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COMUNICAZIONE

COMUNICAZIONE

Tra nuove tecnologie e tradizione il settore dell’arredamento in Italia presenta ancora oggi ottime prospettive di guadagno

TUTTO SULL’ARREDO TRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE

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Il merito è anche degli imprenditori e delle reti franchising che hanno saputo reinventarsi creando format dinamici ed in grado di incontrare i trend di mercato

Secondo le stime sui risultati preconsuntivi elaborati dal Centro Studi Federlegno Arredo Eventi, la produzione della filiera italiana del legno arredo registra nel 2018 una variazione positiva, nonostante i timori sia per gli eventi geopolitici esterni che avrebbero potuto penalizzare le nostre esportazioni, sia sul versante interno relativamente alla possibile instabilità politica. Il dato complessivo del settore legno arredo ha registrato una produzione 2018 in aumento dell’1,8% rispetto al 2017. I segnali di avvio per il 2019, a causa delle previsioni al ribasso dell’economia, rimangono invece incerti e volatili soprattutto per quanto riguarda le valutazioni dell’export per quasi tutti i settori.

L’AMERICA E LA CINA I MERCATI IN CRESCITA USA e Cina, i mercati più promettenti per potenziale di crescita e dimensione, presentano per l’Italia sbocchi particolarmente interessanti per i prossimi anni. La quota italiana sull’intero import è del 2,5% per gli USA (primo importatore al mondo) e del 18,4% per la Cina; due mercati molto diversi, ma accomunati dall’interesse per la qualità e il posizionamento dei prodotti più che per la convenienza rispetto ai concorrenti. Tornando all’anno appena concluso, il quadro complessivo dei consumi in Italia è stato positivo, +0,7% come rilevato da Istat, benché resti inferiore alle altre principali economie (USA e Canada in primis) e in generale non abbia recuperato i valori ante-crisi: dal 2007 i consumi di mobili ed elettrodomestici segnano ancora un delta del -12,5% nonostante la ripresa a partire dal picco negativo del 2015. Si tratta di un cambiamento ormai strutturale nella domanda che difficilmente potrà recuperare tale gap: secondo Istat il potere di acquisto delle famiglie, negli ultimi 10 anni, si è ridotto infatti in modo netto e anche la loro capacità di risparmio con effetti diretti sui consumi di beni durevoli. Complessivamente per il macrosistema arredamento i segnali positivi sono arrivati sia dal mercato interno, con un aumento della produzione destinata al mercato nazionale del + 3,1% rispetto al 2017, sia dall’export che ha mantenuto un segno positivo costante che si stima intorno allo 0,8%.

PER L’ARREDAMENTO CRESCE LA PRODUZIONE L’arredamento in senso stretto vede crescere il valore della produzione complessiva del 2% e le esportazioni dell’1,6% trainate soprattutto dagli USA, diventati il 2° mercato in assoluto. Il sistema ufficio colma il calo delle esportazioni, che flettono rispetto a un 2017 particolarmente esaltante, con il mercato interno, che assorbe un aumento del 2,9% della produzione italiana (842 milioni di euro su una produzione totale superiore a 1,3 miliardi di euro). Anche per l’arredo bagno si registrano analoghe tendenze, con un mercato finale in crescita anche per il contributo delle importazioni. Il sistema illuminazione con 2,2 miliardi di euro consolida il valore della produzione rispetto al 2017, nonostante la flessione delle esportazioni, per un aumento delle vendite sul mercato interno che si attestano a 1,4 miliardi di euro (+5,7%). In generale si evidenzia una riduzione dell’impatto delle importazioni di prodotto finito, soprattutto dalla Cina, con il mercato interno che si rivolge maggiormente al prodotto nazionale.

