici (autodisseminazione). L’adozio -

disinfestazione devono lavorare in collaborazione con la popolazione e le amministrazioni locale;

• Formazione e sviluppo: è essenziale un continuo impegno nella formazione e sviluppo per implementare approcci più efficaci, sostenibili e innovativi nel controllo delle zanzare e nella prevenzione delle malattie associate. In questo nuovo scenario è importante lavorare per il pieno riconoscimento del professionista della disinfestazione come operatore della salute, che dovrà conoscere a pieno le legislazioni in vigore e i piani in atto per il controllo delle zanzare e delle malattie da esse trasmesse, primo tra tutti il PNA. Affrontare queste sfide richiederà un approccio integrato, che coinvolga ditte di disinfestazione, enti governativi, comunità locali e organizzazioni internazionali, lavorando insieme per proteggere la salute pubblica.

Beniamino Caputo et al.

Cicli riproduttivi dei

vettori

accelerati dal clima

ne di nuove tecnologie richiede un costante aggiornamento delle competenze del personale e specifici investimenti;

• Coinvolgimento della comunità: la partecipazione attiva e l’educazione della comunità sono cruciali per il successo delle strategie di controllo per le zanzare del genere Aedes, in particolare la rimozione dei focolai privati e un corretto uso degli insetticidi/repellenti per uso domestico. I professionisti di

Per bibliografia e sitografia è possibile rivolgersi all’autore: beniamino.caputo@uniroma1.it

Focus su Necrobia rufipes

(DeGeer)

Un infestante di prosciutti, formaggi e alimenti per animali domestici

Di Sara Savoldelli1 , Salvatore Guarino2

1 Dipartimento di Scienze per gli Alimenti, la Nutrizione e l’Ambiente (DeFENS), Università degli Studi di Milano

2 Istituto di Bioscienze e Biorisorse (IBBR), Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), Palermo

Necrobia rufipes (DeGeer) è un coleottero appartenente alla famiglia dei cleridi che si nutre a spese di prodotti conservati come cocco essiccato, formaggio, pesce essiccato, prosciutto e altri prodotti ad alto contenuto proteico. È un insetto diffuso a livello globale: le segnalazioni della sua presenza sono riportate in numerosi paesi delle Americhe, Europa, Asia e Oceania. Necrobia rufipes è stata trovata anche su mummie ed è un insetto considerato nell’entomologia forense poiché è comunemente presente sui cadaveri e può essere utilizzato per la stima dell’ora della morte. In particolare, gli adulti si nutrono su cadaveri essiccati o in avanzato stadio di decomposizione, predando altri insetti presenti sopra o intorno ai cadaveri. È stato infatti segnalato che N. rufipes si nutre an-

che di altre specie che infestano prodotti o materiale animale in decomposizione ed è stato trovato come predatore facoltativo di insetti delle derrate quali Piophila casei, Lasioderma serricorne, Oryzaephilus spp., Carpophilus dimidiatus, Tribolium castaneum, Plodia interpunctella. Negli ultimi anni N. rufipes ha destato crescente preoccupazione sia nell’industria del prosciutto che tra i produttori di alimenti per animali domestici, con numerose segnalazioni in diversi paesi del Mediterraneo, soprattutto lungo la catena di distribuzione, in magazzini e negozi. Interessante è l’evidenza aneddotica dei produttori che suggerisce una particolare preferenza di N. rufipes per il cibo per cani rispetto ad altri tipi di alimenti per animali domestici. L’impatto economico di questa spe -

cie di coleottero è legato alle attività alimentari sia delle larve che degli adulti, nonché alle infestazioni incrociate, che portano a riduzioni dei prezzi dei prodotti. Le larve hanno un comportamento lucifugo e cercano luoghi bui e asciutti come le anfrattuosità di pallet per costruire il bozzolo, che viene formato riempiendo i lati aperti della fessura scelta per l’impupamento con una sostanza bianca emessa dalla bocca della larva in gocce schiumose.

Gli adulti, con una lunghezza che varia da 3,5 a 7 mm, hanno una buona capacità di volare, un ulteriore fattore che ne facilita la diffusione.

Uno studio condotto da Savoldelli et al. (2020) ha indicato che gli adulti e le larve di N. rufipes penetrano negli imballaggi per pet food attraverso le valvole di ventilazione dell’aria presenti nella parte inferiore, suggerendo che un modo per migliorare l’imballaggio al fine di prevenire l’infestazione degli insetti potrebbe essere quello di modificare questi punti deboli. In particolare, cambiare le attuali valvole di ventilazione può impedire agli insetti invasori di penetrare e colonizzare nuovi substrati, permettendo quindi di prevenire le infestazioni.

Al momento, i comuni metodi di

controllo di N. rufipes si basano principalmente su trattamenti chimici. Uno studio effettuato da Hasan et al. (2020) ha evidenziato dei livelli di tolleranza relativamente elevata da parte di N. rufipes alle fumigazioni con bromuro di metile e fosfina. Lo stesso gruppo di ricerca ha testato il solfuro di fluoruro di solforile come possibile mezzo alternativo al bromuro di metile per la fumigazione di N. rufipes, rilevando tuttavia un elevato grado di tolleranza da parte delle uova di N. rufipes a questo agente chimico. In questo scenario è fondamentale esplorare nuovi approcci in sintonia con le normative in evoluzione, garantendo al contempo la sicurezza dei lavoratori e la qualità del prodotto. Le crescenti restrizioni sugli insetticidi in tutto il mondo e le relative preoccupazioni per la sicurezza dei lavoratori, insieme al rischio di contaminazione del prodotto con residui di prodotti chimici, sottolineano la necessità di nuove e adeguate strategie nella gestione di questo dannoso coleottero.

Un punto cruciale che a oggi compromette la gestione integrata di N. rufipes è l’assenza di dispositivi adeguati per un monitoraggio specifico basati ad esempio su feromoni o altri attrattivi. Questi strumenti sono essenziali

FOCUS ON NECROBIA RUFIPES (DEGEER)

A pest in hams, cheeses and pet food

Necrobia rufipes (DeGeer) is a beetle in the family Cleridae that feeds itself at the expense of preserved products such as dried coconut, cheese, dried fish, ham and other products with a high protein content. It is a globally widespread insect, and its presence is reported in several countries in the Americas, Europe, Asia and Oceania.

per permettere una rapida individuazione di questo coleottero nei magazzini, industrie e punti vendita, così come avviene per altre specie di insetti delle derrate. In tal senso è stata effettuata una sperimentazione di laboratorio testando sostanze adesive per la cattura degli adulti e delle larve e alcune molecole tipiche dei substrati attaccati da N. rufipes per valutarne il loro utilizzo come attrattivi.

Uno degli aspetti che si è rivelato essenziale per la progettazione del di-

spositivo di monitoraggio è stato la scelta della colla. Le prime indagini di laboratorio hanno messo in evidenza la capacità degli adulti di utilizzare le mandibole per staccare le zampe incollate su una comune colla utilizzata nelle trappole per blatte, tanto da riuscire a liberarsi e scappare. A seguito di queste osservazioni è stata selezionata una colla più viscosa, comunemente usata per la cattura dei topi, che si è invece rivelata efficace per trattenere gli adulti catturati.

Esperimenti effettuati in laboratorio con l’utilizzo di un olfattometro a quattro vie, hanno messo in luce che gli adulti di N. rufipes sono attratti da molecole volatili tipiche di substrati organici in decomposizione come

Bibliografia:

squalene e metil ciclopentenolone. Ulteriori prove effettuate, hanno evidenziato una miscela di pet food addizionata con metil ciclopentenolone determina l’attrazione degli adulti all’interno delle trappole in prove effettuate all’interno di arene di laboratorio. Tuttavia l’utilizzo in campo di trappole innescate con questi attrattivi ha finora portato a risultati modesti in termini di catture. Questa incongruenza osservata tra i risultati di laboratorio e quelli sul campo può essere determinata dalla complessità dell’ambiente di campo rispetto al laboratorio, che presenta fattori come condizioni ambientali non controllate, odori concorrenti, habitat e presenza di predatori naturali

che possono influenzare la risposta dei coleotteri agli attrattivi. Inoltre, le fluttuazioni nelle densità di popolazione e le attività umane legate alla manipolazione dei prodotti possono anch’esse influenzare la risposta degli insetti all’esca. È possibile che a questi aspetti si aggiungano altri fattori come la possibile scarsa competitività degli attrattivi in campo o l’errato posizionamento della trappola. Tutti questi aspetti sottolineano l’importanza di ulteriori ricerche di laboratorio e di campo al fine di progettare uno strumento adeguato alla cattura di questo dannoso coleottero.

Sara Savoldelli Salvatore Guarino

• Hasan, M. M., Athanassiou, C. G., Schilling, M. W., & Phillips, T. W. (2020). Biology and management of the red-legged ham beetle, Necrobia rufipes DeGeer (Coleoptera: Cleridae), “Journal of Stored Products Research”, 88, 101635.

• Hasan, M. M., Aikins, M. J., Schilling, M. W., & Phillips, T. W. (2020), Comparison of methyl bromide and phosphine for fumigation of Necrobia rufipes (Coleoptera: Cleridae) and Tyrophagus putrescentiae (Sarcoptiformes: Acaridae), pests of high-value stored products, “Journal of economic entomology”, 113(2), pp. 1008-1014.

• Hasan, M. M., Aikins, M. J., Schilling, M. W., & Phillips, T. W. (2021), Sulfuryl fluoride as a methyl bromide alternative for fumigation of Necrobia rufipes (Coleoptera: Cleridae) and Tyrophagus putrescentiae (Sarcoptiformes: Acaridae), major pests of animal-based stored products, “Journal of Stored Products Research”, 91, 101769.

• Savoldelli, S., Frignani, M., & Süss, L. (2018, October). Necrobia rufipes (De Geer): An emerging pest associated with pet store chain in Europe, in Proceedings of the 12th International Working Conference on Stored Product Protection (IWCSPP), Berlin, Germany, pp. 7-11.

• Savoldelli, S., Jucker, C., Peri, E., Arif, M. A., & Guarino, S. (2020), Necrobia rufipes (De Geer) infestation in pet food packaging and setup of a monitoring trap, “Insects”, 11(9), 623.

Pillole di insetti e altro, nella medicina tradizionale cinese

L’effetto terapeutico dei farmaci derivati dagli insetti

è stato convalidato empiricamente

Nei numerosi studi di etnoentomologia che si possono reperire nell’antica letteratura orientale, gli

insetti vengono ricordati in medicina, trovano valore quali simboli religiosi dei Buddisti, come oggetti funebri, o come amuleti portafortuna e simboli di bellezza.

