MENSILE - TARIFFA R.O.C. POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 1, DCB ROMA. P. I. 06/03/2022
www.azfranchising.com 5.00 EURO n. 03 / 04 marzo - aprile 2022 anno XXIV
MADE IN ITALY E FRANCHISING
PADRONI DELL’EXPORT MONDIALE Intervista a Lorenzo Zurino, Fondatore e Ceo di The One Company
ISSN 1594 - 1957
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SPECIALE GLI ERRORI DA EVITARE QUANDO SI AVVIA UNA STARTUP
MARKETING & CONSUMI 750 MILIONI A DISPOSIZIONE DI PROGETTI GREEN
COMUNICAZIONE METAVERSO: UNA VERA E PROPRIA CORSA ALL’ORO
RETAIL, IDEE, OPPORTUNITÀ, STRUMENTI PER FAR CRESCERE LA TUA ATTIVITÀ
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Apri la tua agenzia immobiliare RE/MAX, potrai contare sul supporto di un grande Network internazionale, presente in Italia da oltre 25 anni. Cogli l’opportunità di avviare, gestire e far crescere la tua azienda insieme a noi grazie ad una formazione mirata e costante, soluzioni tecnologiche innovative ed una formula vincente. Siamo pronti ad offrirti il meglio, affinché tu possa costruire il tuo business di successo.
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EDITORIALE “Crescere non vuol dire altro che adattare il mondo perfetto delle idee a quello imperfetto della realtà.” Giorgio Armani
Made in Italy: alto livello qualitativo dei materiali utilizzati, stile raffinato, innovazione, cura dei dettagli, fantasia delle soluzioni adottate, capacità di durare nel tempo. Queste sono le caratteristiche del nostro Made in Italy. “Prodotto in Italia”, segnalando così l’origine italiana di un prodotto destinato al mercato nazionale ed internazionale. Questa espressione rappresenta la creatività, la qualità e l’italian life style nei settori del food, dell’abbigliamento, dell’arredamento, dell’agroalimentare e di tantissimi altri. E da aggiungere, poi, la genialità italiana nelle scoperte tecnologiche e mediche che contribuiscono a determinare lo stile di vita degli italiani e soprattutto alla loro longevità. Si tratta di un vero e proprio marchio, riconosciuto, apprezzato e amato in tutto il mondo. In questo modo la stessa Italia è considerabile un brand. Un brand che rappresenta tutto ciò che è associabile al suo modo di vivere, alla sua storia, alle sue radici culturali, al suo artigianato, alla sua bellezza ai suoi paesaggi e ai beni architettonici presenti nel Paese. L’Italia non fa nessuna eccezione. Il Made in Italy è talmente apprezzato al mondo, da far considerare il Marchio Italia uno dei brand più importanti a livello globale. E anche quando si va a prendere un prodotto estero, andando a scrutare bene nel processo di lavorazione e nelle materie prime si scopre che c’è sempre lo zampino della nostra Italia. Pensare, quindi, al proprio Paese come ad un brand, è un esercizio estremamente utile considerato che tre persone su quattro preferiscono acquistare prodotti quando conoscono in quale Paese sono stati creati. Vedere un Paese come un brand riflette la crescente competitività di un mercato sempre più globalizzato. Pone l’accento sull’importanza di creare ottimi prodotti e servizi, ma anche di mantenere una percezione positiva del settore privato e pubblico all’esterno. La percezione di un Paese all’estero diventa peraltro un fattore essenziale per un’economia votata all’export come quella italiana, infatti non dobbiamo dimenticare che un terzo del PIL italiano è dato dall’export. E allora come fare per attuare sempre più una maggiore fidelizzazione dei prodotti italiani in tutti i mercati. E’ necessario farli arrivare fisicamente e l’Italia vanta, senza alcun dubbio, format aziendali vincenti, organizzati con sistemi a rete, da duplicare e ricreare all’estero per la riconoscibilità del marchio nazionale. Misurare il valore del “brand Italia” e di riflesso del Made in Italy è quello che devono fare i nostri Governi, qualsiasi agenda politica, infatti, dovrà focalizzarsi su una strategia atta ad aumentare la facilità di fare impresa nel Bel Paese, quindi creare una maggiore fiducia tra il pubblico e il privato, consolidare l’interesse per le aziende italiane perché nonostante il clima di incertezza economica e politica, i brand italiani più importanti continuano a crescere.
Fabio Pasquali Direttore responsabile
Marzo - aprile 2022 16
FOCUS Le 5 mosse per salvare il turismo
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LA PROPOSTA Brunch Republic: la proposta innovativa di food & beverage
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STORIA DI COPERTINA Intervista a Lorenzo Zurino: da Sorrento a re dell’export nel mondo food
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SPECIALE Quali sono gli errori da evitare quando si avvia una startup
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DOSSIER I vantaggi di creare una società di scopo
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FORMAZIONE Il franchising sociale e il suo ruolo strategico
48 52 54 58
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FINANZIAMENTI Il Green New Deal Italiano MARKETING Il potere del dietro le quinte MARKETING & CONSUMI Datemi un chatbot e risolleverò il mondo del retail NUOVI SCENARI Metaverso: pianeta virtuale per conversare, lavorare e fare shopping
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NUOVI TREND Per vendere di più bisogna essere sostenibili
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NEW CONCEPT Grocery Neighbour: il negozio mobile di prodotti food freschi
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COMUNICAZIONE Il branding sonoro: ai testi si aggiungono i suoni
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FINANZA E LEGALE Aderire ad un franchising: comportarsi da investitori
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OCCHIO ALLA LEGGE Franchising: un momento per riflettere
RUBRICHE 4
New entry
6
News
14
News comunicazione
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Le schede
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Segnalibro
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Appunti retail
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Up&Down
BARBARA MARTIN COPPOLA È IL NUOVO CEO DI Decathlon Fabien Derville, Presidente del CdA di Decathlon, annuncia la nomina di Barbara Martin Coppola a Chief Executive Officer del gruppo. Decathlon è leader mondiale nella progettazione e distribuzione di prodotti e servizi dedicati allo sport, oggi presente in 70 paesi. Barbara, il cui incarico sarà effettivo da metà marzo 2022, succede a Michel Aballea, in carica dal 2015. Barbara Martin Coppola, franco-spagnola, 45 anni, possiede una profonda esperienza nella trasformazione e crescita di aziende su larga scala e a livello globale. Il suo background digitale e aziendale si è infatti formato in 20 anni di lavoro e di vita in nove paesi in tutto il mondo. Prima di Decathlon, ha ricoperto posizioni di leadership in diverse aziende del calibro di Ikea, Google, YouTube, Samsung e Texas Instruments.
Barbara Martin Coppola - CEO Decathlon
KISENE’ INAUGURA 3 NUOVI STORE IN CALABRIA E SICILIA Kisenè dinamica realtà che crea, realizza e distribuisce una gamma completa di prodotti tessili per la casa, inaugura 3 nuovi store monomarca uno in Calabria e due in Sicilia. Prosegue il piano di sviluppo del brand che con questi nuovi opening raggiunge i 66 punti vendita in Italia. Gli investimenti continui nell’espansione della rete di negozi confermano la capacità di Kisenè di supportare i propri partner, la solidità del rapporto con i franchisee e l’attenzione costante ai clienti oltre a contribuire a dare impulso all’economia del territorio e a creare nuovi posti di lavoro. Linee essenziali e innovative caratterizzano il layout di tutti i nuovi punti vendita Kisenè negozi senza “barriere fisiche”, pensati per valorizzare le collezioni e regalare ai clienti un’esperienza d’acquisto unica.
MICHELE MAGLI, NUOVO DIRETTORE GENERALE FABBRI 1905 Michele Magli, bolognese, 44 anni, è il nuovo direttore generale di Fabbri 1905 S.p.A. Studi classici, una laurea in Ingegneria Gestionale con una tesi sul Total Quality Management nelle aziende, poi specializzazioni post laurea di alto profilo, collaborando con rinomate società di consulenza come Bonfiglioli consulting e Toyota Academy. Prima di fondare una propria azienda di consulenza, l’Ing. Magli ha fatto importanti esperienze manageriali anche come Direttore Generale in medie aziende con compiti di ristrutturazione operativa o di internalizzazione, operando in svariati paesi di Europa, Sud America, Asia ed Africa. Un nutrito pacchetto di esperienze che lo ha portato in Fabbri1905 ad affiancare il CDA e la squadra dei top manager della nota Azienda bolognese. Michele Magli - Direttore generale fabbri 1905
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AXIANS ITALIA: MICHELE ARMENISE NUOVO MANAGING DIRECTOR Axians Italia, leader nella trasformazione digitale e brand del Gruppo VINCI Energies Italia, annuncia la nomina di Michele Armenise come nuovo Managing Director. Laureato in ingegneria elettronica al Politecnico di Bari, con un PhD in Optoelettronica ed esperto di Digital Transformation, IoT, Cybersecurity e Cloud, Armenise ha ricoperto sia il ruolo di Direttore dello sviluppo del business sia quello di Direttore vendite e marketing, nonché di Direttore dei servizi di importanti realtà multinazionali. Nel 2014 entra come Responsabile dello sviluppo del business e della strategia in Brand id Spa, - società acquisita poi da VINCI Energies Italia per completare l’assetto di Axians Italia - dove arriva presto ad assumere l’incarico di General Manager per il centro sud Italia.
Michele Armenise - nuovo managing director AXIANS Italia
RETAIL: GAMBA BRUNO E FUTURELAB, NASCE LA HOLDING TERYA
Alberto Grotto - presidente di FutureLab Silvia Gamba - presidente di Gamba Bruno
Nasce il gruppo industriale «unico» TERYA per Gamba Bruno e FutureLab. I due player bergamasco e vicentino della fornitura di software, hardware e servizi, dalla gestione del magazzino distributivo al punto vendita, danno vita a una holding partecipata da entrambe le società, con la regia di Adacta Advisory e Adacta Tax&Legal che hanno supportato le due imprese nel valutare le sinergie derivanti dall’integrazione e nel disegnare i meccanismi di governance della nuova realtà. Obiettivo di mercato è coprire in modo completo le esigenze dei retailer italiani, aumentare l’innovazione dei servizi in catalogo, aprirsi ai mercati quelli esteri. Il nuovo Gruppo conta oltre 200 dipendenti, 30 mln di fatturato, un patrimonio netto di oltre 7 mln e nessun debito finanziario.
MARIA ELENA MANZOTTI, NUOVO COUNTRY MANAGER ITALY DI EMMA – THE SLEEP COMPANY The Sleep Company, tra le aziende a più rapida crescita in Europa nella produzione di sistemi per il sonno, annuncia la nomina di Maria Elena Manzotti nel ruolo di Country Manager per l’Italia. Negli ultimi dodici mesi l’azienda ha registrato numeri significativi e performance positive: un percorso di sviluppo continuo risultato dell’espansione internazionale che ha coinvolto anche il Bel Paese. La nomina di Maria Elena Manzotti si iscrive all’interno della strategia di crescita aziendale e di investimento sui team. In qualità di Country Manager Italy, Manzotti si occuperà di guidare il team italiano nello sviluppo del business, portando in Emma una potente combinazione di esperienze sia manageriali che operative che ben si sposano con la cultura e la vision aziendale.
Maria Elena Manzotti - Country Manager Italy di Emma – The Sleep Company
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News. MD INAUGURA CON IL NUOVO FORMAT IL DISCOUNT EVOLUTO
KLARNA SIGLA UN ACCORDO CON IL COLOSSO ITALIANO DELLA MODA BENETTON GROUP Klarna, leader globale nei servizi di pagamento e di acquisto, annuncia di aver avviato una partnership paneuropea con lo storico marchio del fashion United Colors of Benetton. Gli amanti dell’iconico stile multicolor in 12 Paesi potranno così vivere un’esperienza di shopping più flessibile e comoda, suddividendo il costo dei propri acquisti in 3 rate mensili senza interessi e commissioni. Dai colori alla comunicazione, sin dalla sua nascita a Treviso quasi 60 anni fa, Benetton Group ha sempre fatto la differenza nel campo dell’innovazione. Ora, grazie alla tecnologia all’avanguardia di Klarna, gli utenti Benetton potranno acquistare e pagare in modo sicuro, flessibile e sotto controllo, con una sola comoda app.
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MCDONALD’S ITALIA PUNTA A UNA NUOVA ROADMAP EVOLUTIVA DEI PROCESSI IT E SCEGLIE VAR GROUP McDonald’s oggi in Italia conta 630 ristoranti, oltre 1 milione di clienti al giorno e una media di 250 milioni di panini venduti all’anno. Proprio nella sede italiana di Milano è nata la collaborazione con Var Group, operatore italiano di primo piano nel settore dei servizi e delle soluzioni ICT, che ha il compito di creare un nuovo servizio Technology Solutions Service Desk. McDonald’s Italia ha indetto una gara al fine di selezionare un partner per far evolvere il servizio di Service Desk dedicato ai suoi 630 ristoranti, sia di proprietà che in franchising: la soluzione ricercata doveva essere in grado di limitare in modo proattivo l’apertura di ticket e di supportare preventivamente i ristoranti affinché i sistemi venissero mantenuti attivi up and running, agendo reattivamente solo su problemi conclamati.
MD lancia un nuovo format caratterizzato da un’importante serie di novità che vanno a incidere su tutte le caratteristiche del negozio. È l’avvio di un importante progetto finalizzato a offrire ai clienti un’esperienza d’acquisto immersiva, appagante e moderna. Per celebrare questo traguardo, MD inaugura tre punti vendita: a Robecchetto con Induno (MI) e Caserta (CE), dove già troviamo applicato il nuovo format, e Sassuolo (MO). Il nuovo layout – inaugurato nella sua forma definitiva nel negozio di Robecchetto – propone novità sia dal punto di vista strutturale che commerciale, per approdare ad una comunicazione e un’immagine interna coordinata ed efficace, coerente con l’evoluzione della politica commerciale di MD.
MONDADORI STORE ARRIVA NEL CENTRO COMMERCIALE VIALARGA DI BOLOGNA Un nuovo Mondadori Bookstore ha aperto le porte all’interno del centro commerciale ViaLarga di Bologna per portare a tutti gli amanti della cultura e dell’intrattenimento un’offerta sempre più ricca di libri, prodotti di cartoleria e giocattoli. Con uno spazio espositivo di 200 metri quadri, la libreria a gestione diretta metterà a disposizione del pubblico un assortimento di oltre 10.000 titoli, presenti a scaffale tra narrativa, saggistica, varia, classici e fumetti con il nuovo format Just Comics. Spazio anche a un settore dedicato a bambini e ragazzi, con libri e giocattoli. Arricchisce l’ampia proposta editoriale anche una selezione dei migliori prodotti di cartoleria, con tante idee regalo, gift box, gift card e le proposte del club Mondolibri.
IN ITALIA CRESCE IL MERCATO DEGLI INTEGRATORI ALIMENTARI
Paolo Colombari - ceo Invenium Legaltech
ARRIVA IN ITALIA L’INSTANT LEGALTECH & CREDIT MANAGEMENT PER GESTIRE I CREDITI ESTERI DELLE PMI Tutelare le aziende che esportano è strategico: gestione e salvaguardia del credito export sono prioritari per sviluppo e internazionalizzazione del sistema produttivo nazionale. Invenium Legaltech, società italiana con sede a Milano, porta nel nostro Paese il servizio “Instant Legaltech & Credit Management”, che consente alle Pmi italiane ed estere di disporre in pochi minuti, tramite la piattaforma proprietaria ed esclusiva denominata “Mycreditmanager”, di una radiografia dei molteplici profili di rischio connessi al recupero credito impagato oltrefrontiera, così da ricevere il pricing proporzionato al rischio della specifica attività di recovery, attribuire digitalmente il mandato di gestione e attivare il team di 250 legali e partner presenti in più di 100 Paesi, in tutti i Continenti.
Gli italiani apprezzano e acquistano sempre di più gli integratori alimentari, un mercato che ha fatto registrare un +6,9% di vendite in un anno (ottobre 2020 – settembre 2021). A crescere a un ritmo ancora più sostenuto sono i prodotti dalle formulazioni più innovative e ad alto impatto: lo dimostrano i risultati di Metagenics, produttore e distributore di micronutrizione di livello scientifico attivo a livello globale e presente anche in Italia. Sempre da ottobre 2020 a settembre 2021, le vendite di Metagenics Italia hanno raggiunto quota 27,43 milioni di euro, aumentando del 38,8% rispetto ai 12 mesi precedenti: la seconda più grande crescita fra i top 30 player italiani, sempre secondo IQVIA.
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CONNEXIA SI UNISCE A RETEX PER INNOVARE IL FUTURO DEL RETAIL Retex, attiva nell’innovazione e trasformazione digitale del retail, prosegue la strategia di crescita e annuncia l’acquisizione della società di marketing e comunicazione Connexia. L’operazione rafforza ulteriormente il disegno strategico di Retex, volto a supportare i brand nella realizzazione di esperienze sempre più coinvolgenti e di valore per i propri clienti, sia nello spazio digitale che fisico. Quella tra Retex e Connexia è combinazione strategica di competenze e di talenti, in ambiti diversi ma perfettamente complementari e integrati, a supporto delle nuove esigenze di partnership strutturate richieste dai brand e cruciali per i nuovi scenari di mercato: business & communication consultancy, tecnologia, trasformazione digitale, creatività, content, media, dati e martech.
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BURGER KING® RESTAURANTS ITALIA: APERTURA DI UN NUOVO RISTORANTE A NOVARA
BANCO FRESCO: ITALIANI PRIMI IN EUROPA PER CONSUMO DI FRUTTA Se c’è una categoria di alimenti che sulle tavole degli italiani non può di certo mancare questa è la frutta. Secondo l’analisi di Banco Fresco, la catena retail specializzata nei freschissimi presente in Piemonte e in Lombardia con il format che ricorda il “mercato coperto” ma in chiave moderna, il 75% degli italiani consuma frutta almeno una volta al giorno e spende in media annualmente circa 512 euro . L’Italia, nello specifico, è al primo posto in Europa per il consumo di frutta , considerata salutare e necessaria per una dieta equilibrata insieme alla verdura. In particolare sono gli agrumi a riempire i carrelli durante i mesi più freddi dell’anno: nel 2021, Banco Fresco ha registrato un aumento del +15,2% delle vendite rispetto al 2020.
Ha aperto a Novara – in via XXIII Marzo 1849, 358 – il nuovo Burger King® della catena Burger King® Restaurants Italia. Il nuovo ristorante si estende su una superficie di 450 metri quadrati, con 146 posti a sedere all’interno e altrettanti 56 all’esterno. Inoltre, l’area prevede un parcheggio con circa 70 posti auto condivisi. All’interno del nuovo ristorante troviamo alcuni dei migliori servizi erogati nei ristoranti Burger King®, tra cui anche la “Play King”, l’area giochi pensata per il divertimento dei più piccoli, sia interna che esterna. È prevista inoltre una pratica corsia dedicata al Drive Thru, oltre al servizio di delivery a casa e Wi-Fi gratuito.
CBRE CON IGD NELL’APPORTO A UN FONDO IMMOBILIARE DI UN PORTAFOGLIO RETAIL NEL NORD E CENTRO ITALIA
AL VIA LA PARTNERSHIP TRA CAFFITALY E FOODNESS Alta qualità, innovazione continua, ascolto dei consumatori e attenzione per l’ambiente: sono molteplici i valori condivisi su cui si fonda la nuova partnership tra Caffitaly – l’azienda italiana che con il suo sistema unico, innovativo e sostenibile porta in tazza un’esperienza di gusto mai provata prima – e Foodness - la prima azienda italiana ad introdurre il concetto di Wellness nel settore Ho.re.ca. con bevande senza glutine, senza lattosio, NO OGM, senza grassi idrogenati e senza zuccheri aggiunti. Caffè al Ginseng Classico, Caffè al Ginseng Amaro, Ginseng & Matcha, Bevanda d’Orzo Bio, e le tisane gusto Zenzero & Limone e Melograno & Mirtillo: queste le sei bevande Foodness protagoniste della collaborazione - già disponibili sull’e-commerce di Caffitaly, negli oltre 100 monomarca e nella rete di oltre 1.000 negozi multimarca.
STARBUCKS® APRE TRE NUOVI STORE IN LOMBARDIA E PIEMONTE Da fine dicembre Starbucks®, in collaborazione con Percassi, ha aperto tre nuovi punti vendita nel Nord Italia, in Lombardia e Piemonte. Starbucks® sta introducendo una varietà di nuovi format per portare il meglio dell’esperienza unica di Starbucks® in Italia, fondendo quella fisica in-store con l’innovazione digitale, per soddisfare meglio i clienti italiani ovunque si trovino durante la giornata. Vincenzo Catrambone, General Manager di Starbucks Italia ha commentato: “Siamo entusiasti di introdurre in Italia nuovi format di store che sono stati attentamente scelti per dare vita al meglio della Starbucks® Experience, assicurandoci di continuare a soddisfare le esigenze in evoluzione dei nostri clienti italiani. Il team di Starbucks sta seguendo attentamente le ultime indicazioni del governo e delle autorità sanitarie per garantire la sicurezza di tutti i clienti”.
CBRE, leader al mondo nella consulenza immobiliare, ha assistito Immobiliare Grande Distribuzione SIIQ S.p.A. (IGD) – leader in Italia nel settore dei centri commerciali – nell’apporto di un portafoglio di supermercati e ipermercati, per un valore di 140 milioni di euro, a un fondo di investimento alternativo immobiliare riservato, gestito da Savills Investment Management SGR S.p.A. - dove il 60% delle quote è detenuto da Intermediate Capital Group (ICG) alternative asset manager a livello globale che si occupa di supportare lo sviluppo e la crescita di aziende – ed il restante 40% da IGD stessa. Il portafoglio, con una GLA complessiva di circa 54.000 mq, si compone di sei ipermercati/supermercati a marchio Coop distribuiti in Nord e Centro Italia (Schio, Livorno, Lugo, Pesaro, Senigallia e Cecina).
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KIABI: BOOM DI INCASSI PER LA SUA PRIMA APERTURA IN AFFILIAZIONE
GVA REDILCO & SIGEST CAMBIA NOME E DIVENTA DILS
Il marchio low cost francese che conta 33 punti vendita sul territorio italiano e 512 negozi nel mondo di cui 173 in partnership, ha da poco inaugurato il primo store in franchising in Sicilia all’interno del centro commerciale ‘I portali’ a San Giovanni la Punta, frutto di un accordo commerciale tra il brand e gli imprenditori catanesi Luca e Giuseppe Giuffrida. L’apertura fa parte di un ambizioso piano di investimenti, non a caso KIABI consolida il piano di espansione in affiliazione commerciale realizzando nei soli primi quindici giorni dall’apertura il doppio del budget di cifra d’affari previsto. Il negozio, che si sviluppa su una superficie commerciale di 1.000 m2, ha ricevuto ai suoi esordi un ottimo riscontro da parte della clientela locale, vendendo circa 40.000 mila articoli acquistati per più della metà della cifra d’affari tramite carta fedeltà, solido segnale di fidelizzazione.
