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Chi è il «feroce» premier nepalese

Ritratti ◆ Pushpa Kamal Dahal è il leader dell’insurrezione maoista che ha svolto un ruolo cruciale nell’abolizione della monarchia

Francesca Marino

A quasi 14 anni dall’abolizione della monarchia di re Gyanendra, il presidente del Partito comunista del Nepal (CPN) Pushpa Kamal Dahal è stato nominato primo ministro per la terza volta. Meglio conosciuto con il suo nome di battaglia «Prachanda» –che significa «feroce» – si è unito al presidente e rivale del CPN (Unified Marxist-Leninist) K. P. Sharma Oli e ad altri partiti minori dopo aver abbandonato a sorpresa, prima delle elezioni, l’alleanza di Governo guidata dal Nepali Congress di Sher Bahadur Deuba.

D’altra parte, dicono in molti, Prachanda alle pragmatiche giravolte e alle prese di posizione discusse o discutibili non è davvero nuovo. Leader dell’insurrezione maoista che alla fine ha svolto un ruolo cruciale nell’abolizione della monarchia e nell’instaurazione di una Repubblica federale in Nepal, Prachanda ha sempre ritenuto che la democrazia non fosse un’alternativa alla lotta armata, ma un prodotto e una «logica conclusione» di essa. E, in un’epoca in cui le potenze comuniste del mondo, come l’Unione Sovietica, stavano crollando e altre, come la Cina, continuavano a sforzarsi di riformarsi politicamente ed economicamente per rimanere competitive, quest’uomo, che insegnava in una zona remota del Regno del Nepal, era intenzionato a promuovere un’ideologia in declino, al servizio degli analfabeti e degli indigenti economici e sociali.

L’ideologia di Prachanda, e dei maoisti nepalesi, era dichiaratamen- dero Luminoso. Si ritiene che Prachanda abbia iniziato la sua vita politica verso la metà degli anni Settanta: nel giro di due anni si era guadagnato il soprannome di «Biswas» (fiducia) e guidava l’Unione nazionale degli studenti liberi di tutto il Nepal, ottenendo poi la carica di segretario generale del locale Partito comunista. Dopo la scissione del partito in due fazioni, dovuta a differenze ideologiche tra i vertici, Prachanda vende le sue terre per finanziare la tesoreria del partito, ormai esaurita, e inizia a riorganizzare il partito cominciando a studiare i movimenti insurrezionalisti nella vicina India e passando alla lotta armata. Durante l’insurrezione Prachanda ha vissuto in clandestinità in varie parti dell’India per otto anni, chiedendo infine l’assistenza di Delhi per facilitare un processo di pace che, dopo anni di guerriglia, riteneva politicamente necessario.

Nel frattempo, ai vertici del potere nepalese si consumava una tragedia dai connotati shakespeariani: il re Bipendra e la regina Aishwarya vengono uccisi a colpi di mitra, assieme ad altri sette membri della famiglia reale, probabilmente dal principe ereditario Dipendra (2001). Dopo la strage, così narrano le cronache ufficiali, Dipendra tentava il suicidio (sempre a colpi di mitra) e finiva in coma. È morto dopo tre giorni e nessuno è mai riuscito a spiegare tecnicamente come un individuo riesca a spararsi alle spalle da solo. Ma questi sono dettagli. Dopo la strage veniva incoronato Gyanendra, fratello di Bipendra, che dizione e il concreto aiuto dell’India che mediava tra le parti, Prachanda e suoi abbandonavano la lotta armata per siglare un patto con le forze parlamentari.

Dopo una straordinaria vittoria alle elezioni dell’Assemblea costituzionale, Prachanda veniva nominato primo ministro nell’agosto del 2008. E si accorgeva fin da subito che la carriera politica costituzionale non era quella che aveva sognato. L’eroe rivoluzionario diventava un politico qualunque, ridicolizzato per la sua propensione a indossare orologi d’oro massiccio e scarpe firmate e a bere whisky d’annata, contestato da quelle stesse mas- se che lo avevano idolatrato, fino a venire schiaffeggiato in pubblico da un cittadino fuori dai gangheri. Sconfitto clamorosamente alle elezioni del 2013, riconquistava il seggio di leader nel 2016 per poi doversi dimettere l’anno successivo lasciando il posto a Sher Bahadur Deuba e al suo Nepali Congress, con cui il partito di Prachanda è stato alleato fino a poco prima delle ultime elezioni. Prachanda ha abbandonato l’alleanza all’ultimo momento perché Deuba si rifiutava di cedergli il posto di primo ministro, e si è alleato con K.P. Sharma Oli riunificando le due diverse sezioni del Partito comunista. Nota di co- lore: nell’alleanza che sostiene la premiership di Prachanda si trova anche il partito monarchico. Si dice in giro che dietro la clamorosa riunificazione del partito comunista ci sia lo zampino della Cina, a cui Oli è sempre stato particolarmente vicino, e che Hou Yanqi, funzionaria di alto profilo della locale ambasciata cinese, sia stata fondamentale nel ricucire i rapporti tra Oli e Prachanda. La vicinanza alla Cina del nuovo Governo non piace affatto al Governo indiano che con il Nepal ha rapporti storicamente strettissimi e che considerava Deuba la miglior opzione possibile a Kathmandu.

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