In Cina materiali ritenuti medicamentosi sono oltre 5500, vi si annoverano piante, funghi, licheni, muschi, felci, animali e minerali. Tra questi fin dai tempi lontani, alcuni insetti sono stati usati per curare i più svariati malanni dell’uomo. In proposito vengono elencate circa 300 specie di “insetti medicinali”

Quest’arte di preparare i farmaci

molto diffusa

di Pasquale Trematerra Università degli Studi del Molise

distribuite in 70 generi, 63 famiglie e 14 ordini. Si stima che circa 1.700 prescrizioni della medicina tradizionale comprendono insetti con poteri medicamentosi o farmaci grezzi da loro derivati. Molti composti sono stati studiati e rivelano efficaci funzioni terapeutiche, dimostrando la possibilità di isolare numerosi composti da utilizzare nella terapia umana. Spesso, nelle ricette tradizionali e in formulazioni esperienziali, non sono utilizzati da soli, ma vengono mescolati con erbe varie.

Le funzioni farmaceutiche

Al riguardo, si individuano molte funzioni farmaceutiche, tra cui attività antibatterica, attività antinfiammatoria, regolazione del sistema immunitario... la funzione antitumorale della cantaridina ricavata dal coleottero Cantharis è stata dimostrata anche attraverso saggi scientifici. Le api, le vespe, i bachi da seta, le mosche domestiche, le formiche possono svolgere benefiche funzioni. L’effetto terapeutico dei farmaci derivati dagli insetti è stato convalidato empiricamente dall’uso diretto di varie medicine popolari provenienti da tre fonti, in particolare: le secrezioni ghiandolari degli insetti (seta, miele,

Alcuni

insetti commestibili hanno alto valore nutrizionale

veleno), le parti del corpo e l’intero insetto utilizzato vivo o tramite varie lavorazioni (cotto, tostato, macinato), e i principi attivi estratti dagli insetti o dalla simbiosi insetto-microrganismo. È da notare che la maggior parte di questi entomoceutici viene sfruttata anche come alimento salutare per migliorare la funzione immunitaria dell’uomo. Alcuni insetti commestibili sono infatti ricchi di proteine e hanno un alto valore nutrizionale, e vengono utilizzati in campo alimentare, come… il vino di insetti. Soffermando l’attenzione alla medicina, se vi accade di sentire uno strano brusio o scampanellio nelle orecchie, allora potreste far bollire alcune esuvie di cicala e berne l’estratto.

ENGLISH ABSTRACT

INSECT PILLS AND MUCH MORE IN TRADITIONAL CHINESE MEDICINE

The therapeutic effect of insect-derived drugs has been empirically validated

In the numerous studies in ethnoentomology that can be found in ancient East Asian literature, insects are mentioned in medicine and find value as religious symbols of the Buddhists, as funeral objects, or as lucky charms and beauty symbols. In China, there are over 5500 materials considered to be medicinal products, including plants, fungi, lichens, mosses, ferns, animals and minerals. Among them, some insects have been used since ancient times to cure the most different human ailments. About 300 species of “medicinal insects” are listed, distributed in 70 types, 63 families and 14 orders.

Benché possa risultare strano, questo è uno dei tanti usi che gli insetti trovano nella medicina tradizionale, disciplina che si è sviluppata nei secoli di isolamento culturale trascorsi dal grande Paese orientale. Tanto che le più antiche indicazioni per la cura delle malattie, lasciate dai popoli Cinesi, sono state trovate incise su gusci di tartaruga che si fanno risalire a 1600-1100 anni prima di Cristo. Durante la Dinastia Ming (1368-1644) tale farmacopea raggiunse il massimo dello sviluppo con la pubblicazione di un’opera formata da 168 volumi che raccoglievano ben 16739 ricette destinate alla cura dei più svariati malanni di medicina interna. Nel trattato l’uso delle erbe medicinali aveva un ruolo di rilievo, ma anche gli insetti trovavano una loro impor-

Cordyceps sinensis molto in uso per ridare sostegno e vigoria fisica

Esemplare di coleottero cantaride dalle riconosciute e molteplici proprietà medicamentose

tante collocazione, come ingredienti essenziali di molte prescrizioni. Ancora oggi questa arte di preparare i farmaci, sebbene radicata nel passato, risulta molto diffusa; gli stessi turisti possono acquistare, anche nei drugstore di alberghi moderni, numerose essenze vegetali e insetti essiccati. Si ha così la possibilità di trovare in vendita scarafaggi secchi, larve del baco da seta e di varie specie di coleotteri, esuvie, ninfe e adulti di numerosi ortotteri. Di solito, ogni prescrizione farmaceutica raccoglie più ingredienti, pesati separatamente su piccole bilance; seguendo le indicazioni che immancabilmente vengono allegate e sorseggiando gli estratti che si ottengono, ci si appropria di tutti i benefici effetti delle varie sostanze componenti. In proposito, non di rado è possibile imbattersi in pozioni molto particolari e per mille usi; ad esempio, una di queste è formata da escrementi di larve del baco da seta, ambra, miele, pezzi di grillotalpa, ooteche di mantide, grilli secchi, parti di scorpioni e centopiedi. Al contrario, nei casi in cui necessitano soluzioni mirate, è possibile scoprire che le larve di vari coleotteri Meloidi vengono consigliate ai pazien-

ti afflitti da problemi dermatologici o da disfunzioni diuretiche; la loro efficacia medica risulta talmente evidente che il Museo di Storia Naturale di Pechino ne possiede una preziosa collezione e ha in esposizione varie bottigliette piene di pillole formate da sostanze ottenute da tali insetti. Nella città di Chongqing non è difficile incontrare l’addetto del reparto farmacia di un grande negozio di spezie che raccomanda ai clienti le miracolose proprietà rivelate dagli Scarafaggi o che, indicando un testo di medicina, consiglia di curare il tifo e i disturbi di stomaco facendo ricorso agli escrementi del Baco da seta. Non

tutti gli ingredienti derivati da piante, o in questo caso da insetti, forniscono risposte fisiologiche apparenti, molti di essi influenzano e stimolano invece cure di tipo psicosomatico. Un esempio al riguardo viene dai rimedi suggeriti per guarire i bambini che fanno la pipi a letto. La ricetta del caso presenta una miscela formata da 7 semi di ginkgo (con i gusci), 9 grammi di ooteca di mantide e di radici di Lindera (pianta produttrice di spezie). Secondo le usanze locali, i bimbi devono bere l’estratto ottenuto da questo miscuglio due volte al giorno per i primi 5 giorni poi quotidianamente finché non sono guariti.

Cordyceps sinensis molto in uso per ridare sostegno e vigoria fisica

Giacché i semi di ginko hanno un cattivo odore quando non sono racchiusi nei loro gusci, i piccoli pazienti con il passare dei giorni vengono nauseati dalla loro stessa pipi, tanto da non ripetere più il “misfatto”, e imparano a trattenerla. La cura dell’ipertensione rappresenta un caso tipico di come la filosofia dei Cinesi riconduca la causa del malanno a una cattiva alimentazione e di come gli insetti vengano associati alle erbe medicinali per trattare le specifiche disfunzioni. L’ipertensione sopraggiunge al verificarsi di uno squilibrio tra Yin e Yang (Interpretazioni filosofiche che hanno importanti relazioni con tutte le cose, dall’origine dell’Universo). Concetti elaborati tra il 770 e il 476 a.C.. Yin e Yang vengono riferiti a differenti parti del corpo umano: Yin denota tra l’altro viscere, sangue e l’addome, mentre Yang identifica il sentimento e l’energia vitale. Secondo tale filosofia l’ipertensione è causata da molto Yang (energia vitale) e da poco Yin (sangue). I rimedi consigliati devono ricondurre quindi necessariamente all’equilibrio. Le cure prevedono due prescrizioni da attuarsi in fasi successive. La prima ricetta presenta un nutrito miscuglio con magnetite, conchiglie marine, corteccia di Eucommia, ematite e radici di Achyranthes, 10 semi di ginkgo, radici di Polygala, fiori di crisantemo, radici di Ophiopo-

Anche l’ipertensione può essere trattata in questo modo

gom, frutti di Tribulus, semi di veccia triturati, 6 grammi di fiori di Inula, foglie e rizomi di erba di prato, esuvie di cicala e tuberi di Gastrodia. La seconda prescrizione, non da meno, consiste in una miscela di frutti di Tribulus e di corteccia di Eucommia, radici di Ophiopogon e Achyranthes, conchiglie marine, rizoma di Cibot, radici di Rechmania, semi di Jujuba selvatica, foglie di gelso, fiori di crisantemo, radici di Polygala, foglie e rizomi di erba di prato, semi di veccia triturati, frutti di Euodia, genziana cinese, esuvie di cicala, frutti di Amommum e radici di liquirizia. Le sostanze citate vengono mescolate con miele ricavandone delle pillole da 9 grammi ciascuna. Il malato di ipertensione, nel Corso della cura, ne deve prendere una al mattino e una alla sera, con un bel bicchiere di acqua calda. Così

facendo ciascuno degli ingredienti, in breve tempo, pare rivelare il suo benefico effetto: ad esempio le conchiglie di mare, le radici di Ophiobogon e la corteccia di Eucommia agiscono sulla pressione del sangue riducendola, mentre le foglie di gelso hanno effetti sedativi, le esuvie di cicala (della specie Huechys sanguinea), vengono aggiunte invece per attenuare il tremolio. Alcuni insetti, tra l’altro, sono molto utili per combattere il mal di testa, come pure le infezioni auricolari e, a volte, per calmare il pianto dei neonati. I detti popolari mettono in relazione i risultati che si possono ottenere con il fatto che le ninfe di cicala, essendo silenziose, al contrario degli adulti, sarebbero in grado di trasferire il loro silenzio nei bambini, influenzandone i lamenti e calmandoli. Lo Yarsagumba (Cordyceps sinensis) è un genere di funghi parassiti che cresce sulle larve di alcuni insetti. Quando i funghi attaccano il loro ospite, si sostituiscono al tessuto del suo corpo dal quale iniziano a crescere lunghi e sottili steli. I resti dell’insetto e dei funghi si raccolgono a mano, vengono essiccati e usati già da secoli per trattare anche stanchezza, malattie renali e per aumentare il desiderio sessuale (!!!).