GVA Redilco & Sigest, una delle più importanti realtà italiane attive nel settore della consulenza, dell’intermediazione e dei servizi immobiliari integrati (dal living agli uffici, dal retail alla logistica), ha svelato il nuovo nome Dils e la nuova corporate identity. Il rebranding avviene in occasione dei 50 anni dalla fondazione del Gruppo, che ha progressivamente mutato il proprio DNA. Ora si apre una nuova fase per Dils, forte di risultati in costante crescita e una solidità del business che negli ultimi mesi hanno attratto nuovi importanti investitori. L’Amministratore Delegato Giuseppe Amitrano ha svelato il nuovo brand che vuole rafforzare l’identità di un Gruppo che promuove il cambiamento e la trasformazione attraverso nuovi modi di vivere e concepire gli spazi “It’s time to imagine your future space” il payoff della campagna di comunicazione on air.
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MERCATO IMMOBILIARE 2021 IN ITALIA: INVESTIMENTI IN CRESCITA Il volume degli investimenti immobiliari in Italia nel 2021 è pari a circa € 9,8 miliardi, con un incremento del 6% rispetto al 2020. La spinta è arrivata nell’ultimo trimestre dell’anno, in cui sono stati totalizzati investimenti per € 4,4 miliardi, circa il 32% in più rispetto allo stesso periodo del 2020. La Logistica è protagonista del mercato nel 2021 e rappresenta il 28% del volume totale investito (€2,7 miliardi), con una crescita dell’83% rispetto al 2020 in termini di volumi transati. La logistica si conferma un settore in continuo sviluppo dal 2017, quando rappresentava circa il 10% del volume totale investito su base annua.
CALLIGARIS APRE UN NUOVO STORE A CHICAGO
CRAI VINCE LA DECIMA EDIZIONE DEL PREMIO ECCELLENZA CONFCOMMERCIO E MANAGERITALIA Il Gruppo CRAI, realtà di spicco nel settore della Distribuzione moderna, marchio storico presente con i suoi supermercati, superette, negozi alimentari e negozi drug in tutta Italia, si è aggiudicato l’ambito Premio Eccellenza ideato da Manageritalia e promosso insieme a Confcommercio-Imprese per l’Italia e CFMT (Centro di Formazione Management del Terziario). L’iniziativa ha l’obiettivo di individuare i manager e le aziende capaci di distinguersi in campo professionale e sociale. Il Gruppo CRAI ha primeggiato, come si legge nella motivazione ufficiale “per aver saputo valorizzare la propria capillarità territoriale, la propria storia di servizio ai clienti e la propria identità di azienda italiana”.
PRESTASHOP PRESENTA IL PROGRAMMA WORK FROM ANYWHERE E ANNUNCIA L’ASSUNZIONE DI 200 TALENTI NEL 2022 Dopo aver annunciato la sua fusione con il gruppo MBE alla fine del 2021, PrestaShop continua ad accelerare il suo sviluppo e consolida la propria attrattiva consentendo a tutti i suoi dipendenti di lavorare ovunque vogliano nel mondo fino a sei mesi l’anno. L’azienda, inoltre, punta a raddoppiare la sua forza lavoro entro il 2023. Negli Stati Uniti il fenomeno senza precedenti conosciuto come “The Great Resignation” sta rivoluzionando il mercato del lavoro, in particolare nel settore tech. Sebbene il fenomeno stia iniziando a prendere piede in Europa e in altre aree, la contestuale carenza di talenti in molti settori costituisce un segnale da non sottovalutare. Per rispondere a queste nuove sfide PrestaShop – scale-up francese leader nel mercato e-commerce – ha promosso un ambizioso programma di lavoro da remoto denominato Work From Anywhere, testato dall’azienda a partire da luglio 2021.
Dopo le recenti aperture a livello europeo, Calligaris prosegue la sua espansione internazionale con l’apertura di un nuovo store a Chicago, la più grande città dell’Illinois e importante polo finanziario e industriale. Il nuovo spazio, che si sviluppa su una superficie di 465 metri quadrati, è ubicato nel Clybourn Corridor, il secondo distretto commerciale di Chicago per grandezza. Una zona strategica diventata destinazione principale per gli amanti del design a Chicago. Ambiente elegante e lineare illuminato dalle ampie vetrine, il nuovo store ospita le iconiche collezioni firmate Calligaris e Luceplan. Prodotti Made in Italy dal design innovativo sviluppati per soddisfare le diverse esigenze progettuali e funzionali dell’abitare contemporaneo: dalla sala da pranzo al living fino alla camera da letto, ma anche ambienti lavorativi e uffici.
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M-CUBE: IL CLIENTE AL CENTRO DELLA SUA CUSTOMER JOURNEY M-Cube, Gruppo italiano leader nella digitalizzazione dei punti vendita, lancia una strategia per i brand per riportare il cliente al centro della sua customer journey in questa nuova fase post-covid: dai touchpoint a video e audio, fino all’utilizzo del proprio smartphone, il cliente diventa il vero protagonista della sua esperienza di acquisto, trasformando la visita al punto vendita in un’esperienza diversa, in linea con i suoi bisogni e le sue aspettative. Partendo dall’analisi del brand, M-Cube supporta le aziende nella lettura dei suoi valori e dei suoi bisogni, con l’obiettivo di definire le buyer persona, e costruire una proposta di journey che coinvolga i touchpoint digitali presenti all’interno del punto vendita.
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L’ECONOMIA CIRCOLARE NEL MONDO DEL LARGO CONSUMO: ECR PRESENTA 18 CASE HISTORY DI AZIENDE “VIRTUOSE”
DELIVEROO, CONSEGNE SEMPRE PIU’ SOSTENIBILI: USO VEICOLI ELETTRICI CRESCE DEL 210% Le consegne di buon cibo da parte della flotta dei rider che collaborano con Deliveroo sono sempre più sostenibili. La piattaforma leader dell’online food delivery ha infatti calcolato che nel 2021 l’utilizzo di veicoli elettrici - bici e moto elettriche - da parte dei rider è aumentato del 210% rispetto al 2020. Nel complesso, oggi il 14% dell’intera flotta di rider sceglie di consegnare utilizzando e-bike o moto elettriche. Questo trend è ancora più visibile in alcune città dove la piattaforma è attiva: con quasi il 40% di rider che scelgono di consegnare utilizzando mezzi elettrici, Bolzano è in testa alla speciale classifica delle e-city di Deliveroo. Al secondo posto Torino (26,8%) e al terzo Pavia (24,8%). Seguono al quarto e al quinto posto, rispettivamente, Bologna e Monza appaiate al 19,9% e 19,7%.
ECR Community - l’associazione che raggruppa le iniziative nazionali ECR in tutto il mondo, in Italia parte di GS1 Italy - annuncia la pubblicazione di “A Global Review of Circular Economy Case Studies from the Retail & CPG Sector”, il report che raccoglie 18 case history relative all’adozione dell’economia circolare da parte delle aziende di Produzione e Distribuzione del largo consumo di tutto il mondo. Un lavoro, messo gratuitamente a disposizione della business community, degli stakeholder e di tutti coloro che si interessano di sostenibilità, con cui ECR vuole fornire esempi concreti, interessanti e attuali di come le imprese stanno affrontando le sfide poste dall’economia circolare e di come la stanno implementando nelle loro attività.
APERTO A VERONA IL CINQUANTESIMO RISTORANTE DI KENTUCKY FRIED CHICKEN
NOMINATO NICOLA SARACENO AMMINISTRATORE DELEGATO DI ROSSOPOMODORO
Con l’apertura del ristorante di Verona in Piazza delle Erbe, KFC – Kentucky Fried Chicken – raggiunge il traguardo dei 50 ristoranti in Italia, distribuiti in 13 regioni dal Friuli alla Sicilia. La crescita nel nostro Paese dell’azienda leader mondiale del pollo fritto, fondata oltre 75 anni fa dal Colonnello Harland Sanders e arrivata in Italia nel 2014, è proseguita negli ultimi due anni, malgrado la crisi pandemica, grazie alla solidità del sistema KFC e dei suoi franchisee, imprenditori che gestiscono in franchising i ristoranti del brand. Sono oltre 1000 i posti di lavoro creati in questi anni da KFC in Italia, con una presenza femminile pari al 53%. E 10 milioni i clienti che, secondo le proiezioni a fine 2021, apprezzeranno quest’anno il pollo fritto preparato ogni giorno a mano nelle cucine dai cuochi KFC, con le ricette inimitabili come l’Original Recipe inventata dallo stesso Colonnello Sanders e ancora oggi tenuta segreta.
Nicola Saraceno è stato nominato Amministratore Delegato dell’azienda dal 1° febbraio 2022. Grazie alla sua vasta esperienza internazionale in ruoli di primo livello nei settori Consumer e Retail, Nicola Saraceno è ben posizionato per guidare il business nella strategia di crescita dell’azienda in Italia e all’estero. Saraceno è stato recentemente Amministratore Delegato di Stroili Group, la più grande catena di gioiellerie in Italia con oltre 400 punti vendita. Precedentemente, ha ricoperto incarichi esecutivi presso Luxottica Group (Senior Vice President Global Marketing) e Sky (Operations Director per l’Italia).
Marco Travaglia - Presidente e CEO Nestlé
NESTLÉ: 5 MILIONI DI EURO PER ACCELERARE LA TRANSIZIONE VERSO IMBALLAGGI SOSTENIBILI Il Gruppo Nestlé porta avanti i suoi impegni per la sostenibilità degli imballaggi in Italia con un investimento di 5 milioni di euro nel fondo italiano di venture capital Eureka! Fund, gestito da EUREKA! Venture SGR. Questo investimento intende accelerare la ricerca per facilitare l’introduzione di soluzioni di imballaggio innovative; migliorare la qualità dei processi di raccolta e riciclo; aumentare l’adozione di plastica riciclata ad uso alimentare. La cifra investita è parte del fondo da 250 milioni di CHF stanziato nel 2020 a livello globale dal Gruppo Nestlé per dare un impulso alla sostenibilità degli imballaggi e migliorare i sistemi di riciclo.
Nicola Saraceno Amministratore delegato Rossopomodoro
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News Comunicazione. DARIO CASTIGLIA, FONDATORE DI RE/MAX ITALIA, PREMIATO AI CEO ITALIAN AWARDS Dario Castiglia, CEO & Founder di RE/MAX Italia, ha ricevuto il prestigioso premio CEO Italian Awards nella categoria Real Estate “per aver introdotto una nuova filosofia sostenibile nel mercato immobiliare”. L’autorevole riconoscimento, assegnato da Forbes Italia e Business International, premia ogni anno i 20 “Capitani d’impresa” italiani più innovativi e di successo. “Nell’ambito della scelta dei migliori CEO del 2021, l’organizzazione ha voluto porre l’accento sulle sfide che il contesto globale presenta in alcune aree strategiche del management, quali Leadership, Collaborazione e Produttività. Valori che condividiamo e che rappresentano, insieme all’innovazione tecnologica, gli asset strategici della nostra attività sin da quando, 25 anni fa, ho importato in Italia il brand RE/ MAX, franchising immobiliare n. 1 al mondo”, afferma Dario Castiglia.
Dario Castiglia - CEO e founder RE/MAX Italia
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CONCORSO MONINI VINCI & AIUTA: ASSEGNATI I PREMI “ALTRUISTICI”
RONCADIN DIVENTA SOCIETÀ BENEFIT E PROSEGUE IL PERCORSO VERSO LA SOSTENIBILITÀ Roncadin, azienda di Meduno (PN) dove lavorano 775 persone, ha ampliato l’oggetto sociale adottando lo status di Società Benefit. Nella denominazione giuridica dell’azienda, che produce pizze surgelate per il mercato nazionale e internazionale, è infatti stato inserito ufficialmente l’impegno a operare in modo responsabile verso l’ambiente, le persone e il territorio, operando in un’ottica di sviluppo sostenibile. “Si tratta di un passaggio importante – sottolinea l’amministratore delegato Dario Roncadin – che rende ancora più tangibile una filosofia che portiamo avanti da tanti anni. Ora abbiamo deciso di trasformare la nostra società in SpA Società Benefit: ciò significa inserire questo nostro impegno nello statuto, nonché rendicontare e comunicare annualmente le nostre azioni”.
Un apiario in provincia di Arezzo, la creazione di un’area verde urbana a Campodarsego (PD), attrezzature sportive per una scuola di Mestre: sono le destinazioni finali dei tre premi da 5.000 euro ciascuno messi in palio da Monini per il concorso “Vinci & Aiuta” appena conclusosi. Tre premi “altruistici” da devolvere a favore di un progetto di valenza sociale in campo ambientale, urbanistico ed educativo a scelta, legati al semplice acquisto di una bottiglia di extravergine dell’azienda spoletina e, naturalmente, alla fortuna di essere estratti. Sorpresa e incredulità, seguite da una sincera soddisfazione per aver potuto scegliere e sostenere un progetto solidale “del cuore”. È quanto hanno manifestato i tre vincitori: il giovane chef romano Ivan Artistico, la signora Alessandra Coletto, operaia metalmeccanica della provincia di Padova, e lo studente universitario di Mestre Filippo Camoli.
BIMBOSTORE E EVERLI: UNA PARTNERSHIP A SOSTEGNO DELLE FAMIGLIE Bimbostore, insegna di Prénatal Retail Group specializzata nella vendita di prodotti per l’infanzia e operativa con 98 punti vendita in tutta Italia e Everli, il marketplace della spesa online, annunciano l’avvio di una partnership. L’accordo permetterà ai clienti di acquistare i propri prodotti preferiti online e di riceverli direttamente a casa, contando sull’innovazione di Everli e sulla qualità dei punti vendita Bimbostore. La collaborazione è ora attiva su 9 punti vendita - a Milano Corsico e Certosa, Roma via Alimena, Bologna via Larga, Brescia, Modena, Padova, Venezia e Verona - e nelle prossime settimane si estenderà su 19 ulteriori negozi. L’accordo ha già reso disponibili sulla piattaforma di Everli circa 1.200 referenze, con una vastissima gamma di prodotti, molti dei quali in offerta (circa il 21% dell’assortimento).
FEDERICA PELLEGRINI INDOSSA UN COSTUME JAKED PER LA CONQUISTA DEL 130° TITOLO TRICOLORE
RIFIUTI ELETTRONICI: RACCOLTE 20 TONNELLATE DI SMARTPHONE E PICCOLI ELETTRODOMESTICI Piccoli rifiuti elettronici, la raccolta è di prossimità. Sono quasi 20 le tonnellate di smartphone, piccoli elettrodomestici e lampadine a risparmio energetico che sono state conferite nel 2021 alle 33 EcoIsole RAEE del consorzio Ecolight. Con una crescita di oltre il 27% rispetto all’anno precedente, rappresentano una possibilità per incrementare la raccolta di questa tipologia di rifiuti, ma anche uno strumento per far conoscere i RAEE e la necessità di una loro gestione consapevole e rispettosa dell’ambiente. Sviluppate da Ecolight, consorzio nazionale per la gestione di RAEE, pile e accumulatori esausti, fin dal 2015 le EcoIsole vogliono incentivare una raccolta di prossimità dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche di piccole dimensioni.
JAKED esiste dal 2008 ed è un marchio tutto made in Italy che ha segnato una svolta nell’ambito dello swimwear tecnico, con il SUPER-BODY JAKED J01, un costume da gara altamente innovativo per la sua tecnologia costruttiva, definita “termo-saldatura” e il suo materiale performante, a base poliuretanica 100%. Un capo che ha imposto standard di risultato mai raggiunti prima e che nel 2009, per i Campionati Mondiali di Nuoto di Roma, è stato indossato da quasi il 70% degli atleti. Da allora il brand si è fatto conoscere: prima Inticom S.p.a (proprietaria del marchio Yamamay) ne ha acquisito il controllo, per entrare nel settore abbigliamento sportivo. Poi, nel 2011 si è verificata una crescita ulteriore con la fusione di Inticom (e, quindi, di Yamamay e JAKED) con Kuvera (marchio Carpisa) e la presenza di JAKED, insieme agli altri due brand, nel Gruppo Pianoforte Holding S.p.a.
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Serve un rinnovamento che converga verso un turismo digitale, integrato e sostenibile
LE 5 MOSSE PER SALVARE IL TURISMO La promozione del brand “Italia” deve partire da una nuova concezione di sistema-Paese, in maniera ancora più forte ed innovativa di quanto sia già stato fatto da altri Paesi fino ad oggi, e deve concretizzarsi nella presenza sui mercati esteri di un brand forte e coerente che leghi turismo, cultura, enogastronomia, moda e design Tra i settori trainanti dell’economia nazionale, sicuramente, quello dei viaggi e del turismo è il più colpito. Se il nodo cruciale è il superamento dell’emergenza sanitaria, la priorità immediatamente successiva riguarda una progettazione ad ampio respiro per il rilancio
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complessivo dell’intera industria turistica italiana e del vasto indotto a essa collegato. Partendo dalla centralità del turismo e della sua trasversalità, il gruppo di lavoro di AICEO, l’Associazione Italiana dei CEO, in collaborazione con Deloitte, ha creato il progetto “Il bello e il
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buono dell’Italia - The Tourism Day”. AICEO ha favorito la formazione di un gruppo di lavoro composto da membri esperti dedicato al settore turismo con l’obiettivo di creare contenuti da offrire agli interlocutori istituzionali preposti alla valorizzazione delle risorse disponibili (recovery plan) in un’ottica di visione futura digitale e sostenibile del settore. La ricerca sintetizza le 5 mosse che il tavolo di lavoro AICEO ha identificato come elementi cruciali per il turismo in Italia. Sono mosse “sequenziali” e “ripetibili”. Sequenziali perché propongono un percorso per priorità che suggerisce e tratteggia un approccio articolato e distintivo. Sono ripetibili in quanto l’approccio può essere avviato ed arricchito a più riprese mantenendo lo stesso spirito. Nel seguito analizzeremo in maggiore dettaglio ciascuna delle 5 mosse. PRIMA MOSSA: ASCOLTARE Ascoltare è l’aspetto determinante; significa
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comprendere per agire e per valorizzare. AICEO è partita dall’ascolto. Ha creato un tavolo di lavoro composto da esperti e specialisti del settore turistico, coinvolgendo varie competenze in rappresentanza del settore alberghiero, digitale, turistico e tecnologico medicale. Inoltre il tavolo ha realizzato “Maratona per il Turismo” una giornata dedicata ad intervistare oltre 40 rappresentanti del settore turismo. Il tavolo ha inoltre realizzato una Survey indirizzata a rappresentanti del settore su tendenze e bisogni prioritari del settore, da cui è emerso che: • l’81% ritiene che il Paese Italia non sia sufficientemente pubblicizzato nei Paesi Esteri; • il 95% ritiene che la tecnologia può contribuire al rilancio del Turismo in Italia; • l’84% ritiene che il turismo non dovrebbe essere di competenza delle Regioni; • il 54% ritiene che sarebbe utile avere un portale digitale centralizzato su cui far confluire tutta l’offerta turistica; • il 73% ritiene che darebbe visibilità alla propria offerta turistica se fosse permesso di operare sul portale digitale nazionale centralizzato a condizioni vantaggiose. Quanto emerso dalla fase di ascolto ci porta alla mossa successiva: innovare. SECONDA MOSSA: INNOVARE L’innovazione nell’ambito del turismo in Italia parte da un elemento centrale: l’utilizzo della tecnologia. Il turismo in Italia ha bisogno di una piattaforma digitale dove poter ricavare informazioni, pianificare ed eventualmente prenotare. Questa piattaforma dovrebbe essere gestita a livello istituzionale (.gov) ed incentrata sui seguenti cardini: a. Accessibilità Deve essere garantita la fruibilità da qualsiasi piattaforma; sia da web, strumento privilegiato dagli utenti in fase di pianificazione e ricerca, sia tramite app, per un utilizzo in mobilità, e quindi con strumenti di geo localizzazione. I contenuti proposti saranno articolati per tematiche chiave con itinerari, spunti business e leisure. b. Percorsi Deve essere propositiva, pensata con la view di chi la consulta; non deve limitarsi ad essere un repository di dati. L’Artificial Intelligence può consentire
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proposte mirate a seconda degli utenti facendo emergere opportunità ed evitando dispersioni. c. Inclusività Deve essere una piattaforma in grado di valorizzare quanto già fatto ed esistente sia a livello istituzionale che a livello di operatori privati. Ci sono alcuni ottimi esempi di sviluppo piattaforme da parte di enti pubblici e di operatori privati, tutti questi elementi dovrebbero essere patrimonio accessibile mediante questa piattaforma. d. Senso di squadra L’Italia è un territorio unico che deve essere valorizzato facendo leva su contenuti iconici e distintivi. Troppo spesso la tendenza è di proporre solo alcuni aspetti dell’Italia, quelli più ricorrenti, più noti o quelli che sono promossi di volta in volta da soggetti più intraprendenti. e. Visione di medio termine La piattaforma deve essere progettata convogliando esigenze ed investimenti articolati nel medio termine. Non serve una soluzione spot per l’estate 2022, nè una progettualità complessa di lungo periodo, ma è necessaria una visione che dia una spinta immediata ma comunque volta a supportare crescita e consapevolezza. TERZA MOSSA: INVESTIRE Comprendere le nuove esigenze del turista e soddisfarle è il presupposto indispensabile per gli imprenditori per definire nuovi modelli di business ed aumentare la propria competitività sul mercato. I viaggiatori di oggi sono sempre più connessi e social, prevalentemente da mobile, e bisogna sviluppare azioni mirate durante il cosiddetto “digital journey” per fare in modo che già a partire dal momento in cui iniziano a sognare il prossimo viaggio, scelgano la destinazione, vivano la loro esperienza e fino al momento in cui ripartono ci sia sempre un’interazione con loro per entusiasmarli, anticipare le loro esigenze, rispondere alle loro richieste e soprattutto guidarli nel processo decisionale e d’ispirazione al viaggio. Per rendere l’esperienza del cliente, all’interno delle strutture, unica e tailor-made possiamo spingerci fino al digital profiling e digital identity, utilizzando tecnologie quali ad esempio lettori di impronte biometriche o lettori di prossimità (RFID) o ancora il tracciamento della posizione spaziale all’interno delle strutture.