LE IMPRESE DEL SETTORE IN ITALIA Secondo gli ultimi dati le imprese che operano nel settore arredo legno sono 29mila. Il fatturato medio è attorno ai 2 milioni di euro e le più grandi non arrivano al mezzo miliardo. Eppure la capacità innovativa e creativa delle aziende italiane dell’arredo-design riesce sempre a catalizzare l’attenzione del mondo. Se i numeri del settore sono da leadership mondiale, con l’Italia sul podio dei maggiori produttori ed esportatori di mobili, i numeri delle aziende sono invece meno incoraggianti, al confronto di quelle dei gruppi internazionali. Moltissimi marchi di grande fama e lunga storia hanno fatturati che viaggiano tra i 15 e i 30 milioni. Solo una ventina supera i 100 milioni, spesso grazie al consolidamento di diverse realtà all’interno dello stesso gruppo. Un elemento di riflessione arriva dalla classifica delle prime 15 imprese del settore in base ai fatturati, realizzata da Pambianco. La top 15 presenta alcuni cambiamenti rispetto al 2017, segno di un settore che, nonostante i ritardi sul fronte manageriale e gestionale, si è messo in movimento, con nuovi attori che emergono e i “big” che si scambiano le posizioni anche grazie al dinamismo sul fronte societario. Tornando alla classifica dei 15 gruppi principali dell’arredamento italiano, la performance migliore in termini di incremento percentuale è quelle di Poltronesofà (+22%), che conferma anche nel 2017 il trend positivo che contraddistingue il marchio di living di fascia media, al centro di una strategia coerente e capillare in termini di comunicazione e di distribuzione. Tuttavia è il segmento alto di gamma ad aver registrato nel complesso i risultati migliori. Crescono, infatti, a duplice cifra i ricavi del Gruppo B&B Italia (+16%), impegnato in acquisizioni (Arclinea) e nuove licenze (quella con Luigi Caccia Dominioni), Poliform (+13% il fatturato aggregato 2017) e Minotti (+15%). Solo due i segni meno, peraltro di entità limitata: Natuzzi (-1%) ed Estel (-3%). Tra le aziende produttrici di cucine, Scavolini domina ancora la classifica per valore con 215 milioni di euro ma la crescita più sostanziosa in termini è stata messa a segno da Veneta Cucine (+11%) e da Stosa (+14%) che proseguono il trend positivo degli ultimi anni puntando, nel primo caso sulla personalizzazione dell’offerta e nel secondo caso sulla proposta di livello alto.

LA CURIOSITÀ

QUANTO GLI ITALIANI SONO DISPOSTI AD INVESTIRE PER LA CASA SMART

Per smart home si intende una casa dotata di prodotti collegati in rete per il controllo, l’automazione e l’ottimizzazione di funzioni quali la temperatura, l’illuminazione, la sicurezza, o l’intrattenimento, sia da remoto sia tramite un sistema separato all’interno della casa stessa. Su questo argomento la Doxa ha realizzato una indagine per conto di Findomestic. Il 52% degli intervistati si dichiara pronto a investire in dispositivi smart per la propria abituazione: il 20% investirebbe fino a 500 euro, il 16% investirebbe tra 500 e 1.000 euro, il 12% investirebbe tra 1.000 e 2.000 euro in questi dispositivi, mentre solo il 4% sarebbe disposto a investirci oltre 2.000 euro. Il 33% si dichiara “non interessato” ai dispositivi smart dedicati all’abitazione, mentre il 15% non ha ancora preso una posizione in merito. Tra coloro che vorrebbero investire in dispositivi “smart” dedicati alla propria abitazione, il 53% investirebbe in dispositivi dedicati alla regolazione della temperatura (termostato, climatizzatore); il 47% in lampade e lampadine; il 46% in telecamere; il 43% in sensori per porte e finestre e il 38% in una caldaia. Il 37% è disposto a investire in videocitofoni o serrature, il 37% in prese elettriche, il 31% in grandi elettrodomestici e il 26% in piccoli elettrodomestici. Il 23% investirebbe in pulsanti automatici, il 22% in dispositivi per fumi e allagamenti e il 19% in purificatori, estrattori d’aria e cappe. Meno interessanti per gli intervistati risultano gli oggetti per la sicurezza dei bambini (13%), per gli animali domestici (9%) e per l’assistenza agli anziani (8%). Il 59% degli interessati al tema smart home possiede (16%) o sarebbe interessato ad acquistare (43%) un assistente virtuale, ossia un dispositivo che può dialogare con le persone allo scopo di fornire informazioni o compiere determinate operazioni (es. Amazon Echo, Google Home..). Tra coloro che ne possiedono già uno, l’11% lo trova molto utile, mentre il 5% si è pentito dell’acquisto. Tra chi sarebbe intenzionato ad acquistare uno smart speaker, il 13% pensa di acquistarlo perché rappresenta il futuro, mentre il 31% intende posticipare l’acquisto a quando avrà una casa smart e in grado di interagire con questo dispositivo. Il 10% non aveva mai sentito parlare di questi dispositivi, ma si è dichiarato interessato al loro acquisto in fase di intervista. Tra coloro che non sono interessati all’acquisto di un assistente virtuale (31%): il 9% non ne aveva mai sentito parlare, mentre il restante 23% li conosce ma non ha intenzione di acquistarli.

