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m4music a Lugano
Evento ◆ Il Festival di musica pop per la prima volta arriva in Ticino
Sabato 4 febbraio l’itinerante Tour Vagabonde si muoverà a suon di musica e ritmo pop. In collaborazione con La Straordinaria, SONART, SAY HI! e SUISA, il Festival zurighese m4music del Percento culturale Migros nato alla fine degli anni Novanta, per la prima volta fa tappa a Lugano. Un evento unico teso a rafforzare lo spirito e l’intento originario del Festival (che quest’anno si terrà il 24 e 25 marzo a Zurigo): riunire su un unico palco i giovani attori della scena musicale pop svizzera.
Così, sabato prossimo alle 20.00 nella Tour Vagabonde si esibiranno in concerto la ginevrina La colère, vincitrice del Demotape Clinic Award 2019 nella categoria Elettronica, acclamata per i suoi suoni retro-futuristici e i suoi potenti sintetizzatori; e la grigionese Mel D (nella foto) che con la sua chitarra canta la malinconia collettiva del nostro tempo.
Anche nelle parole di Katharina Hardy si sente quanto profondo e indelebile si è annidato l’orrore condizionandone la vita. Intanto quando dice «io appartengo ai morti di Bergen-Belsen. Appartengo al luogo che più di ogni altro mi ha plasmata» e poi ancora «mi impegno a condurre una vita normale, ad adattarmi. Ma per me questa esistenza normale è una cosa ridicola. Le persone non sanno cosa potrebbe essere, quante cose sono possibili». In questo lo scoppio e l’attualità della guerra in Ucraina ci serve sicuramente da monito.
Simone Müller, germanista ed etnologa di formazione, autrice e giornalista indipendente, autrice qualche anno fa di un interessante volume per l’editore Limmat in cui raccontava la storia delle donne svizzere che negli anni Cinquanta emigrarono in Inghilterra alla ricerca di lavoro, spiega quanto per Mark, Katharina e tutti gli altri sia stato difficile tornare a ricordare, quanto sia stato doloroso. In diversi le hanno detto: «Ascolti bene perché lo racconterò una volta sola». Il suo intento sin dall’inizio, ispirata dalla incisiva frase che le disse Martha Tausz-Seckl «I am not going to speak German» è stato quello di indagare, capire quanto le atrocità inflitte dall’Olocausto, dal nazismo e dalla guerra siano vive ancora oggi in chi le ha vissute ormai 80 anni fa. Come ci si convive? Quanto si ricorda? Simone ricorda come «dopo la guerra, negli anni Cinquanta, la politica e la società si dicevano sicure che i bambini avrebbero dimenticato». Non è così; l’atto di ricordare provoca gran- de dolore, apre ferite che non si sono mai chiuse, per questo chi decide di condividere il suo tragico vissuto dice «lo racconterò una volta soltanto». Tutto è ancora molto presente in chi l’ha sperimentato, anzi nella solitudine dell’età i ricordi sembrano riemergere con prepotenza e vividezza: «In diversi mi hanno detto di avere spesso incubi, di svegliarsi gridando nella notte». Ognuna di queste storie ci colpisce nel profondo e ci lascia attoniti. L’autrice ricorda come all’inizio si sia impressionata nell’ascoltare i racconti sui bambini piccoli, sentire le storie di come venivano nascosti all’ultimo momento nei posti più improbabili o affidati ad altre persone per non farli rastrellare ai nazisti. «Ne è un esempio Kurt Salomon (ritratto nella foto di Annette Boutellier scattata il 10 febbraio 2020 a Ginevra), che con la sorellina era nascosto in Belgio. Alla fine della guerra entrambi non parlavano più il tedesco e avevano imparato a diffidare di chi gli rivolgeva la parola in quella lingua: erano nazisti ed erano pericolosi. Un giorno, finita la guerra, arrivarono da loro nel cortile di questa fattoria nelle Ardenne olandesi due persone che parlavano tedesco e dicevano di essere i loro genitori. Preso dal panico Kurt Salomon mise la sorella su un carro e fuggì con lei nel bosco. Non riconosceva più i genitori. Un’immagine forte che spiega bene un altro difficile aspetto con il quale i sopravvissuti hanno dovuto convivere». Classe 1935, nato ad Aquisgrana, oggi Kurt Salomon è di casa a Ginevra. Cosa significa essere un sopravvissuto all’Olocausto,
Dopo il Giorno della Memoria
A margine del Giorno della Memoria (27 gennaio) l’Associazione ticinese degli insegnanti di storia, il Liceo cantonale di Lugano 1 e il Liceo cantonale di Bellinzona hanno organizzato una serie di eventi, ne segnaliamo alcuni:
Martedì 31 gennaio 17.30 Cinema Lux di Massagno, Tavola rotonda sul tema Passato e presente. Quale uso politico della storia nell’Europa attuale?
