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di Stalingrado. «Mio padre ha lottato per tutta la vita contro le leggende che il regime ha costruito su questa guerra micidiale. Mio padre, i dissidenti e gli scrittori degli anni ’60 e ’70 e oggi il nostro lavoro di Memorial hanno rivendicato i sacrifici immensi dei soldati e denunciato il falso mito di Stalin, come noi oggi i crimini di Putin». Il crudele, sistematico antisemitismo è una delle vergogne che dall’inizio caratterizza la storia dell’Unione sovietica, un elemento sino ad oggi rimosso nella memoria della sinistra europea. «L’Unione Sovietica – spiega Scherbakowa – ha sempre osteggiato il sionismo in quanto ideologia borghese e movimento religioso. Stalin ha eliminato uno dopo l’altro i dirigenti ebrei dal partito». Ma è la «memoria» di Auschwitz e della Shoah il vero, profondo «buco nero» che sino ad oggi contrassegna la memoria in Russia. «Gli orrori della Shoah nell’era sovietica sono un tabù, il nome di Auschwitz sottaciuto nella storiografia ufficiale». Il famoso Libro Nero sul genocidio degli ebrei russi che lo scrittore e giornalista Vasilij Grossman scrisse, nel 1945, insieme ad Ilija Erenburg non venne mai pubblicato in era sovietica. «Nel discorso politico del Cremlino era presente invece il mito di Buchenwald, per la rivolta lì organizzata dai detenuti comunisti». Auschwitz invece non rientrava nelle mitologie del comunismo e tanto meno l’insurrezione nel 1943 nel ghetto di Varsavia.

Ma torniamo al presente: il 24 febbraio scorso cosa ha scatenato la guerra di Putin contro l’Ucraina, e cosa spinge ancora oggi l’ex agente del Kgb contro il popolo ucraino? «È stata la rivoluzione di Maidan del 2014 a spingere Putin verso una politica sempre più aggressiva nei confronti dell’Ucraina», risponde la storica. «Gli ucraini hanno segnalato al Cremlino, dopo la loro rivolta nel 2014, di voler ripristinare la Costituzione, di tornare a parlare la loro lingua ucraina e soprattutto di orientarsi verso l’Europa e non verso la cosiddetta Madre Russia. È questo loro bisogno di libertà ad aver scatenato l’odio feroce di Putin». Dopo le annessioni nel Donbass e della Crimea e dopo la spietata guerra in Ucraina, per la Scherbakowa non ci sono più dubbi: «Il regime di Putin è una catastrofe umanitaria! E come altro possiamo definire il suo regime se non come una forma inusuale di fascismo? Putin ha scatenato guerre contro Paesi e popoli considerati dalla sua propaganda come satelliti sottomessi alla Russia, proprietà dell’uomo e della storia russa». Tutto ciò «è oggi di fatto una forma di fascismo. Come la sua ideologia secondo cui la grande Russia sia un Paese solo, un solo Stato e abbia un solo Leader».

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