Azione 29 del 17 luglio 2023

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MONDO MIGROS

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SOCIETÀ

Arriva il momento in cui i figli partono e i genitori devono affrontare il distacco

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Un excursus all’insegna del binomio fra il mestiere della scrittura e le vacanze,da Barthes a Wallace

TEMPO LIBERO Pagina 9

Viaggio alla scoperta dei «legionari della droga»,dal Marocco al confine con il Ticino (prima parte)

ATTUALITÀ Pagina 17

Africa, il tramonto dei «caschi blu»

L’amore disperato di Stella

Chissà se l’amore della donna che l’ha sposato 16 mesi fa nella prigione di Belmarsh, vicino a Londra, salverà Julian Assange dall’estradizione negli Stati Uniti Nei giorni scorsi, la sua ex avvocata Stella Moris Assange, ha proseguito il proprio «pellegrinaggio», incontrando tra gli altri Papa Francesco e facendo tappa pure a Ginevra (ma tempo fa era stata anche a Lugano), per chiedere al mondo civile di impedire che il marito venga seppellito a vita in una prigione americana L’ultima carta in favore del consorte è una richiesta di grazia al presidente statunitense Joe Biden Assange, per chi l’avesse dimenticato, è stato il fondatore di WikiLeaks, il sito che tra il 2006 e il 2018 ha pubblicato documenti top secret, mettendo in piazza scandali inauditi e rilevando le malefatte di potentati economici e Paesi vari: Cina, Turchia, Kenia, Paesi arabi, ma soprattuto Stati Uniti Che infatti da tem-

po ne chiedono, metaforicamente?, la testa Con WikiLeaks abbiamo scoperto, per esempio, un video di 17 minuti, chiamato Collateral Murder, che mostra l’assassinio di dodici civili iracheni a Baghdad in un attacco perpetrato da due elicotteri Apache statunitensi il 12 luglio 2007 Dal 28 novembre 2010 il sito ha pubblicato un’ingente rassegna di documenti riservati (i Cablegate) focalizzati sull’operato del Governo e della diplomazia USA nel mondo Nel 2018 ha diffuso un testo segreto della Corte internazionale di arbitrato della Camera di commercio internazionale, sul pagamento delle commissioni per un affare di armi da 3,6 miliardi di dollari tra la società statale francese GIAT Industries SA (ora Nexter Systems) e gli Emirati Arabi Uniti (UAE) Eccetera, eccetera Assange non è un santo Il suo metodo per scoperchiare i bidoni maleodoranti dei potenti non

è esente da critiche, ad esempio nella scarsa protezione delle fonti, quasi sempre i cosiddetti «whistleblower», «gole profonde», o «spie»

se si preferisce – che mettendo a repentaglio la propria vita violano le regole di discrezione alle quali sarebbero tenuti Inoltre, rivelare segreti di stato o d’azienda spesso mette in pericolo persone innocenti Ma esistono altri modi per venire a capo di certe verità scandalosamente impopolari? L’altra ombra, per Assange, è di essere stato imboccato con notizie vere da sponsor tutt’altro che immacolati per ragioni per nulla nobili (in particolare dalla Russia: e in questo momento quella di Mosca è un ’ombra pesantissima su di lui)

Per il resto, dopo i primi spettacolari scoop di WikiLeaks, gli si è rovesciata addosso una valanga di fango Ed è impossibile capire se le «vecchie» accuse di violenze sessuali che l’avevano costretto a rifugiarsi per sette anni

CULTURA Pagina 23

Le muse di Egon Schiele sono le protagoniste del romanzo avvincente di Sophie Haydock

K e y s t o n e

nell’ambasciata ecuadoriana a Londra per evitare di essere estradato in Svezia, fossero vere o costruite ad arte per incastrarlo In ogni caso, prima ancora che uscisse dall’edificio, la polizia britannica l’ha preso in consegna come un pacco postale e l’ha spedito per 4 anni nel carcere di Belmarsh, da dove ora rischia di essere estradato verso gli States Qui potrebbe scontare 175 anni di galera per spionaggio e altri assortiti capi d’accusa Carismatico, controverso e non simpaticissimo, Assange è probabilmente vittima del successo stratosferico della propria creatura A condannarlo non è il suo comportamento ambiguo o le magagne nascoste che ha spiattellato alla platea mondiale (senza un ’adeguata contestualizzazione molti documenti risultano illeggibili), ma il coraggio indecente di aver più volte sottratto al potere la sua arma più pericolosa: il controllo assoluto della verità dei fatti

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 17 luglio 2023 Cooperativa Migros Ticino edizione
G A A 6 5 9 2 S a n t A n t o n i n o
29 ◆ ●
Pietro Veronese Pagina 15 Carlo Silini

SOCIETÀ

Ticino, territorio di transito

Il volume GrenzlandTessin di Alexander Grass descrive i più importanti sviluppi del Cantone dal 1945 ad oggi e racconta le sue relazioni con il resto della Svizzera

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Studi di neurobiologia dell’autocoscienza

La tesi secondo la quale la volontà è dovuta esclusivamente a meccanismi nervosi che informano i centri posti nei lobi prefrontali del nostro cervello

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Quando arriva il momento in cui i figli partono

Il caffè delle mamme ◆ Se ne vanno per studiare, viaggiare o lavorare e il distacco può essere doloroso per i genitori

Figli con la valigia: come sopravvivere al distacco di chi parte come apprendista o liceale per uno scambio linguistico in Svizzera o all’estero o come giovane-adulto all’università e per tutti è «tanti saluti e arrivederci»? Al Caffè siamo mamme come tante che hanno scelto di condurre la vita come acrobatecercandoildifficileequilibrio tra maternità, vita di coppia e lavoro Tra alti e bassi Consapevoli del diritto di dire «Non ne posso più», convinte che non c’è nulla di più bello di una tavola apparecchiata intorno alla quale ognuno racconta la propria giornata con il profumo di sugo, ma allo stesso tempo innamorate, professionalmente impegnate e pronte ogni tanto a dire: «Lo faccio per me» (che sia lo shopping con le amiche o la french manicure) Sempre mamme, spesso mogli, lavoratrici d’obbligo ma anche appassionate, a volte amiche La vita giocata come una faticosa, ma sorprendente partitaatetris E,allora,perchéfacosì male quando i figli partono?

Ladomanda,aIlcaffèdellemamme, è all’ordine del giorno: nella nostra famiglia allargata, che abbiamo soprannominato 7infamiglia, si sono appena passati il testimone la 14enne di ritorno da un anno in una scuola pubblica della Baviera e i gemelli 17enni in

partenza per gli Usa (sempre per un anno), il 21enne è all’università a San Gallo, e al quasi 10enne non resta che chiedere: «Chi gioca adesso con me a Monopoli?» Intorno, la questione è la stessa: la mia amica imprenditrice Laura Poretti ai suoi 75mila follower su Instagram confida: «Mai come in questi giorni ho capito quanto sia difficile per un genitore fare volare un figlio, è come se ti togliessero un pezzo di cuore Ci saremo sempre e comunque – scrive rivolgendosi alla figlia partita per l’estero –, vivremo con te gioie e dolori e se mai dovessi accorgerti che non è la tua strada, non avere paura a dirlo: non sarà un fallimento ma soltanto un cambio di rotta» La scienziata Antonella Viola anche lei su Instagram ammette: «Non è un giorno facile per me Sto lasciando mio figlio in un ’altra città, e non come in passato per vacanza o studio: questa volta esce di casa definitivamente a 23 anni per vivere la sua vita di uomo adulto So che è una cosa bella, ma non nascondo la nostalgia per la fine di quella che è stata probabilmente la pagina più intensa e bella della mia vita»

Una frase nota del Dalai Lama è: «Dona a chi ami ali per volare, radici per tornare e motivi per restare»

Donare ai figli le ali vuol dire non metterli nella condizione de Ilgabbiano Jonathan Livingston (ed Bur) che per avere l’approvazione della famiglia si sforza di assomigliare agli altri, provando a dedicarsi solo alla ricerca del cibo e quando non ce la fa, e decide di seguire la sua vera natura alla ricerca della perfezione del volo, resta solo Sul donare le radici per tornare è illuminante lo psicologo, medico e psicoanalista britannico John Bowlby (Londra, 26 febbraio 1907 – Isola di Skye, 2 settembre 1990) che ha elaborato la teoria dell’attaccamento, analizzando i legami all’interno della famiglia e soprattutto quelli madre-bambino Scrive Bowlby: «La caratteristica più importante dell’essere genitori è fornire una base sicura da cui un bambino o un adolescente possa partire per affacciarsi nel mondo esterno e a cui possa ritornare sapendo per certo che sarà il benvenuto, nutrito sul piano fisico ed emotivo, confortato se triste, rassicurato se spaventato» Ricordiamoci a tal proposito l’insegnamento della volpe al Piccolo Principe: «È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante» È solo impegnandoci in una relazione che potre-

mo dire di tenere a qualcuno, considerandolo a quel punto insostituibile

L’attaccamento sicuro dà al bambino le radici, ma allo stesso tempo è anche – e non è un paradosso – lo strumento con cui il bambino può iniziare a costruire la sua indipendenza

Sui motivi per restare mi piace pensarla come lo psicoterapeuta Alberto Pellai che nel suo favoloso libro Io gomitolo tu filo (ed DeAgostini 2021) spiega: «Un bambino dotato di attaccamento sicuro ama profondamente l’adulto da cui viene amato, ma sa anche separarsene al bisogno, quando quel bambino e quell’adulto devono abitare spazi ed esperienze in cui non potendo stare vicini, continueranno a sentirsi connessi attraverso gli invisibili fili del cuore» Restare, dunque, per i figli con la valigia non vuol dire restare fisicamente ma restare legati: «Il genitore ha la responsabilità di fornire un amore così totale al proprio bambino rendendolo capace di trasformare tale affetto in risorsa interiore con cui affrontare la vita, anche quando quella fonte di protezione e sicurezza non è fisicamente accanto a lui – sottolinea sempre Pellai – Amare e accompagnare un figlio nella vita significa proprio questo: insegnargli a staccarsi da noi,

avendogli fornito la certezza che noi rappresenteremo per sempre la base sicura, il porto verso cui potrà direzionare la sua navigazione quando le onde diventeranno spaventevoli o il mare della vita diventerà tempesta Questa certezza rappresenta per lui la fonte della sua sicurezza emotiva e gli permetterà di diventare un esploratore del mondo che lo circonda, un appassionato protagonista di relazioni, un soggetto desideroso di andare incontro al nuovo, al bello e all’ignoto che riempie ogni giorno del suo presente e del suo futuro»

Ci può essere dunque un filo invisibile che ci tiene vicini ai figli con la valigia, ci ripetiamo a Il caffè delle mamme, anche quando ne siamo fisicamente lontani È il filo del cuore È questo pensiero, ci diciamo, che deve aiutarci a superare il distacco Noi mamme, noi genitori che siamo stati prima fili e ora siamo gomitoli non dobbiamo dimenticarlo: «Dopo averli cullati, abbracciati e coccolati, noi genitori aiutiamo i nostri figli a vivere le loro prove di volo Amare significa imparare a lasciar andare, avendo prima però costruito una stanza nel cuore in cui l’amore di un genitore per il proprio figlio (e viceversa) troverà sempre il proprio luogo elettivo»

● ◆ 2 Settimanale d informazione e cultura Anno LXXXVI 17 luglio 2023 azione – Cooperativa MigrosTicino
Simona Ravizza
P e x e s

I coralli divorziano dalle alghe, e ora muoiono

Mondo sommerso ◆ La speranza per loro potrebbe risiedere nelle ricerche che un giovane biologo marino molecolare sta svolgendo a Wellington Lui è il luganese Andrea

Capitava spesso qualche anno fa Adesso capita, meno, ma capita ancora Solitamente solo a sud del ponte di Melide È lì, infatti, che il lago Ceresio, d’estate, cessa di avere acque di colore blu e passa ad acque turchesi Era l’estate del 2017 quando, in Ticino, il fenomeno fece notizia anche sui mass media Mauro

Veronesi, capoufficio della protezione delle acque e dell’approvvigionamento idrico, spiegò che il cambiamento di colore era dovuto al processo di eutrofizzazione del bacino sud del Ceresio Niente di pericoloso: semplicemente le alghe microscopiche presenti nel lago, con l’innalzamento delle temperature e con dosi più abbondanti di sostanze nutritive quali azoto, fosforo o zolfo, prolificavano al punto da determinare un ambiente asfittico nelle acque lacustri

In pratica, i consumatori primari di queste alghe non riuscivano più a smaltirle, per cui aumentavano sia l’attività batterica sia il consumo globale di ossigeno che avrebbe addirittura portato alla morte dei pesci Negli ultimi anni non si è mai giunti al triste spettacolo dei pesci gonfi e galleggianti sulla superficie del lago, ma ci sarà sicuramente chi ricorderà quanto era verde e agonizzante il Ceresio negli anni Ottanta

Alghe protagoniste di variazioni cromatiche sulle rive del Ceresio Alghe protagoniste di variazioni cromatiche anche in Australia dove la grande barriera corallina da rosa sta diventando bianca Il motivo? Il sodalizio tra coralli (che sono animali) e alghe (che sono vegetali) è stato compromesso dai cambiamenti climatici Come ci spiega il ricercatore Andrea Gamba «coralli e alghe vivono in simbiosi Nelle loro cellule,

i coralli hanno alghe che, con il processo di fotosintesi, forniscono loro nutrimento L’innalzamento delle temperature legato ai mutamenti climatici ha portato le alghe a produrre, anziché nutrimento, sostanze tossiche Il corallo, per sopravvivere, espelle le alghe, ma così facendo perde il suo – diciamo così – cibo È così che da rosa diventa bianco e poco dopo muore» Andrea Gamba, 29enne biologo marino, è un luganese che dal 2021 si trova all’Università Victoria di Wellington dove, con un team di studiosi, sta svolgendo una ricerca di biologia molecolare marina, la quale potrebbe rivelarsi fondamentale per la preservazione del grande Reef I primi risultati del suo studio sono già stati pubblicati dalla rivista scientifica «Frontiers in marine science» (www frontiersin org/jour-

nals/marine-science) Gamba – interessato alla simbiosi Coral-Symbiodiniaceae – sta infatti analizzando diversi percorsi molecolari che sono ritenuti importanti per il mantenimento della simbiosi corallo-alga, e lo fa utilizzando tecnologie di analisi che consentono la produzione di dati utili per la descrizione e l’interpretazione del sistema biologico studiato (dette scienze omiche) e altre tecniche molecolari

Di che cosa si occupa esattamente?

Tema centrale del mio studio è stabilire in che modo questi due organismi comunicano, quali sono le molecole che si scambiano

Non è già chiaro che il corallo fornisce alle alghe un ambiente protetto e composti necessari per la fotosintesi e che le alghe, in cambio,

producono ossigeno e aiutano il corallo a rimuovere i rifiuti?

Sì, questo è chiaro, ma noi stiamo cercando di individuare quali siano, esattamente, le molecole che caratterizzano questa simbiosi In altre simbiosi più studiate (come quelle tra diversi tipi di piante e funghi/batteri, per esempio legumi e rhizobium) si è scoperto che esistono diverse classi di molecole che sono fondamentali per il mantenimento di una simbiosi mutualistica a lungo termine Queste molecole permettono agli organismi nella simbiosi di riconoscersi come partner benefici e non come potenziali rivali Noi stiamo cercando di capire se queste molecole sono importanti anche nella simbiosi dei coralli In particolare, ci stiamo concentrando sulle oxilipine, classe di molecole che si sono rilevate fondamentali nella comunicazione tra par-

tner in diversi altri tipi di simbiosi (piante, funghi, protozoi, batteri) Dunque, con i suoi colleghi, sta cercando di capire come il corallo si accorda con l’alga per sopravvivere Noi, precisamente, studiamo la fisiologia del corallo Vede, è difficile poter proporre una medicina se non si conoscono le caratteristiche del paziente Questo è quello che cerchiamo di fare noi: individuare come funziona la comunicazione corallo/ alga Per il momento sappiamo perché il corallo diventa bianco e muore, ma nessuno ha ancora trovato il modo per evitare che ciò accada Noi, per il momento, siamo giunti a stabilire che le oxilipine siano fondamentali per far sì che il corallo riconosca l’alga come partner benefico e non come un potenziale parassita

E come si procederebbe se la oxilipina fosse la molecola della salvezza?

Fermo restando che siamo nel campo delle ipotesi, quella più accreditata – visto che le temperature continueranno ad aumentare – è quella di procedere a coralli geneticamente modificati, ovvero introdurre nel DNA dei coralli dei geni che renderebbero il reef più resiliente ai cambiamenti climatici Più facile a dirlo che a farlo perché procedere in questo senso comporta un problema etico piuttosto importante: la scienza che interviene sulla natura selvaggia sfidando il rischio di sbilanciare l’intero ecosistema La natura, non dimentichiamolo, è perfettamente bilanciata I grossi mutamenti sono riconducibili agli interventi umani, compreso il fatto che, se non si troverà un rimedio, entro pochi anni tutti i coralli del reef moriranno

Estate, tempo di vacanze e aria condizionata

Parole verdi 5 ◆ Con questo articolo continua la serie dedicata al nostro rapporto con l’ecologia e la crisi climatica

Francesca Rigotti

Più che una parola verde, estate è una parola gialla Vi domina il giallo delle messi, del sole, dei girasoli Ma anche il giallo delle stoppie aride, dell’erba secca, pronto a trasformarsi nel rosso del fuoco degli incendi Anche la bonaria notte di San Lorenzo vive dell’associazione con il fuoco, quel fuoco – ricorda Alessandro Vanoli nel suo recente saggio Estate Promessa e nostalgia, il Mulino, Bologna, 2023 –cheogniestatesarebbetornatodalcielo per onorare e ricordare il martire in forma di stelle cadenti

Estate, stagione di raccolti in campagna, ma per i più stagione di ricordi e desideri caricati di nostalgia per una vacanza, un viaggio, un panorama, un incontro, un amore Eppure è proprio in estate che il problema dei cambiamenti climatici si fa particolarmente drammatico: eccessi di temperatura, di siccità e aridità, con il corteo di incendi spontanei e voluti, e poi eccessi di violenza di acquazzoni e gradinate

estive, appunto Le estati di noi contemporanei non sono quelle del lavoro faticoso nelle campagne per falciare e trebbiare il grano e raccogliere col sudore i frutti della terra Sono per la maggior parte delle persone estati di viaggi esotici o nostrani, di fuga verso la natura o di godimento del mare, di evasione dalla quotidianità, di so-

spensione del lavoro Le ferie pagate, un fenomeno molto recente della storia, hanno trasformato le estati in cui i trasferimentiincampagnaolospostamento in alberghi era una cosa soltanto per nobili e ricchi in una possibilità a disposizione di tutti Eperabbassareletemperatureestive,neglialberghienellecase,nelleau-

tomobili e nei treni, finestrini sigillati e ariacondizionata!L’ariacondizionata fu un’invenzione e una specialità americana dilagata in tutto il mondo ma sfruttata soprattutto negli Stati Uniti Oggiquestopaeseconsumaaria condizionata,tenutaatemperatureassurdamente polari, più di tutti gli altri paesi del mondo messi insieme Ovviamente il consumo di energia per alimentare queste macchine è altissimo e ha come conseguenza un significativo aumento di gas nocivi immessi nell’atmosfera, come anidride solforosa, ossido di azoto e anidride carbonica La climatizzazione alza i livelli di inquinamento atmosferico e contribuisce decisamente al cambiamento climatico E più l’atmosfera si riscalda e più energia serve per alimentare i condizionatori E intanto avanza e si afferma il soluzionismo, cioè l’affidare allatecnologiaeallescienzeapplicatei problemicreatidallatecnologiastessa Sono stata di recente a Tegna, a

visitare i luoghi dell’estate ticinese di Hannah Arendt, la grande filosofa ebrea tedesca del novecento rifugiatasi negli Stati Uniti di cui divenne cittadina Ebbene Arendt amava trascorre le sue estati serene e operose, immersa nella lettura e nella scrittura, nella Casa Barbatè di Tegna Prendeva un volo da New York a Zurigo, poi il treno da Zurigo a Locarno, infine un taxi da Locarno a Tegna Con il marito HeinrichBlücherdapprima,poiancora da sola La pensione, un po ’ ristrutturata ma non troppo, c’è ancora; ci sono i binari che Arendt attraversava per andare al ristorantino; c’è la chiesa, c’è il piccolo cimitero E poi c’è, ma allora non c ’ era, proprio lì sopra il fiume Melezza, un pesante edificio in costruzione, il solito cubo di cemento, destinato forse ad abitazioni, forse a uffici, non so Per fortuna Hannah Arendt non può vederlo Non credo che sarebbe venuta ancora qui a trascorrere le sue estati

● Sett manale di informazione e cultura Anno LXXXVI 17 luglio 2023 azione – Cooperativa MigrosTicino 3
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Vincitori del concorso Migros Maggia

Attualità ◆ Premiati i tre vincitori del grande concorso organizzato in occasione della riapertura del supermercato locarnese

Recentemente, presso il rinnovato supermercato Migros di Maggia in via Cantonale, sono stati consegnati i premi del concorso lanciato in occasione della riapertura dello scorso 15 giugno Traledecinedipartecipantichehanno inserito il proprio tagliando nell’urna esposta in negozio, l’estrazione ha premiato i tre seguenti fortunati vincitori:

1° premio MIRIAM ALLISIARDI di Losone

una bicicletta elettrica Diamant Mandara Deluxe+ del valore di CHF 2600 –

2° premio

MANUELA BARANZINI di Lumino

una carta regalo Migros da CHF 500 –

3° premio

LUIGI ANZINI di Menzonio

una carta regalo Migros da CHF 100 –

Ricordiamo che l’apprezzato punto vendita Migros locarnese, aperto nel 2012, è stato oggetto di un radicale lifting che ha interessato l’intera struttura, il tutto con un particolare occhio di riguardo in favore dell’ambiente, grazie anche all’installazione di moderni e innovativi dispositivi a basso consumo energetico

In occasione della riapertura, oltre al concorso, la clientela ha potuto approfittare per quattro settimane di tutta una serie di iniziative, tra cui la colazione offerta, animazioni varie per i più piccoli, importanti sconti su interi assortimenti, promozioni e omaggi vari

Una prelibatezza impareggiabile

Attualità ◆ Il prosciutto crudo grigionese è una specialità assolutamente da non perdere, una vera delicatezza da accompagnare per esempio in estate con del melone

Azione Hit

Serfontana: si ristruttura

Migros Ticino ◆ Prolungati i contratti d’affitto

La ristrutturazione totale del Centro Shopping Serfontana inizierà a breve Migros Ticino ha firmato con il centro commerciale il prolungamento dei suoi contratti d’affitto Un passo significativo, che ancora una volta vuole testimoniare il forte radicamento al territorio dell’azienda e l’attaccamento storico a questa importante struttura momò

Durante i lavori di ristrutturazione, e per tutto il 2024, il supermercato Migros sarà aperto e a disposizione della clientela, con un negozio di più di 1’000 metri quadrati comodamente ubicato all’entrata del Centro Shopping Serfontana (al posto del Do it + Garden Migros) Per esigenze di cantiere, il nostro apprezzato Do it + Garden Migros è stato chiuso, ma verrà riproposto con formula temporanea a partire dall’ultimo trimestre del 2023 nel vicino Centro Breggia di Balerna

