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PREVENZIONE TERZIARIA (Trattamento e riduzione dei sintomi)
3.1. Uno nuovo studio epidemiologico nazionale condotto dal Ministero della Salute per capire quanti sono davvero gli italiani che hanno queste patologie.
L’univo studio epidemiologico nazionale ad oggi è “I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione: un’epidemia nascosta.”, frutto del Progetto CCM Azione Centrale Del Ministero della Salute Segretariato Generale “Piattaforma per il contrasto alla Malnutrizione in tutte le sue forme ”. Tale studio fa però riferimento agli anni 2014-2018, periodo quindi antecedente alla Pandemia da Covid 19 e alle misure restrittive che ne sono derivate, eventi che hanno cambiato profondamente le nostre vite e hanno avuto un’influenza importante nella diffusione dei Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione.
Crediamo che poter disporre di dati epidemiologici più precisi e aggiornati relativi ai DNA nel nostro paese sia necessario per permettere alle istituzioni di adeguare l’offerta assistenziale dedicata ai bisogni reali, riuscendo a garantire una maggiore equità delle cure alle persone affette da tali gravi patologie in tutto il territorio nazionale.
3.2. Una commissione permanente nella conferenza stato -regioni che possa gestire i soldi stanziati dal governo e come le regioni poi devono spenderli su questo tema . Tale commissione avrà inoltre il compito di effettuare una ricognizione della normativa prodotta da ogni Regione in materia di Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione , allo scopo di dare piena espressione degli specifici provvedimenti e del modello organizzativo adottato da ciascuna Regione.
Ad oggi la priorità è rendere omogenea l’assistenza in tutto il territorio nazionale e superare le difformità regionali: la parcellizzazione dei sistemi regionali è un grave problema e non rende omogenea l’offerta assistenziale. In Italia è necess aria una diffusione omogenea degli ambulatori per i disturbi alimentari su tutto il territorio nazionale e in ogni regione dovrebbero essere presenti centri di ricovero e riabilitativi. Molte regioni invece ancora oggi non hanno una rete completa di assistenza.
3.3. Una mappatura completa da parte del Ministero della Salute, con il supporto delle Regioni, di tutte le aziende sanitare e ospedaliere nelle quali sono costituite unità funzionali specialistiche adibite al trattamento dei DCA, specificando quali sono i livelli di trattamento previsti e l’adozione, previo studio epidemiologico nazionale, di criteri quantitativi per la distribuzione di centri dedicati sul territorio italiana che possa garantire livelli di assistenza adatti ai bisogni effetti, in riferimento a tutti i livelli di trattamento previsti, e impegna le regioni a rispettare tali criteri.
I dati che vengono riportati ci raccontano un aumento della patologia, diffuso in tutto il territorio nazionale, ma anche la difficoltà di accesso alle cure in molte regioni italiane, con gravi conseguenze sulla prognosi, che risulta essere influenzata soprattutto dalla precocità dell’intervento e dalla continuità delle cure.
L’iter normalmente inizia con il pediatra e/o medico di base che dovrebbe segnalare alla famiglia un centro di riferimento specialistico presente sul territorio. Ma la mappa dei centri è spesso sguarnita, soprattutto in alcune zone d’Italia.
3.4. Formazione finalizzata all’identificazione e la presa in carico dei DNA del personale sanitario, in particolare dei medici di medicina generale, dei pediatri di libera scelta e di tutte le figure professionali coinvolte nella gestione dell’emergenza e urgenza (Dipartimenti di Emergenza e Urgenza, Pronto soccorso, operatori 118 e Guardia medica). Inserire inoltre tale formazione nei programmi ECM (Educazione Continua in Medicina) delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere di tutto il territorio nazionale, con corsi di aggiornamento multiprofessionali e audit clinici successivi.
In Italia il nostro obiettivo, da qui ai prossimi anni, dovrebbe essere infatti quello di riuscire a diffondere quanto più possibile le conoscenze che si hanno su queste patologie così complesse e giovani, facendo in modo, nel frattempo, che le persone che hanno già competenze su questo genere di disturbi siano messe nelle condizioni di poter curare quanta più gente possibile.