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Fotomontaggi (e altre manomissioni)

Fotografia ◆ L’alterazione dell’immagine fotografica non nasce con photoshop ma inizia già nell’Ottocento

Che assolva funzioni estetiche, pubblicistiche o di mera informazione, il fotomontaggio denota una chiara volontà d’intervento sulla traccia fotografica lasciata dalla realtà. I motivi a giustificazione di questo approccio sono i più vari. Una sua analisi può indicare i diversi ed eterogenei ambiti in cui nel tempo si è situata la fotografia, se non addirittura, parlarci della natura stessa di questo mezzo e delle tensioni che l’attraversano.

Tutto ebbe inizio quando si assecondò il desiderio di far fronte ai limiti con cui la tecnologia fotografica dell’epoca era imbrigliata

L’alterazione, anche importante, dell’immagine fotografica non nasce con photoshop – che, detto tra di noi, altro non è che un applicativo destinato principalmente all’edizione di immagini (intesa come loro revisione/ correzione in vista di una pubblicazione cartacea o digitale) ma che nella parlata popolare è ormai divenuto sinonimo di ciò con cui si può modificare l’immagine del reale, in qualunque senso questo si voglia intendere.

In realtà, già dalla seconda metà dell’Ottocento c’è chi comincia a intervenire in fase di stampa assemblando immagini da più negativi, o in un secondo tempo colorandole.

L’intenzione di fondo è quella di far fronte ai limiti con cui la tecnologia fotografica dell’epoca – le capacità operative degli apparecchi e dei materiali fotosensibili – imbrigliava l’agire del fotografo nella sua ricerca di composizioni complesse, idealmente prossime a quelle pittoriche. Si era, appunto, in pieno pittorialismo, quella corrente fotografica che faceva il verso alla pittura nel paradossale tentativo, imitandola, di attestare la propria dignità e autonomia artistica.

Nobile l’intento, e pure tappezzato da virtuosi risultati, però non assecondava la natura stessa del mezzo, le sue specifiche capacità e potenzialità. Con la conseguenza di lasciare dietro di sé una scia di malintesi ancora oggi persistenti nella percezione comune del media fotografico.

L’arrivo del Novecento porta con sé profondi cambiamenti. Il sorgere e l’affermarsi della società di massa, le importanti scoperte scientifiche con gli sviluppi tecnologici che ne de- rivano, la ridefinizione dell’Io grazie al pensiero psicanalitico, oltre all’affermarsi di nuove correnti di pensiero, sono alcuni tra i principali fattori che daranno luogo, nel campo dell’arte, all’implosione dei vecchi canoni, e a una revisione del ruolo dell’arte e degli artisti nella società. Seguiranno decenni di fertili sperimentazioni, pervase dall’euforia data dall’identificazione di nuovi orizzonti, ma anche intrise della sottile consapevolezza delle immani tragedie che incombevano.

La fotografia accolse il cambiamento riconoscendo, da un lato, la sua importante e connaturata missione documentaria, in particolare nell’ambito della comunicazione sociale. Dall’altro lato, stabilì un ricco dialogo con le nuove correnti dell’avanguardia artistica. Ed è proprio in questo contesto che ritroviamo, dotati di tutt’altra valenza, i singolari e, per certi versi, arcani giochi di manipolazione delle immagini fotografiche. Non è più questione di costruire – per assoggettamento estetico – un’immagine secondo i vecchi dettami, ovvero di rifarsi all’iconicità della pittura ottocentesca, ma piuttosto di andare a esplorare un potenziale visuale e significativo che il media fotografico porta con sé, e che oltretutto è particolarmente affine allo spirito deflagrante di quell’epoca.

Dal surrealismo, al futurismo, dal dadaismo, al cubismo, alla nuova oggettività, ognuna di queste correnti fu sensibile alla fotografia, e da questa si lasciarono impregnare, per ampliare significativamente attraverso questo strumento – o meglio, grazie a questo linguaggio – il loro campo d’azione. A posteriori possiamo riscontrare – qualificate letture critiche lo evidenziano – l’importante contributo speculativo prestato in quel momento dalla fotografia alla riflessione che l’arte portò su sé stessa e sulle proprie dinamiche, un apporto andato col tempo a consolidarsi. Al punto da poter affermare che – attenzione! – non tanto la fotografia sia divenuta un’arte – che era ciò a cui ambiva nell’Ottocento – ma che l’arte, nel ventesimo secolo, è divenuta fotografica L’iperrealismo, corrente pittorica e scultorea sorta in un secondo tempo rispetto alle precedenti, è testimonianza palese di tale affermazione. Ma non fu solo la sbalorditiva capacità della fotografia di estrarre istanti

Crea con noi il gioco dei travasi Riciclando i coriandoli di Carnevale è possibile decorare un gufo sviluppando concentrazione, motricità fine e coordinazione oculo-manuale della realtà, con dovizia di dettagli, a incidere nella riflessione artistica. Altri aspetti strettamente legati al mezzo fotografico vennero ancor prima presi in considerazione, tanto per il loro valore formale quanto per il valore concettuale.

Fotomontaggi, costituiti da singolari sovrapposizioni di prospettive, soggetti e situazioni; scatti con lunghe pose, in cui le cose e le persone lasciano scie o vengono trascinate, fino a divenire presenze fantasmagoriche; immagini enigmatiche di frammenti di realtà; giochi di specchi deformanti e di mise en abîme; giustapposizione di testi e d’immagini con intenti poetici, politici, estetici, filosofici…; collage, solarizzazioni, fotogrammi, e via di questo passo. Tutto questo armamentario di stretta pertinenza del media fotografico suscitò l’interesse degli artisti che colsero l’affinità espressiva di questo mezzo con i loro intenti innovatori. Oltre agli stessi fotografi operanti in tale contesto di ricerca, vi furono artisti che utilizzarono la fotografia, fino ad adottarla come loro privilegiato mezzo d’azione. Altri se ne ispirarono, applicando in tutta evidenza quelle rivoluzionarie soluzioni formali ai loro lavori. A ben vedere, anche la contemporanea arte dell’ installazione – la cui origine possiamo identificare già nell’opera di Duchamp – può essere fatta concettualmente derivare da una riflessione portata sul fotografico.

Riassumendo: se ben guardiamo, una gran parte dell’arte dal ventesimo secolo a oggi trova origine o ispirazione nella fotografia, nelle sue specifiche capacità di cogliere e tradurre la realtà in immagini che la trapassano, la trasmutano, ne sviscerano gli strati e la pongono in un fertile dialogo con le più vitali e irrinunciabili istanze intellettuali, sociali ed etiche proprie dell’uomo. È, la fotografia, un prezioso mezzo di pensiero e d’azione: facciamone uso considerandola anche nella sua portata etica oltre che estetica, partecipando con essa – parimenti a qualsivoglia altro linguaggio – a una riflessione sullo stato del nostro vasto e irripetibile mondo fisico e mentale.

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