Azione 32 del 7 agosto 2023

Page 1

edizione 32

MONDO MIGROS

Pagine 2 – 3 / 6 – 7

SOCIETÀ

Il Marschmallow Experiment per imparare da subito la virtù dell’autocontrollo

Pagina 4

Il ticinese Lorenzo Parisi ci racconta la sua storia e la passione per il rugby in carrozzella

TEMPO LIBERO Pagina 13

Il golpe in Niger è un evento che l’Occidente segue con molta attenzione, ecco il perché

ATTUALITÀ Pagina 19

C’era una volta la «Svizzera dell’Asia»

I contadini salveranno il mondo

Carlo Silini

Quando sono stanco c’è un pensiero che mi mette subito di buon umore: il cibo. Come i cani del fisiologo Ivan Pavlov, che iniziavano a salivare udendo il suono del campanello che annunciava l’arrivo della ciotola piena, anch’io comincio a sentirmi felice non appena prefiguro il piatto di spaghetti alla carbonara che (forse) m’attende.

Non è il caso di colpevolizzarsi per le scelte non troppo salutiste che ci rendono più contenti. Ma quando, qualche giorno fa, mi è capitato fra le mani il rapporto dell’ONU sulla sicurezza alimentare nel mondo, il giochetto dei riflessi condizionati che solitamente mi fa star meglio al pensiero del cibo si è inceppato. Non puoi leggere che nel 2022 il 9,2 % della popolazione mondiale (pari a 735 milioni di persone, un umano su dieci e quasi il centuplo degli abitanti della Svizzera) ha sofferto di fame cronica ogni giorno e pensare al puré o alle

costine come se nulla fosse. Noi mangiatori al ritmo medio di tre volte al giorno, pensiamo a «cosa» gusteremo più tardi. Gli affamati cronici si chiedono «se» mangeranno qualcosa.

La fame cronica non è una dieta estrema ma il suo contrario, è l’impossibilità di fare una dieta! Significa tirare a campare in forma di zombie, perché la macchina del nostro corpo è perfetta, ma deperisce se manca la benzina. È ammalarsi senza avere malattie.

Anche chi vivacchia in condizione di «insicurezza alimentare» se la vede brutta. Sono esseri umani e zombie a ritmo alterno, nel senso che non possono beneficiare di un’alimentazione adeguata in maniera regolare: oggi sì, domani e post domani no, tra tre giorni chissà, e avanti così. Per loro, a seconda dei casi, l’insicurezza alimentare può essere tragica, drammatica, o solo moderata. Ma, se li contiamo tutti, sono 2,4 miliardi di individui: il 29,6 % della

popolazione mondiale: uno su tre! E ogni anno, secondo il Global Hunger Index, nel mondo almeno 9 milioni di persone muoiono ancora per fame. Ci indigna che nei Paesi dove il fenomeno è più grave le esportazioni di colture di rendita (come il cotone) siano privilegiate rispetto a quelle che permetterebbero agli autoctoni l’indipendenza alimentare. Per colmo di sventura, poi, in quegli stessi Paesi gli effetti dei cambiamenti climatici peggiorano la situazione (basti pensare alla siccità nel Corno d’Africa). Il resto lo fa la ferocia dei guerrafondai. Vi pare possibile che l’Africa debba ancora dipendere dalle bizze di una guerra europea per poter ricevere il grano ucraino che le serve per sfamarsi?

La fame non è un male inestirpabile. Le soluzioni esistono. Sono redatte nell’«Agenda 2030», che è il quadro di riferimento globale per affrontare le maggiori magagne del pianeta.

Una mostra alla Fondazione Arp ci racconta il viaggio di Jean e Marguerite in Terra Santa nel 1960

CULTURA Pagina 27

Il secondo dei 17 obiettivi elencati recita: «Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare l’alimentazione e promuovere l’agricoltura sostenibile». Vengono indicate alcune priorità, come «raddoppiare (entro il 2030!, ndr) la produttività agricola e il reddito dei produttori di cibo su piccola scala (…) anche attraverso un accesso sicuro ed equo a terreni, altre risorse e input produttivi, conoscenze, servizi finanziari, mercati e opportunità per valore aggiunto e occupazioni non agricole». Ognuno di noi, poi, può fare la sua parte: per esempio riducendo lo spreco di cibo in casa e comprando alimenti di stagione coltivati da produttori locali. Vogliono farci credere che il progresso dell’umanità arrivi dalla potenza delle tecnologie e dalla rivoluzione digitale. In parte è vero. Ma se si parla dello stomaco vuoto del pianeta, la salvezza dipende ancora dalla terra e da chi la coltiva in modo virtuoso: i contadini.

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 7 agosto 2023 Cooperativa Migros Ticino
◆ ● G.A.A. 6592 San t’Antonino
Francesca Marino Pagine 20 e 21 Francesca Marino

Lasciare andare è sempre difficile

Speciale 90esimo ◆ Oltre cinquant’anni di storia di Migros Ticino raccontati dai suoi dirigenti

Un pezzo di storia del commercio al dettaglio del nostro Cantone riunito intorno a un tavolo per rievocare un’esperienza che va nettamente al di là di un «semplice» rapporto professionale: Ulrico K. Hochstrasser, Lorenzo Emma e Mattia Keller hanno guidato Migros Ticino dal 1970 a oggi, e in occasione del 90esimo anniversario dell’azienda, si sono incontrati nell’ufficio della direzione della sede di Sant’Antonino per scambiare le proprie esperienze e confrontarsi sull’approccio alla funzione di direttore di Migros Ticino.

Ulrico K. Hochstrasser, figlio di quel Charles amico dei coniugi

Adele e Gottlieb Duttweiler che nel 1933 fondò «Migros, Società Cooperativa tra Produttori e Consumatori Migros Ticino» (e in questo la Cooperativa ticinese fa da apripista, poiché tutte le altre succursali svizzere di Migros fino al 1941 sono società per azioni) ha guidato Migros Ticino dal 1970 al 2002. Gli è succeduto Lorenzo Emma, a capo dell’azienda dal 2002 al 2021, anno in cui ha lasciato il timone al direttore attualmente in carica, Mattia Keller.

Come dimostrano le 15 tesi redatte dai Duttweiler che costituiscono la bussola etica di Migros (v. «Azione» del 5 giugno 2023) e che Ulrico K. Hochstrasser ha bene in mente – tanto da conoscerle a memoria e portarsene appresso una copia in occasione della tavola rotonda – per

i suoi direttori e i suoi collaboratori Migros Ticino rappresenta molto più di una semplice azienda, incarnando un’attitudine verso la professione che negli anni si è fatta tratto distintivo e imprescindibile.

Direttore Hochstrasser, direttore Emma e direttore Keller, cosa vi aspettavate dal vostro ruolo nel momento in cui siete entrati a far parte del mondo Migros?

UKH: Io ho goduto di un privilegio unico, poiché i miei genitori erano coinvolti nella Migros e frequentavano i coniugi Duttweiler, dunque conoscevo già bene l’azienda, per la quale lavoravo dal 1964. Ero entusiasta del concetto di capitale sociale, ossia di voler in primo luogo servire, piuttosto che fare soldi. Duttweiler questo concetto l’ha vissuto fino in fondo, infatti quando ha ceduto la Migros, non l’ha lasciata ai collaboratori, ai quadri, o ad altri, facendo ad esempio quello che si chiama un buy-out (operazione finanziaria in cui un’azienda viene acquisita dallo stesso management, Ndr), bensì al popolo, trasformandola in cooperativa. Forse varrebbe la pena di ricordare che il simbolo di Migros Ticino un tempo era il ponte, come quello che aveva permesso la collaborazione della Cooperativa tra Produttori e Consumatori Migros con il Mendrisiotto per la produzione di pomodori. Migros Ticino in fondo è stato

una sorta di test che serviva a Duttweiler per capire se si potesse gestire questo tipo di business in forma di cooperativa. La prova fu superata brillantemente, e nel 1941 Duttweiler poté realizzare il suo sogno.

LE: Io provenivo da un’esperienza professionale che mi aveva visto cambiare tipologia di lavoro in media ogni due anni, ero uno che si annoiava in fretta. Quando ho scoperto che i primi due direttori erano stati in carica per trent’anni, ho sentito una certa apprensione. Eppure, alla fine sono arrivato anche io a farne venti, e sono volati! Avendo una formazione di ingegnere meccanico, qui mi sono ritrovato per la prima volta nell’ambito del commercio.

Mi aspettavo di trovare un’azienda seria, solida, e con dei principi… e infatti è ciò che ho trovato, ma non ero molto sicuro di come si sarebbe svolto il lavoro vero e proprio, e non sapevo come mi avrebbero accolto i nuovi colleghi. Eppure, sebbene fosse evidente che non mi ponessi come un esperto del settore, sono stato accolto molto bene da subito, trovando un job che ho amato dal primo all’ultimo giorno. Per questo devo ringraziare UKH, che all’epoca mi convinse ad accettare la posizione.

MK: Pur non avendo il background di Ulrico, con il fatto che la mia famiglia aveva fornito fino al 2011 salumi e affini a Migros Ticino, sape-

vo di entrare in un’azienda affidabile, che mi aspettavo vicina al territorio, seppur integrata in un universo più grande. In fondo Migros è un’azienda molto regionale, ma parte di una rete vastissima, che è quella dell’universo Migros. Confermo ciò che ha affermato Lorenzo Emma riguardo all’accoglienza: è stata addirittura al di sopra delle mie aspettative. Sia da parte di colleghi di altre cooperative, sia dai collaboratori di Migros Ticino sono stato accolto a braccia aperte, e questa non è una cosa scontata.

UKH: D’altronde, quale altra azienda ti permette di unire nel ruolo di general manager conduzione, commercio, finanza, industria, logistica, cultura e giornalismo? Il direttore di Migros Ticino, non dimentichiamolo, è anche editore di «Azione», la testata nata 85 anni or sono.

LE: È vero, lo spettro delle attività è molto ampio: da una parte c’è un tipo di lavoro molto concreto, ad esempio assicurare la freschezza dei prodotti in filiale, dall’altra ci sono compiti nel consiglio di amministrazione della Federazione cooperative Migros (FCM) che implicano un lavoro di strategia di alto livello. È difficile trovare una simile varietà professionale in un’unica posizione.

Una volta entrati in un’azienda sfaccettata come la Migros, cosa vi ha sorpreso maggiormente?

LE: Io provenivo dall’industria, e lì non ci si limita a vendere, ma occorre prima di tutto sviluppare il prodotto, poi produrlo, ecc. La mia visione del commercio al dettaglio era molto semplice, immaginavo bastasse comprare da A e rivendere a B. Scoprire la complessità del business è stata dunque una sorpresa: occorre individuare le esigenze dei clienti (che sono molte), gestire l’assortimento, i punti vendita, l’aspetto logistico, la gestione dei dati…

UKH: È vero, per me è sempre stato difficile se non impossibile spiegare tutti questi aspetti durante i colloqui di lavoro.

MK: Provenendo dal mondo delle farmacie, avevo già fatto esperienza nel commercio al dettaglio, eppure qui sono rimasto stupito per la grande ricchezza professionale presente in azienda. Ho scoperto che oltre a ciò che facciamo nei supermercati, abbiamo tra le nostre fila anche uno specialista per il trasporto sostenibile a idrogeno, uno specialista per lo smaltimento dei rifiuti, uno specialista per l’energia, e così via. Un’altra cosa che non mi aspettavo è la devozione del personale anche fra chi è al servizio di Migros Ticino da molti anni. Avevo sempre pensato che gli impieghi a lungo termine portassero a un inevitabile «rilassamento» da parte del collaboratore, a una sorta di assuefazione, e invece

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 7 agosto 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino 2 ● MONDO MIGROS
Simona Sala Da sinistra, Lorenzo Emma, Ulrico K. Hochstrasser e Mattia Keller riuniti per la prima volta attorno a un tavolo. (Luca Corti) (Credits)

quando mi reco nei supermercati incontro persone impiegate in azienda da decenni che ancora oggi affrontano la giornata con entusiasmo e con un grande fuoco interiore. Grazie ai Nostrani del Ticino ho poi scoperto anche un grande attaccamento al territorio: il personale tiene molto a questa gamma di prodotti.

UKH: L’attaccamento al territorio è veramente un punto essenziale che si ricongiunge con quanto detto prima. Io ho sempre lottato per l’economia del Ticino, favorendo gli acquisti in Ticino. D’altronde Migros ha sempre dimostrato molta sensibilità in tanti ambiti, pensiamo all’introduzione della dichiarazione della provenienza della merce o alla vendita dei primi prodotti biologici: la nostra azienda ha sempre fatto da precorritrice. Forse abbiamo sempre peccato un po’ di troppa modestia, dimenticando di valorizzare ciò che grazie a noi ha fatto scuola

MK: Io probabilmente avevo sottovalutato un aspetto, che è quello della complessità del mondo federalista Migros. Anche se tu Lorenzo mi avevi avvertito che non sarebbe stato facile, è ancora più difficile di quel che pensavo.

UKH: È un’organizzazione estremamente complessa, poiché a oggi la FCM appartiene alle cooperative, che a loro volta appartengono ai soci. Eppure, c’è ancora gente che pensa a una direzione generale.

cercare un equilibrio degli interessi e un impatto positivo a tutte le parti in causa. Alla Migros si è sempre agito in modo sostenibile, già prima che questo concetto diventasse alla moda, e in modo concreto e pragmatico, come quando si è deciso di limitare la vendita del pesce solamente a certe specie, per preservarne altre, sebbene ciò significasse tagliare fuori una fetta di cifra d’affari e di clientela.

MK: In fondo anche la decisione di rinunciare alla vendita di alcolici – sia in passato, sia recentemente, quando il tema è stato proposto ai soci ed è stato votato – è stata presa per il bene comune. L’espressione che a mio avviso riassume meglio il valore Migros in cui mi identifico è «siamo vicini»: significa che cerchiamo di fare del bene e ci occupiamo del territorio, ma vicino a me ci sono anche il cliente, il collaboratore, ecc. Forse a me, più che un valore, piace particolarmente un simbolo, che è quello del già citato ponte. Il ponte permette di fare ciò che oggi chiamiamo «rete», poiché crea collegamenti e scambi.

Quali sono state le sfide più importanti dei vostri mandati, magari anche legate a situazioni e momenti di bassa congiuntura?

UKH: Ammetto di essere partito privilegiato a causa della tradizione di famiglia, eppure all’inizio, dopo che tutti avevano applaudito mio padre, non è stato facile. Ci ho messo un po’ fino a quando ho potuto dimostrare chi fossi, ho dovuto stringere i denti.

LE: Io ho vissuto tre fasi all’interno dell’azienda. Quella tra il 2002 e il 2009 è stata la più facile e tranquilla: la sfida era rappresentata da crescita, espansione e nuove aperture; era difficile stare al passo con tutto.

ma preferiscono spalmarla su tutta la settimana. Dovremo di conseguenza ridurre alcune superfici di vendita, oggi ormai troppo grandi e aprire nuove filiali di prossimità. Da ultimo, vi è anche un altro aspetto che ci differenzia dal resto della Svizzera: il Ticino è l’unico Cantone della Svizzera che non cresce a livello demografico.

UKH: Forse dovremmo citare un altro cambiamento radicale per rapporto al mio periodo: ai miei tempi c’erano molte famiglie numerose, mentre oggi viviamo in un mondo di single, un cambiamento importante se tradotto sul commercio al dettaglio.

noi come cooperativa siamo legati all’autofinanziamento, e non possiamo semplicemente farci finanziare da terzi, come una SA. Sono fermamente convinto che la parte morale, strutturale, e via dicendo vada salvaguardata, ma i tempi evolvono e occorre fare attenzione a non diventare semplicemente dei tradizionalisti. Oggi ci sono dieci cooperative, e in fondo tra di loro vi è anche una concorrenza che reputerei sana, perché può tramutarsi in spinta a fare meglio.

Qual è stato il vostro primo pensiero al mattino quando vi svegliavate, oppure quando entravate in ufficio? E qual è il suo, Mattia Keller?

UKH: Io venivo a lavorare con immenso piacere, perché mi divertivo. La prima cosa era essere fedeli alla «missione Migros», riassumibile con tre principi – che devono essere tutti e tre presenti contemporaneamente, seppur onorati per priorità

po’ a mancare… manca un po’ quello che chiamo «il virus»! Rischiamo infatti di andare nella stessa direzione di tutti gli altri rivenditori presenti nel nostro Paese. La vera cultura Migros andrebbe ripresa in mano. Il mio è un augurio più che un dispiacere.

LE: Ho lavorato in azienda con grande passione e impegno per 19 anni, dal primo all’ultimo giorno di impiego, e poi ho smesso di colpo. All’inizio mi sono sentito un po’ come un bambino quando gli togli il giocattolo preferito. Nel frattempo, ormai è trascorso un anno e mezzo, ho trovato nuove attività e nuovi impegni, e quindi ho voltato pagina. Mi piace avere dei contatti con gli ex colleghi, e questo è uno dei motivi per cui faccio la spesa alla Migros molto volentieri. È un ambiente nel quale mi piace ritornare. Seguo poi tutto quanto accade nel Mondo Migros informandomi sul web.

Quali sono i valori aziendali in cui riuscite a identificarvi, o che vi hanno maggiormente ispirato?

UKH: Mi sono portato le 15 tesi dei coniugi Duttweiler del 1950, poiché credo che siano proprio certi valori a fare la differenza tra Migros e altri rivenditori al dettaglio presenti sul territorio, o in prossimità della frontiera. Vale la pena di ricordare che le 15 tesi non rappresentano uno statuto in forma scritta, bensì un vissuto, ossia le basi stesse dello spirito Migros, quello che io chiamo il «virus Migros». A mio avviso sarebbe utile che lo leggessero anche nel mondo della finanza, soprattutto certi banchieri.

LE: Oltre alla serietà professionale di Migros, ho trovato un grande senso di responsabilità: verso il socio proprietario, come un po’ in tutte le aziende, ma anche verso i collaboratori, i fornitori, i partner e, non da ultimo, lo stesso territorio. Credo che ad avermi colpito maggiormente sia stato proprio questo senso di responsabilità che porta a

Tra il 2009 al 2019, con l’apprezzamento del franco svizzero (turismo degli acquisti), l’arrivo della concorrenza con numerosi nuovi punti vendita e l’avvento dell’online, le cose si sono fatte più difficili e si è dovuto concentrare l’attenzione sullo sviluppo dell’efficienza aziendale. Tra il 2020 e 2021 c’è stata la crisi pandemica, e lì la sfida è stata quella di adattare la rete di vendita e l’organizzazione a continui cambiamenti rapidi e imprevedibili. Purtroppo, in quel periodo abbiamo dovuto trascurare alcuni aspetti, come ad esempio quello delle ristrutturazioni.

MK: La più grande sfida del presente è legata al territorio in cui operiamo. Il quadro odierno, a causa dell’inflazione, della guerra, della digitalizzazione e della concorrenza è particolarmente impegnativo. L’inflazione, infatti porta ad aumento dei prezzi, la guerra a difficoltà di approvvigionamento e costi supplementari, la digitalizzazione a una concorrenza ancora più agguerrita laddove siamo già confrontati con quella presente sul territorio. In futuro dovremo rafforzarci in un contesto più competitivo, infatti il Ticino ha la più alta densità di commerci al dettaglio della Svizzera, senza contare la vicina Italia. Occorre rinnovare la rete di vendita, adattandola ai nuovi bisogni del cliente. Le abitudini sono cambiate, ora molte persone lavorano in home office e non fanno più la spesa grande del sabato,

LE: Le cose sono cambiate profondamente, oggi è quasi incredibile immaginare che negli anni ’70 vi fossero delle discussioni per limitare la crescita aziendale…

UKH: È vero, a livello nazionale c’era l’idea di limitare la crescita al 2%! Ci sono stati addirittura dei momenti in cui Migros Ticino era fra i primi del Paese a livello di cifre – parlo di percentuali, non possiamo ovviamente confrontare i volumi di vendita di Zurigo o di Berna con quelli del Ticino. A mio avviso oggi Migros è quasi troppo grande per limitarsi al solo mercato svizzero. Credo però che andare all’estero non significhi farlo partendo dalla Svizzera, cioè quasi esportando la Migros, quanto piuttosto andare in Italia e importarla da lì.

Cosa rende Migros un’azienda unica dal vostro punto di vista?

MK: Per me non ce n’è un’altra così, non è paragonabile a nulla.

LE: Io vorrei sottolineare la «svizzeritudine» della Migros: ho cercato più volte di spiegarla ad amici stranieri, ma è molto difficile. Per noi svizzeri, che viviamo in un sistema federalista, è più facile capirne la struttura. L’organizzazione decentralizzata, infatti, in qualche modo ricalca il modello federale, e spero che questa dimensione non vada persa con il tempo.

UKH: Ho provato a spiegare il funzionamento della Migros ai miei amici americani, ma mi hanno sempre risposto «That’s impossible»! Per me Migros è unica per il suo aspetto morale e culturale, rispettivamente il concetto del capitale a scopo sociale, ovvero il concetto di servizio al di sopra della ricerca dell’utile. Con questo non voglio dire che non debbano esserci degli utili, ma

¬–: primo, pensare al cliente, dunque al servizio; secondo, pensare ai collaboratori, alla necessità di permettere loro uno sviluppo – occorre esigere e valorizzare; terzo, pensare alla solidità finanziaria. Senza solidità finanziaria non si può sostenere il collaboratore, e se questi non fa le cose con piacere – commercio «al dettaglio» significa anche occuparsi del dettaglio con piacere – non può dare soddisfazione al cliente. Erano questi i miei pensieri quando mi recavo al lavoro, e questa filosofia mi ha segnato anche su tutto il resto che ho avuto il piacere di fare nella mia vita.

LE: La sera io mi preparavo già per il giorno dopo e quelli seguenti. La mattina presto ricevevo un’email con la cifra d’affari di Migros Ticino del giorno prima. Era la prima cosa che leggevo, ancora a letto, sullo smartphone, e quando sono andato in pensione ci ho messo due settimane a staccarmi da quest’abitudine… Quando arrivavo in ufficio, avevo già in mente tutto quello che dovevo fare, era già tutto pianificato.

UKH: Ai miei tempi non c’era l’SMS ma c’era la signora Wütrich, che appena raccolte tutte le cifre arrivava in ufficio per comunicarmele. Per noi la cifra d’affari non era semplicemente composta da franchi e centesimi, ma rappresentava l’espressione della nostra attività.

MK: Io non vengo in ufficio tutti i giorni, sia perché lavoro un giorno alla settimana in home office, sia perché dedico – quando possibile –una giornata alle visite nelle filiali. Comunque, anche io ogni mattina per prima cosa leggo la cifra d’affari. Al momento sono molto concentrato sull’attuazione della strategia, quindi il pensiero corre subito a quanto in programma per la giornata, a quello che abbiamo previsto nell’ambito delle misure definite.

Una domanda ai due pensionati, cosa vi è rimasto dentro e cosa vi manca del mondo Migros?

UKH: Oggi il mondo è cambiato, è evoluto, e non solo in meglio. Il cambiamento comunque va accettato, non si può tornare indietro. Bisogna però mantenere intatto lo spirito Migros, che a mio avviso oggi ogni tanto viene parzialmente un

UKH: Io sono grato per tutto quello che ho vissuto alla Migros, momenti difficili compresi, perché mi hanno permesso un certo sviluppo. Le difficoltà, infatti, possono portare anche delle opportunità. Sfido chiunque abbia avuto una posizione come la nostra a lasciare andare con facilità. Dalla Migros si parte per raggiunti limiti di età, il regolamento infatti parla chiaro: a una certa età si deve lasciare l’azienda.

LE: Io avrei prolungato un po’ il mio periodo di attività, se fosse stato possibile. Nonostante l’impegno che richiede, questo è un lavoro molto appassionante e io mi sono, per così dire, divertito tanto… La Migros non la molli, te la devono strappare di mano!

UKH: Io ho cominciato a cercare il mio successore già tre anni prima. Quando si è quasi in 100.000, come alla Migros, ci sono dei regolamenti precisi, ed è importante gestire bene il personale. A un certo punto però devi essere pronto ad andare (Migros impone il pensionamento generale, indipendentemente dalla posizione, a 64 anni, Ndr). O hai delle regole del gioco che valgono per tutti, o non le hai. In fondo ho avuto quarant’anni di tempo per prepararmi al pensionamento!

MK: Una delle missioni più importanti di un manager è comunque quella di garantire la continuità, e non solo dell’impianto di produzione, ma anche delle persone che quell’impianto lo fanno funzionare.

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 7 agosto 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino MONDO MIGROS 3 ●
Ulrico K. Hochstrasser, direttore di Migros Ticino dal 1970 al 2002. Lorenzo Emma, direttore di Migros Ticino dal 2002 al 2021. Mattia Keller, direttore di Migros Ticino dal 2021.

SOCIETÀ

Dal poggio del Giübin, domina da

Itinerario ◆ Il resoconto di un’escursione tra nuvole e raffiche di vento favorevoli porterà anche i lettori di «Azione» fino alla capanna

A scuola si impara a soccorrere gli animali

Impegno Migros

Una classe delle medie di Lugano ha realizzato un utile e pratico manuale di pronto soccorso che insegna come prendersi cura della fauna locale in difficoltà

Come viviamo l’amicizia noi svizzeri?

In uno studio del Gottlieb Duttweiler Institut il nostro rapporto con questo sentimento

Pagina 10

ca leggera leggera. Rimango però ottimista e riprendo a salire attraverso morbidi pascoli e un arioso bosco di larici, che sembrano candele accese quando il sole fa capolino tra le nuvole. Uno striscione di plastica, appeso tra due tronchi, pubblicizza il Piumogna Bar dell’Alpe di Géra, i cui edifici intravedo qui sotto immersi in un lago d’ombra.

colo a lato). L’ho conosciuto un giorno di settembre del ’97, il Dema. Era il suo secondo anno di gestione della capanna e io ero lì con un ex guardiano, l’anziano Emilio Sartore, che mi aveva raccontato la storia del rifugio, il primo sorto sulle montagne ticinesi.

Pagina 11

L’importanza dell’autocontrollo

Il vento. A quello non avevo pensato. O meglio, avrei dovuto leggere fino in fondo il bollettino meteo mattutino. Invece mi sono lasciato lusingare da quelle «ampie schiarite e cieli tersi», che promettevano una giornata di sole dopo una movimentata notte di temporali. E non sono andato oltre. Invece, scopro ora, le previsioni parlano dell’arrivo in montagna di un forte vento da nord. E in effetti, eccolo qui, puntuale all’appuntamento.

Va be’, mi dico, il vento crea un po’ d’animazione, vivacizza l’atmosfera, genera dinamiche celesti, e vuoi vedere che, magari, questa volta mi riesce qualche foto migliore delle solite. Un cielo senza il rincorrersi delle nubi e troppo blu appiattisce l’immagine, la rende banale, come mi ripeteva sempre Luciano Paltenghi, l’amico cameraman con cui ho lavorato nell’ultimo quarto di secolo televisivo.

Proposta a un bambino di 4 anni, e aspettate di terminare la lettura dell’articolo prima di giudicarla crudele o un bieco ricatto: «Tu mi aspetti qui, io tra poco torno. Se quando torno tu non avrai ancora mangiato quest’ovetto di cioccolato, allora avrai diritto a riceverne in dono un secondo. Ma se lo mangi, allora non te ne regalerò un altro: avrai solo questo». Il Primo rapporto sulle disuguaglianze 2023 della Fondazione Cariplo, in un articolo del collega del «Corriere della Sera» Federico Fubini, rilancia in alcuni asili di Milano e hinterland uno dei test più celebri della psicologia contemporanea. Risultato: nelle periferie popolari il 57% dei bambini aspetta a mangiare il dolciume per poter così ricevere il secondo. Nelle scuole private di contesto socioeconomico elevato la percentuale sale al 73%.