Pasquale Trematerra

Cordyceps sinensis molto in uso per ridare sostegno e vigoria fisica

Il baco da seta

Come si instaura con successo

una stretta relazione tra alcune specie animali o vegetali e l’uomo

Quella del baco da seta è una storia antica che inizia in Cina 2800 anni prima della nascita di Cristo. La protagonista, come da copione, è una principessa bellissima e dolcissima che passeggia nel suo giardino ricco di piante tra cui alcuni alberi di gelso. A un certo punto, da un albero scende un bruco che tesse attorno al dito della principessa, un filo caldo, robusto e leggero. La ragazza, dotata ovviamente di un cuore d’oro, condivise questa scoperta con i suoi sudditi che iniziarono ad allevare questo bruco prezioso. Nacque così la bachicoltura che dalla lontana Cina si diffuse in tutto il mondo. In Italia, il baco seta arrivò in Sicilia a bordo delle navi dei saraceni e poi si estese in tutta la penisola trovando una zona elettiva in pianura padana, specialmente nel bolognese e nel veneto. Queste zone divennero addirittura famose in tutto il mondo per la produzione di seta che eccelleva sia nella quantità e sia nella qualità. La pianura padana infatti è una

zona dove le condizioni pedoclimatiche sono favorevoli alla pianta del gelso, la pianta nutrice dei bruchi. La fortuna della bachicoltura padana non si basa solo sulla natura ma anche all’ingegno dei suoi abitanti che furono in grado di selezionare dei bachi di qualità e di trovare delle ottime soluzioni di allevamento e di lavorazione della seta.

Quindi i bachi italiani mostravano delle performance addirittura migliori di quelli originali cinesi. Questo succede spesso quando si instaura una stretta relazione tra alcune specie animali o vegetali e l’uomo. Il selvatico viene in qualche modo plasmato dalla nostra specie e assume delle sembianze che variano al variare della cultura umana che incontra. La pecora per esempio è originaria del medio oriente ma produce tantissima lana in Australia e il pomodoro, trasferitosi in Italia, ha virato il colore da giallo a rosso dando il meglio di sé.

E così i filugelli padani divennero i migliori del mondo. Ma la cultura umana è sempre in movimento e infatti nel nord Europa si venne a sapere della eccezionale qualità dei bachi da seta italiani. Alcuni emissari vennero inviati in pianura padana i quali tornarono in madre patria dopo aver copiato sia le tecniche di allevamento sia quelle di filatura. Iniziò quindi, da una parte, una florida bachicoltura nel nord Europa e dall’altra la crisi di quella italiana che conobbe la sua definitiva fine a metà del secolo appena passato.

di Gianumberto Accinelli Divulgatore scientifico

A decretarne la morte fu l’emissione sul mercato delle economiche e facile da produrre fibre sintetiche e del cotone.

Ma la memoria di quei lustri non è andata perduta e perdura tra i tronchi e tra le fronde dei gelsi che ancora crescono in pianura padana. Questi antichi alberi, testimoni di un’altra epoca, si possono incontrare lungo le strade secondarie oppure vicino ai torrenti, zone dove la mano dell’agricoltura industriale non riesce ad arrivare.

Ma proprio in questo periodo, il gel-

so sta uscendo dal suo status di residuo archeologico e sta riscoprendo una nuova primavera.

I frutti del gelso, le cosiddette more (che possono essere neri o bianchi a seconda della specie) sono dolcissimi e adatti alla preparazione di marmellate squisite e ricchi di vitamina A e di flavonoidi. Queste marmellate vanno, giustamente, di gran moda e quindi c’è una grande caccia a questi frutti. Le foglie, inoltre, hanno ripreso ad alimentare i bruchi del baco che vengono allevanti non tanto per la preziosa seta ma piuttosto

ENGLISH ABSTRACT

THE SILKWORM

How a close relationship is successfully established between certain animal or plant species and man

The history of the silkworm dates back to 2800 years before the birth of Christ in China. In Italy, the silkworm arrived in Sicily on board Saracen ships and then spread throughout the peninsula, finding a special area in the Po Valley, especially in the Bologna area and in the Venetian region. These areas even became famous worldwide for silk production that succeeded quantity and quality-wise.

per far conoscere ai bambini la magia della metamorfosi delle farfalle.

Gianumberto Accinelli

La gestione dei

LE ISTRUZIONI OPERATIVE A.N.I.D.

Una rubrica tecnico operativa dove gli esperti del settore illustrano l’importanza del Pest Control per ambiente e salute

lepidotteri delle derrate. Tecnica della confusione sessuale e monitoraggio

di Marco Caimi

Responsabile

Ricerca e Sviluppo GEA Srl

La costante revisione dei principi attivi impiegati per la lotta agli infestanti e in particolare agli insetti, dettata dal Regolamento Biocidi (Reg. (UE) n. 528/2012) ha comportato nell’ultimo decennio un impoverimento delle sostanze disponibili. Son quasi completamente scomparsi gli insetticidi a base di esteri fosforici e carbammati mentre restano disponibili il piretro e alcuni dei suoi derivati di sintesi, fotostabili e fotolabili. Di fatto la scomparsa di determinati gruppi di insetticidi comporta un impiego più accorto dei prodotti rimasti a disposizione per ridurre il rischio della selezione di ceppi di insetti resistenti. Seppure questa revisione abbia ridotto gli strumenti disponibili per il controllo degli infestanti, in particolare in ambito di industria alimentare, dobbiamo comunque guardarla con sguardo positivo, essendo il fine quello della tutela della salute delle persone e dell’ambiente. Inoltre, le va riconosciuto il merito di aver riportato alla ribalta, nella lotta agli infestanti, l’impiego dei feromoni

che avevano vissuto un breve periodo di gloria tra la fine degli anni ’90 del secolo scorso e i primi anni del 2000, limitatamente ai principali lepidotteri delle derrate.

L’interesse era poi declinato a causa di una maggiore articolazione degli interventi rispetto ai trattamenti tradizionali e che richiedevano probabilmente una maggiore preparazione entomologica dei tecnici e un maggiore trasferimento di informazioni al cliente finale. Il primo isolamento e identificazione di un feromone si colloca nel 1959 (Butenandt 1959) anno in cui si conia il termine feromone (Karlson, Lüscher 1959) e trovano origine tutti gli studi successivi volti alla conoscenza del sistema di comunicazione chimica tra gli insetti e delle molecole implicate che verranno poi applicate alla gestione delle specie ritenute nocive.

In particolare, si individuano nel corso degli anni le sostanze emesse dalle femmine per il richiamo dei ma-

schi al fine della realizzazione dell’accoppiamento e che vengono definiti feromoni sessuali per distinguerli da feromoni emessi per altre funzioni (feromoni d’allarme, di traccia, marcanti, inibitori, d’aggregazione).

È necessario sottolineare come l’utilizzo dei feromoni nella lotta garantisca da sempre una maggiore sicurezza per gli utilizzatori e per i prodotti alimentari da un punto di vista tossicologico. Si parla di tecnica della confusione sessuale e di distrazione sessuale, che gli anglosassoni condensano nel termine “mating disruption”, quando, tramite un numero variabile di diffusori, viene introdotto in un ambiente il feromone sessuale delle specie bersaglio in dosi tali da impedire o ritardare l’incontro dei due sessi, oscurando la fonte di emissione naturale, cioè la femmina, o indirizzando i maschi verso punti di emissione del feromone artificiali (erogatori). L’individuazione della fonte di emissione del fe -

romone sia esso naturale o artificiale si compie da parte del maschio, risalendo il gradiente di concentrazione della molecola nell’ambiente, una volta uniformata la concentrazione in un’area viene disattivato questo meccanismo. È utile sottolineare che anche il ritardo dell’accoppiamento implica una riduzione del numero di uova fertili deposte (Huang, Subramanyam 2003).

Il Regolamento biocidi e la confusione sessuale

I prodotti per la lotta mediante la tecnica della confusione sessuale (TCS), pur non comportando l’uccisione diretta degli insetti, rientrano nell’ambito del Regolamento biocidi, interrompendo la riproduzione all’interno di una popolazione vivente, sono quindi soggetti alla normativa per quel che riguarda la produzione, il confezionamento e l’etichettatura e necessitano pertanto di autorizzazione ministeriale che viene esplicitata con l’attribuzione di un numero di registrazione. La registrazione di un biocida prevede l’esecuzione di una serie di azioni che comportano la preparazione di un dossier relativo al prodotto che si vuole commercializzare, inteso come entità unica rappresentata dalla combinazione delle sostanze attive e dei coformulanti che lo compongono, con le valutazioni chimico-fisiche, tossicologiche e di sicurezza in senso lato alle quali vanno integrati i test di efficacia del prodotto. La documentazione valutata dalle autorità, una volta soddisfatte tutte le richieste, si conclude con l’autorizzazione del preparato. Per i prodotti con sostanze attive inserite in allegato 1 e parimenti ai coformulanti ritenuti non pericolosi o che comunque non destino preoccupazione, prive di nanomateriali, sufficientemente efficaci e per biocidi che non richiedono l’uso di

dispositivi di protezione personale

è possibile richiedere la registrazione semplificata come per i biocidi a base di feromoni. È necessario a questo punto aprire una parentesi in merito al processo di registrazione dei biocidi per comprendere i motivi per cui a ora sono disponibili solo prodotti per alcuni lepidotteri delle derrate, mentre altri andrebbero incontro a tempi di approvazione maggiori e costi notevolmente più alti.

L’iter, infatti, seppur comunque oneroso da un punto di vista economico, risulta più rapido nel momento in cui le sostanze attive che si ritiene di impiegare si trovino già inserite in una particolare sezione del Regolamento definita allegato 1 a cui abbiamo sopra fatto riferimento. Se il formulato contenesse una sostanza attiva non inclusa nell’allegato 1, la richiesta di inclusione della stessa comporterebbe il produrre l’intera documentazione prevista e dei tempi lunghi per la valutazione della richiesta stessa. Inoltre, solo dopo la regolarizzazione dell’attivo, potrebbe essere presentata la richiesta per l’autorizzazione semplificata del formulato relativo.

Nell’allegato citato, per quanto riguarda i feromoni propriamente detti, troviamo attualmente il solo TDDA Acetato di (Z, E)-tetradeca-9,12-dienile, ovvero la molecola chiave di richiamo sessuale nell’ambito di più specie associate alle derrate (Cadra calidella, C. cautella, C. figulilella, Ephestia elutella, E. kuehniella, Plodia interpunctella) e la miscela del feromone sessuale di Tineola bisselliella, citata come “Feromone della tignola dei panni”. Non compaiono ad esempio i feromoni sessuali di Nemapogon granellus, Lasioderma serricorne, Trogoderma spp., solo per citare le specie già oggetto di test sperimentali che hanno fornito risultati soddisfacenti.