Fonte: Indagine Doxa realizzata per Findomestic.

NUOVE APERTURE PER KASANOVA E NATUZZI

Kasanova ha una previsione di 20 grandi store con un impiego totale di 100 nuovi addetti. Le regioni interessate sono Lombardia, Lazio, Campania, Sicilia, Puglia. Natuzzi, che apre 10 nuovi negozi con 30 persone totali, punta sul progetto Natuzzi new customer experience per ridurre i tempi di decisione del cliente finale e aumentare il tasso di conversione degli ordini.

Kasanova

Natuzzi

ITALIANI UN POPOLO DI CREATIVI: L’IMPORTANZA DEL DESIGN Il design si conferma una delle più solide strategie anticrisi: delle oltre 179.000 imprese europee di design una su sei parla italiano, perché il design è un marchio di fabbrica del made in Italy e contribuisce all’attrattività dei nostri prodotti a livello internazionale. Ed è anche grazie al design se il made in Italy è oggi il terzo marchio più conosciuto al mondo. Symbola ha avviato dal 2017 un osservatorio sul settore con il rapporto ‘Design economy’. Come spiega il report “Design economy” il nostro Paese mantiene un ruolo di leadership nel design. A cominciare dal numero di imprese attive: 29 mila, più delle circa 26 mila tedesche e francesi, delle oltre 21mila inglesi, delle 5mila spagnole. Con 4,3 miliardi di euro di fatturato del design, pari allo 0,3% del Pil, l’Italia è seconda tra le grandi economie europee dopo il Regno Unito (7,8 miliardi), davanti a Germania (3,8), Francia (2,1) e Spagna (1,1). In Europa, un addetto nel design su sei è italiano e in tutto possiamo contare su oltre 48 mila lavoratori del settore (il 16,6% del totale Ue). Dati in evidente crescita soprattutto negli ultimi cinque anni, in piena crisi: +1,5% per occupazione e +3,6% per fatturato. Siamo sul podio anche considerando il fatturato per addetto, che in Italia è di circa 90 mila euro. Meglio del valore medio comunitario (87.255 euro). Superano il fatturato per addetto italiano solo quello spagnolo (oltre 100mila euro per addetto) e del Regno Unito (oltre 137mila euro). L’Italia si colloca seconda per numerosità di brevetti di design, in ben 22 delle 32 categorie aggregate previste nella classificazione ufficiale Locarno risulta essere prima, seconda o terza.

IL DESIGN COME PROBLEM SOLVING Il design non è legato solo all’estetica ma anche alla capacità di risolvere problemi complicati, che vale oro nella complessità contemporanea: dall’ideazione di nuovi prodotti all’individuazione di nuovi mercati, fino alla ricerca di nuovi significati. Ieri come oggi la creatività è l’infrastruttura immateriale del made in Italy, non è un caso se la cultura del design è più forte dove ci sono imprese protagoniste del made in Italy. Il design è strategico anche per sviluppare una nuova generazione di prodotti che nel segno della bellezza rispondano ai dettami dell’economia circolare: efficienza, minore impiego di materia ed energia, riciclabilità, riutilizzabilità.

DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA ITALIANA DELLE IMPRESE DI DESIGN Le imprese italiane di design si concentrano soprattutto là dove è più alta la produzione di made

in Italy, a conferma del ruolo strategico che il design assume nel rapporto tra ideazione e produzione. Sono maggiormente presenti in Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Marche. In testa alla classifica delle province italiane per peso delle imprese del design sul totale nazionale troviamo Milano (con una incidenza dell’11,6%), quindi Torino (6,6%) e Roma (5,6%), che da sole accolgono più di un quarto della base produttiva del comparto. Seguono Bologna (2,7%), Firenze (2,6%), Napoli, Bergamo e Padova (tutte al 2,5%), Treviso, Vicenza, Modena e Brescia (tutte al 2,4%) e Como (2,3). La provincia di Fermo si colloca in prima posizione nella graduatoria per incidenza delle imprese del design sul totale delle attività provinciali, con un valore pari all’1,32%. Seguono Como (con una quota dello 0,95%), Modena e Lecco (0,65%), Milano (0,62%), Torino e Vicenza (0,58%). In termini di specializzazione si osserva dunque la sovrapposizione territoriale tra imprese del design e della manifattura. Nelle top twenty delle province italiane per incidenza del valore aggiunto e dell’occupazione delle imprese del design sul totale nazionale Milano è prima sia per incidenza del valore aggiunto (il 20,6% della ricchezza prodotta dalle attività del design), che per incidenza di occupati (pari al 16,4%). Seconda posizione in entrambe le graduatorie per Torino, con una incidenza del valore aggiunto del 7,6% e una incidenza dell’occupazione del 7,2%; terza per Roma, rispettivamente con il 6,5% e il 6,3%.

NEL SETTORE ARREDO E OGGETTI CASA L’ITALIA È SECONDA NELLA CLASSICA DI BREVETTI PER DESIGN Le performance del nostro Paese vanno oltre il fatturato e la specializzazione: l’Italia è uno dei leader anche nei brevetti, a dimostrazione dello

stretto legame tra design e innovazione. Il Registered Community Design, lo strumento comunitario di registrazione dei progetti e disegni in ambito industriale, vede il nostro Paese secondo dopo la Germania. L’Italia si colloca tra i primi tre Paesi per numero di brevetti di design in ben 22 delle 32 categorie aggregate previste nella classificazione ufficiale Locarno. Siamo infatti primi per numero di brevetti in 4 categorie (cibo e alimenti; articoli di ornamento; strumenti musicali, loghi). Il nostro Paese è al secondo posto in 8 categorie (tessile; articoli da viaggio; tessili artificiali; arredamento; articoli per la casa; impianti pubblicitari e insegne; impianti sanitari, di riscaldamento e condizionamento; apparecchi di illuminazione) e al terzo posto in 10 categorie (articoli per la pulizia; pacchetti e contenitori; orologeria; mezzi di trasporto; macchinari; strumenti fotografici, cinematografici e ottici; stampa e macchine per ufficio; articoli per la caccia e la pesca; costruzione ed elementi per le costruzioni, macchine per la preparazione di cibi). Un sistema, quello del design italiano, altamente qualificato che ha risposto alla crisi mettendo in campo specializzazione e creatività. Supportato dalla “sapienza” della nostra manifattura e da una solida rete di formazione, entrambe capaci di attrarre talenti a livello internazionale.

COME LE TECNOLOGIE HANNO INFLUENZATO L’ARREDO CASA L’arrivo in Italia dei grandi Over The Top (OTT) con gli smart home speaker Google Home e Amazon Echo rivoluziona il mercato della casa connessa, che raggiunge un valore di 380 milioni di euro nel 2018, in crescita del 52% rispetto al 2017, portando investimenti in termini di comunicazione e marketing senza precedenti in ambito smart home e spingendo le vendite degli

A MILANO IL SALONE DEL MOBILE

Edizione numero 58 per il Salone del Mobile di Milano: vetrina d’eccellenza della qualità, dell’innovazione e della creatività del settore dell’arredamento e appuntamento irrinunciabile per gli addetti ai lavori, ma non solo, attratti dall’ampia offerta merceologica e dal ricco carnet di appuntamenti e progetti. Cinque le manifestazioni, a cui si aggiunge un format espositivo completamente nuovo, che si svolgeranno in contemporanea, presso il quartiere Fiera Milano a Rho, da martedì 9 a domenica 14 aprile con apertura agli operatori tutti i giorni dalle 9.30 alle 18.30, e nelle giornate di sabato e domenica anche al pubblico. Il Salone Internazionale del Mobile e il Salone Internazionale del Complemento d’Arredo – suddivisi nelle tipologie stilistiche Classico, Design e xLux, offerta quest’ultima ampliata e presente, per la prima volta, anche nel padiglione n. 4 – scenderanno in campo con le biennali Euroluce e Workplace3.0, e con il SaloneSatellite. Al suo debutto, S.Project che si propone come uno spazio trasversale dedicato ai prodotti di design e alle soluzioni decorative e tecniche del progetto d’interni.