Poi però, dopo aver lasciato Polpiano, in Val Piumogna, dove inizia il sentiero per la capanna del Campo Tencia, mi accorgo che le raffiche confuse stanno spingendo verso sud, come solerti cani da pastore, greggi di nuvole sporche e minacciose, che vanno a sbattere contro l’alto profilo del Pizzo Forno rimanendo impigliate tra le rocce della sua cima. E lì, sembrano gonfiarsi, alimentate da nuovi vapori, e a poco a poco oscurano il sole, mentre l’aria si fa più fresca. Frugo con il pensiero nello zaino che mi porto in spalla e ci trovo solo una t-shirt di ricambio e una giac-

Bambine e bambini che si dimostrano capaci di aspettare riescono a raggiungere meglio gli obiettivi a lungo termine

Il famoso esperimento è noto come Marshmallow Test e a Il caffè delle mamme siamo convinte che valga la pena rifletterci su. Vediamo perché. Il nome deriva dai dolcetti di zucchero di colore bianco e morbidi al tatto diffusi negli Usa dove l’esperimento è realizzato per la prima volta negli anni Sessanta all’Università di Stanford. Lo psicologo che lo inventa è Walter Mischel (1930-2018), nato a Vienna, da dove emigra con la famiglia da bambino verso gli Stati Uniti, per poi diventare docente all’Università del Colorado, a Harvard, a Stanford e alla Columbia, nonché membro dell’American Academy of Arts and Sciences, della National Academy of Sciences e presidente dell’Association for Psychological Science. Specializzato in teoria della personalità e psicologia sociale, nel 2011 riceve il prestigioso premio di Grawemeyer dell’Università di Louisville per il contributo nel campo della ricerca psicologica e, in particolare, per i lavori sulla gratificazione differita, che vuol dire capacità di autocontrollo e forza di volontà per essere in grado di aspettare prima di avere qualcosa che ci fa piacere. Il Marshmallow Test altro non è che un esercizio di pazienza: il bambino è in una stanza in totale isolamento, per un lasso di tempo di 15-20 minuti, accanto al dolcetto c’è un campanello che può essere suonato in qualsiasi momento per chiamare chi conduce l’esperimento e ottenere così il permesso di mangiare uno dei marshmallow. In alternativa il bimbo può aspettare fino a quando il ricercatore non rientra nella stanza e ottenerne due. Alcuni bambini sapranno

La nuova costruzione, coraggiosa, vede la luce nel settembre del 1976 grazie all’architetto Oscar Hofmann, che progettò

Una storia che prende avvio nel 1907, quando Remo Patocchi, delicato pittore del mondo alpino e allora presidente del CAS Ticino, lancia l’idea di una capanna e ne individua la localizzazione sul poggio del Giübin, a 2140 metri di quota.

Il caffè delle mamme ◆ Cosa insegna il Marshmallow Test, e in cosa consiste la «gratificazione differente»

La costruzione vuole essere la risposta a una necessità particolar

di adattamento ai problemi di carattere interpersonale, oltre a essere più bravi a mantenere dei rapporti stretti con gli altri e ad adattarsi meglio allo stress e alle frustrazioni».

Il Marshmallow Test ci insegna, dunque, perché è importante l’autocontrollo, cruciale per riuscire a crearsi una vita soddisfacente e perfino evitare le trappole che si presentano in giovane età, tipo lasciare la scuola, ignorare le conseguenze delle proprie azioni o ritrovarsi a fare per forza una professione che si detesta. È fondamentale nello studio, nello sport, nel lavoro e in tante altre circostanze della vita quotidiana.

aspettare; altri, incapaci di resistere, si lanceranno subito sul primo.

Cosa dimostra l’esperimento a Il caffè delle mamme, che si è appassionato alla questione, lo scopriamo leggendo il saggio, sempre di Walter Mischel, Il test del marshmallow. Padroneggiare l’autocontrollo (Carbonio ed. 2019). I bambini testati da Mischel sono riesaminati a 12 anni di distanza quando sono ormai adolescenti e poi ancora al raggiungimento dei 25-30 anni. Scrive l’autore: «Chi tra loro è stato in grado di resistere più a lungo nel Test del marshmallow viene valutato, a distanza di dodici anni, come un adolescente con un maggiore autocontrollo nelle situazioni critiche, ossia meno incline alle tentazioni e a

Maggia. Quelli del Club alpino han no fatto di tutto per rintracciarlo e gli hanno poi pagato quello che avevano stabilito. Povrètt !»

Saranno ancora dei nerboruti bergamaschi a portare quassù, nel 1933, le pesanti travi e il materiale necessario all’ampliamento dello stabile.

no dalla mia parte. La promessa di

gliare la matassa di nubi scure, le ha strappate all’abbraccio delle cime e le ci l’azzurro, sempre più in alto, come fimere e sfrangiate.

Il sentiero, in parte rifatto e allargato in questo tratto, sale in un fit-

Una quarantina d’anni più tardi, ci si mette mano nuovamente, ma pochi mesi dopo l’edificio è distrutto da un incendio. «È bruciato un mito, si legge sull’Annuario del CAS, ma i propositi della nostra sezione faranno risorgere dalle macerie un nuovo rifugio». E così è stato.

La nuova costruzione vede la luce nel settembre del 1976. È un’opera completamente nuova, coraggiosa, quella che nasce dal progetto dell’architetto Oscar Hofmann, un edificio proiettato nei tempi moderni, ben lontano dall’immagine classica delle capanne alpine. Intanto le dinamiche celesti so-

distrarsi quando cerca di concentrarsi, oltre che più intelligente, autonomo e sicuro di sé e del proprio giudizio. Se sottoposto a fonti di stress, non va incontro a un crollo con la stessa frequenza di quanti, da bambini, hanno dimostrato una scarsa capacità di rinvio della gratificazione, ed è più improbabile che diventi un soggetto irritabile e disorganizzato o che ricada in comportamenti infantili. Allo stesso modo, è più propenso a guardare avanti e a fare progetti per il futuro e, se motivato, riesce con maggiore facilità a raggiungere i propri obiettivi. È, inoltre, più attento e più capace di reagire utilizzando la razionalità, e meno incline ad arrendersi davanti agli ostacoli».

L’itinerario

Partenza: Polpiano (1366 mslm).

Da Dalpe, passando da Boscobello, si sale fino a Polpiano, di là dal ponte sulla Piumogna c’è uno spiazzo dove lasciare la vettura. Si segue dapprima una strada sterrata, poi, a quota 1405 mslm, inizia il sentiero (segnalato in bianco-rosso).

Arrivo: Capanna Campo Tencia (2140 mslm)

Dislivello in salita: circa 780 m. Lunghezza del percorso: circa 6 km (solo andata)

Tempo di percorrenza: circa 2,30 / 3 ore

Difficoltà: T2

In poche parole, come sottolinea Mischel, il 16enne che da bambino è riuscito a resistere e a ritardare la gratificazione può invertire il comune stereotipo dell’adolescente difficile e problematico (perlomeno agli occhi di genitori e professori). Ecco, poi, i risultati da 30 enni: «I soggetti che, da bambini, sono riusciti ad attendere per un tempo maggiore, una volta giunti a un’età compresa tra i venticinque e i trent’anni, sono più abili a perseguire e raggiungere degli obiettivi a lungo termine, meno inclini ad assumere droghe e hanno un livello di istruzione più elevato, maggiore autostima e un indice di massa corporea sensibilmente più basso. Dimostrano, inoltre, maggiore resistenza e capacità

to bosco di conifere costeggiando un vivace torrente, affluente della Piumogna. A Sgnòi lo si attraversa su un ponticello di legno, per poi affrontare zigzagando un pendio piuttosto ripido e ombreggiato, che sbuca in un paesaggio completamente diverso, luminoso, stupendo e prettamente alpino. La vegetazione arborea si disperde, solo isolati drappelli di larici resistono all’altitudine e, tutt’attorno, un tappeto di rododendri fioriti. Seguono i pascoli dell’alpe Crozlina, che si allunga seguendo il corso della Piumogna, il cui canto, ora possente ora ridotto a un sussurro lontano, mi accompagna per l’intera gita.

L’impervio massiccio del Campo Tencia, che mi si para davanti sul fianco destro della valle, cade giù tra uno sfasciume di pietre e larghe chiazze di neve, graffiato dal bianco delle cascate. Scendono dal laghetto del Ghiacciaio grande di Crozlina, che, un tempo, tutt’uno con quello piccolo, formava un’unica massa glaciale, distesa come una spessa coperta dall’omonimo pizzo a quello del Campo Tencia.

Non la si vede, da quaggiù, la sua cima. La si può solo immaginare, «come si immaginano le vette – annota Plinio Grossi – dalle quali ci si

I risultati dell’esperimento riproposto dalla Fondazione Cariplo sono la dimostrazione, invece, che l’autocontrollo dipende anche da come vieni cresciuto e purtroppo, spesso, dal contesto sociale. Quello che è importante, però, è che in ogni caso siamo davanti a una capacità che è possibile imparare. «Queste capacità sono innate o si possono acquisire e affinare con l’esercizio? – si domanda Mischel stesso –. Nel corso dei millenni la forza di volontà viene sempre vista come un tratto immutabile che si ha o non si ha, e chi ne è scarsamente dotato viene considerato una vittima della propria storia biologica e sociale e dei condizionamenti esercitati dalle circostanze del momento. Ebbene, in realtà la capacità di rinviare una gratificazione immediata, in vista di conseguenze future, è un’abilità cognitiche si può acquisire». Insomma, è la provocazione di Mischel, i bambini in età prescolare possono riuscire dove fallirono Adamo ed Eva nel Giardino dell’Eden. E la convinzione de Il caffè delle mamme è che spetta innanzitutto a noi genitori insegnarla ai figli. Un insegnamento che va di pari passo con l’idea del «Posso farcela!», la consapevolezza del proprio valore e la tenacia necessaria per raggiungere un obiettivo prefissato. Su come insegnarla ciascuno deve fare, poi, i conti con sé stesso come genitore. A Il caffè delle mamme ci siamo fermate a riflettere su tutte le volte che abbiamo ceduto alla prima richiesta dei nostri bambini per evitare di discuterci o peggio ancora per il timore di un capriccio: il cioccolatino che viene fatto mangiare prima di cena, l’incapacità nostra di farli aspettare a parlare senza interrompere il discorso di un adulto, il gadget comprato al supermercato o in cartoleria per farli stare buoni, gli acquisti di giocattoli à gogo neanche fosse tutti i giorni Natale o il compleanno. Certo, non va dimenticato neppure che anche un cesso di forza di volontà può avere le sue controindicazioni: una vita troppo controllata può essere insoddisfacente almeno quanto una in cui quasi non ci si pongono freni.

Dici una la mezzi gitalizzati a Globalizzazione tità come questi basta globalizzazione aperta perta, all’inizio «rampichini», te marito paio na, teriore qualcosa ne di zie modo alizzando la Google: m’imbatto del getto verlo sociazione –

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 7 agosto 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino 14
La capanna a 2140 metri di quota; sotto, drappelli di larici e un tappeto di rododendri.
● ◆ 4 Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 7 agosto 2023 Settimanale azione Settimanale Fondato Abbonamenti tel lu–ve registro.soci@migrosticino.ch Costi Svizzera
Il comportamento dei più piccoli davanti al Marshmallow Test può rivelare molto su come saranno da adulti. (YouTube/ StudioC/ Marshmallow Experiment)
Biciclette
Simona Ravizza
Incontri con Matilde

caratpiù stretti allo insegna, l’autocreperfino presentano scuola, proprie una fondanel delriprosono l’autoviedal imporsiamo possibile inaffinaMimillenni vista ha scarsamente vittima sociale dalle in graconcognitiè bambini doGiarde inai va farproprio ragdeve come siavolte richiedi timoche cena, a discoral farli à Natadiecle troppo insoddisfacente ci

Biciclette ticinesi per sette Paesi d’Africa

Incontri ◆ SOS Ticino collabora da anni con il progetto Velafrica: con Giovanni Ginelli scopriamo il percorso virtuoso dei velocipedi di seconda mano

Dici globalizzazione e pensi subito a una specie di pensiero unico su scala planetaria diffuso velocemente dai mezzi di comunicazione di massa digitalizzati (si può leggere anche grazie a Internet o, ancora, grazie ai social).

Globalizzazione come perdita d’identità e senso di appartenenza o, forse, come anticamera dell’esacerbazione di questi elementi distintivi. E invece… basta una bicicletta per scoprire che la globalizzazione può essere una porta aperta su un mondo migliore. La scoperta, per quel che mi concerne, risale all’inizio di questa estate.

Avevo, nel garage di casa, due «rampichini», ovvero due biciclette praticamente nuove visto che mio marito ed io le avevamo usate solo un paio di volte. Vederle lì, ogni mattina, mi metteva tristezza. Una voce interiore mi diceva: «Vendile! Ci ricavi qualcosa e ti togli l’ennesima occasione di malinconia». Così una mattina di giugno, di quelle piovose però, grazie alla globalizzazione, ho cercato il modo di separami da quei ricordi, realizzando nel contempo qualcosa dalla vendita delle due bici. Inserisco in Google: «biciclette usate Svizzera» e m’imbatto in un articolo di «railCare» del febbraio 2021 che parla di un progetto davvero intrigante. A promuoverlo e a condurlo è Velafrica, un’associazione che ha sede a Liebefeld – quartiere situato tra Köniz e la città

di Berna – e che, dal 1993, raccoglie biciclette usate e le spedisce a imprese partner in Tanzania, Burkina Faso, Madagascar, Sudafrica, Costa d’Avorio, Ghana e Gambia. Ogni anno, oltre 50 container con circa 25’000 biciclette svizzere revisionate e pronte per circolare arrivano in Africa dove, tra i principali beneficiari, ci sono ragazzi e ragazze che, per arrivare a scuola, devono percorrere chilometri di strada a piedi. Decido di approfondire. È vero, non ci si guadagna niente, ma… magari, mi dico, posso partecipare a un progetto di globalizzazione positiva.

È così che scopro che anche in Ticino c’è un’organizzazione no profit che partecipa all’iniziativa. È SOS

Ticino che, dal 2013, ogni anno consegna a Velafrica almeno un centinaio di biciclette e in questo modo crea un percorso virtuoso e questo perché: in Svizzera, nelle sue officine (nello specifico a Rivera), grazie alla preparazione per il trasporto delle biciclette, viene creato lavoro per disoccupati; in Africa le biciclette provenienti dalla Svizzera permettono la formazione di giovani meccanici e, come dicevo, grazie alle biciclette provenienti dalla Svizzera, molte persone possono fare capo a mezzi di trasporto veloci e a basso costo. Va bene. L’idea mi piace. Mi convince. E come faccio a consegnare le mie bici? Devo portarle da qualche parte o qualcuno può venire a

Redazione Carlo Silini (redattore responsabile) Simona Sala Barbara Manzoni Manuela

ritirarle? Scopro, inserendo il mio Comune di residenza nel sito di VelAfrica (https://velafrica.ch/it/come-aiutare/donare-bicicletta/ ) che in Ticino c’è chi viene a ritirarle. Compongo il numero. Mi presento. Spiego la situazione. Fissiamo l’appuntamento. «Lei è il signor Pietro Di Conza? – chiedo a colui che scoprirò essere il responsabile storico del progetto Ri-cicletta. «No, sono Giovanni Ginelli, responsabile della sicurezza». «Senta – gli dico – voi venite a prendere le biciclette, ma io posso venire a trovarvi per vedere come funziona questo progetto dalle mille implicazioni?». «Certo. L’aspetto!». Così, in un venerdì di luglio, mi presento a Rivera, allo Stabile Galli Nord e mi si apre un mondo pieno di… biciclette. Ci sono quelle da corsa, da passeggio, da bambino, da arrampicata e poi ci sono le biciclette decorate a mano. «Adesso – mi spiega Ginelli – siamo rimasti senza decoratrici. Le nostre artiste hanno tutte trovato un lavoro e, per il momento, il laboratorio delle decorazioni è privo di personale». Lo dice sorridendo perché, come mi spiega mentre passiamo da un atelier all’altro, «il nostro obiettivo è sì partecipare al progetto di Velafrica, ma è, soprattutto, garantire un reinserimento professionale alle persone che ci vengono affidate». Intanto arriviamo nel locale «pezzi di ricambio». «Non tutte le biciclette possono essere rimesse a nuovo – precisa Ginelli – ma tutte le biciclette sono preziosi fornitori di elementi necessari a ridare vita a quelle che o venderemo qui o andranno in Africa: dagli ammortizzatori ai pedali, dai fanali alle guarniture, dai deragliatori posteriori alle selle».

Alzo gli occhi e, a far da lampade, vedo le ruote, con i rispettivi raggi, di diverse biciclette. Sono, sinceramente, meravigliata. Ginelli se ne accorge e mi apre una porta. «Qui ci sono tutte le bici del Locarno Film Festival». Un vero spettacolo in giallo e nero. «L’Atelier Ri-cicletta di SOS Ticino è presente dal 1999 al Locarno Film Festival. Siamo noi – ci dice con malcelato orgoglio Giovanni Ginelli – il fornitore ufficiale delle bici pardate. Biciclette vecchie, già utilizzate, di seconda o terza mano e magari un po’ ammaccate. Le rimettiamo a nuovo, le vestiamo di pardo e queste nostre bici trovano nuovi proprietari, una nuova opportunità di vita e nuove storie da vivere». Ma… torniamo alle bici dirette in Africa. Voi siete gli unici in Ticino che collaborano con Velafrica? «Eravamo gli unici. Adesso, da qualche mese, ci sono anche i detenuti della Stampa. Velafrica collabora in tutta la Svizzera con diverse strutture carcerarie». Ma non temete di immettere sul mercato del lavoro troppi

meccanici di biciclette? «Attenzione, noi non siamo formatori professionali. Noi proponiamo un programma occupazionale a persone che, per un motivo o per l’altro, si trovano temporaneamente senza lavoro. Di questi tempi, lo ammetto, non sono molti, ma… siamo anche in estate. Quel che è certo è che la maggior parte di queste persone che ci frequentano o sono molto giovani o hanno superato i 54-55 anni». È grazie a questo programma occupazionale che alcuni riescono a trovare un nuovo lavoro. «Se però un ragazzo vuole continuare come meccanico di biciclette – precisa Ginelli – deve svolgere un apprendistato e conseguire il diploma. Noi, dal canto nostro, cerchiamo di offrire le condizioni base per un buon punto di partenza e… torniamo così al punto da dove siamo partiti: le biciclette. Quando arrivano qui a Rivera valutiamo in che stato sono. Alcune vengono subito indirizzate alla preparazione per l’Africa, altre alla sistemazione per il mercato locale e altre ancora al recupero pezzi di ricambio. Le bici destinate all’Africa

vengono sistemate, smontate e assemblate in modo da tenere il minor spazio possibile nei container che le porteranno a destinazione. Va detto che tutte le nove strutture che si occupano della distribuzione delle biciclette e della formazione dei giovani meccanici nei sette Paesi africani interessati da questa cooperazione, collaborano direttamente con Velafrica».

Cerco, con lo sguardo, tra le centinaia di due ruote che popolano lo Stabile Galli Nord, le mie due biciclette. Giovanni Ginelli si accorge che mi sono distratta. Gli confesso il motivo. Lui sorride e mi chiede: «Erano biciclette o rampichini?». «Erano due rampichini». «Allora sono destinati all’Africa. Giù le strade asfaltate sono poche e i rampichini sono super richiesti, soprattutto dalle famiglie che abitano in villaggi discosti e che si fanno in quattro per mandare i figli a scuola». Ecco, mi vien da dire, se in garage o in cantina avete una bici o un rampichino che non usate più quella di cui vi ho parlato potrebbe essere una buona soluzione.

ACTIV FITNESS Ticino è una società di proprietà della Cooperativa Migros Ticino.

Per il nostro centro di VEZIA , cerchiamo

Addetti per le pulizie (f/m/d)

da subito o data da concordare (2 ore al giorno dalle 21:45 alle 23.45, Sa/Do dalle 18.00 alle 20.00)

Richiesta esperienza nel ramo.

Offriamo:

contratto con stipendio orario a tempo indeterminato. Impiego settimanale circa 8/10 ore.

Le persone interessate sono invitate a presentarsi al gerente o sostituto del centro per una prima conoscenza.

Nel caso vi fosse possibilità di impiego vi verrà spiegata la modalità di inserimento del dossier nel banco dati on-line.

● Ticino Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 7 agosto 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino 5
tel
31 lu–ve
abbonamento annuo Svizzera Fr. 48.– / Estero a partire da Fr. 70.–
azione Settimanale edito da Migros Ticino Fondato nel 1938 Abbonamenti e cambio indirizzi
+41 91 850 82
9.00 –11.00 / 14.00 –16.00 registro.soci@migrosticino.ch Costi di
Borla
Sede Via Pretorio 11 CH-6900 Lugano (TI) Telefono tel + 41 91 922 77 40 fax + 41 91 923 18 89 Indirizzo postale Redazione Azione CP 1055 CH-6901 Lugano Posta elettronica
Migros Ticino Reparto pubblicità CH-6592 S. Antonino tel +41 91 850 82 91 fax +41 91 850 84 00 pubblicita@migrosticino.ch
Tiratura 101’177 copie
Mazzi Romina
Natascha Fioretti Ivan Leoni
info@azione.ch societa@azione.ch tempolibero@azione.ch attualita@azione.ch cultura@azione.ch Pubblicità
Editore e amministrazione Cooperativa Migros Ticino CP, 6592 S. Antonino tel +41 91 850 81 11 Stampa Centro Stampa Ticino SA Via Industria – 6933 Muzzano
Giovanni Ginelli nell’officina di Rivera. (Matilde Casasopra) Annuncio pubblicitario

Tempo di bacche svizzere

Attualità ◆ I piccoli frutti di produzione indigena sono ora disponibili alla tua Migros

Azione 23%

Bacche miste, lamponi e mirtilli

Svizzera

2 x 125 g Fr. 4.95 invece di 6.50

dall’8.8 al 14.8.2023

La ricetta Soufflé di quark alle bacche

Che si tratti di lamponi, mirtilli, fragole, more o ribes, adesso è il momento giusto per fare una scorpacciata di bacche di provenienza svizzera. Secondo l’Associazione Svizzera Frutta quest’anno la stagione delle bacche indigene è particolarmente positiva, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, questo grazie alle prolungate temperature calde e all’umidità. Si preve-

de una produzione di ca. 2165 tonnellate di lamponi, 737 tonnellate di mirtilli, 548 tonnellate di more e 338 tonnellate di ribes. La stagione delle bacche svizzere dura da luglio a ottobre. I piccoli frutti aromatici sono coltivati in modo sostenibile e arrivano nei negozi Migros a poche ore dalla raccolta con brevi tempi di trasporto, nel pieno della loro maturazione e freschezza.

Un binomio perfetto

Attualità

L’insalata di riso è davvero

La bella stagione e il caldo invogliano a uscire all’aria aperta e gustarsi piatti rinfrescanti che siano al contempo leggeri, saporiti e nutrienti. Uno di questi è certamente l’insalata di riso, una ricetta sempre in voga che arricchisce la nostra tavola in modo fantasioso ed è una pietanza che piace a tutti, anche ai bambini. Grazie ai prodotti italiani a firma Polli e Riso Scotti presenti nell’assortimento di Migros Ticino, preparare a casa questa specialità classica della cucina estiva è davvero un gioco da ragazzi.

Riso Scotti per insalata

Riso Scotti Oro insalate 10’ è un riso 100% italiano, ideale per chi ha poco tempo ma non vuole rinunciare a un’insalata di qualità e con i chicchi sempre al dente. È un riso parboiled, ovvero ottenuto da un antichissimo processo naturale che si basa sull’effetto del vapore sul chicco di riso. Con questa particolare lavorazione, il riso assume un caratteristico colore ambrato, rafforza la sua struttura e per-

Alcuni consigli

I frutticoltori svizzeri per le loro coltivazioni selezionano bacche di alta qualità, naturalmente dolci, che possono essere consumate senza l’aggiunta di ulteriore zucchero. Sono ricche di sali minerali, vitamine, fibre, ma povere di calorie. Sono perfette per essere mangiate da sole o

un piatto ideale per la stagione estiva

mette ai suoi chicchi di mantenersi sempre al dente e ben sgranati per offrire un risultato garantito in cucina. Ottimo per le insalate e per sfiziosi ripieni ricchi e consistenti.

RisoPiù Polli

I due condimenti RisoPiù Polli alle verdure e tonno sono perfetti per preparare un’insalata di riso colorata e gustosa. RisoPiù leggero contiene ben 16 verdure selezionate ed è ideale anche per condire pasta, farro e orzo. Non contiene olio e permette di arricchire ogni piatto in modo gustoso e semplice. Chi cerca un piatto classico dagli autentici sapori del sud sarà pienamente accontentato con RisoPiù tonno. Questo condimento unisce verdure selezionate a uno degli ingredienti più nobili della cucina mediterranea. Oltre a essere appetitoso, fa bene anche alla salute grazie alle preziose proteine che contiene. L’aggiunta di un cucchiaio di maionese renderà la preparazione ancor più irresistibile.

come ingrediente base per macedonie, dessert, smoothie, gelati, marmellate e tanto altro. Le bacche sono dei frutti molto delicati e, dopo l’acquisto, devono essere consumate il prima possibile. I frutti marci devono essere subito eliminati in quanto possono contaminare rapidamente gli altri. Inoltre, vanno lavati sotto l’acqua corrente solo poco prima del consumo.

Ingredienti per 4 persone

• 3 uova

• 4 cucchiai di zucchero

• 1 busta di zucchero vanigliato

• 500 g di quark semigrasso

• 60 g di semola di grano duro

• ½ limone

• sale

• 400 g di bacche miste, ad es. lamponi e mirtilli

• 2 cucchiai di miele di fiori liquido

• 1 cucchiaio d’amido di mais

Come procedere Scalda il forno statico a 180 °C. Separa le uova e sbatti i tuorli con lo zucchero, lo zucchero vanigliato, il quark e la semola. Aggiungi la scorza di limone grattugiata. Monta gli albumi con una presa di sale a neve ferma poi incorporali alla massa di quark. Metti da parte qualche bacca per guarnire e distribuisci il resto delle bacche con il miele e l’amido nella forma da gratin. Spremi il limone, aggiungi il succo alle bacche e amalgama bene il tutto. Distribuisci la preparazione di quark sulle bacche. Cuoci il soufflé in forno per 40-45 minuti, finché si dora e la massa si consolida. Servi il gratin ancora tiepido e guarniscilo con le bacche messe da parte.

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 7 agosto 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino MONDO MIGROS 6
3
180
Fr. 6.20
RisoPiù Polli alle verdure
x
g
Riso Scotti Insalate 10’ 1 kg Fr. 4.20 RisoPiù Polli con tonno 290 g Fr. 4.70

Un classico da grigliare

Attualità ◆ La luganighetta è uno degli ingredienti che regna sulla griglia dei ticinesi.

Questa settimana alla Migros è in offerta speciale

SEASON END

Azione 31%

Quando si parla di grigliata mista, sicuramente alle nostre latitudini uno degli ingredienti immancabili è costituito dalla luganighetta. Questa salsiccia di insaccato crudo viene prodotta con carne e lardo di maiale svizzero nel rispetto di una ricetta tradizionale della nostra regione. Una volta macinato, l’impasto di carne viene miscelato con sale e spezie e insaccato in un budello naturale. La salsiccia viene in seguito arrotolata a forma di spirale, o a chiocciola, e infilzata su uno stecchino di legno per facilitarne la cottura sulla griglia. Rispetto alla variante più classica, la luganighetta per grill contiene meno grassi, perciò gocciola poco sulla brace. L’aroma genuino della specialità viene valorizzato al meglio cuocendola per una decina di minuti a fuoco vivo, girandola regolarmente, senza l’aggiunta di altri condimenti, dal momento che risulta già marcatamente speziata di suo.