L’attuale applicazione e la gestione del monitoraggio in regime di TCS

Attualmente i prodotti disponibili per la TCS in Europa sono registrati per l’impiego contro Ephestia kuehniella e Plodia interpunctella che sono da considerare le specie maggiormente diffuse nell’industria alimentare sebbene il prodotto come già riferito in precedenza sia efficace potenzialmente anche sulle altre specie che rispondono alla stessa molecola. La mancanza in etichetta di altri target è dovuta alla difficoltà di reperire un numero sufficiente di luoghi infestati da queste specie per produrre test a sostegno della richiesta di autorizzazione.

La TCS è una metodica di lotta molto selettiva, quindi, risulta indispensabile accertarsi che le specie presenti rispondano al prodotto che si ritiene di utilizzare, in seconda analisi devono essere acquisite le volumetrie degli ambienti da esporre al trattamento per dosare correttamente i livelli di feromone introdotti, con l’esatta quantificazione degli erogatori da applicare in funzione di quanto riportato in etichetta, infine, anche se non limitanti, è importante individuare i ricambi forzati di aria e le tempistiche di apertura dei principali ingressi per tenere la variabile sotto controllo.

Come per altri strumenti di lotta, è bene intervenire su infestazioni iniziali e affiancare all’applicazione le opportune attività di pulizia degli ambienti, strutture e impianti in modo da raggiungere gli obiettivi in tempi più brevi.

In pratica, dopo l’installazione dei diffusori di feromoni, la sostanza

attiva si distribuisce nel volume a disposizione sino a raggiungere un livello omogeneo della concentrazione che genera la difficoltà dei maschi di individuare le sorgenti di emissioni del feromone, siano esse le femmine o gli erogatori utilizzati per il monitoraggio che da questo momento, con la netta riduzione o l’assenza di catture, ci confermeranno il corretto dosaggio ambientale del feromone. Rimane, comunque, fondamentale mantenere una presenza di trappole capaci di rilevare la popolazione degli infestanti oggetto di lotta, questo per accertarsi del successo della TCS o per riscontrare l’ingresso nelle aree di materie prime infestate. Per questo scopo è possibile utilizzare trappole attivate con feromoni sovra dosati, trappole ad acqua e ovitrappole. Le trappole sovra dosate sono normali trappole, ma attivate con erogatori di feromone in quantità elevata e tali da essere individuate dai maschi, essendo in grado di generare un gradiente di concentrazione del feromone anche in ambiente dove è in atto la TCS (Burks et al., 2010).

Le trappole ad acqua sono costituite da vaschette con lati di circa 30 x 40 cm, contenenti appunto acqua ed eventualmente un tensioattivo. Sfruttano la tendenza delle tignole a portarsi in microambienti a maggiore umidità e, volando al disopra delle bacinelle, finiscono con il caderci per affogare nel liquido. Con queste trappole si catturano indistintamente maschi e femmine e consentono agli specialisti di verificare sulle femmine l’avvenuto accoppiamento. Le ovitrappole altro non sono che contenitori parzialmente riempiti con substrati attrattivi nei confronti

delle femmine in deposizione che vi lasciano le uova. Queste trappole, una volta prelevate e poste a incubazione, rilevano o meno lo sviluppo di larve rivelando indirettamente se si è raggiunta la riduzione degli accoppiamenti. Naturalmente possono subire la competizione di depositi alimentari nelle aziende oggetto dell’indagine. Ricordando che per motivi di studio è utile l’applicazione dei dispositivi di monitoraggio prima e dopo l’applicazione della TCS, per le finalità di indagine dei risultati è consigliabile iniziare l’uso delle trappole ad acqua e delle ovitrappole 15 - 30 giorni dopo la prima applicazione della tecnica, perché si compia la diffusione di feromone nell’ambiente sino a livelli uniformi in tutte le volumetrie e tali da interferire con gli accoppiamenti. L’uso delle trappole sovra dosate fornisce le risposte desiderate dopo 45-50 giorni con temperature attorno ai 25-30 °C, quando anche le uova deposte dalle ultime femmine fecondate, e nei giorni immediatamente successivi all’avvio della tecnica, avranno compiuto il ciclo sino alla comparsa dei nuovi adulti. La prima significativa caduta della popolazione si manifesterà verosimilmente dopo 60 giorni circa, per affermarsi dopo il primo trimestre, salvo casi particolari che implicano l’allungamento del ciclo biologico (basse temperature costanti attorno a 20 °C).

Estensione della TCS ad altre specie

Come accennato in precedenza alcuni studi, anche se in numero limitato, sono stati eseguiti per valutare l’applicazione dei feromoni nella lotta a Nemapogon granellus (Savoldelli et al., 2023), Lasioderma serricorne (Mahroof e Phillips, 2013; Amoah et al., 2018), Trogoderma spp., (Gerken e Campbell, 2018). I risultati emersi sono da ritenere

incoraggianti, ma, molto probabilmente, dovremo attendere ancora molti anni prima di trovare in commercio prodotti biocidi con questi target. Infatti, gli ostacoli, per così dire burocratici, sono già stati descritti nei punti precedenti e solo una decisa spinta del mercato potrebbe convincere qualche produttore a impegnarsi nella registrazione di questi prodotti, speranza che possiamo ritenere non remota in considerazione del valore intrinseco dei prodotti infestati, almeno nel caso di N. granellus e L. serricorne. Infatti, la prima realizza attacco e deprezzamento su formaggi a lunga stagionatura e infestazioni a carico di salumi, in particolare prosciutto crudo, mentre il secondo, oltre a rinvenirsi nell’industria della pasta e dei prodotti da forno, rappresenta l’infestante principale dell’industria del tabacco e compare su spezie e camomilla. Un’ulteriore spinta può arrivare dalla contrazione dei prodotti insetticidi classici ovvero dalla scomparsa di altri principi attivi che indirettamente richiederanno maggiore avvedutezza nelle applicazioni insetticide per scongiurare la selezione di ceppi di insetti resistenti. Inoltre, nel caso di N. granellus, la natura delle infestazioni, oltre a implicare l’inammissibilità di trattamenti chimici, esclude anche applicazioni con alte e basse temperature e l’alterazione delle condizioni di t e UR% negli ambienti di stagionatura e si tenga infine presente che la lotta condotta con feromoni non esclude l’impiego degli insetti antagonisti che stanno trovando un recente impiego nelle industrie alimentari. Di contro, almeno per quanto riguarda L. serricorne, si sottolinea a oggi un costo del feromone decisamente maggiore rispetto a quello impiegato per Ephestia kuehniella e Plodia interpunctella che rimane più economico anche rispetto alla molecola

attiva per N. granellus. Nel caso di quest’ultima è interessante porre in evidenza come le t di stagionatura attorno ai 16-18 °C comportino una minore emissione del feromone dalle matrici di rilascio, evento che si può già notare nelle consolidate attività di monitoraggio con una riduzione del raggio d’azione delle trappole; tali condizioni suggeriscono pertanto contro questa specie, lo studio della distrazione sessuale

piuttosto che della confusione. Il monitoraggio di L. serricorne in una ipotetica lotta con la TCS sarebbe facilitato, rispetto ai lepidotteri, grazie all’elevata affinità di questa specie nei confronti di trappole luminose che potrebbero descrivere direttamente l’andamento della popolazione infestante, mentre, per N. granellus, l’andamento della lotta in atto si potrebbe studiare oltre che con le trappole UV, anche con erogatori in

Disinfestazione e conservazione

della biodiversità.

L’importanza di mitigare

le nostre azioni

dal punto di vista di un biologo

Il tema ambientale ha assunto negli ultimi anni un’eco sempre più forte. Il cambiamento climatico, la gestione dei rifiuti, la perdita di biodiversità, l’uso delle risorse naturali e l’inquinamento sono argomenti sempre più frequenti nella nostra sfera pubblica. Le azioni dei governi e degli enti, sotto l’indicazione della Comunità Europea e dei partner a livello mondiale, cercano di frenare questi fenomeni e adottare misure di contrasto al fine di ridurre gli effetti negativi delle attività umane. Una parte di questi argomenti sono diventati percepibili per effetto diretto sulla nostra sfera sensoriale. Nel

lieve sovradosaggio considerando, come descritto al punto precedente, l’applicazione della distrazione sessuale in luogo della confusione.

caso dei cambiamenti climatici gli eventi estremi negli ultimi anni sono diventati più evidenti e più frequenti. Fenomeni siccitosi o all’opposto estremi alluvionali, temperature alte e inverni miti, mareggiate imponenti sono solo alcuni degli effetti che stiamo registrando. Nonostante gli allarmi e la mole di dati a livello scientifico, c’è ancora un certo scetticismo su

quello che sta accadendo. La diffusione di notizie fuorvianti e contrastanti, sia a livello politico che dei portatori di interesse economico, non permette di comprendere la gravità della situazione che stiamo vivendo e a quali rischi andiamo incontro.