PER SAPERNE DI PIÙ: Il Salone del Mobile Milano è presente in rete con il sito web www.salonemilano.it e con i canali social (Facebook, Twitter, Instagram, LinkedIn, Pinterest, YouTube e Flickr), permettendo di scoprire tutte le informazioni, novità e anteprime sulla manifestazione del 2019. Gli hashtag ufficiali per seguire la 58a edizione sono: #SaloneDelMobile #Milano #SaloneDelMobile2019 #iSaloni #Euroluce. Al fine di agevolare la visita in fiera sarà possibile scaricare gratuitamente sul proprio device la App Salone del Mobile. Milano 2019 (disponibile per i dispositivi iOS Apple e per Android).

altri oggetti connessi, soprattutto legati al riscaldamento e all’illuminazione. Il trend di crescita del mercato italiano è paragonabile o addirittura superiore a quello dei principali paesi europei, anche se in termini assoluti il divario da colmare è ancora ampio. Insieme al mercato crescono anche il livello di conoscenza e la diffusione degli oggetti connessi nelle case degli italiani: il 59% ha sentito parlare almeno una volta di casa intelligente e il 41% possiede almeno un oggetto smart,

con le soluzioni per sicurezza (come sensori per porte e finestre) in prima posizione. Il boom degli assistenti vocali ha favorito soprattutto i retailer online e offline, che insieme incidono per il 40% del mercato (in crescita del 160% rispetto al 2017), a scapito della filiera tradizionale – produttori, architetti, costruttori edili, distributori di materiale elettrico e installatori – che mantiene un ruolo di primo piano ma perde terreno in termini di quote di mercato (dal 70% del 2017 al 50% di quest’anno). Un ruolo importante, infine, continua a essere giocato dalle startup che sviluppano soluzioni di “casa connessa”: si moltiplicano le collaborazioni con i grandi player e continuano a crescere i finanziamenti erogati dagli investitori istituzionali. Sono 141 le nuove imprese censite a livello internazionale, di cui 102 finanziate, per un totale di 1,5 miliardi di dollari di investimenti raccolti. Sono alcuni dei risultati della ricerca sulla Smart Home dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano.

LA CRESCITA DEL MERCATO ITALIANO Il mercato italiano delle soluzioni per la Smart Home cresce molto rapidamente nel 2018, con un ritmo paragonabile o addirittura superiore a quello dei principali paesi europei. In termini assoluti, però, l’Italia si colloca davanti solo alla Spagna (300 milioni di euro, +59%), mentre è ancora ampio il divario con Germania (1,8 miliardi, +39%), Regno Unito (1,7 miliardi, +39%) e Francia (800 milioni, +47%). La quota maggiore di mercato è legata alle soluzioni per la sicurezza, che vale 130 milioni di euro, pari al 35% del mercato. In seconda posizione troviamo la principale novità del 2018, gli smart home speaker, che oltre a generare vendite per 60 milioni di euro (16% del mercato), hanno direttamente o indirettamente trainato buona parte della crescita complessiva. Di poco inferiori le

vendite degli elettrodomestici, pari a 55 milioni di euro e al 14% del totale, fra cui spiccano le lavatrici – connesse, controllabili via App e dotate in alcuni casi anche di assistente vocale – che continuano a trainare le vendite del comparto. Si allarga l’offerta (alcuni produttori hanno già più di metà della gamma “connessa”), ma l’utilizzo delle funzionalità smart è un’abitudine solo per il 25% degli utenti che posseggono un elettrodomestico connesso (in crescita rispetto al 15% del 2017). Caldaie, termostati e condizionatori connessi per la gestione del riscaldamento e della climatizzazione incidono per il 12% del mercato (circa 45 milioni di euro), con un incremento dovuto alla crescente integrazione con gli assistenti vocali e alla possibilità per il consumatore di ottenere benefici importanti in termini di risparmio energetico e comfort. Tra le rimanenti soluzioni spiccano con una crescita del +50% le soluzioni per la gestione dell’illuminazione (lampadine connesse).