20-40 % su diverse biciclette e sull’abbigliamento da ciclismo

20%

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 7 agosto 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino MONDO MIGROS 7
Offerte valide dal 8.8. al 31.8.2023, fino a esaurimento dello stock. Maglia da ciclismo da uomo Dracon 47.90 invece di 59.90 20% Mountain bike elettrica Stone 3.9 2099.– invece di 3499.–40%
2589.–
30% KIDS
E-bike SDURO Trekking 7
invece di 3699.–
Bicicletta per
Sunny 20" 239.– invece di 299.–
bambini
Annuncio pubblicitario
Luganighetta per grill Svizzera, per 100 g Fr. 1.50 invece di 2.20 Dall’8.8 al 14.8.2023
Fino a esaurimento dello stock. Così andare a scuola è davvero divertente! 89.95 Cartella scolastica disponibile in rosa, one size, al pezzo 2.95 Righello Papeteria 30 cm, disponibile in diversi colori, il pezzo, in vendita nelle maggiori filiali 59.95 Cartella scolastica disponibile in rosa o blu, taglia unica, al pezzo 29.95 Zaino disponibile in grigio o nero, taglia unica, al pezzo 6.95 Astuccio con portapenne Bellcolor disponibile in vari design, il pezzo 4.95 Set di evidenziatori Glitter Papeteria 4 pezzi, il set Tre in un colpo solo: cartella, astuccio e sacca da ginnastica dai design coordinati

5.95 Set di quaderni A5 Papeteria a righe, 3 pezzi, il set 2.95 Matite con gomma Papeteria, FSC® 6 pezzi, il set

6.95 14.95 Borraccia Kitchen & Co. 500 ml, il pezzo 4.95 Set di penne a sfera Papeteria 3 pezzi, il set

CONSIGLI PER UN INIZIO DI SCUOLA BEN RIUSCITO:

Tuo figlio/tua figlia...

– può scegliere da sé il proprio materiale scolastico

– conosce la strada per la scuola

– a casa ha un posto in cui poter fare in pace i compiti

– oltre alla scuola, ha anche molto tempo per scatenarsi e sfogarsi Set da ufficio Papeteria il set, in vendita nelle maggiori filiali 8.95 Agenda A6 Papeteria il pezzo

Così si soccorrono gli animali

Mondoanimale ◆ Allievi delle medie realizzano un manuale di salvataggio

Una classe di scuola media di Lugano Centro, un’intraprendente docente di educazione visiva, tanto amore per gli animali, curiosità e voglia di imparare a rendersi utili: questi gli ingredienti che nell’anno scolastico appena concluso hanno permesso ai protagonisti di realizzare un manuale di pronto soccorso per gli animali in difficoltà. Olivia, un’allieva, racconta come è nata quest’idea: «Nel 2021 abbiamo trovato un pipistrello ancora vivo nell’aula di visiva e non si sapeva come soccorrerlo. Si capiva che era in grande difficoltà. Con la nostra professoressa abbiamo cercato di aiutarlo, ma non sapevamo come fare».

Aline, a progetto concluso: «Adesso – spiega – so che bisogna essere informati prima di soccorrere un animale, per evitare di peggiorare le cose»

La docente è Maria Buonocore che insegna arti visive e sull’episodio racconta che «eravamo sconcertati e spaventati per le condizioni dell’animale e abbiamo chiamato la Protezione animali che è intervenuta tempestivamente guidandoci verso il Centro protezione Chirotteri Ticino della cui esistenza eravamo proprio all’oscuro». Grazie a questo supporto, il pipistrello è stato soccorso correttamente e li-

berato nel suo ambiente. L’idea del manuale è nata così, continua Olivia: «La professoressa ha deciso quindi di informarsi e creare un manuale. Poi c’è stato il Covid e il progetto si è fermato. Ma quest’anno (ndr: 2023) lo abbiamo creato con tutte le informazioni necessarie per soccorrere i piccoli animali».

L’allieva Margherita riassume gli esordi di quest’impresa: «Abbiamo potuto iniziare dopo aver intervistato l’associazione Mirage (ndr: esperta in animali in difficoltà); abbiamo cercato informazioni su Internet e cominciato a creare il testo su come soccorrere gli animali. Poi abbiamo creato i disegni realistici, e grazie alla nostra professoressa abbiamo fatto tutto il manuale».

Sofia è una dei tanti allievi a farsi portavoce della soddisfazione per il lavoro svolto: «Questa attività mi è servita a comprendere che ci sono tanti animali in difficoltà, in Ticino e nel mondo. Grazie a questo nostro manuale, sicuramente la gente avrà più consapevolezza e riuscirà a soccorrere quelli feriti». Aline, dal canto suo, racconta che «adesso so che bisogna essere informati prima di soccorrere un animale, per evitare di peggiorare le cose».

La docente di arti visive Maria Buonocore è entusiasta dei propri allievi: «È stato emozionante vederli così motivati e attivi durante l’even-

to organizzato verso la fine dell’anno scolastico, quando a Lugano abbiamo installato una bancarella per la vendita dei manuali». Un’iniziativa, pure questa, che ha avuto un successo assoluto: «Sono andati a ruba e li abbiamo venduti tutti, anche perché la partecipazione e l’entusiasmo degli allievi hanno ispirato molte persone a fare donazioni davvero generose delle quali siamo felici e ringraziamo ancora».

Un riconoscimento tangibile del grande lavoro svolto dai ragazzi per un anno intero, i cui proventi sono stati devoluti proprio all’associazione Mirage che si occupa del recupero di animali in difficoltà. Ma non solo, perché la scolaresca ha potuto aiutare indirettamente, ma tangibilmente, anche animali non proprio di casa nostra: «La generosità che ha premiato il loro lavoro è stata tale che abbiamo potuto devolvere un’ulteriore somma all’associazione di Davide Acito che ha partecipato alla prima fase del progetto con la presentazione di Action Project Animal, un’associazione impegnata nel salvataggio dei cani destinati al macello del festival di Yulin in Cina».

Un progetto davvero educativo che è sfociato in questo manuale, corredato di testi e illustrazioni con le indicazioni su come agire in situazioni di emergenza e su chi è necessario contattare per il recupero delle varie spe-

Prodotti per la cura del viso e del corpo in azione

cie autoctone, fino al sostegno concreto per animali molto lontani da noi. «I ragazzi hanno potuto acquisire una grande consapevolezza pure circa le responsabilità che bisogna assumersi quando si adotta un animale». Ad esempio, Federico ha un piccolo cane shiba e ai coetanei che vorrebbero avere un amico a quattrozampe suggerisce di «informarsi bene prima di adottarne uno, e consiglio pure di andare a prenderne uno dalle associazioni dove aspettano un nuovo amico umano».

Brando, oltre ad avere un cane, ha anche pesci e conigli, e pure lui ribadisce l’importanza di pensarci molto bene: «Se volete prendere un animaletto, mi raccomando, sappiate che bisogna averne molta cura, giocare con loro, eccetera». Nessan è certo che «sarebbe bello avere cura di un animale, ma bisogna saper cosa fare in caso di emergenza, sapere prima com’è l’animale, insomma».

Una lucida consapevolezza che

porta alla responsabilizzazione, quella di questi ragazzini che si sono confrontati ancora qualche volta con altri animali in difficoltà, spiega la docente: «Proprio in concomitanza con il termine del nostro manuale, abbiamo potuto utilizzarlo concretamente il 25 maggio, sempre durante una lezione di arti plastiche quando abbiamo trovato un uccellino incastrato tra la finestra e le ante scorrevoli». Dopo aver chiesto aiuto a un altro professore, sono riusciti a liberarlo: «Non sapevamo che si sarebbe nuovamente cacciato nei guai per l’attacco di un corvo».

Oramai certi di come ci si comporta, sono tornati in soccorso del rondone che è stato recuperato e consegnato a chi di dovere per le cure del caso: «Segno che il nostro percorso di realizzazione di questo manuale era proprio un’idea utile e istruttiva!».

Link utile https://luganocentro. sm.edu.ti.ch/sosanimali.

10 Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 7 agosto 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino SOCIETÀ 25% 25% a partire da 2 pezzi a partire da 2 pezzi Assortimento per la cura del viso Nivea Men per es. Sensitive Crema Idratante 75 ml, 6.40 invece di 8.50 Prodotti per la cura del viso Nivea per es. Nivea Cell Luminous630 Antipigmentazione Siero Intensivo, 30 ml, 22.50 invece di 29.95 25% conf. da 2 Prodotti per la cura del corpo Nivea per es. lozione idratante per il corpo express DUO, 2 x 400 ml, 8.90 invece di 11.90
Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti. Offerte valide solo dal 8.8 al 21.8.2023, fino a esaurimento dello stock Annuncio pubblicitario
Maria Buonocore

L’amico è… quell’atout indispensabile

Società ◆ Il Gottlieb Duttweiler Institut ha appena pubblicato uno studio in cui analizza il rapporto di noi svizzeri con l’amicizia

La Treccani parla chiaro, amico è «chi è legato ad altri da un vincolo di amicizia, cioè da un affetto vivo e reciproco ispirato in genere da affinità di sentimenti e da stima». Eppure, proprio le parole «amicizia» e «amico» sono fra quelle probabilmente più abusate della nostra era, e questo soprattutto dall’avvento dei social media, in cui amico molto spesso fa rima con «semplice conoscente» (magari mai visto in carne e ossa). Al più tardi dalla fine della pandemia, in cui ci è stato richiesto di praticare il «social distancing», da più fronti si è cominciato a parlare di una vera e propria recessione dell’amicizia, diagnosi supportata da una serie di studi statunitensi che hanno evidenziato come rispetto agli Anni 80 (e questo già prima del Covid) i 17-18enni abbiano in media un’ora al giorno in meno di contatto personale e/o fisico.

L’isolamento sociale porta rischi molteplici e, non da ultimo, può riverberarsi negativamente sulla salute

Poiché la politica in alcuni casi ha riconosciuto i rischi legati all’isolamento sociale, si cerca di correre ai ripari, come ad esempio in Gran Bretagna, dove è stato creato addirittura un «Ministero per la solitudine». Si tratta di misure concrete per evitare l’isolamento, che porta inesorabilmente a un’esclusione della società, e in una certa misura, anche a un fallimento della stessa, se è vero, come hanno dimostrato molti studi in passato, che l’amicizia contribuisce in modo marcato al benessere psicofisico delle persone che hanno la fortuna di conoscerla e di praticarla.

Ma qual è lo stato di salute di questo sentimento nel nostro Paese, come sono i rapporti interpersonali che noi svizzeri (o residenti in Svizzera) coltiviamo nella nostra quotidianità? Come iniziano e come finiscono le amicizie? E cosa si può fare per rafforzarle? Sono queste alcune delle

Viale dei ciliegi

Eva Millet

L’ultima sirena

Gribaudo (Da 8 anni)

È un romanzo «estivo», nel senso che è una di quelle storie, tipiche della letteratura per ragazzi, che si svolgono durante le vacanze estive. Anche la premessa è molto tipica dei romanzi estivi per ragazzi: il/la protagonista quell’estate non potrà fare delle vere vacanze e dovrà invece, obtorto collo, trascorrere quelle settimane in casa di lontani parenti poco conosciuti e poco ambiti, solitamente zii o prozii. Le motivazioni possono essere le più varie: una malattia del fratellino, come nel caso di quell’incantevole classico di Philippa Pearce, Il giardino di mezzanotte ; o il divorzio dei genitori, come nell’avvincente Il libro selvaggio di Juan Villoro; o anche il licenziamento del padre, con conseguente abbassamento del tenore di vita familiare, come accade in questo romanzo, dell’autrice catalana Eva Millet Malarriga. Anche qui la protagonista, l’undicenne Clara, dovrà recarsi a casa di prozii che non aveva mai visto, Juan e Esmeralda, i quali abitano su un’isoletta sperduta nel Mediterra-

domande che hanno spinto il Percento culturale Migros a commissionare al think tank Gottlieb Duttweiler Institut (GDI, voluto e pensato espressamente dal fondatore della Migros Duttweiler, www.gdi.ch), e più precisamente ai ricercatori Jakub Samochowiec e Johannes C. Bauer, una ricerca approfondita sui legami tra i singoli all’interno di una società sempre più complessa e frammentata come la nostra.

Dopo lo studio sul vicinato (Gentile vicino/a), con tutte le iniziative che sono seguite con il supporto del Percento culturale, sono stati ora dunque resi pubblici i risultati di In buona compagnia. Il grande studio svizzero sull’amicizia. Per prima cosa si è cercato di definire l’amicizia con le parole delle intervistate e degli intervistati, evincendo tre nuclei affettivi preliminari che contraddistinguono i rapporti interpersonali di questo tipo: fiducia e apertura, sostegno e lealtà, appartenenza e reciprocità, cui è – giustamente – seguita una suddivisione tra i vari tipi (e concetti) di amicizia, classificabili in cerchia ristretta, cerchia allargata, e conoscenti.

Ne abbiamo parlato con Jakub Samochowiec, che per prima cosa si sente di affermare come «a un livello generale le persone interpellate si sono dette piuttosto soddisfatte dei propri amici, anche se va sottolineato come immigrate e immigrati lamentino la difficoltà di entrare a fare parte di una cerchia, qui in Svizzera, poiché fare amicizia può risultare alquanto difficile quando si viene

da fuori». Come spiega il ricercatore, in Svizzera il sentimento di amicizia è legato molto spesso a un senso reciproco di grande responsabilità e lealtà, da qui la reticenza ad allargare il proprio «campo di azione o interesse».

Fra gli aspetti analizzati da questo studio, vi è anche quello legato all’anagrafe, infatti, sebbene si sia potuto constatare come, mediamente, le per-

Impegno Migros lancia l’iniziativa per l’amicizia

La Migros si impegna a favore della coesione sociale. A tal fine le amicizie svolgono un ruolo fondamentale. La nostra rete sociale, infatti, promuove la tolleranza, la comprensione e la diversità. Il Percento culturale Migros ha quindi commissionato il primo grande studio sull’amicizia in Svizzera. I risultati dello studio hanno spinto Impegno Migros a lanciare l’iniziativa per l’amicizia. Impegno Migros dedica un anno all’amicizia, e con l’iniziativa per l’amicizia invita la popolazione

a coltivare le relazioni sociali, a rafforzarle e a crearne di nuove.

L’iniziativa per l’amicizia comprende diversi sottoprogetti che puntano a promuovere le amicizie. Si inizia con l’estrazione a sorte di 1000 carte regalo Migros da 250 franchi per esperienze da condividere con amici. Nell’autunno 2023 si svolgerà infine un concorso di idee che ha lo scopo di sostenere progetti di amicizia più ampi. Stay tuned su engagement.migros. ch/amicizia

neo. I misteri non si faranno attendere, sin dallo sbarco della ragazzina sull’isola: dalla strana, aggressiva conversazione che lo zio intrattiene con un pescatore incontrato al porto, all’aura affascinante e inquietante che sembra circondare la bellissima zia dai capelli striati di verde e dallo sguardo malinconico, costretta in sedia a rotelle; alla vaghezza di zii e governante nel rispondere alle domande di Clara. E anche qui, quella che si annunciava come una vacanza in tono minore diventa invece una fantastica immersione in un magico altrove, che farà crescere la bambi-

na molto più degli snobbissimi campi estivi all’estero, strapieni di laboratori e corsi di ogni tipo, che i genitori le facevano frequentare quando erano ricchi. Qui Clara apprezzerà il valore dei tempi lenti, e la loro propensione a lasciar filtrare la luce dell’immaginario profondo, che nutre l’anima non meno (e forse anche più) di tante frenetiche attività. È esplicitato sin dal titolo, questa storia parla di sirene, ma soprattutto del valore dell’amicizia, un’amicizia fiduciosa e tenera tra due bambine molto diverse. L’autrice tiene anche a trasmettere un messaggio ecologista, legato all’urgenza del rispetto dell’ambiente e di un senso del limite, ma è un messaggio che passa attraverso una bella storia di misteri, di magia e di avventura.

Riikka Jäntti

Mino piccolo topo

Sinnos (Da 2 anni)

Le edizioni Sinnos hanno il merito di scovare autori stranieri interessanti, che vanno ad arricchire il loro catalogo ben nutrito anche di autori italiani. Li scelgono con oculatezza, e da lingue poco frequentate dalla letteratura

sone anziane abbiano meno amici e li frequentino comunque piuttosto di rado, confrontandosi in misura minore su temi di natura emotiva, a sentirsi ancora più sole sono soprattutto le persone tra i 20 e 35 anni, quasi a dimostrazione di come la solitudine costituisca una piaga trasversale e intergenerazionale.

Lo studio ha dimostrato come i legami più solidi siano quelli nati all’inizio del proprio percorso esistenziale

Ma in definitiva, una volta acclarata l’importanza, forse addirittura indispensabilità dell’amicizia, cosa si può fare al fine di incentivarla? Lo studio ci offre anche uno sguardo su una serie di misure atte a promuovere questo rapporto interpersonale. Anzitutto andrebbero ridotte le aspettative in termini di obblighi e occorrerebbe dare maggiore fiducia e tempo ai nuovi contatti. Le occasioni di incontro andrebbero implementate, e in questo possono giungere in soccorso anche le opzioni digitali, che spesso ed erroneamente vengono tacciate di superficialità. Da non trascurare è anche l’operazione di riattivazione di vecchie amicizie, che può dare esiti particolarmente positivi. Proprio a questo proposito è stato condotto uno studio interventistico nell’ambito della ricerca e i risultati sono sorprendenti: circa l’80% delle persone ritrovatesi dopo molti anni hanno ricominciato a frequentarsi in modo spontaneo, a riprova del fatto che fra i legami più forti vi sono esattamente quelli nati all’inizio del proprio percorso esistenziale (come confermato d’altronde anche da circa la metà degli interpellati).

Parte integrante dell’impegno sociale del Gruppo Migros: engagemente.migros.ch

per ragazzi, solitamente molto orientata alla produzione anglosassone. Da Sinnos abbiamo potuto apprezzare storie provenienti ad esempio dalla Turchia, dall’Estonia, o, come in questo caso, dalla Finlandia, con l’autrice e illustratrice Riikka Jäntti e la sua serie dedicata a «topolino», pikku hiiri in finlandese, che in italiano prende anche un nome, e diventa «Mino piccolo topo». Questa serie, di grande successo non solo in patria ma già in altri 16 Paesi, è finalmente arrivata anche in Italia, per il momento con due titoli, Mino piccolo topo e Mino piccolo topo ha un ospite, ai quali speria-

mo si aggiungano anche gli altri, perché sono storie che piaceranno molto ai piccoli lettori e che ben si prestano a quella lettura dialogica, condivisa, tra adulto e bambino. Una lettura che permette di fare riferimento alla quotidianità di ogni bimba o bimbo, nei minimi dettagli, anche emotivi, delle loro giornate, tanto queste storie sono realistiche, scritte e illustrate con una conoscenza evidente del mondo infantile. Non succede nulla di roboante, e questo è il bello, perché le narrazioni ideali per la primissima infanzia sono «protostorie», racconti minimalistici sullo svolgimento di una giornata, nei quali i più piccini possano rispecchiarsi. Il tutto senza risultare piatti o noiosi, ma anzi, e anche qui sta il bello, con guizzi umoristici, non banali, e proprio per questo più veritieri. Come quando Mino ospita un amichetto, e dopo momenti idilliaci di gioco i due iniziano a litigare contendendosi un pupazzo; o come quando, in Mino piccolo topo, una sequela di «no!» da parte di Mino mette a dura prova la fluidità della giornata (e la pazienza della mamma), ma tutto si stempererà al momento della storia della buonanotte!

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 7 agosto 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino 11 SOCIETÀ
di Letizia Bolzani Stare insieme in amicizia fa bene alla salute psicofisica.

L’altropologo

I ribelli del whiskey

Whiskey, American style, di contro all’originale whisky scozzese oggi un po’ meno di moda rispetto agli splendori del primo James Bond, ma pur sempre prestigioso beveraggio. Tanto da aver costituito materia per una possibile guerra civile già agli esordi della giovane confederazione americana. Ma andiamo con ordine.

Il 7 agosto 1792 il Presidente George Washington firmava due decreti per la costituzione di milizie popolari da impiegare in caso di invasione della Federazione o meglio, più plausibilmente, in caso di insurrezione interna. Tali milizie saranno in sostanza le antesignane dell’ancor oggi controversa National Guard. La causa dei decreti erano le nubi – alcuni direbbero i fumi – di sdegno popolare che si addensavano dal 1791 specie nella Pennsylvania Occidentale contro il Governo Federale. La causa era la cosiddetta «Whiskey Tax», un’accise decreta-

ta dal Congresso per aiutare la liquidazione dei debiti di guerra contratti durante la rivoluzione appena giunta al suo felice epilogo. Tassa patriottica su un bene peraltro non primario – per non dire di lusso, diranno i morigerati lettori dell’ Altropologo. Un corno, avrebbero risposto in coro i piccoli coltivatori della Pennsylvania. Per loro, la distillazione dei cereali in surplus che vedeva trasformarsi allo stato liquido i più improbabili cocktail di grani invenduti (e spesso avariati) prima che si affermasse sovrano l’orzo maltato, era una fonte di reddito di importanza crescente. Durante la guerra rivoluzionaria, il whiskey era diventato in sostanza la bevanda nazionale, al fronte come nelle retrovie. Il whiskey è bevanda pratica e democratica: ne basta poco per ottenere l’effetto (al contrario della birra) e al contrario della stessa può essere sbattuto e trasportato qua e là senza che vada a ma-

La stanza del dialogo

le – che anzi migliora di gusto. Dunque giù le mani dal whiskey. Anche perché la questione assumeva contorni ideologici. Molti dei piccoli produttori del distillato erano ex-combattenti che avevano partecipato alla guerra di liberazione dal dominio britannico in nome dei diritti fondamentali americani: nessuna tassazione senza rappresentazione (e consenso). E se il principio si era applicato al tè figuriamoci se potesse esserne esente il whiskey.

Ma c’è di più: la tassa iniqua metteva per la prima volta le mani in tasca alla produzione domestica di un bene di consumo «famigliare» equiparando così il microimprenditore alle grandi distillerie che peraltro pagavano accise che si ritenevano sproporzionate. Erano in gioco i massimi sistemi, e la tensione era destinata a crescere.

Dopo le prime scaramucce, risse e disordini nei confronti degli ufficiali governativi incaricati di raccogliere

La responsabilità nell’epoca dell’individualismo

Gentile Silvia, dopo aver letto il suo libro Quando i genitori si dividono: le emozioni di figli e le sue risposte nella «Stanza del dialogo», le invio le mie riflessioni sulla dissoluzione di tante, troppe famiglie. Nel bel tempo andato, non proprio un ambiente idilliaco, la soglia della tolleranza richiesta ai coniugi, piuttosto alta, era probabilmente il risultato di un lungo apprendistato. Ora, in una società dove il paradigma non è più quello del «fidanzamento» ma, già dall’adolescenza quello delle «esperienze», viene il dubbio che anche il matrimonio (o convivenza) si riduca all’ennesima esperienza. D’altronde coniugare, come scrive Bauman, la sicurezza dell’aggregazione e la libertà di instaurare nuove relazioni è un equilibrio acrobatico. Nel suo libro, il coro delle testimonianze sofferte mostra che c’è un alto prezzo da pagare. I figli considerano quello che per i genitori è un effetto collaterale, come una disgre-

gazione della loro storia, un atto di disamore, un tradimento del rapporto affettivo, una sindrome di abbandono. Anche se poi s’impara a vivere con ferite non cicatrizzate. La società liquida (Bauman) non è una fatalità ma il prodotto di un modo di esistere… Coniugare libertà e responsabilità mi sembra un passaggio obbligato, soprattutto quando è in gioco il benessere dei figli. Quali valori rimangono? È possibile risolidificare la società liquida? O dobbiamo rassegnarci a riassemblare i cocci del giocattolo rotto? / Bernardino D.

Caro Signor Bernardino, la ringrazio per aver affrontato questo tema che tanti ex coniugi considerano superfluo e fastidioso. Durante le presentazioni del libro citato, intervenivano nonni, figli, nipoti, avvocati, assistenti sociali… Un clamoroso silenzio contraddistingueva invece i protagonisti di un fallimento su cui,

La nutrizionista

le tasse, nel luglio del 1794 settecento evasori attaccarono la casa fortificata di John Neville. Era questi un Ispettore Federale incaricato di consegnare ingiunzioni di pagamento che si era visto stracciare in faccia. Allarme! Allarme! Lo stesso Washington, ingloriosamente – diciamolo pure –trasformatosi da Eroe della Libertà ad Aguzzino delle Tasse – si presentò sulla scena a capo di una milizia di 13.000 armati forniti dai Governatori del Maryland, della Virginia, del New Jersey e della Pennsylvania, ma all’arrivo della Legge i rivoltosi si erano fatti di nebbia. Ne furono arrestati solo una ventina. Il resto scappò sulle montagne e lì rimase per i lunghi mesi che videro le milizie impegnate in cacce all’uomo spesso concluse con un nulla di fatto. Ci furono però processi pubblici fra proteste e sommosse. La maggior parte degli imputati finì per essere assolta per mancanza di prove, sba-

gliata identificazione – o amor di pace. Due sciagurati finirono impiccati. L’ultimo bastione del Whiskey Libero fu il Kentucky. Nei sei anni a seguire gli eventi descritti, 175 distillatori clandestini furono condannati per evasione fiscale, consacrando così il Kentucky e il suo Tacchino – che diventerà sinonimo di sbronza – come patria del whiskey. Da questa parte delle Alpi sono solo pochi anni che le autorità governative hanno concesso la distillazione fino a, mi pare, 20 litri di grappa a testa «per consumo personale». Questo pone – o «porrebbe» – fine a una lotta secolare. Specialmente nelle valli al limite altimetrico della produzione di vino, il commercio clandestino della grappa andava a incrementare magri bilanci famigliari in una guerra sorda e mai dichiarata fra Guardie e Ladri. Negli USA, dove le cose si fanno sempre in grande, scese in campo Washington.

a quanto pare, pongono una pietra tombale. La giustificazione più frequente era: meglio separarsi che litigare. Ma chi l’ha detto? Nel passato questa capacità c’era. Ma l’obbligo di attendere, tollerare e rassegnarsi era riservato alle donne. Gli uomini avevano carta bianca di intrattenere relazioni extraconiugali purché evitassero lo scandalo. Le mogli tradite piangevano, svenivano, si confidavano col confessore ma tacevano. Per altro nei romanzi, le adultere (Anna Karenina e Madame Bovary) erano destinate a espiare la colpa col suicidio. Nella società patriarcale alle mogli, spesso prive di reddito e di relazioni sociali, non rimaneva che far buon viso a cattivo gioco. Per il buon nome della famiglia e il benessere dei figli. Possiamo riproporre oggi quella condizione? Non credo. Le donne hanno lottato su molti fronti per ottenere margini di libertà, autonomia, egua-

glianza e nessuna vorrebbe rinunciarvi. Eppure i ricordi familiari ci tramandano storie d’infelicità femminile che scoraggiano il rimpianto del buon tempo antico. Lei sposta la riflessione sul futuro con la domanda: «Che cosa possiamo fare per coniugare libertà e responsabilità?». Un quesito che giunge, come una freccia ben mirata, al cuore della nostra epoca. La libertà non è mai gratuita. Qualunque scelta comporta la rinuncia ad altre possibilità tanto che, come avverte Erich Fromm, la libertà fa paura. Eppure non possiamo non desiderarla e cercare armonizzarla con il bisogno di vivere insieme. Come si cerca di risolvere questo paradosso? Spesso abbandonandosi in modo coatto alla ripetizione. Per cui molti matrimoni si susseguono provocando stratificazioni (figli del primo, del secondo, del terzo matrimonio) sempre più difficili da gestire. Che fare? La pa-

La soia può provocare uno sviluppo sessuale precoce?