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Per far fronte alle nuove esigenze del turismo è necessario investire. La valutazione da condurre è la corretta gestione degli investimenti, la definizione di una strategia di medio e lungo periodo sostenibile sia economicamente che socialmente, la corretta allocazione e l’uso delle risorse economiche e del patrimonio umano e nella giusta comprensione dei protagonisti della catena di valore del settore turistico. Comprendere le esigenze del cliente post pandemia e soddisfare le sue richieste creerà un vantaggio competitivo rispetto alle proposte dei Paesi stranieri. Alcuni investimenti potranno essere realizzati da operatori privati, altri – quelli infrastrutturali - sono tipicamente demandati ad enti pubblici, ma in questo contesto sarà fondamentale la convergenza tra pubblico e privato, con la definizione di strategie di investimento e financing congiunte. L’innovazione digitale e la sostenibilità saranno sicuramente due pilastri fondamentali sul quale ricostruire il futuro del turismo in Italia. Nell’affrontare e risolvere queste problematiche, i mezzi finanziari previsti nell’ambito del programma Next Generation EU rappresentano una concreta possibilità per procedere con un determinante piano di investimenti. QUARTA MOSSA: ACCOGLIERE Il concetto di accoglienza in ambito turistico può assumere varie prospettive. Ai fini del presente documento ci soffermiamo su due aspetti: la capacità ricettiva del Paese e la cultura, intesa come percorso preparatorio in termini formativi ed esperienziali. In termini di capacità ricettiva, occorre facilitare logiche di networking e di collaborazione fra partners locali (musei, artigiani, etc.) attraverso strumenti economici, tecnologici e finanziari. Strumenti irrinunciabili per chi si cimenterà in questa sfida saranno quelli informatici e dell’innovazione digitale, capaci a fornire un sopporto essenziale sul piano dell’informazione, dell’organizzazione dei servizi, della promozione di itinerari alternativi e della gestione dei flussi. Diviene quindi importante promuovere anche le cosiddette “secondary destinations”, il Sud e tutte le realtà che rappresentano la Grande Bellezza italiana benchè oggi meno conosciute rispetto al turismo di massa. L’elemento fondamentale su cui puntare è la scoperta/conquista che fa accrescere
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il bisogno di conoscenza del vivere e della cultura italiana. Siamo in un’epoca in cui la qualità dell’esperienza offerta, la semplicità e l’intuitività nel modo in cui viene fornito un dato servizio è quasi più importante del prodotto turistico stesso. Tecnologia e turismo sono un connubio vincente. La promozione del brand “Italia” deve partire da una nuova concezione di sistema-Paese, in maniera ancora più forte ed innovativa di quanto sia già stato fatto da altri Paesi fino ad oggi, e deve concretizzarsi nella presenza sui mercati esteri di un brand forte e coerente che leghi turismo, cultura, enogastronomia, moda e design. L’utilizzo dei social media sarà per gli imprenditori turistici un elemento imprescindibile per valorizzare al meglio le proprie proposte turistiche. La tecnologia funge infatti da fattore abilitante per rendere unica l’esperienza del viaggiatore, che viene agevolato, ad esempio, con connessioni a banda larga, meeting virtuali/ ibridi, visite virtuali 3D, smart working rooms, etc., per quanto concerne una clientela business; mentre si coniuga attraverso il CRM, esperienze al cliente pre/post viaggio sia attraverso contenuti digitali, occasioni per coltivare le proprie passioni (es. cooking classes, artigianalità ecc.), prodotti del territorio eno-gastronomici o artigianali (onsite & ecommerce), tariffe personalizzabili in tempo reale, realtà aumentata ed assistenti virtuali durante tutto il loro soggiorno, per quanto riguarda la clientela leisure. La tecnologia svolgerà anche un ruolo fondamentale nell’ambito del turismo del benessere e della salute con un ingaggio continuo del viaggiatore prima, durante e dopo la sua permanenza, con visite remote e dispositivi connessi. Ma per governare la tecnologia nonché alimentare la sensibilità verso un turista che muta rapidamente e spesso radicalmente le proprie abitudini, richiede formazione, preparazione, e cultura. Giungiamo quindi ad un secondo aspetto rilevante dell’accoglienza che è il percorso formativo. È auspicabile la creazione di sempre più qualificati percorsi formativi a carattere professionale ed universitario che consentano contatti con il mondo del lavoro già durante il percorso di studi e siano in grado di agevolare l’ingresso dei talenti nell’ambito del tessuto dell’economia turistica. QUINTA MOSSA: MANTENERE È fondamentale che il post pandemia generi una presa di coscienza in merito alla necessità
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di un radicale cambiamento nel modello di Business del turismo. Serve un rinnovamento che converga verso un turismo digitale, integrato e sostenibile. Il rinnovamento auspicato fonda le proprie basi in robusti piani di investimento volti a promuovere la realizzazione delle infrastrutture di supporto allo sviluppo ed al potenziamento delle destinazioni leisure ed a creare i presupposti per una sempre maggiore mobilità sostenibile. La crescita del settore turistico dipenderà fortemente dall’ottimizzazione di traffici e approvvigionamenti, dal coordinamento delle reti di trasporto e mobilità e dal miglioramento delle infrastrutture alberghiere. Aree intere del nostro Paese rimangono inaccessibili alla Rete Internet. E la connettività svolgerà un ruolo importante nella fruizione di nuovi servizi e contenuti. Il Paese deve essere connesso. Ma per attrarre investimenti, anche rilevanti è opportuno che il settore definisca un piano strategico con un orizzonte temporale adeguato per tutelare gli investitori. Una visione di medio termine consente anche di dare maggiore robustezza e consolidare i flussi turistici agevolando interventi di destagionalizzazione e di indirizzo verso secondary locations. Diviene cruciale condividere con gli operatori del settore una visione di networking, una community che genera collaborazioni e partnership (tra musei, artigiani, imprese e tutti gli altri players della filiera turistica etc.). Gli investimenti devono essere sostenibili e non solo dal punto di vista economico. Nella definizione del piano d’investimento è indispensabile comprendere tutti i soggetti che fanno parte della catena di valore. Chi sono gli stakeholders e quali sono i bisogni e le aspettative consentirà di definire un piano di crescita stabile e sostenibile. Soddisfare i mercati e anticipare le esigenze dei clienti significa ripensare il ruolo dell’impresa e integrare la sostenibilità al suo modello di business: generare e condividere valore aggiunto con il territorio, le comunità circostanti e tutti gli stakeholders con una visione di medio termine è la chiave per il successo di un piano strategico dedicato al settore turistico.
IN EVIDENZA
1 L’importanza di agire con visione e tempestività La valorizzazione dei nostri territori e della diversità che fa dell’Italia un Paese unico al mondo è il fattore distintivo della nostra promozione turistica.
2 Si deve partire dall’ascolto per poi con tempestività e visione procedere con innovazione ed investimenti. È fondamentale alimentare una strategia di comunicazione integrata, di forte impatto a livello internazionale, che faccia sognare l’Italia come la destinazione preferita dai viaggiatori più evoluti.
3 Ma l’approccio prosegue con l’accoglienza, l’approccio digital è un amplificatore della visibilità del settore turistico ed è un elemento fondamentale a supporto del turismo in Italia; ma non potremo mai prescindere dalle persone e dall’empatia che sapremo creare con l’ospite. Le virtual experiences potranno accrescere il desiderio di scoprire l’Italia alimentando quel “sogno di scoperta” di un mondo tanto suggestivo ed affascinante e potranno accompagnare il viaggiatore verso l’esperienza fisica vivendo le varie mete e percorsi che il nostro Paese può offrire.
4 In un approccio che si può essere ripercorso ad ogni mossa successiva, il mantenimento rappresenta l’elemento che genera valore nel medio termine. Servono progetti che possano accompagnare percorsi di investimento nel medio termine. Sono necessari tempi tecnici per realizzare investimenti e servono le opportune prospettive per il recupero degli investimenti medesimi. Gli investitori vanno sostenuti e rassicurati da strategie che possano offrire visione e possibilità concrete di consolidamento e crescita.
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Il profilo del perfetto affiliato è una persona che vuole investire in un format giovane in forte espansione
BRUNCH REPUBLIC: LA PROPOSTA INNOVATIVA DI FOOD & BEVERAGE La cucina aperta a tutte le ore ed il servizio dei pasti, tendenza a dare molta importanza al gusto, senza perdere di vista i valori nutrizionali dei piatti, prezzi accessibili a tutti e altissimi fatturati Brunch Republic nasce nel 2016 per soddisfare un bisogno fino a quel momento pressoché inesistente, ovvero avere un’alternativa alla classica colazione e poter consumare una tipologia di pasto appetibile a tutte le ore, dalla mattina alla sera. Dopo alcuni viaggi nel Regno Unito i responsabili hanno sviluppato un menù basandosi sui tradizionali piatti del brunch, cercando di renderli molto più divertenti e colorati, con una ricerca della qualità dei prodotti tipica della cucina italiana. Rispetto ai competitor Brunch
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Republic ha un menù decisamente più completo e più attento alla cura dei dettagli, rendendo l’esperienza entusiasmante. Constatato il successo del primo punto vendita ne è stato aperto un secondo nel 2019 che subito ha riscosso grandi apprezzamenti e così si è deciso di sviluppare il brand attraverso il franchising, approfittando del periodo di lockdown per redigere i manuali operativi e lavorare sul marketing. Una grande forza e tante energie per creare una squadra
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che si occupi del Franchising e ad oggi finalmente il brand è pronto per le affiliazioni. Nel frattempo, i due locali diretti stanno correndo a pieno regime e per il 2022 sono in programma altre due aperture, in Veneto ed Emilia Romagna. I PUNTI DI FORZA DEL FORMAT La cucina aperta a tutte le ore ed il servizio dei pasti, a differenza di un ristorante tradizionale, inizia alle 8 di mattina, alzando moltissimo lo scontrino tipico della colazione. Tendenza a dare molta importanza al gusto, senza perdere di vista i valori nutrizionali dei piatti. In questo modo la clientela (prevalentemente femminile) trova ogni giorno qualcosa di diverso per una colazione o una pausa pranzo sana e nutriente. Proposta food & beverage divertente e “instagrammabile” che fa in modo che i clienti siano i primi a far pubblicità. Prezzi accessibili a tutti pur avendo un’immagine giovane e accattivante. Altissimi fatturati nel fine settimana grazie alla specializzazione nel brunch (arrivando a picchi di quasi 5000€) CHI, DOVE E COME AFFILIARSI Per le affiliazioni vengono prese in considerazione città con un minimo di 30.000 abitanti e si punta ad aprire nei centri storici o zone di forte passaggio. La Casa Madre offre un aiuto nella ricerca della location, se necessario anche con analisi di geomarketing. Il profilo del perfetto affiliato è una persona che vuole investire in un format giovane in forte espansione, che voglia arrivare a guadagnare
fino a 60.000€ l’anno senza essere costretto ad essere sempre presente all’interno del punto vendita. Si valutano persone anche senza esperienza nel mondo della ristorazione, perchè la Casa Madre si occupa sia della formazione manageriale dell’imprenditore che della formazione di tutto il personale che lavorerà all’interno. Il periodo di formazione avviene inizialmente presso le strutture e successivamente nel nuovo punto vendita dell’affiliato. COSA SI OFFRE E COSA SI CHIEDE PER AFFILIARSI Viene offerto un affiancamento nel controllo di costi e fatturati tramite il settore gestionale, marketing locale con strategie Ads dedicate, comunicazione sulle piattaforme social e formazione nella gestione delle prenotazioni online e nella fidelizzazione dei clienti. In cambio di tutto questo si chiede una Fee d’ingresso pari a 25.000€ e il 4% di Royalties sul fatturato. LA MISSION DELL’AZIENDA Creare, nei prossimi anni, una catena di locali che ispirino le persone a sentirsi a proprio agio. Il Brand vuole contribuire, assieme a tutti i futuri affiliati, a far crescere un tipo di ristorazione che generi felicità nei clienti. 23
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Una storia che fonda le sue radici in Campania e che dura da più di 100 anni
DA SORRENTO A RE DELL’EXPORT NEL MONDO FOOD Intervista a Lorenzo Zurino, Fondatore e Ceo di The One Company: “L’Italia fa un terzo del suo fatturato grazie alle esportazioni e il segreto per garantirsi il successo sta nella conoscenza dei passaggi che si fanno quotidianamente per garantire e sviluppare l’export. Oggi la partita si gioca tra la fiducia pubblico/privato e tra la divisione delle competenze” 105 anni di storia nel settore della distribuzione alimentare. Quattro generazioni che si occupano di distribuzione alimentare in Costiera Amalfitana, Sorrentina e a Capri. Nato, praticamente, in un deposito, tra la farina, la pasta e il riso. Non avrebbe mai immaginato che nella sua vita avesse continuato il mestiere del padre invece, oggi, Lorenzo Zurino è Fondatore e Ceo di The One Company, una tra le
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prime aziende italiane specializzate nel commercio estero. “La vita – racconta Zurino – alcune volte si prende gioco di noi stessi e a 20 anni mi sono ritrovato, mentre ero negli Stati Uniti, a chiedere a mio padre come vendere un po’ di vino perché ne avevo avuto richiesta da un amico. E così è iniziata la mia storia imprenditoriale”. Zurino ha iniziato nel dicembre 2010 la sua
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carriera, anno in cui ha inaugurato la sede di Piano di Sorrento e un secondo ufficio a Milano. In meno di dieci anni, The One Company è diventata un punto di riferimento imprescindibile per molte delle più grandi aziende italiane del settore Food, che esportano negli Stai Uniti. Parallelamente alle sue attività imprenditoriali, Zurino si è dedicato anche ad altre attività. E’ tra i protagonisti in Italia nella promozione di prodotti alimentari italiani in tutto il mondo. Quanto, oggi, è stata preziosa l’esperienza che hai maturato nella tua famiglia, ma soprattutto i consigli di tuo padre? “Io mi ricordo benissimo da dove sono partito, non nego mai il mio passato e soprattutto, oggi, riconosco la grande fatica che mi ha permesso di arrivare a fare il mestiere di mio padre a livello internazionale. La gavetta è stata molto utile perché io so perfettamente cosa vuol dire disporre un pallet oppure caricarlo su un camion e quindi gestire al meglio la logistica. Conosco tutte le fasi del mestiere che mi hanno permesso di gestire, oggi, il mio lavoro. Il mio sogno da adolescente era fare l’avvocato, l’avvocato che si occupa di business, di affari. Poi mi sono occupato di affari e business in altro modo dedicandomi a 360 gradi al mio lavoro. Oggi, a 37 anni io non vado a letto prima delle tre e questo vuol dire passione, dedizione totale al mestiere. Mi piace tenere tutto sotto controllo verificare cosa si è venduto, cosa non è stato venduto e cosa invece va spinto”. Come e quando nasce l’esperienza Americana? “Avevo da poco finito la scuola superiore e sicuramente non mi andava di continuare gli studi. Mi sono iscritto al primo anno di Scienza dell’Amministrazione, una facoltà di Scienze Giuridiche, ma mi annoiavo molto. Ebbi la brillante idea di andare in America ma non era così semplice comunicarlo ai miei genitori, mio padre era molto severo. Io avevo un obiettivo ben preciso volevo andare in America perché in quel periodo mi affascinava l’idea di fare un viaggio oltreoceano, mi piaceva il concetto dell’America in quanto tale, una terra di opportunità e di conquiste. Allora si avvicinava Pasqua e sono riuscito a convincere mio padre. Finalmente per le festività pasquali arrivo in America, precisamente a Manhattan, dormo per
Lorenzo Zurino - Fondatore e Ceo di The One Company
la prima notte in un albergo della Quarantesima. Affascinato da tutto quello che mi circondava vado, a piedi, dalla Quarantesina a China Town, tantissimi chilometri, resto folgorato tanto da mandare un messaggio a mia madre dicendo io torno ma in questo posto lascio un pezzo del mio cuore. Sta di fatto che a distanza di due mesi ero ancora in America. Questa volta ero tornato, dopo aver lasciato gli studi, per realizzare il mio sogno americano che dopo qualche mese prende forma. Riesco a vendere il mio primo pallet di vino Greco di Tufo che mi fu commissionato da una persona, alla quale sono ancora molto legato, che era un famoso ristoratore di Manhattan. Ecco mi piace ricordare che tutto è iniziato da un pallet di Greco di Tufo”. Come nasce invece la tua società The One Company? “Innazitutto nasce nel 2010 e nasce proprio perché vendendo quel pallet di Greco di Tufo in poco tempo ho incassato un somma importante, allora mi sono detto adesso sono un imprenditore. Torno in Italia e vado subito dal mio ragioniere per aprire la mia prima partita IVA. Il ragioniere mi chiese
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piccole e medie imprese, dando la possibilità anche alle PMI di essere internazionalizzate e vendere all’estero”. Ma cosa è per te l’internazionalizzazione? “Conoscere benissimo tutti i processi per arrivare in modo concreto all’estero. Oggi l’imprenditore più che di internazionalizzazione vuole sentire parlare di commercio con l’estero. L’Italia fa un terzo del suo fatturato, praticamente il PIL, grazie all’export. Considerato che dà questi risultati è un tema che va trattato con competenza e, aggiungerei, con passione. Tantissimi, anche personaggi autorevoli, parlano di internazionalizzazione in meeting e convegni, ma a mio avviso pochissimi sanno veramente cosa significa, nessuno di quelle persone ha mai venduto un chilogrammo di zucchero all’estero. Il segreto, quindi, sta nella conoscenza dei passaggi che si fanno quotidianamente per garantire e sviluppare l’export”. come volessi chiamare la mia società ma io non avevo nessuna idea e siccome quella era la mia prima partita IVA lui stesso mi suggerì The One, la prima. E così nasce la società”. Dalla sua nascita ad oggi quali sono state le tappe fondamentali? “La prima tappa fondamentale l’incontro con due grandi personaggi Nicola Mastromartino, all’epoca presidente di Vegè e proprietario di Caffè Motta, dandomi la possibilità di vendere il suo caffè negli Stati Uniti e poi Sabato D’Amico con il quale ho iniziato subito la collaborazione. Poi arrivarono Zoppas, San Senedetto, Osella. Con Osella fu una grande sfida, portare i freschissimi in America. Non è stato semplicissimo ma la sfida l’ho vinta considerando che oggi, mediamente, recuperiamo 10.000 euro al mese con la vendita di Robiola”. Una formula la tua che vede due figure/funzioni: Il broker e il master trade… “E’ proprio così, dipende dalle aziende. Per molti siamo dei master trade per altre abbiamo la funzione di mettere in contatto l’offerta con la domanda. A detta degli stakeholders siamo tra i primi esportatori italiani specializzati in contenitori groupage all’interno dei quali mettiamo tantissime
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Il mercato è fatto da domanda e offerta. Che funzione ha oggi ha l’ICE (Istituto Commercio Estero)? “L’ICE fa un lavoro di presentazione di opportunità di nuovi mercati, di nuove geografie commerciali poi è necessario attecchire quei mercati. L’Italia si impegna molto per garantire questo processo laddove possiamo sicuramente noi diamo il nostro contributo”. Quali sono i tuoi mercati di riferimento? “11 Stati in America. E’ necessario delimitare l’area perché gli Stati Uniti sono composti da 50 stati di cui 4/5 macro e circa 20 micro. Io esporto in 11 stati facendo molta fatica per raggiungerli tutti. Poi Texas, Israele e da qualche tempo anche l’Australia”. Ritorniamo a Lorenzo Zurino uomo / imprenditore e la sua capacità di diversificare. La tua prima attività è legata ai sigari. Un aspetto che mi incuriosisce… Come nasce questa tua passione/lavoro? “Ti racconto una bella storia. Arrivato negli Stati Uniti, come puoi ben intuire, non avevo molti soldi e l’unico modo per sentirmi importante e ricco era andare da Davidoff, sulla Sesta, e fumarmi un sigaro. Quel sigaro rappresentava per me un momento di soddisfazione personale. E quando ho
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prestano molto per raggiungere questo obiettivo in quanto offrono la possibilità di presidiare fisicamente tutti i mercati. I nostri uffici della domanda sono a Sorrento e a Milano, abbiamo un partner negli Stati Uniti per il quale noi ci occupiamo dell’acquisizione dei prodotti e abbiamo circa 60 distributori e importatori sparsi tra Israele e Stati Uniti. Con i sistemi a rete potremmo esplorare nuovi mercati”.
saputo che in Sicilia c’era un esperto che coltivava tabacco l’ho voluto incontrare e così è nata L’Italia Cigar Company, che fa arrollare il tabacco in Nicaragua e lo distribuisce nel mondo e in Italia attraverso i Monopoli di Stato. Così nasce questa mia attività”. La Sicilia ti è cara anche perché hai acquistato un’isola. Parlaci della tua isola. “L’isola Longa è da sempre un’isola privata ed ha diversi proprietari e tra questi ci sono anche io nella quota di mia proprietà che sono circa 10 ettari. Su questa isola porterò il primo progetto di economia circolare, vuol dire che tutto quello che riusciremo a realizzare sono progetti per fare in modo che l’isola si mantenga da sola. Cercheremo di portare sull’isola coltivazioni sperimentali, tecnologiche come ad esempio portare la luce e l’acqua e sognerei di farlo con il supporto del WWF, del FAI e delle università”.
Il Made in Italy quindi in primo piano come il turismo e il cibo fanno parte della comprensione della nostra Italia? “Il segreto e l’education. Cioè l’unico modo per far capire la differenza tra i prodotti per poi attuare una scelta è il test. Bisogna farli provare e data l’alta qualità dei prodotti italiani sicuramente la scelta ricadrà sul Made in Italy. Tra un formaggio americano e il parmigiano, una volta fatto il test della prova, sicuramente un americano, un italoamericano sente la differenza e sceglie il nostro parmigiano. La qualità, inoltre, premia sul lungo percorso, però quel lungo percorso deve essere tracciato in maniera scientifica attraverso la conoscenza dei prodotti ed è questa l’attività che deve fare il Governo. Oggi la partita si gioca tra la fiducia pubblico/privato e tra la divisione delle competenze”. Pensi alla quotazione in Borsa? “Perché no! Sono un imprenditore e ho il dovere di essere ambizioso. Ho voglia di aprire il capitale della mia esperienza, non solo sociale della compagnia, a investitori”. Per chiudere qual è lo slogan che ti ha accompagnato nel tuo percorso di vita e professionale? “In principio fu l’azione”.