Negli ultimi cento anni abbiamo avuto un incremento del consumo di risorse naturali: la crescita della po -

polazione umana e le maggiori esigenze in fatto di beni di consumo e di alimentazione sono probabilmente la causa principale. Il passaggio da una popolazione contadina, che si autoproduceva gran parte dei beni di consumo, a una prettamente urbana, economicamente più ricca e disponibile ad acquistare una varietà di ampia di beni, ha favorito da un lato l’economia ma dall’altro ha aumentato il consumo di materie prime ed energia. Le maggiori disponibilità economiche hanno messo sotto pressione gli ambienti naturali con consumi superiori alla capacità di recupero e depauperando quelle non rinnovabili. Scelte sbagliate a livello politico/industriale ci hanno portato verso una società meno sostenibile. Basti pensare al mercato delle auto, a discapito di mezzi pubblici o alternative più ecologiche, che hanno reso le città intasate dal traffico e con l’aria irrespirabile (oltre all’esigenza di strade e parcheggi). Un indicatore dell’enorme consumo di materie prime ce lo dice uno studio che ha calcolato la massa di tutti i beni prodotti dall’uomo. L’analisi ha messo in evidenza come i beni artificiali abbiano superato la massa di tutti gli organismi viventi. Tra i materiali più usati ovviamente il cemento, l’acciaio, la plastica e l’asfalto. Il surplus di materiali artificiali è andato a impattare sulla biodiversità che rappresenta uno dei meccanismi attraverso il quale la vita sulla terra si automantiene. Infatti, l’insieme di tutti gli organismi viventi si trovano in equilibrio fra loro (Ipotesi Gaia) e favoriscono l’omeostasi dei gas, compresi quelli serra, che ci consentono di respirare e mantenere una

temperatura idonea alla vita. Di conseguenza di rendere abitabile la Terra così come la conosciamo noi oggi. In seguito al consumo di combustibili fossili, al consumo di legname con la perdita di foreste, al consumo di suolo e alle bonifiche delle aree umide abbiamo perso, ma continuiamo a farlo, una componente vitale essenziale per il mantenimento di questi equilibri. I suoli nudi, le terre bonificate, il legname e i combustibili fossili bruciati liberano la CO2 fissata dagli organismi viventi o dai fossili e la reimmettono in atmosfera, portandola a livelli considerati pericolosi per l’effetto serra. In passato a causa di fenomeni naturali, come le attività eruttive siberiane, abbiamo avuto condizioni simili durante le estinzioni di massa del Permiano. L’aumento di anidride carbonica è imputabile oggi principalmente alle attività umane e all’incapacità degli ecosistemi di compensare le maggiori emissioni. Il clima si trova così a essere stravolto, con accentuazione dei fenomeni estremi e con temperature più alte che modificano l’alternanza delle stagioni e del ciclo idrologico. I ghiacciai si stanno depauperando e cresce il livello dei mari con preoccupazione per le zone costiere. L’aumento delle temperature e della CO2 avrà un effetto anche sulla vita nei mari e nei fiumi con acidificazione degli oceani, riduzione dell’ossigeno disciolto e incremento delle fioriture

algali. Una siffatta trasformazione comporterà la perdita stimata del 60/70% delle specie acquatiche. Alla luce delle criticità ambientali che stiamo vivendo anche il settore della disinfestazione, fondamentale per il mantenimento della salubrità degli ambienti, dovrà migliorare le prestazioni in termini di sostenibilità. Negli ultimi anni è iniziato un percorso di rinnovamento, spinto da una legislazione più stringente per l’immissione sul mercato dei nuovi prodotti e da una maggiore sensibilità ambientale dei clienti e delle aziende.

Se andiamo ad analizzare la disinfestazione, l’impiego delle sostanze tossiche, può avere un effetto negativo sulla biodiversità e quindi sulla perdita di capacità del sistema ecologico di autoregolarsi. Infatti, non sempre i prodotti impiegati sono dotati di selettività e con i trattamenti si coinvolgono numerose specie non target. Per questo è necessario integrare vari sistemi di controllo, prevedendo sia azioni di prevenzione che l’uso di mezzi alternativi, come trappole o le esche atossiche, così come la normativa e le nuove tecniche di controllo prevedono. Certamente, rispetto ad altri settori come l’agricoltura, i quantitativi di sostanze immesse nell’ambiente con la disinfestazione urbana sono inferiori. Non possiamo dire che siano meno impattanti però, se pensiamo che andiamo a trattare aree aperte seminaturali,

come i giardini frequentati da tante specie e che, non sempre, si riesce a conoscere l’impatto dei metaboliti secondari che si sviluppano dalle molecole immesse nell’ambiente. Per ridurre l’impiego dei prodotti dovremmo agire in prevenzione e, se andiamo a verificare quale è l’azione più importante, troviamo quelle di favorire la protezione e salvaguardia degli habitat. Purtroppo nel nostro Paese c’è stato negli anni passati un eccessivo consumo di suolo. L’urbanizzazione ha avuto uno sviluppo incontrollato, a causa di scelte più politiche e economiche che di capacità di pianificazione del territorio. Gli effetti di questo eccessivo consumo si sono riversati sulle reti ecologiche che hanno subito impatti a livello di biodiversità, con perdita di habitat per molte specie animali e vegetali. Una fetta importante degli organismi terrestri vive nel suolo e la sua distruzione ha fatto perdere la capacità di assorbire la CO2 nei sistemi viventi. Inoltre, l’eccessiva cementificazione ha portato a effetti diretti anche su di noi, con l’aumento del rischio di inondazioni, per l’impermeabilizzazione e per le ondate di calore estreme, per effetto delle isole di calore dovute agli edifici. Come se non bastasse, l’urbanizzazione ha comportato una frammentazione degli habitat, dovuta alla rete stradale e alla continuità degli edifici, rendendo fragili gli ambienti naturali rimasti e danneggiando le specie selvatiche che trovano delle barriere difficili da superare. La perdita di biodiversità e la creazione di ambienti più selettivi favoriscono le specie più generaliste che si adattano bene a vivere nelle città, comportando problematiche dovute alla loro proliferazione. Così, dobbiamo svolgere azioni di controllo che ci obbligano a immettere sostanze insetticide, di cui non ci sarebbe stato bisogno se avessimo rispettato gli equilibri naturali. Oltre ai costi, da

sostenere a livello pubblico o privato, per gli interventi. Un luogo nelle città che ci riguarda direttamente è costituito dai giardini e dagli spazi aperti verdi. Il mantenimento di queste aree comporta una serie di problematiche perché tendiamo a forzare gli elementi naturali, curando più l’estetica che il ciclo biologico delle piante.

• Le richieste idriche sono molto alte perché tendiamo a desiderare che sia tutto verde anche quando biologicamente non lo sarebbe. La mancanza di una cultura dell’acqua ci porta ad avere impianti di irrigazione poco efficienti e a dare più acqua di quella che serve. Gli

sprechi, presenti comunque su tutta la rete idrica, hanno un effetto diretto sugli ecosistemi acquatici. Togliendo troppa acqua dove serve naturalmente, come i nostri fiumi o nelle falde idriche, si generano perdite sulle specie faunistiche e si incrementano i fenomeni di inquinamento idrico.

• Le recinzioni rappresentano una barriera insormontabile per le specie selvatiche. Gli anfibi e altri

vertebrati, ad esempio, si trovano ostacoli che ostruiscono le fasi migratorie per la ricerca dei siti di riproduzione e spesso finiscono per essere schiacciati sulle strade.

• Gli stessi giardini, per come vengono progettati e gestiti, rappresentano poi un habitat ideale per le specie nocive e poco recettive per quelle selvatiche. La ricerca di privacy ha sviluppato la moda di siepi perimetrali monospecifiche che sono poi attaccate da parassiti altamente specializzati, comportando la necessità di trattamenti periodici per la loro salvaguardia. Con l’irrigazione continua poi si favorisce quel microclima ideale dove le zanzare adulte trovano un rifugio contro

la calura estiva, in attesa di effettuare il loro pasto di sangue.

• Per gli insetti, i giardini troppo monotoni sono diventati ambienti difficili perché manca il sostentamento e sono bersagliati da prodotti che possono ucciderli. La tendenza, oggi, è quella di considerare i fiori spontanei delle erbacce da eliminare, a vantaggio di prati erbosi mantenuti a raso, dove gli artropodi fanno fatica a svilupparsi. L’abitudine a considerare pulito e sicuro il verde quando viene tagliato costantemente, provoca un enorme danno alla biodiversità. Le essenze naturalistiche non completano la fioritura e molte specie di insetti specializzati non hanno più essenze specifiche, come le piante nutrici o le nicchie ecologiche in cui vivere. In questo disequilibrio, dobbiamo pensare che perdiamo dei sistemi di autoregolazione. Il declino degli insetti, confermato da molti studi, ha diverse cause tra

cui la scomparsa degli habitat. Per cercare di aiutarli dobbiamo ricreare condizioni più naturalistiche e con la gestione del verde urbano dovremmo andare verso la creazione di isole ecologiche sfruttando anche i giardini. Progettare il verde mediante l’uso di essenze arbustive e floreali selvatiche, più rustiche, che richiedono meno manutenzioni potrebbe essere una prima soluzione. A fronte di poche specie nocive, ce ne sono centinaia innocue che rischiano di scomparire se non modifichiamo i nostri comportamenti e il nostro rapporto con la natura. Certamente c’è un problema culturale e molte persone vedono tutti gli insetti che volano in giardino come pericolosi e non li tollerano. In estate, comunque, vivere le aree all’aperto non è semplice. Le zanzare sono sempre in agguato e danno un gran fastidio, soprattutto in certe aree. La presenza di alcune specie esotiche, come la zanzara tigre, ha cambiato anche

la percezione del problema sia per l’aggressività che per l’aumentato rischio di malattie trasmesse come vettore. Un dato confermato nel 2023, con la prima epidemia di Dengue in alcune regioni italiane, che forse è stata un po’ sottovalutata dall’opinione pubblica come gravità. Come si può bilanciare, quindi, l’esigenza di vivere gli spazi all’aperto in serenità, senza per questo ritrovarsi massacrati dalle punture di zanzare e facendo comunque attenzione agli altri insetti per tutelare la biodiversità?

La risposta non è semplice ed è necessario svolgere una serie di azioni che riguardano sia la sfera privata che quella pubblica. In primo luogo dovremmo tutelare l’ambiente e favorire le reti ecologiche, in modo che le specie nocive non abbiamo possibilità di prosperare o almeno si trovino ostacolate nel farlo. Dal momento che dagli errori passati non sarà possibile tornare indietro, si renderà necessario cercare di non peggiorare la situazione attuale e mettere in atto azioni integrate di controllo verso le specie nocive compatibili con l’ambiente. È necessario crescere a livello culturale, in modo da imparare che una certa tolleranza dobbiamo averla e non si può pensare di vivere in un ambiente completamente privo di zanzare o altri animali. Poi, possiamo mettere in atto tutte quelle azioni che possono ridurre la proliferazione in prevenzione, come la riduzione dei siti di sviluppo o delle risorse trofiche. Utilizzare eventuali dispositivi o prodotti per difenderci

dalle punture e impiegare delle trappole. Solo all’occorrenza, quando abbiamo una grossa invasione non tollerabile, si dovrebbero utilizzare i prodotti abbattenti.

Purtroppo, sia per esigenze organizzative aziendali che per impazienza dei clienti o per questioni economiche o tecniche, si tende a bypassare questi passaggi e si va subito al trattamento insetticida.

Addirittura con i moderni sistemi di erogazione automatizzata, che vanno incontro a quelle persone che non gradiscono esseri svolazzanti nel proprio giardino, si estremizza il controllo. La gestione di queste apparecchiature può essere fatta in autonomia o da non professionisti, privi di una minima competenza sulle specie infestanti e sui prodotti. Si estremizza un controllo costante e si anticipano i tempi di intervento, iniziando anche in primavera, quando l’infestazione è bassa ed è alta l’attività degli insetti pronubi.