Buongiorno Laura, le scrivo perché sono mamma di una bambina di 10 anni e comincio a vedere sul suo corpo dei cambiamenti, sembra ci sia un inizio di sviluppo del seno. Mi sembra troppo presto. Alcune persone mi dicono che forse il problema è che io le do più volte alla settimana il tofu come alternativa alla carne. È possibile che la soia col suo contenuto di ormoni influenzi lo sviluppo fisico di mia figlia? / Corinna

Gentile Corinna, si è notato, come conseguenza dell’interazione tra fattori genetici, endocrini e ambientali, che negli ultimi quattro decenni l’inizio della pubertà si sta verificando sempre prima. È evidente che alcuni componenti della dieta e dell’ambiente stiano influenzando il sistema endocrino e questo abbia portato allo sviluppo precoce di caratteristiche sessuali secondarie sia nelle ragazze sia nei ragazzi. Si parla di sviluppo

precoce quando avviene la crescita del seno e il primo ciclo prima degli otto anni nelle ragazze, e l’ingrossamento dei testicoli e del pene più la presenza di peli sul viso e voce più profonda nei ragazzi prima dei nove anni; per entrambi, poi, ne sono segni evidenti anche la crescita di peli pubici o sotto le ascelle, la rapida crescita corporea, l’acne e l’odore corporeo adulto, sempre se compare nella fascia di età descritta.

In questi ultimi anni, riscontriamo un’attenzione maggiore al benessere animale e all’ambiente, e il consumo di soia da parte degli adulti e dei bambini è aumentato recentemente anche alle nostre latitudini. Essendo la soia una fonte importante di polifenoli, chiamati anche isoflavoni, la comunità scientifica si è effettivamente interrogata su una possibile interazione tra il suo consumo e l’inizio della pubertà. Questo perché gli isoflavoni, la prin-

cipale classe di fitoestrogeni alimentari, sono strutturalmente e funzionalmente simili agli estrogeni del nostro corpo, quindi gli isoflavoni della soia possono legarsi ai recettori degli estrogeni e agire come agonisti o antagonisti degli estrogeni endogeni e si sa che gli estrogeni sono coinvolti nella crescita e nello sviluppo delle caratteristiche sessuali femminili.

La tempistica della pubertà, o la transizione dall’infanzia allo stadio riproduttivo adulto, è un processo complesso che si ipotizza essere determinato, in parte, dalla funzione del sistema endocrino nella prima infanzia. Di conseguenza, l’esposizione agli isoflavoni della soia nella prima infanzia potrebbe avere effetti sul successivo sviluppo riproduttivo. Studi sugli animali hanno dimostrato che i marcatori puberali, come l’età all’apertura vaginale, si verificano prima nei roditori femmine alimentati con una die-

ta a base di soia durante vari momenti dello sviluppo iniziale.

Per quel che concerne i bambini sono stati effettuati molti studi sia in Asia, dove il consumo di soia è molto radicato, sia in America e in Europa.

Personalmente ho guardato i risultati della prima revisione sistemica atta a valutare l’associazione tra una dieta infantile a base di soia e l’inizio della pubertà nelle ragazze e nei ragazzi e questa non ha messo in evidenza alcuna associazione tra una dieta infantile a base di soia e l’inizio della pubertà nei ragazzi o nelle ragazze. Le meta-analisi non hanno infatti mostrato differenze significative tra i gruppi nel rischio di pubertà precoce e nell’età del menarca.

Studi individuali non hanno mostrato differenze cliniche significative tra i gruppi per quanto riguarda l’età del menarca, l’età dell’ingrossamento dei testicoli, il pubarca e il cambiamento

rola chiave è responsabilità. Un peso difficile da portare nell’epoca dell’individualismo narcisista, condannato a un perpetuo scontento. Solo quando l’infelicità individuale e sociale diverrà insopportabile si cercheranno altre forme di convivenza. È quello che sta avvenendo, ma in un modo oppositivo che esaspera le differenze e allontana le soluzioni. Solo un’etica condivisa, attenta al bene comune, e una educazione critica e riflessiva potranno produrre mutamenti positivi. Quali? In un orizzonte confuso, non riesco a intravvederli.

Informazioni

Inviate le vostre domande o riflessioni

a Silvia Vegetti Finzi, scrivendo a: La Stanza del dialogo, Azione, Via Pretorio 11, 6901 Lugano; oppure a lastanzadeldialogo@azione.ch

della voce nei ragazzi. Nessuno studio ha valutato il rischio di pubertà ritardata e l’età di insorgenza del pubarca nelle ragazze col consumo della soia. In generale non sono ancora chiari i meccanismi dietro a questo fenomeno. Per concludere e rispondere alla sua domanda, no, non è a causa della soia. Gli esperti consigliano di far seguire ai ragazzi e alle ragazze un’alimentazione sana, povera di alimenti trasformati e ricchi di grassi e zuccheri. Continui pure a scegliere giornate vegetariane facendo però attenzione alla composizione dei prodotti vegani perché anche in essi si possono nascondere grassi eccessivi.

su

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 7 agosto 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino SOCIETÀ / RUBRICHE 12 ◆ ●
di Silvia Vegetti Finzi
◆ ●
◆ ●
di Laura Botticelli
Informazioni Avete domande
alimentazione e nutrizione? Laura Botticelli, dietista ASDD, vi risponderà. Scrivete a lanutrizionista@azione.ch

TEMPO LIBERO

La decana sul poggio del Giübin

Dopo Polpiano, in Val Piumogna, inizia il sentiero per la capanna del Campo Tencia lungo il quale ci accompagna Romano Venziani

Ottime con un cuscus o un risotto Stufate intere con peperoni, pomodori, cipolle, aglio e peperoncini, le melanzane si trasformano in un delizioso piatto perfetto

Capcom rilancia il classico Street Fighter Con una grafica spettacolare, un gameplay rinnovato e una vasta gamma di personaggi, la sesta edizione del gioco è divertimento puro

Il duro e appassionante rugby in carrozzella

Altri campioni

Incontro con il ticinese Lorenzo Parisi, giovane medico attivo a Berna e appassionato sportivo

Dall’interno arrivano suoni metallici. Il nostro appuntamento è nella palestra Rossfeld a Berna (Centro di competenza per persone con disabilità fisiche). È qui che una volta a settimana si svolge l’allenamento di rugby in carrozzella del Club di Berna. Ad accogliermi è il ticinese Lorenzo Parisi, giovane medico all’ospedale di Berna, che ci racconta questo sport e la sua storia.

«Dopo l’incidente che mi ha reso tetraplegico – racconta Lorenzo – sono stato per un lungo periodo nella clinica riabilitativa a Nottwil, dove, soprattutto nella seconda parte della mia degenza, ho avuto la possibilità di provare parecchi sport; tra questi anche il rugby in carrozzella. È lì che ho conosciuto l’allenatore della squadra di Berna e, visto che questo sport mi piaceva, ho deciso di iniziare a praticarlo regolarmente».

Tutti i giocatori sono legati alle carrozzelle con delle cinture alle gambe e al tronco per garantire da una parte la stabilità del torace, e dall’altra più efficienza nei movimenti

Lorenzo al termine della riabilitazione nel Canton Lucerna rientra a Berna per terminare gli studi in medicina e iniziare poi a lavorare come medico presso l’ospedale universitario. Gli impegni sono molti e il tempo per lo sport è poco. «È vero – aggiunge Lorenzo – nella mia professione le ore lavorative sono tante, ma ho sempre cercato e cerco sempre tuttora di ritagliare del tempo anche per la pratica sportiva, perché la considero molto importante sia per la parte fisica sia per gli scambi a livello sociale». Rugby in carrozzella. Il giovane medico ci spiega di che cosa si tratta: «La prima volta che ne ho sentito parlare pensavo si giocasse su un campo erboso. Nulla di tutto ciò. Questo sport lo si gioca in palestra; è molto simile alla pallamano, ma praticato in carrozzella». L’obiettivo di ciascuna squadra è di far passare la palla dietro la linea di fondo del campo avversario entro quaranta secondi dall’inizio dell’azione. Una partita si disputa in quattro tempi da otto minuti di gioco effettivo ciascuno. Sono previsti due intervalli da due minuti alla fine del primo e del terzo quarto e uno da cinque minuti alla fine del secondo quarto. Il cronometro viene stoppato a ogni interruzione di gioco. Ogni squadra si compone di quattro giocatori.

«La caratteristica di questo gioco – specifica Lorenzo – è che per poterci giocare occorre avere una disa-

bilità in almeno tre arti. Ogni disabilità corrisponde a un punteggio. Più la disabilità è compromettente, più il punteggio assegnato al rispettivo giocatore è basso. Il punteggio di ciascuna squadra può arrivare al massimo fino a quattro». Osservando il gioco, si capisce come la tattica sia subordinata al grado di disabilità. I giocatori che han-

no più funzioni motorie sono coloro i quali portano la palla e giocano in modo offensivo, coloro i quali hanno meno funzioni, si posizionano invece nella difesa. «Anche le sedie sono diverse a dipendenza del grado di disabilità – aggiunge Parisi. Più la lesione è alta quindi, più la stabilità del tronco è compromessa, tanto più la sedia sarà a seduta bassa per mantenere un

baricentro basso. Al contrario, i giocatori che hanno maggiore stabilità del tronco utilizzano delle sedie con il baricentro più alto». Si accennava all’inizio dell’articolo a quei rumori metallici. Ebbene, questo è il risultato degli scontri fra i giocatori. I contatti sono molto frequenti, e sono parte integrante del gioco, esattamente come nel rugby per per-

sone normodotate. La differenza è che nel rugby in carrozzella non c’è alcun contatto fisico. Le sedie hanno una struttura metallica solida e a dipendenza del ruolo assunto, offensivo o difensivo, sono diverse tra loro. Le sedie per la difesa presentano infatti una sorta di ganci per fermare e placare l’avversario, quelle offensive invece nella parte anteriore hanno delle placche di metallo per essere più incisivi negli scontri contro gli avversari. Tutti i giocatori sono legati alle carrozzelle con delle cinture alle gambe e al tronco per garantire da una parte la stabilità del torace, e dall’altra per essere più efficienti nei movimenti. Infine, i giocatori indossano dei guanti per riuscire a spingere meglio le ruote, le quali sono ricoperte da un cerchio metallico per evitare che le dita entrino tra i raggi.

L’allenamento sta per terminare. È il momento del ritorno alla calma. Ne approfittiamo per continuare la nostra chiacchierata con il giovane medico. «Come tetraplegico non è facile trovare uno sport da praticare e questo soprattutto per due motivi: il primo – spiega Lorenzo – è che una persona tetraplegica non suda e quindi occorre essere molto attenti al controllo della temperatura corporea. Sport quali handbike o ad esempio barca a vela svolti a temperature elevate potrebbero rappresentare un grande pericolo per la nostra salute. Il secondo problema è invece legato ai trasferimenti, che richiedono una pianificazione molto dettagliata per non ritrovarsi in situazioni spiacevoli. In questo senso, avere la possibilità di praticare il rugby nella città in cui vivo è stato sicuramente un grande vantaggio. Oltretutto ciò mi ha fatto entrare in un sistema in cui lo scambio di opinioni con i miei compagni permette di trovare utili soluzioni anche per affrontare sfide quotidiane».

«E infine – conclude Parisi – il rugby, ma lo sport in generale, è sinonimo di prevenzione. Nel nostro caso dobbiamo essere molto attenti a mantenere forte la muscolatura delle spalle, che ci aiuta nei transfer quotidiani, ad esempio dalla carrozzella di tutti i giorni a quella sportiva, dalla carrozzella all’auto eccetera. Ma anche in questo caso occorre trovare la giusta misura per non strafare e generare fastidiose infiammazioni. Il fatto che i nostri allenatori abbiano una formazione sportiva specifica è sicuramente un vantaggio, uno dei tanti, insomma, che mi spinge con entusiasmo a continuare a praticare il mio sport».

Su queste parole, ci congediamo da Parisi. E mentre lui entra nello spogliatoio, noi rubiamo la sua ultima esclamazione: una squadra anche in Ticino? «Sarebbe bello. E utile!»

● ◆ Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 7 agosto 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino 13
Pagina 16 Pagina 17 Pagina 14-15 Uno scontro durante i Campionati europei di Rugby che ha visto coinvolta anche la nazionale svizzera. (Associazione Svizzera dei Paraplegici) Davide Bogiani

Dal poggio del Giübin, domina da anni

Itinerario ◆ Il resoconto di un’escursione tra nuvole e raffiche di vento favorevoli porterà anche i lettori di «Azione» fino alla capanna Campo

Il vento. A quello non avevo pensato. O meglio, avrei dovuto leggere fino in fondo il bollettino meteo mattutino. Invece mi sono lasciato lusingare da quelle «ampie schiarite e cieli tersi», che promettevano una giornata di sole dopo una movimentata notte di temporali. E non sono andato oltre. Invece, scopro ora, le previsioni parlano dell’arrivo in montagna di un forte vento da nord. E in effetti, eccolo qui, puntuale all’appuntamento.

Va be’, mi dico, il vento crea un po’ d’animazione, vivacizza l’atmosfera, genera dinamiche celesti, e vuoi vedere che, magari, questa volta mi riesce qualche foto migliore delle solite. Un cielo senza il rincorrersi delle nubi e troppo blu appiattisce l’immagine, la rende banale, come mi ripeteva sempre Luciano Paltenghi, l’amico cameraman con cui ho lavorato nell’ultimo quarto di secolo televisivo.

Poi però, dopo aver lasciato Polpiano, in Val Piumogna, dove inizia il sentiero per la capanna del Campo Tencia, mi accorgo che le raffiche confuse stanno spingendo verso sud, come solerti cani da pastore, greggi di nuvole sporche e minacciose, che vanno a sbattere contro l’alto profilo del Pizzo Forno rimanendo impigliate tra le rocce della sua cima. E lì, sembrano gonfiarsi, alimentate da nuovi vapori, e a poco a poco oscurano il sole, mentre l’aria si fa più fresca. Frugo con il pensiero nello zaino che mi porto in spalla e ci trovo solo una t-shirt di ricambio e una giac-

ca leggera leggera. Rimango però ottimista e riprendo a salire attraverso morbidi pascoli e un arioso bosco di larici, che sembrano candele accese quando il sole fa capolino tra le nuvole. Uno striscione di plastica, appeso tra due tronchi, pubblicizza il Piumogna Bar dell’Alpe di Géra, i cui edifici intravedo qui sotto immersi in un lago d’ombra.

La nuova costruzione, coraggiosa, vede la luce nel settembre del 1976 grazie all’architetto Oscar Hofmann, che progettò un edificio proiettato nei tempi moderni, ben lontano dall’immagine classica e tradizionale delle nostre capanne alpine È diventata quasi un rito, per me, l’annuale escursione alla capanna CAS del Campo Tencia. Un rito, che apre o chiude la mia estate in montagna, officiato in una cornice di maestose vette, pasture macchiettate di fiori, distese disordinate di pietre e lo scrosciare delle cascate, che scendono giù spumeggiando dai canaloni disposti a ventaglio nell’ampio anfiteatro glaciale.

È anche il piacere di ritrovare Franca e Franco, il Dema, di cui mi è giunta voce di un possibile ritiro a fine stagione, forse l’ultima della sua lunga vita di «capannaro» (vedi arti-

colo a lato). L’ho conosciuto un giorno di settembre del ’97, il Dema. Era il suo secondo anno di gestione della capanna e io ero lì con un ex guardiano, l’anziano Emilio Sartore, che mi aveva raccontato la storia del rifugio, il primo sorto sulle montagne ticinesi.

Una storia che prende avvio nel 1907, quando Remo Patocchi, delicato pittore del mondo alpino e allora presidente del CAS Ticino, lancia l’idea di una capanna e ne individua la localizzazione sul poggio del Giübin, a 2140 metri di quota.

La costruzione vuole essere la risposta a una necessità particolarmente sentita dai frequentatori della montagna, che a inizio secolo si fanno sempre più numerosi, al punto che gli alpigiani, nelle cui cascine trovavano allora rifugio e ospitalità i primi alpinisti, non possono più soddisfare le esigenze della nuova clientela.

L’11 agosto 1912, la capanna, dedicata al naturalista Luigi Lavizzari, viene inaugurata alla presenza di un centinaio di escursionisti, che assistono al suo battesimo con la rituale bottiglia di champagne spaccata contro la porta e al rilascio di un paio di piccioni viaggiatori, «che dovevano portare a Lugano i saluti e la notizia dell’inaugurazione» scrive un giornale dell’epoca, specificando «che i due alati messaggeri sono giunti a Lugano stamane alle ore 7».

Tirar su un rifugio a queste altitudini e con i mezzi dell’epoca non è cosa da poco. I sassi non mancano, ma gli altri materiali e gli attrezzi necessari arrivano quassù a dorso di mulo o caricati sul groppone di qualche povero cristo. Come quel bergamasco ingaggiato per trasportare fin qui dal piano la cucina economica, «pesava oltre cento chili – mi aveva raccontato l’ex guardiano – perché una volta le cucine non erano come quelle di adesso. Erano cucinone di ferro. È partito da Dalpe con quel peso sulle spalle, arrivato lì sotto – e mentre lo diceva l’Emilio aveva alzato lentamente il braccio per mostrarmi il punto preciso dove il poggio del Giübin va giù con un balzo di decine di metri sulla piana dell’Alpe Crozlina – il bergamasco è scivolato, e la cucina gli è partita facendo un volo fino ai piedi del dirupo. Un gran salto. È ancora lì adesso. Poi è scappato, per la paura di doverla pagare, la cucina. Se n’è andato a Fusio, in Valle Maggia. Quelli del Club alpino hanno fatto di tutto per rintracciarlo e gli hanno poi pagato quello che avevano stabilito. Povrètt !» Saranno ancora dei nerboruti bergamaschi a portare quassù, nel 1933, le pesanti travi e il materiale necessario all’ampliamento dello stabile. Una quarantina d’anni più tardi, ci si mette mano nuovamente, ma pochi mesi dopo l’edificio è distrutto da un incendio. «È bruciato un mito, si legge sull’Annuario del CAS, ma i propositi della nostra sezione faranno risorgere dalle macerie un nuovo rifugio». E così è stato.

La nuova costruzione vede la luce nel settembre del 1976. È un’opera completamente nuova, coraggiosa, quella che nasce dal progetto dell’architetto Oscar Hofmann, un edificio proiettato nei tempi moderni, ben lontano dall’immagine classica delle capanne alpine.

Intanto le dinamiche celesti so-

no dalla mia parte. La promessa di «ampie schiarite e cieli tersi», sembra stia per essere mantenuta. Dagli dagli, il vento è riuscito a sbrogliare la matassa di nubi scure, le ha strappate all’abbraccio delle cime e le ha disperse. Ora attraversano veloci l’azzurro, sempre più in alto, come bianchi uccelli migratori dalle ali effimere e sfrangiate.

Il sentiero, in parte rifatto e allargato in questo tratto, sale in un fit-

L’itinerario

Partenza: Polpiano (1366 mslm). Da Dalpe, passando da Boscobello, si sale fino a Polpiano, di là dal ponte sulla Piumogna c’è uno spiazzo dove lasciare la vettura. Si segue dapprima una strada sterrata, poi, a quota 1405 mslm, inizia il sentiero (segnalato in bianco-rosso).

Arrivo: Capanna Campo Tencia (2140 mslm)

Dislivello in salita: circa 780 m. Lunghezza del percorso: circa 6 km (solo andata)

Tempo di percorrenza: circa 2,30 / 3 ore

Difficoltà: T2

to bosco di conifere costeggiando un vivace torrente, affluente della Piumogna. A Sgnòi lo si attraversa su un ponticello di legno, per poi affrontare zigzagando un pendio piuttosto ripido e ombreggiato, che sbuca in un paesaggio completamente diverso, luminoso, stupendo e prettamente alpino. La vegetazione arborea si disperde, solo isolati drappelli di larici resistono all’altitudine e, tutt’attorno, un tappeto di rododendri fioriti. Seguono i pascoli dell’alpe Crozlina, che si allunga seguendo il corso della Piumogna, il cui canto, ora possente ora ridotto a un sussurro lontano, mi accompagna per l’intera gita.

L’impervio massiccio del Campo Tencia, che mi si para davanti sul fianco destro della valle, cade giù tra uno sfasciume di pietre e larghe chiazze di neve, graffiato dal bianco delle cascate. Scendono dal laghetto del Ghiacciaio grande di Crozlina, che, un tempo, tutt’uno con quello piccolo, formava un’unica massa glaciale, distesa come una spessa coperta dall’omonimo pizzo a quello del Campo Tencia.

Non la si vede, da quaggiù, la sua cima. La si può solo immaginare, «come si immaginano le vette – annota Plinio Grossi – dalle quali ci si

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 7 agosto 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino 14
La capanna a 2140 metri di quota; sotto, drappelli di larici e un tappeto di rododendri.

anni i pascoli e la Piumogna

Campo Tencia, la prima costruita in terra ticinese dal 1907 al 1912 quando fu inaugurata e dedicata al naturalista Luigi Lavizzari

L’ultima stagione di Franca e Dema

Per tutti è il Dema, Franco Demarchi. Fa l’architetto, l’alpinista e il custode della capanna di Campo Tencia. Anzi, azzarderei, di tutto il massiccio del Campo Tencia, perché a lui non sfugge niente e nessuno. Tiene d’occhio chi è di passaggio o è diretto in vetta, gli elargisce consigli e raccomandazioni, ne segue fin dove può la progressione e, soprattutto, si accerta che torni giù sano e salvo. Una premura che, a volte, può salvare una vita.

do diverso. Non ci puoi fare niente. È anche meno educata. E noi facciamo fatica ad accettarlo».

attende un giusto tributo a un lungo desiderio». Quel desiderio che porterà alla conquista della più alta montagna completamente in terra ticinese, con i suoi 3071 metri, da parte di un gruppo di alpinisti capeggiati da Gottlieb Samuel Studer, notaio di Langnau e cofondatore del CAS. Era il 4 agosto del 1867. Pare siano saliti proprio da qua sotto, dal Buco di Cumasna, Studer e compagni, seguendo un’ipotetica via verticale

che raggiunge la Bocchetta di Staletto, il Pizzo Penca e, da lì, il Campo Tencia. I primi alpinisti ticinesi, con Federico Balli e Antonio Zanini, conquistano invece la vetta quasi vent’anni dopo, nel 1886, provenienti dal versante della Valle Maggia.

Ora il sentiero prosegue in falsopiano attraverso i pascoli di Crozlina, che si allargano ai piedi del Poggio di Giübin, animati dallo scorrere allegro della Piumogna. E, final-

mente, lassù, incorniciata dal verde e dall’azzurro profondo del cielo, ecco la capanna.

Mentre affronto l’ultimo ripido tratto, mi chiedo se là, tra i sassi ai piedi del dirupo, ci saranno ancora i resti arrugginiti della cucina del povero bergamasco, ma ormai, nella mia immaginazione si è già intrufolato, invitante, il profumo degli gnocchi all’aglio orsino, che mi stanno aspettando all’arrivo.

È da un bel po’, che fa il capannaro, il Dema; lui e Franca, sua moglie, hanno la cultura dell’accoglienza, un dono assai raro, che ci fa e li fa star bene. «Sono qui da ventotto anni» mi dice, senza distogliere gli occhi da una multicolore insalata, che sta preparando per la cena. «Ero già stato cinque anni al Cristallina, per cui fanno trentatré per il CAS. È ora di andare in pensione. È un’esperienza che mi ha dato tantissimo. Prima di tutto la gioia di vivere parte dell’anno in questa splendida regione, purtroppo poco conosciuta». Ha ragione. Anche il panorama incorniciato dalle grandi finestre della cucina infonde un profondo senso di bellezza e serenità. «È una capanna a dimensione umana, la nostra, non c’è la grande affluenza – continua, spezzettando una mela, che aggiunge all’insalata – si può ancora avere il contatto con gli ospiti… Però in questi ventotto anni c’è stato un cambiamento radicale. Soprattutto dopo il Covid. Purtroppo, molti di coloro che frequentano la montagna hanno esigenze diverse, non hanno più la consapevolezza e la spontaneità di un tempo».

«Sapessi quello che ci chiedono –interviene Franca, con le guance arrossate per il calore del forno, da cui ha appena tolto una squisita torta sbrisolona, infilandovi uno strudel. Vogliono la Coca Cola con il ghiaccio e l’arancia… E io rispondo, vede, per l’arancia non è la stagione e il ghiaccio… di solito andiamo a prenderlo là, nel nevaio sotto la cascata, ma ora con questo caldo quando torniamo in capanna è ormai disciolto. Non capiscono che qui non possiamo avere tutto. Quello che c’è, a parte un paio di voli d’elicottero, lo portiamo su a spalle».

«Tutti vogliono una camera piccola – le fa eco il Dema – o il servizio al piano. Si lamentano perché l’acqua è fredda o perché manca l’asciugacapelli in bagno. La gente è abituata in mo-

Gli faccio notare che tutta la società è cambiata. «Sì, ma in montagna dovrebbe essere diverso. Oggi tanti suoi frequentatori non la conoscono, sono impreparati. Il CAS non dovrebbe limitarsi ai corsi di alpinismo, dovrebbe insegnare le nozioni base dell’escursionismo. Quali tipi di sentieri ci sono, come affrontarli, come valutare la meteo, come ci si comporta in capanna… insomma, le cose elementari».

Imparerebbero ad apprezzare meglio tutto quello che offre, la montagna, penso io. A trarne maggior beneficio. E tu quando hai iniziato a frequentarla? Chiedo a Franca, che è stata per anni docente di scuola d’infanzia. «A vent’anni, perché prima i miei genitori non mi lasciavano, avevano troppa paura. Però non avrei mai pensato di diventare una guardiana. All’inizio salivo per aiutare Franco, ma ne approfittavo per fare anche lunghe passeggiate. Poi, dieci anni fa, ho deciso di dividere con lui questa vita. È bello lavorare assieme. Conclude con un radioso sorriso».

«È sempre stata la mia passione, la montagna» aggiunge il Dema. «Mi ha dato tantissimo, ha forgiato il mio carattere e mi ha fatto conoscere luoghi straordinari. Grazie alla montagna ho girato il mondo. Sto bene quando sono immerso nella natura, amo essere in quota. Ora però è un po’ diverso. Quando ho iniziato come guardiano avevo più tempo, potevo andare ad arrampicare, dedicarmi ad altro. Adesso sono qui dalla mattina presto fino a tarda sera. C’è tanto lavoro e non esco dalla cucina, a parte quando devo andare a controllare l’acquedotto in caso di temporali. Questo mi pesa un po’. Per fortuna mi piace cucinare. Altrimenti penso che avrei già smesso: sentire che ci sono ospiti che vengono da Milano per mangiare i miei gnocchi all’aglio orsino mi riempie d’orgoglio. Quest’anno poi abbiamo avuto il riconoscimento di questo… come si chiama? …Swiss location Award, che premia le migliori località della Svizzera. È una bella conclusione di carriera».