Tantissime attività e tanta diversificazione. Hai mai pensato di organizzare la tua azienda con un sistema a rete? “Si perché uno dei miei obiettivi è quello di contribuire alla diffusione e alla presenza capillare del Made in Italy nel mondo e i sistemi a rete si
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Servirsi dell’aiuto di un consulente esperto del mondo bancario e della finanza aziendale può essere un investimento fondamentale
QUALI SONO GLI ERRORI DA EVITARE QUANDO SI AVVIA UNA STARTUP Creazione, pianificazione, finanziamento: queste le fasi principali durante le quali bisogna porre particolare attenzione. Ecco come nasce una nuova azienda passo dopo passo
Dott. Roberto Di Pietro - Consulente aziendale in Ratinglab Srl La ricetta per la startup perfetta probabilmente non esiste, ma chi ha l’ambizione di avviare una nuova società ha la lungimiranza di vedere in una piega del mercato un bisogno non soddisfatto, una scarsità di offerta, dietro alla quale sa che si può nascondere un tesoro. L’obiettivo di questo articolo è
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fare sì che questa forte motivazione che spinge migliaia di aspiranti imprenditori a mettersi in gioco non si scontri con alcuni grandi errori che vengono commessi più spesso di quanto immaginiamo... Ciascuno di questi errori è caratteristico di una fase di sviluppo, che di seguito approfondirò. 1. LA FASE DI CREAZIONE Con fase di creazione si intende quel lavoro di immaginazione e visualizzazione scrupolosa di come funzionerà il proprio modello di business. Per fare ciò bisogna porsi una lista aperta e mai esaustiva di domande: • come intendo fare conoscere il mio nuovo servizio o prodotto al mio target di clienti? • di quali attrezzature e competenze avrò bisogno per lavorare bene? • quali persone sono quelle di cui mi voglio circondare per ottenere un ottimo risultato? • a che prezzo potrei vendere il mio bene o servizio? • dove posso procurarmi quello che ancora mi manca? Quest’ultima domanda è molto generale e riguarda tutto, dalla scelta di personale adatto al fornitore più affidabile, ma NON riguarda il reperimento di fondi. Trovare la liquidità necessaria a realizzare e sostenere il proprio progetto sarà l’ultimo step e, non necessariamente il più difficile. Non dare una risposta chiara a queste domande espone al rischio che una buona idea rimanga solo sulla carta e che la sua effettiva realizzazione attraverso una società non si concretizzi. 2. LA FASE DI PIANIFICAZIONE La pianificazione dell’impresa o business planning è quel momento in cui tutte le domande della fase di CREAZIONE approdano ad una risposta non solo chiara, ma anche quantificabile. Questa fase va presa con assoluta serietà: se la nuova società fosse un edificio, essa corrisponderebbe al lavoro di un ingegnere, che effettua le misure e calcola volumi e pesi di tutti gli elementi della struttura. PENSARE PER RANGE A differenza dell’ingegneria civile esistono margini di flessibilità, per cui non sarà necessario sapere
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/ SPECIALE /
-esattamente- il costo al centesimo di tutto, ma ci si può limitare a definire dei range o intervalli, ossia formulare delle fasce di oscillazione, per ciascuna delle voci di entrata e di uscita, da uno scenario più roseo ad uno più critico. PERMEABILITÀ ALLE MODIFICHE Non serve che tutto sia definito e deciso per gli anni a venire: ogni caratteristica del piano potrà essere aggiustata in corso d’opera. Nei fatti, lasciare che la propria idea iniziale rimanga permeabile ai suggerimenti che l’esperienza e il mercato ci lanceranno diventerà un incommensurabile punto di forza. DEFINIRE LA PROPRIA NECESSITÀ FINANZIARIA Dopo aver prodotto questo piano di costi e ricavi emergerà con una certa chiarezza quale possa essere l’entità della necessità finanziaria della società. Per dare un’indicazione generale essa potrebbe essere uguale alla somma delle immobilizzazioni (fabbricati, brevetti, ricerca di mercato, attrezzatura) necessarie ad avviare i lavori, più l’equivalente di sei mesi dei costi correnti (i dipendenti, ma anche, banalmente uno starter kit di materie prime) che la società si troverà ad affrontare € Necessari=Somma Immobilizzazioni+Costi Correnti (primi 6 mesi) Tale formula è indicativa e va ampiamente rimodulata in base ai tempi di incasso dai clienti / di pagamento ai fornitori che si pensa poter mantenere. TRADURRE IL PROPRIO PIANO IN UN BILANCIO D’ESERCIZIO A questo punto c’è bisogno di un’ulteriore rifinitura: il business plan dovrà essere trasformato in un primo vero e proprio bilancio d’esercizio, per quanto non ufficiale e ad uso prevalentemente interno. Per fare ciò occorre un’approfondita conoscenza delle consuetudini e delle regole della contabilità ed è necessario servirsi di un consulente. Questo primo bilancio varrà non solo per il primo esercizio, ma anche per quelli seguenti dei primi 5 anni; tale bilancio su più anni servirà ad effettuare un primo importante test di tenuta della società
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rispetto alle pressioni dei debiti verso i finanziatori, dei debiti verso il fisco rispetto alla capacità di sostenere gli ammortamenti degli investimenti effettuati. Non è escluso che si debbano ripensare da zero alcune caratteristiche del progetto, ma più spesso che non, se non si è imprenditori alle primissime armi, questi “stress test” comportano soltanto alcune rimodulazioni e rifiniture. Saltare qualcuno dei passaggi sopra descritti potrebbe far sì che il progetto non riceva la giusta considerazione dai soggetti finanziatori, siano essi banche, istituzioni o business angel. Un altro rischio di saltare tali passaggi è di scoprire solo una volta che la società è stata avviata che essa non abbia la capacità di camminare sulle sue gambe. A quel punto i soci sarebbero costretti alla dura scelta tra tenere la propria società in uno stato di asfissia finanziaria oppure rifinanziarla con un nuovo round di versamenti per ripagare le perdite.
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3. LA FASE DEL FINANZIAMENTO Può non sembrare, ma arrivati a questo punto il più è alle spalle in quanto avere un business plan e un bilancio pluriennale sono già un’eccellente carta di presentazione per qualsiasi tipo di investitore. Inoltre, i passaggi precedenti hanno il merito di forzare un imprenditore ad entrare nel dettaglio delle problematiche che riguardano la sua azienda e a formulare soluzioni creative quanto strutturate per ciascuna di esse. Tali soluzioni potranno anche essere facilmente trasmesse ai potenziali finanziatori e sarà possibile rispondere con sicurezza a tutti i dubbi di questi ultimi.
Anche per questo passaggio è altamente consigliato servirsi di uno specialista di finanza agevolata, il quale è in grado di minimizzare la probabilità che una domanda possa essere respinta e il cui costo può comunque essere ripagato da una frazione del finanziamento erogato al momento dell’effettivo versamento.
L’IMPORTANZA DELL’AUTOFINANZIAMENTO Può sembrare limitante, ma per cominciare bene e potere proseguire bene è utile entrare nell’ordine di idee di procurarsi almeno il 25% dell’importo necessario ad avviare la propria attività. Questa percentuale non è bassa, ma è quella richiesta dai principali bandi di nuova imprenditoria, è quella che permette di aderire alla garanzia del Fondo di Garanzia per le PMI e soprattutto è abbastanza consistente da dimostrare ai futuri finanziatori terzi, che siano istituzionali o meno, che l’imprenditore è il primo a credere, mettendosi in gioco fortemente, nel progetto che sta proponendo. MUOVERSI SU PIÙ FRONTI La finanza sta facendo passi enormi negli ultimi anni in termini di diversificazione dell’offerta. E’ opportuno non escludere nessun canale, dal più classico, quello bancario, alla finanza agevolata offerta dalle istituzioni locali, nazionali od europee, al crowdfunding, al venture capitalism agli SPV. Si può cedere alla tentazione di imperniare la propria strategia di finanziamento sulla finanza agevolata, specialmente quella a fondo perduto, perché è la meno costosa in assoluto. Tuttavia, è bene tenere a mente che le procedure per accedervi sono spesso macchinose, dalle tempistiche molto lunghe (da 3 a 6 mesi) e dall’esito non sempre certo, in quanto molte delle risorse messe a disposizione sono disponibili su base cronologica delle richieste e “sino a esaurimento fondi”.
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/ SPECIALE /
LA CENTRALITÀ DELLE BANCHE Se è vero che il mondo finanziario si sta arricchendo velocemente di nuove proposte, rimane vero che al momento il canale bancario rimane il più strutturato, solido e veloce di reperimento di nuova finanza da parte degli imprenditori. È quindi utile fare in modo di apparecchiare una pratica di richiesta di nuova finanza che soddisfi gli alti standard di dettaglio fissati dalla maggior parte degli istituti di credito. Questa documentazione rimarrà utile anche in un secondo momento ove si riscontrasse di poter aderire a schemi finanziari più convenienti. IL VALORE AGGIUNTO DI UN CONSULENTE DI FINANZA AZIENDALE Servirsi dell’aiuto di un consulente esperto del mondo bancario e della finanza aziendale può essere un investimento contenuto quanto anche fondamentale: un team consolidato come quello di Ratinglab accompagna ogni anno centinaia di
imprenditori nella definizione delle scelte di finanziamento della propria azienda ritagliando le singole soluzioni sulle specifiche esigenze di ciascuna realtà grazie all’apporto del suo expertise di oltre quindici anni nel settore. Dal momento in cui comincia la collaborazione la squadra mette in campo un sistema di analisi approfondito oltre che completo e garantisce la massima reperibilità nell’assecondare tutte le esigenze. In questo modo Ratinglab fa in modo di assistere l’imprenditore nel reperimento della liquidità necessaria ai propri scopi attraverso il canale che si assicura essere il più efficiente, il più rapido e il meno costoso.
IN EVIDENZA 1
Con fase di creazione si intende quel lavoro di immaginazione e visualizzazione scrupolosa di come funzionerà il proprio modello di business
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La pianificazione dell’impresa o business planning è quel momento in cui tutte le domande della fase di creazione approdano ad una risposta non solo chiara, ma anche quantificabile
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Avere un business plan e un bilancio pluriennale sono già un’eccellente carta di presentazione per qualsiasi tipo di investitore
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Per cominciare bene e potere proseguire bene è utile entrare nell’ordine di idee di procurarsi almeno il 25% dell’importo necessario ad avviare la propria attività
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Se è vero che il mondo finanziario si sta arricchendo velocemente di nuove proposte, rimane vero che al momento il canale bancario rimane il più strutturato, solido e veloce di reperimento di nuova finanza da parte degli imprenditori
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/ DOSSIER /
Introdotta per la prima volta dalla legge 11 febbraio 1994, art.37per regolare l’accesso ai bandi di gara
I VANTAGGI DI CREARE UNA SOCIETÀ DI SCOPO Il fine per il quale viene costituita è specifico e lo scopo è quello di isolare il rischio finanziario. Se fallisse la società Madre, la società di scopo, essendo indipendente e dotata di patrimonio proprio, non verrebbe coinvolta Avv. Patricia de Masi Taddei Vasoli - dMTV LEX
La società di scopo o società veicolo o SPV è una entità giuridica separata da quella che l’ha costituita, dotata di propri beni di vario tipo, materiali, immateriali o anche di passività - intesa come una obbligazione finanziaria o una possibile fonte di finanziamento - creata da un soggetto c.d. società madre. Troviamo per la prima volta la SPV (all’epoca prevalentemente conosciuta come società veicolo o società di progetto) nella gestione di un servizio di pubblica utilità nell’ambito di gare d’appalto. Si tratta di una entità giuridica (società per azioni od a responsabi-
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/ DOSSIER /
lità limitata o anche di un consorzio) introdotta per la prima volta dalla legge 11 febbraio 1994, art.37, conosciuta come “legge Merloni”, per regolare l’accesso ai bandi di gara, che comportano la realizzazione o la gestione di opere pubbliche. La legge consente all’aggiudicatario di una gara di riservarsi di costituire una SPV (Special Purpose Vehicle) oppure un’ATI (Associazione temporanea d’impresa) dopo l’assegnazione. Le società di progetto sono state e sono ampiamente utilizzate per lo sviluppo e la gestione di infrastrutture, quali impianti energetici, ferrovie, autostrade, porti ed anche nella realizzazione della Metropolitana milanese. Negli anni, come vedremo, la SPV è stata utilizzata anche in altri ambiti, soprattutto nel settore finanziario ed immobiliare. Il fine per il quale la SPV viene costituita è specifico e lo scopo è quello di isolare il rischio finanziario: se fallisse la società Madre, la società di scopo, essendo indipendente e dotata di patrimonio proprio, non verrebbe coinvolta. Inoltre, l’oggetto è limitato all’acquisto di attività o al finanziamento di progetti specifici con scarso rischio di fallimento. Attraverso la costituzione della SPV la società madre isola quindi i rischi del progetto e lo condivide con altri investitori. Gli scopi più comuni per i quali una SPV viene costituita possono essere riassunti nei seguenti, oltre a quello della condivisione del rischio: • • •
Cartolarizzazione Trasferimento di beni Vendita di proprietà
In particolare, per quanto riguarda il trasferimento di beni, possiamo osservare che, in alcuni casi, può essere difficile trasferire alcune risorse. Ecco, quindi, che attraverso la costituzione di una SPV cui tali risorse vengono intestate, risulta poi più semplice vendere la SPV, come parte di un processo di fusione ed acquisizione. Anche in caso di vendita di proprietà immobiliari può essere conveniente costituire una SPV cui intestare terreni e immobili da ristrutturare, per
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/ DOSSIER /
poi cedere l’intera società e pagare le imposte sulla plusvalenza e non sulla vendita dei beni. L’origine dell’istituto della cartolarizzazione risale alla fine dello scorso millennio quando, esattamente nel 1999 venne varata la Legge n.130 del 30 aprile 1999 conosciuta come la” legge sulla cartolarizzazione”, successivamente modificata nel 2013, nel 2017, con il D.Lgs. 129/2017, e nel 2019, fino alle proposte di Regolamento della Commissione europea del 2020 ed alla legge di bilancio del 30 dicembre 2020. Lo scopo era quello di creare una disciplina generale ed organica sulla cartolarizzazione dei crediti, in modo da consentirne la realizzazione e di permettere quindi a determinati soggetti giuridici di ottenere nuova liquidità attraverso la cessione di crediti, anche in blocco, ad altri soggetti giuridici, a società – necessariamente società di capitali appositamente create o a banche o intermediari finanziari iscritti ad uno speciale albo, come previsto dall’art. 106 del Testo Unico Bancario. Di fatto le cartolarizzazioni sono operazioni finanziarie complesse costituite da più negozi giuridici collegati in modo tale da costituire un supporto finanziario a garanzia di titoli che vengono poi collocati sul mercato. Uno dei principali motivi che spesso giustificano la costituzione di una SPV è costituito dalla cartolarizzazione dei prestiti, cioè l’emissione di titoli garantiti da ipoteca (MBS): si tratta di un titolo garantito da ipoteca o da una raccolta di mutui o da attività, che viene negoziato sul mercato secondario e che consente agli investitori di trarre vantaggio. Una banca può separare i prestiti dagli altri obblighi creando una SPV la quale consente agli investitori in titoli garantiti da ipoteca di ricevere i pagamenti per quei prestiti prima degli altri creditori della banca. COME FUNZIONA LA CARTOLARIZZAZIONE Il credito ceduto, da solo o in blocco, viene trasferito dal cedente, di solito una banca, che abbia nel proprio portafoglio crediti difficilmente recuperabili (c.d. NPL: non performing loan), denominati
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/ DOSSIER /
anche crediti “deteriorati”, ad una società di capitali, cessionaria, dotata di capitale minimo. La cessionaria a sua volta emette obbligazioni e dal ricavato ottenuto attraverso il loro collocamento, provvede al pagamento del corrispettivo per l’acquisto dei crediti. Si tratta di strumenti finanziari offerti ad investitori professionali e collocati sul mercato o direttamente dalla cessionaria o tramite altre società emittenti i titoli. Con la legge di bilancio 2020 si è riconosciuta la possibilità della SPV di finanziare l’acquisto di crediti non solo attraverso l’emissione di obbligazioni, ma anche con l’assunzione di finanziamenti erogati da soggetti debitamente autorizzati. È stato inoltre esteso il regime di segregazione patrimoniale in modo da comprendere anche le somme versate alla SPV, comunque ricevute a soddisfazione dei crediti ceduti per dare maggiore flessibilità alla cartolarizzazione. In questa particolare operazione finanziaria il creditore, intermediario finanziario o impresa industriale o commerciale, cede il suo credito ad una società terza, la SPV, che si occupa di incorporare tale credito in uno o più titoli da cedere a loro volta a terzi. (ABS) È una cessione a titolo oneroso di crediti pecuniari a media o lunga scadenza, esistenti o futuri, individuabili in blocco, se si tratta di una pluralità di crediti. Trattandosi di un credito pro soluto l’azienda cedente non deve fornire garanzie alla società terza in caso di mancato pagamento da parte dei debitori. Questo strumento, utilizzato anche in caso di factoring, consente alle imprese di raccogliere i fondi necessari per i propri investimenti o per essere impiegati in operazioni di finanziamento. Permette inoltre di trasformare i crediti d’impresa in denaro liquido da utilizzare subito per nuove forme d’investimento. La legge impone che il cessionario debba avere per oggetto esclusivo la realizzazione di operazioni di cartolarizzazione di crediti e le somme corrisposte dal debitore ceduto devono essere destinate in via esclusiva dalla società cessionaria a soddisfare i crediti maturati nel contesto dell’operazione ed a pagare i costi di
cartolarizzazione. Solo successivamente l’uso delle Società di progetto si è diffuso anche nel settore bancario ed immobiliare per costituire società di scopo finalizzate alla cartolarizzazione di mutui ipotecari a costruzioni di edifici.
IN EVIDENZA
1 Negli anni la SPV è stata utilizzata soprattutto nel settore finanziario ed immobiliare
2 L’oggetto è limitato all’acquisto di attività o al finanziamento di progetti specifici con scarso rischio di fallimento.
3 Attraverso la costituzione della SPV la società madre isola i rischi del progetto e lo condivide con altri investitori
4 Gli scopi più comuni per i quali una SPV viene costituita possono essere riassunti in: cartolarizzazione, trasferimento di beni, vendita di proprietà
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/ LE SCHEDE /
Istruzioni per orientarsi tra le schede di AZ Franchising, elencate in ordine alfabetico e indicando l’investimento iniziale minimo. Nella prima fascia (fino a 20mila euro) abbiamo incluso anche anche i marchi che non prevedono altre spese iniziali se non quelle relative al diritto di entrata*.
pag. 39
Adiura
Pag. 41
Magnaki
pag. 39
Brunch Republic
Pag. 41
Nau
pag. 40
Igi&Co
Pag. 42 Primadonna
pag. 40
La Filetteria
Pag. 43 Primigi Pag. 43 Remax * i dati pubblicati nelle schede sono forniti dai franchisor
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/ LE SCHEDE /
ASSISTENZA DOMICILIARE E OSPEDALIERA
RISTORAZIONE - FOOD&BEVERAGE RISTORAZIONE FAST-CASUAL
Ragione sociale: Adiura s.a.s. - Indirizzo: via Ravegnana, 61 - Ravenna - Anno di fondazione: 2008 - Anno partenza franchising: 2018 - Punti vendita diretti: 1 - Punti vendita affiliati: 27
Ragione sociale: Brunch Republic Srl - Indirizzo: Via Castellana 94/B 30030 - Martellago - Anno di fondazione attività: 2016 - Anno di partenza del franchising: 2021 - Punti vendita diretti: 2 - Punti vendita affiliati: 0 - Punti vendita affiliati all’estero: 0
COSA CERCHIAMO
COSA CERCHIAMO
PUNTO VENDITA: IN BASE ALLA FORMULA SCELTA BACINO DI UTENZA: IN BASE ALLA FORMULA SCELTA UBICAZIONE OTTIMALE: IN BASE ALLA FORMULA SCELTA PERSONALE RICHIESTO (COMPRESO IL TITOLARE): 1 PERSONA
SUPERFICIE MEDIA DEL PUNTO VENDITA (IN MQ): DA 100 A 140 MQ BACINO DI UTENZA:
DA 30.000 ABITANTI
UBICAZIONE OTTIMALE:
CENTRO CITTÀ / CENTRO STORICO
PERSONALE RICHIESTO (COMPRESO IL TITOLARE): 6 (FT) ESPERIENZA NEL SETTORE: MINIMA O NULLA
ESPERIENZA NEL SETTORE: NON RICHIESTA INVESTIMENTO INIZIALE DA: 5.500,00 EURO + IVA
INVESTIMENTO INIZIALE DA: € 150.000 FATTURATO MEDIO ANNUO: € 700.000
COSA OFFRIAMO
FATTURATO MEDIO ANNUO: IN BASE ALLA FORMULA SCELTA
COSA OFFRIAMO Disponiamo di 7 formule franchising: Web agency; Corner; Agenzia; Casa famiglia; Comunità alloggio; Centro diurno; Rsa. Aprire un centro Adiura è sinonimo di garanzia, significa avere dei professionisti al tuo fianco, che ti forniranno tutti gli strumenti per avviare un’attività proficua e di successo. Tutte le nostre Formule di Franchising nascono con il presupposto di colmare, in modo innovativo e redditizio, il gap di servizi che il Welfare ha creato rispetto al fabbisogno. Adiura con le prime tre formule in franchising si propone l’obiettivo di sostenere le famiglie nel momento in cui decidono di ricorrere ad un’assistente famigliare e si trovano ad affrontare la difficile scelta di inserire una persona “esterna” nella casa di un congiunto non più in condizioni di autosufficienza.
Brunch Republic rappresenta un format di ristorazione in costante crescita. Ha una tipologia di offerta accessibile a tutti pur avendo un’immagine giovane e accattivante. Offriamo aiuto nella ricerca della location, formazione del personale e del management, academy interna per trasmetterti le informazioni e gli strumenti per far crescere la tua attività alla velocità della luce, sofware gestionale e affiancamento nel controllo dei costi, marketing, comunicazione e gestione delle piattaforme social.