Da inizio 2025 Migros Ticino potrà contare su un nuovo e ampio supermercato di ultimissima generazione Al Piano 2, all’interno di più di 2’100 metri quadrati, troveranno posto anche le nuove aree di competenza Melectronics e Misenso Completeranno l’offerta Migros un ’enoteca Vinarte e un Take Away Migros di oltre 500 metri quadrati, con offerta food to go Daily, posti a sedere e ampia terrazza esterna Il Do it + Garden Migros riprenderà invece il suo posto al Piano 0 nel corso del 2025, a lavori di ristrutturazione del Centro Shopping Serfontana ultimati Sono ancora in corso delle negoziazioni per affittare ulteriori spazi per le insegne Migros

La Cooperativa regionale Migros Ticino crede da sempre nel Centro Shopping Serfontana e non vede l’ora di poter accogliere la clientela nei moderni e rinnovati spazi Confidando nella comprensione degli avventori, si scusa sin d’ora allorché si verificassero dei disagi

Migros Ticino in cifre

Il raffinato prosciutto crudo dei Grigioni originale è un delizioso prodotto originario delle montagne del Cantone più esteso della Svizzera

Le tenere cosce di maiale svizzero vengono marinate in una finissima miscela di spezie e lavorate secondo delle antiche ricette della regione Ciò che lo rende davvero speciale è la successiva stagionatura che avviene nell’essiccatoio più alto d’Europa, situato a oltre 1500 metri sul livello del mare, presso Davos, dove da oltre cent’anni maturano diverse specialità grigionesi a base di carne essiccata

In questo luogo caratteristico e unico il prosciutto stagiona dolcemente all’aria fresca di montagna dei Grigioni, sviluppando il suo incomparabile aroma

Uno dei modi particolarmente apprezzati per gustare questa specialità, è quello di abbinarlo al melone dolce Gli aromi speziati del prosciutto si armonizzano perfettamente con la dolcezza e la freschezza del frutto Questa combinazione tra dolce e salato rappresenta un grande classico della stagione estiva e può essere assaporata sia come antipasto oppure come piatto forte leggero e rinfrescante durante i giorni più caldi Il

prosciutto tagliato sottilissimo viene avvolto direttamente sulle fette di melone oppure servito separatamente per essere apprezzato secondo i gusti di ognuno Il piatto può essere ulteriormente arricchito a piacere con qualche spruzzo di succo di limone o della menta o basilico freschi Naturalmente il prosciutto crudo grigionese è ottimo anche mangiato da solo o come ingrediente essenziale di un tagliere di salumi misti, accompagnandolo per esempio con del buon pane rustico e dei formaggi di montagna stagionati

Prosciutto crudo grigionese, Svizzera, confezione speciale da 130 g Fr 4 75

dal 18 7 al 24 72023

La Cooperativa regionale Migros Ticino conta 33 supermercati, 9 mercati specializzati, 3 Outlet Migros, 1 negozio VOI Migros Partner, 8 enoteche Vinarte, 4 Ristoranti e 6 Take Away Migros, 6 centri Activ Fitness, nonché una pasticceria della casa, un servizio Party Service Migros e il settimanale Azione Nel 2022, con 1’240 collaboratori (42 apprendisti), il 90% dei quali residenti in Ticino, la Cooperativa è stata il più grande datore di lavoro privato del Cantone

Sett manale di informazione e cultura Anno LXXXVI 17 luglio 2023 azione – Cooperativa MigrosTicino MONDO MIGROS 5
La premiazione: da sinistra Franca Bonetti per conto di Manuela Baranzini Miriam Allisiardi Luigi Anzini con la responsabile di Migros Maggia, Fitnete Destani (Foto di Giovanni Barberis)
Linconfondibile torre del Serfontana

Un cantone sotto osservazione

Pubblicazioni ◆ Alexander Grass, per anni corrispondente della SRF, nel suo libro tratteggia l’evoluzione del Ticino postbellico

A molti sembrerà inusuale presentare in italiano un libro scritto in tedesco Ma per una volta è utile scavalcare le barriere linguistiche, anche perché l’autore ha sì scritto nella sua lingua madre, ma ricercando e interrogando in italiano Alexander Grass infatti non indossa i panni del forestiero, non rientra nella casistica dei viaggiatori che,soggiornandonellenostrecontrade, magnificavano le bellezze di questa anticamera d’Italia: la luce il cielo il clima la vegetazione le seduzioni della teosofia Appartiene invece al novero degli osservatori che – come Max Wermelinger prima e Beat Allenbach poi – hanno avvertito l’esigenza di calarsi anima e corpo in questo nostro piccolo angolo sudalpino per esplorarneitrattimenovisibiliadocchionudo: pregi e difetti, luci ed ombre, rivendicazioni e delusioni

Esterno ma non alieno

È un’indagine, quella di Grass, che è frutto di uno sguardo esterno, nutrito della lunga esperienza giornalistica nelle vesti di corrispondente della SRF,esappiamoquantosiaimportante, per un microcosmo come il nostro, spesso introverso e permaloso, poter contaresudiagnosiscevredapregiudizi, estranee sia all’autocontemplazione che all’autodenigrazione Troppe volte, anche in tempi recenti, è venuto a

mancare un mediatore verso Berna o verso la «Zurich Area»: un «pontiere» capace di illustrare all’opinione pubblica e ai politici d’oltralpe le ragioni del Ticino

L’altro aspetto da evidenziare è un percorso che per le generazioni formatesi dopo la Seconda guerra mondiale assomiglierà ad una sorta di autobiografia: una sequenza di tappe, di momenti, di scatti che hanno modificato radicalmente i lineamenti di questa regione Un cammino che l’ha portata dalla condizione di periferia emarginata a polo emergente, anello di congiunzione tra l’industrioso Nord

Europa e la non meno laboriosa Lombardia Conleconseguenzechel’autore ben descrive, senza tacere gli inconvenienti, gli effetti collaterali di una crescita spesso convulsa e incontrollata L’elenco è ormai lungo, dal traffico all’inquinamento, dal boom immobiliare all’alluvione cementizia, dal calo delle nascite all’invecchiamento della popolazione

Squilibri demografici

Il tema della demografia è una delle costanti del periodo postbellico Ne-

gli anni ’50 e ’60 il cruccio maggiore riguarda lo spopolamento delle valli con il relativo abbandono dei pascoli e delle stalle Per contrastare il declino, la politica mise in campo una serie di misure, che andavano dai sussidi alle aziende alla promozione in loco di attività artigianali e industriali Occorreva insomma favorire lo sviluppo di ambedue i comparti, quello agricolo e quello industriale Nell’immediato dopoguerra era convinzione diffusa che questa complementarità potesse risollevare le sorti delle zone dissanguate dall’esodo rurale Seguì negli anni Settanta la Legge federale sull’aiuto agli investimenti nelle regioni di montagna, con risultati alterni

Oggi la demografia è tornata al centro della scena, con la tradizionale piramide che si è via via trasformata in mongolfiera: poche nascite a fronte di un progressivo rigonfiamento delle classi di età più avanzate Ciò che preoccupa ora non è tanto l’invecchiamentoquantolosquilibriochesiè creato tra le fasce di età: giovani, classi produttive, pensionati L’andamento demografico è nel contempo causa ed effetto L’autore lo illustra con l’evoluzioneeconomica,la«scoperta»del petrolio alpino, le risorse idriche e il loro sfruttamento per opera delle Partnerwerke, un capitolo che nel Ticino ha lasciato strascichi che persistono tuttora e molte amarezze

Strade, autostrade e ferrovie

Grass si sofferma poi sulla rete dei trasporti, anche questo un argomento ricorrente nella storia del cantone fin dalla sua nascita nel 1803: «San Gottardo, strada d’Europa» E sappiamo quanto sia stato lungo e tenace l’impegno per non vedersi esclusi dal circuito commercialeedeconomicocentro-europeo, con i relativi risvolti politici (elvetismo), cultural-linguistici, turistici Diquiunafolladirivendicazionisiain campo ferroviario che stradale: richieste che anche dopo l’apertura di AlpTransit proseguono, soprattutto per decongestionare la punta meridionale del cantone

A quali fonti si è «abbeverato» Grass nel costruire il suo libro? Al suo archivio di corrispondente, alla stampa e alle interviste, certo, ma anche alle pubblicazioni che hanno segnato la riflessione intellettuale fin dagli anni ’60 Pensiamo ai materiali prodotti dall’Ufficio delle ricerche economiche, fondato nel 1961: una miniera di dati e di analisi; e allo studio pionieristico di Francesco Kneschaurek sullo Stato e sviluppo dell’economia ticinese, del 1964 Nello stesso anno usciva il volume a più mani Aspetti e problemi delTicino,concontributiimportantidi Guido Locarnini, Basilio M Biucchi, Bruno Caizzi E poi ancora Il settore industriale ticinese, del 1968

uomini migliori, della sua rilevanza come «terza Svizzera» Il ’69 è un anno emblematico, che determina da un latoun’accelerazioneincampopolitico (lanascitadelPSAelaconcessionedel voto alle donne) e dall’altro una brusca frenata nella gestione del territorio (bocciatura della Legge urbanistica) Pur privo di un ateneo, il cantone si apriva dunque ai nuovi movimenti e ai progetti educativi che sarebbero sfociati nella creazione della scuola media unica Negli anni ’70 arrivano a maturazione i primi consistenti frutti di questa generazione, opere fondamentali sull’emigrazione (Giorgio Cheda), sull’evoluzione dei partiti politici (Bianchi e Ghiringhelli), sul Ticino dell’Ottocento (Raffaello Ceschi) Non meno prolifica si rivela la pattuglia degli economisti che opera nell’URE diretto da Remigio Ratti: una fucina che la politica apprezza, ma che poi accantona o addirittura condanna all’atto pratico Nel 1975 Angelo Rossi dà alle stampe un testo destinato ad entrare negli annali della nostra repubblica: Un’economia a rimorchio, in cui l’autore applica al Ticino il modello neocoloniale centro-periferia, fermando l’attenzione sulle transazioni orchestrate dalla classe avvocatesca e notarile Anche dal fronte della riflessione architettonica giungono segnali innovativi, un’idea del progettare e del fare che contesta apertamente la tradizione («Tendenzen Neuere Tessiner Architektur» all’ETH di Zurigo nel 1975) Da questa fase di germinazione –che come abbiamo visto risale agli anni ’60 e ’70 – nasceranno anche le successive iniziative di approfondimento, come le conferenze promosse dall’Associazioneculturapopolareoleiniziative editoriali di Coscienza Svizzera

La metamorfosi

AlexanderGrassdocumentabenequestipassaggi,questa«metamorfosi»che si è verificata negli ultimi quarant’anni, con il doppio attraversamento sotterraneo del Gottardo (strada e ferrovia)econl’accelerazionedeiprocessidi inurbamentodilargapartedellapopolazione Oggisiparladi«cittàTicino», ovverodiunostadiodisvilupporiconducibile ad uno schema di tipo metropolitano,conivaripolicollegatitraloro da una rete di trasporto rapida ed efficiente Dentro queste maglie sempre più fitte spuntano continuamente sempre nuovi cantieri, in base ad una «libido aedificandi» che sembra inarrestabile ed inguaribile

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Alexander Grass, Grenzland Tessin Fotografie di Alberto Flammer Edizioni Hier und Jetzt, Baden, 2023 26%

Ilrientrodeilaureati

Parallelamente aumentava anche il numero degli studenti universitari nel campo delle scienze storiche, economiche, pedagogiche: giovani che si laureavano negli atenei d’oltralpe e che poi s’inserivano nell’Amministrazione cantonale, nelle scuole superiori e nei centri di ricerca Intorno al ’68 c’è fermento e insofferenza, cresce la consapevolezza – come dirà Virgilio Gilardoni – di riflettere sulla «personalità» di questo cantone, spesso dimentico del proprio passato, dei suoi

Ci salverà la montagna, la riscoperta delle valli e delle micro-comunità discoste dai centri? L’argomento è tornato d’attualità al tempo della pandemia Un antropologo come Vito Teti ha coniato la parola «restanza», intendendoconquestotermineil«sentimento di chi àncora il suo corpo ad un luogo» e nel contempo «fa diaspora con la mente» Non è il ritorno dell’emigrante, dopo aver girovagato per mezza Europa, ma un modo di vivere la montagna senza cadervi prigionieri, senza rimanere rinchiusi nei suoi orizzonti angusti La tecnologia può aiutare, così come la maturazione di una diversa sensibilità per l’ambiente e per una condotta di vita ecosostenibile

6 Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 17 luglio 2023 azione – Cooperat va MigrosTicino SOCIETÀ
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I limiti della nostra coscienza

Neurobiologia ◆ Le scelte che facciamo sono visibili nel cervello ancor prima di accorgerci di averle prese

«Per aspera sic itur ad astra»: attraverso l’asperità si arriva alle stelle Questo era il pensiero di Seneca, già ben consapevole di come le difficoltà fossero in grado di forgiare il carattere di un essere umano Un principio dalla valenza universale: pensiamo ad esempio al diamante che si forma nelle visceredellaTerradamateriasottoposta a pressioni inimmaginabili Le specie animali sopravvivono adattandosi alle difficoltà del loro ambiente, e l’uomo non fa certo eccezione: asperità, difficoltà e ostacoli vanno affrontati e non rifuggiti perché proprio gli ostacoli incontrati sul nostro cammino ci hanno permesso di sviluppare esperienza e senso di responsabilità senza il quale la specie umana si sarebbe verosimilmente autodistrutta

Pensiamo alla storia che racconta di un contadino seduto sotto un albero che vede un bozzolo con un piccolo buchino attraverso il quale intravvede una piccola farfalla che si dimena con tutte le sue forze Osserva che i suoi eroici sforzi producono minimi progressi Impietosito, con un coltellino da lavoro allarga delicatamente il buco del bozzolo finché la farfalla ne esce senza alcuno sforzo Una buona azione, potremmo pensare E invece no: la farfalla non ha lottato a sufficienza per sviluppare muscoli abbastanza forti per poter volare e, dopo numerosi tentativi, rimane a terra a soli pochi centimetri dal bozzolo, incapace di fare ciò per cui la natura l’aveva fatta nascere Il contadino si rende conto di aver preso una decisione infelice, e soprattutto capisce che solo attraversando le difficoltà la natura ci rende più forti e degni di realizzareilnostrocammino Questoaneddoto è accompagnato da concetti come volontà, forza di volontà, decisione, comportamento E giungono inevitabili le domande: che cosa determina il nostro comportamento? Perché facciamo quel che facciamo? Come lo decidiamo? Lo decidiamo noi? Cos’è la volontà? «Non illudiamoci di sapere tutto:

la volontà è mossa dalle nostre cellule cerebrali, anche se abbiamo l’illusione che siamo noi a decidere E possiamo definirla come una bilancia fra il bene e il male», incontriamo il professor Arnaldo Benini, reduce dalla sua ultimapubblicazioneLaneurobiologiadellavolontà(Raffaello Cortina ed ), non per recensire il suo libro, ma per una chiacchierata sul filo dell’intreccio tra neuroscienza e filosofia, alla ricerca di una risposta Quella spiegazione che chiarisca che cosa determina per davvero il nostro comportamento Benini ci mette, però, in guardia: «Questo genere di dilemmi non avrà mai una vera risposta, perché il cervello non sarà mai in grado di studiare davvero sé stesso “Che cosa sono io?”, si chiede, ma esso rimane all’interno di un ’autoreferenzialità che gli impedisce di conoscersi alla perfezione, semplicemente per il fatto che un meccanismo può essere compreso soltanto da un altro più complicato di

lui E di più raffinato del cervello non c’è nulla» Non sapremo mai cosa sia davvero la coscienza, secondo Benini che cita il fisiologo tedesco dell’Ottocento Emil Heinrich Du Bois e il filosofo Francis Bacon che nel Seicento ha iniziato a studiare la scienza come tale, giungendo alla conclusione che «la sottigliezza della natura è infinitamente superiore a quella della mente e non ci possiamo illudere che la mente possa capire fino in fondo la natura»

Per dare risposta al dilemma su cosadeterminiilnostroagire,dunque,si possono solo ipotizzare due soluzioni «che non hanno nulla in comune fra loro»: «L’anima o il cervello: l’una o l’altra determinano quel che facciamo Ma non esiste una risposta definitiva, questo limite conoscitivo è ben noto agli scienziati e ai ricercatori, consapevoli che la ricerca non riuscirà mai a spingersi oltre certi limiti»

Sulla fede religiosa il professore non si dice in sintonia: «Non riesco a

capacitarmi dell’esistenza di un Dio che permetta alla nostra anima di decidere di commettere il male tremendo di cui si sa macchiare l’umanità» Scartata l’anima, rimane il cervello come unico attore che peraltro le neuroscienze cognitive dimostrano essere davvero il regista assoluto delle nostre decisioni: «È dimostrato che la volontà è dovuta esclusivamente a meccanismi nervosi: a scelta avvenuta, essi informano i centri dell’autocoscienza che si trovano nei lobi prefrontali del nostro cervello» Come dire: «Ogni nostra decisione è presa col concorso di meccanismi nervosi cognitivi ed emotivi E grazie alla plasticità cerebrale, ogni esperienza modifica la struttura e il funzionamento del cervello, quindi condiziona la volontà, le riflessioni e i nostri comportamenti futuri»

Secondo Benini, una delle più grandi scoperte degli ultimi decenni riguarda proprio la plasticità della cor-

teccia cerebrale: «Una volta che cambia la parte del cervello che la elabora, qualunque esperienza (pensiero o percezione) che abbiamo diventa elemento della nostra coscienza La percezione è allora un “atto creativo”, come diceva Edelmann, perché crea una sostanza cerebrale diversa A dimostrazione che il cervello rimane l’unico attore, colui che decide per primo, dandoci l’illusione di averlo fatto noi»

A rafforzare questa tesi di Arnaldo Benini, un recente studio dell’Università del New South Wales pubblicato su «Scientific Reports», secondo cui l’esito di una decisione è in un certo senso prevedibile diversi secondi prima che noi realizziamo di aver deciso Una conclusione a cui gli scienziati sono giunti grazie all’uso della Risonanzamagneticafunzionale(MRI,in gradodimonitorarel’attivitàcerebrale ecalcolareicambiamentidelcontenuto di ossigeno nelle varie aree)

Le affermazioni del professor Arnaldo Benini e degli scienziati dell’Università del New South Wales convergono, e un po ’ meno nebuloso risulta a questo punto il dibattito su come funziona la volontà, sull’esistenza del libero arbitrio e su cosa influenzi la direzione di una scelta: «Le nostre “libere” scelte sono visibili nel cervello ancora prima che ci accorgiamo di averle prese: la scelta fra due possibilità è prevedibile dall’andamento dell’attività cerebrale ben undici secondi prima di quando la formuliamoconsciamente» Inoltre,secondo lo studio pubblicato su «Scientific Reports»: «Quando decidiamo tra due opzioni, potremmo essere influenzati da pensieri in stand-by risultanti da una precedente attività cerebrale: queste “allucinazioni inconsce” restano sottotraccia e influenzano la decisione finale, senza che ce ne accorgiamo Al momento di decidere, le aree esecutive del cervello scelgono il sottotraccia più marcato e si lasciano portare sulla sua strada»

Il libero arbitrio, a questo punto, per Benini «è un’illusione necessaria»

Non solo per la birra, ma anche anafrodisiaco

Fitoterapia ◆ I coni di luppolo, ovvero le infiorescenze femminili di questa pianta, si raccolgono da agosto a ottobre

La natura segue il suo eterno ciclo e da qualche mese gli alberi spogli si sono rivestiti di un trionfante fogliame

Un verde, che quest’anno, fino a oggi, sembra più che mai rigoglioso È così che nel verde dei boschi ombrosi e folti, lungo le siepi o ai margini dei sentieri, ovunque fino a 1200 mlm possiamo rivedere e, volendo, raccogliere una pianta dal tenerissimo verde: il luppolo, nome scientifico Humulus Lupulus L, dal latino Humus (terra) della famiglia delle Cannabacee, di cui fa parte anche la canapa

La caratteristica del luppolo, pianta che possiamo definire parassita, è quella di cercare sostegno arrampicandosi sui rami altrui, o di strisciare per terra quando non li trova Il luppolo appartiene a una specie che viene definita «dioica», vale a dire che i suoi fiori unisessuali, maschili e femminili, sono collocati su piante diverse

Come succede spesso in fitoterapia, si rimane colpiti dalla varietà del suo fitocomplesso, ricchissimo di estrogeni e di sostanze chimiche Del

luppolo si utilizzano le infiorescenze femminili, denominate «Coni», chi ama raccoglierli può farlo da agosto a ottobre, quando la rugiada è scomparsa: l’essiccazione avviene in locali arieggiati, lontano dai raggi solari diretti e la conservazione si fa in scatole metalliche o di cartone perfettamente chiuse I coni sono ricchi di ghiandole resinose che secernono una sostanza giallastra (dal sapore amaro) utilizzata da tempi immemorabili per conferire alla birra il suo caratteristico sapore, un ingrediente conosciutissimo dalle popolazioni nordiche che per prime avevano iniziato a produrre bevande di cereali profumati con l’aroma di luppolo Già nell’anno mille in Germania, Boemia e Polonia esistevano grandi coltivazioni di questa pianta usata come importante merce di scambio e ancora oggi, come noto a molti, il luppolo è essenziale per la produzione della birra moderna Intorno al VIII secolo, il luppolo era anche coltivato presso i monasteri

per la sua fama di anafrodisiaco, vale a dire che le preparazioni di questa pianta aiutavano i monaci a resistere alle «debolezze della carne»; era prezioso anche per le sue proprietà amaro-aromatiche e ricercato come materia prima È tra le poche piante selvatiche ancora usate oggi come alimento: i giovani getti che ricordano gli asparagi, entrano in minestre, frittate, insalate Il luppolo, come si diceva, è ricchissimo di fitoestrogeni, cioè di sostanze ormonali vegetali e per questo può aiutare nelle manifestazioni dolorose delle mestruazioni, dare benessere alle donne in menopausa e sollievo ad adulti o bambini in casi di leggera ansia o disturbi nervosi del sonno, possiede inoltre una spiccata attività antibiotica nei confronti di batteri e funghi patogeni, ha proprietà amaro toniche, digestive, aperitive, blandamente sonnifere

Il luppolo è reperibile come infuso, tintura madre o estratto secco; come sempre, a questo proposito, avvertia-

mochequalsiasiuso«faidate»èsconsigliabile e richiede comunque un ’ approvazione del medico In medicina popolare un decotto in cataplasmi curava punti dolenti e reumatismi Un gruppo di ricercatori del dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze dell’Università degli studi di Milano

Bicocca, da diversi anni, compie ricerche sulla prevenzione della malattia di Alzheimer mediante sostanze di origine naturale presenti in molte piante e alimenti medicinali, studia quindi i nutraceutici che possono combattere la neuro degenerazione Questi scienziati stanno dimostrando – con test di laboratorio, approfonditi studi e pubblicazioni – che gli estratti dai fiori di quattro comuni varietà di luppolo utilizzati come componente dell’aroma della birra sono utili per combattere e soprattutto prevenire questa subdola e strisciante malattia neurodegenerativa i cui sintomi appaiono molto tardi, quando danni irreversibili al sistema nervoso si sono prodotti

Le sostanze chimiche estratte dai fiori del luppolo hanno rivelato proprietà antiossidanti e antibiotiche in grado di inibire l’aggregazione di un tipo di proteine responsabili di questa dolorosa malattia: questa umile pianta per la prima volta ci apre la strada verso prospettive vincenti di prevenzione e guarigione

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Una tradizione culinaria veg-sostenibile

Vegetarianesimo e veganesimo: molti piatti della cucina europea si adattano perfettamente con piccolissimi accorgimenti

