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La cornice di Geppi

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Marco Züblin

Non c’era bisogno delle esternazioni surreali dei politici italiani (Pompei, guerra di Crimea, Dante Alighieri; poi Gramsci e Che Guevara) per capire non tanto lo stato della cultura in Italia ma anche il sovrano disinteresse con cui a tale stato guardano coloro che potrebbero fare qualcosa per opporsi. Al netto delle vertiginose cretinate di cui sopra, è da altre sponde che legittimamente ci si attende segnali di esistenza in vita.

Non ci pare, almeno finora, essere il caso di Splendida Cornice (Rai3, giovedì, prime time, a destra un dettaglio della locandina), che la conduttrice Geppi Cucciari ha definito «varietà culturale», proponendo una inedita ibridazione di generi; un programma sul quale la rete sembra aver puntato molto, in termini di collocazione in palinsesto, di mezzi, di personale e di risorse tecniche e autoriali (per tutti, i rain men Bottura e Galeotti). La rete lo chiama «people show», spendendo parole di rara genericità per presentarlo.

L’intenzione è lodevole: mettere al centro la competenza e la cultura, in un mondo in cui sono sempre più considerate un mero e dannoso orpello, e farlo nei modi del genere classicamente nazionalpopolare, quello appunto del varietà. Insomma, fare mediazione culturale. Di qui la presenza di esperti di area accademica e l’approdo di personaggi interessanti come Paolo Mereghetti (critico cinematografico e autore della bibbia sul tema) e Nicola Piovani, e i bei «quadri viventi» della Compagnia Rambelli. Poco in tema, invece, il ministro ucraino della cultura che ha chiesto armiarmiarmi; un po’ supponenti e rancorosi Kessisoglu e Bizzar-

E lo fa a volte distruggendo dipinti che potrebbero andare in altre direzioni. Secondo Longhi il suo percorso si inserisce all’interno di quello bolognese – separato dagli influssi toscani – che va da Amico Aspertini ad Annibale Carracci fino a Giuseppe Maria Crespi.

Per capire Morandi però bisogna entrare nella dolorosa e travagliata vicenda legata al libro di Francesco Arcangeli. Morandi ha settant’anni e Arcangeli quarantacinque. Siamo attorno al 1960. Morandi sollecita il critico e amico a scrivere un lungo saggio su di lui. Arcangeli redige uno dei testi più importanti e controversi. Alla fine dopo aver scritto sulle influenze del Futurismo e della Metafisica, Arcangeli inserisce il lavoro di Morandi all’interno di quella sua creatura chiamata «ultimo naturalismo», cioè l’informale padano. Morandi dissente e ne vieta la pubblicazione dopo lunghe correzioni e tanta intensa corrispondenza. Il volume uscirà dopo la morte dell’artista. Insomma un personaggio impositivo, che sa esattamente quello che vuole e soprattutto come ottenerlo.

Casa Morandi si trova in via Fondazza. La famiglia ha avuto l’abitazione al numero 38 e Giorgio dal 1933, fino alla morte nel 1964, al numero 36. Da una finestra è possibile vedere il piccolo cortile con al centro un’aiuola con una pianta d’ulivo.

Poi attorno vengono edificati nuovi palazzi e per questo nel 1959 l’artista si fa costruire una casa a Grizzana dove la famiglia trascorreva le estati dal 1927. La casa di via Fondazza nel 1993 viene smantellata e trasferita a Palazzo D’Accursio. Fino al 2009 quando il comune di Bologna riacquista il vecchio appartamento e vi ritrasferisce tutti gli oggetti. Oggi il visitatore può vedere i suoi tre tavoli, i pochi mobili, i tubetti a olio Windsor and Newton. Luigi Magnani scrive ne Il mio Morandi che usava «bianco d’argento, giallo di Napoli, terra di Siena, lacca di garanza, verde smeraldo, cobalto, blu di Prussia…». Poi le scatole di cartone e di latta e i barattoli, le conchiglie, i manichini e le famose bottiglie che rendeva bianche agitando al loro interno dello stucco liquefatto. Simona Tosini Pizzetti nota infine che nello spartano letto «è ancora visibile l’incavo lasciato dall’artista che si sedeva sempre nel- lo stesso posto per incidere le lastre di metallo». Sul comodino i libri tra i quali Gitanjali di Rabindranath Tagore, le Poesie e le Prose di Giacomo Leopardi.

Una casa spartana, spoglia, esattamente come lui. Cesare Brandi la descrive così: «In questa casa d’affitto, tutto è modesto, ma tutto è lindo, tutto è lucido di quella lucentezza che ha una storia come la buona educazione, una storia di attenzioni e di rinunzie». Il nuovo allestimento è stato affidato all’architetto Massimo Iosa Ghini e nel percorso vi è una selezione di fotografie, libri e documenti, un’installazione audio-video, una sala polivalente e una biblioteca di 600 volumi.

Dove e quando

Casa Morandi, Via Fondazza 36, Bologna. Sa 14.00-17.00, do 10.00-13.00 e 14.00-17.00 www.mambo-bologna.org ri, che hanno tentato (invano) di delegittimare Mereghetti e piombato le ali a un quiz già parecchio fuori squadra. Comunque, «tacchi-dadi-e-datteri», direbbe Pozzetto; almeno guardando la prima puntata, che sembrava piuttosto un pilota con troppi cali di ritmo, incertezze e amnesie drammaturgiche, parecchie possibilità sono rimaste per strada (il pubblico, gli esperti).

Il difetto sta probabilmente nel tentativo di replicare, dilatandole, le modalità di che succ3de?, la breve fascia quotidiana che la Cucciari presidiava con grande efficacia; un tentativo «espansivo» già fatto per altri programmi e che è sempre stato un mezzo fallimento. La presentatrice porta sulle spalle una grande macchina finora senza un vero filo conduttore e che vive di qualche lampo, appunto della verve allegramente cinica della Cucciari e della giustapposizione un po’ casuale di momenti interessanti ma eterogenei.

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