Ne discutono Luca Baldissara (Uni - versità di Bologna), Marcello Flores (Università di Siena), Carlo Gentile (Università di Colonia) e Antonella Salomoni (Università della Calabria). ai campi di sterminio, alla seconda guerra mondiale? Per Nina Weilová, numero 71’978, nata nel 1932 a Klatovy in Cecenia, significa convivere con l’immagine della madre morta ad Auschwitz. Con Simone Müller si incontrano a Zurigo nel caffè davanti al Landesmuseum. Nina non è stata solo ad Auschwitz, è passata anche per Theresienstadt, Stutthof, Thorn e Koronowo. Deportata ad Auschwitz vede la madre ammalarsi e perdere la vita. Una mattina lascia il blocco dei bimbi per andarla a trovare e la trova inerte. Esce dalla baracca per chiedere aiuto, l’uomo delle SS le risponde «che crepi». Delle donne adagiano il corpo nella neve, dietro la baracca. Tutti i giorni, per due settimane, Nina va da lei e le toglie la neve dal viso. Finché un giorno il corpo non c’è più. «Per Auschwitz non ci sono parole», dice. Paul Erdös, nato nel 1930 a Budapest, oggi di casa a Meggen, si incontra con Simone al ristorante della stazione di Lucerna. Nella sua seconda vita ha insegnato fisica teoretica in Florida e poi all’ETH di Losanna. Racconta di quel marzo del 1944 quando la Wehrmacht invade l’Ungheria. Qualche settimana dopo gli ebrei devono portare la stella di David; a maggio partono i primi treni per Auschwitz. Per sfuggire ai nazisti la famiglia di Paul Erdös decide che è meglio separarsi. Dopo vari nascondigli, la mattina di Natale del 1944, Paul Erdös si trova nell’ospedale per bambini della Croce Rossa. Le Croci Frecciate irrompono per compiere l’ennesima razzia. «Si deve pensare che gli ebrei da un lato dovevano mettersi in salvo dalle persecuzioni dei nazisti – racconta Simone Müller – dall’altro dai pericoli della guerra e la storia di Paul Erdös ne è l’immagine perfetta». Paul scappa, si dirige su per le scale, raggiunge il tetto ma anche qui non è al sicuro perché arrivano gli aerei americani a bombardare la città. È in trappola: sotto lo aspettano i nazisti, sopra le bombe. Trova la salvezza nel mezzo, nella tromba dell’ascensore.
Martedì 31 gennaio 20.30 Cinema Lux di Massagno, proiezione del film documentario Babi Yar. Context di Sergei Loznitsa (2021).
Per maggiori informazioni www.atistoria.ch.
Bibliografia
Musica dunque che però non andrà in scena soltanto sul palco ma sarà oggetto di discussione in un incontro alle 16.00 dal titolo: Musica indie e promozione: quali sono le sinergie? Una bella occasione per riflettere e confrontarsi sulle forme e le modalità di finanziamento che oggi sono disponibili e accessibili per la scena musicale indipendente.
L’idea del pomeriggio devoto alla musica è quella di permettere agli attori della scena musicale ticinese di entrare in contatto con i professionisti del settore del resto della Svizzera, dunque sarà possibile incontrare il team di m4music, di SONART (Associazione svizzera della musica) e Nadia Mitic di Gladwemet, agenzia che promuove gli artisti in Svizzera.
Come ci racconta Livia Berta del team media, il Festival e di riflesso la tappa luganese, mira a scoprire nuovi talenti, a far conoscere i professionisti del mondo della musica, a dare al pubblico la possibilità di assistere dal vivo a concerti di band svizzere e straniere. Soprattutto apre una finestra di ascolto e di attenzione privilegiata sulla musica pop svizzera e costruisce al contempo una rete di contatti e di scambio diffusa. / Red.
Per il programma e i biglietti www.m4music.ch o www.lastraordinaria.ch
2022.
Simone Müller, Bevor Erinnerung Geschichte wird Limmat Verlag, Zürich,