Dal momento che il mercato ha superato i divieti tecnici e di legge di utilizzare a scopo preventivo i prodotti abbattenti, è necessario trovare un equilibro tra le esigenze di vendere attrezzature e prodotti e quello di proteggere la salute delle persone e dell’ambiente.

Per cercare di limitare l’impatto che questi apparecchi possono avere, dobbiamo lavorare sulla sensibilizzazione e sull’educazione ambientale. Oltre a quanto detto sulla prevenzione, se proprio non se ne può fare a meno, si dovrebbe cercare di evitare

impianti che coprono tutto il giardino, cercando di limitare il trattamento solo alle aree dove effettivamente c’è bisogno. Non installare gli ugelli nei pressi di essenze in fiore che attirano gli impollinatori, impiegare prevalentemente essenze repellenti soprattutto nelle prime fasi della stagione, quando le infestazioni sono basse, limitare l’impiego di insetticidi a brevi periodi di tempo, impiegare prodotti a bassa persistenza (registrati per l’uso) e integrare il controllo anche con altri sistemi.

Gli insetti selvatici hanno necessità per il loro sviluppo di determinate da piante nutrici, zone rifugio e habitat integri. Dagli insetti dipendono poi altri animali superiori che di essi si cibano, creando reti ecologiche che arrivano a noi. Se non vediamo questa interdipendenza con gli altri organismi viventi rischiamo di perdere la battaglia della vita perché l’esistenza delle condizioni ideali in cui siamo vissuti fino a oggi sono il frutto di un equilibrio tra esseri viventi e ambiente. L’uomo con le sue esigenze lo ha messo sotto pressione e ha stravolto il normale ciclo di nutrienti e quello idrogeologico. Non basterà dire di essere sostenibili, se non impareremo a convivere con la natura di cui facciamo parte. Per questo è necessario coltivare la cultura ambientale libera e priva di interessi di parte. Noi disinfestatori dovremo essere sempre più preparati anche nell’ottica di ridurre gli impatti delle nostre azioni sull’ambiente e partecipare alla difesa della vita sulla Terra.

PestMed Expo 2024 si apre al canale della ristorazione

Nel settore del food service, solo tre aziende su dieci si rivolgono a Pest manager professionisti. Essendoci una lacuna normativa sul ruolo e la formazione dei Pest manager, al momento si viaggia solo con la Direttiva europea sui Biocidi ammessi, circa una decina, mentre in Italia vige il pacchetto igiene che definisce solo gli obiettivi da raggiungere negli ambienti di lavoro. In mancanza di indicazioni precise, la maggior parte dei ristoratori non è in grado di distinguere tra aziende di disinfestazione professionali e quelle improvvisate. Il canale HO.RE.CA. offre, in questo senso, ampi margini di crescita per i professionisti del Pest control in un’ottica “win win” che ha come obiettivo primario la garanzia di qualità dei servizi offerti. Solo tre aziende su dieci del canale HO.RE.CA. si rivolgono a Pest manager professionali per la disinfestazione dei loro locali. È un settore, quello del food service, che, soprattutto dopo il Covid, è in forte ripresa e offre grandi opportunità di crescita anche ai fornitori di materie prime alimentari. Proprio per questo è determinante il ruolo dei Pest manager professionisti i quali, oltre a offrire servizi ap -

propriati alle aziende che operano a contatto con gli alimenti, lavorano sulla base di una formazione specifica, ancorché volontaria. Su queste premesse si basa il processo per un riconoscimento giuridico verso cui l’A.N.I.D., l’Associazione Nazionale delle Imprese di Disinfestazione, punta ad arrivare. Per questo, PestMed 2024, la fiera biennale dedicata ai professionisti del Pest management e della sanificazione, ritorna quest’anno introducendo tra le sue tematiche portanti anche quella del canale ristorazione. PestMed Expo 2024 si svolgerà nel quartiere fieristico di Bologna nelle giornate del 28, 29 febbraio e 1 marzo 2024. È un evento A.N.I.D., l’associazione nazionale dei professionisti della disinfestazione, organizzato da Avenue Media Srl.

A.N.I.D. presente a LiFE 2023

L’Associazione Nazionale delle Imprese di Disinfestazione ha partecipato a LiFE 2023 (Labour Intensive Facility Event) – “Le persone al centro del nuovo Umanesimo Industriale” che si è svolto a Urbino nelle giornate di giovedì 14 e venerdì 15 dicembre 2023. L’evento, organizzato da Fondazione LiFE, di cui A.N.I.D. è socia promotrice, e promosso da Confindustria Servizi HCFS, ha rappresentato l’occasione per illustrare una nuova stagione per i Servizi che si prendono cura delle persone e del Paese nonché una cruciale tappa di

avvicinamento a PestMed 2024, fiera per i professionisti del Pest Management e della Sanificazione, in programma a BolognaFiere dal 28 febbraio al 1 marzo 2024. L’evento ha consentito a imprese, istituzioni, stakeholder e opinion leader di confrontarsi con i cambiamenti di scenario determinati dalle nuove dinamiche politiche, economiche, sociali e lavorative che il Covid, l’inflazione e gli eventi bellici hanno innescato. Le prospettive per i Servizi in termini di mercato e relazioni industriali, sempre più importanti per proiettare il settore Labour Intensive in una dimensione moderna e all’altezza delle sfide che questi tempi pongono sono state centrali all’interno del dibattito.

A.N.I.D. interviene al Ministero della Salute per il convegno nazionale “Biocidi. L’evoluzione del BPR”

L’Associazione Nazionale delle Imprese di Disinfestazione, tramite il suo Presidente Marco Benedetti, è intervenuta al convegno nazionale “Biocidi. L’evoluzione del BPR” tenutosi lo scorso martedì 7 novembre 2023 nell’auditorium “Biagio d’Alta” presso il Ministero della Salute a Roma. Il numero uno di A.N.I.D. ha illustrato in maniera puntuale le attività associazionistiche del passato, presente e futuro per lo sviluppo della professionalità dei tecnici disinfestatori.

Successo per il workshop online “Sfide e opportunità nella gestione dei rifiuti per le attività di disinfestazione: il RENTRI e l’ADR”

“Siamo molto soddisfatti della grande partecipazione e della consistenza dei contenuti proposti in occasione di questa ennesima meritoria iniziativa organizzata e promossa da A.N.I.D.” commenta Marco Benedetti, presidente dell’Associazione Nazionale delle Imprese di Disinfestazione, al termine del workshop online dal titolo “Sfide e opportunità nella gestione dei rifiuti per le attività di disinfestazione: il RENTRI e l’ADR” che si è tenuto nel pomeriggio di venerdì 24 novembre. Il ricco programma di interventi ha consentito di trattare tematiche di forte interesse nonché di stretta attualità per aziende e operatori del comparto dell’Integrated Pest Management con particolare riferimento alle importanti novità normative in materia di rifiuti provenienti da attività di disinfestazione. L’Associazione Nazionale delle Imprese di Disinfestazione, a tale proposito, ha assunto l’impegno di integrare il “Quaderno dei Rifiuti” che è stato realizzato da A.N.I.D. già nel 2020 in seguito all’entrata in vigore del Decreto Legislativo n. 1161 del 2020. Le integrazioni verteranno in particolare su indicazioni e suggerimenti riguardanti la normativa sull’ADR e la nomina del consulente in materia. Il partecipato workshop online ha registrato gli interventi del presidente

di A.N.I.D. Marco Benedetti, che ha dato il via ai lavori; dell’avvocato Roberta Agnoletto sull’inquadramento alle recenti novità normative che interessano i rifiuti da attività di disinfestazione; del dottor Andrea Da Lio, dell’ufficio Unico Ambiente delle CCIAA del Veneto, sul trasporto di rifiuti e “nuova” tracciabilità: introduzione al RENTRI e inquadramento dei nuovi istituti giuridici; del dottor Marco Ottaviani sull’ADR e le attività di disinfestazione: novità e prospettive alla luce del recente Regolamento 7 agosto 2023.

Il piano formativo di A.N.I.D. per il primo semestre 2024

L’Associazione Nazionale delle Imprese di Disinfestazione, attraverso A.N.I.D. Servizi Srl, presenta la propria offerta formativa per il primo semestre del 2024.

La formazione di A.N.I.D. si sviluppa in ben 88 h. totali mediante corsi inerenti tutti gli ambiti tecnici, scientifici e normativi che risultano essere fondamentali per un tecnico che possa definirsi realmente “trained professional”. Le sessioni formative includeranno anche i concetti di sostenibilità, eco-compatibilità, biohabitat per coloro che svolgono l’attività in ambito urbano.

L’offerta formativa di A.N.I.D. è unanimemente riconosciuta come scientificamente rigorosa e tecnicamente corretta. Essa si rivolge sia ad aziende associate che non associate. Si informa inoltre che A.N.I.D. è a di-

sposizione anche di realtà aziendali, enti o istituti pubblici e privati, i quali possono fare richiesta di corsi formativi appositamente organizzati in base alle diverse necessità.

La formazione dell’Associazione Nazionale delle Imprese di Disinfestazione è fruibile in differenti modalità, a seconda delle esigenze.

1. Corso completo di 88h. con esame per l’ottenimento del certificato A.N.I.D.: lezioni settimanali online con test scritto al termine di ogni singolo modulo (totale 64 h. divise in 16 giornate da 4 h. cadauna) e parte pratica in presenza a Bologna (totale 24 h. divise in 3 giornate consecutive) con esame finale per il rilascio del certificato A.N.I.D. (4 h. 1/2 giornata) al costo di € 1.200,00 + IVA per gli associati A.N.I.D. e € 1.400,00 + IVA. per i non associati. La quota di iscrizione comprende: formazione, materiale didattico, test scritto a fine modulo, rilascio del certificato A.N.I.D. al superamento dell’esame finale, supporto USB con videolezioni per professionisti del Pest Control sui Roditori del valore di € 190,00 + IVA.