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L’ultima isola dell’Arcipelago prealpino Quello di Varese è un lago remoto, come lo è la storia del villaggio che all’epoca dominava il minuscolo Isolino Virginia

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Quando gli scrittori vanno in vacanza

Tra il ludico e il dilettevole ◆ Da Roland Barthes a David Foster Wallace, passando per Michele Serra, ecco come gli autori vedono le ferie estive

Anche gli scrittori, ogni tanto, vanno in vacanza E magari, mentre si godono un po ’ di relax estivo, vengono immortalati, a loro insaputa, da qualche fotografo un po ’ ficcanaso che, scattando una foto, spera di ricavare una storia Non parleremo in verità di soli scrittori che vanno in vacanza, ma di un critico, di un giornalista, e sì, anche di uno scrittore che, con occhio addestrato e penna affilata, raccontano le vacanze degli altri: perlopiù gente comune che, pensando di fuggire da una vita banale, rimane intrappolata nelle maglie del consumismo sfrenato

Pur prestandosi ai riti estivi, nell’immaginario collettivo, l’uomo di lettere si distingue sempre e comunque dalla massa

Fra il 1954 e il 1956 il critico letterario e semiologo Roland Barthes scrisse quei brevi saggi che poi confluirono in Mythologies (Miti d’oggi), volumetto oggi tanto acclamato Partendo da materiali disparati – articoli di giornale, fotografie su riviste, film, mostre, o altri eventi mondani – Barthes tenta un’impresa che all’epoca era una novità: decodificare i vizi e i vezzi tipici di una società ampiamente sedotta dal consumismo Esposto a quel caleidoscopico insieme di dettagli e di eventi che gli offre l’attualità, il critico restituisce in maniera brillante la trama dell’immaginario collettivo: quell’insieme di sogni, aspettative, desideri e frustrazioni che segnano il mood di un ’ epoca

Il mondo del catch, Giocattoli, Il viso dellaGarbo,IlTourdeFrancecomeepopea, Strip-tease, Astrologia, La nuova

Citroën sono alcuni dei titoli raccolti nei Miti d’oggi In un altro breve testo, intitolato Lo scrittore in vacanza, Barthes si sofferma sul modo in cui la stampa parigina rappresenta, attraverso una lente idealizzante, l’immagine dell’uomo di lettere in vacanza

Da un individuo dalla sensibilità sopraffina – qual è lo scrittore trasfigurato dall’immaginario collettivo –, ci si sorprende, per esempio, che possa affrontare un ’attività così prosaica come una vacanza, andando in spiaggia e dichiarando di amare le belle ragazze in costume

Pur prestandosi ai riti estivi che lo avvicinano al comune vacanziero, nell’immaginario francese l’uomo di lettere, nota Barthes, rimane circondato dall’aura di eccezionalità che lo distingue dalla massa Anche in vacanza, lo scrittore non smette mai veramente di essere uno scrittore, e non potrebbe essere altrimenti: «A provare la meravigliosa singolarità dello

scrittore è il fatto che egli, nel corso di queste famose vacanze che fraternamente divide con gli operai e i commessi, non smette, se non di lavorare, almeno di produrre ( ) Uno scrive dei suoi ricordi, un altro corregge bozze, il terzo prepara il suo prossimo libro»

Nel potere trascendente della scrittura, continua Barthes, si manifesta la natura di supereroe dell’uomo di lettere, giacché la necessità perentoria della sua scrittura «assimila la produzione letteraria a una sorta di secrezione involontaria, dunque tabù perché sfugge agli umani determinismi» Tanto che, conclude il critico francese, «lo scrittore è preda di un dio interiore che parla in ogni momento, senza preoccuparsi, il tiranno, delle vacanze del suo tramite Gli scrittori sono in vacanza, ma la loro Musa è desta, e partorisce senza tregua»

Sempre di vacanze, questa volta italiane, si occupa un altro volumetto che, pur non avendo la notorietà dei Miti d’oggi, ha comunque conosciuto una fortunata storia editoriale Il riferimento è al giornalista de «L’Unità»

Michele Serra, e al suo Tutti al mare, uscito nel 1986 e poi ristampato da Feltrinelli nel 1990 Differentemente da quanto succede in Barthes, qui non si tratta di riprendere un articolo sul tema delle vacanze, ma di mettersi in prima linea per realizzare un reportage giornalistico

A bordo di una Panda 4X4 sponsorizzata dalla Fiat, nel 1985 Michele Serra decide infatti di percorrere le coste italiane con un programma ben definito: documentare in presa diretta, in una sorta di diario di viaggio da Ventimiglia a Trieste, l’esperienza del viaggiatore che di giorno in giorno visita località marittime, incontra la fauna locale, pernotta in alberghi

più o meno raccomandabili e, non da ultimo, deve gestire le incognite del traffico e le impreviste deviazioni Da quell’insolito incarico nascono una serie di testi, inizialmente pubblicati su «L’Unità» nell’agosto dell’85, elaborati in condizioni non sempre facili: «Dovevo scrivere tutte le sere fidandomi solo della mia sensibilità – racconta il giornalista nell’introduzione al volume uscito nell’86–, non avendo altro filo conduttore che il dovere-piacere di scrivere» Ma l’obiettivo dichiarato non è tanto di realizzare un’inchiesta esaustiva e oggettiva, quanto piuttosto «di trasformare in articoli di giornale impressioni, riflessioni e piccole avventure di un italiano che viaggia in Italia»

A rileggerlo oggi, il volumetto di Serra mantiene ancora quella freschezza che doveva avere all’epoca, e l’attualità dell’opera deve molto al fatto che, scritta in prima persona, rac-

conta aneddoti e dettagli che contraddistinguono la variopinta umanità che, anno dopo anno, affolla le spiagge come se cercasse la Terra promessa La cultura della spiaggia, viene da dire, mantiene qualcosa del ciclico ritorno delle stagioni Serra non tralascia neppure accenni, peraltro giustificati, di critica sociale, dettati dalle condizioni non sempre esemplari in cui sono tenute le spiagge che visita Per completare il nostro excursus all’insegna del binomio fra il mestiere della scrittura e le vacanze, abbiamo pensato all’esperienza della crociera A parlarne, anche qui in prima persona, è il noto scrittore americano David Foster Wallace, che negli anni Novanta accetta l’incarico, affidatogli dalla rivista «Harper’s», di prendere parte a una crociera extralusso ai Caraibi Trattandosi di Wallace, ne viene fuori un reportage narrativo quanto più lontano da un resoconto incondizionatamente entusiastico che indugia su un mare limpidissimo, su un tramonto mozzafiato, e che tesse le lodi di spiagge dorate

A catturare l’attenzione di Wallace non è, infatti, quello che sta attorno alla nave (il mare, l’orizzonte, le spiagge eccetera), ma piuttosto i passeggeri, con il loro corollario di caratteristiche e comportamenti Il risultato è un dépaysement assoluto, una sorta di incredulità totale di fronte a uno spettacolo che, per quanto inconcepibile agli occhi dello scrittore, risulta essere incredibilmente vero Si noti, a titolo di esempio, questo passaggio: «Ho sentito cittadini americani maggiorenni e benestanti che chiedevano all’Ufficio Relazioni con gli Ospiti se per fare snorkeling c’è bisogno di bagnarsi, se il tiro al piattello si fa all’aperto, se l’equipaggio dorme a bordo e a che ora è previsto il Buffet di Mezzanotte» Il tono delle parole, qui, sembra riecheggiare la solennità dell’incipit di quel grande poema americano della controcultura che è Owl di Allen Ginsberg o, ancora, le affermazioni di Cristoforo Colombo quando registra l’assoluta novità degli usi e dei costumi degli Indios Solo che nelle parole di Wallace non c’è nessuna solennità (Ginsberg), o senso dell’eccezionalità (Colombo) Traspare invece un senso di vuoto, una venatura di assurdo che annuncia il lento e inesorabile declino della civiltà occidentale

Bibliografia

Roland Barthes Miti d’oggi Einaudi, 1974

Michele Serra Tutti al mare Feltrinelli, 1990

David Foster Wallace, Una cosa divertente che non farò mai più, Minimum Fax, 1998

TEMPO LIBERO ● ◆ Sett manale di informazione e cultura Anno LXXXVI 17 luglio 2023 azione – Cooperativa MigrosTicino 9
P x h e r e c o m

Il veg ante litteram nella tradizione europea

Gastronomia ◆ Sono moltissimi i piatti nostrani, anche elvetici, che si prestano con pochi accorgimenti a indossare la coccarda vegana

Nel lontano 2007 avevo parlato di vegetarianesimo e veganesimo, precisando quello che io pensavo in proposito: 1 rispetto assoluto per chi fa questa scelta etica; 2 chiedo però rispetto ai veg (quando scrivo veg alludo e ai vegetariani e ai vegani, ricordo cheiveganinonmangianonécarniné derivati animali come latte, formaggi e simili, mentre i vegetariani, i derivati animali, li mangiano) per il mio essere onnivoro: nessuno è «superiore» agli altri che fanno scelte diverse dalle tue ma assolutamente legali; 3 grande condivisione nella lotta per migliorate la qualità della vita degli animali, anche se capisco che i veg, ma soprattutto i vegani, lottino comunque contro l’allevamento animale Si può lottare insieme, i veg per motivi etici, io anche per motivi etici seppur diversi, ché maltrattare qualsiasi animale non si fa

Oggi vi parlo di un altro problema, per nulla piccolo: cosa deve fare una persona di fronte a questo fenomeno, peraltro in forte ascesa – anche se statistiche certe latitano – se invita a cena un gruppo di amici? Certo, la prima cosa è controllare se nel gruppo ci sono veg, ma poi?

Il problema è dei privati ma è ancora più forte nei ristoranti Fare nulla, come fanno molti ristoranti, è sbagliato: soprattutto oggi, più che mai non devi perdere nessun cliente Se in un gruppo di quattro o sei persone c’è un veg, c’è il rischio che quel gruppo non opti più per il tal ristorante

In verità, la soluzione è semplice: basterebbe agire come i ristoranti di pesce, che hanno giustamente sempre in carta qualche piatto di carne per chi accompagna amici pesciofili, senza condividere la stessa passione È dunque necessario proporre piatti veg e di fatto non è così difficile da fare: la nostra tradizione, italiana, svizzera, europea, è ricchis-

sima di piatti senza carni e affini Penso a quelli a base di legumi, che piacciono a tutti Penso ai tantissimi carboidrati, riso, paste e altri, conditi con oli e verdure cotte Basta metterli in una pagina della carta della lista delle vivande, ben evidenziandoli come privi di carne e affini, e il gioco è fatto Anche se c’è sempre qualche rischio Spero che non capiti a nessun professionista quello che è successo a un ’amica cuoca – che cucinava anche piatti veg – quando si è vista arrivare in cucina una cliente vegana a controllare che casseruole, taglieri e coltelli che usava non fossero stati «contaminati» da carne: per fortuna, in genere, gli estremisti evitano di frequentare ristoranti per onnivori

Per un privato il problema è lo stesso: sapendo che tra gli ospiti c’è un veg, deve fare piatti che piacciono sia ai veg che a tutti gli altri Quindi non certo piatti con tofu, seitan e tempeh, che sono un simbolo del mondo veg ma che non tutti sanno cuocere al meglio, e che soprattutto agli onnivori non piacciono – sbagliando dato che se un piatto è buono lo è a prescindere Sarà infatti sufficiente fare piatti ultra-tradizionali che sono veg al di là delle intenzioni, tipo quelli citati prima Quanti sono? Sopra ho scritto «tantissimi»

Una volta in treno mi sono messo a leggere, sul mio computer portatile, i titoli delle ricette citati in un mio vecchio libro, scritto quando non si parlava ancora del fenomeno veg Orbene, più dei due terzi dei piatti erano adatti ai vegetariani e anche ai vegani: anche se alcuni con piccoli accorgimenti, tipo usare olio al posto del burro, eliminare la molto presente pancetta e i formaggi Insomma, avevo scritto un libro che era, sia pur inconsapevolmente, vegano!

Non vorrei sbagliarmi,ma non vi ho dato mai la ricetta della amatissima focaccia dolce Rimedio oggi Ingredienti per 8 persone: 550 g di farina 00,20 g di lievito di birra,100 ml di latte,160 g zucchero,200 g di uvetta, 100 g di pinoli, acqua, brandy, 200 g di burro, 3 uova, cannel-

Ballando coi gusti

Red velvet

Oggi due dolci: un po’ complessi, piuttosto ricchi, ma tanto, tanto buoni.

Ingredienti per 1 torta: Per la torta: 350 g di farina – 250 g di zucchero –150 g di burro – 3 uova – 1 cucchiaio di cacao amaro – 5 cucchiai di colorante alimentare rosso – 250 g di yogurt bianco (latticello) – 1 cucchiaino di aceto di mele – 1 cucchiaino di lievito Per la crema: 500 g di latte – 10 gocce di estratto di vaniglia – 350 g di zucchero – 350 g di burro

Setacciate la farina con il cacao Montate il burro con lo zucchero e il sale fino ad avere un composto spumoso Unite le uova sempre montando, il colorante alimentare e il latticello Incorporate la farina, il cacao e infine il lievito sciolto nell’aceto Versate l’impasto nella teglia imburrata e infarinata e cuocete a 180° per 35 minuti In una casseruola unite il latte e la farina Portate a bollire e cuocete per 10 minuti fino ad addensare Nel frattempo montate il burro con lo zucchero e l’estratto di vaniglia fino a ottenere un composto molto aerato Unitelo al composto di latte e farina freddo Tagliate la torta ormai fredda in tre strati Farcitela con la crema di latte e burro e con la stessa crema ricopritela Decorate a piacere e raffreddate la torta in frigorifero prima di servire

la in polvere, 50 g di zucchero, 25 g di burro, sale Per cospargere la focaccia prima della cottura: 50 g di zucchero, 20 g di burro, cannella in polvere,miele;più burro e farina per lo stampo Mescolate in una ciotola 50 g di farina con il lievito di birra sciolto nel latte tiepido e 10 g di zucchero fino a ottenere un panetto morbido Fate lievitare,coperto e al caldo,per circa 30 minuti Ammollate l’uvetta in metà acqua tiepida e metà brandy per 20 minuti poi scolatela e strizzatela Nella ciotola del robot elettrico impastate la farina rimasta con il burro ammorbidito a temperatura ambiente, lo zucchero rimasto, le

uova, 1 pizzico di sale e 1 cucchiaino di cannella in polvere Quando il composto è amalgamato unite il panetto e lavorate la pasta fino a quando sarà liscia e omogenea Fatela lievitare per 1 ora Reimpastate e unite le uvette e i pinoli poi stendete la pasta in una teglia rettangolare,imburrata e infarinata,e fatela lievitare in un luogo tiepido per un ’altra ora Cospargete la focaccia con lo zucchero mescolato con 1 cucchiaino di cannella e il burro a fiocchetti, poi cuocete in forno a 220° per circa 25 minuti Spennellate la focaccia ancora calda di miele sciolto a bagnomaria poi rimettetela in forno per 10 minuti

Savarin con la frutta

Ingredienti per 1 savarin: 300 g di farina manitoba – 150 g di uova – 120 g di latte – 15 g di lievito di birra fresco – 1 cucchiaio di zucchero – 80 g di burro morbido – 1 cucchiaino di sale Per lo sciroppo: 1 litro di acqua – 500 g di zucchero – 1 bicchierino di rum – la buccia di un arancia – 3 bacche di anice stellato – 6 gocce di estratto di vaniglia Macedonia di frutta mista – panna montata zuccherata

In una ciotola sciogliete il lievito nel latte In un ’altra ciotola mescolate la farina con lo zucchero e il sale Unite le uova leggermente battute e mescolate Versate il lievito e il latte e impastate per 10 minuti Per ultimo unite all’impasto il burro, poco per volta Coprite l’impasto e fatelo lievitare fino al raddoppio Imburrate e infarinate uno stampo da savarin o da ciambella, versatevi l’impasto a 2 terzi dall’altezza totale e fate lievitare fino al bordo Cuocete per 25 minuti a 180° Preparate nel frattempo lo sciroppo mettendo a bollire per 10 minuti tutti gli ingredienti salvo il rum, al bollore unite il rum e spegnete Lasciate intiepidire un attimo e inzuppate il savarin nello sciroppo Raffreddate il dolce e posatelo su un piatto da portata Riempite il centro con la macedonia di frutta e guarnite con panna montata zuccherata

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 17 luglio 2023 azione – Cooperativa MigrosTicino TEMPO LIBERO 10 Come si fa?
p x f u e l c o m P x a b a y

Una piccola Pompei preistorica nel Lago di Varese

Arcipelago prealpino 5 ◆ Il sito palafitticolo patrimonio dell’UNESCO più antico dell’arco alpino sorgeva sull’isolino Virginia

Matilde Fontana, testo e foto

Anche Varese ha il suo lago Non è il lago saldato alla città come lo sono quelli di Lugano, Locarno o Como Bisogna andarlo a cercare Oltre la periferia È remoto, come la storia che narra la sua minuscola isola, l’Isolino Virginia

Una storia di palafitte, abitate dalle popolazioni prealpine dal 5300 al 900 a C : un insediamento preistorico di straordinaria importanza per la sua stratificazione È addirittura il più antico dei 111 che fanno parte del sito palafitticolo seriale transnazionale (tra Francia, Italia, Svizzera, Germania, Austria e Slovenia) iscritto nella lista del Patrimonio Unesco dal 2011

I primi campi di pali furono scoperti nel 1863 da un team internazionale di studiosi pluridisciplinari

L’isolotto dalla memoria preistorica è una scheggia di bosco di appena novemila metri quadrati (quanto un campo di calcio), distante poco più di un centinaio di metri dalla terraferma del comune di Biandronno Il pontile d’imbarco – per compiere il tuffo di 7000 anni, tra Neolitico ed Età del Bronzo – lo si trova seguendo le indicazioni per la frequentata pista ciclopedonale (progetto Interreg italo-svizzero) che corre per 28 chilometri tutt’intorno al lago

Dal battellino che traghetta i visitatori (il sabato e la domenica), si fatica a individuare le boe che delimitano il campo delle ricerche archeologiche, sporadicamente ancora in corso Canneti e vegetazione acquatica invasiva circondano così fittamente l’isola da farne quasi una penisola Sulla minuscola oasi naturalistica, ombreggiata da alberi secolari e popolata da starnazzanti animali da cortile, sbarcano perlopiù famiglie con cestino da picnic e comitive ansiose di gustare i piatti cucinati dallo chef del ristorante «La tana» il cui gestore è anche l’unico residente e custode dell’isolino

Nel pratone centrale, al riparo dal campo di battaglia tra bambini armati di bastoni e galletti bellicosi, una piccola aula didattica soprelevata (a forma di palafitta) permette di localizzare le zone di rinvenimento dei reperti

I primi campi di pali furono scoperti nel 1863 da un team pluridisciplinare e internazionale di studiosi, formato dall’abate lecchese Antonio Stoppani, geologo e paleontologo, dal naturalista svizzero Édouard Desor e dall’archeologo francese

Gabriel de Mortillet

Appena una decina d’anni prima, pochi chilometri a nord, altre ricerche paleontologiche avevano portato alla luce reperti appartenenti a più antiche acque: un tuffo di 24 milioni di anni nella laguna fossilizzata del

azione Settimanale edito da Migros Ticino

lacuali dalla famiglia dei duchi Litta Visconti Arese, che a loro volta erano succeduti nella proprietà ai conti Besozzi

La famiglia Ponti sostenne per quasi un secolo le campagne di ricerca archeologica Dapprima Andrea finanziò dal 1875 una serie di scavi affidati a un gruppo di studiosi internazionali Poi il figlio Ettore promosse la catalogazione dei reperti e già nel 1886 fece allestire un primo nucleo espositivo all’interno della residenza isolana di famiglia La terza generazione di Ponti cedette dapprima il contenuto del museo al Comune di Varese nel 1923, favorì una nuova campagna di scavi nel 1950, ospitò un prestigioso Convegno internazionale di paleontologia nel 1954, e infine donò l’Isolino Virginia alla collettività varesina nel 1962

Le ricerche sono quindi proseguite sotto la direzione dei Musei Civici di Varese fino agli scavi più recenti di inizio millennio (2005-2012 e 20202021), che hanno permesso di confermare la straordinarietà del sito, un unico giacimento archeologico che si estende dal centro dell’isola ben oltre le rive, in aree attualmente sommerse: una piccola Pompei preistorica

Monte San Giorgio Erano stati scoperti i fossili del Triassico, oggi pure loro patrimonio dell’Unesco

All’Isolino Virginia, a intermittenza, per 160 anni, si sono susse-

guite le campagne di ricerca archeologica preistorica, che hanno quindi permesso di tracciare una vasta mappa palafitticola estesa in un territorio compreso tra il lago di Varese e

i vicini piccoli bacini di Comabbio e di Monate

Le monumentali strutture lignee neolitiche si sono conservate grazie a uno straordinario strato di protezione formato dall’acqua del lago, dai sedimenti e dalla vegetazione che vi si è sovrapposta nel corso dei millenni

Un ambiente umido che anche sulla terraferma ha permesso la conservazione di legni, semi, carboni, gusci di nocciole, resti di fibre vegetali, ossa di animali Preziosi reperti capaci di raccontare le abitudini quotidiane di quegli agricoltori preistorici che abitarono ininterrottamente l’isola, in successivi insediamenti spostati dai movimenti delle acque, dal Neolitico antico all’Età del bronzo, per oltre 4mila anni La ricostruzione dell’interno di un ’abitazione del Neolitico medio (4500-3900 a C ) la si trova in un piccolo stabile nascosto tra la lussureggiante vegetazione dell’isolotto: il Museo Andrea Ponti, distaccamento del Museo Civico Archeologico di Varese

Su una lapide di marmo bianco sulla facciata del piccolo Museo si legge: «Questa vaga isoletta fida custode delle parlanti reliquie dei primitivi popoli lacustri la Società italiana di scienze naturali qui convenuti il 26 settembre 1878 all’ospite gentile acclamando nomava Isola Virginia»

L’ospite gentile da cui prese l’attuale nome l’isolino (precedentemente Isola Camilla e ancor prima di San Biagio) era la moglie del marchese Andrea Ponti, industriale tessile varesino, che all’indomani della scoperta dell’insediamento preistorico aveva acquistato i possedimenti

In particolare, lo scavo del 2012 nella zona centrale dell’isolino ha rilevato una profondità degli strati che documenta una presenza umana ininterrotta dal Neolitico antico (5300 a C ) al Bronzo finale (900 a C ), testimonianza unica per i siti palafitticoli dell’arco alpino

Materiali individuati e analizzati grazie alle più moderne tecnologie hanno fornito le informazioni utili alla ricostruzione della vita quotidiana dei contadini preistorici insediati nella zona dei laghi varesini: l’attività di tessitura, ad esempio, documentata da frammenti di fusaiole e da porzioni di pesi da telaio, o ancora macine per la produzione di farine di farro e orzo, fondi di vasi in ceramica, galleggianti e pesi da rete, ami in osso e bronzo, vertebre di luccio Le ultime indagini si sono concluse nel 2021, quando gli specialisti subacquei hanno determinato l’esatta estensione del giacimento archeologico sommerso, che è stato quindi delimitato e tutelato con la posa di un campo di boe

Informazioni

L’area archeologica dell’Isolino Virginia e il Museo Ponti fanno parte dei Musei Civici di Varese (museivarese it; unescovarese com)

Per informazioni sulla navigazione e sulle visite: archeologistics

it (tel 0039 328 8377206)

Le precedenti puntate della serie dedicata all’«Arcipelago prealpino» sono apparse su «Azione» del 30 5 2022 del 5 9 2022, dell’8 5 2023 e del 29 maggio 2023 Su www azione ch, si trova una più ampia galleria fotografica

Sett manale di informazione e cultura Anno LXXXVI 17 luglio 2023 azione – Cooperat va MigrosTicino TEMPO LIBERO 11
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Il gioco della pesca e delle ombre

Crea con noi ◆ Un divertente e colorato passatempo per bambini piccoli che allena motricità fine e concentrazione

Un gioco classico sempre molto amato dai più piccoli, quello della pesca magnetica, che qui troviamo rivisitato in versione fai da te e con l’aggiunta delle ombre a cui associare ogni animale marino Semplicissimo da creare, sarà un divertente passatempo per i vostri bambini che potranno così allenare la loro motricità fine e la concentrazione

Procedimento

Stampate il cartamodello (che trovate su www azione ch) e ritagliate i vari elementi Con la penna a sfera riportate quindi i disegni sul panno spugna del colore che preferite e procedete quindi al ritaglio

Riportate tutti gli elementi con lo stesso procedimento anche su cartoncino nero in modo da ricavarne

Giochi e passatempi

Cruciverba

Lo sapevi che il canguro australiano può fare salti Scopri il resto della frase leggendo, a cruciverba ultimato, le lettere evidenziate

(Frase: 4, 5, 3, 5, 1, 6, 4)

ORIZZONTALI

1 Cagnolini da compagnia

7 Ghiaccio inglese

8 Il titolo di Falstaff

9 Le separa la «d»

10 Destino, sorte

11 Lo Jacopo foscoliano

12 Viene gettato a terra

15 Stato francese

16 Prefisso che vuol dire tre

17 Bevanda deliziosa

19 Le iniziali dello scrittore Eco

20 Congiunte

ma non parenti

altrettante ombre Preparate il vostro tabellone delle ombre incollando le varie sagome su di un cartoncino azzurro formato A3 che potrete anche plastificare con della pellicola adesiva in modo che risulti più durevole nel tempo

Mettete il riso in un sacchetto trasparente per alimenti (è preferibile fare mezzo kg per volta) Unite una «noce» di pittura acrilica azzurra e un paio di cucchiai d’acqua Chiudete bene il sacchetto e scuotete energicamente quindi con le mani cercate di spargere la pittura in modo uniforme, finché avrà assunto una colorazione omogenea Stendete un foglio di carta da forno su di un vassoio e versateci il riso Lasciate asciugare rimestando ogni tanto con l’aiuto di un guanto Sul retro dei vostri animali marini incollate con la colla a caldo una piccola calamita, quindi coprite con un rettangolino di panno spugna in tinta fissandolo bene sempre con la colla Trasferite il riso ormai asciutto e tinto su di un vassoio in cui prima potete mettere della carta velina azzurra come base per evitare (se il vassoio ha i fori per l’impugnatura) che il riso fuoriesca Adagiatevi quindi le sagome degli animali marini preparate in precedenza, nascondendole un poco sotto il riso, in modo da rendere il gioco ancora più divertente!

