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Patologia seria che non dà sintomi

Medicina ◆ Conoscere l’aneurisma cerebrale – una disfunzione che si manifesta per caso – evita l’emergenza

Maria Grazia Buletti

Non dà segnali premonitori, non si fa annunciare da sintomi specifici. Stiamo parlando dell’aneurisma cerebrale che si presenta «come una dilatazione di un’arteria del cervello (ndr. come fosse un piccolo palloncino) la cui parete ancora più fragile e debole, crea un rischio di rottura che può portare a condizioni cliniche piuttosto gravi», così lo spiega il neurochirurgo di Ars Medica Centro Colonna Vertebrale, Thomas Robert. Quando si palesa «è per caso: durante indagini alla ricerca di altre patologie come mal di testa o giramenti di testa, o perché si è rotto e provoca un serio sanguinamento nel cervello». Se da un lato vi sono persone portatrici inconsapevoli di questa patologia, d’altro canto solo su una piccola parte della popolazione (1-2 per cento) quando lo si scopre è perché si è rotto e lo si deve affrontare in estrema emergenza con tutte le conseguenze di ciascun singolo caso. In un simile frangente, diventa necessario rivolgersi immediatamente alle urgenze del Pronto soccorso, per un’immediata e adeguata presa a carico.

Sottolineando la natura insidiosa di questi aneurismi, lo specialista puntualizza: «Non tutti si rompono e quelli più piccoli presentano solitamente un rischio inferiore». La statistica è a suffragio di tale tendenza: «Il 90 per cento degli aneurismi cerebrali si presenta come asintomatico e non se ne ha traccia fino alla relativa rottura, mentre solo in alcuni casi possono comparire segnali come cefalea, dolore oculare, deficit visivi». Questo non lo rende però meno pericoloso e, d’altra parte, una singola persona può presentare contemporaneamente più di un aneurisma le cui cause possono trovare riscontro in fattori ereditari («storia famigliare di aneurismi») o acquisiti: «Essere sopra i 40 anni di età, fumare, bere alcol, usare droghe sono fattori rischio predisponenti come pure alcune patologie, ad esempio diabete o ipertensione».

Una patologia subdola per la sua natura «nascosta» e, nel contempo, per le serie e gravi conseguenze che com- porta la sua possibile rottura. Ne è un esempio il racconto di Marzia, una paziente di mezz’età che si è d’improvviso trovata a fare i conti con una storia personale e famigliare molto emblematica: «È successo tutto in un attimo: trenta secondi prima ero al telefono con una mia cliente. Al termine della telefonata mi sono alzata in piedi, ho pensato di prepararmi il pranzo ma non ho fatto in tempo perché d’un tratto ho sentito come una fucilata alla testa. Mi sono girata per vedere se qualcuno mi avesse colpita, ma ero a casa da sola». Subito capisce che non si tratta del solito mal di testa: «Ho telefonato alla mia amica perché ho pensato che stava succedendo qualcosa di importante; ho chiamato l’ambulanza gridando ’’aiuto venite, mandate un’ambulanza a casa mia!’’ Poi ho iniziato a stare malissimo, vomitavo, e per fortuna ho lasciato la porta di casa aperta così che, dopo cinque minuti, hanno potuto entrare sia i soccorritori sia la mia amica».

Marzia viene dimessa da una prima visita al Pronto soccorso, ma le sue condizioni peggiorano rapidamente e la portano subito per la seconda volta all’ospedale dove viene presa a carico in emergenza: «Ero soporifera, dormivo tutto il tempo e le mie sorelle, preoccupate, mi hanno portata nuovamente in ospedale dove mi hanno fatto gli esami specifici e hanno trovato non uno, bensì tre aneurismi cerebrali di cui uno si era rotto, causando l’emorragia che andava operata immediatamente».

Il dottor Robert illustra il trattamento riservato ai pazienti con aneurisma cerebrale, il cui obiettivo primario è quello di fermare o ridurre il rischio di emorragia subaracnoidea: «L’intervento specifico per ogni singolo paziente è identificato sulla base delle sue caratteristiche come età, storia clinica, sintomi sviluppati, insieme alle caratteristiche dell’aneurisma per dimensioni e sede». Sostanzialmente si tratta di due tipi di operazione: «La craniotomia con clipping chirurgico che consiste nel posizionamento di una clip metallica nella sede del colletto dell’aneurisma, o il trattamento mini invasivo che comporta l’inserimento nell’arteria femorale di un catetere che risale fino all’aneurisma dove posizioniamo dei coils (ndr: micro spirali che, inserite nell’aneurisma tramite catetere, lo riempiono)».

Tornando all’esperienza della paziente: «La prima volta sono stata operata d’urgenza dal neurochirurgo perché uno dei miei tre aneurismi si era rotto». In questi casi, la prognosi è complicata e la convalescenza si presenta ardua: «Non ricordo più nulla delle tre settimane dopo l’intervento; ma so quanta fatica e volontà ho impiegato nella convalescenza: ho dovuto reimparare a deglutire, a parlare, a camminare (ero sulla sedia a rotelle con la parte destra paralizzata)». Era il 2018. Marzia è stata poi operata degli altri due aneurismi cerebrali nel 2019 e nel 2020, questa volta programmando l’intervento prima che si rompesse- ro e tutto è andato per il meglio: «Oggi porto la mia testimonianza anche in seno all’associazione di pazienti costituita dal dottor Robert, che raggruppa un numero importante di persone, alcune delle quali si mettono a disposizione come me ad esempio per sostenere con la mia esperienza chi deve sottoporsi a un intervento». Dal canto suo, il neurochirurgo sostiene la bontà di questi contatti votati alla sensibilizzazione: «Sia che si rompa sia che si trovi per caso, è difficile per un paziente comprendere la diagnosi di aneurisma perché tutto succede molto velocemente. Da qui nasce l’idea di mettere in contatto le persone che hanno aderito volentieri a quest’iniziativa di auto-aiuto». Nella famiglia di Marzia le indagini del caso conseguenti il suo evento hanno riscontrato pure una famigliarità che ha permesso di prendere a carico preventivamente la sorella. Un esempio, ribadisce il medico «che dimostra come, per prevenirne l’insorgenza, è necessario tenere sotto controllo i fattori di rischio con uno stile di vita sano (controllare la pressione arteriosa, smettere di fumare, ridurre o eliminare l’alcol) e, se del caso, un’analisi della storia famigliare dei pazienti».

Conoscere questa patologia permette così di non trovarsi in una situazione di emergenza e agevola una presa a carico programmata, individualizzata ed elettiva.

Conferenza

Mercoledì 15 febbraio, alle 18.30, avrà luogo la conferenza pubblica: «Aneurisma cerebrale: cos’è e come si cura?» sotto l’egida di Ars Medica Centro Colonna Vertebrale, all’interno del Ristorante della Clinica Ars Medica a Gravesano.

Relatore: Thomas Robert (specialista in neurochirurgia). Per partecipare seguire il link: https://bit.ly/3RzHiyD

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