COSA CHIEDIAMO FIDEJUSSIONE BANCARIA:
€ 25.000
ROYALTIES:
4%
DURATA DEL CONTRATTO (IN ANNI):
7
COSA CHIEDIAMO FEE D’INGRESSO:
PARTIRE A € 5.500,00 + IVA
ROYALTIES:
€ 150,00 + IVA MENSILI
DURATA DEL CONTRATTO (IN ANNI):
5
Marco Pani Tel: 3928447509 e-mail: m.pani@brunchrepublic.com web: www.brunchrepublic.com
Fabio Lorenzi 800 090 538 email: info@adiura.com web: www.adiura.com
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/ LE SCHEDE /
CALZATURE, ABBIGLIAMENTO ED ACESSORI
FOOD & BEVERAGE
Ragione sociale: Reda Retail S.p.A, - Gruppo IMAC S.p.A. Indirizzo: Via Menocchia, 27 - 63062 - Montefiore dell’Aso (AP) - Anno di fondazione attività: 2002 - Anno di partenza del franchising: 2012 - Punti vendita diretti: 3 - Punti vendita affiliati: 160
Ragione sociale: Sun Tzu Srl - Indirizzo: Via Aurelio Saffi 21, 20123 Milano - Anno di fondazione: 2019 - Anno partenza franchising: 2021 - Punti vendita diretti: 7 - Punti vendita affiliati: 0 - Punti vendita diretti (estero): 0
COSA CERCHIAMO
COSA CERCHIAMO SUPERFICIE MEDIA DEL PUNTO VENDITA (IN MQ): DA 50 A 100 BACINO DI UTENZA:
DA 10.000 A 50.000 ABITANTI
CENTRO COMMERCIALE, CENTRO STORICO PRINCIPALI, VIE COMMERCIALI PERSONALE RICHIESTO (COMPRESO IL TITOLARE): ADETTI DA 1 A 3 UBICAZIONE OTTIMALE:
ESPERIENZA NEL SETTORE: NON RICHIESTA INVESTIMENTO INIZIALE DA: € 400 A € 700 /MQ FATTURATO MEDIO ANNUO: € 5.000/MQ
SUPERFICIE MEDIA DEL PUNTO VENDITA (IN MQ): BACINO DI UTENZA: UBICAZIONE OTTIMALE:
ESPERIENZA NEL SETTORE: MINIMA O NULLA INVESTIMENTO INIZIALE DA: 240.000 € FATTURATO MEDIO ANNUO:
€ 50.000
PAGAMENTO ARREDO/ ALLESTIMENTO:
LEASING
FEE D’INGRESSO:
NESSUNA
ROYALTIES:
NESSUNA
DURATA DEL CONTRATTO (IN ANNI):
6
Ufficio sviluppo Tel: 0735-99241 e-mail: info@redaretail.com web: www.igieco.it
40
1.000.000€
COSA OFFRIAMO La Filetteria Italiana è l’unione perfetta tra eleganza e ricercatezza: un vero è proprio viaggio nel mondo della carne. La selezione di carni pregiate è il fiore all’occhiello del brand, un mix di sapori che conquista tutti i palati. Il Format offre: aiuto sull’individuazione sul territorio di nuovi punti vendita, formazione del personale, fornitura delle materie prime selezionate, piattaforma logistica/gestionale, marketing/comunicazione/ gestione dei social per l’affiliato. Tutto ciò per facilitare la gestione del punto vendita per l’affiliato.
COSA CHIEDIAMO
COSA CHIEDIAMO FIDEJUSSIONE BANCARIA:
<35.000 ABITANTI CENTRO
PERSONALE RICHIESTO 8 (5FT/3PT) PIÙ IL TITOLARE (COMPRESO IL TITOLARE):
COSA OFFRIAMO Prodotto Made in Italy. Margine garantito del 40%. Reso dell’invenduto. Riassortimenti online. Progettazione del punto vendita gratuita. Servizio di trainer e assistenza Visual Merchandising. Software di gestione gratuito. Comunicazione da leader nazionale in tv, radio, stampa, redazionali, affissioni. Iniziative per comunicare l’opening del negozio. Fidelity Card ed azioni di direct marketing con invio di sms e dem ai clienti fidelizzati.
150-200
FEE D’INGRESSO:
20.000 €, VIENE DATA LA POSSIBILITÀ DI RATEIZZARE LA FEE D’INGRESSO
ROYALTY:
5%
DURATA DEL CONTRATTO (IN ANNI):
5
Nome referente: Edoardo Rosso Tel: 02-82397037 e-mail: edoardo.rosso@maggiori.group Web: https://www.lafiletteriaitaliana.it/
/ LE SCHEDE /
FOOD & BEVERAGE Ragione sociale: Sun Tzu Srl - Indirizzo: Via Aurelio Saffi 21, 20123 Milano - Anno di fondazione: 2019 - Anno partenza franchising: 2021 - Punti vendita diretti: 4 - Punti vendita affiliati: 0 - Punti vendita diretti (estero): 0 - Punti vendita affiliati (estero): 0
VENDITA DI OCCHIALI DA VISTA, DA SOLE, LENTI A CONTATTO, LIQUIDI E SOLUZIONI, ACCESSORI Ragione sociale: NAU Spa - Indirizzo: Via S. e P. Mazzucchelli, 7 - 21043 - Castiglione Olona (Va) - Anno di fondazione: 2004 - Anno partenza franchising: 2007 - Punti vendita Italia: 166 - Punti vendita diretti: 98 - Punti vendita affiliati: 68 punti vendita estero: 15
COSA CERCHIAMO COSA CERCHIAMO SUPERFICIE MEDIA DEL PUNTO VENDITA (IN MQ): BACINO DI UTENZA: UBICAZIONE OTTIMALE:
150-200 <35.000 ABITANTI CENTRO
PERSONALE RICHIESTO 8 (5FT/3PT) PIÙ IL TITOLARE (COMPRESO IL TITOLARE): ESPERIENZA NEL SETTORE: MINIMA O NULLA INVESTIMENTO INIZIALE DA: 245.000 € FATTURATO MEDIO ANNUO: 800.000 €
SUPERFICIE MEDIA DEL PUNTO VENDITA (IN MQ):
80/120MQ
BACINO DI UTENZA:
40.000 ABITANTI (MINIMO)
UBICAZIONE OTTIMALE:
CENTRI STORICI O CENTRI COMMERCIALI
PERSONALE RICHIESTO IN MEDIA 3 (COMPRESO IL TITOLARE): ESPERIENZA NEL SETTORE: APPREZZATA ESPERIENZA NEL RETAIL FATTURATO MEDIO ANNUO: DA 5.000 € A 10.000 € AL MQ
COSA OFFRIAMO
COSA OFFRIAMO Magnakì rappresenta l’evoluzione del classico sushi, con una proposta innovativa, giovane e accattivante. Seguendo quella che è la moda del momento, in un mercato in forte crescita ed espansione. Il format offre: aiuto sull’individuazione sul territorio di nuovi punti vendita, formazione del personale, fornitura delle materie prime selezionate, piattaforma logistica/ gestionale, marketing/comunicazione/gestione dei social per l’affiliato. Tutto ciò per facilitare la gestione del punto vendita per l’affiliato.
COSA CHIEDIAMO FEE D’INGRESSO:
30.000€ VIENE DATO LA POSSIBILITÀ DI RATEIZZARE LA FEE D’INGRESSO
ROYALTY:
5%
DURATA DEL CONTRATTO (IN ANNI):
5
NAU! È un business concreto che si esprime con un’offerta fortemente distintiva e contemporanea, fondata su un prodotto esclusivo sempre a un prezzo facile. Aprire un negozio NAU! significa fare un investimento redditizio e con un ritorno veloce, grazie ad una formula orientata al Cliente. Con la formula EASY NAU! ARREDI E STRUMENTAZIONE IN COMODATO D’USO GRATUITO – ZERO FEE D’INGRESSO – ZERO ROYALTIES - MARGINE GARANTITO. Dal 2004 NAU! è una bella storia italiana fatta di passione artigiana per gli occhiali belli, colorati e fatti bene. Sempre a prezzo facile.
COSA CHIEDIAMO FEE D’INGRESSO:
NESSUNA
ROYALTY:
NESSUNA
DURATA DEL CONTRATTO (IN ANNI):
5 ANNI
INVESTIMENTO INIZIALE DA: 50.000 €
Nome referente: Edoardo Rosso Tel: 02-82397037 e-mail: edoardo.rosso@maggiori.group Web: https://www.magnaki.it/ Nome referente: Marco Gibertini Tel: 0331 - 861233 e-mail: franchising@nau.it Web: www.nau.it
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/ LE SCHEDE /
SCARPE DA DONNA, BORSE ED ACCESSORI
ABBIGLIAMENTO E CALZATURE BAMBINO
Ragione sociale: Primadonna S.p.A, - Indirizzo: S.P 231 Km 5,2 70032 Bitonto (BA) - Anno di partenza del franchising: 2006 - Punti vendita diretti: 170 - Punti vendita affiliati: 180 - Punti vendita Italia: 312 - Punti vendita estero: 84 - Punti totali: 350
Ragione sociale: Reda Retail S.p.A, - Gruppo IMAC S.p.A. Indirizzo: Via Menocchia, 27 - 63062 - Montefiore dell’Aso (AP) - Anno di fondazione attività: 1976 - Anno di partenza del franchising: 2008 - Punti vendita diretti: 3 - Punti vendita affiliati: 413 - Punti vendita affiliati all’estero: 37
COSA CERCHIAMO
COSA CERCHIAMO
SUPERFICIE MEDIA DEL PUNTO VENDITA (IN MQ): 100 (+40 PER DEPOSITO) BACINO DI UTENZA:
DA 35.000 ABITANTI
UBICAZIONE OTTIMALE:
STRADE PRINCIPALI, CENTRI COMMERCIALI
PERSONALE RICHIESTO IN MEDIA 3/4 FULL TIME (COMPRESO IL TITOLARE): EQUIVALENTI ESPERIENZA NEL SETTORE: NON RICHIESTA INVESTIMENTO INIZIALE DA: COSTO ARREDI 400-500 AL ML* (LINEE DI ARREDO: ECONOMY/ LUXURY)* RIFERIMENTO ALLA SUPERFICIE ESPOSITIVA DELL’AREA VENDITA
SUPERFICIE MEDIA DEL PUNTO VENDITA (IN MQ): DA 100 A 250 BACINO DI UTENZA:
DA 10.000 A 50.000 ABITANTI
UBICAZIONE OTTIMALE:
CENTRO CITTÀ, CENTRO COMMERCIALE CENTRO STORICO, VIE COMMERCIALI
PERSONALE RICHIESTO (COMPRESO IL TITOLARE): DA 1 A 3 ESPERIENZA NEL SETTORE: NON RICHIESTA INVESTIMENTO INIZIALE DA: € 400 A € 700 /MQ FATTURATO MEDIO ANNUO: € 4.800/MQ
COSA OFFRIAMO
FATTURATO MEDIO ANNUO: DA € 6.000 A 10.000 AL MQ DI VENDITA
COSA OFFRIAMO Assistenza in loco in fase di apertura. Assistenza durante il contratto. Layout del punto vendita realizzato dell’ufficio progettazione Primadonna S.p.A. Formula commerciale conto/ vendita con reso totale dell’invenduto con un margine contributivo costante tutto l’anno, assistenza e formazione. Un concept originale e di grande impatto. Collezioni esclusive, supporto visual pre e post apertura. Formazione iniziale di 2 settimane, riassortimento merce settimanale.
COSA CHIEDIAMO FEE D’INGRESSO:
NO
ROYALTY:
NO
ZONA IN ESCLUSIVA:
DA VALUTARE IN FUNZIONE DEGLI ABITANTI
DURATA DEL CONTRATTO (IN ANNI):
6
Margine garantito del 40%. Reso dell’invenduto. Riassortimenti online. Progettazione del punto vendita gratuita. Servizio di trainer e assistenza Visual Merchandising. Software di gestione gratuito. Comunicazione da leader internazionale in tv, radio, stampa, redazionali, affissioni. Iniziative per comunicare l’opening del negozio. Fidelity Card ed azioni di direct marketing con invio di sms e dem ai clienti fidelizzati.
COSA CHIEDIAMO FIDEJUSSIONE BANCARIA:
€ 50.000
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/ LE SCHEDE /
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Per essere sempre più vicini ai bisogni della gente
IL FRANCHISING SOCIALE E IL SUO RUOLO STRATEGICO L’importanza dell’impegno personale, volontario o in forma imprenditoriale, per l’economia sociale. Le iniziative del franchising sociale in Italia e il ruolo dei giovani che vogliono “migliorare il mondo” di Ugo Perugini - Giornalista e Blogger Negli ultimi decenni il settore pubblico ha allentato la propria presenza in certe aree di attività economica e sociale, soprattutto in quelle relative ai cosiddetti beni comuni, che la spinta del mercato sta trasformando pian piano in beni privati: parliamo di certi settori della sanità, dell’assistenza, della cura, del lavoro, della scuola, della formazione, ecc. L’azione di difesa e solidarietà sociale, anche in considerazione del fenomeno pandemico, risulta sostenuta, oltre che dallo Stato, da una
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/ FORMAZIONE /
economica ma anche di progresso sociale. In questa ottica, nel prossimo futuro sarà sempre maggiore l’attenzione dedicata anche dalle imprese private alla ricerca di una nuova sintesi tra sviluppo economico e sviluppo sociale, tra mercato e sostenibilità, basata sulla condivisione di un’etica sempre meno individuale e più collettiva, che parta da una motivazione fondamentale di tipo relazionale, senza però mai perdere di vista i principi del business.
serie di organizzazioni che - accanto ai servizi essenziali di assistenza, che non possono essere sospesi - continuano a promuovere nuove iniziative sociali volte ad alleviare, su molteplici fronti, le ulteriori criticità del momento. Da un lato, quindi, si assiste a un certo allentamento della presenza dello Stato, viste le sempre più ridotte risorse economiche a sua disposizione. Dall’altro lato, si è sviluppata una coscienza comune che concorda sulla necessità di ricostruire il legame sociale attraverso un impegno personale, sia esso volontario o sviluppato in forma imprenditoriale (pensiamo, ad esempio, alle imprese sociali). NON SOLO PROFITTO MA ANCHE PROGRESSO SOCIALE Cambia, in altri termini, la prospettiva che ha dominato gli ultimi trent’anni e prevale il principio che porta con sé come effetto quello di misurare il benessere delle persone e lo stato di salute delle comunità non più soltanto su criteri di prestazione
Che ruolo potrà avere, in questo scenario, il franchising sociale? Partiamo da una ovvia considerazione. La motivazione ultima per il franchising, così come lo conosciamo, è realizzare un profitto. La motivazione di un franchising sociale è ancora naturalmente il profitto ma visto soprattutto come mezzo per raggiungere un certo fine non come risultato finale. Il franchising sociale, rispetto ad altre iniziative volontaristiche, in più possiede quel dinamismo dell’intraprendenza e della innovazione che caratterizza quelli che potremmo chiamare gli “animal spirits” dell’azione imprenditoriale privata. Bisogna considerare, d’altra parte, che chi lavora per un franchising sociale, il più delle volte lo fa perché vuole cambiare la realtà che lo circonda, dare un contributo “per migliorare il mondo”, come si dice enfaticamente. Insomma, è convinto che l’imprenditorialità sociale sia alla fine più efficace di altre forme di militanza politica o associativa. FRANCHISING SOCIALE PER SOLUZIONI CONCRETE Quindi, il franchising sociale svolge anche una funzione essenziale, non in nome di un concetto astratto di giustizia, ma intervenendo concretamente nel corpo della realtà, perché parte non da istanze generiche o idealizzate, ma dai problemi delle persone in carne e ossa, propone soluzioni concrete e le mette in atto. Questa azione che si esplica attraverso servizi di interesse generale di fatto crea un nuovo rapporto tra istituzioni pubbliche e sociali, non più demandando allo Stato la responsabilità del benessere ma coinvolgendo una pluralità di soggetti più interes-
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/ FORMAZIONE /
sati e anche più vicini ai reali bisogni della gente e perciò capaci di interpretarli e risolverli nel modo migliore. Abbiamo formulato alcune domande sul tema del franchising sociale a Flaviano Zandonai, Open Innovation Manager, già collaboratore di EURICSE, Istituto di ricerca per le imprese cooperative e sociali. Come si sta sviluppando nel nostro Paese il franchising sociale? Ha qualche statistica al riguardo per definire l’evoluzione del fenomeno? “Purtroppo non esistono dati precisi in merito e forse anche per questo il fenomeno del franchising sociale sembra svilupparsi in modo carsico. Esistono quindi singole iniziative, ma senza che si sia fin qui sviluppato un vero e proprio comparto. Rispetto alle esperienze pionieristiche nell’ambito del terzo settore faccio riferimento, ad esempio, alla rete di turismo sociale “Le Mat” che ha contribuito a lanciare il franchising sociale nel nostro paese e anche a livello europeo. Oppure, anche se non so fino a che punto si colloca all’interno di questa tipologia, la rete di gelaterie “è buono” promossa da Agevolando, l’organizzazione di volontariato formata da ex utenti di strutture di accoglienza per minori diventati maggiorenni”. Il franchising sociale può diventare, grazie alla sua dinamicità e capacità di sperimentare e mettere a punto anche strumenti innovativi, uno strumento valido per coniugare valori sociali e sostenibilità economica?
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“Certamente il potenziale esiste, penso anche ai tentativi di costruire una filiera distributiva per i prodotti dell’economia carceraria, soprattutto alimentare. Forse a mancare sono quelle competenze organizzative e gestionali “hard” tipiche dei modelli di franchising. E forse non so fino a che punto le produzioni tipiche del terzo settore, fortemente personalizzate e tendenzialmente di nicchia, possano essere “irregimentate” nelle logiche del franchising. Penso sia necessario “incontrarsi a metà strada”: il franchising in grado di cogliere meglio le peculiarità dei prodotti / servizi e dei franchisee e, al contrario, il terzo settore meglio in grado di strutturare i propri processi produttivi condividendoli con altri attori”. Che rapporto vede tra franchising sociale e Terzo Settore? “Come sostenevo in precedenza esiste certamente un rapporto promettente. Credo che per rafforzare il posizionamento del terzo settore nelle logiche del franchising sociale possa svolgere un ruolo significativo la finanza sociale e d’impatto. L’apporto di queste risorse può infatti consentire la scalabilità di iniziative di terzo settore e soprattutto d’impresa sociale che altrimenti rischiano di rimanere confinate in una nicchia e quindi non in grado di rispondere a sfide sociali e ambientali sempre più urgenti”. COME È COMPLICATO FARE DEL BENE! Ecco tre spunti sui quali riflettere per capire che non è sempre facile trovare soluzioni valide per favorire certe scelte sociali e sviluppare la solidarietà. 1. L’effetto “cobra”. E’ la storia vera di un governatore britannico che per eliminare l’invasione di cobra in una provincia indiana, decise di offrire una taglia per ogni animale morto riportato alle autorità. Dopo un primo momento nel quale l’intervento sembrò avere effetto positivo, gli indiani trovarono il sistema di non uccidere subito i cobra ma allevarli, farli riprodurre per poi intascare le taglie. Il governatore bloccò l’iniziativa perché si accorse di aver ottenuto l’effetto contrario. Sprecava denaro
/ FORMAZIONE /
pubblico e oltretutto il numero dei cobra non diminuiva. Anzi, dopo l’abolizione delle taglie, gli indiani lasciarono liberi quelli che avevano in cattività, aumentando ancora di più il numero di animali esistenti. 2. Scelte consapevoli. Spingere i consumatori ad acquistare, ad esempio, detersivi ecologici non è assolutamente detto che crei una consapevolezza ecologica generale. Magari gli stessi clienti che hanno acquistato detersivi ecologici non sono propensi a servirsi dei mezzi pubblici e continuano a utilizzare la propria autovettura, oppure non intendono impegnarsi in altre attività che hanno minore impatto sul clima, ecc. 3. Beneficenza o altruismo? Anche certe filosofie come l’altruismo, a prima vista condivisibili, possono rivelarsi miopi e controproducenti. Un esempio. Se un avvocato guadagna 600 euro all’ora, basterebbe che lavorasse un’ora in più e donasse la cifra guadagnata in beneficienza piuttosto che dedicare quell’ora a una attività di volontariato. Da un certo punto di vista questa soluzione appare corretta ma bisogna considerare che l’atto di volontariato potrebbe motivare quell’individuo a sviluppare una relazione più profonda con coloro ai quali offre generosamente il suo aiuto e rappresentare un esempio virtuoso per i suoi amici e conoscenti a fare altrettanto. Alla fine, resta solo una constatazione da fare: al di là di leggi o di interventi dall’alto, c’è bisogno soprattutto di sviluppare una cultura della solidarietà
IN EVIDENZA
1 Il Dipartimento del lavoro sociale dell’International Franchise Association (IFA) definisce il franchising sociale come l’applicazione di metodi e concetti di franchising commerciale per scopi benefici per la società.
2 Secondo l’European Social Franchise Network (ESFN), le caratteristiche chiave del franchising sociale riguardano aziende indipendenti che replicano un modello di social business (il franchisor sociale). La rete europea di franchising sociale è nata per la necessità di promuovere il concetto e l’offerta di franchising sociale, facilitare lo sviluppo delle migliori pratiche in questo settore e creare un ambiente positivo per il suo sviluppo.
3 Esiste anche il Centro Internazionale per il Franchising Sociale (ICSF), ora chiamato Spring Impact, fondato nel 2011 da Dan Berelowitz e Michael Norton, che vuole utilizzare l’esperienza di beneficenza dei suoi membri per raggiungere l’efficienza negli sforzi di cambiamento sociale. L’organizzazione ha sede a Londra e ha due uffici negli Stati Uniti (San Francisco) e in Australia (Victoria).