ARREDAMENTO: CON IL FRANCHISING SI GUADAGNA DI PIÙ Il settore dell’arredamento ha dimostrato grande innovazione negli ultimi anni. Anche i franchising di arredamento hanno saputo cogliere i cambiamenti del mercato e creare format interessanti con ottime prospettive di guadagno e soddisfazione personale per gli imprenditori che decidono di affiliarsi. Una rete in franchising nel settore dell’arredamento è in grado di offrire innumerevoli vantaggi, tra questi un know how maturato in decenni di esperienza, formazione, assistenza e consulenza che permettono anche a chi non ha esperienza di aprire un negozio di arredamento con successo. I negozi di arredamento in franchising sono inoltre in grado di offrire

prodotti di qualità ed a prezzi accessibili grazie alle economie di scala. Il franchisee che apre un negozio di arredamento potrà contare anche sulle campagne di marketing a livello nazionale e sulla popolarità acquisita dal brand. Per aprire un negozio di arredamento sono solitamente necessari spazi piuttosto ampi, condizione che può essere vincolante nell’avvio di questa attività. Negli anni i format franchising di arredamento sul mercato sono aumentati ed alcuni sono davvero originali ed interessanti. Chi desidera aprire un negozio di arredamento può infatti offrire sia una gamma completa di articoli che specializzarsi in un determinato settore (divani, bagno, camera da letto, accessori casa, mobilio su misura, ecc).

COME APRIRE UN NEGOZIO IN FRANCHISING DI ARREDO Fino ad un po’ di anni fa arredare casa con un arredamento ricercato o elementi di design era una fortuna che non tutti potevano concedersi. Oggi, con l’avvento delle catene commerciali e con la diffusione dei brand di design, avere un arredamento ricercato o possedere oggetti di design è alla portata di molte più persone. Il numero di insegne e di marchi di arredamento e di design è aumentato con il trascorrere del tempo: ecco perché aprire un negozio di arredamento e design in franchising potrebbe essere un’idea di successo per un progetto imprenditoriale. Non tutti i negozi di arredamento ed i marchi sono uguali. L’offerta è davvero variegata: si va infatti dalle ultime novità in ambito di design fino ai negozi di arredamento classico, in arte povera, in stile country o shabby chic, con frequenti commistioni tra questi stili. Il mondo dell’arredo è davvero molto articolato: per questo sarà necessario, innanzitutto, di focalizzarsi su uno stile o su una tipologia di arredo. Il franchising da questo punto di vista costituisce un grosso aiuto. Sono infatti molti i marchi tra cui scegliere in questi settori. Non sono richiesti requisiti particolari, come titoli di studio o altro. In realtà anche in questo settore sarebbe consigliata un’esperienza seppur. In genere il franchisor che si sceglie offre una formazione preapertura e un’assistenza continuativa. Per quanto riguarda invece gli aspetti burocratici, per l’apertura di un negozio di arredamento è necessario: aprire una partita IVA, iscriversi alla Camera di Commercio locale, inviare la comunicazione unica per l’inizio dell’attività al comune di ubicazione del negozio. Spesso il franchisor indica anche il numero di addetti necessari a seconda della dimensione del negozio. Un fattore importante è quello della scelta del locale per il negozio: soprattutto per i punti vendita di arredamento, è necessario considerare una superficie molto ampia, possibilmente con più vetrine e collocata in una zona di forte passaggio. Anche per questo aspetto di solito le indicazioni del franchisor sono molte chiare.