2. Corso completo di 88 h. per l’ottenimento del certificato A.N.I.D. e certificato delle competenze: lezioni settimanali online con test scritto al termine di ogni singolo modulo (totale 64 h. divise in 16 giornate da 4 h. cadauna) e parte pratica in presenza a Bologna (totale 24 h. divise in 3 giornate consecutive) con esame finale per il rilascio del certificato A.N.I.D. ed esame per la certificazione delle competenze (4 h. 1/2

giornata) al costo di € 1.350,00 + IVA per gli associati A.N.I.D. e € 1.550,00 + IVA. per i non associati. La quota d’iscrizione comprende: formazione, materiale didattico, test scritto a fine modulo, rilascio del certificato A.N.I.D. al superamento dell’esame finale, rilascio certificato della Certificato della Certificazione delle Competenze, supporto USB con videolezioni per professionisti del Pest Control sui Roditori del valore di € 190,00 + IVA.

3. Scelta di un piano formativo personalizzato in base alle esigenze aziendali: acquisto dei singoli moduli a scelta (dal n. 1 al n. 16 della tabella allegata) nelle date indicate, con test scritto al termine di ogni singolo modulo. Il costo è di: € 200,00 + IVA – per gli associati A.N.I.D. e € 300,00 + IVA per i non associati. La quota d’iscrizione comprende: formazione online, materiale didattico, test scritto a fine modulo, rilascio dell’attestato di formazione.

4. Allineamento e rinnovo del certificato in possesso (40/60 h.) alle 88h: acquisto di n. X moduli (dal n. 1 al n. 16 della tabella allegata) necessari per il raggiungimento delle 88 h. con test scritto al termine di ogni singolo modulo. Il costo è di € 80,00 + IVA a modulo per gli associati A.N.I.D. e € 120,00 + IVA a modulo per i non associati. La quota di iscrizione comprende: formazione, materiale didattico, test scritto a fine modulo, rilascio del certificato 88 h.

5. Rinnovo del certificato 88h. sca-

duto e/o in scadenza: acquisto di n. 2 moduli a scelta da 4 h. con test scritto al termine di ogni singolo modulo. Il costo è di € 80,00 + IVA a modulo per gli associati A.N.I.D. ed € 120,00 + IVA a modulo per i non associati. La quota di iscrizione comprende: 8 h. di formazione; materiale didattico, test scritto a fine modulo; rilascio certificato 88 h.

6. Corso per il personale d’ufficio, il problem solving: la formazione ha una durata di 8 h. con test scritto al termine della lezione. Il costo è di € 350,00 + IVA per gli associati A.N.I.D. ed € 500,00 + IVA per i non associati. La quota di iscrizione comprende: 8 h. di formazione; materiale didattico; test scritto a fine modulo; rilascio certificato.

7. Corso rivolto ai venditori sulla gestione delle obiezioni: la formazione ha una durata di 8 h. con test scritto al termine della lezione. Il costo è di € 350,00 + IVA per gli associati A.N.I.D. ed € 500,00 + IVA per i non associati. La quota di iscrizione comprende: 8 h. di formazione; materiale didattico; test scritto a fine modulo, rilascio certificato.

Per ulteriori informazioni scrivere all’indirizzo email: anid@disinfestazione.org

Sconti per le aziende associate A.N.I.D. sui corsi Afes per la Sicurezza sul Lavoro

Afes Srl e A.N.I.D. Servizi Srl hanno stipulato nei mesi scorsi un vantaggioso accordo commerciale rivolto agli associati di A.N.I.D.

Questi ultimi possono infatti usufruire di un importante sconto, pari al 20%, sull’acquisto di corsi di formazione fruibili in modalità e-learning e inerenti alla sicurezza sul lavoro, obbligatori in base a quanto stabilito dal D.Lgs 81/08. Le aziende associate interessate all’offerta possono contattare la segreteria di A.N.I.D. Servizi Srl per ricevere il coupon contenente uno specifico codice sconto da utilizzare consultando il sito www.disinfestazione.org ove si può selezionare il link del corso scelto.

Partnership tra PestMed e CEFA

La tutela della salute e dell’ambiente sono i valori che hanno portato PestMed a sostenere il progetto “Acqua pulita e Igiene Sicura” in Kenya di CEFA, organizzazione umanitaria, con sede a Bologna che da oltre 50 anni è impegnata nella lotta alla fame e alla povertà nel mondo. Il progetto mira a costruire un acquedotto nella comunità rurale del West Pokot, situata al confine tra Uganda e Kenya, una zona particolarmente colpita dal cambiamento climatico. L’intervento garantirà l’accesso ad acqua pulita a oltre 10.000 persone, migliorando sensibilmente le loro condizioni di vita e prevenendo la diffusione di malattie legate alla carenza d’acqua.

TECHNOLOGIES

28, 29 Febbraio - 1 Marzo

BOLOGNAFIERE

La Fiera Evento per i professionisti del Pest Management e della Sanificazione

Programma EVENTI e WORKSHOP

Gli Eventi e i Workshop possono subire cambiamenti a posteriori. Scansionando il QR-Code è possibile visionare il programma sempre aggiornato online.

Catalogo ESPOSITORI

L’elenco degli espositori può subire cambiamenti a posteriori. Scansionando il QR-Code è possibile visionare la lista sempre aggiornata online.

EVENTI E WORKSHOP

Mercoledì 28 Febbraio 2024

10.30 - 12.00 Sala Conferenze

PESTMED 2024 - CONFERENZA INAUGURALE

PESTMED 2024 - OPENING CEREMONY

12.00 - 13.00 INDUPHARMA - Arena Venezia - Workshop Tecnico Aziendale

INDIA. Novità offerta 2024: soluzioni e strumenti studiati per l’ottimizzazione degli interventi nella disinfestazione professionale

INDIA. New offer 2024: solutions and tools designed for the optimization of interventions in professional pest control

12.00 - 13.00 NEWPHARM - Arena Sorrento - Workshop Tecnico Aziendale

La nuova era delle trappole per roditori multi cattura ecologiche: la tecnologia all’avanguardia piper pillar

The new era of multi-catching and ecological trapples for roditors: piper pillar’s cutting-edge technology

13.00 - 14.00 BLEU LINE - Arena Sorrento - Workshop Tecnico Aziendale

Inizia il viaggio: our journey to next-generation professional pest management Our journey to next-generation professional pest management

13.00 - 14.00 COPYR - Arena Venezia - Workshop Tecnico Aziendale

Tecnologia e sistemi al servizio di una gestione dei roditori sostenibile Technology and systems at the service of sustainable rodent management

14.00 - 15.00 Arena Venezia - Workshop ALLUVIONI, ZANZARE E GESTIONE DELLE EMERGENZE FLOODS, MOSQUITOES, AND EMERGENCY MANAGEMENT

14.00 - 15.00 COLKIM - Arena Sorrento - Workshop Tecnico Aziendale

SILIQUA: lo scudo tra acqua e aria per il controllo larvicida delle zanzare

SILIQUA: the shield between water and air for larvicidal mosquito control

15.00 - 16.00 ENVU - Arena Venezia - Workshop Tecnico Aziendale

TruDetx: un nuovo test antigenico per la rilevazione precoce della presenza di Cimici dei letti

TruDetx: a new antigenic test for the early detection of bed bug presence

15.00 - 16.00 Arena Sorrento - Workshop

GESTIONE DEGLI INFESTANTI CON METODI BIOLOGICI

Documento Tecnico A.N.I.D. e certificazione dei servizi

PEST MANAGERS WITH BIOLOGICAL METHODS

Technical document by A.N.I.D. services’ certification

16.00 - 17.00 COLKIM - EKOMMERCE - Arena Sorrento - Workshop Tecnico Aziendale

L’igiene e il benessere animale nella zootecnia. La missione sostenibile del programma ZOOKARE

Animal hygiene and welfare in livestock farming. The sustainable mission of the ZOOKARE program

Giovedì 29 Febbraio 2024

10.30 - 11.30 Arena Venezia - Workshop

LA SANIFICAZIONE & DISINFESTAZIONE NELLA GRANDE DISTRIBUZIONE

SANIFICATION & PEST CONTROL IN LARGE-SCALE RETAIL TRADE

10.30 - 11.30 EKOMMERCE - Arena Sorrento - Workshop Tecnico Aziendale

La citta sostenibile: un sogno che non può aspettare

The sustainable city: a dream that cannot wait

11.30 - 12.30 Arena Venezia - Workshop

LA GARANZIA DI QUALITÀ NELLA RISTORAZIONE

QUALITY ASSURANCE IN CATERING-RESTAURANT SERVICE

11.30 - 12.30 BLEU LINE - Arena Sorrento - Workshop Tecnico Aziendale

Pest SKilled: strumenti di nuova generazione per il controllo dei roditori

Pest Skilled: instruments of the new generation for the rodent control

11.30 - 12.30 INDUPHARMA - Sala conferenze

Evento aziendale privato

Private corporate event

12.30 - 13.30 NEWPHARM - Arena Venezia - Workshop Tecnico Aziendale

Controllo delle blatte e delle formiche attraverso l’utilizzo di gel specifici e innovativi della linea addict. Controllo delle criticità nell’industria alimentare e analisi comparativa dei prodotti concorrenti

Control of cockroaches and ants through the use of specific and innovative gels from the Addict product line. Managing critical issues in the food industry and comparative analysis of competing products

12.30 - 13.30 Arena Sorrento - Tavola rotonda

L’INDUSTRIA PASTARIA: SISTEMI DI PREVENZIONE & DISINFESTAZIONE

THE PASTA INDUSTRY: PREVENTION & PEST CONTROL SYSTEMS

A cura di - by Unione Italiana Food

14.00 - 15.00 Arena Venezia - Workshop

LA SANIFICAZIONE E DISINFESTAZIONE NEL SISTEMA DELLA PRIMA TRASFORMAZIONE E NELLA FILIERA DEI CEREALI

SANITIZATION AND PEST CONTROL IN THE PRIMARY PROCESSING SYSTEM AND GRAIN SUPPLY CHAIN

A cura di - by Italmopa e Assalzoo, con la collaborazione di - in collaboration with ANTIM

14.00 - 15.00 COLKIM - Arena Sorrento - Workshop Tecnico Aziendale

La BIO-FAB made in Italy degli insetti utili. La nuova frontiera sostenibile del pest management! The BIO-FAB made in Italy for beneficial insects. The new sustainable frontier of pest management!