Materiale

• Vassoio

• Panni spugna multiuso

• 8 calamite piccole (ca 1cm)

• 1 calamita grande

• Sacchetto per conservazione alimenti e guanto monouso

• Cartoncino nero

• Forbici

• Matita/penna a sfera

• 1kg di riso

• Pittura acrilica blu

• Stampante per il cartamodello (I materiali li potete trovare presso la vostra filiale Migros con reparto Bricolage o Migros do-it)

Buon divertimento!

Tutorial completo azione ch/tempo-libero/ passatempi

Vinci una delle 2 carte regalo da 50 franchi con il cruciverba e una carta regalo da 50 franchi con il sudoku

21 Le iniziali dell’attore Gassman

23 Isola delle Grandi Antille

24 Si contano a scopa

25 La vita vissuta

26 Di nove vocali

27 Segnalazione stradale

VERTICALI

1 I gatti di casa

2 Asso inglese

3 Articolo

4 Precisi corretti

5 Spazi web

6 Irascibile

10 Unità di discorso

11 Le cura l’otorino

12 Fonti di calore

13 Capitoli della geologia

14 Nota musicale

15 La «crema» della società

17 Figlia di Zeus e di Era

18 Sporadico

20 È sempre in mezzo ai guai

22 Giudice per le indagini preliminari

23 Abbreviazione di ettaro

24 La metà di otto

Regolamento per i concorsi a premi pubblicati su «Azione» e sul sito web www azione ch

Soluzione della settimana precedente

Il palazzo indiano Hawa Mahal sulla sua facciata ha ben Resto della frase: NOVECENTOCINQUANTATRE

I premi, tre carte regalo Migros del valore di 50 franchi, saranno sorteggiati tra i partecipanti che avranno fatto pervenire la soluzione corretta entro il venerdì seguente la pubblicazione del gioco Partecipazione online: inserire la soluzione del cruciverba o del sudoku nell’apposito formulario pubblicato sulla pagina del sito Partecipazione postale: la lettera o la cartolina postale che riporti la soluzione, corredata da nome, cognome, indirizzo del partecipante deve essere spedita a «Redazione Azione, Concorsi, C P 1055, 6901 Lugano» Non si intratterrà corrispondenza sui concorsi Le vie legali sono escluse Non è possibile un pagamento in contanti dei premi I vincitori saranno avvertiti per iscritto Partecipazione riservata esclusivamente a lettori che risiedono in Svizzera

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 17 luglio 2023 azione – Cooperativa MigrosTicino TEMPO LIBERO 12
FINESTRE N O V E L L A A C E R E N T R S C O N A A C I N O L T I M E Q U I D I N A N E T U R C A Z E T A A R E A F I L O G R I L L O N E I S T M O I R E 1 4 9 5 2 6 3 8 7 8 3 5 1 4 7 2 9 6 7 6 2 9 8 3 1 4 5 4 5 8 3 6 9 7 1 2 2 9 7 8 5 1 4 6 3 3 1 6 2 7 4 8 5 9 5 8 4 7 9 2 6 3 1 9 7 1 6 3 8 5 2 4 6 2 3 4 1 5 9 7 8
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 Sudoku Scoprite i 3 numeri corretti da inserire nelle caselle colorate 1 2 3 4 8 9 2 5 6 6 8 7 4 5 2 1 8 9 6 3 3 6 8 1 5

Viaggiatori d’Occidente

Disconnettersi è un privilegio?

L’etimologia di vacanza promette un piacevole vuoto, aperto a nuove scelte, o anche semplicemente al riposo E in effetti, secondo una ricerca di Booking, il popolare sito di prenotazioni alberghiere in rete, quest’estate quasi la metà dei viaggiatori sogna di curare mente, corpo e anima, per esempio con un ritiro di meditazione (un sorprendente 44%) o con una più raffinata ricerca del piacere (36%) Da tempo, del resto, i sociologi del turismo, a cominciare da John Urry, hanno spiegato come la vacanza sia uno spazio di sperimentazione di una vita diversa e come alcuni di questi nuovi comportamenti entrino poi a far parte stabilmente della nostra vita quotidiana Naturalmente da quando un bel pezzo della nostra esistenza si svolge in rete, o meglio onlife (un neologismo scaturito dalla combinazione di online + life), da quando una parte determi-

nante del nostro lavoro, delle nostre relazioni e della nostra identità è digitale, per creare questo vuoto benefico bisognerebbe prima di tutto spegnere il computer e lo smartphone: niente telefonate, messaggi, mail Un’esigenza avvertita con maggior forza dopo la lunga pandemia, quando lo schermo del computer è stato la nostra finestra sul mondo Facile a dirsi, più difficile tradurre questi buoni propositi in realtà Se vi serve un aiuto, nel 2023 si moltiplicano le proposte di vacanze digital detox Per esempio potreste trascorrere un ritiro di tre giorni a Gadmertal (barefootsisters ch/digital-detox): yoga, meditazione, bagni nel ruscello, camminate a piedi nudi, ovviamente senza smartphone (e già che ci siamo anche senza uomini, in un programma tutto al femminile) Logout Livenow (il nome è un programma)

Passeggiate svizzere

è invece un ’agenzia di viaggio attiva in Sardegna e interamente ispirata al detox: smartphone, tablet o pc vengono requisiti all’arrivo e restituiti solo alla partenza (e chi vuole una foto ricordo può rispolverare la buona vecchia Kodak) Nel frattempo l’isola finlandese di Ulko-Tammio, nel golfo orientale della Finlandia, si è proclamata «libera da telefoni» Altri si procurano un dumb phone, ovvero dei cellulari con solo le funzioni essenziali, chiamate e SMS: al bisogno si è reperibili ma senza le tentazioni dei social Tornando alla ricerca di Booking dalla quale siamo partiti, troviamo un altro dato sorprendente: solo il 36% dei lavoratori dipendenti sarebbe disposto a scegliere una destinazione senza Wi-Fi; figurarsi i professionisti, abituati a essere reperibili in ogni giorno e ora Che cosa ci dice esattamente questa informazione? Che senza con-

nessione proprio non sappiamo stare e abbiamo urgente bisogno di una (ri) educazione digitale? Questa è l’interpretazione più comune ma potremmo anche pensare, semplicemente, che la disconnessione è un lusso non alla portata di tutti Dinanzi alla richiesta di un superiore molti sentono di non poter dire di no; forse solo chi comanda può davvero rendersi irreperibile E se le vacanze digital detox sono spesso piuttosto lussuose e costose, una ragione ci sarà Il digital detox è solo un palliativo? Di certo si basa comunque su una distinzione tradizionale tra tempo di lavoro e tempo di vacanza I nomadi digitali, una nicchia in rapida espansione dopo la pandemia, hanno invece radicalmente messo in discussione il vecchio modello, con la loro scelta di lavorare da remoto in Paesi stranieri

In questa nuova prospettiva i luoghi

L’ex orangerie del parc de l’Hermitage a Losanna

Una fine mattina verso la metà di luglio, seduto a uno dei diciotto tavolini fuori dall’ex orangerie neogotica-moresca (570 m) del parc de l’Hermitage a Losanna, sorseggio un tè verde servito in una teiera in ghisa giapponese Vuillard et l’art du japon è la nuova mostra del museo qui davanti, un tempo villa abitata dal banchiere ed entomologo Charles-Juste Bugnion (1811-1897): committente di questa insolita orangerie del 1857 Tutta di mattoni rossi inglesizzanti, merlata, munita di torre colombaia medievalesca semiricoperta dall’edera, oltre al ruolo di ricovero invernale degli agrumi, svolgeva così dunque anche la funzione di folly L’elemento per stupire, molto di moda, a quei tempi, nei giardini seri Un monumentale cedro dell’Atlante qui di fronte, intanto, domina la scena Laggiù, oltre le chiome degli alberi, agguanto un dito di Lemano azzurri-

no sfumato e la fila flou di montagne bluastre Quarantasei passi ed entro nel museo nato nel 1984 grazie alla donazione della famiglia Bugnion Divagazione necessaria: la mostra su Édouard Vuillard e il giapponismo, raffina lo sguardo Inoltre, aspettando che si liberasse uno dei tavoli tutti riservati per pranzo, ho gironzolato nel parco e rimarchevole è lo scorcio tra gli alberi – in fondo al prato discendente lasciato in parte selvaggio grazie a una grande e rara sensibilità – dove spunta la cattedrale Il tavolino liberato all’ex orangerie diventata il café-ristorante del museo di nome L’Esquisse, è dietro a quello di prima: la sorpresa è un pizzico di lago in più I mattoni in cotto, qui accanto, mi mancavano già e con le aiuole di fiori, la rosa rampicante, e gli occhi impregnati di pittura Nabi, mi sembra di essere dentro un delicatissimo quadro di Vuillard Il me-

Sport in Azione

prescelti devono rispondere ad alcuni requisiti tecnici ‒ il costo della vita, la sicurezza, la sanità, la qualità delle connessioni, il fuso orario compatibile coi propri datori di lavoro, la disponibilità di spazi di co-working eccetera ‒ ma la scelta finale è poi determinata da criteri puramente turistici: la mitezza del clima, le spiagge, la vita culturale e notturna La condizione di nomade digitale non è per tutti, si capisce, a modo suo anche questo è un privilegio, ma questi viaggiatori hanno avuto il merito di ripensare i fondamenti stessi del discorso In passato abbiamo chiesto troppo alle vacanze, quasi che per magia potessero compensare le frustrazioni e i piccoli fallimenti del resto dell’anno Forse è tempo di sollevarle da questi compiti troppo gravosi e restituire loro quel disimpegno che il nome evoca

nu del giorno inizia con un delizioso gazpacho di zucchine e menta Le fronde argentate dell’ultracentenario Cedrus atlantica si diramano fin quasi all’inizio del praticello introduttivo alla terrazza Peccato solo per gli ombrelloni-tenda che levano un po ’ il gusto di assaporare in pieno tutta la sua maestosità Lo stesso vale per l’orangerie costruita secondo i piani di Louis Joël (1823-1892), architetto losannese (sindaco di Losanna per un lustro) ingaggiato dal signor Bugnion Autore tra l’altro della Description de quatres nouvelles espèces de Lépidopterès de la Syrie et de l’Égypte, apparsa nel 1837 sugli «Annales de la societé entomologique de France» Quattro falene, descritte per la prima volta da Charles-Juste Bugnion, il cui ritratto – con sullo sfondo, da una finestra, lo scorcio della cattedrale e l’indice come segnalibro dentro uno dei suoi preziosi volu-

Ce li portano via tutti: che rabbia!

Il Fantacalcio è un campionato virtuale in cui un comune mortale può creare una Lega con degli amici, e provare a gestire e mettere in campo la sua squadra Per allestire la rosa si dispone di 350 milioni di Fantaeuro Si tratta di denaro virtuale Vale quanto quello che nel Monopoli consente di acquistare il Parco della Vittoria I giocatori vengono ingaggiati mediante un ’asta Chi è più bravo, e soprattutto chi segna più reti, viene a costare di più Che soddisfazione soffiare agli avversari un bomber come Osimehn per 120 milioni Ci si sente un po ’ DS, alla Beppe Marotta, un po ’ Gran Patron, in stile Aurelio De Laurentis

Da un po ’ di tempo c’è chi sta confondendo le carte tra realtà e virtualità L’Arabia Saudita, in primis, ma anche gli Emirati Arabi Uniti, non scherzano Stanno facendo le spese al mercato senza porsi alcun limite Al punto che la mezz ’ala dell’Inter

Marcelo Brozović può permettersi il gioco pesante: rifiutare una proposta di ingaggio da 20 milioni di euro l’anno, rilanciare a 30 aggiungendo la battuta che «50 potrebbero bastare»

È una tendenza spaventosa che sta impoverendo le grandi leghe europee Apparentemente, per ora, non sembra votata ad alcun risultato positivo, se non quello di gonfiare l’ego smisurato di principi e sceicchi

La storia è abbastanza fresca Risale a circa tre anni fa Éver Banega, allora 32enne centrocampista argentino, un giramondo che aveva giocato in patria, in Spagna e in Italia, senza incantare le platee, riceve dall’Al-Shabab una proposta di contratto da 10 milioni a stagione Si trattava di un calciatore che stava imboccando una parabola discendente Come del resto Cristiano Ronaldo che, in virtù della sua figura carismatica, oltre che della sua indi-

scussa classe, ha ottenuto lo scorso anno dall’Al-Nassr un ingaggio miliardario Come rifiutare?

Già, come rifiutare, quando, come Karim Benzema, ti avvii verso il 36o compleanno? Hai vinto tutto (o quasi) con il Real Madrid e con la Francia Sei riuscito a inserirti nel duello Messi-Ronaldo e a portarti a casa il Pallone d’oro Cosa puoi chiedere di più al mondo del calcio? In Europa, probabilmente nulla In Arabia Saudita un contratto da circa 100 milioni l’anno Spaventano per contro le lusinghe rivolte a giocatori che nel Vecchio Continente avrebbero ancora qualcosa da dire N’Golo Kanté, 32enne mediano francese di origini maliane, in un amen potrebbe risolvere i problemi finanziari di generazioni di suoi eredi, passando dagli attuali 17 milioni che gli corrisponde il Chelsea, ai 50 proposti per 3 anni dall’Al-Ittihad, dove ritroverebbe

mi in pelle marmorizzata e un altro aperto sul tavolo con diverse farfalle illustrate – è appeso in permanenza nella stanza blu lì al primo piano, all’angolo Amata mestralii, Agrotis pierreti, Theretra boisduvalii, Clytie syriaca: quest’ultima, «le cui ali sono di colore cenere» scrive Bugnion, oltre alla Siria dalla quale trae il nome, si può trovare in tutto il bacino del Mediterraneo

Arriva il merluzzo nero au beurre blanc et yuzu, patate novelle, purè di piselli Ottimo; lo yuzu è il tocco di japonisme che al contempo cade a pennello pure per via dell’orangerie, in contatto con gli agrumi fino agli anni Venti Quando si converte in abitazione di William Lecoultre, capo giardiniere dell’Hermitage Rimodernata all’interno nel 1999 da Danilo Mondada – architetto di Muralto classe 1947 con studio a Losanna occupatosi anche dell’esten-

sione (biglietteria-libreria) del museo – da fuori si nota un po ’ di colore aggiunto ai vetri dei trilobi gotici nelle arcate delle finestre Più in alto catturo le sette mashrabiyya alle finestre che le conferiscono l’elemento moresco Mousse al cioccolato con coulis di frutti di bosco, non posso lamentarmi Il dettaglio dessert, a cui lancio un ultimo sguardo, è la riga a zig zag di triangolini sporgenti, con relativa ombra, ottenuta con i mattoni di sbieco Espresso e via, a caccia di altre eccentricità Come la colonna romana proveniente da Avenches, dimenticata in un angolo boschivo in fondo al parco Nel 1782 è nel giardino del castello del conte di Affry a Saint-Barthélemy, diciassette anni dopo, in bellavista, si trova in questa tenuta Fino agli anni Settanta, quando in elicottero la portano dov’è adesso, mettendola in ombra perfetta

l’amico Karim Altro che farsi legare all’albero maestro della nave Con il canto di simili sirene ti libereresti da qualsiasi catena più rapidamente del mago Houdini!

Kalidou Koulibaly, ex difensore del Napoli approdato la scorsa estate al Chelsea, ha raggiunto l’Arabia Saudita a bordo di un lussuosissimo aereo privato che appartiene all’Al-Hilal, il club che fino al 2026 gli verserà 30 milioni di euro annui Lo ammette Ha lasciato l’Europa per denaro e per approdare in un Paese musulmano che abbraccia la sua stessa religione Inoltre, con queste cifre da ubriacatura, garantirà una più che dignitosa sopravvivenza alla sua famiglia iperallargata, e si impegnerà nel sostegno di progetti che mirano a dotare di infrastrutture importanti, parecchi villaggi del Senegal, il suo Paese di origine Nobile finalità Così come nobile è l’atteggiamento di Romelu Luka-

ku, che sta rifiutando il crescendo di offerte che gli giungono dall’Arabia Saudita Il 30enne bomber belga di origini zairote punta l’Inter Alla facile ricchezza per l’eternità, preferisce l’adrenalina, non certo da «clochard», della Champions League Alla morte agonistica, antepone l’essere quotidianamente messo in discussione da tifosi e media Mi auguro che abbia ragione lui Che i riflettori rimangano puntati sul calcio della grande tradizione europea e sudamericana Ma non sono certo che ciò possa accadere a lungo Il denaro comanda Gli sponsor si spostano dove i soldi vengono speziati con grandi nomi Magari in un contesto non ancora così incattivito da fisicità e tatticismo, quindi più spettacolare Se fossi nei panni del Presidente della FIFA o dell’UEFA qualche interrogativo me lo porrei Cosa ne pensate, signori Gianni Infantino e Aleksander Ceferin?

Sett manale di informazione e cultura Anno LXXXVI 17 luglio 2023 azione – Cooperativa MigrosTicino 13 TEMPO LIBERO / RUBRICHE ◆ ●
di Giancarlo Dionisio
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Dove il verde va fortissimo

Tra i ceti più ricchi di Nuova Delhi,in India, va di moda lo spirito ecologista Ma sono in molti a non poterselo permettere

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In Marocco tra giovani disposti a tutto Alla scoperta dei luoghi di origine dei «legionari della droga»,i componenti delle bande padrone dei boschi al confine con il Ticino

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L’Africa dice addio ai «caschi blu»

Una guerra spaziale in vista?

Le orbite basse attorno alla Terra sono sempre più affollate di satelliti e questa è solo una delle sfide che l’umanità dovrà presto affrontare

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L’analisi ◆ Piuttosto che a un contingente multinazionale delle Nazioni Unite, diversi Paesi del Continente preferiscono rivolgersi a un potente esercito privato, il famigerato Gruppo Wagner russo

Pietro Veronese

Quando improvvisamente, all’indomani dell’indipendenza del Congo nel 1960, la provincia del Katanga si proclamò indipendente scatenando il caos e un principio di guerra civile, il primo ministro Patrice Lumumba, disperato, non trovò di meglio che supplicare un intervento armato sotto la bandiera dell’ONU Nacque così, nel 1960, la Missione delle Nazioni

Unite in Congo, o MONUC Durò quattro anni, conobbe molti rovesci –il più terribile dei quali fu l’assassinio di Lumumba – ma alla fine trionfò e della secessione del Katanga non si senti più parlare

Delle operazioni militari

ONU in Africa, le quattro maggiori hanno come teatro il Congo, la Repubblica Centrafricana, il Sud Sudan e il Mali

La MONUC non era la prima missione di pace dell’ONU Il mondo aveva già assistito all’invenzione dei «caschi blu», quei soldati dei più diversi eserciti messi al servizio di un vessillo che non apparteneva a nessuno Stato, bensì voleva porsi al di sopra di tutte le bandiere L’operazione congolese, però, fu la più imponente e anche la più controversa

I «caschi blu» si cacciarono nel mezzo di un conflitto, diventandone uno dei contendenti Cercarono in qualche modo di realizzare l’ideale di colui che era all’epoca il segretario generale delle Nazioni Unite, lo svedese

Dag Hammarskjöld Se l’ONU era un ’organizzazione sovranazionale, allora coloro che per essa combattevano non dovevano più rispondere ai singoli Governi che li avevano messi a disposizione, ma alle stesse Nazioni Unite Un ideale non certo gradito alle grandi potenze dell’epoca Hammarskjöld pagò con la vita il suo tentativo; la visione di un esercito sovranazionale finì infranta e accantonata per sempre

Non finirono però le missioni dei «caschi blu»: l’Africa rimase anzi il loro principale teatro Ancora oggi, delle dodici operazioni di mantenimento della pace che l’ONU ha in corso nel mondo, metà sono africane e hanno al loro servizio oltre due terzi del personale militare e civile dispiegato sotto le bandiere azzurre: 72mila su un totale di 86mila Eppure le cose sono totalmente cambiate Non solo nessun capo di Stato o di Governo del Continente si sogna di lanciare un appello come quello di Lumumba 63 anni fa; al contrario, da più parti giunge la richiesta di ammainare le bandiere e andarsene Piuttosto che

a un contingente multinazionale delle Nazioni Unite, diversi Paesi hanno preferito rivolgersi a un potente esercito privato, il famigerato Gruppo Wagner russo Si paga, si fanno affari insieme, e si combatte al di fuori di qualsiasi controllo internazionale, che sia militare, politico o peggio ancora di rispetto dei diritti umani

Il caso più eclatante, in queste settimane, è il Mali Da anni alle prese con un’insurrezione jihadista che nessuno finora è riuscito a domare, la giunta militare maliana ha dapprima cacciato la forze d’intervento francese, poi il 16 giugno ha chiesto al Consiglio di sicurezza dell’ONU di ritirare «senza indugio» la forza di pace presente nel Paese, la MINUSMA

Il primo luglio, il ritiro, che durerà sei mesi, è cominciato Al Palazzo di Vetro di New York, dove hanno sede tutti i massimi organismi delle Nazioni Unite, questa svolta è stata accolta senza scandalo: anzi, sembrerebbe, con un certo fatalismo Pochi giorni dopo, parlando

in una rinomata università parigina, il segretario generale Antonio Guterres ha ammesso che «le operazioni di mantenimento della pace non hanno davvero molto senso laddove non c’è una pace da mantenere»

La decisione del Mali è la più drastica, ma anche per le altre missioni africane le cose non vanno affatto bene Delle operazioni militari ONU in Africa, le quattro maggiori sono chiamate in gergo le «big four», con un totale di circa 60mila uomini in uniforme tra militari e forze di polizia Le prime tre, in ordine di importanza, sono quella in Repubblica democratica del Congo, in Repubblica Centrafricana e in Sud Sudan

La MINUSMA è la più piccola delle quattro, con appena 13mila uomini Ma anche la più grande, quella in Congo, chiamata MONUSCO, comincerà a essere smantellata negli ultimi mesi dell’anno, dopo le elezioni presidenziali, pur trattandosi di una decisione concordata, presa già da tempo E quella in Repubblica Cen-

trafricana appare sempre più accantonata, relegata a compiti marginali: la vera forza d’intervento internazionale nel Paese è il Gruppo Wagner, i cui uomini fanno anche da guardia presidenziale al capo dello Stato Quanto alla presenza in Sud Sudan, essa è oggetto di disprezzo da parte della popolazione per la sua incapacità di alleviare le sofferenze causate dalla guerra civile, da tempo ridotta a razzie di bande armate di cui i non combattenti sono le prime vittime Negli oltre 60 anni trascorsi dalla prima operazione dei «caschi blu» in Congo, molte missioni militari ONU si sono succedute in Africa Alcune sono finite in catastrofe, come quella in Rwanda, che non fece nulla per impedire il genocidio dei Tutsi nel 1994; o quella in Somalia, più o meno negli stessi anni, incapace di contenere il dilagare della guerra civile Altre posso essere definite un successo, perché hanno contribuito a riportare pace e istituzioni democratiche nei Paesi a loro affidati, come in Liberia,

in Sierra Leone o in Costa d’Avorio Ma negli ultimi tempi, forse perché il loro mandato era troppo ambizioso, o mal definito, o privo dei mezzi sufficienti, le cose sono andate generalmente male.