Li lascio alle loro occupazioni. M’incammino accompagnato da un malinconico senso di vuoto.

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 7 agosto 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino TEMPO LIBERO 15
Prima dell’ultima salita il sentiero attraversa la Piumogna. Di fianco, da qui parte l’itinerario bianco-blu per la capanna dell’Alpe Sponda, in val Chironico. Senza Franca e il Dema, Campo Tencia non sarà più la stessa cosa.

Melanzane con salsa di pomodori e peperoni

Contorno

Ingredienti per 4 persone

2 spicchi d’aglio

2 cipolle rosse

1 peperoncino

250 g di peperoni lunghi

6 c d’olio d’oliva

600 g di pomodori, ad esempio pomodori a grappolo

4 melanzane sale

pepe

½ mazzetto d’erbe aromatiche miste, ad esempio timo, origano

1. Trita l’aglio e le cipolle.

2. Elimina i semi del peperoncino a piacere poi sminuzzalo. Dimezza i peperoni, privali dei semi e tagliali a pezzi di circa 1 centimetro.

3. Fai appassire tutto in una padella ampia nell’olio per circa 5 minuti.

4. Taglia i pomodori a cubetti e incorporali. Pratica diverse incisioni per il lungo nelle melanzane, profonde circa 1 centimetro, poi accomodale intere nella salsa.

5. Incoperchia e lascia stufare a fuoco basso per circa 60 minuti. Condisci la salsa con sale e pepe.

6. Servi le melanzane con la salsa e guarniscile con le erbe fresche.

Consiglio utile: ideali da servire con cuscus o risotto.

Preparazione: circa 15 minuti; brasatura: circa 60 minuti.

Per persona: circa 5 g di proteine, 13 g di grassi, 19 g di carboidrati, 260 kcal.

Iscriviti ora!

I membri del club Migusto ricevono gratuitamente la nuova rivista di cucina della Migros pubblicata dieci volte l’anno. migusto.migros.ch

MASSIMO RISPARMIO!

• Chiamate e SMS illimitati in Svizzera

50% DI

RIDUZIONE!

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 7 agosto 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino TEMPO LIBERO 16
MOB I LE Sulla rete Swisscom MOBILE MAXI Il tuo abbonamento MAXI ora a soli 14.50 invece di 29.– al mese.*
Maggiori informazioni su: m-budget-mobile.ch/maxi
• 4 GB di dati in Svizzera
*Promozione valida dall’1.8 al 28.8.2023. Tutte le condizioni e i dettagli relativi a quest’offerta limitata sono disponibili su m-budget-mobile.ch/maxi. Annuncio pubblicitario
Preparazione
Ingredienti

Lotta e vinci per diventare una leggenda

Videogiochi ◆ Street Fighter 6 è una vera e propria rivoluzione nel mondo dei classici giochi di combattimento

Capcom quest’anno ha proprio deciso di stupirci: dopo il grande successo del remake di Resident Evil 4, recensito nelle nostre pagine il 12 giugno, ora tocca a Street Fighter 6 dire la sua. Anticipiamo subito che Capcom è riuscita a mantenere la promessa di rilanciare questo brand regalando ai giocatori un godimento superiore all’originale.

Capcom ha introdotto nuove meccaniche di combattimento che potenziano le possibilità tattiche dei giocatori

Street Fighter 6 è il sesto capitolo della saga Capcom basata sui picchiaduro 2D che abbiamo avuto il piacere di conoscere nel lontano 1987 grazie alle mitiche sale giochi. Questa saga di videogiochi, insieme a Mortal Kombat e Tekken, è stata pioniera del genere e polo di riferimento per quasi quarant’anni, fornendo uno standard per tutti i titoli di combattimento usciti in seguito. Street Fighter 6 è finalmente riuscito a portare invece una ventata di aria fresca nel mondo dei giochi di lotta, grazie all’eccezionale lavoro di produzione che ha ripensato e rivisitato l’iconica serie, consegnando ai fan un’esperienza di gioco eccitante e innovativa.

Partiamo subito dall’aspetto più impressionante di questo titolo, il ga-

meplay. Capcom ha introdotto nuove meccaniche di combattimento che aprono una vasta gamma di possibilità tattiche per i giocatori.

Il sistema di combo è stato rinnovato, permettendo una maggiore flessibilità nel creare sequenze di attacchi devastanti. Inoltre, è stata introdotta una nuova meccanica chiamata «Breaker System» che consente ai giocatori di contrattaccare durante le combo dell’avversario, bilanciando le dinamiche di gioco e mantenendo le sfide adrenaliniche.

Un’altra nuova meccanica che abbiamo apprezzato molto è il «Drive»; con l’attivazione di questa funzione, infatti, si ha la possibilità di attivare un «Drive Parry» che blocca qualsiasi attacco del nemico a scapito della barra dell’energia, oppure un «Drive Impact» che fornisce l’opportunità di spezzare la guardia all’avversario, potendolo così attaccare con una serie di combo secondo l’energia disponibile, ciò che rende ogni singolo round del match una vera e propria partita tattica, che sollecita il giocatore a valutare bene quando è meglio attaccare o difendersi.

Il titolo di cui vi parliamo oggi, offre una vasta gamma di modalità, dalle classiche Arcade e Versus, fino a nuove modalità online che consentono ai giocatori di sfidarsi in battaglie classificate o amichevoli.

Dopo qualche ora di tutorial, abbiamo iniziato la nostra avventura

Giochi e passatempi

Cruciverba

Forse non tutti sanno che papa Adriano IV

è stato l’unico papa…

Trova il resto della frase leggendo, a cruciverba risolto, le lettere evidenziate.

(Frase: 5, 6, 2, 7, 10)

ORIZZONTALI

1. Fallita nelle proprie aspettative

6. Ultimo a Howard

9. Maggiore nell’emisfero boreale

10. Il lago di questo… si chiama anche Sebino

12. Ragazzo inglese

13. Titolo nobiliare

14. Pronome poetico

15. Le iniziali dell’attrice Theron

16. Un anagramma di tiro

17. Un liquore

18. Gaiezza, verve

19. Fiume del Kenya

online nelle battaglie amichevoli, e non possiamo negare che i primi incontri sono stati massacranti. Prima di riuscire a mettere a segno qualche combo e vincere qualche round, infatti, abbiamo incassato un sacco di botte. Detto questo, però, una volta presa famigliarità con il personaggio scelto e le sue combo, siamo scesi nella modalità classificata, dove il match-making viene fatto in base al nostro livello, dandoci l’opportunità di giocare un incontro equilibrato e divertente. In questa modalità, ogni round va letteralmente sudato come se fosse una battaglia all’ultimo sangue, dove in caso di vittoria vi verrà naturale saltare dalla sedia esultan-

do come se aveste vinto la Champions League.

Street Fighter 6 non è fatto solo di incontri di combattimento, però. Al titolo, ad esempio, è stata aggiunta anche la modalità «World Tour», una vera e propria sorta di versione carriera in cui possiamo creare il nostro avatar virtuale. Questa variante è coinvolgente, ben scritta, e porta i giocatori in un’avventura emozionante con il proprio alter ego, che sarà invitato a seguire una storia prestabilita volta a farci conoscere tutti i personaggi presenti nel gioco, i quali diventeranno i nostri maestri. Da questi maestri, infatti, avremo l’opportunità di imparare le loro mosse e combo, miglio-

rando il nostro livello durante il corso dell’avventura.

Ma parliamo ora di grafica: Street Fighter 6 utilizza lo stesso motore grafico di Resident Evil 4, e lo si nota sin dal primo istante; ambienti e figure colpiscono per la bellezza, i colori fosforescenti e la cura dei dettagli. I personaggi sono stati ridefiniti con attenzione per i particolari, che li rendono ancora più vividi e realistici. Le animazioni sono fluide e i movimenti dei combattenti appaiono più naturali che mai. Ogni scenario è un vero spettacolo visivo, con sfondi intricati e interattivi che offrono un tocco di profondità strategica alle battaglie. Stesso discorso va fatto anche per il comparto audio, dalle musiche utilizzate in base allo scenario in cui si tiene l’incontro, alla colonna sonora utilizzata quando si naviga nei menù di gioco.

In definitiva, Street Fighter 6 è una vera e propria rivoluzione nel mondo dei giochi di combattimento. Con una grafica spettacolare, un gameplay rinnovato e una vasta gamma di personaggi, il gioco è una gioia assoluta per i fan della serie e per i nuovi arrivati. Capcom ha dimostrato ancora una volta di essere un maestro nel creare esperienze coinvolgenti e appassionanti. Se sei un appassionato di giochi di combattimento, Street Fighter 6 è assolutamente da comprare. Combatti con onore, perché questo capitolo è destinato a entrare nella storia dei picchiaduro Voto 9/10

Vinci una delle 2 carte regalo da 50 franchi con il cruciverba e una carta regalo da 50 franchi con il sudoku

Soluzione della settimana precedente

SCOPRI IL PROVERBIO – Proverbio risultante:

20. Le iniziali dell’attore Salemme

22. Tra «L» e «O»

24. Hanno la criniera sulla schiena

26. Simbolo chimico dello scandio

27. Possessivo

28. Un numero

29. Sale in quota sfruttando

le correnti d’aria

VERTICALI

1. Indumento a collo alto

2. Tare… allo specchio

3. Potente allucinogeno

4. Dittongo di qualità

5. Appoggio caritatevole

6. Prima moglie di Giacobbe

7. Due vocali

8. Pizzo

11. Al contrario è una consonante

13. Fiume albanese

14. Uno in tedesco

16. Ti seguono sulla sabbia

17. Le iniziali del politico Alemanno

21. Capitale asiatica

23. Le tracce più labili

25. Preposizione

26. Un figlio di Adamo

28. Son senza cuore…

Regolamento per i concorsi a premi pubblicati su «Azione» e sul sito web www.azione.ch

I premi, tre carte regalo Migros del valore di 50 franchi, saranno sorteggiati tra i partecipanti che avranno fatto pervenire la soluzione corretta entro il venerdì seguente la pubblicazione del gioco. Partecipazione online: inserire la soluzione del cruciverba o del sudoku nell’apposito formulario pubblicato sulla pagina del sito. Partecipazione postale: la lettera o la cartolina postale che riporti la soluzione, corredata da nome, cognome, indirizzo del partecipante deve essere spedita a «Redazione Azione, Concorsi, C.P. 1055, 6901 Lugano». Non si intratterrà corrispondenza sui concorsi. Le vie legali sono escluse. Non è possibile un pagamento in contanti dei premi. I vincitori saranno avvertiti per iscritto. Partecipazione riservata esclusivamente a lettori che risiedono in Svizzera.

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 7 agosto 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino TEMPO LIBERO 17
BUON FALEGNAME
POCHI TRUCIOLI B U S T O A N F O R A A L E A A G E N Z I A M C D E F I S I O B E I G E A S S O P I R A N S T O P C H N A A R I A O L I O I A M E N S T A M E R U N O C I B O N C A L E N D E M E S I A M E D E O R E L A X 2 3 5 6 8 1 4 7 9 1 8 6 9 7 4 5 3 2 7 4 9 3 5 2 6 1 8 9 1 4 2 3 7 8 6 5 6 2 7 5 1 8 3 9 4 3 5 8 4 6 9 7 2 1 4 9 3 8 2 6 1 5 7 5 7 2 1 4 3 9 8 6 8 6 1 7 9 5 2 4 3
FA
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 Sudoku Scoprite i 3 numeri corretti da inserire nelle caselle colorate. 8 1 9 6 2 4 5 7 6 1 4 9 7 5 8 2 9 4 1 3 7 2 6 5 3
MONDO MIGROS
Scoprite l’intera gamma Manhattan in azione
Pink Up Your Look!

ATTUALITÀ

La rinascita del Kashmir

Reportage dalla regione che per anni si è ridotta ad essere un’area contesa, una mera questione geopolitica, anche a causa del terrorismo «telecomandato» dal Pakistan

Sulla tassazione del valore locativo

Il sistema attualmente in vigore in Svizzera penalizza i proprietari di immobili ma la politica non riesce a trovare un accordo per uscire dall’impasse

Perché il golpe in Niger inquieta l’Occidente

L’analisi ◆ Il Paese africano era il perno di operazioni anti-jihadismo. A preoccupare è anche l’influenza russa sul Continente

Minaccia islamista e minaccia russa si mescolano nel fare del colpo di Stato militare in Niger un evento che l’Occidente segue con più attenzione del solito. I golpe non sono proprio una novità in quella parte del mondo. Quelli precedenti che hanno avuto luogo nel Burkina Faso e nel Mali non sembrano aver scosso altrettanto. Nel Sudan continua la guerra tra due fazioni armate, anche in quel caso con scarsa visibilità nel resto del mondo. Il Niger, almeno nei primi giorni dopo la deposizione del presidente Mohamed Bazoum e l’evacuazione di molti francesi e italiani, ha avuto una visibilità particolare. Ci sono varie spiegazioni, oltre all’uranio del Niger che alimenta le centrali nucleari francesi, le quali forniscono energia elettrica anche ad altri Paesi europei.

Nei Paesi del Sahel le milizie terroriste del fondamentalismo islamico hanno fatto 42’000 morti negli ultimi dieci anni

Non molto tempo addietro il segretario di Stato USA, Antony Blinken, aveva esaltato proprio il Niger come un modello di transizione pacifica verso la democrazia. La presenza militare francese in quel Paese è ben nota, ed è un magnete per l’ostilità di una parte della popolazione oltre che degli stessi militari golpisti. Ma il Niger ospita anche mille soldati americani (e non solo). Il contingente USA

è lì soprattutto per addestrare le forze armate locali a combattere le milizie jihadiste. ISIS e Al Qaeda sono state indebolite in altre parti del mondo; nel Sahel invece la loro forza e diffusione sono in aumento. Nei

Paesi del Sahel le milizie terroriste del fondamentalismo islamico hanno fatto 42’000 morti negli ultimi dieci anni. Per gli Stati Uniti il Niger era diventato il perno di operazioni anti-jihad, e anche un’oasi filo-americana in mezzo a tanti Paesi scivolati nell’orbita d’influenza della Russia, o quantomeno dei mercenari del Gruppo Wagner. Ora l’aiuto militare americano diventa controverso. Anche se il golpe nel Niger non è stato realizzato dalle forze armate regolari – quelle che ricevono l’addestramento americano e francese – bensì dalla guardia presidenziale che avrebbe dovuto proteggere Bazoum, tuttavia una legge del Congresso americana vieta gli aiuti militari a Paesi dove siano avvenuti colpi di Stato. In circostanze eccezionali la Casa Bianca può aggirare quel veto: lo ha fatto con l’Egitto di al-Sisi al quale continua a fornire armi e assistenza.

America, Russia, Francia, non sono gli unici attori e forse neanche i più

rilevanti in quell’area. I Paesi vicini temono il contagio perché il jihadismo dilaga ben oltre il Sahel. Il caso più importante è la Nigeria. La prima Nazione africana per popolazione e per PIL, da anni è alle prese con gli islamisti di Boko Haram e altre milizie di fondamentalisti musulmani. La Nigeria è anche sensibile alla pericolosità dei colpi di Stato perché la sua storia dall’indipendenza in poi ha visto un’alternanza di giunte militari e di Governi democratici. L’attuale presidente della Nigeria, Bola Tinubu, fu incarcerato dall’esercito. Tinubu è anche presidente di turno dell’Ecowas, la Comunità economica dell’Africa occidentale. Ha guidato l’Ecowas in una dura condanna contro il golpe del Niger, assortita da sanzioni e da una minaccia d’intervento militare. Ci sono le premesse per un allargamento della crisi. Un intervento di Ecowas, con la spedizione di una forza multilaterale nel Niger incaricata di ripristinare il legittimo governo di Bazoum, è stato definito come un atto ostile da Paesi vicini che sono già dittature militari: Mali, Burkina Faso, Guinea. Una regionalizzazione del conflitto darebbe luogo a una guerra tra re-

gimi contrapposti: democrazie civili contro despoti in divisa. Consacrerebbe anche un nuovo ruolo dell’Ecowas, di cui si sono viste le premesse negli anni scorsi. Questa Comunità economica in passato è riuscita a ribaltare dei colpi di Stato militari in Gambia, Guinea e Sao Tomé. Se riuscisse a intervenire in modo efficace anche nel Niger, la sua statura internazionale ne sarebbe esaltata insieme con il protagonismo degli africani.

Il ruolo del Gruppo Wagner in Africa è sorprendente, alla luce dei rovesci che ha subito in Ucraina e in Russia. La vicenda ancora recente dell’insubordinazione contro Putin rimane piena di ambiguità e di ombre; induce alla cautela prima di equiparare i successi di Wagner in Africa a una solida ripresa d’influenza di Mosca nel Continente nero. Un altro precedente che suggerisce prudenza è il flop del vertice Russia-Africa che si teneva a San Pietroburgo (la città di Putin) nel giorno stesso del golpe in Niger. A quel summit, preparato con cura e annunciato con grande enfasi per smentire l’isolamento internazionale della Russia, si sono presentati solo 16 capi di Stato africani, cioè me-

no della metà rispetto ai 43 che parteciparono al primo vertice con questo formato che si tenne a Sochi nel 2019.

Altri dieci Paesi hanno declassato la propria partecipazione mandando a San Pietroburgo i loro primi ministri; ma anche aggiungendovi questi il totale rimane molto al di sotto rispetto a quattro anni fa.

I Governi del Grande Sud sono sensibili alla propaganda russo-cinese che denuncia i vizi neo-colonialisti e imperialisti dell’Occidente; però sono anche sensibili ai numeri. E i numeri dicono che la Russia in Africa è un partner economico irrilevante. Al summit del 2019 Putin si impegnò a espandere il commercio con l’Africa fino a raggiungere più del doppio del livello di partenza, portandolo in cinque anni da 16,8 a quasi 40 miliardi di dollari. Secondo i dati dell’agenzia di stampa ufficiale Tass, che attinge al ministero del commercio estero russo, nel 2021 l’interscambio con l’Africa era salito pochissimo, a 17,7 miliardi, per lo più concentrato su armi e grano. Per capire la modesta entità di queste cifre bisogna paragonarle all’interscambio tra l’Unione europea e l’Africa che è di 295 miliardi di dol-

lari annui, a quello tra Cina e Africa a quota 254 miliardi, infine a quello degli Stati Uniti pari a 83,7 miliardi. Come donatore di aiuti umanitari la Russia è tra i più avari del mondo. Riesce a essere meno generosa di Paesi molto più poveri. Le donazioni fatte da Mosca al World Food Program, l’agenzia ONU che combatte la fame nel mondo, sono state di soli 6,5 milioni di dollari quest’anno cioè inferiori a quanto hanno donato l’Honduras, la Guinea Bissau e il Sud Sudan. Dato che la Russia ha un peso economico minuscolo, sia nel commercio che negli investimenti, in passato aveva compensato quella debolezza con la sua presenza militare. Come security provider, cioè come fornitore di sicurezza armata a questo o quel Governo africano, Putin ha offerto i propri servizi di protezione prevalentemente attraverso il Gruppo Wagner. In Africa i mercenari agli ordini di Prigozhin non possono esibire un bilancio positivo nella lotta contro la jihad. Però puntellano regimi militari, assetati di ricchezze. L’uranio del Niger (7% del totale mondiale) è il bottino che potrebbero spartirsi i golpisti e i loro protettori esterni.

● ◆ Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 7 agosto 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino 19
Alcuni sostenitori della nuova giunta politica issano una bandiera russa a Niamey, Niger. (Keystone)
Pagina 23 Pagine 20 e 21
Federico Rampini

Il Kashmir può tornare ad essere la

Il reportage ◆ La rigogliosa regione tra India e Pakistan per anni è stata solamente un’area contesa, una mera questione geopolitica, anche a

C’era una volta la «Svizzera dell’Asia», meta privilegiata di troupe di Bollywood, di sciatori e vacanzieri estivi in cerca di sollievo dalle torride estati asiatiche, dentro valli verdissime punteggiate da laghi e corsi d’acqua, profumate di zafferano e mele, con distese di fiori, villaggi e villaggetti costruiti prevalentemente di mattoni rossi. Il Kashmir, regione tra India e Pakistan da sempre amata da re e imperatori Moghul che hanno riempito Srinagar, la capitale, di meravigliosi giardini. Il Kashmir degli hippy e dei pellegrini, dei poeti e dei viaggiatori. Quello cantato in innumerevoli sonetti, quello delle shikara (le barche locali) e delle house boat sul Lago Dal, dei sufi e della cosiddetta tomba di Cristo che era diventata una meta piuttosto popolare grazie a un famoso e ormai dimenticato libro (leggi box in basso).

Per tanto, troppo, tempo ci sono stati solo gli anni di piombo. Quelli in cui quando arrivavi a Srinagar arrivavi in una zona di guerra

C’era una volta il Kashmir, che poi è scomparso da mappe di viaggio e dalla memoria collettiva, ridotto per anni, anche grazie al terrorismo «telecomandato» dal Pakistan, soltanto a una mera questione geopolitica o a una «regione contesa». Contesa nata all’indomani della divisione tra India e Pakistan (1947), quando agli Stati autonomi era stata data la scelta tra le due Nazioni nascenti. Il maharaja Hari Singh, di religione hindu che governava uno Stato a maggioranza musulmana, aveva deciso per l’annessione all’India. Subito do-

po il Pakistan invadeva il Kashmir conquistandone una buona parte. Immediatamente un contingente di truppe pakistane attraversò il confine con l’intento di annettere con la forza il territorio al neonato Stato islamico. Scoppiava così il primo conflitto indo-pakistano per la sovranità sul territorio del Kashmir, e si apriva uno dei conflitti più sanguinosi e duraturi della storia.

Il cessate-il-fuoco imposto dalle Nazioni Unite nel 1948 riusciva a bloccare il primo conflitto imponendo la «linea di controllo», ordinando al Pakistan di ritirare le truppe dalle zone che aveva occupato e all’India di indire un referendum di autodeterminazione. Il Pakistan però non si ritirava dalle posizioni conquistate: si annetteva invece anche i distretti del Gilgit e del Baltisan creando così il cosiddetto Azad Kashmir, cedendo anche un ulteriore frammento di Kashmir alla Cina. Da allora, India e Pakistan hanno combattuto tre guerre oltre al «conflitto di Kargil», una guerra non dichiarata. Srinagar e dintorni sono diventati terreno permanente di guerriglia e di scontri. Al tempo, su richiesta indiana, l’ONU aveva emesso una risoluzione, decretando che ai kashmiri fosse data la possibilità di decidere del loro destino. La risoluzione non è mai stata messa in atto perché il Pakistan, dopo aver venduto alla Cina un pezzo di Kashmir e dopo aver creato il Gilgit-Baltisan, si rifiutava di ritirarsi dai territori occupati. Secondo Islamabad, la regione contesa è soltanto quella appartenente all’India, nonostante la risoluzione stabilisca chiaramente come condizione preliminare per l’implementazione del referendum il ritiro delle truppe pakistane e l’obbligo, per l’India, di te-

nere sul territorio le truppe necessarie a mantenere legge e ordine.

Ma sul Kashmir, il Pakistan, praticamente da sempre basa gran parte della sua politica estera. E la narrativa pakistana, grazie all’incessante attività di relazioni pubbliche dell’esercito, è quella dominante. Così si percepisce la regione come un paradiso perduto di abitanti di religione musulmana. Errore: il Ladakh, che da anni chiedeva di essere separato dal Jammu and Kashmir (J&K), è di religione prevalentemente buddista. Jammu, parte del J&K, era di religione induista: era, prima che i cosiddetti Kashmiri Pandits subissero negli anni Ottanta un’atroce pulizia etnica da parte dei loro vicini di casa e fossero costretti a emigrare. E dunque per tanto, troppo, tempo ci sono stati solo gli anni di piombo. Quelli in cui quando arrivavi a Srinagar arrivavi in una zona di guerra, in cui grazie al frequente coprifuoco le scuole rimanevano chiuse per la maggior parte dell’anno. In cui fiorivano le madrase (scuole islamiche) integraliste finanziate da pakistani e sauditi, giorni in cui i terroristi prelevavano uomini e ragazzi per costringerli a combattere contro «l’India». Giorni bui in cui si tirava vernice e a volte acido in faccia alle ragazze per costringerle a portare l’hijab integrale, in cui sono stati chiusi cinema e teatri, i musicisti sono stati fatti oggetto di minacce e violenze, biblioteche, librerie e gallerie d’arte sono state sbarrate. E Srinagar e tutto il Kashmir, sono stati tagliati fuori dallo sviluppo e dal mondo, risucchiati dentro a una spirale nera di integralismo, violenza, rabbia, repressione.

L’aeroporto ora è di nuovo stracolmo di gente, turisti e pellegrini; la capitale è tirata a lucido, sembra che gli anni di piombo non siano mai esistiti

Ma i cartelli sono sempre là, sempre in piedi ad aspettare un tempo migliore, che sembra essere arrivato. I manifesti che ti danno il benvenuto nel «Paradiso in terra» e che finalmente, dopo tanti anni, non suonano più ironici. L’aeroporto, adesso, è di nuovo stracolmo di gente – turisti e pellegrini – e rimangono ancora cartelli e percorsi che auguravano un buon soggiorno ai ministri del Turismo convenuti a Srinagar, in maggio, per il G20. La capitale è tirata a lucido; sembra che gli anni di piombo non siano mai esistiti. Ragazzi e ragazze, studenti e studentesse affollano le strade della capitale. Intorno al Lago Dal, finalmente di nuovo pieno di shikara magnifiche e cariche di turisti, sono fioriti affollatissimi ristorantini di strada dove la sera si fa la locale versione del barbecue. Ci sono ristoranti e alberghi eleganti, strade e mercati sono curati e rimessi a nuovo. Per strada, le ragazze con l’hijab si mescolano a quelle in jeans e a testa scoperta, alle madri con un velo di chiffon in testa e alle nonne che indossano ancora il tradizionale abito delle donne kashmire e, come racconta una studentessa locale, in barba alla morale diventata più rigida e bigotta negli anni di piombo, continuano a fumare beatamente la tradizionale hookah (narghilè). «Non è facile»

Gesù visse in India?

Secondo Holger Kersten – autore di Jesus Lived in India: His Unknown

Life Before and After the Crucifixion ovvero Gesù visse in India: la sua vita sconosciuta prima e dopo la crocifissione (1983) – Gesù ha appunto vissuto in India, dove è morto in tarda età. Lo scrittore tedesco di miti, leggende, religioni e argomenti esoterici – attraverso il libro citato – porta il lettore in tutti i luoghi in un qualche modo collegati con Gesù in Israele, Medio Oriente, Afghanistan e India. Dopo avere parlato di antichi legami fra gli israeliti e l’Oriente, Kersten giunge alle seguenti conclusioni: da giovane Gesù ha seguito l’antica Via della seta fino all’India, dove ha studiato i Veda, il Buddhismo ed è diventato un maestro spirituale. Secondo l’autore, Gesù è anche sopravvissuto alla crocifissione ed è poi tornato in India, dove è morto in età avanzata; è stato sepolto a Srinagar, la capitale del Kashmir, dove ha continuato a essere onorato come un uomo santo. Le opinioni di Kersten non hanno ricevuto sostegno da parte della comunità di teologi e studiosi, ma i suoi libri sono stati tradotti in numerose lingue e hanno avuto un notevole successo di pubblico. / Red.

racconta Farah, che gestisce assieme a due delle sue sorelle un minuscolo negozio sulla via verso Gulmarg (J&K). «Ma adesso tutte le ragazze dei dintorni sanno che è possibile. È di nuovo possibile che tre ragazze, senza la sorveglianza o la “protezione” di un padre o di un fratello, tengano in piedi un’attività aperta al pubblico. E perdipiù godendo del sostegno e del supporto di tutta la comunità locale». D’altra parte, l’aria di cambiamento si respira ormai dappertutto. Anche fuori dalla capitale, anche in quei posti i cui nomi, per troppi anni, sono finiti sui giornali soltanto per via di attentati o massacri più o meno sanguinosi.