15.00 - 16.00 SYNGENTA - Arena Sorrento - Workshop Tecnico Aziendale

Un approccio unico al controllo di formiche e blatte: bio-attivazione e selettività di Advion Gel

A unique approach to the control of ants and cockroaches: bio-activation and selectivity of Advion Gel

15.00 - 16.00 Arena Venezia - Workshop PEST MANAGEMENT BIO, UN CONNUBIO TRA SICUREZZA E NATURA BIO PEST MANAGEMENT, A UNION BETWEEN SAFETY AND NATURE

16.00 - 17.00 Arena Venezia - Workshop

PREVENZIONE E TUTELA DELLA SALUTE DEGLI OPERATORI E DEI CONSUMATORI: IL RUOLO DELLA

DISINFESTAZIONE E SANIFICAZIONE

THE HEALTH PROTECTION AND THE PREVENTION OF OPERATORS AND CONSUMERS:THE ROLE OF PEST CONTROL AND SANITATION

16.00 - 17.00 COPYR - Arena Sorrento - Workshop Tecnico Aziendale

Only Py Microcaps: lunga durata senza controindicazioni

Only Py Microcaps: long lasting without contraindications

17.00 Meeting Point

COCKTAIL PARTY

COCKTAIL PARTY

Venerdì

10.00 - 11.00 Arena Venezia - Workshop

L’INURBAMENTO DELLE SPECIE SELVATICHE: IL PUNTO E LE PROSPETTIVE DI CONVIVENZA

THE URBANIZATION OF WILD SPECIES: PROSPECTS FOR A PEACEFUL COEXISTENCE

10.00 - 11.30 Arena Sorrento - Sessione internazionale

OPPORTUNITÀ ED ESIGENZE NEL PEST MANAGEMENT DEI PAESI ESTERI: SPAGNA, ASIA, E INDIA

OPPORTUNITIES AND NEEDS IN PEST MANAGEMENT IN FOREIGN COUNTRIES: SPAIN, ASIA, AND INDIA

11.00 - 12.00 Arena Venezia - Workshop CONTROLLO SULL’IMPIEGO DEI BIOCIDI MONITORING THE USE OF BIOCIDES

11.30 - 13.00 Arena Sorrento - Tavola rotonda

RISTORAZIONE COLLETTIVA, INDUSTRIA ALIMENTARE E SANIFICAZIONE I protagonisti del sistema agroalimentare per la tutela di operatori e consumatori

AGRO FOOD INDUSTRY, CATERING AND SANITATION

The key players in the agri-food system for the protection of operators and consumers

12.00 - 13.00 Meeting Point EVENTO DEMO DEMO EVENT

14.00 - 15.00 Arena Sorrento - Workshop

APPROFONDIMENTI E NOVITÀ SULLA CERTIFICAZIONE EUROPEA: focus Portogallo e Slovenia

INSIGHTS AND UPDATES ON EUROPEAN CERTIFICATION: focus on Portugal and Slovenia

A cura - by CEPA - European Association of Professional Trained Pest Managers

CATALOGO ESPOSITORI

4PUNTO0

PAD 33 STAND C34-D31

ALENA TECHNOLOGIES SRL

PAD 33 STAND F36

AM3D

PAD 33 STAND A42-C39

ANECPLA

PAD 33 STAND E1-C2

A.N.I.D.

PAD 33 STAND A6-B7

ANIP

PAD 33 STAND E1-C2

ANIR

PAD 33 STAND E1-C2

AVENUE MEDIA

PAD 33 STAND G35

BELL LABORATOIRES

Coespositore COLKIM

PAD 33 STAND B14-C11

BLEU LINE SRL

PAD 33 STAND B28-C25

BUYERS LOUNGE

PAD 33 STAND A42-C39

BYRONWEB (CODEBASE)

PAD 33 STAND E26-F27

CHATCMASTER - AP&G

PAD 33 STAND G36

CEFA ONLUS

PAD 33 STAND G15

CEPA

PAD 33 STAND E1-C2

COLKIM SRL

PAD 33 STAND B14-C11

CONFINDUSTRIA SERVIZI HCFS

PAD 33 STAND E1-C2

COPYR SPA

COMPAGNIA DEL PIRETRO

PAD 33 STAND B6-C3

CTICI

PAD 33 STAND A42-C39

DIGITALBIRD DI BUTTIERI MICHELE

PAD 33 STAND E35

DIMENSIONE PULITO-QUINE

PAD 33 STAND A38

DOUGLAS PRODUCTS Coespositore COLKIM

PAD 33 STAND B14-C11

EKOMMERCE SRL

PAD 33 STAND A14-B15

EKOSUPPLY SRL

PAD 33 STAND E25

ENDURA SPA - ACTIVA SRL

PAD 33 STAND F32-G33

ENTOSTUDIO SRL

PAD 33 STAND G34

ENVU

PAD 33 STAND F18-G19

EUROCOOLING SRL

PAD 33 STAND A25

EURODIF SRL

PAD 33 STAND A10-B11

FAOPMA

PAD 33 STAND A42-C39

FONDAZIONE LIFE

PAD 33 STAND E1-C2

FRIGORTEC GMBH

PAD 33 STAND G4

GENICCO SRL

PAD 33 STAND E27

GSA NEWS - EDICOM SRL

PAD 33 STAND C34-D31

HENAN STORM FOG ENVIRONMENTAL TECHNOLOGY CO.LTD PAD 33 STAND B36

INDUPHARMA SRL PAD 33 STAND E14-F15

INPEST - GEA SRL

PAD 33 STAND E21

INTERDAMO SRL

PAD 33 STAND B39

PAD 33 STAND D31-C34

JY INDUSTRY POLO EPO ENTERPRISE PAD 33 STAND C35

KNESS PEST DEFENS PAD 33 STAND G32

LABANALYSIS LIFE SCIENCE PAD 33 STAND A23

LIBEMAX

PAD 33 STAND A21b

MARTIGNANI SRL

PAD 33 STAND A13

MARVIL ENGINEERING SRL PAD 33 STAND C26

MAYER BRAUN SRL PAD 33 STAND C32-D29

MEPCA

PAD 33 STAND A42-C39

MICROWAVE TECHNOLOGY SRL PAD 33 STAND B37

MIDA SAS DI MINGARINID SRL

UNIPERSONALE E C. PAD 33 STAND A5

MYLVA SA

PAD 33 STAND F14

NEWPHARM SRL

PAD 33 STAND E6-F3

ORMA SRL PAD 33 STAND E15-G14

O.S.D. GRUPPO ECOTECH SRL PAD 33 STAND A30-B31-A33

PELGAR INTERNATIONAL PAD 33 G6

PELSIS SL - EDIALUX PROFESSIONAL PAD 33 STAND G10

PEST KOMPANY SRL PAD 33 STAND C20

PESTNET ITALIA SRL

PAD 33 STAND F6-G3

PESTWEST ELECTRONIC LTD - KILLGERM GROUP

PAD 33 STAND A21

RAXIT SEALS APS

PAD 33 STAND A36

RECORD SRL

PAD 33 STAND G26

SPeeD-IL RESTO DEL CARLINO PAD 33 STAND D34

SPRAY TEAM SRL

PAD 33 STAND G28

STOCKER GMBH PAD 33 STAND C28

SYNGENTA ITALIA SPA Coespositore COLKIM PAD 33 STAND B14-C11

TIFONE AMBIENTE SRL

PAD 33 STAND D32-E33

TIPOESSE SRL PAD 33 STAND G8

UNICHEM D.O.O. PAD 33 STAND C33

UNIFERR PAD 33 STAND E1-C2

VEBI TECH PAD 33 STAND E32-F33

WINH

PAD 33 STAND B38

ZANZ LESS BY DEL TAGLIA PAD 33 STAND G20

ZITTO SRL

PAD 33 STAND G22

INDIA, l’alleato dei professionisti della disinfestazione, oggi con una nuova energia È

possibile creare nel nostro settore prodotti di eccellenza con un occhio di riguardo per l’ambiente e le persone?

Questa è la domanda ambiziosa cui INDIA , storico brand specializzato nella disinfestazione professionale, da anni risponde positivamente, grazie ad un’attività costante in ricerca e sviluppo.

Fra le importanti novità, il brand si presenta a PestMed 2024 con un’immagine completatemene rinnovata.

Debora Cazzaro, General Sales Manager di INDIA , nel presentarla, ha così commentato: “Questo intervento rappresenta un passaggio necessario per comunicare l’energia e l’entusiasmo con cui vogliamo approcciarci al mercato da qui al futuro, esprimendo in maniera inequivocabile i valori che ci contraddistinguono e che sono condivisi con i nostri clienti”.

Oltre all’aggiornamento dell’immagine, INDIA introduce novità interessanti sia nella gamma prodotti che nei servizi offerti. Sarà presentata infatti in anteprima la nuova linea di soluzioni specifiche per il contrasto alla cimice dei letti, ultima battaglia in senso temporale per i professionisti del settore. Inoltre, sarà possibile assistere a dimostrazioni live della linea TrapSensor®, l’innovativa so-

luzione che attraverso la gestione da remoto delle trappole per roditori punta a rendere il lavoro sempre più efficiente. Sempre alle imprese e agli operatori il brand ha pensato per l’aggiornamento della sua offerta formativa, elemento su cui punta da sempre, sia per comprendere i bisogni e mantenere viva la relazione con chi opera quotidianamente sul campo, sia per diffondere una consapevolezza sempre maggiore negli operatori. “INDIA rappresenta per noi un patrimonio da difendere, un nome che ha fatto la storia nel mercato italiano e che si è contraddistinto per la capacità di costruire relazioni,

prima ancora di prodotti di qualità” ha aggiunto Giovanni Cazzaro, CEO di Indupharma: “Siamo rimasti, con orgoglio, una delle poche realtà produttive in Italia e vogliamo continuare sempre di più a esserlo. Proprio nei prossimi mesi prenderà infatti il via un piano importante di investimenti che ci porterà quasi a raddoppiare la nostra superficie logistica e produttiva che, affiancato a un ampliamento del nostro organico nelle aree ricerca, regolatorio e commerciale, siamo sicuri ci consentirà di raggiungere tutti i nostri obiettivi, fra tutti quello di garantire soluzioni eccellenti nel rispetto dell’ambiente e delle persone”.

È il momento di cambiare strada

Dal 1932 INDIA è sinonimo di eccellenza nella disinfestazione. Risultato reso possibile dalla capacità di offrire qualità professionale attraverso competenza, ascolto e attitudine all’innovazione, nel rispetto dell’ambiente e delle persone.

ONLY PY ™ LINEA

Concentrato

LA POTENZA VERDE DEL PIRETRO

Sono Presidi Medici Chirurgici ad azione insetticida, usare con cautela. Prima dell’uso leggere sempre l’etichetta e le informazioni sui prodotti. Si richiama l’attenzione sulle frasi e sui simboli di pericolo riportati in etichetta.

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