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/ FINANZIAMENTI /
Agevolazioni finanziarie e contributi a fondo perduto
IL GREEN NEW DEAL ITALIANO Per le imprese di qualsiasi dimensione che svolgono attività industriali, agroindustriali, artigiane, di servizi all’industria e centri di ricerca
Dott.ssa Francesca Paleari - Founder & General Manager Obiettivo Sviluppo Siamo giunti ad un punto dove innovazione, rivoluzione tecnologica e transizione ecologica sono 3 pilastri della medesima riforma. Ci troviamo in una fase di rilancio della nostra economia, post-covid, in un nuovo mondo. Ci troviamo a disposizione un piano di finan-
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/ FINANZIAMENTI /
ziamenti e crediti, PNRR, senza precedenti. Il New Deal italiano, in chiave green, vuole essere per ciò uno strumento che, prevedendo un piano di agevolazioni finanziarie e contributi a fondo perduto, sostenga gli investimenti industriali finalizzati alla realizzazione di progetti di ricerca, sviluppo e innovazione per la transizione ecologica e circolare. Il Green New Deal italiano, così il nome completo e corretto, come previsto dal decreto del ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, rende operativa una misura per la quale sono disponibili complessivamente risorse pari a 750 milioni, a valere sul Fondo per la crescita sostenibile (FCS) e sul Fondo rotativo per il sostegno alle imprese e agli investimenti in ricerca (FRI), gestito da Cassa Depositi e Prestiti. Le parole dello stesso Giorgetti ci indicano la vision del progetto: “La sostenibilità ambientale è decisiva per il nostro futuro ed è un obiettivo da perseguire e raggiungere. Ma dobbiamo essere consapevoli che la rivoluzione verde ha un prezzo e nostro compito è fare in modo che la transizione non lasci per strada morti e feriti in termini sociali ed economici. Per questo ho più volte sottolineato che la sostenibilità ambientale deve essere in equilibrio con quella economica e sociale. Da ministro dello Sviluppo economico mio dovere è tutelare il sistema delle imprese ad attraversare questa transizione in maniera costruttiva. Per queste ragioni, in questa delicata fase di transizione dobbiamo sostenere le imprese italiane con tutti gli strumenti e le risorse, nazionali ed europee, che CARTA D’IDENTITÀ FINANZA AGEVOLATA, INTERNAZIONALIZZAZIONE, NETWORKING Obiettivo Sviluppo nasce per dare una risposta concreta alle esigenze degli imprenditori italiani che negli anni si sono sempre avvicinati al mondo delle agevolazioni pubbliche, dei mercati globali, delle partnership, senza riuscire a fare il next step: dall’idea all’execution. Con il progetto UP, il team entra nel vivo di questi argomenti, liberando imprenditori e manager dall’operatività di queste azioni, lasciandoli liberi di fare il loro lavoro e sviluppare il loro core business. I campi di azioni sono: finanza agevolata, internazionalizzazione, networking. Settori di intervento: agricoltura, agroindustria/agroalimentare, artigianato, commercio, cultura, industria, pubblico, servizi/No Profit, turismo. Per informazioni: francesca@obiettivosviluppo.com - Tel. +39 349.5603388
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/ FINANZIAMENTI /
abbiamo a disposizione per favorire la ricerca e lo sviluppo di tecnologie innovative, i processi di riconversione industriale e gli investimenti per la decarbonizzazione in settori strategici come quelli della siderurgia e dell’automotive”. MA CHI, E COSA, PREVEDE, NELLO SPECIFICO, QUESTA MISURA. Possono richiedere l’incentivo (FONTE MISE), anzitutto, le imprese di qualsiasi dimensione che svolgono attività industriali, agroindustriali, artigiane, di servizi all’industria e centri di ricerca, e che presentano progetti - anche in forma congiunta tra loro - di ricerca industriale e di sviluppo sperimentale finalizzati alla realizzazione di nuovi prodotti, processi, servizi o al notevole loro miglioramento, con particolare riguardo agli obiettivi di: • decarbonizzazione dell’economia; • economia circolare; • riduzione dell’uso della plastica e sostituzione della plastica con materiali alternativi; • rigenerazione urbana; • turismo sostenibile; • adattamento e mitigazione dei rischi sul territorio derivanti dal cambiamento climatico. I progetti devono prevedere spese e costi ammissibili non inferiori a 3 milioni e non superiori a 40 milioni di euro, essere realizzati sul territorio nazionale, avere una durata non inferiore a 12 mesi e non superiore a 36 mesi ed essere avviati successivamente alla presentazione della domanda di agevolazioni al ministero dello Sviluppo economico. La procedura di partecipazione a questa misura è “a sportello” (per progetti con valore tra 3 e 10 milioni, max 3 soggetti partecipanti) e “negoziale” (per progetti con valore tra 10 e 40 milioni, max 5 soggetti partecipanti). Le agevolazioni previste comprendono sia forme di finanziamenti agevolati del FRI, sia quote di contributi a fondo perduto; quest’ultime limitatamente a: • 15% come contributo alla spesa (attività di ricerca industriale e sviluppo sperimentale, acquisizione delle prestazioni di consulenza
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relative alle attività di industrializzazione); 10% come contributo in conto impianti (acquisizione delle immobilizzazioni oggetto delle attività di industrializzazione).
Le opportunità ci sono, Obiettivo Sviluppo anche.
IN EVIDENZA Uno strumento che, prevedendo un piano di agevolazioni finanziarie e contributi a fondo perduto, sostiene gli investimenti industriali finalizzati alla realizzazione di progetti di ricerca, sviluppo e innovazione per la transizione ecologica e circolare 750 milioni, a valere sul Fondo per la crescita sostenibile (FCS) e sul Fondo rotativo per il sostegno alle imprese e agli investimenti in ricerca (FRI), gestito da Cassa Depositi e Prestiti La procedura di partecipazione a questa misura è “a sportello” (per progetti con valore tra 3 e 10 milioni, max 3 soggetti partecipanti) e “negoziale” (per progetti con valore tra 10 e 40 milioni, max 5 soggetti partecipanti)
/ MARKETING /
Dall’idea alla realtà: come in azienda si concretizza un pensiero
IL POTERE DEL DIETRO LE QUINTE Mostrare il backstage di un’azienda, di un prodotto o servizio è qualcosa che può realmente creare un rapporto unico con il pubblico interessato. Vi raccontiamo le ragioni in 4 punti di Mattia Nicoletti - Creative marketing strategist and producer – Dreamcatchers Entertainment
Una delle esperienze più affascinanti e soddisfacenti che si possano vivere in un business, è quando quell’idea venuta in mente, poi messa giù in modo organizzato sulla carta (o su un foglio di word), si trasforma in realtà. E quell’azienda che adesso si dirige, o quel prodotto o servizio che si offre, è il risultato di un pensiero che si è concretizzato. Di conseguenza tutto quello che
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utilizziamo ha un suo “dietro le quinte”, così come ogni prodotto finito ha un suo percorso prima di diventare tale. La pubblicità e la comunicazione hanno sempre voluto mostrare i vantaggi e i lati positivi di un prodotto, o anche il suo fascino e l’allure, ma difficilmente ne svelano i retroscena. I social media al contrario, ci hanno insegnato che non sempre è la
/ MARKETING /
perfezione a vincere (ad esempio le stories su Instagram hanno successo se sono naturali, istantanee, imperfette) e che mostrare un lato più umano e meno calcolato possa riscuotere maggiore interesse. Fatta questa premessa, mostrare il “dietro le quinte” di un’azienda, di un prodotto o servizio è qualcosa che può realmente creare un rapporto unico con il pubblico interessato. Vi raccontiamo le ragioni in 4 punti. IL SUCCESSO DEL SEGRETO Il “behind the scenes” come viene definito dagli anglosassoni, rivela la capacità di un’azienda di non aver paura di mostrare come lavora. E soprattutto rende trasparenti i suoi processi. Nel mondo della ristorazione, per esempio, raccontare tutti i passaggi di come viene realizzato un impasto, come viene conservato, come viene mantenuta la catena del freddo, aumenta la fiducia del consumatore. In un mondo in cui tutto è industrializzato, il “dietro le quinte” acquisisce valore. L’ACCENTO SULL’ESSERE UMANO Rappresentare in un video la creazione del pro-
dotto prima che arrivi sugli scaffali, significa raccontare tutti i passaggi che i dipendenti di un’azienda compiono o controllano per realizzarlo. Significa creare un rapporto fra chi guarda il video e chi ne è protagonista, significa dare un volto a chi è dietro quel processo. CREARE LA FIDUCIA I contenuti dietro le quinte sono più veri, più reali, di conseguenza contribuiscono a costruire la fiducia con l’audience di riferimento. E’ una questione di trasparenza, di sincerità, che il mezzo social veicola in modo perfetto. Uno degli errori che spesso si fa è quello di immaginare i social come gli altri media di comunicazione, ma non è così. L’imperfezione paga poiché comunica all’ “altezza” delle persone e parla la loro lingua. LA CORRETTEZZA PRIMA DI TUTTO Filmare i dietro le quinte prevede girare delle sequenze in cui sono presenti delle persone. Bisogna avere rispetto delle persone e anche evitare problemi giuridici. E’ utile quindi fare firmare delle semplici liberatorie da chi viene filmato per poter postare il girato senza problemi (i modelli di liberatoria si trovano facilmente su internet) Per girare i dietro le quinte è utile elencare tutti gli aspetti che si pensa possano interessare chi guarda. Può essere il frammento di una riunione strategica o di produzione, può essere una sequenza in cui si vedono le persone seguire il processo di realizzazione del prodotto, e può essere anche una pausa del lavoro. Tutto ciò che è quotidiano nella vita di un’azienda. E per farlo basta uno smartphone. Oggi la tecnologia ci aiuta perché la qualità dei video e delle foto che si possono girare e scattare è assoluta. Se proprio si vuole essere ancora più professionali (mantenendo l’immediatezza però di ciò che si gira) si può acquistare un gimbal per smartphone che favorisce la fluidità dei movimenti e la stabilizzazione dell’immagine. Così come si può incaricare una persona (possibilmente del marketing) di acquisire i contenuti. E’ vero che potrà considerarlo un impegno in più nella sua giornata lavorativa, ma è anche vero che un lavoro creativo può essere una forte spinta motivazionale.
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/ MARKETING E CONSUMI / / MARKETING E CONSUMI /
Simula le conversazioni umane online, consentendo agli utenti di interagire in tempo reale
DATEMI UN CHATBOT E RISOLLEVERÒ IL MONDO DEL RETAIL L’utilizzo di chatbot permetterà ai negozianti di migliorare le interazioni automatizzate con la clientela con una ripercussione positiva sulla user experience di alta qualità e con minori risorse, aumentando la fidelizzazione e la customer satisfaction e riducendo di contro i costi operativi a cura di Gianni Bientinesi
Recenti studi di mercato confermano come l’uso di tecnologie dotate di intelligenza artificiale faciliti l’instaurazione e l’ulteriore sviluppo delle relazioni con i clienti, e sia particolarmente importante per i settori in cui l’impatto delle nuove tecnologie è fondamentale. La necessità per una azienda di avere un customer care sempre reperibile è
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/ MARKETING E CONSUMI /
al centro della crescente popolarità dei chatbot in tutti i settori. Se una azienda desidera coinvolgere i clienti 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, magari anche con sistemi multilingue che rispondano a modo a chi fa richieste in una lingua straniera, l’uso di chatbot non farà che aumentare i livelli di soddisfazione del cliente. Un chatbot è un software che simula le conversazioni umane online, consentendo agli utenti di interagire in tempo reale e sono oggi sempre più diffusi sui siti aziendali, e nelle applicazioni di messaggistica istantanea come WhatsApp, Messenger o Telegram per migliorare la Customer Experience. LE INTERAZIONI VIA CHATBOT NEL RETAIL FRUTTERANNO 112 MILIARDI DI DOLLARI ENTRO IL 2023 I dati pubblicati da Juniper Research, agenzia
di ricerca, forecasting e consulenza nel settore digital, sono chiari: entro il 2023 le interazioni via chatbot nel mondo del retail sfioreranno quota 22 miliardi, rispetto ai 2,6 miliardi stimati entro la fine del 2019. Secondo lo studio dal titolo “AI in Retail: Segment Analysis, Vendor Positioning & Market Forecasts 2019-2023”, l’utilizzo di chatbot permetterà ai negozianti di migliorare le interazioni automatizzate con la clientela con una ripercussione positiva sulla user experience di alta qualità e con minori risorse, aumentando la fidelizzazione e la customer satisfaction e riducendo di contro i costi operativi. Le condizioni competitive esistenti nel commercio al dettaglio e la situazione causata dalla recente pandemia, suggeriscono che solo le aziende in cui l’automazione e la digitalizzazione dei processi commerciali e produttivi faranno parte della loro cultura, emergeranno come leader di mercato. METTIAMO L’ESPERIENZA DEL CLIENTE AL CENTRO DELL’INNOVAZIONE Per qualsiasi rivenditore, indipendentemente dalle dimensioni o dal settore, è fondamentale la fidelizzazione dei clienti. Per questo gli elementi sensoriali ed emotivi possono essere motivanti: un cliente felice è un’opportunità, mentre un cliente insoddisfatto è una potente minaccia e può avere un devastante effetto domino. L’esperienza del cliente è dunque un argomento al centro dell’attenzione di chi si debba occupare di innovazione. In uno dei suoi discorsi, Jeff Bezos (CEO di Amazon) ha evidenziato gli effetti devastanti della scarsa esperienza utente online: “Se rendiamo i clienti infelici nel mondo fisico, ognuno di essi potrebbe parlarne a sei amici. Se rendiamo i clienti infelici online, possono raccontarlo a 10.000 amici”. L’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico utilizzati dai chatbot sono una delle tendenze di attualità nell’innovazione della customer experience, che ha un impatto sempre maggiore anche sul retail. In un sondaggio condotto online alla fine del 2021 dallo studio
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impegnarsi e utilizzare le innovazioni digitali. Forbes dichiara che le prime 10 aziende di abbigliamento sono tutte pioniere dell’intelligenza artificiale e hanno adottato la logica del supporto algoritmico in una varietà di aree, compresa quella delle interazioni con i clienti. Dallo sviluppo alla produzione, dal marketing al servizio post vendita, l’elaborazione dei dati, fortemente accelerata dall’avvento degli algoritmi di apprendimento, sta assumendo sempre più importanza e ha portato a notevoli investimenti. Come in qualsiasi altro settore, la necessità di utilizzare l’IA è in gran parte legata alla necessità di offrire ai clienti un’esperienza coinvolgente e personalizzata a un costo sostenibile. L’obiettivo è contribuire all’efficienza organizzativa attraverso l’uso dell’IA e diventare dei veri e propri “coach” di stile di vita che offrono supporto e aiuto ai propri clienti in modo rapido, efficiente e senza limiti di tempo.
legale Dentons, si è evidenziato come il 48% delle aziende abbia iniziato ad adottare sistemi basati sull’Intelligenza artificiale mentre il 12% è “early adopter”, ovvero la già usa ampiamente. Solo il 31% dichiara di non farne uso. Un altro studio pubblicato nel dicembre del 2021 dal Procurement Lab di Sda Bocconi ha rivelato che già un’azienda su tre in Italia utilizza sistemi di intelligenza artificiale. Dalla ricerca emerge che le aziende che utilizzano l’Intelligenza artificiale lo fanno nelle fasi di Vendor management, eSourcing & tender management, Contract management e di Spending analysis. DOVE IL RETAIL INCONTRA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE Anche la vendita al dettaglio ha iniziato a
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Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando - nel lontano 2016 - la catena di moda H&M introdusse un proprio chatbot integrato nell’applicazione Kik messenger, per consentire ai clienti di porre domande sui capi, che insieme a un motore di intelligenza artificiale potevano profilare lo stile del cliente e, se soddisfatti, effettuare l’acquisto direttamente e condividere i prodotti con altri utenti. Oggi i sistemi sono molto più evolutivi allora apprendono anche connotazioni quali umane. Se avete mai interagito con Google Home o Amazon Alexa, sapete di cosa stiamo parlando: abbiamo sperimentato l’intelligenza artificiale conversazionale. Sistemi in grado di scomporre e comprendere il linguaggio naturale e fornire la risposta più pertinente, stimolando la conversazione con l’utente se necessario. Anche enti governativi, come l’Organizzazione Mondiale della Sanità, grazie al suo chatbot di allerta sanitaria, sta aiutando le persone a rimanere sane e informate. Il chatbot che funziona esclusivamente tramite WhatsApp è progettato per dare informazioni veloci ed affidabili sul coronavirus. Utilizzando parole chiave e comandi di emoji, gli utenti potranno selezionare da diverse opzioni di argomento per sapere di più sul virus ed i suoi propri effetti.
/ MARKETING E CONSUMI /
E in Italia il Ministero della Cultura vede nell’utilizzo del digitale lo strumento per migliorare la promozione del patrimonio culturale italiano. Recentemente la Galleria dell’Accademia di Firenze ha realizzato un progetto fortemente voluto dalla direttrice Cecilier Hollberg per sviluppare un chatbot che fa “parlare” il David di Michelangelo rispondendo alle domande dei visitatori, che possono dialogare con l’opera d’arte del Buonarroti. Il Deep Learning aiuta il sistema ad apprendere attraverso l’elaborazione delle domande poste dagli utenti migliorando nel tempo la comprensione; la versione base dunque crescerà con la collaborazione degli stessi utenti. L’italiana Business Intelligence Group ha invece sviluppato un Chatbot intelligente grazie al supporto del team di sviluppo di Ipr Feedback, chiamato LISA (Learning Intelligence for Service Automation), il primo sistema in Italia dotato di Deep Learning che apprende per migliorare i servizi di Customer Care, e non solo. Lisa è un programma specificamente progettato per comunicare con altre persone su Internet che permette di rappresentare la vostra azienda anche in vostra assenza. E può aumentare considerevolmente le vendite di una azienda Ciò che questi bot hanno in comune è che possono essere facilmente raggiunti tramite Facebook Messenger o WhatsApp, offrendo così ai rivenditori un punto di contatto su piattaforme molto frequentate. Se la vostra azienda ha la necessità di rispondere ai clienti 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, magari anche con sistemi multilingue che rispondano a modo a chi fa richieste in una lingua straniera, l’uso di chatbot non farà che aumentare i livelli di soddisfazione del cliente. IN CHE MODO I RIVENDITORI UTILIZZANO I CHATBOT PER CREARE UN’ESPERIENZA MIGLIORE AL CLIENTE I rivenditori, che si tratti di catene di alimentari, di abbigliamento, di farmacie, o concessionari, negozi gestiti dal proprietario o grandi magazzini, devono affrontare due sfide chiave. In primo luogo, il commercio online è in costante crescita e rende facile per i clienti fare acquisti. In secondo luogo,
la vendita al dettaglio stazionaria deve offrire ai clienti nuovi ed esistenti un’esperienza sempre più coinvolgente. In tempi in cui il rapporto tra clienti e venditori sta diventando una merce rara, il rapporto uomomacchina diventerà lo standard. I chatbot dotati di intelligenza artificiale (AI) hanno lo scopo di semplificare la vita di tutti i giorni, anche negli acquisti. Non esageriamo nel dire che l’intelligenza artificiale sta letteralmente cambiando il mondo come lo conosciamo. Guardando al futuro, l’Intelligenza Artificiale avrà sempre più influenza nelle nostre decisioni strategiche e interverrà anche nella creazione di nuovi modi per interagire con i nostri potenziali clienti.
IN EVIDENZA
1 Entro il 2023 le interazioni via chatbot nel mondo del retail sfioreranno quota 22 miliardi, rispetto ai 2,6 miliardi stimati entro la fine del 2019.
2 Sempre più diffusi sui siti aziendali, e nelle applicazioni di messaggistica istantanea come WhatsApp, Messenger o Telegram per migliorare la Customer Experience
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È il luogo in cui il mondo fisico e quello digitale convergono e si incontrano
METAVERSO: PIANETA VIRTUALE PER CONVERSARE, LAVORARE E FARE SHOPPING Non stiamo parlando di un “semplice” social network” e svariate società stanno investendo milioni di dollari per creare un ecosistema che possa in futuro essere visto come il primo metaverso: una vera e propria corsa all’oro di Giuseppe Origo - Consulente strategie di comunicazione digitale e social media
Il metaverso, ora come ora, non esiste. O meglio, non esiste ancora il metaverso così come annunciato da Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook (ora Meta): un mondo virtuale che cambierà per sempre il nostro concetto di Internet (e, senza mezzi termini, di socialità), permettendoci di passare da una fruizione piatta ad un luogo digitale in tre dimensioni che somiglierà in tutto e per tutto alla realtà. Non esiste, per il momento, un metaverso in questa forma e nonostante
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gli annunci fatti non si sa ancora con precisione quanto tempo ci vorrà prima di poter accedere al Metaverso, pianeta virtuale in cui spostarsi, conversare, lavorare e fare shopping: l’ultima frontiera del Far West, un mondo vergine da colonizzare, abitare, plasmare secondo le nostre necessità umane, sociali e di business. Ma procediamo con ordine. IL METAVERSO: DI COSA SI TRATTA? «[...] Vorrei descrivere la nostra società come la società delle mangrovie. […] Le mangrovie crescono in un clima meraviglioso dove il fiume (di acqua dolce) incontra il mare (di acqua salata). Ora immaginate di essere in immersione e qualcuno vi chiede: “l’acqua è salata o dolce?”. La risposta è che: “Mio caro, non sai dove siamo. Questa è la Società delle Mangrovie. È sia dolce che salata. È acqua salmastra”. Quindi immagina che qualcuno ti chieda oggi: “Sei online o offline?”. La risposta è: “Mio caro, non hai idea di dove ti trovi. Siamo in entrambi”» 1(Luciano Floridi TheWebConference 2018, Lione, Francia). Luciano Floridi è il padre dell’ Onlife Manifesto, una serie di tesi e riflessioni su come la tecnologia delle comunicazioni si sia insediata nelle nostre vite andando progressivamente a cambiarle in modo radicale. Certo meno trendy di “metaverso”, reputo la comprensione del termine “Onlife” cardinale per un primo approccio ponderato e cosciente alla comprensione della rivoluzione in analisi: una definizione dell’esperienza che l’uomo vive abitualmente nelle società iper storiche dove “non distingue più tra online o offline”, arrivando al punto che “non è più ragionevole chiedersi se si è online o offline”. La teoria, forse meno distante dalla realtà prossima di quanto non possa sembrare, è che siamo probabilmente l’ultima generazione a sperimentare una chiara differenza tra offline e online, in uno scenario del quotidiano in cui “le dicotomie scontate come quelle fra reale e digitale o umano e macchina non sono più sostenibili in maniera nitida”. Il termine “metaverso” fa la sua prima comparsa nel 1992, nel romanzo di Fantascienza cyberpunk “Snow Crash” di Neal Stephenson: una realtà virtuale sviluppata tridimensionalmente, un mondo condiviso tramite internet, dove si è rappresentati in tre dimensioni attraverso il proprio avatar. Luciano Floridi - The Web Conference 2018, Lione, Francia Luciano Floridi, Ethics after the Information Revolution, in The Cambridge Handbook of Information and Computer Ethics, Cambridge University Press, 2010
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Il metaverso è il luogo (o meglio lo spazio) in cui il mondo fisico e quello digitale convergono e si incontrano: uno spazio in cui rappresentazioni digitali di persone, gli alter ego da queste controllati, interagiscono, lavorano, giocano, socializzano. La società delle Mangrovie, una volta fatto proprio ed accettato in quanto profondo ed inevitabile epocale cambiamento. Al centro di questo universo, c’è la realtà virtuale, un mondo digitale cui possiamo già accedere, tramite visori VR come gli Oculus (nota: di proprietà di Meta). Il metaverso include Web 3D, Realtà Aumentata e Realtà Virtuale. Pur sviluppandosi nel digitale la materia che compone il metaverso sono i dati e le informazioni inserite da ognuno dei suoi utenti: questo significa una strettissima correlazione con il mondo dell’oggettivo, con l’Universo con cui condivide la struttura spazio-temporale. LunghezzaLarghezza-Profondità-Tempo: la stessa struttura dell’Universo fisico, quindi un universo virtuale la cui linfa sono le reti globali di comunicazione. Un mondo oltre il mondo, quindi, in cui gli utenti (connessi e proiettati nei loro avatar) vivono le loro Luciano Floridi, The Onlife Manifesto: Being Human in a Hyperconnected Era, Springer, 2015 Giorgio Fontana, ONLIFE, in Sole 24 Ore, 25 febbraio 2015.