Baramulla è uno di questi. «Guardati intorno», dice Touseef Mehraj Raina, il sindaco della città. «Guarda questo ristorante, guarda il caffè vicino. Ragazzi e ragazze insieme, prima era impensabile. Prima uscire di casa era difficile, la gente aveva paura di uscire, paura di parlare. Paura dei terroristi o di essere scambiata per fiancheggiatrice di terroristi. Adesso è un altro mondo». Da quando, il 5 agosto 2019, il governo di Delhi, con quello che è stato definito un colpo di mano costituzionale, ha sparigliato le carte in tavola e ha decretato la fine dello Stato autonomo del Jammu&Kashmir, creando al suo posto due Territori dell’Unione: il Kashmir e il Ladakh. Il decreto presi-

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 7 agosto 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino 20

la «Svizzera dell’Asia»

causa del terrorismo «telecomandato» dal Pakistan. Segnali della sua rinascita sono oggi ben visibili, ve li raccontiamo

C’è vita sul Lago Dal. Sotto: Farah gestisce un negozietto sulla strada verso Gulmarg. A pag. 20: istantanee da Srinagar. A destra: Gulmarg.

denziale che metteva fine all’esistenza dello Stato non aboliva, come è stato erroneamente detto, l’articolo transitorio della Costituzione indiana 370 che sanciva l’autonomia del J&K: decretava invece la nascita dei due nuovi territori proprio in virtù dei poteri attribuiti dall’articolo 370. Il decreto

ha portato anche all’abolizione di altri articoli transitori indecenti, come la proibizione, per le donne kashmire che si sposavano al di fuori dello Stato, di mantenere proprietà di famiglia. Ma, soprattutto, ha di fatto abolito lo status di «regione contesa» e ha spazzato via una classe politica con-

nivente e corrotta lasciando spazio a giovani come Touseef, cresciuti negli anni di piombo. Giovani che portano dentro le ferite e le cicatrici di quegli anni. A cui non importa nulla di terrorismo, di lotte per l’indipendenza o del Pakistan, ma che vogliono lavoro, sviluppo, Internet, musica e teatri.

L’antidoto contro l’odio

Cambiamenti ◆ La prosperità è il modo migliore per togliere potere ai fondamentalisti

La stessa aria si respira più in là, a Gulmarg, la «Valle dei fiori», 180 chilometri quadrati di riserva naturale protetta, un campo da golf, una seggiovia e, d’inverno, 25 chilometri di piste da sci e da snowboard. La «Svizzera dell’Asia», appunto. Dove si rifugiava spesso Indira Gandhi, dove tra spettacolari distese di fiori e prati che si perdono a vista d’occhio, coppiette, famigliole e bambini fanno colazione al sacco o si prenotano per una passeggiata a cavallo. Gli alberghi, anche quelli più cari, sono tutti strapieni, i ristoranti straripano di gente. Turisti sofisticati e «occidentalizzati» si mescolano ai bimbi di una madrasa in gita scolastica. E anche andando a sud, nella «famigerata» valle di Srinagar, lungo l’autostrada che collega Srinagar a Jammu, la situazione non cambia. Qui ci sono ancora posti di blocco, è vero, e c’è l’esercito che pattuglia le strade. Principalmente perché è la stagione dell’Amarnath Yatra, il pellegrinaggio induista che, dal campo base di Pahalgam arriva fino a una grotta situata a quasi quattromila metri in cui si trova uno Shiva Lingam (il fallo di Shiva) di ghiaccio. Bisognerebbe farlo a piedi, ma adesso c’è anche un servizio di elicotteri che porta i più pigri a destinazione. Negli anni bui, il «tiro al pellegrino» era uno degli sport prediletti di jihadisti assortiti, e la guardia rimane ancora alta. Anche qui, però, ti accorgi che l’aria è cambiata. È cambiata la percezione della gente nei confronti dei soldati, visti adesso come protettori più che invasori. E anche qui, lungo la strada, è tutto un fiorire di ristoranti, punti di ristoro, alberghetti, piccoli caffè in riva al fiume. Alcuni eleganti, altri meno. E gli uomini che vedi fermi sul ciglio della strada non hanno lo sguardo torvo di un tempo, ma vendono succo di mele e frutta locale. Il ritrovato benessere

ha cambiato le cose più di una bacchetta magica. I negozi degli artigiani, quelli che producono pashmina, scialli ricamati o oggetti di cartapesta laccati e dipinti, sono di nuovo stracolmi. Così come le botteghe degli scultori di tralicci, pareti e mobili di legno, altra attività tipica. Si producono, e si esportano, mele e zafferano, lavanda e attrezzature da cricket, castagne, mandorle, pesche e ciliegie. E pian piano si fanno avanti gli investitori esteri, a cominciare dagli Emirati Arabi che stanno costruendo un grande centro commerciale di lusso a Srinagar e non finanziando le solite madrase.

Negli anni bui, il «tiro al pellegrino» era uno degli sport prediletti di terroristi assortiti, e la guardia rimane ancora alta

«Se continua così», racconta il dirigente di una ONG locale, «vedrete un altro Kashmir, un Kashmir che fino a poco tempo fa sembrava impossibile anche sognare». Dove sono sparite dai muri le scritte d’odio, sostituite da inviti a rispettare l’ambiente e da un servizio di bike sharing: «Burn fat, not fuel» (brucia grassi, non carburante). La verità è che la prosperità, e finalmente il Governo indiano lo ha capito, è il modo migliore per togliere terreno sotto ai piedi a militanti e guerriglieri vari, che hanno fatto proseliti tra i giovani soltanto perché, letteralmente, non c’era niente altro da fare: niente concerti, niente musica, niente cinema, niente sport, niente futuro o prospettive. A Srinagar e dintorni, in realtà, i sostenitori della jihad sono sempre stati una sparuta minoranza. Gli altri vogliono solo normalità. E che il Kashmir torni finalmente a essere la «Svizzera dell’Asia».

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 7 agosto 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino ATTUALITÀ 21
Da questa offerta sono esclusi gli articoli già ridotti. Offerta valida dall’8.8 al 21.8.2023, fino a esaurimento dello stock.
i gustosi
Provali subito e approfitta di punti Cumulus moltiplicati per 20. 5.10 Noci di anacardi tostate Sun Queen 200 g 20x CUMULUS Novità
Novità:
anacardi tostati

Imposizione del valore locativo: la discussione continua

Svizzera ◆ L’attuale sistema penalizza i proprietari di immobili ma la politica non riesce a trovare un accordo per uscire dall’impasse

Durante la sessione dello scorso giugno delle Camere federali è tornata alla ribalta, ancora una volta, la questione della tassazione del «valore locativo». Per valore locativo s’intende il reddito fittizio per il quale il proprietario di un’abitazione da lui usata (per viverci o anche per trascorrervi le vacanze) deve pagare un’imposta sul reddito. Questo reddito viene calcolato in base al valore dell’abitazione e degli affitti dovuti per abitazioni analoghe nella stessa regione, di regola nella misura del 60-70 per cento.

Da tempo si pensa che questa «anomalia» dovrebbe trovare una soluzione adeguata, ma la questione si è sempre fermata a livello di discussione, la quale vede opporsi da un lato chi non ritiene giusto tassare un reddito che in realtà non esiste. Mentre dall’altro c’è chi vuole imporre un’imposta al privilegio di non dover pagare un affitto per l’abitazione.

C’è chi non ritiene giusto tassare un reddito che in realtà non esiste e chi vuole imporre un’imposta al privilegio di non dover pagare un affitto

I termini della questione non si riducono però a questa dicotomia poiché, in realtà, chi possiede un’abitazione può dedurre dal reddito imponibile le spese per eventuali debiti ipotecari (anche per questo molto diffusi in Svizzera) e quelle per la manutenzione dell’edificio.

Da anni questi temi suscitano diatribe con varie sfaccettature. Ne parlavamo già due anni fa (vedi «Azione» del 27 settembre 2021), quando il Consiglio degli Stati aveva accettato un’iniziativa che chiedeva l’abolizione del valore locativo, con alcune correzioni. Una di queste – forse la più importante – era la facoltà di non abolire la pratica del «valore locativo» per la casa di vacanza. Questo per non privare di un’importante fonte di reddito i Cantoni e i Comuni turistici, spesso situati in zone con redditi modesti.

Il Consiglio Nazionale sembra però restare ancorato al principio di un’abolizione pura e semplice del valore locativo, con alcuni correttivi. Qui comunque le due Camere non sono d’accordo. Il Nazionale vorrebbe permettere ai proprietari di dedurre gli interessi ipotecari nella misura del 40 per cento del reddito locativo, mentre gli Stati vorrebbero una percentuale del 70 per cento. Limiti vengono posti dalle due Camere per i nuovi proprietari, limitando la deduzione a 10’000 franchi per il primo anno per le coppie e 5000 franchi per le persone singole. Dovrebbero invece cadere le deduzioni per spese di manutenzione.

Tutti riconoscono che l’attuale sistema penalizza i proprietari, soprattutto quelli che negli anni (spesso pensionati) hanno ammortizzato il loro debito ipotecario. A sottolineare la delicatezza del tema contribuiscono oggi gli aumenti dei tassi ipotecari che potranno essere dedotti in misura limitata, il che farebbe aumentare la tassazione normale dei proprietari.

Gli esperti immobiliari della Wuest

Partner citano l’esempio seguente: una giovane famiglia acquista una casa a 980’000 franchi, finanziata per il 75 per cento con un’ipoteca. Sopprimendo il valore locativo e limitando la deduzione degli interessi, alla coppia giovane con doppio reddito un tasso d’interesse del 4 per cento provocherebbe maggiori costi per 1143 franchi. Solo con un tasso ipotecario al 2 per cento potrebbe risparmiare

Quei tassi in costante aumento

A fine giugno la Banca Nazionale Svizzera (BNS) ha aumentato il tasso di interesse di riferimento di 25 punti base, portandolo all’1,75 per cento. Si tratta del quinto incremento deciso per contrastare l’inflazione dal luglio dello scorso anno. Gli analisti se lo aspettavano.

Dopo aver mantenuto il tasso di riferimento fermo per oltre sette anni, la Banca Nazionale Svizzera aveva effettuato la prima stretta di 0,5 punti (da -0,75 per cento a -0,25 per cento) il 16 giugno 2022, quando si era mossa a sorpresa prima della Banca Centrale Europea. Un secondo rialzo si era verificato il 22 settembre e aveva segnato la fine dell’epoca degli interes -

si negativi, con il passaggio del tasso guida dal -0,25 per cento al +0,50 per cento. Il terzo passo (da 0,50 per cento a 1 per cento) è arrivato il 15 dicembre e il 23 marzo era giunto il quarto intervento verso l’alto (da 1 per cento a 1,50 per cento). In futuro – sostengono gli esperti – c'è un'elevata probabilità di nuovi incrementi. In Svizzera è cresciuto anche il tasso ipotecario di riferimento (indicatore che serve a determinare le pigioni degli appartamenti in affitto). Il primo giugno 2023 è infatti aumentato dall’1,25 all’1,50 per cento. Se l’affitto attuale si basa su un tasso ipotecario di riferimento dell’1,25, il proprietario può aumentarlo del 3 per cento. (Red.)

381 franchi. La famiglia è in ogni caso penalizzata dalla limitazione delle deduzioni e dal conseguente aumento dell’imposta sul reddito. Il cambiamento premierebbe, però, il pensionato singolo con reddito modesto per 743 franchi con interesse al 3 per cento e per 972 franchi con interesse al 2 per cento. Il calcolo effettuato a suo tempo con tassi d’interesse bassi avrebbe fatto prevedere una perdita di entrate per l’ente pubblico di 1,9 miliardi di franchi all’anno. A partire da tassi d’interesse dal 3 per cento al 3,5 per cento, le perdite si annullerebbero. Ciò permette a questo punto di dire che, se la riforma costa poco o nulla allo Stato, non favorisce, però, nemmeno i proprietari di casa e coloro che vogliono diventarlo. Ma c’è anche un altro aspetto da considerare e cioè che, con la tendenza all’aumento dei tassi d’interesse, si ripropone il dilemma fra proprietà e locazione. La scelta diventa più difficile dal momento che la proprietà rischia di costare più dell’affitto.

Ci sono, poi, notevoli differenze fra chi si indebita molto e chi, invece, ha ammortizzato il suo debito. Ancora una volta, si costata che, a un tasso d’interesse del 3 per cento, la riforma potrebbe favorire l’insieme dei proprietari, rispetto al sistema attual-

mente applicato. Essa favorirebbe anche quei proprietari (in maggioranza pensionati) che hanno ridotto il loro debito ipotecario almeno al 50 per cento e che, con il sistema attuale, vedono aumentare il loro onere fiscale. Uno dei vantaggi sociali della riforma potrebbe essere visto nel fatto che contribuirebbe alla stabilità del mercato immobiliare, favorendo l’ammortamento delle ipoteche.

Gli aumenti dei tassi ipotecari potranno essere dedotti in misura limitata, il che farebbe aumentare la tassazione normale dei proprietari

Molto dipende, però, dall’andamento dei tassi d’interesse. Un loro aumento favorirebbe le entrate dello Stato, dato che le deduzioni sono comunque limitate. Vi è però anche chi teme che la mancata deduzione delle spese di manutenzione possa avere effetti negativi sulle imprese dell’artigianato edile, oggi molto impegnate. Timori e speranze che possono aver influito sulla lunghezza delle discussioni che finora non hanno permesso di trovare una soluzione che possa accontentare almeno la maggior parte degli interessati.

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 7 agosto 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino ATTUALITÀ 23 3 notti con mezza pensione Entrata ai bagni termali della “Leukerbad-Therme” con sauna e bagno turco compreso. Accesso libero alla teleferica della Gemmi, Leukerbad Card Plus Fr. 415.- per persona T 027 472 70 70 info@alpenblick-leukerbad.ch alpenblick-leukerbad.ch LEUKERBAD Offerta speciale Bagni 2023 5 notti con mezza pensione Entrata ai bagni termali della “Leukerbad-Therme” con sauna e bagno turco compreso. Accesso libero alla teleferica della Gemmi, Leukerbad Card Plus Fr. 685.- per persona 7 notti con mezza pensione Entrata ai bagni termali della “Leukerbad-Therme” con sauna e bagno turco compreso. Accesso libero alla teleferica della Gemmi, Leukerbad Card Plus Fr. 931.- per persona Supplemento per camera singola Fr. 10.- al giorno su tutte le offerte. La piscina termale alpina più grande d’Europa è a vostra disposizione a partire dalle 12:00 del vostro giorno d’arrivo. alleAccanto terme Leukerbaddi Annuncio pubblicitario
Keystone

Disturbi del sonno? Ecco cosa aiuta davvero

In Svizzera, una buona parte della popolazione soffre di disturbi del sonno. Sono molti i medicinali che promettono una soluzione, ma è importante scegliere quello giusto. Per contrastare il problema sul lungo periodo, infatti, le persone affette da disturbi del sonno devono affidarsi a un farmaco adatto e ben tollerato. A tale scopo, sono disponibili in commercio farmaci a base di sostanze vegetali come Baldriparan – Per la notte. E questo è solo uno dei motivi per cui già diverse persone in farmacia chiedono di Baldriparan, disponibile senza ricetta.

Aiuto comprovato in caso di disturbi del sonno

Da lungo tempo, ai farmaci fitoterapeutici a base di valeriana è stato

attribuito un effetto positivo contro i disturbi del sonno. In simili medicinali è la quantità di questo principio attivo a fare la differenza. Baldriparan contiene un pregiato estratto di radice di valeriana, il cui supporto in caso di disturbi del sonno è stato comprovato. Questo estratto favorisce inoltre il sonno.

Per addormentarsi rilassati e svegliarsi riposati

Un riposo rigenerante è alla base di buone capacità fisiche e mentali. Chi dorme bene, il giorno dopo si sente più in forma e riposato. Per raggiungere questa condizione è necessario che la fase di sonno profondo sia lunga a sufficienza. La par­

Scopri la Svizzera in tutta comodità con il metà-prezzo di prova.

Cogli l’occasione: utilizza il buono entro il 2 ottobre e viaggia in tutta la Svizzera per due mesi con il metà-prezzo di prova.

ticolarità di Baldriparan consiste nel mantenere il ciclo naturale del sonno e nel preservare la fase di sonno profondo. In questo modo, questo farmaco a base di sostanze vegetali permette di iniziare la giornata ben riposati. Un altro consiglio: la calma e il rilassamento aiutano il tuo corpo a prepararsi al  sonno.

L'estratto

di valeriana contenuto in Baldriparan

favorisce il sonno preserva la fase di sonno profondo

Biglietto per la farmacia:

Baldriparan

Per la notte (Codice farmaceutico 2347073)

Utilizzabile dal 7 agosto al 2 ottobre 2023 in un punto vendita servito dei trasporti pubblici per l’acquisto di un metà-prezzo di prova della durata di 2 mesi al prezzo di 33 franchi per gli adulti e 19 franchi per i giovani fi no a 25 anni. Puoi scegliere liberamente il primo giorno di validità dell’abbonamento durante questo periodo. Carica il metà-prezzo di prova sullo SwissPass: porta con te un documento d’identità uffi ciale valido e una fototessera (stampata su carta fotografi ca o in formato digitale sul tuo smartphone) o il tuo SwissPass. Alla scadenza del metà-prezzo di prova, acquistando direttamente un abbonamento metà-prezzo annuale sarà detratto l’importo di 33 franchi (adulti) o 19 franchi (giovani fi no a 25 anni). L’off erta è valida solo per persone domiciliate in Svizzera o in un Paese confi nante.

Codice articolo: 58272 Codice ordine: MMA23 METÀ-PREZZO DI PROVA ADULTI VALIDO 2 MESI CHF 33.–METÀ-PREZZO DI PROVA GIOVANI FINO A 25 ANNI VALIDO 2 MESI CHF 19.–
Future Health Pharma
GmbH, Wetzikon
• Baldriparan «Per la notte» è un medicamento fitoterapeutico da utilizzare in caso di difficoltà di addormentamento di origine nervosa. • È un medicamento omologato. Leggere il foglietto illustrativo.
Publireportage

ECCO COME FUNZIONA L’APERITIVO ITALIANO

Sole e caldo fanno venire voglia di un aperitivo e di una Birra Moretti Zero fresca. La lager con lo 0,0% di alcol offre pura freschezza grazie alla sua leggerezza, all’aroma di frutti gialli e al retrogusto di limone. Questo rende la birra italiana non solo il dissetante ideale, ma anche l’accompagnamento perfetto per il cibo. Salute!

SPUNTINI MEDITERRANEI

Per le bruschette, un classico dell’aperitivo italiano, occorrono pomodori a cubetti, basilico, olio d’oliva e aglio su fette di pane bianco croccante. Puoi dare un tocco in più spalmando il pesto sul pane abbrustolito.

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 7 agosto 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino MONDO MIGROS 25
Immagine: Migusto
Birra Moretti Zero analcolica 330 ml Fr. 1.65

Estate, sole, divertimento in acqua

Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti. Offerte valide dall’8.8 al 14.8.2023,

fino a esaurimento dello stock. 12.95 Infradito da donna disponibili in giallo o arancione, n. 36–41, il paio 24.95 Cappello Panama disponibile in beige, tg. S–L, al pezzo 39.95 Costume da bagno da donna disponibile in bordeaux, blu o giallo, taglie S–XXL, al pezzo, in vendita nelle maggiori filiali

Max e Flora

Adelphi pubblica il romanzo finora inedito di Isaac B. Singer che si inserisce nel genere del gangster novel e narra di faccendieri ebraici

Pagina 29

Il lato oscuro dei villaggi di vacanza

Sofia Exarchou, la regista di Park, al Film Festival ha presentato Animal, lungometraggio che fa luce sui villaggi di animazione

Pagina 31

Sul Lago Maggiore con San Brandano

La Via Lattea anche quest’anno ha incantato il pubblico con il suo ricco programma tra musica, performance e viaggio alle Isole di Brissago

Pagina 33

Tra sfingi e luoghi sacri nascono l’arte e l’amicizia

Mostra ◆ Dalle pagine dell’album confezionato dallo storico Stoll per Marguerite Arp è sbocciato un poetico racconto visivo

Natascha Fioretti

«und wenn janco/nicht malte/ wie er malt/ so möchte ich/ dass er male wie er malt./janco malt/für den gewaltigsten luftkurort/nämlich/für die erde./janco malt/unterirdisches grunzen und irdisches singen…/marcel janco/malt nicht die welt/um sie zu vervielfältigen/sondern/weil es ihm freude bereitet».

«E se Janco non dipingesse come dipinge, allora vorrei che dipingesse come dipinge. Janco dipinge per la più potente stazione climatica e cioè per la terra. Janco dipinge smorfie sotterranee e canti terreni. Marcel Janco non dipinge il mondo per moltiplicarlo, dipinge perché gli procura gioia».

Questa poesia che Jean Arp dedica al pittore rumeno Marcel Janco è uno dei testi che animano la mostra in corso alla Fondazione Marguerite Arp. E se c’è un elemento ricorrente che negli allestimenti curati dalla direttrice Simona Martinoli è intenso e affascinante, questo è il dialogo costante, la commistione profonda tra gli scritti e le opere, tra le tracce di vita vissuta e quelle creative, artistiche, tra la poesia e la materia. Tutto insieme ci racconta pezzi di esistenza, si fa narrazione poetica di legami e scambi che nutrono, arricchiscono, ispirano e creano. Proprio come il sodalizio tra Jean Arp e Marcel Janco, con il quale il primo condivide la nascita del movimento Dada. È lui che nell’aprile del 1960 introduce Arp e sua moglie Marguerite Arp-Hagenbach nel suo villaggio artistico di Ein Hod vicino a Haifa. Una realtà che Janco ha fondato nel 1953 per portare in questo luogo l’arte nuova e le arti applicate. «Come ex artista dadaista – racconta la curatrice – voleva dare il suo contributo a questa terra in cui – si era reso conto –non c’era la presenza dell’arte moderna. Così, in questo villaggio ha creato degli atelier in cui lavorare la ceramica, l’argento, creare opere tessili, grafiche. L’incontro con questa realtà ha ispirato profondamente Jean Arp che in seguito ha iniziato a creare opere con dei materiali nuovi».

Un esempio ci è dato dalla grande ceramica che abbiamo scelto di mostrarvi, La Belle aux seins; Vénus d’Ein Hod, un rilievo in ceramica realizzato nel 1960 e ispirato all’incontro a Ein Hod con la ceramista Aviva Margalit Mambush. «Questo, insieme a Il profeta, che è esposto accanto, alla sua sinistra, piaceva molto a Jean e a Marguerite che dal 1960 li tenevano appesi nell’atrio della loro casa atelier. Arp prese spunto da un libro di poesie di Tristan Tzara, De nos oiseaux (1929), per il quale aveva realizzato dei disegni a china. Ne scelse due per poi trasporli nei rilievi in ceramica» racconta Simona Martinoli. La chicca, anche in questo caso, è quella di «poter seguire passo passo il processo creativo grazie alla corrispondenza conservata nel nostro archivio. Veniamo a conoscenza del-

le riflessioni attorno alla realizzazione: Arp non voleva che la sua opera fosse costituita da un unico elemento, ma da più pezzi in una composizione che riprendesse il tema della simmetria, una simmetria non perfetta, come già nei disegni per Tzara».

Incuriosita dalle parole della curatrice mi avvicino a guardare la Venere di Ein Hod e in effetti scorgo questi elementi di disturbo, queste linee di rottura che da lontano non si percepiscono, non rovinano affatto il senso simmetrico dell’opera ma ci sono. Interessante e d’effetto anche questo gioco di colori e toni tra lucido e matt, opaco. «Ai tempi, per la realizzazio-

ne, Arp si era fatto mandare le piastrelle da Isreale e le aveva fatte montare su un supporto di cemento qui in Svizzera».

Camminando tra le varie opere si ha come l’impressione di essere parte del dialogo e delle connessioni che in sala si creano tra i testi e le opere. Qui, vicino ai rilievi in ceramica, in prossimità della grande finestra che dona respiro e luce alla sala, la relazione con il tavolo basso in ceramica è forte e immediato e a più livelli. Le tante tessere di ceramica colorata che lo compongono sono ognuna portatrice di significato, segni, ricordi, e rimandi. Nella tessera blu scuro leggiamo «Cabaret

Voltaire 1915», in quella giallo senape «Ein Hod», in un’altra azzurra «Klee, Picasso», in un’altra ancora il nome di «Marguerite». In mostra c’è una bella foto che immortala il momento in cui Janco fa dono del tavolino a Jean e Marguerite. C’è anche la lettera di ringraziamento in cui lei scrive al pittore rumeno: «Il tavolino si troverà bene circondato dalle opere del periodo Dada e dei dadaisti di oggi». La mostra mette l’accento sulla loro amicizia e nel farlo rende anche testimonianza di tempi in cui i rapporti e le relazioni umane correvano su altri binari da quelli di oggi. Ad esempio attraverso le lettere che erano una forma

intima e sentita di dialogare e confrontarsi con l’altro – con garbo, eleganza e cultura – che oggi non esiste più. C’era una cura umana dell’altro ma anche una mentalità, un certo modo di intendere la cultura e l’essere artisti che oggi sembra venuto meno. «Abbiamo un carteggio molto nutrito tra Arp, Marguerite e Janco che ci racconta della loro amicizia profonda ma anche di tutti i loro importanti scambi sulle opere. Grazie a questo carteggio – spiega la curatrice – è stato possibile ricostruire come Arp sia arrivato a realizzare da un lato le opere in ceramica, dall’altro i gioielli ma anche come – spinto dalla profonda stima per la sua arte – non perdesse occasione per presentarlo ai galleristi e ai collezionisti».

I gioielli in argento esposti in una teca come vere e proprie opere d’arte, molto amati da Marguerite (nelle foto vediamo come spesso indossasse la creazione Tête bouteille, 1960) e ispirati ad Arp dalla conoscenza dell’orafo israeliano Johanaan Peter, testimoniano ancora una volta l’influsso che il viaggio culturale in Terra Santa nell’aprile del 1960 aveva avuto sui due coniugi. Guidati nel loro percorso di scoperta dallo storico dell’arte Robert Stoll, prima di approdare a Ein Hod erano stati al Cairo, a Giza per la classica visita alle piramidi e alla Sfinge per poi spostarsi a Gerusalemme. Un viaggio potente alla volta dell’Oriente che la parete centrale della sala espositiva ben comunica nella sua intensità di colore vicino a un rosso terracotta su cui risalta la foto in bianco e nero di grandi dimensioni che ritrae un piccolo Jean Arp con il suo taccuino ai piedi della grande sfinge. Lui con lo sguardo rivolto a sud, lei con lo sguardo rivolto a nord, come se si fossero messi d’accordo, come se tra loro ci fosse una sorta di conoscenza intima e di reciproca fiducia; come se fossero fatti della stessa sostanza.

«Prima di allora l’Egitto – come riferimento culturale – era sempre stato presente nella sua opera letteraria e artistica ma Arp lo conosceva solo attraverso le letture». In mostra c’è un piccolo gruppo di sculture in bronzo realizzate tra la fine degli anni 30 e l’inizio degli anni 40 che hanno queste forme un po’ tubolari, molto sinuose. Tra loro colpisce la Piccola sfinge (1942): «Sono tutte opere plastiche che fanno parte dell’universo onirico e fantastico di Arp – ricorda Simona Martinoli. Quello che lui vedeva nella sua immaginazione era tanto importante quanto la realtà».