Nei suoi dieci anni di vita, la MINUSMA ha subito numerosi attacchi da parte delle formazioni armate jihadiste e ha contato oltre 300 caduti nei ranghi dei suoi «caschi blu», conquistando il poco ambito primato di più letale tra le missioni di pace ONU Per questo, ben prima che venisse l’invito a fare le valigie e andarsene dal Mali, una riflessione era già avviata ai piani alti del Palazzo di Vetro Un cambiamento è nell’aria e dobbiamo aspettarci che non vedremo più tanto facilmente dispiegarsi in qualche parte del mondo i battaglioni con la bandiera azzurra Le tensioni fra i grandi della Terra crescono, il Consiglio di Sicurezza è nuovamente diviso e la volontà di pace, in questo terzo decennio del secolo, è tornata a farsi più flebile

ATTUALITÀ ● ◆ Sett manale di informazione e cultura Anno LXXXVI 17 luglio 2023 azione – Cooperativa MigrosTicino 15
Membri della MINUSMA aTimbuctù (nel Mali) Il primo luglio è iniziato il ritiro dal Mali delle truppe di pace ONU (Keystone)

Tra fughe, ricatti e tradimenti

Storia ◆ Dall’antica Compagnia Bianca del Falco agli uomini di Prigozhin

Viaggio tra le truppe mercenarie: una variabile impossibile da controllare

«Diamoci al verde!»

Fili di seta ◆ La mania per l’ambientalismo e il riciclo dilaga tra i ceti alti di Nuova Delhi

Verde, signori «Verde te quiero verde», scriveva Federico Garcia Lorca Verde, come il colore che imperversa a Delhi già da qualche anno Verde come i verdissimi parchi, gli alberi e i giardini di cui la città è piena Verde come l’invidia di una romana (chi scrive) che vede Delhi molto più pulita di Roma Gli abitanti di Delhi, come Garcia Lorca, amano il verde: verde come la febbre ecologista che, al grido di «Going green!», ha ormai preso d’assalto la città «Diamoci al verde!» E di conseguenza il riciclo, l’ecologia, l’ambientalismo sono diventati ormai parte del corredo genetico cittadino Niente a che vedere, certo, con i patetici cartelli che 15 anni fa hanno cominciato a punteggiare le prime strade a scorrimento veloce e le circonvallazioni di Delhi, e che più che comandi parevano una preghiera: «Clean Delhi, green Delhi» dicevano, incoronati alla base da cumuli di cartacce e monnezza assortita (vedi foto)

Le cronache dei nostri giorni ripropongono un’istituzione che si credeva sepolta negli abissi della storia, quella che un tempo si chiamava compagnia di ventura Un reparto militare impegnato non da vincoli di natura anagrafica e giuridica dei singoli componenti, ma da contratti collettivi di servizio Guerrieri di professione, estranei alle motivazioni del conflitto, pronti a combattere in cambio di denaro al servizio di chi offre di più

Come confermano una volta ancora i recenti sviluppi sul fronte russo-ucraino, non sempre i mercenari procedono di pari passo con le forze armate ufficiali La loro mancata integrazione nei comandi li rende una variabile incontrollata, e questa non è l’ultima fra le cause della pessima fama di questi mestieranti della guerra

«Se uno tiene lo Stato suo fondato in sulle armi mercenarie, non starà mai fermo né sicuro, perché le sono disunite, ambiziose, senza disciplina, infedeli»

Di tutt’altra natura il fenomeno di coloro che si prestano, dove il diritto lo consente, a prendere il posto di cittadini chiamati alla leva dietro pagamento Non avendo voglia di andare in guerra, ma disponendo di denaro per evitarlo, costoro si fanno sostituire da chi cerca un ’occupazione e non esita di fronte ai rischi della vita militare A differenza dai mercenari veri e propri, vanno incontro al loro destino dopo essere stati inseriti nei reparti degli eserciti nazionali Analogo il caso della Legione straniera, fatta di professionisti a contratto ma regolarmente inquadrata nell’armée francese

Anche i vari contractors, molto attivi nei conflitti mediorientali, sono sotto il controllo delle forze americane

«O diluvio raccolto / di che deserti strani / per inondar i nostri dolci campi!» Così Francesco Petrarca lamentava la presenza delle truppe mercenarie, che imperversavano da un capo all’altro dell’Italia al servizio di questo o quel signore, nelle frequenti guerre e guerricciole scatenate dalle ambizioni dei potenti e da assetti politici perennemente in-

stabili Erano di varia provenienza, i loro contratti non di rado comprendevano il diritto di saccheggio Proprio al saccheggio si dedicavano con entusiasmo, rifornendosi di cibo e vino nelle campagne e irrompendo come furie nelle città ogni volta che il successo sul campo di battaglia gliene apriva le porte

Uno fra i più più celebri di questi reparti di guerrieri a pagamento fu la Compagnia Bianca del Falco L’avevano fondata nel 1361 in Inghilterra due condottieri, il tedesco Albert Sterz e l’inglese John Hawkwood, dopo che il trattato di Brétigny ebbe interrotto con una lunga tregua la Guerra dei cent’anni Questi specialisti del combattimento non amavano certo il concetto di tregua: bisognava correre ai ripari e così nacque la nuova formazione La sua sola esistenza, la sua disponibilità a scendere in campo, non inducevano forse a tentare la soluzione bellica di ogni contrasto?

Dopo alcune scorrerie in terra di Francia la Compagnia Bianca scelse il Paese che ai guerrieri di professione offriva le migliori possibilità di guadagno, l’Italia dei micro Stati ricchi e rissosi A questo punto Hawkwood, al vertice del reparto dopo essersi separato da Sterz, adottò una versione addomesticata del suo impronunciabile nome inglese e come Giovanni Acuto fu al servizio prima di Pisa, quindi di Firenze Ci sapeva fare, e fece il diavolo a quattro in molti campi di battaglia dell’Italia centro-settentrionale I fiorentini gli furono grati per le sue imprese, al punto di seppellirlo in Duomo, dove lo si può ammirare a cavallo nel monumentale ritratto dipinto da Paolo Uccello Nonostante questa notevole eccezione, l’invadenza di queste truppe fu sempre considerata una sciagura

Niccolò Machiavelli ne criticò aspramente l’uso nel suo Dell’arte della guerra Lo fece non per le motivazioni morali che due secoli prima aveva evocato Petrarca, ma per ragioni di opportunità «Se uno tiene lo Stato suo fondato in sulle armi mercenarie, non starà mai fermo né sicuro, perché le sono disunite, ambiziose, senza disciplina, infedeli Non hanno altro amore né altra ragione che le tenga

in campo che un poco di stipendio, il quale non è sufficiente che vogliano morire per te» Infatti la storia delle compagnie di ventura è fatta non solo di battaglie ma anche di fughe, ricatti, tradimenti, cambi di campo Il Gruppo Wagner di Evgenij Prigozhin non manca certo di adeguati precedenti storici

Pochi anni dopo che Machiavelli ebbe pubblicato le sue considerazioni l’immagine dei corpi mercenari ricevette un colpo durissimo dal Sacco di Roma Era il 1527 e una folta formazione di Landsknechte, lanzichenecchi come li chiamavano in Italia, aveva valicato le Alpi sotto le insegne dell’imperatore Carlo V agli ordini di Georg von Frundsberg La riforma luterana aveva sconvolto la geopolitica aggravando il contrasto fra impero e papato legato alla rivalità fra Carlo V e la Francia L’imperatore aveva mandato un esercito, di cui facevano parte i temibili reparti di Frundsberg, per punire il pontefice e la sua politica filo-francese Accanto a loro marciava verso Roma un ’armata spagnola

Un nuovo elemento, la rivalità religiosa, contrassegnava ormai l’Europa del Cinquecento I lanzichenecchi erano ferventi luterani e detestavano il papa, all’epoca Clemente VII della stirpe dei Medici Non a caso Frundsberg teneva nel suo bagaglio un capestro d’oro col quale intendeva impiccare il pontefice, e tanti lacci color porpora destinati a proporre lo stesso servizio ai cardinali Non poté farlo, anche perché un malore lo costrinse a un precipitoso ritorno in Germania

Una volta arrivati a Roma i suoi soldati, che da tempo non ricevevano il salario, si ammutinarono e scrissero una delle pagine più turpi della storia Sotto gli occhi del Papa, al sicuro nella fortezza di Castel Sant’Angelo con i fedeli mercenari svizzeri sopravvissuti alla battaglia, si abbandonarono per una interminabile settimana a un ’orgia di assassinii, vandalismi, devastazioni, stupri Per di più erano portatori di letali pestilenze: più di ventimila complessivamente i morti, quasi la metà della popolazione All’indomani dell’apocalisse scatenata dai Landsknechte Roma era una città fantasma, ci vollero molti decenni perché potesse risollevarsi

E niente a che vedere anche con i primi, timidi tentativi di riciclo, quando ormai molti anni fa le autorità cittadine avevano lanciato la raccolta differenziata: pattumiere rosse per l’umido, blu per tutto il resto Peccato che l’operatore ecologico fosse sempre il solito omino con il suo buon vecchio carretto in cui svuotava allegramente tutto il contenuto dei bidoni, tutto assieme E quando una mia amica gli aveva strillato contro facendogli una lezioncina sulla raccolta differenziata, il povero diavolo l’aveva guardata come si guarda un alieno: come succede a Roma, in pratica, quando raccolgono i bidonidelladifferenziatapersvuotarlatutta insieme nello stesso camion Ora la coscienza ecologica è finalmente penetrata in diversi strati della popolazione cittadina La rivoluzione, come spesso succede in questi casi, è cominciata dall’alto: dal Governo, che da qualche anno si è fatto strenuo promotore di pulizia ed ecologia, ma soprattutto dalle signore della borghesia illuminata tra cui la «febbre verde» ha ormai preso il posto dell’interior design edelleoperedicarità Ancheglistilisti si sono allineati al nuovo trend e le fiere organizzate da nobili patronesse nei giardinidellamagioneavitanonsicontano più Si vendono a prezzi incredibili kurta (sorta di camicia lunga fino alle ginocchia), sari, gonne e pantaloni fatti di cotone organico, tessuti e filati amano Glistessicapid’abbigliamento da sempre confezionati con le tecniche di cui sopra e per anni snobbati dalle ricche e famose a favore del crêpedechine d’importazione, ovviamente, e dello chiffon d’oltreoceano Adesso il gandhiano khadi tessuto e filato a mano, e possibilmente tinto con l’indigo che ti lascia sulla pelle una «bella» tinta blu ogni volta che lo indossi, nonostante il

tradizionale prescritto lavaggio con acqua e sale o acqua e aceto, è quasi obbligatorio per ogni dama al passo coi tempi Il cotone di Phulia, nel Bengala occidentale, nei mercatini di cui sopra e nelle boutique di Khan Market è più caro della seta purissima: frutta ottimi guadagni a sarti e stilisti E nessuna boutique di lusso che si rispetti, nessun negozio che vende a peso d’oro i saponi organici tradizionali, che altrove si vendono a poche rupie, ti consegnerà mai i prodotti in un sacchetto di plastica Buste di carta o vezzosi sacchetti dell’organico cotone sono un must Non solo, è tutto un fiorire di gruppi per scambiare informazioni e indire riunioni a base di tè e biscotti sul modo migliore per creare un composto organico e coltivare così l’orto sul terrazzo Si scambiano semi di specie vegetali autoctone e in via di estinzione, indirizzi di giardinieri specializzati, coordinate geografiche dei migliori vivai Avere un cottage nei dintorni di Delhiconcampicellocoltivatoconmetodi tradizionali è ormai un dovere per ognisignoraradical-chicdegnadiquestonome,etrovareunvecchiocontadino che si occupi del campicello suddetto adoperando zappa e vanga d’antan perché adoperate da suo padre e suo nonnoprimadiluièquasiobbligatorio

Le più intraprendenti fondano ONG a sfondo ecologista, riciclando ad esempio i fiori adoperati per funerali e cerimonie che vengono raccolti e usati per fare le polveri colorate da usare a Holi E si spera che a qualcuno venga presto in mente di recuperare anche i tradizionali piatti usa-e-getta fatti di foglie seccateecucitetraloro(piattiche,oltre a essere super ecologici, davano lavoro a molte donne dei villaggi) e le tazzine di terracotta grezza, anche queste usae-getta,chesonostatesoppiantateaun certo punto, come i piatti di foglie, da un diluvio di plastica Gli ordini che piovono dalle città e la febbre del recupero delle tecniche tradizionalistannoevitandoamoltiartigianidimoriredifameodiesserecostretti a chiudere per cercare lavoro in fabbrica, ma una qualche forma di giustizia sociale, come nel resto del mondo,èancoradilàdavenire Esiconcretizza in questo caso nel divario tra chi può permettersi di comprare vegetali organici,diindossarecotoneosetatessuti a mano, di adoperare vernici senza piombo e materiali atossici e gli altri Gli altri, in genere quelli che la mercanzia citata la producono, continuano a consumare verdure a buon mercato piene di pesticidi, indossano sari sintetici perché non si sciupano e non devono essere stirati, continuano a coprire di eternit le loro baracche Perché perlorol’unicoverdepossibileèancora quello delle tasche vuote

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 17 luglio 2023 azione – Cooperativa MigrosTicino ATTUALITÀ 16
K e y s t o n e
Le truppe mercenarie sono tornate alla ribalta con il Gruppo Wagner Nella foto: Prigozhin con i suoi uomini a Bakhmut, in Ucraina (Keystone)

Giovani, analfabeti e disposti a tutto per denaro

Marocco ◆ Nei luoghi d’origine dei «legionari della droga», i componenti delle bande attive nei boschi al confine con il Ticino

Sono terre di berberi, gli abitanti originari prima degli invasori arabi, e oggi ridotti a comparse sui set turistici negli accampamenti al limitare del deserto, tende tecnologiche se non di lusso per ospitare notti di sabbia agitata dai venti caldi così da riempire i canali social di selfie di simulata vita nomade A cavallo, nei tradizionali costumi, i berberi compaiono dal buio, lunghi capelli mori e occhi azzurri che ammaliano le visitatrici occidentali, quindi smontano di sella, si lasciano fotografare faticando per fierezza a sorridere, infine risalgono sulle cavalcature e galoppano ingoiati dal deserto

Il Marocco si conferma primo produttore mondiale di resina da cannabis, come documentano dossier governativi stranieri

Infiniti spazi vuoti alternati a montagne maestose e un ’urbanizzazione di cittadine polverose e villaggi così ancorati a un tempo lontano da non figurare nelle cartine Non quelle dei telefonini, sia mai: ma perfino quelle delle mappe cartacee In fondo quest’entroterra del Marocco è un po ’ retrò, dotato d’un suo fascino se vogliamo selvaggio e insieme vintage, fra scassate Fiat degli anni Sessanta, motorette da dopoguerra, bimbi di ritorno da scuola abbracciati alle mamme a dorso di mulo, infilate di baracche e case di pietra laddove gli unici investimenti delle comunità sono riservati alle madrase, le scuole coraniche, scintillanti nelle variopinte colorazioni Non c’è più nulla di turistico in questa geografia che coincide con la regione di Béni Mellal-Khénifra, e lo si capisce anche dalle pattuglie della gendarmeria reale inviate a trascorrere le ore di servizio – in Marocco nulla succede, esigua la criminalità, basso il tasso di omicidi – nei pattugliamenti agli assolati incroci: i militari parlano arabo, per miracolo un verbo di francese, di spagnolo E d’italiano Sicché nel nostro personalissimo caso, quando invece si finisce in isolati Paesi che quasi l’italiano l’hanno addirittura come una lingua madre, constatiamo d’aver trovato i posti che cercavamo

I posti d’origine dei «legionari della droga», i componenti delle

bande padrone dei boschi al confine con il Canton Ticino: Varese, Como, il Piemonte Avevano invero esordito come scappati di casa battezzando pinete e sentieri, colline e montagne, armati al massimo di coltellacci da cucina, nelle tasche dosi di hashish da piazzare In fondo, ci spiegano qui non senza orgoglio per entram-

L’autore

Andrea Galli – classe 1974 – è cronista investigativo del «Corriere della sera» Si occupa di criminalità con particolare attenzione alle dinamiche sociali Esperto di cold case, ovvero di delitti irrisolti ha scritto tra gli altri libri Sicario Come si diventa un killer Una storia vera (Rizzoli, 2020) e la biografia Dalla Chiesa Storia del generale dei carabinieri che sconfisse il terrorismo e morì a Palermo ucciso dalla mafia (Mondadori 2017) È stato consulente per la serie televisiva «Kings of Crime» di Roberto Saviano

bi i settori di guadagno, in principio erano stati i venditori di tappeti, i «vu cumprà», che piazzavano all’estero i prodotti dell’artigianato locale, e di recente sono stati i pusher, ché il Marocco si conferma primo produttore mondiale di resina da cannabis come documentato da plurimi dossier governativi stranieri Gli americani della DEA, il Dipartimento anti-droga, hanno una strategica sede a Rabat, la capitale in vorace trasformazione edilizia; altri organismi europei poggiano su analisti locali che compilano periodici e allarmanti bollettini Hashish, ettari ed ettari di hashish (l’ultimo report registra un ’ area complessiva pari all’intera superficie di Milano, immaginatevi il paesaggio) che però spariscono nella narrazione ufficiale del Marocco Questa droga «non esiste»; vietato introdurre il discorso anche negli incontri istituzionali con rappresentanti esteri, si rischiano incidenti diplomatici Insieme all’hashish, le bande dei boschi vendono cocaina ed eroina Legge del mercato: i tossicodipendenti italiani, e quelli ticinesi in trasferta, non pochi, anzi, questo chie-

Chiamarsi con un fischio, una meraviglia dei mari

Come comunicano i delfini? Molto di più su: mari.wwf.ch

dono E loro, i pusher, età media sui vent’anni, obbediscono alle richieste Hanno conquistato terre vergini: le cosche della ’ndrangheta come le gang albanesi viaggiano su livelli maggiori, di narcotraffico intercontinentale, e lasciano i marocchini ai loro introiti, certo sostanziosi, e insieme alle loro progressive faide che ne confermano la scarsa affidabilità per eventuali salti di livello Le assenze di una struttura criminale verticistica nonché di famiglie dominanti temute dalle altre determinano costellazioni di gruppi in perenne tensione

In Marocco, ci ripetono, una delle forze del popolo è la fratellanza, che nel nome della mutua solidarietà rende unica la diaspora nei Continenti – cinque milioni di emigranti – e garantisce soccorso, prestiti, logistica Di sicuro resta vero, ma allora i boschi hanno alterato le anime rendendole nere Gli spacciatori si accoltellano, si sparano addosso, ammazzano Ubriachi di ferocia, consapevoli d’aver sconfinato in libertà – oppure impunità della giustizia?

e in dotazioni di arsenali e forsennato conteg-

gio di banconote, si detestano, hanno smesso di collaborare, campano di tradimenti e pure soffiate agli sbirri purché l’avversario, magari fino a ieri alleato, perda il suo pezzo d’impero e cada, e rovini, e sparisca I censimenti sono ballerini, sottoposti a perpetue modifiche, ma secondo carabinieri e poliziotti, esclusivamente nella provincia di Varese le aree controllate dai pusher sono sessanta Le plurime inchieste specie della Procura di Busto Arsizio proprio contro le gang della droga forniscono ulteriore conferma della profonda trasformazione del fenomeno Un fenomeno inedito Parte il primo, trascorre mesi a spacciare, fa i soldi, torna, esibisce, innesca gelosie, sublima le voglie d’emulazione degli amici nati nello stesso quartiere

E ammaliante: gli ultimi spacciatori vengono da Oued Zem, 90mila abitanti dei quali un terzo minore di 15 anni; analfabetismo, dispersione scolastica, l’ambizione per una ricchezza facile e immediata; ovvero parte il primo, trascorre mesi a spacciare, fa i soldi, torna, esibisce, innesca gelosie, sublima le voglie d’emulazione degli amici nati nello stesso quartiere, e questi a loro volta tentano la sorte Che mai come in questi mesi significa anche cadere in arresto, consumare i giorni in galera o, peggio, subire torture, venir massacrati a mani nude e buttati cadaveri come immondizia ai bordi d’una provinciale È successo a un 24enne che aveva osato rubare alla sua banda 30mila euro di droga e contanti; succederà ancora, ormai è troppo sbandata la progressione criminale per ipotizzare una naturale sosta, e mancano accordi bilaterali tra Italia e Marocco, inutile ancorarsi a una possibile cooperazione per rafforzare il contrasto Sicché in questa visuale nella regione di Béni Mellal-Khénifra, in un panorama di bimbi scalzi che giocano con palloni sgonfi su radure secche, di ossuti e zoppi cani randagi, di donne vistosamente preoccupate anche soltanto di dialogare con uno straniero, ci mettiamo in ascolto, forti d’indizi, di tracce, di preziose fonti; lontano dai circuiti del turismo, in solitaria e certo pericolosa esplorazione (1 continua )