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Facebook cambia nome e diventa Meta. Sicuramente non è casuale il fatto che Zuckerberg abbia deciso di annunciare Meta dopo più di un anno di lockdown e di smart working
quotidianità. Facebook (oggi Meta) ha già in corso una versione professionale del metaverso: Horizon Workrooms, un’app che consente ai lavoratori di Oculus di entrare negli uffici virtuali e tenere riunioni. Ma attenzione alla confusione che potrebbe comprensibilmente generarsi a questo punto: quello di Meta non è l’unico dei metaversi esistenti e/o che esisteranno. IL METAVERSO NON È SOLO META Nonostante il forte hype mediatico suscitato dalle recenti dichiarazioni di Mark Zuckerberg è d’obbligo, qui giunti, ricordare che il metaverso non è un progetto esclusivo di Meta, che si pone in quest’ottica solo come una fra le più autorevoli voci complice delle sue decine di milioni di utenti. Nella realtà dell’attuale sono svariate le società che stanno attivamente investendo milioni di dollari per creare un ecosistema che possa in futuro essere visto come il primo metaverso e quindi rappresentare la base per il consolidamento dello stesso metaverso in quella che sempre più si delinea essere una vera e propria corsa all’oro. È infatti necessario capire che non stiamo parlando di un “semplice” social network”, di una piattaforma software proprietaria ed in quanto tale
chiusa e subordinata alle dinamiche ed alle regole della società proprietaria. Il metaverso è un terreno neutrale: non sarà controllato da una sola società e, come l’attuale Internet (per l’appunto una rete di informazioni condivise dai suoi singoli utenti) dovrà essere l’equivalente di una grande area vuota sopra a cui chiunque possa edificare secondo i suoi desideri. Roblox, Decentraland, Stageverse, Sandbox e non solo, sono molti i metaversi già online e pronti alla colonizzazione, ma anche Epic Games, Nvidia fino ad Apple e WarnerMedia: anche colossi tecnologici globali si stanno mobilitando per implementare i propri metaversi. Il vantaggio di Meta sulla concorrenza? Tenute da parte le speculazioni di tipo tecnologico (non sono state rilasciate beta per il momento quindi ogni osservazione riguardo a tecnicismi e funzionalità è, per l’appunto, mera speculazione) un dato è lampante: gli utenti mensilmente attivi su Facebook sono 2,91 miliardi. Dopo tutto la vetrina migliore del mondo è anche quella che guardano più persone: è questo è un dato da tenere bene a mente. NFT, POSSEDERE IL NON FUNGIBILE Il significato dell’ acronimo NFT (Not Fungible Sull’ordinamento giuridico degli NFT si può leggere anche il quadro fortino dall’articolo: Daria Alessi, Ilaria Giulia Bortolotto, Sofia Giancone, Davide Marchese e Massimiliano Nicotra, NFT, tutte le norme da seguire tra copyright e tasse, su agendadigitale.eu, 16 novembre 2021.
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Token) è quello di certificato digitale attestante la proprietà (un vero e proprio atto di proprietà) di un dato bene o servizio attraverso l’utilizzo della tecnologia blockchain come garanzia di autenticità. Il bene fungibile per eccellenza è il denaro: due o più banconote dello stesso valore possono essere usate l’una in sostituzione dell’altra. Un bene non fungibile non ha questa proprietà, ed è il caso, per esempio, di un quadro o di una qualsiasi opera d’arte unica. Perché certificare l’unicità di un bene non fungibile? Per crearne scarsità digitale verificabile, proprietà digitale e/o possibilità di interoperabilità della risorsa specifica su più piattaforme. Quindi? Possibilità di mercato: chi acquista un token non acquista i diritti d’autore sul contenuto oggetto del token ma acquista un certificato che gli consente di tenere traccia e provare la proprietà della copia digitale acquistata. E per trovare esempi di quanto questo mercato sia in pieno boom, di quanto i numeri siano in costante crescita, basta aprire qualunque giornale o motore di ricerca. Mentre nella prima metà del 2020 furono venduti 12,1 milioni di euro di Nft nel terzo trimestre del 2021 le vendite di Nft hanno superato i 9,4 miliardi di euro, e la crescita è esponenziale. “Oggi con gli Nft si possono possedere terreni ed edifici digitali. È possibile partecipare a incontri digitali con gente da tutto il mondo e vivere esperienze ludiche, The Sandbox è un gioco sandbox per telefoni cellulari e Microsoft Windows, sviluppato da gamestudio Pixowl e rilasciato il 15 maggio 2012. È stato rilasciato per PC su Steam il 29 giugno 2015. Il marchio è stato acquisito da Animoca Brands nel 2018.
mostrando la propria provenienza digitale. Si va sempre di più in questa direzione, sempre più persone cominiciano a capire l’importanza di avere dei beni digitali. Pensano che forse dovrebbero possedere un terreno digitale. Pensano che forse dovrebbero comprare del terreno digitale per poi venderlo ed essere in grado di comprare del terreno fisico e una casa. È una dinamica interessante” (Vesa, crypto artista) Cosa ha a che fare questo col metaverso? Cercando di capire quello che sarà possiamo analizzare quello che c’è: The Sandbox è un “metaverso communitydriven”, una piattaforma online che tende a riprodurre una struttura simile al mondo reale con terreni e proprietà da acquistare, luoghi da visitare e oggetti da utilizzare nonché, logicamente, utenti con i quali interagire. Tutti gli elementi della piattaforma (avatar, oggetti, edifici, veicoli) sono per l’appunto NFT che la community vive e crea direttamente all’interno della piattaforma. Come spiegato, proprietà, unicità e veridicità di questi vengono garantite tramite il sistema blockchain e chiunque può creare propri NFT da poter rivendere su siti dedicati o sui vari Metaversi. Quindi tutto ciò che fa parte di e compone un metaverso può consistere in un NFT se ad esso è correlato un certificato di proprietà. Utilizzando la valuta dello specifico metaverso all’interno di questo potete acquistare o farvi pagare gli NFT in vostro possesso, ed una volta entrati in possesso di una “LAND” (porzione di territorio digitale), potrete costruirci sopra qualsiasi cosa desideriate come, per esempio, il vostro auditorium personale in cui far pagare l’ingresso per la visione degli spettacoli organizzati al suo interno. Vi sembra assurdo? Fortnite,noto titolo videoludico, ha già dimostrato che l’intrattenimento musicale può essere reale o virtuale ospitando i concerti di Travis Scott (fruttato all’artista 20 milioni di dollari e coinvolgendo 12 milioni di spettatori), di Ariana Grande, Diplo, Steve Aoki, Dillon Francis e Deadmau5: centinaia di migliaia, a volte milioni, di Spettatori per live. QUINDI? In molti sicuramente ricordiamo Second Life, il mondo virtuale divenuto famoso agli inizi degli anni 2000. Nel suo momento apicale di diffusione, nel 2013,
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Second Life è arrivato a raccogliere circa 1 milione di utenti (o “residenti” come amava definirsi la community) attivi. Pochi, se pensiamo ai numeri dei social media. PERCHÉ? Le cause dell’insuccesso di Second Life, mai divenuto “main-stream”, sono varie: una su tutte la difficoltà di utilizzo iniziale, le carenze tecniche. Il software, per funzionare, necessitava installazione (fattore considerato ai tempi già datato, dopo tutto il mondo si stava affacciando sull’era del cloud) e l’obsolescenza della grafica 3D aveva un tasso piuttosto alto. Ma reputo la causa del fallimento di questo antenato del metaverso differente: il mondo del 2003 e la società che lo popolava erano profondamente diversi da quelli contemporanei e fortemente meno digitalizzati. Non trovo casuale il fatto che Zuckerberg abbia deciso di annunciare Meta dopo più di un anno di Pandemia, di lockdown, di smart working e via dicendo: e se il mondo ha corso ad una sempre maggiore velocità in direzione del digitale nel corso dei quasi 20 anni che son passati dal lancio di Second Life proviamo a pensare all’ulteriore accelerazione avuta dall’avvento pandemico. Le persone vivono una quotidianità sempre più digitale, o meglio grazie al digitale abbiamo potuto trovare una continuità (simulata o meno, questi son giudizi che reputo giusto lasciare alla sensibilità dei singoli) nella nostra socialità, nel nostro lavoro. Il momento è prezioso quindi: siamo pronti per interfacciarci con un metaverso e ad accettarlo? Sicuramente molto più rispetto a 20 anni fa. Mi sia concessa, infine, una considerazione personale. Parlando in questi mesi con colleghi, clienti, amici e familiari del “metaverso” e delle possibili evoluzioni spesso mi si sono sollevati innanzi muri di scetticismo, eretti costantemente sul medesimo concetto: le persone non sceglieranno mai di vivere un universo “non reale”. Reputo però “il dubbio” un sentiero importante da seguire nell’approcciare ogni espressione del pensiero umano e, anche in questo caso, mi chiedo se, seppur condivisibile, persino questo assunto non possa essere confutato. Secondo uno studio condotto da Vision Direct,
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gli italiani passano oltre 6.235 ore all’anno davanti a schermi, trascorrendo fino a tre ore e mezza al giorno a guardare schermi TV, poco meno di 4 ore e mezza davanti al computer e quasi 4 ore a fissare il cellulare. E se aggiungiamo a questo anche il tempo passato davanti a Ereader e dispositivi di gioco si arriva ad un totale di circa 17 ore al giorno: non sembra quindi, seppur estremizzando, che una tacitamente esplicita scelta su quale sia la “realtà” nella quale vivere l’abbiamo già presa?
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Come stanno cambiando i prodotti di largo consumo per diventare sempre più green
PER VENDERE DI PIU’ BISOGNA ESSERE SOSTENIBILI Su quali fronti si concentrano gli sforzi delle aziende e come scelgono di comunicare queste innovazioni. Indicazioni che oggi, più che mai, sono diventate indispensabili se si vuole vendere di più La sostenibilità guida le scelte d’acquisto degli italiani, ma soprattutto permea le politiche delle aziende del largo consumo, che stanno affrontando su più fronti la “transizione ecologica” e lo comunicano sempre più spesso ai consumatori.
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È quel che emerge dalla nuova edizione dell’Osservatorio Immagino, che ha rilevato ben 35 indicazioni “green” leggibili sulle etichette di oltre 30mila prodotti venduti in supermercati e ipermercati di tutta Italia. Un paniere significativo e
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multiforme, che ha superato gli 11,5 miliardi di euro di vendite, mettendo a segno un aumento di +3,2% rispetto ai 12 mesi precedenti e contribuendo per quasi il 30% al sell-out di tutto il paniere rilevato dall’Osservatorio Immagino. “Questa crescita si deve all’aumento dell’offerta di prodotti dalle caratteristiche sostenibili, che rappresentano ormai il 23,9% delle 125.431 referenze monitorate in questa decima edizione dell’Osservatorio Immagino” spiega Marco Cuppini, research and communication director di GS1 Italy. Ma come stanno cambiando i prodotti di largo consumo per diventare sempre più sostenibili? Su quali fronti si concentrano gli sforzi delle aziende? E come scelgono di comunicare queste innovazioni sulle etichette dei prodotti? Per rispondere a queste domande, da gennaio 2020, l’Osservatorio Immagino intercetta e individua tutti i claim e le certificazioni relativi allo sfaccettato mondo della sostenibilità, misurandone la presenza numerica a scaffale e l’andamento del sell-out. Per affrontare un mondo tanto sfaccettato e in rapida evoluzione, l’Osservatorio Immagino ha scelto di suddividere i claim “green” presenti sulle etichette dei prodotti di largo consumo in quattro aree tematiche (Figura 1):
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Management sostenibile delle risorse: la più rilevante, con quasi il 10% dei prodotti e con una quota del 15,7% sul giro d’affari totale del paniere rilevato. • Agricoltura e allevamento sostenibili: accomuna il 2,3% dei prodotti che contribuiscono per il 4,0% al sell-out totale. • Responsabilità sociale: coinvolge quasi il 6% delle referenze e incide per quasi il 10% sulle vendite complessive. • Rispetto degli animali: è un valore espresso sul 10,6% dei prodotti rilevati, che rappresentano il 7,5% delle vendite totali. Se complessivamente, nell’anno finito a giugno 2021, il mondo dei prodotti sostenibili ha registrato un aumento di +3,2% delle vendite, tre dei suoi quattro panieri hanno avuto un andamento sopra media, superiore a +5,5%, e solo quello dei prodotti ottenuti nel rispetto degli animali ha mostrato una crescita più tiepida (+1,4%). Tra i 35 claim o certificazioni green individuati dall’Osservatorio Immagino in termini di numero di prodotti il più diffuso è Biologico/EU Organic (6,6% delle preferenze), seguito dalla certificazione FSC (4,7%) e dalle indicazioni “sostenibilità” (2,6%) e “riciclabile” (2,3%). In termini di performance, nell’arco dei 12 mesi rilevati, i claim che hanno messo a segno un maggior aumento del sell-out in supermercati e iper-
Figura 1
Fonte: Osservatorio Immagino GS1 Italy, ed. 2, 2021
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mercati sono stati il claim Mater-Bi (+48,0%), la certificazione Ok-Compost (+44,3%) e le indicazioni “compostabile” (+25,6%) e “senza antibiotici” (+17,8%). ATTENZIONE ALL’AMBIENTE E RISPETTO DEGLI ANIMALI, SALUTISMO ED EDONISMO, ITALIANITÀ ED ETICITÀ L’Osservatorio Immagino monitora i trend che guidano le scelte d’acquisto degli italiani nella distribuzione moderna, seguendo l’evoluzione di 11 panieri che rappresentano altrettanti fenomeni e tendenze di consumo: Nel food: • Italianità: in tutte le declinazioni, dal “100% italiano” alle indicazioni geografiche (come Dop e Igp) fino alla presenza di un richiamo alla regione di provenienza. • Free from: i 17 claim più importanti nel mondo dei prodotti “senza”. • Rich-in: i 12 claim più rilevanti nel paniere dei prodotti ricchi o arricchiti. • Intolleranze: la dinamica dei prodotti “senza glutine” o “senza lattosio”, e quella dei claim emergenti, come “senza lievito” o “senza uova”. • Lifestyle: i claim del cibo identitario, come “vegano”, “vegetariano”, Kosher e Halal. • Loghi e certificazioni: bollini, indicazioni e claim che forniscono garanzie precise, come il logo EU Organic o le 8 certificazioni del mondo della Corporate social responsibility (come Fairtrade, Friend of the sea, FSC, Sustainable cleaning e UTZ). • Ingredienti benefici: dall’avena alla canapa, dal matcha all’avocado, dallo zenzero ai semi di sesamo, i 27 sapori più trendy nel mondo dei superfruit, delle spezie, di supercereali/ farine, dei dolcificanti, dei semi e dei superfood. • Metodo di lavorazione: “estratto a freddo” e “lavorato a mano”, “non filtrato” o “a lievitazione naturale”, quando la tecnica produttiva fa la differenza.
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Texture dei prodotti: morbido o ruvido, soffice o croccante, sottile o fragrante? Le 11 consistenze più evidenziate in etichetta. Nel non food: • Cura casa green: i sette claim che comunicano la sostenibilità dei prodotti per la pulizia domestica. • Cura persona: i 30 claim più significativi nell’universo dei prodotti per la cura personale relativi agli universi del free from, del rich-in e della naturalità.
GLI APPROFONDIMENTI: LA SOSTENIBILITÀ IN ETICHETTA Anche in questa edizione dell’Osservatorio Immagino è presente il “Barometro sostenibilità”,
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che misura e racconta come le aziende comunicano sulle etichette le misure che hanno adottato per migliorare il loro impatto ambientale. A giugno 2021 hanno superato quota 30 mila i prodotti che riportano in etichetta almeno un claim o una certificazione relativi alla sostenibilità. Il loro giro d’affari è arrivato a 11,5 miliardi di euro, in aumento di +3,2% rispetto ai 12 mesi precedenti. Nello stesso periodo è cresciuto anche il numero delle indicazioni “green” rilevate sulle loro confezioni (ben 40 tra claim e certificazioni), suddivise in quattro aree: • Management sostenibile delle risorse. • Agricoltura e allevamento sostenibili. • Responsabilità sociale. • Rispetto degli animali. Un’analisi approfondita è dedicata alla comunicazione in etichetta della riciclabilità dei packaging: quasi un terzo di tutti i prodotti analizzati fornisce indicazioni che aiutano a conferire correttamente le confezioni e la loro quota è aumentata di +4,1% nei 12 mesi rilevati. IL DOSSIER SPECIALE: PETFOOD Il dossier della decima edizione dell’Osservatorio Immagino è dedicato al mondo della nutrizione per cani e gatti. Complessivamente sono stati rilevati 3.461 prodotti che hanno sviluppato 767 milioni di euro di vendite tra supermercati e ipermercati italiani, con una crescita di +1,2% rispetto ai 12 mesi precedenti. Partendo dalla rilevazione di 18 claim, anche questo settore è stato suddiviso in tre panieri, dedicati rispettivamente al free from, al rich-in e all’italianità. L’approfondimento dedicato al tema della sostenibilità rileva come venga comunicata sui packaging dei prodotti destinati alla nutrizione di cani e gatti. Tre i panieri costruiti dall’Osservatorio Immagino: • Management sostenibile delle risorse. • Agricoltura e allevamento sostenibili. • Rispetto degli animali.
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GROCERY NEIGHBOUR: IL NEGOZIO MOBILE DI PRODOTTI FOOD FRESCHI Il caso Grocery Neighbour in Canada è il primo esempio di format che ha sviluppato un’integrazione del truck con un’app che invia notifiche quando il truck è nelle vicinanze e addirittura consente di farlo fermare davanti alla propria casa per poter uscire e fare la spesa di Fabrizio Valente - Founder e Amministratore di Kiki Lab (Gruppo Promotica)
Grocery Neighbour è un format innovativo di negozio mobile installato su un grande truck a 18 ruote, lungo 18 metri, con un assortimento variabile ma focalizzato su prodotti freschi: frutta e verdura, carne, pesce, prodotti da forno, specialità locali, oltre a bevande e alcuni prodotti confezionati.
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SMART TECH I negozi mobili esistono da tempo in tutto il mondo, ma l’innovazione di Grocery Neighbour consiste nell’aver sviluppato un’integrazione del truck con un’app che consente ai clienti di contare su un’esperienza fluida e molto efficiente. L’app invia notifiche quando il truck è nelle vicinanze e addirittura consente di farlo fermare davanti alla propria casa per poter uscire e fare la spesa. L’app viene utilizzata anche per gestire la coda ed evitare così assembramenti fuori dal truck. Una volta entrati l’esperienza è totalmente self service: il cliente scansiona con l’app ogni prodotto da acquistare per inserirlo nel proprio ‘carrello’ e alla fine paga i prodotti tramite app, quindi in modalità contactless. L’analisi degli acquisti consente di tenere traccia delle preferenze dei clienti su base locale, così da poter adeguare l’assortimento a seconda del quartiere, collaborando con i fornitori della zona per un’offerta a Km. 0 che possa esprimere al meglio la qualità, la freschezza dei prodotti e il sostegno concreto ai valori del localismo.
IN EVIDENZA
Caso tratto dalla ricerca internazionale Retail Innovations 16 Grocery Neighbour – Canada Un negozio mobile di prodotti food freschi, integrato con una app, per offrire ai clienti un’esperienza d’acquisto comoda e veloce direttamente sotto casa Area chiave •
Omni Experience
Tendenze complementari •
Smart Tech
Info chiave • • •
Negozio food freschi su truck integrato con app 2.000 referenze (capacità massima) 18 metri e 18 ruote: truck
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COMMENTO FINALE KIKI LAB Grocery Neighbour è il primo progetto al mondo di questo tipo, capace di far evolvere il modello classico del negozio mobile, grazie all’app. Le persone che lavorano a casa, target esploso con la pandemia e che anche in futuro resterà molto numeroso, e quelle che non hanno la possibilità di spostarsi possono trovare un’offerta di prodotti freschi direttamente sotto casa, con acquisti facili da pianificare e realizzare. Le potenzialità del progetto sono numerose e in prospettiva il modello è adatto per poter ampliare l’offerta anche ai pasti pronti. Sfida: sviluppare velocemente l’attività per poter offrire un adeguato rapporto prezzo-qualità dei prodotti offerti e riuscire a ‘localizzare’ l’offerta in chiave Km.0.
PROSSIMO EVENTO KIKI LAB
Retail Innovations 17 L’innovazione che ispira il successo nel Nuovo Mondo Milano 23 marzo | Enterprise Hotel, ore 10-17
17ma edizione della ricerca annuale mondiale Retail Innovations Fabrizio Valente, Fondatore e Amm. Kiki Lab (Gruppo Promotica) Moderazione Cristina Lazzati, Dir. Mark Up e Gdoweek Testimonianze aziendali Mario Gasbarrino, Amm. Del. Decò Italia Michele Rossi, Dir. Gen. Under Armour Italia
Diego Toscani, Amm. Del. Promotica Giangiacomo Ibba, Pres. Crai Coop Caterina Nincevich, Community Man. Leroy Merlin Italia
Umberto Montano, Fondatore e Pres. Mercato Centrale
Alberto Serrentino, Founder Varese Retail (Brasile): highlights NRF 2022 e ultime novità del retail di New York
Luca Bertagnolli, Mental Coach ‘estremo’, intervistato da Fabrizio Valente su ‘Fiducia come motore’
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La comunicazione aziendale si adegua alle regole dei nuovi mercati e diventa sensoriale
IL BRANDING SONORO: AI TESTI SI AGGIUNGONO I SUONI Questo rende più semplice catturare l’attenzione del consumatore e far in modo che l’informazione sia fissata nella sua memoria
A cura di Stefania Giuseppetti
Le tecnologie, in risposta ai cambiamenti economici e sociali degli ultimi anni, hanno influito notevolmente sulle strategie aziendali e hanno contribuito al passaggio da “la civiltà dell’immagine” a “la civiltà dell’immagine in movimento”. Di fronte al flusso di informazioni continuo e martellante, oltre a
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informare, comunicare e coinvolgere, diventa quindi necessario produrre contenuti multimediali che viaggiano in maniera fluida attraverso tutti gli schermi e tutte le dimensioni. I confini tra i vari strumenti, nati autonomi e integri nelle loro definizioni, finiscono per assottigliarsi, producendo vantaggi il cui valore non è dato dalla somma dei mezzi espressivi ma dal risultato di un’integrazione di più codici espressivi contemporaneamente. In questo scenario, nasce la consapevolezza del valore di una strategia di integrazione multicanale, in grado di creare quel messaggio unico, capace di
distinguersi all’interno di una massa indistinta di notizie; ma soprattutto di creare quel contenuto capace di attirare l’attenzione del consumatore che, costantemente invaso da stimoli visivi, è sempre di più assuefatto al rumore della pubblicità che lo circonda. Così, la comunicazione si adegua e diventa multisensoriale: alle immagine fisse e in movimento, insieme ai testi, si aggiungono i suoni. I VANTAGGI DELLA COMUNICAZIONE SONORA La percezione sonora ha un vantaggio su quella visiva: se da un lato si può vedere qualcosa solo se la si guarda, per sentire qualcosa non è necessario ascoltarla intenzionalmente. Attraverso il suono, inoltre, si abbattono le barriere linguistico-culturali e diventa possibile trasportare il messaggio su scala globale. La musica è infatti un fenomeno universale, con competenze comuni a tutta la popolazione del mondo, sia nella ricezione, sia nella produzione. Questo rende più semplice catturare l’attenzione del consumatore e far in modo che l’informazione sia fissata nella sua memoria. Il ricordo e la notorietà rendono la marca distinguibile e, soprattutto, le permettono di acquisire una personalità forte che la rende riconoscibile e la fidelizza verso i clienti. IL SUONO COME VOCE DEL BRAND Il suono diventa la voce del brand, con il potere di influenzare emotivamente il consumatore e di generare in lui particolari stati d’animo e sentimenti. A differenza del jingle – motivo musicale che ha lo scopo di accompagnare uno spot pubblicitario – il branding sonoro contribuisce a formare il DNA audio del marchio, evocando la sua personalità e i suoi valori fondamentali. Citando Wikipedia “Il branding sonoro (noto anche come audio branding, musica del branding, marchio sonoro, branding acustico o suono mnemonico) è l’uso del suono per rafforzare l’identità del marchio. Il branding sonoro sta diventando sempre più un veicolo per trasmettere un messaggio memorabile per consumatori mirati, approfittando del forte senso di memoria del suono.” L’udito, infatti, è il senso maggiormente connesso con la porzione più istintiva e naturale del nostro
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dia distintiva e inconfondibile in grado di adattarsi a generi e culture diversi. I primi branding sonori sono diventati così iconici da procurarci un senso di nostalgia ogni volta che li ascoltiamo. Chi non riconosce il suono inconfondibile del marchio Intel (https://youtu.be/ OnUjfCA45s4), oppure la sequenza delle cinque note all’accensione dei telefonini Nokia (https:// youtu.be/35kQnqcgqVw)?