Dove e quando Pasqua in Terra Santa, Fondazione Marguerite Arp, Solduno fino al 5 novembre 2023. In questi giorni del Film Festival si può approfittare delle aperture straordinarie: tutti i pomeriggi dalle 14.00 alle 17.00.

● ◆ Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 7 agosto 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino 27
CULTURA
www.fondazionearp.ch
Jean Arp, Aviva Margalit Mambush, La Belle aux seins; Vénus d’Ein Hod, 1960. (Roberto Pellegrini, Bellinzona)

Prezzi di mio gusto

Risparmiare sì, ma non sul gusto: le specialità Da Emilio ora in azione Prodotti in Italia secondo ricette tradizionali.

Da questa offerta sono esclusi gli articoli già ridotti. Offerta valida dall’1.8 al 14.8.2023, fino a esaurimento dello stock.

Tutto l'assortimento Da Emilio per es. pomodori secchi, 125 g, 2.60 invece di 3.30 20%

Una commedia umana

Romanzo ◆ Per Adelphi è uscito Max e Flora, il testo inedito di Isaac B. Singer che ripropone il genere a lui caro del gangster novel

Luigi

Sembrava un amore indistruttibile. Con una buona dose di gelosia forse per la vita piuttosto disinvolta della moglie quando recitava al teatro Muranów di Varsavia. Ma erano altri tempi e dopo il loro incontro era sbocciata la passione e lui non aveva dubbi: «Il passato è passato, ma d’ora in poi per te ci saranno un solo Dio e un solo Max». Ma la vita riserva molte sorprese e può trasformarsi in uno splendido romanzo finora inedito come Max e Flora del Premio Nobel Isaac Bashevis Singer che Adelphi propone nell’ottima versione di Elisabetta Zevi, originariamente pubblicato a puntate sulla rivista yiddish di New York «Forwerts» nel 1972.

Singer rilancia qui una narrazione incentrata su malavitosi e faccendieri ebraici che ebbe grande fortuna dalla fine dell’Ottocento in poi

Il titolo originale è in realtà I visitatori con riferimento ai due protagonisti tornati a Varsavia da Buenos Aires per ritrovare i luoghi e gli amici della giovinezza. In Argentina avevano fatto fortuna con una catena di bordelli che Max sbandierava come fabbrica di borsette per la quale stava cercando durante il soggiorno in patria nuove e avvenenti collaboratrici. Nulla di nuovo in quei primi anni del Novecento, alla vigilia della Grande Guerra, quando negli shtetl polacchi vere e proprie organizzazioni criminali facevano commercio di ragazze.

Singer – dopo i romanzi Schiuma e Keyla la Rossa – ripropone qui il genere del gangster novel, narrazione di malavitosi e faccendieri ebraici che ebbe grande fortuna dalla fine dell’Ottocento in poi arrivando fino ai Racconti di Odessa di Isaak Babel e oltre. E Max Shpindler, detto Mot-tele il Bastardo, partito da Varsavia senza un soldo in tasca e diventato milionario in Argentina, non fa eccezione. I suoi compagni sono ladri, ruffiani, malviventi e il suo milieu è ancora il sottobosco criminale ebraico anche se ora alloggia con la sua amatissima Flora allo splendido hotel Bristol. E che gioia ritrovare il grande amico Meir Panna Acida, il re di via Krochmalna, che persino i poliziotti omaggiano, diventato ricettatore, ma con ottimi rapporti con la sinagoga e il rabbino. La realtà d’un tempo gli si dispiega in una dimensione nuova, aperta al godimento e al piacere, e alla moglie Flora, di cui soddisfa ogni capriccio perché possa vivere come una regina, ricorda che a quarant’anni suonati, non si deve più esitare, ma godere, «incendiare il mondo».

Max è in realtà un edonista pieno di dubbi come Hertz Minsker nel romanzo Il ciarlatano, inquieto nell’anima e nel corpo, o come l’in-correggibile dongiovanni Yasha Mazun nel Mago di Lublino, affezionato alla tradizione ebraica ma anche alla costante inosservanza delle regole dei Padri. E Max, a sua volta, non esita a ricordare scherzando che, diversamente dall’ebreo pio, lui deve lottare contro l’inclinazione al bene. In realtà i suoi costanti monologhi, le sue scombinate e discordi riflessioni mostrano un protagonista che sembra incapace di dominare le situazioni, teso fra vitali-

Magmi di visioni

Poesie ◆ Quelli di Tiziano Broggiato sono versi illuminati che disegnano percorsi a ventaglio

Guido Monti

Nella nuova raccolta poetica di Tiziano Broggiato dal titolo Sorvoli, lo scrittore dà appuntamento nel verso a molte figure altre da sé, quasi volesse ricacciarle dal loro oblio, per un ultimo incontro, un’ultima amichevole constatazione: «… / Nella casa dai molti echi, / nei suoi silenziosi piani inclinati / transitano con pantofole di raso, / a giusta distanza dalla realtà, / assecondando un destino ricevuto / nel solco della mano. / Catturarli ora, bisognerebbe…/…». Ma convoca, ed è questo il fil rouge che sottostà a molte altre pagine, anche l’altro da sé; l’uomo che egli fu, con i suoi drammi, i dilemmi mai risolti, le molte sconfitte e le poche speranze centrifugate in una paccottiglia oramai deforme. Ecco proprio con quest’uomo, il poeta vuol dialogare, con la parte più oscura e altra da sé; lo vuole anche per rendere più lucente e veridica la scrittura, che nello scandaglio, offre al lettore un portato metaforico ma ancor più simbolico e allegorico davvero rilevante, come nella vaticinante poesia dal titolo L’uomo confuso: «A ogni rientro il tappeto della camera / gli appare sempre più scuro. / Ha appena attraversato un’ultima volta, / senza angoscia, la città innominata/ capendo di non esser benvoluto. /… / E chi bussa ora alla porta, in modo preciso, / quasi convenuto? / qualcuno dal passato o la tenebra gnostica / che non vuol saperne di indietreggiare? /…».

smo e autodistruzione, fra il bene e il male, alla ricerca di un piacere che la vita si affretta a dissolvere. Insomma, quello sciupafemmine deve combattere talvolta contro la follia e si sente vittima di forze che lo sovrastano. E certo non lo aiuta il fatto di scoprire, quando tutti gli amici già lo sapevano, che Flora non è quell’angelo che immaginava, ma una ragazza che un attore aveva tirato fuori da un bordello. «Sono il più grande imbecille del mondo. L’idiota numero uno», sospira. Ma intanto se la fa con Rashka, «bella come un dipinto» la giovanissima ragazza che l’amico Meir gli ha proposto di portare con sé in Argentina. Del resto, sentenzia, arriva sempre il momento «in cui avere una sola moglie diventa noioso». Per questo non disdegna neanche le attenzioni della fanatica Ida, che cerca di convincerlo ad aiutare finanziariamente un gruppo di anarchici, che come lei vorrebbero migliorare il mondo mentre progettano un favoloso colpo in banca.

In un clima da romanzo d’appendice l’autore mette a fuoco personaggi che dietro un ossessivo vitalismo celano ambiguità e fatali contraddizioni

Come molti personaggi di Singer, Max è preda di un eros insaziabile e consiglia anche a Flora di avere un altro uomo, magari l’ amante di un tempo, l’attore, il mimo Feivele Schechter. Ma l’ingarbugliata situazione si riverbera sul protagonista mettendone in luce fragilità e incertezze. Legge i giornali yiddish da cima a fondo e non di rado pensa a quel Dio indifferente al destino de-

gli ebrei aggrediti, torturati e cacciati dalle loro case. Chissà se mai esiste. Non a caso è attratto dal «falso messia» Jacob Frank che predica la salvezza lungo un percorso di abiezione e immoralità. E non esita a interpellare il giornalista Kadishzohn dopo aver letto un suo articolo sui Giorni del Giudizio. Ecco i grandi interrogativi a cui non sapeva dare risposta, su vita e morte, speranza e disperazione. «Rabbi, insegnami! Dimmi cosa devo fare!», è la voce che gli viene dal cuore, ma a cui non troverà risposta. Mentre sogna una sorta di riscatto, di affrancamento dalle bassezze di cui si è nutrito finora, Max s’inabissa sempre più nella sua solitudine. Non è felice con Rashka, che lo adora, attratto ancor sempre dalla mo-glie Flora, che infine tornerà da lui pronta a essere tenuta alla catena come un cane, né riesce a ritrovare un rapporto creativo con la città di un tempo, dove invece il lettore si addentra con grande emozione.

In un clima da romanzo d’appendice Singer mette a fuoco personaggi che dietro un ambiguo e ossessivo vitalismo celano ambiguità e fatali contraddizioni. Compresa una qualche fede in Dio, ma non nella sua bontà. «Sarà anche crudele – come diceva l’amico Meir – ma esiste».

Max non fa tempo ad accorgersene, perché viene ucciso dall’anarchica Ida insieme a sua moglie. Ora finalmente si è liberato di tutte le sue paure e chissà che prima o poi, come da ultimo cantano gli anarchici imprigionati, uomini e donne liberi da ogni tirannia non imparino a vivere come una grande famiglia felice.

La scrittura di Broggiato quindi si dà al lettore, non come ferma fotografia che fu, ma come diapositiva che sarà, dispensatrice di molti mondi proprio perché piena di quel Dna creativo che è dentro a ogni vera rammemorazione. E allora certo, non sapremo mai quanto dell’indice della storia è inscritto nei versi e quanto invece sia tocco dello spirito, ma cosa importa? In Sorvoli tutto parla con tutto e la parola talvolta ha la densità stratificata del reale, con quei suoi magmi di visioni allucinate, talaltra invece è come se fosse contornata da quelle lucine alte di certi affreschi giotteschi, piena quindi di una imminente salvezza. E dicevo poc’anzi, di quanto il poeta si serva, per sostenere il suo travaglio psicologico, i suoi molti abissi esistenziali, della natura la quale allegoricamente appunto, non è più solo un luogo concreto, misurabile, ma spazio dove si sfarinano i continui accadimenti sino al loro esaurirsi quasi in una escatologia della fine: «Mentre la luna si sta accomiatando / dopo una notte così così, / voci che non sono che ronzii / sperduti nel cavo degli anni, affiorano / difficili da riconoscere. / Voci simili a un antico sonoro / che chiamano giù, / nelle bisbiglianti acque del sonno/».

E certo ogni momento d’esperienza, rifluisce nel verso illuminandolo, dandogli concretezza e, come si accennava all’inizio, non vi è mai soliloquio nelle pagine, ma solo e sempre dialogo magari anche sotteso, tra il poeta e le figure migliori della sua vita, portatrici di un fremito ma anche di una resistenza civile, in mezzo alla tanta oscurità che fu e ci è attorno. Certo, si alzano tra le righe, anche le sconfitte relazionali, egualmente incise però in alcuni medaglioni della memoria indimenticabili per la loro nettezza: «…

/ Non importa se alla fine avrò avuto / ragione o torto: dello spazio vuoto / in cui stavamo, mi manca / l’ora estremamente lenta, dolcemente crudele / in cui l’uno feriva e l’altro subiva / …». Ecco allora, che le tante direzioni del

poeta Broggiato, ridisegnano nei versi un percorso a ventaglio ma anche a ritroso, dove fa capolino quell’altro da sé, cui accennavo, col quale il poeta tenta di parlare più intensamente, nei momenti di snodo della propria identità: fanciullezza e contigua educazione anche religiosa. E qui la pagina diviene quadro visionario, dove la superficie abrasa e sempre in movimento della natura con i suoi rivolgimenti, si fa anfiteatro del tempo dello spirito e delle sue profondità psicologiche, quasi precorrendolo con l’enorme potenza dei suoi elementi. Tutta la materialità vivente ma anche inerte, che si aggira nel libro, è prodromo dei circuiti sofferenti dello spirito, spia dell’invisibile. E il gioco delle aporie come stridore, contraddizione, impossibile composizione, è lampante nel libro, proprio laddove il tempo della fanciullezza, con il suo fulgore, curiosità, timida esuberanza, pudicizia talvolta, si scontra col nero dei rappresentanti di certa educazione morale e religiosa, che torcono i chiari insegnamenti millenari, a bieche pulsioni personali, compromettendo per sempre, talvolta, le vite delle nuove generazioni: «Da sopra il cancello dello Xavier, / come uno sciame di faville, / uno stormo di uccelli si leva in volo. / C’è un rovo incurvato all’ingresso. /… / Pur se tento di convincermi / che tutto quello che avvenne laggiù / non è più che una visione, / sopravvive invitta la triste consapevolezza / di aver condiviso lo scapolare / con un inquisitore dall’aria benevola. / …».

Ecco allora che in Sorvoli, tutto è richiamo alla metastoria dell’epos: «Andromaca, è a te che ho pensato / la notte in cui nella camera d’albergo contigua / ho udito i singhiozzi di un bambino, / profondi e regolari come un respiro nel sonno. / …». Sentiero, fiume, albero, stanze d’albergo, stanze di casa, collegio Xavier appunto, strade di Praga (nella foto), Varsavia, lo stesso pilota Lindbergh, col primo sorvolo transoceanico nel 1927, inciso nella prima parte del libro, non sono che simbolo di qualcosa d’altro, che il lettore dovrà ricercare con tenacia anche forse nella propria interiorità. Tutto ciò che appare nel verso quindi, richiama qualcosa che gli è dietro e non è morto, ma vive solo in altro modo, sotto le ceneri del tempo; come le tante sofferenze della vita mai rimarginate ma anche, miracolo, i repentini stupori che sono sorti attorno a esse per sopravvivere: «… / Quello è mio padre che sta salendo le scale / con un caldo bouquet di sospiri destinato / a mia madre. / In silenzio l’oscurità gli ha cucito addosso / un abito bianco /.».

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 7 agosto 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino CULTURA 29
Bibliografia Isaac Bashevis Singer, Max e Flora, Adelphi, Torino, 2023. Ernst Ludwig Kirchner, Vor Sonnenaufgang, 1927. (Keystone) Bibliografia Tiziano Broggiato, Sorvoli, Luigi Pellegrini Editore, Cosenza, 2022. Pixabay
Aperitivo non alcolico Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti. Offerte valide solo dal 8 8. al 14 8.2023, fino a esaurimento dello stock 8.50 invece di 10.95 Crodino Biondo 6 × 17,5 cl, senza alcol 22% Perfetto da gustare con ghiaccio e fetta d’arancia!

Uno sguardo profondo nei villaggi d’animazione

Festival ◆ A Locarno la regista greca Sofia Exarchou presenta una pellicola crudele e brillante, così sincera che mette a disagio

Scoperta da pubblico e critica grazie a Park, il suo primo, potentissimo lungometraggio in cui narra le vicissitudini di un gruppo di giovani alla deriva alle prese con un futuro che non ha ormai più niente da offrire, Sofia Exarchou ha ammaliato il pubblico del Locarno Film Festival con la sua ultima fatica.

Interessata da sempre al suo Paese natale, la Grecia, alle contraddizioni di una terra ricca di cultura e tradizioni ancestrali ma anche di mostruose logiche di mercato che trasformano molti abitanti in utilitaria forza lavoro, in Animal Sofia Exarchou ha deciso di puntare nuovamente la cinepresa là dove il Governo preferirebbe posare un telo oscurante. Animal (nella foto un’immagine del film), proiettato al Festival in questo fine settimana, è uno di quei film che fanno catarticamente male, un dolore estatico che spinge a trovare la luce nell’oscurità, la bellezza tra le macerie di un mondo in disfacimento. Ambientato nella Grecia dei pacchetti turistici all inclusive, dei resort da divertimento assicurato 24 ore su 24, il suo secondo lungometraggio ci mostra da vicino, in modo epidermico, il rovescio della medaglia di questi luoghi in apparenza paradisiaci. Abbiamo incontrato la regista a Locarno in questi giorni festivalieri.

Da dove nasce il suo bisogno di indagare e cosa si nasconde dietro l’immagine da cartolina che molti hanno della Grecia?

Mentre stavo finendo il mio film precedente sapevo già che avrei voluto farne un altro sul mondo del lavoro, sul sistema lavorativo in un mercato capitalista dell’Europa dell’ovest. Volevo esprimere il mio punto di vista attraverso gli occhi di un gruppo di lavoratori. Sapevo anche di voler lavorare sull’industria del turismo, prima di tutto perché sono greca, Paese dove il turismo è l’attività più redditizia. Poi perché volevo immergermi nel complesso mondo degli aminatori. Si tratta di persone che ricoprono un ruolo ben specifico all’interno dei resort.

Un altro tema che volevo esplorare era quello dell’industria del divertimento che si sviluppa in parallelo a quella del lavoro. L’industria del divertimento è fondamentale in un’ottica capitalista, è essenziale per la so-

pravvivenza del sistema. Esprimermi attraverso i corpi di questi lavoratori è stata una sfida molto affascinante. Volevo creare un universo, un microcosmo specifico che si trasformasse in un circo contemporaneo. Per questo ho fatto molte ricerche, sono andata negli hotel e ho parlato con gli animatori, sono andata su YouTube alla ricerca di testimonianze di lavoratori provenienti da contesti anche molto diversi.

Come ha scelto i suoi attori?

Sin dall’inizio volevo includere nel cast dei ballerini o dei performer. Questo per due ragioni. La prima: il film comprende molte scene di danza e avevo bisogno che almeno alcuni dei miei attori fossero in grado di proporre un vero show. La seconda: sapevo che mettere insieme attori, ballerini, performer e artisti circensi sarebbe stato virtuoso per tutti. I ballerini avrebbero potuto aiutare gli attori nelle coreografie, ispirarli insegnandogli come usare al meglio il loro corpo. Allo stesso tempo, gli attori avrebbero potuto dare ai ballerini consigli sull’interpretazione. Il lavoro di attore e quello di animatore sono molto diversi così come il tipo di rapporto che hanno con il pubblico. Ho cercato di costituire un gruppo solido nel quale ognuno potesse sentirsi a suo agio. All’inizio – per conoscerci meglio – ci siamo concentrati sull’improvvisazione delle scene. Questa prima fase è stata molto importante perché volevo creare l’illusione di una famiglia strampalata. Poi siamo passati alle coreografie che i protagonisti – durante un periodo di due mesi – hanno ripetuto con un professionista imparando a relazionarsi con il pubblico e a sorridere. Pensavo che per un attore sarebbe stato facile capire il lavoro di un animatore ma sono due cose molto distinte. Non è facile entrare nella sua pelle, capire cosa significa essere un lavoratore estivo, quant’è duro, quante ore di lavoro implica.

Perché ha deciso di focalizzarsi su tre personaggi femminili in diversi stadi della loro vita (Kalia la trentenne, Eva la diciottenne e Mary che è ancora una bambina)? Questi tre personaggi rappresentano uno dei punti di partenza del film. Volevo che il mio personaggio principale conoscesse molto bene il mon-

do degli animatori, che ci lavorasse già da molti anni. Volevo anche che fosse accompagnata da due personaggi più giovani per proporre punti di vista diversi sul mestiere. Volevo che alla fine del film il pubblico non riuscisse più a distinguere le tre, come se fossero diventate un solo e unico personaggio in tre momenti differenti della vita. Volevo che lo spettatore percepisse le storie di Eva e Mary come dei complementi a quella principale di Kalia. Nel film il binarismo di genere sembra scomparire, nel senso che uomini e donne lottano insieme, fanno i conti con gli stereotipi che entrambi devono mettere in scena ogni sera.

La fragilità sembra essere il comune denominatore di tutti. Come si posiziona rispetto alle questioni di genere e come le esprime nei suoi film?

Sin dall’inizio ho deciso di focalizzarmi sui personaggi femminili perché volevo esplorare il loro ruolo all’interno della macchina del divertimento: quali stereotipi devono incarnare? Quale ruolo devono interpretare? Come devono usare il loro corpo? Allo stesso tempo volevo mo-

strare che anche gli uomini subiscono lo stesso genere di sfruttamento. Il problema è il sistema all’interno del quale gravitano, basato su regole ferree che devono essere rispettate affinché la macchina funzioni correttamente. E credo che nel film sia chiaro che queste regole non si basano sul genere. Nel sistema capitalista tutti gli impiegati devono indossare un costume, devono crederci e sorridere 24 ore su 24. Per un animatore la cosa è ancora più palpabile perché deve indossare un costume, sorridere costantemente e partecipare all’immensa industria del divertimento.

La fisicità dei suoi personaggi è molto forte. Cosa ci dice il loro corpo?

Il corpo è un elemento importante nei miei film ed è già fortemente presente in Park. Nel caso specifico di Animal sapevo che il corpo dei personaggi doveva essere forte perché il lavoro degli animatori è basato sulla fisicità: devono ballare, recitare, ecc. Alla fine della giornata sono esausti. Per rilassarsi consumano molto alcol: prima dello spettacolo gli permette di trovare l’energia per andare in scena, dopo diventa il

mezzo per rilassarsi e riuscire a dormire. Focalizzarmi sul loro corpo è anche un modo per avvicinarmi alle loro emozioni, alla loro intimità, al dolore, alla fragilità che provano. Il loro corpo mi permette di rendere visibili i loro stati d’animo e arricchire la storia.

Può dirci qualcosa in più rispetto all’intrigante titolo del film? Il titolo deriva dalla parola latina «anima». Ho fatto risalire il termine «animatore» a questa stessa parola: coloro che ti danno l’anima, che ti fanno sentire felice, che ti danno gioia, l’energia per goderti le vacanze al massimo. «Anima» è anche il vento leggero, lo stesso che muove il boa di piume indossato da Eva. Nella scena finale i due significati si fondono: l’anima e il vento leggero. Ho aggiunto poi una «L» trasformando il titolo in Animal. L’intensità, la violenza che percepiamo partecipano a questo cambio semantico «anima» – «animale».

Informazioni Film Festival di Locarno, fino al 12 agosto. www.locarnofestival.ch

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 7 agosto 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino CULTURA 31 Annuncio pubblicitario Su tutti gli yogurt LC1 4×150g set di 4 20% VITAMIN D mit Ora anche per il tuo sistema IMMUNITARIO* Offerta Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti. Offerte valide dal 8.8 al 14.8.2023, fino a esaurimento dello stock. La *vitamina D contribuisce al normale funzionamento del sistema immunitario.
Youtube
Non
deluderà. Maximum Protection – ora nuovo roll-on Rexona Maximum Protection è in vendita alla tua Migros Genossenschaft Migros XXX Volersi bene
risparmiare con
e Rexona Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti. Offerte valide solo dal 8.8 al 21.8.2023, fino a esaurimento dello stock Duo-Pack 25% conf. da 2 Rexona Men deodoranti Roll-On 2 x 50 ml, Cobalt Dry 3.95 invece di 5.50 Duo-Pack 25% conf. da 3 33% Axe Shower Gel 3 x 250 ml, Epic Fresh 6.95 invece di 10.50 Duo-Pack 25% conf. da 2 Axe deodoranti aerosol 2 x 150 ml, Africa 7.40 invece di 9.90 Duo-Pack 25% conf. da 2 Rexona Women deodoranti aerosol 2 x 150 ml, Cotton Dry 4.40 invece di 5.90
vi
e
Axe

Sulla rotta locarnese di San Brandano

Evento ◆ Il 31 luglio si è conclusa La Via Lattea 19. Grande partecipazione di pubblico per un appuntamento ormai imperdibile

Durante la lunga transizione che portò l’Irlanda ad abbandonare gli antichi e pragmatici riti pagani per abbracciare la più mansueta e astratta liturgia del cattolicesimo, sorse sull’isola verde un genere di racconto che diede ai miti dei Celti una nuova veste, quella dell’ immram. L’etimologia gaelica della parola – iomrahm – , riporta alla sfera semantica del viaggio e non stupisce, quindi, che al centro di quelle narrazioni vi fosse l’itinerario di un eroe alla ricerca di uno spazio ultraterreno, individuato in genere, con precisione alquanto singolare, nelle isole a ovest dell’Irlanda stessa. Nella nuova forma cristiana – confezionata da monaci giunti dal continente e dunque reduci essi stessi da un viaggio, per l’epoca, decisamente eroico – gli immrama si trasformarono in cronache di peregrinazioni verso il paradiso terrestre: attraverso tragitti irti di ostacoli, posizionati dalla mano divina con lo scopo di mettere alla prova la fede del viaggiatore, i pellegrini approdavano infine immancabilmente in un’utopica terra di delizie, dalla quale non era sempre facile fare ritorno. (Del resto si sa, il Paradiso bisogna meritarselo!)

Sulla base di quel modello narrativo, nel X secolo prese corpo per mano di un anonimo la Navigatio Sancti Brandani, resoconto immaginifico delle navigazioni avventurose di un abate irlandese vissuto nel VI secolo. L’opera ebbe tanto successo da venire tradotta, nel corso degli anni, in diverse lingue europee tra cui, nel XV secolo, il toscano e il veneto. Dalle suggestioni di quelle due versioni, è nata La Via Lattea 19, percorso multi-sensoriale in sei stazioni sulla rotta di San Brandano, ideato e diretto dalla mano felice di Mario Pagliarani. Sulla mappa disegnata dal compositore ticinese, il viaggio verso il paradiso inizia nella chiesa romanica di San Vittore a Muralto. Qui l’attore Marco Balbi legge ampi stralci della Navigazione di San Brandano per il pubblico di pellegrini, mentre sette strumentisti e quattro cantanti distribuiti nello spazio illuminano le parole con una sonorizzazione che fonde la Messe de Notre Dame di Guillaume de Machaut con musiche di Beethoven, Nono, Lachenmann, Ligeti – omaggio doveroso nel centenario della nascita – senza dimenticare i maestri di Pagliarani, Sciarrino e Grisey, da cui il compositore, per sua stessa ammissione, ha imparato rispettivamente a «progettare e ad ascoltare».

I risultati di quell’insegnamento si manifestano appieno una volta giunti alla quinta stazione del pellegrinaggio, sul prato degli eucalipti dell’Isola Grande di Brissago, dove sedici

esecutori disposti intorno al pubblico (foto in basso) eseguono in prima assoluta la Composizione per l’isola di San Pacrazio, scritta appositamente da Pagliarani per questa occasione. Intrappolato nel cerchio dei musicisti, l’ascoltatore viene ipnotizzato da un canto di oggetti dalla struttura ciclica che porta la mente alle sirene di Ulisse. Invece di spegnersi, però, i sensi si acuiscono e, per la prima volta, iniziamo a intuire il senso di questo viaggio. Nessun altro panorama, più di quello che ammiriamo e nessun altro luogo, più di quello in cui ci troviamo – le Isole di Brissago – è frutto della volontà umana di modellare l’ambiente. Il messaggio ossessivamente ripetuto dalla musica è ora chiarissimo: il paradiso terrestre cui siamo diretti non potrà che essere un empireo disegnato dall’umanità per l’umanità.