Sett manale di informazione e cultura Anno LXXXVI 17 luglio 2023 azione – Cooperativa MigrosTicino ATTUALITÀ 17
Campo di cannabis in Marocco (Keystone)
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LA FORZA DELLA GENTILEZZA

La guerra che incombe sopra le nostre teste

Spazio extra-atmosferico ◆ Le orbite basse attorno alla Terra sono sempre più affollate di satelliti e questa è solo una delle sfide che l’umanità dovrà presto affrontare. Ecco i dati salienti del rapporto reso pubblico di recente dall’ONU

Fra poco più di un anno le Nazioni Unite si riuniranno per prendere importanti decisioni riguardo la gestione dello spazio extra-atmosferico Quella seduta, denominata «Il summit del Futuro», metterà l’accento sulla impellente necessità di una conduzione globale e condivisa per regolare le attività che si svolgono soprattutto nelle orbite basse attorno alla Terra, ormai pericolosamente affollate di satelliti A questo proposito l’ONU ha reso pubblico, nel maggio scorso, un rapporto dettagliato nel quale si elencano le situazioni e le tendenze attuali sui problemi causati dalla crescente congestione dei satelliti in orbita, frutto di una competizione nazionale e internazionale sempre più aggressiva Fin dalle prime pagine del rapporto balzano agli occhi dati statistici e proiezioni interessanti sul numero di satelliti che saranno immessi nelle orbite basse nei prossimi 5/6 anni Considerata l’attendibilità della fonte, le cifre presentate appaiono allarmanti Non parliamo dei satelliti geostazionari, quelli posizionati a 35mila km dal suolo, come i satelliti per la meteorologia o le telecomunicazioni, ma di quelli lanciati o da lanciare nelle orbite basse, per definizione sotto i 2000 km di quota (la Stazione spaziale internazionale orbita a circa 400 km da terra) Alla fine di quest’anno i lanci saranno stati circa 100mila Sfrecciano a 28mila km/h e sono un poco di tutte le misure, anche molto piccole

La costellazione di Space X

Le proiezioni indicano che saliranno vertiginosamente di numero e nel 2025 saranno circa 250mila Questo dato ha considerato le licenze richieste alle autorità competenti da un numero sempre crescente di attori privati I costi per i lanci stanno scendendo parecchio per cui si prevede una ulteriore accelerazione importante, che farà arrivare per il 2030 il numero di lanci addirittura a oltre 1,5 milioni Tutto ciò se verranno confermate le tendenze attuali e non si interverrà mettendo un freno alla speculazione Il tasso di

incremento è anche conseguenza dei lanci di reti di piccoli satelliti da parte di compagnie private che non hanno bisogno delle agenzie spaziali tradizionali (tipo NASA ed ESA) perché sono dotate di propri mezzi per lanciare Citiamo per esempio la Space X diElonMuskche,conisuoilanciatori Falcon 9, da qualche anno sta inviando nelle orbite basse una sessantina di

piccoli satelliti alla volta per formarne una costellazione in grado di fornire il collegamento internet satellitare su tutta la Terra Ne ha messi in orbita più di 3000 e continua a lanciare Space X sta mettendo a punto anche un grande lanciatore per carichi pesanti, lo Starship, destinato al trasporto di equipaggi e carichi in orbita e successivamente per i viaggi sul-

L’energia e la materia oscure

Il 1° luglio scorso dalla base militare americana di Cape Canaveral in Florida è decollato su un razzo Falcon 9 di SpaceX il veicolo spaziale Euclid per una missione europea che dovrà far luce su due componenti misteriose del nostro Universo, la materia oscura e l’energia oscura Euclid osserverà miliardi di galassie distanti fino a 10 miliardi di anni luce da noi per creare la più grande e accurata mappa 3D dell Universo, in cui la terza dimensione rappresenta il tempo Ciò dovrebbe rivelare come la materia è distribuita su distanze immense e come l’espansione dell’Universo si sia evoluta nella storia cosmica Gli astronomi dovrebbero poterne

dedurre le proprietà dell’energia e della materia oscura, che come dice l’aggettivo non si vedono ma costituiscono, secondo le conoscenze attuali, il 95% dell intero Universo Scendendo al livello accademico nostrano, ci fa piacere segnalare che il Fondo Nazionale Svizzero per la ricerca scientifica lo scorso giugno ha assegnato 1 3 milioni di franchi a un progetto triennale della SUPSI, che vuole analizzare nel suo insieme la rivoluzione spaziale cominciata nel secolo scorso, con gli aerei, i satelliti, i viaggi nello spazio i droni e le sue implicazioni, con particolare riferimento all urbanistica, all architettura e al design

la Luna e su Marte Space X non ha mai nascosto l’intenzione di commercializzare alcuni satelliti per scopi esplorativi, scientifici e militari Sebbene l’attività più consistente del settore privato sia quella negli Stati Uniti, nuovi attori stanno sorgendo in giro per il mondo Come detto, il costo dei lanci si sta riducendo: se negli anni Sessanta e Settanta del Novecento ci volevano dai 5000 ai 30mila dollari per portare un satellite in orbita bassa, oggi si riesce a farlo per meno di 10mila dollari, con minimi sotto i 2000 dollari Queste nuove tendenze portano con sé un importante aumento dei rischi potenziali per l’ambiente extra-atmosferico

Trattati da aggiornare

Nel citato rapporto ONU si sottolinea che è essenziale per la comunità internazionale conoscere a fondo questi rischi per poterli ridurre Se ne discute da tempo, ma la sfida non è ancora vinta per colpa della diversità degli attori coinvolti, della molteplicità degli interessi economici e politici, della mancanza di conoscenza reciproca suiregolamentieleprocedure Esistono trattati sulle attività spaziali e convenzioni sulle procedure da seguire

e sulle responsabilità individuali, ma non sono sottoscritti da tutti A volte si fermano a semplici dichiarazioni di principio Anche sul piano legale lo scontro possibile tra due satelliti apre numerose problematiche non sempre facilmente risolvibili Nel rapporto ONU si accenna anche alla deprecabile, e speriamo remota, possibilità di un catastrofico uso politico-militare dei satelliti che sono al servizio degli eserciti di quelle Nazioni che hanno accesso allo spazio Non è un concetto teorico ma una paura reale legata alle capacità militari di bloccare o distruggere i sistemi spaziali degli avversari Lo si potrebbe fare da terra con dei missili, o dallo spazio con satelliti manovrabili o sistemi laser Il fatto inquietante è che ogni satellite è in grado di manovrare per cambiare la sua orbita al fine di evitare collisioni con altri oggetti e quindi potrebbe anche volontariamente lanciarsi su un satellite «nemico» per ridurlo all’impotenza Un conflitto armato nello spazio creerebbe innumerevoli detriti spaziali, mettendo così in pericolo gli altri satelliti civili, le comunicazioni e tutta quella catena di funzioni che oggi sta servendo meravigliosamente la Terra e favorendo largamente il nostro benessere Nel 1971, nel 1974 e nel 1977 si sono firmate Convenzioni riguardanti gli oggetti in orbita e il loro uso, sia civile che militare; ma parecchie convenzioni e trattati devono essere aggiornati e rivisti alla luce dei miglioramenti tecnologici e delle condizioni geopolitiche che cambiano nei tempi Sempre in campo spaziale, allontanandocidalleorbitebasse,avevamo parlato della necessità di una nuova legislazione planetaria nell’articolo «Il Far West spaziale» («Azione» del 2 agosto 2022) nel quale si considerava la necessità di riguardare il Trattato sullo spazio extra-atmosferico del 1967, tutt’ora valido, per regolare lo sfruttamento delle risorse minerarie sugli altri pianeti a beneficio di tutti Anche in questo caso, con gli Elon Musk di turno, la tematica diventa d’attualità Per fortuna la coscienza internazionale e la volontà di lavorare insieme in campo spaziale sono ancora vive

La consulenza della Banca Migros ◆ Per importi di una certa entità due o più conti 3a sono consigliabili per ottimizzare la previdenza per la vecchiaia

Già da anni effettuo versamenti sul mio conto di previdenza 3a e ho raggiunto un capitale di 50’000 franchi. Mi conviene continuare a versare sullo stesso conto o è meglio aprirne un altro?

Per importi di una certa entità è sicuramente consigliabile avere due o più conti 3a, al fine di ottimizzare la previdenza per la vecchiaia e risparmiare sulle imposte Il ritiro degli averi previdenziali dal 2° e 3° pilastro, infatti, è soggetto al pagamento di imposte Più si preleva in un anno, più alta sarà l’aliquota d’imposta applicata Questo aumento è comunemente definito progressione fiscale

Per rompere tale progressione ed evitare di dover pagare imposte elevate, è consigliabile ripartire il prelievo degli averi del pilastro 3a su più anni fiscali Questo però è possibile solo se i versamenti sono stati precedentemente effettuati su vari conti, poiché non è consentito prelevare importi parziali da un solo conto Il risparmio fiscale ottenibile ripartendo il capitale su più conti dipende dal luogo di domicilio, in quanto le aliquote fiscali variano da Cantone a Cantone Ecco un esempio: una persona sola, senza alcuna confessione religiosa e domiciliata nella città di Basilea estingue il suo conto 3a

con 100’000 franchi e paga un’imposta sulle prestazioni in capitale pari a 5310 franchi Se la stessa persona ripartisce su due anni il prelievo da due conti diversi con 50’000 franchi ciascuno, paga un’imposta di 1836 franchi l’uno per un totale di 3672 franchi, beneficiando così di un risparmio fiscale di 1638 franchi Con un patrimonio risparmiato di 50’000 franchi si raggiunge una soglia che rende conveniente aprire un secondo conto 3a Tra l’altro, la legge non stabilisce un numero massimo di conti 3a, quindi se ne possono aprire anche altri Alcuni Cantoni, tuttavia, limitano il prelievo scaglionato

a un determinato numero di conti e tassano gli ulteriori prelievi sommandoli ai primi Presso la maggior parte delle banche è possibile aprire con facilità più conti 3a, in genere gratuitamente Quasi tutti gli offerenti addebitano delle commissioni in caso di prelievo anticipato o di estinzione del conto

Suggerimento Aumenti le sue opportunità di rendita a lungo termine investendo i suoi averi 3a in fondi previdenziali La Banca Migros offre in tal senso la soluzione previdenziale oline MiFuturo

Sett manale di informazione e cultura Anno LXXXVI 17 luglio 2023 azione – Cooperativa MigrosTicino ATTUALITÀ 19
«Con un capitale di 50’000 franchi conviene aprire un secondo conto 3a?»
Isabelle
von der Weid consulente alla clientela della Banca Migros ed esperta in previdenza
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IlMercatoelaPiazza

Tempo parziale: un successone

I lavoratori residenti in Svizzera lavorano troppo o troppo poco? A livello europeo il nostro Paese è quello che conosce la settimana lavorativa più lunga: 40 ore In Europa la durata del lavoro settimanale è invece di 39 ore; 38 ore nei Paesi nordici, 35 ore in Francia Gli svizzeri, quindi, nel confronto internazionale lavorano di più Ora fa discutere, non una proposta di riduzione della durata della settimana lavorativa, ma il fatto che la quota di lavoratori residenti nel nostro Paese che lavorano a tempo parziale continua ad aumentare Molti, in particolare i datori di lavoro, hanno l’impressione che se la riduzione della durata del lavoro settimanale non entra dalla porta (vedi contratti di lavoro collettivi) entri poi dalla finestra (con il crescere per l’appunto della quota di lavoratori part-time) Quindi si lamentano e pensano che gli svizzeri tendano a lavorare troppo poco

Affari Esteri

Prima di proseguire nell’analisi, diamo un ’occhiata ai dati Stando alla statistica federale, che si estende solo ai lavoratori residenti in Svizzera (non frontalieri quindi), tra il 2010 e il 2021 i lavoratori a tempo parziale sono aumentati di quasi il 20% Il tasso di crescita annuale è stato dell’1,6%, un tasso quasi doppio di quello al quale è cresciuta l’occupazione totale a livello nazionale In Ticino l’aumento dell’effettivo dei lavoratori part-time è cresciutosolodel13,3%,auntassoannuale dell’1,11%, mentre l’occupazione totale dei residenti è diminuita La tendenza all’aumento della quota dei lavoratori a tempo parziale si è quindi manifestata sia livello nazionale sia a livello cantonale Tuttavia, l’aumento è stato molto più marcato nel primo caso Le due quote di lavoratori a tempo parziale sono di conseguenza diverse Nel 2021 quella ticinese rappresentava il 34% dell’effettivo totale

dei lavoratori, mentre la quota dei lavoratori a tempo parziale in Svizzera era già pari al 37% Le preoccupazioni dei datori di lavoro possono però essere comprese soprattutto quando i tassi di crescita degli ultimi anni vengono usati per fare delle proiezioni Un’estrapolazione della quota di lavoratori part-time, fatta usando questi tassi, ci permette di costatare che, nel 2040, in Svizzera il 50% e in Ticino il 42% dell’effettivo degli occupati lavorerebbe a tempo parziale Non c’è quindi nessun dubbio: se la crescita della quota dei lavoratori a tempo parziale dovesse continuare, ancora prima della metà di questo secolo ci sarebbero più lavoratori di questo tipo che lavoratori a tempo pieno Quali sono le ragioni che stanno alla base di questo cambiamento? Non abbiamo remore nell’accettare la spiegazione stando alla quale per una parte dei lavoratori e delle lavoratrici re-

Alleanza atlantica più larga e più forte

La NATO torna da Vilnius più larga, più forte e più determinata a sostenereladifesadell’Ucrainadall’aggressione russa «finché sarà necessario» Più larga: ad aprile è stato approvato l’ingressodellaFinlandia,iltrentunesimo membro,edentrol’annosaràapprovatoquelladellaSvezia,dopochelaTurchia e l’Ungheria hanno tolto il loro veto Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha negoziato – mercanteggiato è più corretto – per molti mesi, chiedendo condizioni molto dure a Stoccolma, come il rimpatrio di cittadini turchi sospettati di terrorismo, e cercando di ottenere il più possibile in termini economici, militari e di considerazione politica Ma quel che conta di più della Turchia è che, da quando è scoppiata la guerra, si è ritagliata un postomediano–nonapplicalesanzioni occidentali a Mosca ma vende armi a Kiev, per esempio – che con il passare del tempo è sembrato scivolare più

Zig-Zag

dalle parti di Vladimir Putin Turchia e Russia hanno infatti molti interessi convergenti soprattutto nella regione mediorientale e collaborano su parecchi fronti; l’ostilità di Erdogan all’allargamento della NATO è parso, nel suo protrarsi, un favore molto grosso a Putin La decisione sulla Svezia di fatto doveva levare questa ambiguità pesante, in una realtà che sempre meno è leggibile con il filtro della neutralità, ed Erdogan ha scelto la NATO In cambio ha ottenuto una commessa militare da 20 miliardi di dollari in jet F-16 americani e probabilmente molto altro di cui sapremo strada facendo, ma quel che più interessa al presidente turco è che una nuova legittimazione si traduca in una maggiore credibilità economica per la Turchia, che dal punto di vista finanziario è in una condizionedisastrosa Erdoganhainizialmente legato la caduta del suo veto al ripristino del processo di ingresso

della Turchia all’UE che è congelato dal 2016: non si è dato molto seguito a questa richiesta È apparsa beffarda perché lo sanno tutti che la porta europea s’è chiusa ad Ankara che non ha cercato di soddisfare i criteri d’accesso e che anzi è diventata più ostile a Bruxelles Ma Erdogan punta soprattutto alla liberalizzazione dei visti e a una nuova unione doganale, le quali anche al sultano così anti-europeo sembrano alternative allettanti rispetto al suo stato attuale Molti esperti parlano di «svoltaoccidentale»diErdoganeforse l’enfasièprematura,malaTurchianon è mai stata tanto vicina alla NATO A Putin questo non piace, come non glipiacechelaTurchiapossaessereun giorno dentro l’UE La NATO torna da Vilnius più forte perché ha adottato nuovi piani di difesa che permettono di agire in modo più rapido e immediato ad eventuali minacce soprattutto nei Paesi balti-

Cartoline dalla Normandia e da Odessa

Inizio giugno, figlia e genero in vacanza e postano foto sui social Prima da Parigi, poi da Normandia e Bretagna vedute e scorci con diciture ufficiali: Honfleur «La romantique», Dieppe«Lagentile»,Étretat«Labelle de l’haut», Mont-St-Michel «Le mistique», Cancale et St Malo «La sincère et étonnant» Panorami e angoli paesaggistici a parte, gustato il piacere legato a messaggi e saluti, quelle diciture mi intrigano sino a suggerirmi qualche riflessione Una di queste cartoline mi porta a un interrogativo: non si potrebbero «battezzare» anche i nostri siti turistici, perlomeno alcuni dei maggiori, con una terminologia o un emblema efficaci come quelli che scopro in uso per i centri di Normandia e Bretagna? In cerca di risposte ritrovo in archivio una cartelletta dal titolo «Il Ticino contemplativo», pubblicazione talmente datata che se si cerca il sito web indicato (wwwtici-

no-tourism ch) ci si trova dirottati sul portale di LuganoRegion Ma sono io a essere rimasto indietro, non le proposte di quella pubblicazione: una ventina di schede con gli itinerari e le mete suddivisi in quattro tematiche che toccano e illustrano il Romanico, le Chiese panoramiche, i Luoghi dei miracoli e quelli di Contemplazione artistica presenti in Ticino Un contributo cartaceo (mi correggo, fruibile anche su CD!) sempre prezioso anche se oggi sommerso da millanta proposte digitali e dimenticato forse anche per quel filone religioso che intreccia monumenti, architettura, territorio e paesaggi Ripercorro quegli itinerari in cerca di ispirazioni per il mio interrogativo, o meglio: per qualche slogan che sfiori quel pizzico di enfasi e sciovinismo presenti nei richiami turistici francesi sempre collegati a storia, architettura, arte, bellezze naturali ecc Qual-

cosa che assomiglia c’è già nell’epiteto «Valle del sole» che da sempre designa e allo stesso tempo valorizza la Valle di Blenio Ci sarebbe poi anche «La Turrita» per Bellinzona (talmente démodé che ora si spera di sostituirlo con «La fortezza»); niente però di paragonabile ai richiami che scopro per Normandia e Bretagna Questo significa che l’operazione marketing targata Ticino è impossibile? Le speranze si riaccendono vedendo su Instagram video e fotografie che decisamente suggeriscono un «La romantique» come richiamo per visite in Val Bavona o nella plaga di Foroglio Ma se appena provo ad abbinare un «La sincère et la étonnant» con qualche nostra città mi rendo conto che il cammino presenta salite insormontabili Il 6 giugno la prospettiva avviata dalle cartoline francesi devia su un piano decisamente meno idilliaco rispetto a quello vacanziero e

sidenti in Svizzera il lavoro, oggi, non occupa più la posizione predominante che occupava ancora un paio di decenni fa sulla scala dei valori Tuttavia non crediamo che lavorare meno, guadagnando meno, sia una variante scelta da molti Pensiamo invece che possa contare di più la spiegazione di chi fa risalire l’aumento della quota di lavoratori part-time ai cambiamenti che si sono registrati negli ultimi decenni nel rapporto di coppia: i padri hanno assunto una parte più importante sia nell’educazione dei figli, sia nello svolgimento dei lavori domestici Noi però pensiamo che il fattore che più ha influenzato l’aumento della quota dei lavoratori part-time sia stata la necessità di mobilitare le restanti riserve di popolazione attiva, in particolare le donne, in una situazione nella quale la richiesta di lavoratori diventava sempre più importante Non solo, molti specialisti credevano

che il lavoro a tempo parziale, incrementando la conciliabilità lavoro-famiglia, avrebbe consentito di elevare il grado di attività (ossia la frazione di popolazione attiva che lavora) della popolazione femminile In effetti è successo Dal 1990 al 2021 il tasso di attività femminile è aumentato in modo significativo, sia a livello nazionale sia in Ticino La crescita del tasso di attività femminile è stata consentita dallo sviluppo del lavoro part-time Basterà ricordare che la quota delle donne lavoratrici a tempo parziale nell’effettivo dei lavoratori part-time è finora sempre stata superiore al 70% Da ultimo ricordiamo che, se in Ticino il lavoro a tempo parziale è meno praticato, lo si deve al fatto che da noi, invece di mobilizzare le riserve di popolazione attiva femminile, molti datori di lavoro hanno preferito ricorrere ai frontalieri

ci contigui alla Russia Si ripete spesso che l’Alleanza «difende ogni centimetro del suo territorio» ma le modalità di intervento erano molto diverse a seconda delle aree geografiche Ora non più, ed è stata rafforzata la parte nordest dell’Europa, perché la minaccia più urgente è Putin Anche l’ingresso della Svezia è un rafforzamento soprattutto dal punto di vista della difesa marina: i sistemi militari sono già integrati e la flotta sottomarina svedese è la più sofisticata dell’Alleanza, in un mare, il Baltico, che è da sempre conteso tra Svezia e Russia Già dal Settecento per i russi il Baltico era un mare militare, inaccessibile se non alle navi militari russe, oggi lo chiamano «il lago della NATO» All’Ucraina non è stata fornita una data per il suo ingresso nell’Alleanza, ma ora sa con certezza che il suo futuro è proprio lì e che l’Alleanza è determinata a difenderla fino alla vittoria Il presi-

dente Volodymyr Zelensky è arrivato a Vilnius accolto come una rockstar ma è stato deluso perché si aspettava l’impegno politico all’ingresso dell’Ucraina, proprio come è accaduto con l’ingresso nell’UE Poi la delusione si è quietata, le rassicurazioni in termini di armi e addestramento sono state precise,l’unionedifattoèstatasancita LaNATOvuoledareall’Ucrainatutti gli strumenti per vincere e per evitare che in futuro i russi possano ridichiararle guerra È la durata di questo sostegno ora il problema dell’Occidente, non tanto perché ci siano delle crepe nell’unità, quanto perché il Paese che contribuisce al 70% alle spese della NATO, senza il quale nulla di questa difesa sarebbe possibile, sta per entrare in una fase elettorale in cui il partito anti-ucraino crescerà e troverà più palchi su cui parlare: è l’America oggi guidata dal presidente filo-ucraino Joe Biden, e domani chissà da chi

turistico Con l’istantanea di un cimitero militare in Normandia (prati curati, croci bianche, bandierine di Stati Uniti e Francia) chi stava visitando quelle terre affacciate sull’Atlantico ci ricordava che era il momento di spostare cuore e sentimenti di riconoscenza al D-Day del 1944 Inevitabile un tristissimo parallelo con l’attualità quotidiana: ottant’anni dopo siamo ancora lì, o quasi Ad angosciarci ci sono inverecondi Z-Day che durano dal 24 febbraio 2022, da quando il presidente Putin e l’esercito russo hanno brutalmente deciso di occupare l’Ucraina, distruggendo quanto incontrano, rimediando ogni giorno sconfitte e condanne che mettono in forse anche la stabilità futura di quella che sino a poco fa veniva ancora considerata una potenza economica, oltre che militare (un solo dato, un rublo vale un centesimo di euro )

togliermi dalla matassa politica che

l’informazione mediatica e la brodaglia di disinformazioni cucinano ogni giorno attorno a questo conflitto (dalle «vacanze in crociera» della famigerata Wagner e del suo «proprietario» all’acqua dei grandi fiumi usata come arma nuova per creare future terre di nessuno, sino allo stillicidio di resoconti dal fronte fatti girare sui social come videogiochi) ci pensano altre cartoline dai luoghi imperdibili della Bretagna Diventa così più facile trovare un auspicio conclusivo: che bello sarebbe se, magari fra mezzo secolo, i nostri nipoti ricevessero cartoline da Odessa «La romantique» o dall’Ucraina «La sincère et étonnant» per ricordare la liberazione dall’ennesimo dittatore nazionalista; che bello avere la certezza che essi vivranno quei momenti (come ha magnificamente auspicato monsignor Gianfranco Ravasi) in un’Europa finalmente ribattezzata Eur-hope!

