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La forza delle piante adattogene
Fitoterapia ◆ Dalla più efficace Rodiola, all’eccitante Astralogo, passando per i più noti ricostituenti, come il Ginseng
Eliana Bernasconi
Cambi di stagione, affaticamento fisico e mentale, stanchezza cronica, stress o esaurimento per impegni non rimandabili, stati di debolezza, convalescenza post-influenze, calo dell’umore, e a tutto ciò aggiungiamo la drammatica incertezza dell’epoca che ci è dato vivere. Non è sempre semplice reggere il tutto: le premurose offerte dell’industria farmaceutica ci vengono in soccorso con ricostituenti e quant’altro (dalle vitamine ai sali minerali). Parallelamente cresce la tendenza a rivolgersi alla fitoterapia.
Nel 1947, il farmacologo russo Nikolai Lazarev creò il neologismo «adattogeno» per definire qualsiasi sostanza, farmaco o rimedio erboristico che, senza mirare a un determinato organo, fosse in grado di aumentare sul piano fisico e psichico le funzioni dell’intero organismo.
Uno dei più potenti farmaci adattogeni fitoterapici è a base di Rodiola, (nome scientifico Rhodiola rosea L., da «piccola rosa», come il profumo della sua radice ). Di origine nordica, scandinava e siberiana, questa pianta vive sulle rupi, presso le sorgenti o nelle praterie alpine, ed è presente anche in Tibet dove è chiamata «Radice d’oro» perché, secondo una credenza popolare, promette il raggiungimento dei cent’anni a chi la beva ogni giorno.
La proprietà dei principi attivi concentrati nella sua radice è quella di elevare i livelli di endorfina, sostan- za che può alleviare il dolore, ridurre lo stress, generare sensazioni di euforia e benessere. In forma di tintura madre, la Rodiola cura gli stati di affaticamento e tensione nervosa, depressione e riduzione della memoria; è indicata nelle persone anziane con deficit funzionali. Negli sportivi e nei convalescenti riduce i tempi di recupero neuromuscolare dopo un esercizio o uno stress psicofisico. In Himalaya è usata per alleviare i sintomi del mal di montagna; in Russia, per incrementare la resistenza degli atleti e le prestazioni degli astronauti.
Studi condotti su lavoratori notturni hanno dimostrato che migliora la capacità visiva, la memoria a breve termine e le percezioni, mentre negli studenti sotto esame ha evidenziato un migliore allenamento alla fati- ca mentale e una riduzione della stanchezza. A livello di corteccia cerebrale produce un miglioramento della funzione cognitiva, di memoria, attenzione e apprendimento, aiuta quindi a meglio pensare, analizzare, valutare e pianificare. Non solo: è risultata essere anche un valido complemento nelle cure dimagranti, nei sintomi depressivi e nell’insonnia. Esiste in capsule, tintura madre, estratto fluido.
Un’altra pianta fortemente adattogena è l’Eleuterococco Originario dell’Asia orientale, è noto anche come «ginseng siberiano». È da millenni usato nella medicina tradizionale cinese (la radice e il rizoma) per aiutare le persone ad adattarsi a situazioni stressanti a lungo termine, nella sindrome da stanchezza cronica, nel surmenage psicofisico e nell’astenia ses- suale. Studi clinici hanno mostrato che agisce su funzioni cognitive, memoria e umore; è usato da atleti, e persino da astronauti.
La Moringa oleifera è invece un albero indiano dal sottile tronco molto eretto, che cresce rapidamente producendo meravigliosi piccoli fiori bianchi spesso infilati dalle donne fra i loro capelli. È ricchissimo di vitamine, proteine e minerali, tanto da essere considerato un elisir nell’antica tradizione indiana per la quale le sue foglie prevengono ben trecento malattie. Le foglie di Moringa sono infatti antibiotiche e antibatteriche. Alcuni test eseguiti all’Università di Leicester in Inghilterra, hanno esaminato l’uso della Moringa per purificare l’acqua su scala commerciale.
Anche l’Astralogo, altra pianta fortemente adattogena, è un antico rimedio della medicina tradizionale cinese e ha effetti simili alle precedenti piante descritte: combatte stanchezza e stress, è inoltre un efficace depurativo del fegato (utile quando si esagera con grassi e alcolici o si sono dovuti assumere molti farmaci), è antiossidante e stimola gli organi fondamentali per la produzione di energia nel corpo: polmoni, reni, ghiandole surrenali, milza.
Stessi vantaggi sono dati dal Ginseng, (nome scientifico Panax ginseng) detto «radice uomo» perché si utilizza esclusivamente la sua radice; cresce in
Russia, Giappone, Corea e Cina, dove era già noto 5000 anni fa; era utilizzato dalle classi nobili e fu importato in Europa intorno al 1700. Su questa celebre pianta esistono innumerevoli studi: è un potente ricostituente, incrementa resistenza, capacità di recupero dell’organismo e vigilanza, addirittura, si afferma, agisce sulle capacità di calcolo e deduzione logica, migliora la funzione sessuale di uomini e donne, infonde vitalità nei più anziani e nelle persone affette da malattie croniche, ha anche proprietà cosmetiche (è un efficace antirughe e rivitalizzante come olio per i capelli). Essendo molto stimolante, se assunto in quantità eccessiva può provocare disturbi.
Un’altra pianta eccitante e che richiede prudenza perché ricca di caffeina è il Guaranà, una liana originaria delle regioni del Rio delle Amazzoni e del Rio Orinoco. Le popolazioni amazzoniche usano da tempo immemorabile la polvere dei suoi semi dispersa in acqua o in altri liquidi per ottenerne bevande tonificanti ed energetiche; è utile negli stati di affaticamento psicofisico, nelle depressioni, nelle convalescenze, come coadiuvante nei trattamenti dimagranti. Anche in questo caso avvertiamo, come ogni volta, quanto possa diventare pericoloso un uso imprudente delle piante medicinali senza prima consultarsi con il medico.