IN EVIDENZA
cervello; e quando la mente si connette istantaneamente a determinati suoni, questo risponde immediatamente, richiamando ricordi o emozioni, che, all’interno del nostro processo decisionale, hanno un ruolo chiave. La combinazione tra musica e suono non ha rivali nella sua capacità di attrarne l’attenzione verso la marca e favorire la propensione al consumo. DOVE PUO’ ESSERE USATO IL BRANDING SONORO Il branding sonoro, oltre che nella pubblicità radiofonica e televisiva, può essere inserito nel messaggio di attesa telefonica, in tutti i punti di contatto, tutte le piattaforme digitali, o riprodotto a intervalli regolari nella playlist musicale all’interno del punto vendita. IL BRANDING SONORO AL SERVIZIO DI COLOSSI AZIENDALI L’inconfondibile suono di McDonald’s – che precede il loro slogan “I’m Lovin’ It” utilizza toni che incoraggiano l’ascoltatore a sentirsi felice, ottimista e positivo – ha infatti contribuito notevolmente ad incrementare il suo status di ‘lovemark’ (https:// youtu.be/SE1B3N_a7fE). Coca-Cola, amplificando il suono che si percepisce stappando la propria bibita, è stata in grado di affrontare le barriere culturali e linguistiche, raggiungendo i consumatori di tutto il mondo. Mastercard, si è rivolta a musicisti, agenzie e artisti di tutto il mondo – tra i quali emerge il genio Mike Shinoda dei Linkin Park – per ottenere una melo-
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1 Il branding sonoro è l’uso del suono per rafforzare l’identità del marchio
2 A differenza del jingle, il branding sonoro contribuisce a formare il DNA audio del marchio, evocando la sua personalità e i suoi valori fondamentali
3 Il branding sonoro, oltre che nella pubblicità radiofonica e televisiva, può essere inserito nel messaggio di attesa telefonica, in tutti i punti di contatto, tutte le piattaforme digitali, o riprodotto a intervalli regolari nella playlist musicale all’interno del punto vendita
UN VIAGGIO ALLA SCOPERTA DELLE ECCELLENZE ITALIANE TRIESTE
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7 luglio 2022
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Il corretto approccio per una adesione passa anche dalla mentalità del candidato affiliato
ADERIRE AD UN FRANCHISING: COMPORTARSI DA INVESTITORI Venire a conoscenza di opportunità in franchising come “cliente del marchio”, ma anche come lettore di riviste, frequentatori di fiere, navigatori in internet, ecc. può avere riflessi… di Mirco Comparini - Commercialista, Revisore Legale e Consulente al Franchising
L’approccio di un potenziale affiliato ad una ipotetica adesione a sistemi di franchising, attuato con i vari strumenti a sua disposizione, risulta essere spesso anche di tipo “variegato”, nel senso che tale potenziale affiliato può indirizzare la sua attenzione anche a più marchi in settori completamente diversi tra loro, neanche affini. Anche se questo approccio può ingenerare maggiori approfondimenti verso una o più reti, alcuni potenziali affiliati si trovano frequentemente ad agire come “clienti” o, comunque, soggetti che apprezzano il prodotto o il servizio. E’ l’approccio giusto? Intanto, come “nota di colore”, ma alquanto sostanziale, occorre considerare quanto sia diversa la terminologia adottata in Italia
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rispetto ai paesi nei quali il franchising risulta ampiamente più diffuso e più inserito nella cultura imprenditoriale. Infatti, mentre in Italia si parla di “adesione ad una rete di franchising” (o ad un marchio, ecc.), in paesi come Francia, USA e tanti altri, si parla di “acquistare una franchise”, esattamente come se fosse un prodotto. Questo potrebbe risultare già sufficiente per comprendere come gli stessi affiliati abbiano approcci diversi nel momento in cui intendono far parte di un sistema di franchising o un sistema “a rete”: sanno che stanno “comprando un sistema (collaudato) per fare impresa”. Secondariamente, occorre dire, se da un lato l’aspetto comportamentale “da consumatore” da parte del potenziale affiliato esprima un risultato positivo per la rete circa la forza comunicativa del suo marchio (attrazione) e sotto l’aspetto “qualitativo” del prodotto/servizio, lo stesso potenziale affiliato potrebbe essere completamente privo di esperienze circa la effettiva conoscenza della qualità del “prodotto/servizio franchising”. Seppur sia certamente importante avere coscienza del fatto che un prodotto di successo possa essere un primo indicatore della validità della formula del franchisor, questo aspetto, in ogni caso, non risulta così fondamentale nel momento in cui la generalità dei consumatori risponde positivamente al marchio e alla sua presenza sul mercato e, pertanto, bene chiarire che l’approccio “da consumatore” è altresì importante per comprendere maggiormente il business, ma non è tutto. Infatti, quanto sopra esposto (noto a tutti gli operatori del settore) determina che, con tale forma di approccio da “comportamento da cliente”, l’interesse dei potenziali affiliati possa risultare dominante nel processo di franchising. Questo aspetto non è assolutamente positivo e agevola, tra l’altro, le reti poco serie, poco strutturate, scarsamente dotate di sostanza, ecc.. Il miglior approccio che un potenziale affiliato dovrebbe avere come primo elemento è senza dubbio il “comportamento da investitore”, fermo rimanendo, come detto, che debba essere ben presente anche quello “da consumatore”. Ma quali fasi dovrebbero essere affrontate da un potenziale affiliato in termini di “comportamento da investitore”? Vediamone alcune riportate in forma sintetica: 1. il primo essenziale e fondamentale approccio è quello di gestire il processo di adesione con il
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primario obiettivo di individuare (e proiettare) il ritorno previsto sull’investimento conseguente l’adesione. Seppur “mettersi in proprio” crei una propria indipendenza (economica e giuridica), una autonomia gestionale (anche se l’attuale contesto esprime una riduzione di interesse al riguardo), conoscere (e ottenere) un giusto ritorno sull’investimento, fermo rimanendo il rischio di impresa, costituisce la più importante informazione e per ottenerla occorre sviscerare nei minimi dettagli il business al quale stiamo ponendo attenzione; se il ROI del sistema, o dei sistemi di franchising individuati, non risulta soddisfacente, allora è meglio indirizzarsi su altre proposte di franchising, fermo restando di dover fare i conti con le proprie disponibilità finanziarie, ma da non sottovalutare sono anche le varie opzioni verso altre forme di investimento, abbandonando l’idea di aderire ad una rete di franchising, esempio; ovviamente se è impossibile centrare, “azzeccare” tutte le previsioni, ma questo non può impedire di avere il massimo dei dati disponibili per prevedere i potenziali guadagni ed equiparare i probabili risultati dell’investimento. Importante: occorre essere scettici nei confronti dei franchisor, non per un approccio malfidato, ma semplicemente per un approccio prudente, considerato che in Italia non vi è obbligo legale di fornire un, seppur ipotetico e non impegnativo, business plan, così come non lo sono tante altre informazioni obbligatorie in altri paesi, come, ad esempio, la fotografia del mercato di insediamento; pensare, riflettere, concentrare la propria mentalità “come un investitore”, quindi, perché l’investitore ha una prospettiva diversa di un “cercatore di lavoro”. Gli investitori si concentrano sugli aspetti finanziari della transazione e meno sugli elementi emotivi, come accade in forma di “cliente” o in forma di “consumatore”. Ripetendo il concetto, ciò non diminuisce l’importanza della figura “da cliente” e neanche le relazioni attivate (e quelle future) con una rete di franchising, ma non dovrebbe essere la componente più importante; confrontare ed esaminare le varie opportunità di franchising rispetto a marchi simili, è altra ovvia e ben nota attività di analisi;
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6. anche parlare con il maggior numero possibile di affiliati ed ex affiliati ponendo loro molte domande è altra ovvia e ben nota attività di analisi. Avere queste informazioni consente anche di confrontarle con quelle ricevute dal franchisor; 7. affidarsi ad un professionista (avvocato e/o commercialista, verificando, comunque, l’iscrizione all’Ordine Professionale) veramente
specializzato nel settore del franchising (molti si autodichiarano tali) per controllare le informazioni precontrattuali e quelle integrative, così come previsto dalla legge, ma, ricordarsi, ciò non è sufficiente. Infatti, stiamo parlando di una delle più complesse due diligence nelle quali gli elementi da sottoporre a valutazione sono moltissimi e, spesso, non messi in bella vista.
L’AGEVOLAZIONE SABATINI VALE ANCHE PER IL FRANCHISING Dal Ministro dello Sviluppo Economico Gli investimenti in beni strumentali effettuati dal franchisor (affiliante) sono ammissibili al contributo previsto, anche se concessi in comodato d’uso ad uno o più franchisee (affiliati). Un chiarimento giunto dal Ministero dello Sviluppo Economico, con risposta Faq 6.23, precisa la possibilità di usufruire dell’agevolazione in investimenti in beni strumentali e specifica a quali condizioni. Questo il quesito sottoposto al chiarimento del Ministero: Può presentare domanda di agevolazione un franchisor che acquista macchinari, impianti e attrezzature (mantenendone la proprietà), per cederli in prestito d’uso (altrimenti detto “comodato d’uso” gratuito) a diversi franchisee? La risposta del Ministero va oltre al quesito in quanto, fornisce il medesimo chiarimento allargandolo anche alla locazione dei beni strumentali coprendo, così anche un’altra delle modalità con le quali le parti contrattuali regolano tale tipologia di rapporto. Infatti, il Ministero chiarisce: Il contratto di franchising è un contratto “atipico” in quanto non è direttamente disciplinato dal Codice Civile e rientra nella categoria dei contratti di distribuzione. Si tratta di un accordo di collaborazione commerciale tra
due imprenditori giuridicamente ed economicamente indipendenti e volto alla commercializzazione di beni e/o servizi. L’acquisto di beni strumentali da parte di un franchisor può essere considerato ammissibile se vengono rispettate le seguenti condizioni: 1) i beni acquistati devono essere strumentali all’attività svolta dal franchisor, ad uso produttivo ed avere una loro autonomia funzionale; 2) essere iscritti nell’attivo dello stato patrimoniale del franchisor, così come previsto dall’articolo 5, comma 1, del decreto interministeriale 25 gennaio 2016; 3) se concessi in locazione o in comodato gratuito al franchisee, la locazione o il comodato devono risultare da regolare contratto registrato secondo quanto previsto al punto 7.8 della circolare 15 febbraio 2017, n. 14036, e ss.mm. ii., e riportante l’ubicazione dell’unità produttiva in cui vengono utilizzati i suddetti beni, nonché l’impegno a non distrarre i beni agevolati dall’uso produttivo nei tre anni successivi alla data di completamento dell’investimento, e l’irrevocabilità dell’affitto-comodato per i suddetti 3 anni.
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Se torniamo indietro di dieci anni ci si accorge subito di quanto fosse minima l’attenzione della giurisprudenza in materia di affiliazione commerciale
FRANCHISING: UN MOMENTO PER RIFLETTERE Negli ultimi anni, invece, non è raro trovare pubblicazioni di sentenze dei tribunali italiani in materia. Il discorso merita una precisazione e una grande attenzione per il settore
di Alessio Molinarolli - Avvocato
A chi scrive pare che il momento storico attuale stia offrendo importanti spunti di riflessione sul mondo del franchising. Se si apre qualunque pubblicazione scientifica, diciamo, di dieci anni fa, ci si accorge subito di quanto poche fossero le sentenze dei giudici di merito in materia di affiliazione commerciale.
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Negli ultimi anni, invece, sembra che se ne vedano di più. Non è raro trovare pubblicazioni di sentenze dei tribunali italiani in materia negli ultimi cinque anni. Il discorso merita una precisazione. Le cause relative a royalties non pagate o all’indebito utilizzo del marchio già esistevano; poche, se non addirittura sparute, erano invece le decisioni che entravano nel vivo della materia, nel cuore del do ut des del contratto. Ultimamente, si trovano invece sentenze che scendono nel merito della consistenza del know-how trasferito, della formazione (che ne costituisce un aspetto), della sperimentazione della formula commerciale, dell’esclusiva. In un modo o nell’altro, quindi, l’esperienza si sta arricchendo di una casistica che dovrebbe servire da punto di riferimento. Non saranno sfuggite poi le notizie degli ultimi anni in merito ad istruttorie avviate dall’Antitrust italiana: si badi, solo istruttorie che, come tali, potrebbero terminare anche con decisioni favorevoli allo stesso affiliante interessato. Il punto è questo: anche sotto questo aspetto vi è un approfondimento – e quindi un conseguente dibattito - delle tematiche concrete e centrali del rapporto di franchising. Nei casi all’attenzione dell’Autorità, in particolare, si affronta la questione dell’equilibrio/squilibrio delle clausole contrattuali, nell’ambito dell’accertamento della fattispecie del c.d. abuso di dipendenza economica. Occorre essere pratici e prendere spunto in modo intelligente dalla situazione per trovare spiegazioni e, ove occorrano, soluzioni. UN PUNTO CENTRALE: EQUILIBRIO E SQUILIBRIO Si diceva … squilibrio contrattuale. Per tradurre il concetto in termini semplici, sia pure grossolani, ciò sta a significare che una parte sta ricevendo più di quello che dà, in termini di diritti e obblighi nascenti dal contratto. Non solo. In misura eccessiva ... Quando poi, in altri casi, la giurisprudenza, anche con riferimento ai contratti di franchising, enfatizza il principio di buona fede e correttezza (ad esempio in materia di esclusiva territoriale), lo fa avendo presente che per il diritto civile gli
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delle conoscenze pratiche promesse, ecco che il mancato pagamento di royalties o fee di ingresso assume una gravità ben minore fino, alle volte, a perdere rilevanza giuridica. Lo stesso può dirsi sull’effettiva o meno sperimentazione della formula commerciale. Naturalmente, vi sono molti casi virtuosi e chi scrive è testimone del fatto che, quando il knowhow è presente e viene trasferito agli affiliati, il Tribunale lo riconosce e le eccezioni pretestuose rimangono … mere eccezioni pretestuose.
interessi di entrambe le parti nel contratto hanno pari dignità e valore giuridico. Certamente ognuno perseguirà il proprio, ma dovrà farlo sempre avendo riguardo anche all’interesse dell’altra parte. Nella sostanza, anche questo principio e l’applicazione che ne deriva sono un “invito” dell’ordinamento all’equilibrio. Ancora, spesso si assiste alla seguente situazione: il franchisor si rivolge al giudice per sentir condannare il franchisee al pagamento di una somma di denaro (tipicamente corrispettivi rimasti inadempiuti) e il franchisee contesta la effettiva trasmissione del know-how o la sperimentazione della formula. Alle volte le eccezioni del franchisee sono pretestuose; altre volte trovano accoglimento. Il punto però non è quello di prendere aprioristicamente posizione per una tesi o per l’altra, quanto piuttosto prendere coscienza che l’effettivo trasferimento del know-how, per fare un esempio, è una questione di fatto che può essere oggetto di valutazione da parte del giudice. Ove quest’ultimo non ravvisi un’effettiva trasmissione
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IN CONCLUSIONE Se l’esperienza non è utile ad imparare e progredire, tanto vale farne a meno, perché si corre il rischio di trovarsi solo con delle brutte cicatrici. A questo punto, di quello che abbiamo, è dunque meglio fare tesoro. Nessun allarmismo, ben inteso, anche considerato che quando emerge dalla casistica non è nulla che non fosse già desumibile dalle norme vigenti. Un processo di autovalutazione – animato da spirito di miglioramento e non di condanna - potrebbe essere un punto di partenza per correggere, alla luce dell’esperienza, alcuni punti critici o, perché no, per confermare che quanto finora messo in campo va bene.
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Bestseller internazionale
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MULTIPLIERS - Come accendere l’intelligenza delle persone Autore: Liz Wiseman Editore: Franco Angeli Pagine: 276 / Prezzo: € 26,00
Finalmente in italiano il bestseller rivisto e aggiornato che esplora il motivo per cui alcuni leader prosciugano le capacità e l’intelligenza dai loro team, mentre altri le amplificano per produrre risultati migliori. Può capitare infatti di incontrare due tipi di leader profondamente diversi. Il primo disperde l’energia e le capacità dalle persone che lo circondano perché deve essere sempre la persona più intelligente nella stanza; chi spegne il talento e l’impegno è un Diminusher. Il secondo usa la propria intelligenza per amplificare i talenti delle persone attorno. Quando entra in una stanza, le lampadine si accendono sulla testa delle persone, le idee fluiscono e i problemi vengono risolti. Chi ispira le persone a spendersi per fornire risultati che superano le aspettative è un Multiplier. E il mondo ne ha bisogno, specialmente ora, quando ci si aspetta di ottenere di più con meno risorse. Analizzando i dati di oltre 150 leader, l’autrice ha identificato cinque discipline che distinguono i Multipliers dai Diminusher. Queste discipline non si basano sul talento innato: sono abilità e pratiche che tutti possono imparare a usare - anche i diminuitori accidentali.
DIVENTA LA BOSS D I T E ST E SSA Autore: Elena Borghi Editore: Q Group srl Unipersonale Pagine: 151 / Prezzo: € 19,90
“Questo libro non è per tutte. È solo per chi è pronta a mettersi in discussione. Questo libro è per le donne che vorrebbero sapere quando cambiare lavoro, avviare un’azienda o fare evolvere la propria vita. Questo libro è per quelle donne che hanno una buona intuizione ma hanno paura di fare scelte difficili. Questo libro è nato per chi ha il coraggio di fare il primo passo, anche quello che permetterà di rialzarsi. Se sei disposta a cercare un nuovo inizio, a metterti in gioco e a prendere in considerazione anche l’eventualità di fallire per ricominciare, questo libro è per te.” Molto chiaro l’approccio che nulla ha a che fare con il femminismo o con altri movimenti di genere: è semplicemente uno strumento che vuole cercare e soprattutto far ritrovare dentro di sé gli strumenti per iniziare a vivere in maniera diversa. Autostima, gestione del tempo, personal branding sono alcuni dei tempi che percorrono l’opera, che non vuole essere un manuale, ma più un decalogo di regole da seguire secondo la propria percezione.
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BRAND 111. CENTOUNDICI DOMANDE E RISPOSTE PER SAPERE DI PIÙ SULLA BRAND E SUL SUO FUTURO Autore: Elio Carmi Editore: Fausto Lupetti - terza edizione rivista e aggiornata Pagine: 264 / Prezzo € 19,00
Dappertutto è Brand, la prima bibita che pensiamo è una Brand, una cioccolata spalmabile o un detersivo che lava più bianco del bianco sono una Brand. Nel libro il lettore - studente o ex studente, designer o professionista nell’ambito della comunicazione - troverà 111 domande, quelle più frequenti che chi si occupa di Brand trova sul suo percorso. Le risposte sono costruite con idee semplici, suggestioni verbali e visive, idee e citazioni, e visto che la Brand è una realtà viva e in costante movimento il libro definisce più livelli di indagine. Ne risulta un racconto illustrato, costruito da chi ha imparato cos’è la Brand interrogandosi e facendola, passando sempre attraverso una pratica verificata cercando le risposte anche in strada, tra la gente, potremmo dire sul terreno di battaglia in cui le marche si rivelano e si affermano o soccombono. Un’indagine i cui confini si insinuano tra la politica, il territorio, il mercato, l’antropologia, il design, la semiotica, l’architettura, l’arte, la parola e l’immagine. Una storia in progress, sempre più di interesse globale, e sempre più attenta alla Persona, che è il vero centro di ogni discorso. RAGGIU N GE R E OBIE T T IV I - LOGIC HE N ON LINEAR I PE R R ISOLV E R E PR OBLE M I COM PLE SS I Autore: Sergio Casella Editore: Tecniche Nuove Pagine: 208 / Prezzo € 15,90
È semplice rendere le cose complicate, ma è difficile renderle semplici. (F. Nietzsche) Viene spesso da chiedersi perché esistono organizzazioni, aziende, squadre, persone che raggiungono risultati in tempi brevi con poche risorse e risolvono problemi complessi mentre altri non sono in grado? La tesi sostenuta da questo lavoro di Sergio Casella, con l’ausilio di molti esempi applicativi derivanti dalla sua attività manageriale, è quella che i processi lineari funzionano per risolvere problemi semplici. Il concetto di causa-effetto, tanto utilizzato per la soluzione di problemi, lavora bene su sistemi creati dall’uomo che nascono con quella logica. Problemi semplici, appunto, lineari, che risultano essere una minoranza. Le aziende sono composte da persone ed ognuna di queste è di per sé un sistema complesso che funziona in minima parte con logiche razionali ed in gran parte con paradossi, contraddizioni, credenze, legate a sensazioni ed emozioni. Il volume insegna come abbandonare il consueto modo di pensare. Volare “controvento” è spesso una condizione necessaria al raggiungimento degli obiettivi che ci si prefigge. 87
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con la conseguente emersione di nuovi format di brand e nuove pratiche di gestione; l’importanza dell’esperienza nei luoghi di vita e dello shopping con la necessaria crescente integrazione di soluzioni leisure e di ristorazione sempre più complete. Tutti questi fenomeni di fondo stanno trasformando i siti e le destinazioni tradizionali in nuovi poli di socialità, portando all’affermazione di nuovi concept retail. MAPIC 2022 analizzerà i principali cambiamenti in atto nell’industria, dando la parola ai nuovi attori al centro di questa trasformazione, e guiderà i player del mercato nell’identificazione e nella scelta delle soluzioni e dei partner più idonei a dare nuova linfa al proprio business.
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