Sett manale di informazione e cultura Anno LXXXVI 17 luglio 2023 azione – Cooperativa MigrosTicino 21 ATTUALITÀ / RUBRICHE ◆ ●
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In ricordo di Milan Kundera

In punta di piedi se n’è andato anche lui,l’autore de L’insostenibile leggerezza dell’essere,uno dei più grandi successi editoriali del secondo Novecento

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«Winnie» sul lago di Lugano

Una fotografia inedita pubblicata per la prima volta su «Azione» ci racconta di Churchill «pittore» e del suo carteggio con Mussolini

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Barbara Widmer alla guida dell’OSI Musicologa di formazione,ambiziosa e creativa, la Direttrice artistica dell’OSI si racconta tra successi,un po’di fortuna e scenari futuri

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Le muse lasciano la tela e camminano nel mondo

Feuilleton ◆ Giornalista per il «Guardian» e la BBC, Sophie Haydock racconta le modelle e le donne che hanno ispirato Schiele

«Permettimi di fare le presentazioni, Herr Schiele Lei è nientemeno che Fräulein Neuziel Promette di abbagliarti proprio come il sole Ma tu non fissarne a lungo il centro» Così in un giorno di gennaio del 1911 Gustav Klimt presenta al giovane e promettente Egon Schiele la sua modella Wally Neuziel: «È una vera gemma non trovi?» Chioma rossa, occhi grandi, bocca generosa, figura elegante e muscolosa al contempo, Wally sarà la musa e la compagna di Egon Schiele, soprattutto gli starà accanto nel momento più difficile quando nel 1912 verrà arrestato e detenuto per 24 giorni nel carcere circoscrizionale di St Pölten Dall’accusa di aver rapito la minorenne Tatjana von Mossig verrà scagionato ma sarà accusato di diffusione di disegni osceni Come se avesse già previsto tutto, nel 1909 in una lettera a suo zio Leopold Czihaczek (Egon Schiele Ritratto d’artista, SE, 1999), l’artista scrive: «L’indignazione o la rabbia per le offese che bisogna inghiottire rappresentano un grande dolore per chi abbia un temperamento impetuoso, nervi delicati e profondità di sentimenti e di pensiero, un dolore che gli toglie il sonno, lo fa dimagrire, lo priva di tutti gli appetiti e infine lo precipita nella malinconia La paura allenta le forze del corpo e dello spirito»

La bravura dell’autrice sta nell’aver creato una storia avvincente in cui con ampia licenza poetica immagina le vite delle quattro donne

Nato nel 1890, figlio di un capo stazione, iscritto prima alla Kunstgewerbeschule e poi all’Accademia di belle arti che lascerà nel 1909 per fondare il collettivo Neukunstgruppe, la sua arte troppo spregiudicata e all’avanguardia per essere compresa dalla società borghese austriaca di Fin de siècle verrà etichettata come pornografica Tornano alla mente le parole dell’amico Kokoschka alle quali si è ispirato Lewis Croft per la sua biografia Il pornografo di Vienna Galeotta fu una mostra che il giornalista inglese visitò allo Schiele Museum di Tulln rimanendone folgorato

Del resto, le opere di uno dei maggiori artisti figurativi del primo Novecento, massimo esponente dell’espressionismo viennese della prima ora, difficilmente lasciano indifferenti Pensiamo ad alcune tra le più famose e iconiche iniziando da quella che abbiamo scelto di mettere in pagina: Gerti davanti al drappeggio color ocra (1910), Wally (1912), Donna seduta con gamba sinistra piegata (1917) o Ritratto di Edith (1915) Chi erano queste donne? A chi appartenevano

quelle gambe, quei ventri, quegli occhi, quei capelli? Chi erano le muse di Egon Schiele, quali ambizioni nutrivano, quali erano i loro talenti e come hanno vissuto il rapporto con l’artista? Sono le domande alle quali la giornalista inglese Sophie Haydock risponde nel suo romanzo Le fiamme Anche lei è rimasta folgorata da una

mostra, nel suo caso quella del 2014 alla Courthald Gallery di Londra: The Radical Nude «Un evento che ha cambiato la mia vita, sono entrata in quel museo pensando che avrei voluto scrivere un romanzo, sono uscita con la testa che mi girava, il nome di Edith Harms sulle labbra» Col tempo è diventata la storia delle quattro muse

di Schiele (la sorella Gertrude, la modella Wally Neuziel, la moglie Edith Harms e la cognata Adele Harms) dedicata a una donna: Alo Schofield, giornalista e amica dell’autrice scomparsa a soli 34 anni Fu lei ad invitarla alla mostra: «Grazie di essere stata la scintilla che ha fatto sprigionare le fiamme»

Ma forse il destino aveva già deciso visto che ad accompagnarla nei suoi studi all’Università di Leeds c ’ era Adele Harms ritratta da Schiele in Donnasedutacongambapiegata (1917): «Gli occhi ardenti sono pieni di smania, parlano di desiderio, di disastro Non ho potuto fare a meno di chiedermi se fosse innamorata di Schiele» dice l’autrice Prima di Haydock, altri si sono occupati delle donne di Schiele, ad esempio Romina Casagrande che nel suo lavoro Le ragazze con le calze grigie (Arkadia, 2018) si è concentrata su Wally e Edith Per entrambe le vere audaci sono loro, le sue muse, che in una società patriarcale e borghese di inizio Novecento, sfiancata dalla guerra, osano e portano avanti le loro scelte fino in fondo Soprattutto, restano vicine a Schiele negli anni turbolenti, quando la sua arte ha poca fortuna e gli mancano i soldi per acquistare le tele e i colori Sophie Haydock è riuscita a creare una storia avvincente in cui – tenendo saldi i fatti storici emersi dalle sue ricerche – con ampia licenza poetica descrive e immagina le vite e i rapporti delle quattro donne La gelosia di Gerti per Wally, la delusione di Wally quando Schiele la lascia per sposare la borghese Edith e ripulire il suo nome e, infine, la gelosia tra le sorelle Edith e Adele che l’autrice immagina innamorate entrambe dell’artista Tutte poseranno per lui ma la Haydock con la sua scrittura «sicura, incalzante, luminosa» – come l’ha definita il «Sunday Times» – ci mostra il loro lato profondo, ne mette a nudo le personalità complesse, i sentimenti e le ambizioni

Il primo incontro di Edith e Adele Harms con Schiele, di sera, nel bagliore dei lampioni avviene nella Vienna del 1912: «Lo sguardo abbraccia le sopracciglia folte dell’uomo, l’attaccatura dei capelli, il riccio elaborato della chioma folta e arruffata È alto, affascinante, fa venire voglia di toccarlo L’uomo solleva lo sguardo, e alla vista delle due ragazze, le sopracciglia si inarcano Gli occhi di Adele incontrano i suoi per un momento» Alla fine del romanzo ritroviamo Adele ad una mostra su Schiele nella Vienna del 1968 Anziana, si rispecchia nei dipinti D’un tratto è come se le muse si animassero e con tutta la loro forza, il talento e la bellezza uscissero dalla tela per camminare nel mondo da protagoniste

In chiusura la Haydock fa una rivelazione importante: quando Adele Harms muore nel ’68 viene sepolta a Ober-Sankt-Veit nella stessa tomba di Schiele La moglie Edith, invece, giace accanto

Bibliografia

Sophie Hayodock Le fiamme Salani Le Stanze, Milano, 2023

● ◆ Sett manale di informazione e cultura Anno LXXXVI 17 luglio 2023 azione – Cooperativa MigrosTicino 23
CULTURA
Natascha Fioretti

In difesa del piccolo e del privato

In memoria ◆ Campione dei ritmi narrativi e del senso del tempo, lo scrittore ceco Milan Kundera è scomparso a Parigi a 94 anni

Sarei disposto a scommettere che, anche nella Svizzera italiana, in quasi ogni casa si conservi da qualche parte, magari non proprio sui primi scaffali, una copia sgualcita dell’Insostenibile leggerezza dell’essere «Sgualcita» perché il libro apparve in italiano nella primaveradel1985etuttiloportarono in spiaggia quell’estate, ne parlarono con amici e colleghi e se ne compiacquero Editorialmente parlando fu un caso da manuale: i primi romanzi dello scrittore ceco erano stati tradotti e pubblicati in Italia da Mondadori sin dagli anni Settanta e non si trattava davvero di cose minori (Lo scherzo e La vita è altrove, per dire), ma soltanto la magia di Adelphi riuscì a recuperarne retrospettivamente la figura anche per il pubblico italofono La luce riflessa dell’Insostenibile leggerezza dell’essere, titolo-emblema con il quale Roberto Calasso decise di inaugurare la nuova collana Fabula, proiettò a ritroso su tutta l’opera di Kundera un ’ aura di celebrità che non venne mai meno Sulla copertina, quasi un segno premonitore della definitiva consacrazione nell’omonima serie di Gallimard, che lo avrebbe accolto da alloctono tra i massimi scrittori della letteratura francese, Les Pléiades di Max Ernst Più che un libro è una pietra miliare nella storia dell’editoria recente, giunta oramai alla cinquantesima edizione

La copia dei miei genitori – all’epoca io andavo ancora alla scuola materna – la ritrovai molti anni più tardi in una sezione della biblioteca di famiglia dedicata ai più noti testimoni della dissidenza antisovietica (Solzenicyn, Grossman, Abram Terz) ma non sono certo che fosse veramente al posto giusto Certo la critica di Kundera (qui sopra in una foto del 1981) al sistema sociale e politico imposto alla sua terra dal comunismo, già prima dei tragici fatti praghesi del 1968, era stata dura e feroce, senza sconti, forte di armi potentissime quali l’ironia e il sarcasmo Però non era quello il pun-

to: nei suoi libri il contesto storico, che è inevitabilmente quello in cui gli fu dato in sorte di vivere, è poco più dello sfondo su cui si proiettano i drammi esistenziali dei protagonisti, e non il cuore stesso del problema Era il privato, non il pubblico, ciò che davvero gli interessava, non escluse naturalmente tutte le fastidiose invadenze del secondo nello spazio vitale del primo, cosa in cui i sovietici erano maestri Nato a Brno, nella Moravia meridionale, nel 1929, per 45 anni fu uno scrittore ceco in lingua ceca, figlio di quella generazione di intellettuali che diede al Novecento, tra i tanti, il regista Milos Forman e il drammaturgo Vaclav Havel E per i successivi cinquant’anni, dopo una cesura che divenne subito irreversibile, fu scrittore francese in lingua francese residente in Francia, la stessa patria di adozione di altri celebri autori d’oltre corti-

na come il bulgaro Tzvetan Todorov, il rumeno Emil Cioran o l’albanese Ismail Kadare Per poco non incappavo nell’errore consueto che sempre feriva Kundera come una coltellata: fare di ogni erba un fascio e dividere l’Europa in due, l’Occidente «occidentale» e l’Oriente sovietico, quando sono infinite invece le sfumature culturali e sociali che caratterizzano i paesi di mezzo, la Mitteleuropa di cui Boemia e Moravia sono tra i più tipici rappresentanti Franz Kafka era uno scrittore ceco o tedesco? E l’Austria-Ungheria da che parte stava? E Joseph Roth? E Mozart prima di allora? Le forzature novecentesche hanno imposto delle semplificazioni attorno alle quali ci invita a riflettere l’ultimo titolo apparso in italiano, sempre da Adelphi, solo la scorsa estate: la raccolta di saggi e lezioni brevi Un Occidente prigioniero (il «suo» Occi-

dente, quello della cultura ceca divenuta ostaggio del potere sovietico) «L’Europa centrale» affermava Kundera con una lucidità e una lungimiranza valide ancora oggi «voleva esserel’immaginecondensatadell’Europa e della sua multiforme ricchezza, una piccola Europa ultraeuropea, modello in miniatura dell’Europa delle nazioni concepita sulla base di questa regola: il massimo di diversità nel minimo spazio» Sul modello diametralmente opposto, cioè il minimo di diversità nel massimo spazio, era stata costruita tutta l’esperienza sovietica dalla quale nel 1975 non poté fare altro che scappare Memorabile nel romanzo d’esordio, Lo scherzo del 1967, la figura di Ludvik, che giocando a fare il finto trotzkista viene accusato veramente di sedizione dai suoi stessi compagni di partito, che lo emarginano

In pellegrinaggio tra musica e paesaggio

senza pietà Nella sua esistenza finita improvvisamente fuori sesto («Mi ritrovai fuori dell’orbita della mia vita») si cela la più efficace metafora dello svuotamento di senso cui giunge spesso l’uomo contemporaneo, recuperabile forse soltanto attraverso l’illusione di un amore («Da quella sera ogni cosa in me cambiò; ero di nuovo abitato; tutt’a un tratto la camera del mio intimo era ordinata e qualcuno ci viveva»)

Campione dei ritmi narrativi e del senso del tempo, Kundera non allentava mai le redini della struttura e della forma – basterebbe uno sguardo agli indici dei suoi libri, rigorosissimi quantoscarni–quasiavolerarginaree contenere entro parametri noti, senza però ostacolarlo, il fiume ininterrotto della vita, con il suo continuo zampillaredisentimentiediemozioni,persino di banalità e di pensieri «semplici» Ispirandosi all’antica tradizione retorica dell’ubi sunt, proprio nell’Insostenibile leggerezza dell’essere propose un catalogo delle banalizzazioni che caratterizzano la nostra epoca consumistica e postmoderna: «Che è rimasto della gente che moriva in Cambogia? Una grande foto di un ’attrice americana che tiene in braccio un bambino di razza gialla [ ] Che è rimasto di Beethoven? Un uomo aggrottato con una chioma inverosimile che pronuncia con voce cupa: “Es muss sein!” [ ] E così di seguito Prima di essere dimenticati, verremo trasformati in Kitsch Il Kitsch è la stazione di passaggio tra l’essere e l’oblio»

Non si sbaglierà di molto nel vedere in questo suo sguardo severo sulla cultura del gossip e della semplificazione la radice profonda della sua scelta – perseguita con rigore sin dagli anni Novanta – del più assoluto silenzio mediatico Simile in questo a un altro grande scrittore «orso» scomparso da poco, Cormac McCarthy, i cui romanzi stanno nel palchetto più alto già pronti, come quelli di Kundera, a restare immortali

Evento ◆ Dal 28 luglio al 1. agosto oltre 40 artisti suoneranno tra il Monte Verità, le Isole di Brissago e la Val Onsernone

Punto di incontro tra il nord e il sud delle Alpi, anche quest’anno Finisterre si presenta con un programma ricco e articolato Intanto il nome, Finisterre, rimanda a un ’esperienza di scoperta e di cambiamento ispirata dalle performance musicali, teatrali e di danza che avranno luogo in scenari particolari e suggestivi, energicamente forti oseremmo dire, come il Monte Verità, le Isole di Brissago o l’antica Via delle VoseinValOnsernone Cinquegiorni d’estate in cui vivere appieno lo stretto connubio tra arte e natura, aprire gli occhi al paesaggio, percorrere sentieri noti o inediti lasciandosi andare all’incontro e alla condivisione

Tra i promotori del Festival ci sono la Neue Musik Rümlingen (Canton Basilea), tra le realtà più innovative nel campo della musica contemporanea in Svizzera, La Via Lattea, il pellegrinaggio musicale del Teatro del Tempo, e la neonata Associazione Olocene-Forum culturale della Val Onsernone

Iniziamo da La Via Lattea che giunge quest’anno alla sua dicianno-

vesima edizione e che per la prima volta approda nel Locarnese Rimanendo fedele alla sua essenza – quella di un pellegrinaggio musicale laico ed ecologico

lo spettacolo segue la rotta della Navigazione di San Brandano, leggenda medievale che vede protago-

nista un monaco irlandese partito per mare con altri confratelli alla ricerca del Paradiso terrestre Il viaggio inizia conunconcerto-spettacolonellachiesa romanica di San Vittore a Muralto e prosegue via lago verso le Isole di Brissago Conl’esecuzioneditrecom-

posizioni scritte ad hoc La Via Lattea ancora una volta promuove forme d’ascolto inconsuete Nei luoghi e nei sentieri del Monte Verità suoneranno invece artisti internazionali confrontandosi con nuove e vecchie utopie

Il Festival apre venerdì 28 luglio alle 18 00 al Monte Verità con la prima esecuzione di Grazie di Lukas

Berchtold Sabato 29 luglio Sulletracce del Lebensreformer propone una giornata al Monte Verità all’insegna di musica, performance, installazioni e escursioni nella Valle del Silenzio e visita al complesso museale del Monte Verità Domenica 30 luglio c’è l’Escursione sonora nella Valle Onsernone con replica il lunedì Domenica 30 e lunedì 31 luglio a Muralto e Isole di Brissago c’è in programma anche La Via Lattea19 La navigazione di San Brandano Si chiude il 1 agosto con l’installazione teatrale Trickster-p e il concerto di Matthias Loibner

Il programma completo è su www teatrodeltempo ch, i biglietti su www kulturticket ch / red

Con «Azione» a Finisterre

«Azione» mette in palio alcuni biglietti per i seguenti eventi in programma: Sulle tracce del Lebensreformer al Monte Verità sabato 29 luglio il concerto-spettacolo La Via Lattea 19 La navigazione di San Brandano a Muralto domenica 30 e lunedì 31 luglio

Per partecipare al concorso inviate una mail a giochi@azione ch, oggetto «Lattea19» specificando evento e giorno di vostro interesse e indicando i vostri dati (nome, cognome, indirizzo no di telefono) entro domenica 23 luglio

Per tutte le info sul programma dettagliato andate sul sito: www teatrodeltempo ch oppure www neue-musik-ruemlingen ch

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 17 luglio 2023 azione – Cooperativa MigrosTicino CULTURA 24
Un momento dello spettacolo Via Lattea 14 edizione 2017 al Parco delle Gole della Breggia (©Teatro del Tempo)
K e y s t o n e

Churchill «pittore» fotografato a Osteno

Storia

Il famoso ma mai rintracciato carteggio con Mussolini e lo scatto segreto di Arcangelo Salandin sul lago di Lugano

Nel settembre del 1945, Winston Churchill, uscito trionfatore dalla Seconda guerra mondiale, ma da poco battuto, dai laburisti, alle elezioni generali, scorrazzò, in lungo e in largo, traillagodiComoequellodiLugano

Protetto dai migliori uomini dell’intelligence inglese, tra cui una «guardia pretoriana» di 26 elementi del Quarto Reggimento Ussari della Regina, sir Winston si installò, sotto il nome di copertura di «colonnello Warden», nella villa dell’industriale Donegani, a Moltrasio, requisita alla fine del conflitto dal Soe (Special operations executive), la branca dei Servizi segreti militari britannici creata proprio da Churchill per le operazioni speciali Blindato dai suoi uomini, attenti a tenerlo lontano da occhi indiscreti, lo statista conservatore venne però intercettato dal fotoreporter svizzero Christian Schiefer, che lo immortalò in alcuni scatti divenuti famosi

Ciò, che, sorprendentemente, a distanza di quasi ottant’anni, emerge, è ora una immagine inedita di «Winnie», colta dall’obiettivo del fotografo Arcangelo Salandin, che al tempo aveva un negozio a Porlezza, sulla sponda italiana del Ceresio

Il2settembrediquel1945,aSalandin giunse notizia che l’uomo politico inglese si era «appostato» nel vicino paese di Osteno, per ritrarre il paesaggio E vi si precipitò, scattando la foto che oggi possiamo pubblicare, grazie alla cortesia degli eredi di Salandin

Vi si mostra Churchill, intento a dipingere, il cappello ben calcato sul capo, nella proprietà di Egidio Redaelli, in località Oncio, sulla riva di Osteno

Si tratta di una copia della fotografia originale andata perduta, perché, purtroppo, l’archivio di Salandin è finito disperso L’uomo sullo sfondo, vestito di scuro, è quasi sicuramente un agente dei servizi segreti britannici posto a protezione del leader conservatore

È arcinota la passione di Churchill per la pittura Ma, nelle sue incursioni tra il Lario e il Ceresio, egli dipingeva con altro e ben più recondito fine

Distrarre l’attenzione delle eventuali persone estranee al suo staff, che lo incontrassero per caso

Il vero scopo della missione nel Lake District, era divenuto, per l’uomo col sigaro, una vera ossessione: ossia, recuperare gli originali, e le copie, del suo carteggio con Benito Mussolini

Dossiercheildittatorefascistaportò con sé, fino a Dongo, dove fu arrestato dai partigiani, il 27 aprile 1945 Questi incartamenti, con la cattura di Mussolini, sparirono

È arcinota la passione di Churchill per la pittura Ma, nelle sue incursioni tra il Lario e il Ceresio, egli dipingeva con altro e ben più recondito fine

Tra tutti i sancta sanctorum della politica estera segreta del Duce, primeggiava, per importanza assoluta, l’epistolario con il leader d’Oltremanica, oggetto da decenni di tenaci discussioni, e la cui reale esistenza era considerata certa dal massimo storico del fascismo, Renzo De Felice Il quale, nel 1995, un anno prima di morire, dichiarò: «Gli americani volevano Mussolini vivo Già allora pensavano a qualcosa, che poi si concretizzò nel processo di Norimberga, e progettavano di portare anche il Duce alla sbarra Invece, gli inglesi, che formalmente perseguivano gli stessi scopi degli americani, Mussolini a Norimberga non ce lo volevano proprio Avrebbe potuto creare loro dei grandi imbarazzi Nella famosa borsa «difensiva», che aveva con sé al momento della cattura, aveva raccolto, non per caso, una scelta ragionata del suo carteggio con Winston Churchill»

Che cosa conteneva, di così sconvolgente, l’epistolario tra il capo del fascismoelostatistadelRegnoUnito?

