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Dentro la storia di uno Stato criminale

Il personaggio ◆ La premio Nobel Irina Scherbakowa: «È il bisogno di libertà degli ucraini ad aver scatenato l’odio feroce di Putin»

Stefano Vastano

In dicembre 2022 le è stato conferito il Nobel per la pace. La storica e scrittrice russa Irina Scherbakowa (nella foto) è stata tra le cofondatrici di Memorial. L’associazione per i diritti umani che «vuole ridare un nome a tutte le vittime dei gulag e a tutti i crimini commessi in nome dello Stato sovietivo, del partito e della dittatura comunista», spiega lei stessa. Dalla primavera scorsa l’intellettuale russa vive in Germania, a Weimar, la città di Goethe e di Schiller. Già l’anno scorso infatti il regime di Putin ha deciso di far chiudere i battenti a Memorial. «Quel che più dà fastidio al Cremlino – dice Scherbakowa – è che l’associazione, insieme al nome delle vittime dei gulag, pubblichi anche i nomi dei loro aguzzini. Una denuncia che in questa forma non era mai stata espressa in Russia». Mosca non tollera che gli attivisti di Memorial cerchino di far luce sul passato russo e sul modo disastroso in cui Stalin e i generali dell’Armata rossa hanno condotto la guerra contro l’invasione nazista. «Una guerra atroce che è costata la vita a milioni di soldati e inermi cittadini», ricorda Scherbakowa. «Ma che dal dopoguerra in poi è sempre e solo stata associata al culto di Stalin, e che ancora oggi Putin celebra esaltando il mito della grande guerra patriottica». Anche il 9 maggio scorso, in piena guerra contro l’Ucraina, Putin ha fatto di tutto nella parata ufficiale a

Mosca per esaltare il mito del patriottismo e le glorie dello stalinismo. «Il lavoro di Memorial consiste proprio nel far capire alla gente, documenti alla mano, che la storia non si fa con leggende e miti. E che quella dello Stato sovietico è la storia di uno Stato criminale, uno Stato che ci ha trattato in modo disumano». In uno dei suoi libri più suggestivi – Le mani di mio padre – Scherbakowa ricostruisce, anno per anno, una tragedia dopo l’altra, le vicende della sua famiglia e la storia dell’impero sovietico. Durante gli anni Trenta, quelli delle «purghe» di Stalin e delle liquidazioni in massa dei suoi nemici, il nonno di Scherbakowa era a Mosca uno dei dirigenti del Komintern (Internazionale comunista). Dal 1924 sino al 1945 è in due stanze del famigerato Hotel Lux (dove alloggiava tutta la nomenklatura internazionale dei partiti comunisti) che viveva sua nonna Mira. In quelle stanze di albergo è nata sua madre. «Mio nonno era un uomo sincero e generoso», afferma la storica, «con mia nonna Mira ha aiutato tante persone negli anni più duri dello stalinismo. La loro fede nel comunismo era autentica, nonostante tutto l’antisemitismo del periodo stalinista. Per questo mio nonno morì deluso e tormentato dai crimini dell’era stalinista». Come d’altronde suo padre, un giovane ufficiale ebreo, ferito gravemente dalla Wehrmacht nazista nei pressi

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