Azienda leader nel segmento biancheria di fascia medio alta

FAZZINI PORTA IL CONCETTO DELLA MODA NEL LETTO

Intervista a Marco Fazzini, amministratore dell’azienda: “non intendiamo aprire molti negozi, ma pochi e ben curati, per cui il franchisee non viene mai lasciato solo”

Marco Fazzini

L’azienda è stata fondata nel 1976 da Stefano Fazzini, ma dopo la prematura scomparsa nel 1992, è stata condotta dalla moglie Maria Alberta Zibetti, che ha portato creatività e colore, introducendo negli anni il concetto di moda nel letto, cioè rinnovando stagionalmente le collezioni in linea con le tendenze del mondo moda. Nel 2000 dopo la laurea in Filosofia e master in gestione PMI è entrato il figlio Marco, e nel 2007 dopo un master in marketing il figlio Paolo. Da metà anni 2000 l’azienda si è concentrata sul puntare alla visibilità del marchio, affinandone l’identità. Nel 2010 apre un corner alla Rinascente Duomo e, più o meno, in quel periodo arriva a servire circa 700 clienti plurimarca in Italia. Dal 2015 sono partiti due nuovi progetti: la licenza in esclusiva del marchio del lusso La Perla Home, e il progetto Retail, partito dal Flagship store di Milano via PonteVetero. Oggi Marco Fazzini è amministratore dell’azienda.

Quali sono i punti di forza che hanno determinato il successo del brand?

“L’azienda è snella, poiché le fasi di lavoro sono esternalizzate, pur mantenendo la produzione in Italia, nel distretto tessile a nord di Milano; l’azienda è anche solida, ben inquadrata dalla società

di informazione commerciale. In questo contesto di buona struttura aziendale si è innestato un prodotto fresco e giovane, che mantiene l’impronta italiana ma al passo con la cultura del presente”.

Che peso economico ha l’arredo casa per l’intero comparto arredamento? “Purtroppo il tessile per la casa incontra più difficoltà nella valorizzazione; è difficile trasmettere il valore intrinseco dei prodotti ai consumatori. Il mondo biancheria per la casa è un po’ a sé rispetto al resto del comparto arredo, basta vedere la rara partecipazione alle fiere del mobile, o sempre le rare situazioni di sinergia commerciale; si potrebbe fare sicuramente di più per inserire il mondo tessile nel settore arredamento. Nelle nostre collezioni esiste una parte più minimale, vicina al mondo del Design italiano”.

Prodotti di alta qualità: Sono adattabili alla formula del franchising? “Il nostro progetto retail è tra i pochissimi esistenti tra i marchi italiani. Dato che il mondo riconosce all’Italia un plus nella ricerca di questo settore, crediamo che ci possa essere uno sviluppo interessante. Il nostro posizionamento è medio alto, ma alla portata di spesa delle famiglie italiane. Un nostro negozio monomarca è dotato di uno studio di design, tra colori materiali e visual merchandising tale da distinguerlo da un tradizionale negozio plurimarca. Questo pensiero di fondo, studiato e applicato in 12 negozi, fa evitare di commettere errori nei quali il commerciante da solo può cadere”.

Perché avete scelto il franchising e quali sono i vantaggi che offre il sistema? “Il marchio Fazzini ha aumentato di molto la visibilità nel mercato italiano negli ultimi anni, diventando leader nel segmento biancheria di fascia medio alta. Il nostro franchisee ha vantaggi finanziari e soprattutto ha un unico fornitore con cui interagire quindi può concentrarsi a fare il suo principale lavoro che è vendere; in ogni caso il franchisee sceglie l’assortimento di prodotto e il

Paolo Fazzini, Maria Alberta Zibetti e Marco Fazzini

tipo di promozione più idonea da fare sul territorio. Ha tutta la protezione dell’azienda affinché il progetto vada bene con soddisfazione reciproca”.

Perché affiliarsi al vostro brand? “Serietà dell’azienda, in termini di distribuzione del prodotto; soprattutto, non intendiamo aprire molti negozi, ma pochi e ben curati, per cui il franchisee non viene mai lasciato solo”.

Quali progetti futuri? “Siamo a 12 negozi, abbiamo l’obiettivo di aprirne circa 3 all’anno per arrivare a circa 22 negozi attivi, nei centri storici delle principali città italiane o nei centri commerciali tripla A”.

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