Non lo possiamo sapere con certezza, in quanto questa corrispondenza top secret divenne oggetto di una caccia così serrata, da parte dei segugi di Churchill, che il suo recupero

fu un autentico capolavoro di astuzia e abilità

Dei carteggi, esistono soltanto gli apocrifi, resi noti nel 1954: si tratta, certamente, di falsi, i quali, però vennero ricavati, da materiali autentici, con finalità precise di depistaggio e «disinformacja»

L’ipotesi forse più probabile è che gli scambi di lettere, tra il Duce e sir Winston, iniziati a metà degli anni Trenta, all’epoca dell’invasione italiana dell’Abissinia, siano proseguiti anche durante il secondo conflitto mondiale

Lo spregiudicato Churchill, nel

momento di maggior isolamento della Gran Bretagna, dopo la sconfitta della Francia piegata a fine maggio del 1940 dalle armate di Hitler, potrebbe essersi spinto fino a incoraggiare l’ingresso in guerra dell’Italia, avvenuto il 10 giugno successivo

A quale scopo? Per disporre di un avversario, Mussolini, che ai tavoli di una conferenza di pace ritenuta imminente a metà del 1940, potesse mediare, moderando le pretese della Germania nazista verso l’Inghilterra

Le indagini che chi scrive, da circa trent’anni, conduce, sulle piste del carteggio più esplosivo del Ventesimo

Angela Merkel, una storia esemplare

Netflix ◆ Un documentario da manuale, nel senso più letterale del termine, della più tipica produzione TV

Stefano Vassere

Se conviene tornare su Merkel, cordata Netflix danese, tedesca e britannica della fine dello scorso anno, è perché l’uso molto efficace di praticamente tutti gli stilemi della serie TV ce ne consegna un rappresentante del genere quasi da protocollo Il documentariohal’ambizionedifarcistarel’intera vita della Bundeskanzlerin, dall’infanzia fino al teatrale congedo sulla piazza del Ministero della difesa del 2021, in poco più di un ’ ora e frequentando praticamente tutti i crocevia fondanti della sua vicenda politica

A cominciare dall’apertura, dove sono alternate sequenze di un suo discorso all’Università di Harvard e di un comizio di Donald Trump, che la attacca senza educazione attribuendole la rovina del suo Paese («sta distruggendo la Germania»); tra musica grave che non promette nessun buon futuro, ai ragionamenti pieni di prudenti subordinate sul benefico abbattimento del muro tedesco sono affiancati semplici ed esclamativi decre-

ti sul progetto di elevazione del muro messicano E a finire, poi, con le immagini della mamma di Angela, che da Templin Brandeburgo racconta di quando, ai tempi della scuola, «doveva avere tredici anni», le fu improvvisamente insegnato a reagire alle fastidiose persecuzioni di alcuni piccoli bulli: «A quel punto capimmo che se la sarebbe cavata, che avrebbe trovato la sua strada»

In mezzo c’è tutto lo strumentario stilistico della serie TV Lo scorrere avanti e indietro di una specie di orologio annuale a scandire un montaggio temporale qua e là disorientante (è il mescolare la fabula e l’intreccio la vera essenza del cinema, ce lo dicono ancora i manuali di comunicazione) Le testimonianze di protagonisti, amici e osservatori, qui politici, giornalisti, registi Lo sgranare estenuante di argomenti: la tripla partenza ad handicap (donna, dell’Est, scienziata), il barocco maschile del mondo politico tedesco, l’angoscia della persona di

fronte a confini e muri, la conseguentetentazionedell’accoglienzapubblica anche fuori misura, la gestione tenuta consapevolmente bassa delle aspettative del popolo, la tendenza a commuoversi,laprospettivalinguistica(«il tedesco di Putin è meglio del mio russo»), l’assenza di ego, la strada felice dell’umiltà, la parsimonia, la capacità

dipensiero,lacomunicazionenonverbale anche negli incontri ad alto livello, il disagio al trucco prima dei dibattiti, la paura dei cani, le facce, i gesti, le posture, il modo di tenere le mani Questo episodio è anche pieno di saluti: quello sonoro e polemico di Trump nel giorno della sconfitta; la visita di congedo di Obama che salu-

secolo, si sono arricchite di un nuovo capitolo, che qui possiamo anticipare

Un cugino del professor Renzo De Felice, Alessandro, accanito ricercatore storico, mi ha svelato un retroscena riguardante il ruolo avuto dal presidente della Repubblica italiana, Francesco Cossiga, nella questione Cossiga, democristiano, fu capo dello Stato, dal 1985 al 1992, e la sua figura fu al centro di molti misteri che riguardano le vicende più controverse della Penisola Scomparso nel 2010, lo statista italiano dichiarò, nel 2005: «La mia opinione, che è qualcosa più di un ’opinione, è che questo carteggio segreto sia esistito»

Questa un po ’ sibillina affermazione trova oggi una esplicitazione significativa nella testimonianza che mi ha rilasciato il congiunto dello storico del fascismo

Nel 2000, Alessandro De Felice ricevette infatti importanti rivelazioni dall’ex presidente, il quale gli raccontò di essere stato sollecitato, da suo cugino professore, a risolvere l’enigma del carteggio Churchill-Mussolini

Cossiga garantì la sua collaborazione

Si rivolse a una sua vecchia conoscenza, un super-consigliere della Casa Bianca, a lungo consulente del Dipartimento di Stato, che ebbe molta influenza soprattutto durante la presidenza di George W Bush: si tratta di Michael Arthur Ledeen, che visse a Roma negli anni Settanta e collaborò a lungo con De Felice Fu lui a curare la nota Intervista sul fascismo al celebre storico

Ledeen promise a Cossiga che gli avrebbe procurato una copia del carteggio, tratta dagli archivi britannici o da quelli statunitensi Ma poi mancò alla parola data, e ciò fu all’origine di una lite tra l’ex capo dello Stato italiano e De Felice Da noi interpellato per posta elettronica, Ledeen, che oggi ha 82 anni, non ha ritenuto di rispondere alle domande che gli abbiamo rivolto Identico silenzio aveva osservato con Alessandro De Felice, il quale lo aveva in precedenza contattato

ta dall’auto agitando la mano; la Cancelliera medesima, che tempo dopo, agita la mano anche lei da dietro i finestrini, reduce da cerimonia a tinte notturne e da un discorso di quelli da raccontareainostrinipotinidedicatoa Gratitudine e Umiltà, mentre la banda militare con caschi e tutto intona marziale le canzoni di Nina Hagen e Hildegard Knef

Una delle vere arti della serie TV consiste appunto nel costringere tutto questo esondante materiale e renderlo digeribile e si spera nutritivo in poco tempo per un pubblico che di tempo non ne vuole avere Qui, dopo l’incedere necessariamente pirotecnico e chiusi i titoli finali, viviamo la certezza flou (per taluni magari illusoria, ma certezza resta) di avere capito tutto o quasi di Angela Merkel e dei suoi anni di potere, maturandone soprattutto l’impressione di una personalità senza eguali della recente politica globale E di poterle infine, in un qualche modo, «dare del tu»

Sett manale di informazione e cultura Anno LXXXVI 17 luglio 2023 azione – Cooperativa MigrosTicino CULTURA 25
Churchill a Osteno in riva al lago di Lugano mentre dipinge (Arcangelo Salandin, per gentile concessione degli eredi)
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Immaginare l’OSI sulle

Dolomiti e alla Carnegie Hall

Intervista ◆ Barbara Widmer, Direttrice artistica dell’OSI, racconta il suo percorso e i suoi progetti per il futuro

Enrico Parola

«Il mio percorso all’OSI è iniziato mentre ero ancora studentessa: all’Università di Zurigo seguivo i corsi di Musicologia e Letteratura Italiana, oltre a continuare a studiare canto; nel frattempo lavoravo La telefonata del Direttore artistico-amministrativo di quegli anni Denise Fedeli mi giunse inattesa, ma ne fui subito entusiasta Denise è stata uno dei miei principali maestri: una grande figura professionale che mi ha insegnato moltissimo in tutti questi anni» Da qui – come lei stessa ci racconta – ha preso il via la carriera di Barbara Widmer (nella foto) che ora -insieme a Samuel Flury – il Consiglio di Fondazione (dopo un anno ad interim) ha confermato alla guida dell’OSI Lei nel ruolo di Direttrice artistica, lui in quello di Direttore amministrativo

Laprimacosachehapensatoquandolehannopropostodiprendere adinteriml’incaricodiDirettrice artistica?

Più che onori e oneri, mi si è subito presentato in maniera potente e determinante il mio legame con questa realtà, che è l’Orchestra ovviamente, ma anche tutto il gruppo di persone che lavora attorno e dietro ad essa Quindi mi sono detta subito: «In fondo è questo il mio compito» e ho accolto con onore questa sfida D’altra parte, il ruolo si inseriva con continuità nel percorso che già stavo facendo all’interno dell’OSI, da assistente alla Direzione artistica e Responsabile di produzione, a membro di Direzione: tutti incarichi che mi avevano già permesso di sviluppare progetti miei, mi avevano regalato un certo spazio per pensare, pianificare, attuare una certa programmazione artistica Devo confessare una cosa: di carattere sono ambiziosa, mi piace progettare in grande, adoro il dialogo e il contatto umano: non avrei mai fatto la musicologa da «topo di biblioteca», sola in mezzo ai manoscritti; sono creativa, mi piace sviluppare le mie idee, coltivarle e realizzarle Quindi, tornando alla domanda iniziale: ho realizzato che la proposta era un onore, un privilegio e un sogno che

Dvoˇrák l’americano

Musica ◆ Gli effetti dell’influenza oltreoceano sulla creatività del compositore ceco

Tutti gli esegeti concordano nel giudizio che relativizza il contributo di Dvořák alla musica americana, nel senso di riconoscere il prevalere di una mentalità europea su una composizione come la Sinfonia op 95 in mi minore (1893) che «del nuovo mondo» recherebbe solo l’intestazione Non per niente si ricorda come Dvořák si sia trovato a comporre la sua più celebre sinfonia nella cittadina di Spillville nello Iowa, fondata e abitata quasi esclusivamente da coloni cechi, quindi da compatrioti che in una certa misura gli ricrearono intorno le stesse condizioni ambientali del paese d’origine

Nella Sinfonia «dal nuovo mondo», pur essendo conservati i tratti fondamentali della scrittura dialettica, subentrano altri elementi guida, primo fra tutti il Leitmotiv

si realizzava Mi sono sentita molto fortunata e non nego di aver anche pensato: quando mi ricapiterà un ’ occasione simile? Queste domande, che facevo a me stessa, hanno corroborato la mia decisione di accettare l’interim In seguito, quando si è aperto il concorso, è stato naturale per me candidarmi, e una grande soddisfazione vedere confermato il mio ruolo Controindicazioni?

Mi spiace non poter coltivare la mia passione per il canto con la serietà e la continuità che vorrei, ma è una scelta inevitabile, che accetto volentieri

Checosaècambiatodiventando Direttriceartistica?

Sicuramente la responsabilità e inevitabilmente anche il rapporto con le persone Non puoi pensare di appartenere al gruppo allo stesso modo perché adesso, per dovere e mestiere, devo guidare, si instaura una certa dinamica di dialogo in cui non sempre le posizioni e le esigenze sono perfettamente coincidenti Però, e questo vorrei sottolinearlo, per me i concetti fondamentali restano «collettivo» e «senso di appartenenza»

Non sono slogan: li sento innanzitutto su di me, li ho vissuti con orgoglio in tutti questi anni all’OSI e ho cercato di declinarli nei diversi ruoli che ho rivestito all’interno dell’attività dell’Orchestra: a maggior ragione vorrei affermarli ora E desidero che siano ugualmente vissuti da ogni musicista, per sentirsi parte di un gruppo con un’identità forte e immediatamente riconoscibile, dall’ottima e riconosciuta qualità, facendo sì che questi concetti vengano visti e conosciuti anche da fuori

Scherzando,sipotrebbedirecheil suoèungiudiziodiparte

Però è suffragato dai direttori e dai solisti che vengono al LAC a suonare con noi: la prima volta quasi sempre si stupiscono della qualità dell’OSI, sono meravigliati di non averla ancora conosciuta Le sale anche all’estero sono sempre piene, le ovazioni alla fine dei concerti non si contano La prossima stagione ci aspetta una

grande tournée davanti alle esigenti platee tedesche: speriamo di stupirle anche in questa occasione!

Veniamoallanuovastagione:è sembratamoltotradizionale,con grandespazioalrepertoriopiù conosciuto Vero, le sinfonie Eroica e Pastorale di Beethoven, Brahms, Mozart; però non mancano chicche, come la Quinta sinfonia di Ralph Vaughan Williams, che reputo bellissima, un capolavoro Vorrei anche ricordare un titolo come Shéhérazade di Rimskij-Korsakov, che manca nei nostri cartelloni da ben dieci anni E mi piace sottolineare il ritorno delle violiniste Alexandra Soumm, che tanto ci aveva impressionato suonando il Concerto di Sibelius, e Veronika Eberle

Temainevitabile:ilpubblico

Il nostro è molto fidelizzato, e stiamo cercando nuovi momenti e nuovi formati per allargarlo ulteriormente: suonare al Vanilla non è stato un mezzo per dire «siamo stati anche in una discoteca», ma nasce dalla consapevolezza che se la gente non viene in teatro, deve essere l’orchestra, la musica ad andare nei luoghi che la gente frequenta, anche in una discoteca; il successo è andato anche al di là delle aspettative, e allo stesso modo è stata apprezzata l’iniziativa di seguire una prova sul mezzogiorno al LAC e poi ricevere un pranzo take-away da consumare, se lo si voleva, in loco

Potessescegliereunasaladovefar debuttarel’OSI?

La Carnegie Hall di New York, per la sua storia e per il suo trovarsi in una metropoli fra le più vivaci e ricche di fermenti culturali al mondo

Eunluogononmusicale?

Porterei le nostre Professoresse e i nostri Professori sulle Dolomiti: adoro la montagna, sono sportiva, corro e vado in bicicletta: unire i capolavori della classica e delle montagne – un capolavoro quale le Dolomiti – ci regalerebbe un connubio indimenticabile, come fa da quasi trent’anni Mario Brunello coi Suoni delle Dolomiti

Appurata la fedeltà di base agli stessi principi artistici che avevano governato la sua attività precedente, è interessante però esaminare quegli aspetti che lasciano trasparire l’influenza delle circostanze americane su un tronco rimasto indiscutibilmente europeo, non già per rivendicare un posto a Dvořák nella storia della musica americana, bensì per valutare in che misura l’esperienza americana abbia rappresentato una svolta nella creatività del musicista Esteriormente a tale interrogativo occorrerebbe rispondere negativamente, poiché la presenza di temi neri e indiani, sottoposta com’è a un trattamento capace di apparentarla al retaggio boemo onnipresente nella musica di Dvořák, non è sufficiente a mutare l’orientamento di fondo della sua estetica Considerando le sue otto precedenti sinfonie è però vero che qui per la prima volta si attenua l’impianto brahmsiano Nel contesto sinfonico di Dvořák l’esempio brahmsiano, in cui la fedeltà al modello classico attraverso l’impronta della dialettica sonatistica si contemperava all’ispirazione romantica, aveva trovato addirittura una forma di divulgazione estendendo la sua capacità di sintesi all’impiego del patrimonio folclorico del suo paese

Nella Sinfonia «dal nuovo mondo», pur essendo conservati i tratti fondamentali della scrittura dialettica, subentrano altri elementi guida, primo fra tutti il Leitmotiv In verità più che Leitmotiv avrebbe più senso parlare di «idea fissa» Senza turbare l’impianto tradizionale in ogni movimento è possibile rintracciare un ’ eco del primo tema che introduce un riferimento simbolico, un richiamo psicologico chiaramente evidenziato In un compositore di poemi sinfonici, come fu anche Dvořák, tale tratto tipico del genere descrittivo non può stupire più di tanto Tuttavia esso non tende a trasformare la sinfonia in un poema sinfonico, bensì a manifestare un diverso criterio di organizzazione del materiale Se si passa all’esame comparativo della sua tematica si può infatti facilmente notare come la maggior parte dei temi che informano i vari movimenti siano derivati dall’elemento principale del secondo nucleo tematico del primo tempo, articolato sull’arco di una terza minore Ne deriva una forma trasparentemente ciclica, simile a quella già praticata da alcuni compositori (César Franck) Ora sicuramente Dvořák era al corrente di quelle esperienze, ma non è detto che da quelle fosse direttamente influenzato Una spinta in questa direzione può essere invece attribuita al soggiorno americano, in un ambito di cultura non strettamente vincolato al rispetto delle norme accademiche, come s’è già sottolineato altre volte, particolarmente incline a soluzioni immaginifiche Il principio ciclico e l’impiego del Leitmotiv, provenendo dalla pratica teatrale, palesano infatti un sottinteso rappresentativo e quindi ben si combinano con le evocazioni d’atmosfera che abbondano nell’ultima sinfonia di Dvořák le quali, più ancora che il ricorso a una tematica melodica locale, derivano dall’impatto dell’autore con la natura selvaggia del nuovo continente e anticipano sintomaticamente la sostanza paesaggistica delle colonne musicali cinematografiche hollywoodiane Il Concerto per violoncello e orchestra op 104 in si minore, dello stesso periodo (1895) partecipa di questa situazione nella misura in cui, più che di passaggi d’atmosfera, risulta ricco di soluzioni rapsodiche, con sorprese melodiche, armoniche e timbriche celate dietro ogni angolo

Sett manale di informazione e cultura Anno LXXXVI 17 luglio 2023 azione – Cooperativa MigrosTicino CULTURA 27
Il monumento commemorativo dedicato a Dvorák di fronte al Rudolfinum dove diresse il primo concerto della Filarmonica Ceca (Wikipedia) O
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e verdura Frutta e verdura 2 Migros Ticino 3.60 invece di 4 50 Pomodoro ramato Ticino, al kg 20% 4.40 invece di 5 90 Mirtilli Svizzera, confezione 250 g 25%
invece di 3 50 Pesche piatte Spagna/Italia, al kg 28% Raccoltiin Svizzera Mondata e lavata
Insalata estiva 200 g Hit 1.40 invece di 1 95 Avocado Migros Bio Perù, il pezzo 28% 5.20 invece di 6 50 Pesche noci gialle Migros Bio Spagna/Francia/Italia, al kg 20% 2.95 invece di 4 50 Fagioli Svizzera, sacchetto da 500 g 34% 8.60 invece di 10 80 Albicocche Svizzera, vaschetta da 1,5 kg 20%
Estate: tempo di frutta
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Arrostire brevemente le noci in padella

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Peperoni Migros Bio Spagna/Paesi Bassi, sacchetto da 600 g

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Tutte le noci e le miscele di noci Sun Queen Apéro, salate e tostate per es anacardi, 170 g, 2 95 invece di 3 70

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ecchi. Da agricolturain armonia conla natura 7.95 invece di 11 40 Carne secca dei Grigioni affettata, IP-SUISSE, IGP in conf speciale, 115 g 30% 14.–invece di 1750 Hamburger di manzo, IP-SUISSE 2 x 300 g conf da 2 20% 6.60 invece di 8 30 Fettine fesa di vitello fini IP-SUISSE per 100 g, in self-service 20% 4.75 Prosciutto crudo grigionese Svizzera, in confezione da 130 g Hit 3.05 invece di 4.20 Salametti a pasta grossa prodotti in Ticino, in conf da 2 pezzi, per 100 g 25% 4.90 invece di 6.60 Arrosto all'inglese imballato in fiiliale/ Svizzera, per 100 g 25%
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Pesce e frutti di mare 5 Offerte valide dal 18 7 al 24 7 2023, fino a esaurimento dello stock Migros Ticino Ali di pollo Optigal Summer Edition Sweet Spice e al naturale, Svizzera, per es Summer Edition Sweet Spice, al kg, 9 35 invece di 12 50 25% 1.80 invece di 2 30 Cotolette di lombo di maiale, magre, IP-SUISSE 2 pezzi, per 100 g, in self-service 20% 1.40 invece di 2.–Cotolette di collo di maiale, marmorizzate, IP-SUISSE 2 pezzi, per 100 g, in self-service 30% 15.45 invece di 23 45 Sminuzzato di pollo Optigal Svizzera, 2 x 350 g conf da 2 34% 5.90 invece di 790 Cipollata, IP-SUISSE 2 x 8 pezzi, 400 g conf da 2 25% Dapesca sostenibile 8.85 invece di 14 80 Filetti Gourmet à la Provençale Pelican, MSC prodotto surgelato, 2 x 400 g conf da 2 40% 3.30 invece di 4 50 Spiedini di gamberi Grill mi, Greek Style e Lemon Pepper, ASC per es Greek Style, 2 pezzi, per 100 g, in self-service 26% Variante estiva con marinata speziata Filetti di tonno freschi (pinne gialle) per es M-Classic, selvatico, Oceano Pacifico centro-occidentale, per 100 g, 5 – invece di 6 25, in self-service 20%

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Mezza panna Valflora in bomboletta 2 x 250 ml

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Yogurt Saison e M-Classic disponibili in diverse varietà, per es Saison al ribes/all'albicocca/al rabarbaro, 6 x 200 g, 4 50 invece di 4 80

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Ticino
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Le Gruyère dolce Migros Bio, AOP circa 250 g, per 100 g, confezionato

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Asiago pressato, DOP per 100 g, confezionato

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Parmigiano Reggiano Migros Bio, trancio circa 250 g, per 100 g, prodotto confezionato

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Caseificio Blenio per 100 g, confezionato

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Formaggio al pomodoro e basilico Migros Bio

ca 200 g, per 100 g, prodotto confezionato, in vendita nelle maggiori filiali

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Ilnostropanedella

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Fai la scorta e gustali con un caffè in compagnia

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350 g, prodotto confezionato

Mini tortine disponibili in diverse varietà, per es di Linz, 4 x 75 g, 4.20 invece di 5 60

Pane e prodotti da forno 8
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settimana: la corona sidistingueper la suamollica soffice euna nota intensa tipica della cottura in soluzione alcalina.
i piccoli momenti gustosi della giornata Dolce e salato 9 Offerte valide dal 18 7 al 24 7 2023, fino a esaurimento dello stock Inazioneanchei inicornetti Pregiata selezionedispecialitàsvizzere alforno Tantisnackpergrandi epiccini Tutti i cornetti M-Classic prodotti surgelati (art spacchettati esclusi), per es vaniglia e cioccolato, 8 pezzi, 960 ml, 1 75 invece di 2 95 40% Tutto l'assortimento di biscotti Créa d'Or per es fiorentini, 100 g, 2.80 invece di 3 40 a partire da 2 pezzi –.60 di riduzione 6.50 Twix in conf speciale, 10 + 2 gratis, 600 g Hit 9.90 invece di 19 80 Palline di cioccolato al latte Frey per il 1° d'agosto in conf speciale, 1 kg 50% Tavolette di cioccolato Frey Giandor o Noxana, per es Giandor, 10 x 100 g, 13 – invece di 22 –conf da 10 40% 5.40 Snickers in conf speciale, 10 + 2 gratis, 600 g Hit Tutto l'assortimento Ben & Jerry's prodotto surgelato, per es Cookie Dough, Fairtrade, 465 ml, 7 95 invece di 9 95 20% Graneo o Snacketti Zweifel disponibili in diverse varietà, per es Graneo Original, 2 x 100 g, 4 70 invece di 5 90 conf da 2 20%
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Pizze Anna's Best

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Tutti i tipi di pasta, i sughi per pasta e le conserve di pomodoro Migros Bio (prodotti Alnatura e Demeter esclusi), per es fusilli integrali, 500 g, 2.– invece di 2 50

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alla napoletana o alla bolognese, in confezioni multiple, per es alla napoletana, 6 x 870 g, 12.60 invece di 21 –

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Tonno M-Classic, MSC in olio o in salamoia, 6 x 155 g

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Tutto l'assortimento di cereali Nestlé

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Un brindisi
evande 11 Offerte valide dal 18 7 al 24 7 2023, fino a esaurimento dello stock Per una pausa energizzante Per farsi un drink sfizioso Ricarica mente e corpo 9.50 invece di 14 –Succo d'arancia M-Classic, Fairtrade 10 x 1 l conf. da 10 32% 4.90 Berry, Nut & Soybean Mix Migros Bio 170 g 20x CUMULUS Novità 24.90 invece di 35.60 Red Bull Energy Drink o Sugarfree, 24 x 250 ml conf da 24 30% Bibite per aperitivo della marca Apéritiv per es acqua tonica, 6 x 500 ml, 5.25 invece di 7 50 conf. da 6 30% 4.20 invece di 5 60 Zucchero fino cristallizzato, M-Classic, Cristal, IP-SUISSE 4 x 1 kg conf da 4 25% 23.95 invece di 35 80 Caffè Exquisito, in chicchi o macinato 4 x 500 g conf da 4 33% –.95 invece di 1 30 Tutte le Terme di Crodo disponibili in diverse varietà, 330 ml, per es LemonSoda 26%
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