Giunto alla meta, Brandano scopre, così, che il paradiso agognato non è né una terra vergine né una landa disabitata: il santo e i suoi compagni vengono, infatti, accolti da un giovane uomo ben vestito e dai modi gentili che li invita a raccogliere testimonianze della loro visita per poi tornare fra gli uomini e raccontare la loro esperienza. Allo stesso modo, una volta arrivato all’ultima stazione, il pubblico della Via Lattea guidato da San Brandano (interpretato per l’occasione dall’attore veneto Andrea Brugnera ritratto nella foto grande) si ritrova fra le vestigia della chiesa di Sant’Apollinare sull’Isola Piccola e qui lo aspettano altre due prime ese-

cuzioni assolute, pensate come dono per chi dovrà presto intraprendere la via del ritorno. Wassermadrigal di Caspar Johannes Walter, per quattro voci maschili e tre percussionisti, è un brano dalla rigorosa impalpabilità, che sfugge tra le dita come l’acqua e prelude idealmente all’ermetico. Bau-

Dettol

chhirn, per voce femminile e tre percussionisti di Carola Bauckholt, è un brano ispirato a testi di Hildegard von Bingen e Gertrud Stein, mirabilmente interpretato – senza amplificazione seppur in uno spazio a cielo aperto –dalla voce intensissima di Truike van der Poel. Il dittico è il frutto di una

solida collaborazione del Teatro del Tempo, ossia il gruppo responsabile della produzione de La Via Lattea, con il Festival Neue Musik Rümlingen, di cui Walter e Bauckholt sono voci storiche e testimonia ancora una volta la fede di Pagliarani nelle possibilità evocative ed ammaliatrici della musica del presente.

L’ultima parola, però, spetta a Hildegard von Bingen. È il suo O viridissima virga, ancora cantato da Truike van der Poel, a risuonare nelle orecchie dei viandanti mentre nel buio raggiungono la riva per intraprendere il viaggio di ritorno; una nostalgica descrizione idealizzata della vita di natura prima del peccato originale, quando il mondo, cioè, era abitato soltanto da due persone. Lentamente questa intuizione chiarisce e riordina ognuna delle esperienze vissute durante la giornata. Mentre solchiamo le onde in direzione di Muralto, confrontando con i compagni di avventura i molti punti di vista e le diverse opinioni sulla musica ascoltata e sui luoghi visitati, un pensiero si fa sempre più forte: forse Sartre aveva ragione quando scriveva che l’enfer, c’est les autres – l’inferno sono gli altri – ma certamente La Via Lattea 19 ci ha insegnato che il paradiso è stare insieme agli altri

Pulizia profonda senza compromessi.

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 7 agosto 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino CULTURA 33
Zoppi
Flavio
Flavio Zoppi
attivo
di piante.
Tru Clean con principio
a base
* Usare i biocidi con cautela. Prima dell’uso leggere sempre l’etichetta e le informazioni sul prodotto. Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli già ridotti. Offerte valide solo dal 8.8 al 21.8.2023, fino a esaurimento dello stock. Rimuove il 99,9% dei batteri e di virus specifici 4.95 Dettol Tru Clean Antibatterico Detergente Universale Pompelmo* Flacone riciclabile, 500 ml, con profumo di pompelmo 20x CUMULUS ULUS Nuovo
Annuncio pubblicitario
Davide Fersini

Il Kashmir può tornare ad essere

Il reportage ◆ La rigogliosa regione tra India e Pakistan per anni è stata solamente un’area contesa, una mera questione geopolitica, anche Francesca Marino, testi e foto

C’era una volta la «Svizzera dell’Asia», meta privilegiata di troupe di Bollywood, di sciatori e vacanzieri estivi in cerca di sollievo dalle torride estati asiatiche, dentro valli verdissime punteggiate da laghi e corsi d’acqua, profumate di zafferano e mele, con distese di fiori, villaggi e villaggetti costruiti prevalentemente di mattoni rossi. Il Kashmir, regione tra India e Pakistan da sempre amata da re e imperatori Moghul che hanno riempito Srinagar, la capitale, di meravigliosi giardini. Il Kashmir degli hippy e dei pellegrini, dei poeti e dei viaggiatori. Quello cantato in innumerevoli sonetti, quello delle shikara (le barche locali) e delle house boat sul Lago Dal, dei sufi e della cosiddetta tomba di Cristo che era diventata una meta piuttosto popolare grazie a un famoso e ormai dimenticato libro (leggi box in basso).

Pasta per tutti

po il Pakistan invadeva il Kashmir conquistandone una buona parte. Immediatamente un contingente di truppe pakistane attraversò il confine con l’intento di annettere con la forza il territorio al neonato Stato islamico. Scoppiava così il primo conflitto indo-pakistano per la sovranità sul territorio del Kashmir, e si apriva uno dei conflitti più sanguinosi e duraturi della storia.

nere sul territorio le truppe necessarie a mantenere legge e ordine.

Tutte le salse e anche i formaggi

Per tanto, troppo, tempo ci sono stati solo gli anni di piombo. Quelli in cui quando arrivavi a Srinagar arrivavi in una zona di guerra

C’era una volta il Kashmir, che poi è scomparso da mappe di viaggio e dalla memoria collettiva, ridotto per anni, anche grazie al terrorismo «telecomandato» dal Pakistan, soltanto a una mera questione geopolitica o a una «regione contesa». Contesa nata all’indomani della divisione tra India e Pakistan (1947), quando agli Stati autonomi era stata data la scelta tra le due Nazioni nascenti. Il maharaja Hari Singh, di religione hindu che governava uno Stato a maggioranza musulmana, aveva deciso per l’annessione all’India. Subito do-

Il cessate-il-fuoco imposto dalle Nazioni Unite nel 1948 riusciva a bloccare il primo conflitto imponendo la «linea di controllo», ordinando al Pakistan di ritirare le truppe dalle zone che aveva occupato e all’India di indire un referendum di autodeterminazione. Il Pakistan però non si ritirava dalle posizioni conquistate: si annetteva invece anche i distretti del Gilgit e del Baltisan creando così il cosiddetto Azad Kashmir, cedendo anche un ulteriore frammento di Kashmir alla Cina. Da allora, India e Pakistan hanno combattuto tre guerre oltre al «conflitto di Kargil», una guerra non dichiarata. Srinagar e dintorni sono diventati terreno permanente di guerriglia e di scontri. Al tempo, su richiesta indiana, l’ONU aveva emesso una risoluzione, decretando che ai kashmiri fosse data la possibilità di decidere del loro destino. La risoluzione non è mai stata messa in atto perché il Pakistan, dopo aver venduto alla Cina un pezzo di Kashmir e dopo aver creato il Gilgit-Baltisan, si rifiutava di ritirarsi dai territori occupati. Secondo Islamabad, la regione contesa è soltanto quella appartenente all’India, nonostante la risoluzione stabilisca chiaramente come condizione preliminare per l’implementazione del referendum il ritiro delle truppe pakistane e l’obbligo, per l’India, di te-

8.70 Cozze fresche

molto buono

5.20

Ma sul Kashmir, il Pakistan, praticamente da sempre basa gran parte della sua politica estera. E la narrativa pakistana, grazie all’incessante attività di relazioni pubbliche dell’esercito, è quella dominante. Così si percepisce la regione come un paradiso perduto di abitanti di religione musulmana. Errore: il Ladakh, che da anni chiedeva di essere separato dal Jammu and Kashmir (J&K), è di religione prevalentemente buddista. Jammu, parte del J&K, era di religione induista: era, prima che i cosiddetti Kashmiri Pandits subissero negli anni Ottanta un’atroce pulizia etnica da parte dei loro vicini di casa e fossero costretti a emigrare. E dunque per tanto, troppo, tempo ci sono stati solo gli anni di piombo. Quelli in cui quando arrivavi a Srinagar arrivavi in una zona di guerra, in cui grazie al frequente coprifuoco le scuole rimanevano chiuse per la maggior parte dell’anno. In cui fiorivano le madrase (scuole islamiche) integraliste finanziate da pakistani e sauditi, giorni in cui i terroristi prelevavano uomini e ragazzi per costringerli a combattere contro «l’India». Giorni bui in cui si tirava vernice e a volte acido in faccia alle ragazze per costringerle a portare l’hijab integrale, in cui sono stati chiusi cinema e teatri, i musicisti sono stati fatti oggetto di minacce e violenze, biblioteche, librerie e gallerie d’arte sono state sbarrate. E Srinagar e tutto il Kashmir, sono stati tagliati fuori dallo sviluppo e dal mondo, risucchiati dentro a una spirale nera di integralismo, violenza, rabbia, repressione.

L’aeroporto ora è di nuovo stracolmo di gente, turisti e pellegrini; la capitale è tirata a lucido, sembra che gli anni di piombo non siano mai esistiti

Ma i cartelli sono sempre là, sempre in piedi ad aspettare un tempo migliore, che sembra essere arrivato. I manifesti che ti danno il benvenuto nel «Paradiso in terra» e che finalmente, dopo tanti anni, non suonano più ironici. L’aeroporto, adesso, è di nuovo stracolmo di gente – turisti e pellegrini – e rimangono ancora cartelli e percorsi che auguravano un buon soggiorno ai ministri del Turismo convenuti a Srinagar, in maggio, per il G20. La capitale è tirata a lucido; sembra che gli anni di piombo non siano mai esistiti. Ragazzi e ragazze, studenti e studentesse affollano le strade della capitale. Intorno al Lago Dal, finalmente di nuovo pieno di shikara magnifiche e cariche di turisti, sono fioriti affollatissimi ristorantini di strada dove la sera si fa la locale versione del barbecue. Ci sono ristoranti e alberghi eleganti, strade e mercati sono curati e rimessi a nuovo. Per strada, le ragazze con l’hijab si mescolano a quelle in jeans e a testa scoperta, alle madri con un velo di chiffon in testa e alle nonne che indossano ancora il tradizionale abito delle donne kashmire e, come racconta una studentessa locale, in barba alla morale diventata più rigida e bigotta negli anni di piombo, continuano a fumare beatamente la tradizionale hookah (narghilè). «Non è facile»

Gesù visse in India?

Secondo Holger Kersten – autore di Jesus Lived in India: His Unknown Life Before and After the Crucifixion ovvero Gesù visse in India: la sua vita sconosciuta prima e dopo la crocifissione (1983) – Gesù ha appunto vissuto in India, dove è morto in tarda età. Lo scrittore tedesco di miti, leggende, religioni e argomenti esoterici – attraverso il libro citato – porta il lettore in tutti i luoghi in un qualche modo collegati con Gesù in Israele, Medio Oriente, Afghanistan e India. Dopo avere parlato di antichi legami fra gli israeliti e l’Oriente, Kersten giunge alle seguenti conclusioni: da giovane Gesù ha seguito l’antica Via della seta fino all’India, dove ha studiato i Veda, il Buddhismo ed è diventato un maestro spirituale. Secondo l’autore, Gesù è anche sopravvissuto alla crocifissione ed è poi tornato in India, dove è morto in età avanzata; è stato sepolto a Srinagar, la capitale del Kashmir, dove ha continuato a essere onorato come un uomo santo. Le opinioni di Kersten non hanno ricevuto sostegno da parte della comunità di teologi e studiosi, ma i suoi libri sono stati tradotti in numerose lingue e hanno avuto un notevole successo di pubblico. / Red.

racconta Farah, che gestisce assieme a due delle sue sorelle un minuscolo negozio sulla via verso Gulmarg (J&K). «Ma adesso tutte le ragazze dei dintorni sanno che è possibile. È di nuovo possibile che tre ragazze, senza la sorveglianza o la “protezione” di un padre o di un fratello, tengano in piedi un’attività aperta al pubblico. E perdipiù godendo del sostegno e del supporto di tutta la comunità locale». D’altra parte, l’aria di cambiamento si respira ormai dappertutto. Anche fuori dalla capitale, anche in quei posti i cui nomi, per troppi anni, sono finiti sui giornali soltanto per via di attentati o massacri più o meno sanguinosi.

3.90

Baramulla è uno di questi. «Guardati intorno», dice Touseef Mehraj Raina, il sindaco della città. «Guarda questo ristorante, guarda il caffè vicino. Ragazzi e ragazze insieme, prima era impensabile. Prima uscire di casa era difficile, la gente aveva paura di uscire, paura di parlare. Paura dei terroristi o di essere scambiata per fiancheggiatrice di terroristi. Adesso è un altro mondo». Da quando, il 5 agosto 2019, il governo di Delhi, con quello che è stato definito un colpo di mano costituzionale, ha sparigliato le carte in tavola e ha decretato la fine dello Stato autonomo del Jammu&Kashmir, creando al suo posto due Territori dell’Unione: il Kashmir e il Ladakh. Il decreto presi-

K-Tipp n. 4/2022
test
Pesto con basilico genovese D.O.P. Sélection
90 g
Gigli
Da Emilio 500 g
conf. da 2
Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 7 agosto 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino 20
43%

In fin della fiera

Idee per curare l’immagine della scuola

Tema: Ti hanno affidato il prestigioso incarico di curare l’immagine della tua scuola. Come pensi di assolverlo?

Svolgimento: Questo tema ha un antefatto che merita di essere raccontato. Ogni volta che si parla di organizzare una gita scolastica, si profila all’orizzonte il fantasma del tema sulle impressioni e i pensieri suscitati dalla gita. Si tratta di una minaccia in grado di avvelenare ogni piacere. Di conseguenza, siccome, a Dio piacendo, prendere parte alla gita è una scelta facoltativa, i patti sono chiari: se avete intenzione di rifilarci il tema sulla gita, la gita ve la fate voi e quel paio di lecchini primi della classe che purtroppo non mancano mai. Hanno tentato invano di ricattarci con la minaccia di ritorsioni: chi non va in gita se ne sta in classe a svolgere un tema. Benissimo, niente da dire ma il piacere è il piacere e il dovere è il dovere e mescolarli ti avvelena la vita. Alla

Voti d’aria

fine, apparentemente, hanno ceduto: niente tema sulla gita, promesso. Faceva parte del programma la visita a una fabbrica di non so quali attrezzi metallici e un tizio ci ha accompagnati in giro per i vari reparti, cercando di spiegarci quello che stavano fabbricando. A giudicare dalle espressioni degli operai costretti come noi ad ascoltare le sue fregnacce, non ne azzeccava una. Ma si sa che la fabbrica è una prigione e nessuno osava contraddirlo.

Alla domanda: «Qual è il suo ruolo nell’azienda?» quella specie di indossatore, invece di rispondere come avrebbe dovuto: «Mi tengono qui per pietà, o perché sono il nipote del padrone e l’unica cosa che mi permettono di fare è di accompagnare in giro i marmocchi in visita alla fabbrica», ha detto, con il tono fatuo di chi vuole darsi importanza facendo finta di non darsela: «Oh, sapete, curo l’immagi-

Il tempo e la serenata

Capita di imbattersi, a volte, in parole talmente azzeccate che ti viene voglia di abbracciare la persona che le ha pronunciate. In questo caso scritte. Sto parlando dello scrittore Erri De Luca, che su Facebook si esprime con frasi definitive (6+) sugli haters, gli odiatori per mestiere o quasi. Che cosa dice De Luca? Usa una sublime ironia napoletana per distruggere quegli individui che si esercitano nell’offesa vile, cioè anonima. Gli bastano due frasi in dialetto: 1. «A cavallo iastemmato le luce ’o pilo» (luccica il pelo al cavallo bestemmiato);

2. A chi lo insulta, De Luca vuole far sapere che «sta perdenn’o tiempo e ’a serenata» (sta perdendo il tempo e la serenata). Senza essere così efficaci, in italiano useremmo due proverbi: «tanti nemici tanto onore», ma soprattutto diremmo che a De Luca l’offesa (quella anonima da social) «non fa né caldo né freddo». Il ter-

mine preciso, napoletano, è «strafottenza», che presa dal verso positivo è quella attitudine napoletana (per gli inglesi una sorta di «understatement» e per i francesi una specie di «aplomb») che mette al riparo dal disturbato rancoroso e denigrante, anzi non fa che aggiungere importanza all’insultato, il quale «sentitamente ringrazia» con un sorriso lievemente beffardo. Trovo la strafottenza, che in genere è un atteggiamento piuttosto sgradevole e urtante, un modo delizioso e implacabile per togliere il terreno sotto i piedi all’odiatore sociale.

A proposito di turpiloquio, il semiologo Stefano Bartezzaghi ci spiega sulla «Stampa» perché le parolacce hanno perso per strada la connotazione scandalosa: «Esattamente come il nudo, non sono più tabù». Si elevano e volano improperi e volgarità ovunque, in Parlamento e in confe-

A video spento

Non so se avete visto il film I Love You (2022). A causa del malfunzionamento di un software, un programma di intelligenza artificiale si innamora di una donna e decide di introdursi nel corpo di un uomo per provare a conquistarla. È uno dei tanti film dedicati all’intelligenza artificiale, da Metropolis (1927) di Fritz Lang, il primo film in assoluto in cui appare qualcosa che oggi potremmo chiamare intelligenza artificiale, a 2001, Odissea nello spazio (1968) di Stanley Kubrick (uno dei protagonisti è HAL9000, un computer dotato di intelligenza che interagisce con gli esseri umani e ne riproduce le attività della mente, nel bene e nel male), da Blade Runner (1982) di Ridley Scott, ispirato al romanzo Il cacciatore di androidi di Philip K. Dick, a A.I. Intelligenza Artificiale (2001) di Steven Spielberg dove il robot David è un androide fanciullo costruito da una società elettronica

ne, sono il responsabile dell’immagine del gruppo».

Gridolini di entusiasmo delle nostre prof: «Avete sentito, ragazzi? Il signore qui cura l’immagine!»

«Che studi bisogna aver fatto per arrivare a curare l’immagine di un’azienda?»

«Beh, non è che sia un vero e proprio corso di laurea Ci si arriva per tante strade. Io per esempio sono laureato in lettere».

Apriti cielo! «Avete sentito ragazzi? Laureato in lettere! Proprio come noi!». L’idea che con la laurea in lettere si possa fare qualcosa d’altro che non sia insegnare italiano, storia, geografia, educazione civica a una banda di sfigati, fa letteralmente impazzire le nostre due insegnanti. Trascorso un mese ne parlano ancora. Ecco spiegata l’origine del tema che tecnicamente non è un tema sulla gita ma, essendo derivato da un epi-

sodio accaduto durante la suddetta, in sostanza costituisce una sanguinosa violazione dei patti, anche se, come diciamo noi ragazzi, si tratta di uno spin-off. Comunque, dopo questa doverosa premessa, eccoci al tema vero e proprio. Cosa dire che non sia già stato detto? Oggi non puoi neanche spiegare come si cuoce l’uovo al burro, senza farci sopra uno storytelling, qualunque sia il significato del termine. Inoltre la narrazione, affinché riscuota un interesse mediatico, deve avere un carattere divisivo, spaccare in due schieramenti l’opinione pubblica. Raccontiamo perciò l’istituto Orfani del ’68 in perfetta antitesi con gli obbiettivi dei contestatori di allora. Proviamo a navigare contro corrente a cominciare dagli insegnanti, uomini e donne. Obbligarli a frequentare un corso per diventare degli indossatori. Impresa impossibile, ma almeno dovranno imparare a

camminare nei corridoi della scuola come se fossero impegnati in una sfilata. Le studentesse dovranno indossare una sorta di saio e i ragazzi la divisa da marinaretti. Colpo finale, il divieto assoluto di portare in classe il cellulare, valido anche per gli insegnanti. Fin dall’annuncio si scateneranno tutti, in maggioranza contro, in primis le tante sigle del movimento di liberazione della donna. A favore saranno i nostalgici della scuola di un tempo, i rappresentanti della Chiesa preconciliare, i devoti della Madonna di Medjugorje. In mezzo, un colpo al cerchio e l’altro alla botte, il sindacato presidi, Famiglia Cristiana, Comunione e Liberazione, i boy scout. I tanti opinionisti dei quotidiani si butteranno a pesce. Ultimo atto, la nostra scuola diventa il set perfetto per realizzare una Sitcom coronando il sogno segreto di colei che ci ha assegnato questo tema.

il mondo

ed è in grado di provare sentimenti. Letteratura e cinema ci hanno avvertito per tempo, sta per arrivare qualcosa che sconvolgerà le nostre menti. L’intelligenza artificiale è stata concepita, prima dalla fantasia e poi dalla scienza, come una copia dell’intelligenza umana, con lo scopo di imitare le funzioni del cervello umano. I film cui abbiamo fatto riferimento ci hanno affascinato perché, di fatto, trasferivano capacità antropiche a macchine, umanizzandole. Inoltre, l’evoluzione dell’IA consegnava agli uomini una promessa di immortalità, soprattutto sul fronte della fusione tra coscienza umana e macchine, garantendo al corpo la sopravvivenza della mente. Sarà così?

Lo sviluppo dell’IA, sempre più massiccio e veloce negli ultimi anni, ha portato alcuni esperti a porsi dubbi sui rischi e sui pericoli che la nuova tecnologia potrebbe celare. Tra loro, il più illustre è Geoffrey Hinton, anche

renze para-ministeriali. Con qualche ipocrisia insopportabile. Per esempio, viene nominato sottosegretario un urlatore seriale e poi ci si meraviglia se anche in veste di sottosegretario continua a sbraitare imprecazioni, oscenità, insulti. Sentitamente ringrazia pure lui per il polverone che ne gonfia il già rigonfio narcisismo. Tutto cominciò, ricorda Bartezzaghi, mezzo secolo fa quando, durante una rubrica radiofonica Rai, Cesare Zavattini (6++ all’immenso sceneggiatore di Miracolo a Milano) fece partire un vocabolo con due zz non prima di averlo gentilmente annunciato: «E adesso dirò una parola che finora alla radio non ha mai detto nessuno». Per la prima volta, in uno slancio di trasgressione fu infranto il codice di plumbea osservanza linguistica dell’emittente di stato italiana. Era un atto di coraggio. Oggi, viceversa, l’atto di coraggio è contenere e misurare le parole, sot-

traendosi all’andazzo degli sproloqui e delle intemperanze lessicali, particolarmente frequenti in età avanzata come per una sorta di patetica e un po’ mostruosa eccentricità senil-adolescenziale (2 alla mostruosità eccentrica). Tradizionalmente tipica del linguaggio giovanile, l’oscenità verbale ha inondato certo linguaggio tardo-adulto (filone Bossi-Sgarbi-Trump). Adolescenziale è però sempre, anche in età avanzata, la duplice risposta degli interessati a «marachella» compiuta: c’è il guascone spavaldo e fiero di sé che fa spallucce e se possibile rincara la dose; c’è il pentituccio seriale che finge di stupirsi delle conseguenze, di solito dichiara di essere stato frainteso, fino al prossimo sproloquio (con passo indietro incorporato). Postilla cinematografica. Uno dei pochi pregi del film del momento, «Barbie» (4-), è quello di mettere iro-

nicamente a confronto il mondo sfolgorante delle bambole tacco 12 con il mondo reale, anche se troppo presto l’ironia lascia spazio a una caramellosità un po’ stucchevole. La bellezza statuaria (stereotipata) della protagonista, interpretata da Margot Robbie (brava, 5+), a un certo punto, per varie ragioni, viene intaccata dal senso della morte e anche attratta dalle imperfezioni della vita vera. Alla fine, Barbie decide di abbandonare il suo empireo dorato per trasferirsi nel caos di Los Angeles, sfidando l’invecchiamento e accettando la cellulite e le altre cose sgradevoli dell’esistenza umana. Certi politici si esaltano a dire parolacce ma non vengono intaccati da niente, tanto meno dalla vita reale, cercando di rimanere in equilibrio sui loro tacchi 12. Eppure, la morte verrà anche per loro e probabilmente non avrà il tacco 12. Forse dirà loro: «Hai perduto ’o tiempo e ’a serenata».

noto come il «padrino» o il «pioniere» dell’IA, che ha annunciato le sue dimissioni da Google e ha definito i chatbot di intelligenza artificiale abbastanza spaventosi.

L’IA sta rapidamente cambiando il mondo e il modo in cui viviamo, specie in svariati settori lavorativi. «La rivoluzione della stampa, nell’Europa del XV secolo, ha prodotto nuove idee e una nuova forma di pensiero, smantellando e allo stesso tempo arricchendo stili di vita consolidati. La rivoluzione dell’IA è destinata a fare qualcosa di analogo: accedere a nuove informazioni, produrre spettacolari progressi scientifici ed economici, e, in tal modo, trasformare il mondo». A sostenere questa tesi son tre firme illustri: Henry Kissinger, Eric Schmidt e Daniel Huttenlocher. Nel mondo della letteratura, delle sceneggiature e del giornalismo l’adozione di strumenti di IA come ChatGPT

sta aprendo nuove opportunità e sfide non solo per sviluppatori o programmatori, ma anche per chi di mestiere scrive (il grande sciopero degli sceneggiatori che da mesi sta immobilizzando Hollywood riguarda anche l’uso dei chatbot). ChatGPT è un esempio di modello di linguaggio artificiale addestrato su una vasta gamma di testi, inclusi libri, articoli e conversazioni; questo tirocinio gli permette di comprendere e replicare molti argomenti e stili espressivi, di far risparmiare tempo e fatica, di migliorare la qualità e la diversità delle scritture o anche, semplicemente, di aiutare a trovare nuove idee.

Uno dei principali passi avanti nella storia dell’IA è stata fatta quando si sono potuti ricreare degli algoritmi specifici, in grado di migliorare il comportamento della macchina, di dotarla della capacità di agire e prendere decisioni. Il computer impara si-

mulando l’esperienza, proprio come fanno gli esseri umani. Tramite l’apprendimento automatico (machine learning), quindi, una macchina è in grado di imparare a svolgere una determinata azione anche se tale azione non è mai stata programmata tra le azioni possibili.

Una cosa è certa: l’IA è importante in settori in cui l’accuratezza e la precisione sono la priorità assoluta. Queste macchine scompongono costrutti matematici complicati in azioni pratiche più rapidamente e con maggiore precisione rispetto al lavoro manuale. Di contro, ci sono da tener presente anche i problemi etici: i modelli di apprendimento automatico possono essere influenzati da pregiudizi e discriminare alcune categorie di persone.

Resta valido un saggio avvertimento: pur lavorando sull’intelligenza artificiale, perché non facciamo qualcosa anche contro la stupidità naturale?

Settimanale di informazione e cultura Anno LXXXVI 7 agosto 2023 azione – Cooperativa Migros Ticino 35 CULTURA / RUBRICHE ◆ ●
◆ ●
di Paolo Di Stefano
◆ ●
di Aldo Grasso L’IA sta trasformando
21.90 invece di 32.70 Chicco d'Oro, in chicchi o macinato 3 x 500 g, offerta valida dal 10.8 al 13.8.2023 conf. da 3 33% 1.75 invece di 2.50 Costate di maiale Grill mi, IP-SUISSE in conf. speciale, per 100 g, offerta valida dal 10.8 al 13.8.2023 30% Avocado Perù, al pezzo, 1.– invece di 1.60, offerta valida dal 10.8 al 13.8.2023 a partire da 2 pezzi 38% imbattibili weekend del Prezzi Validi gio. – dom. Fino a esaurimento dello stock. Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti. Tutto l'assortimento Haribo per es. orsetti gommosi, 350 g, 1.70 invece di 2.40 a partire da 2 pezzi 30% Carta per uso domestico Twist Deluxe, Classic o Recycling, in confezioni speciali, per es. Deluxe, FSC®, 12 rotoli, 13.– invece di 18.60 30% 3.95 invece di 5.65 Meloni Charentais Migros Bio Spagna/Italia/Francia, il pezzo 30% Tutto l'assortimento Evian per es. 6 x 1,5 l, 4.40 invece di 6.60 conf. da 6 33% Hit
8. 8 – 14. 8. 2023
della settimana

Settimana Migros Approfittane e gusta

Migros Ticino Offerte valide dall’8.8 al 14.8.2023, fino a esaurimento dello stock. Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti. Il nostro consigliosettimana:della 15.45 invece di 23.45 Sminuzzato di pollo Optigal Svizzera, 2 x 350 g conf. da 2 34% 9.35 invece di 18.75 Hamburger M-Classic prodotto surgelato, in conf. speciale, 12 pezzi, 1,08 kg 50% Pasta ripiena Anna's Best Tortellini tricolore al basilico o tortelloni ricotta e spinaci, per es. tortellini, 2 x 500 g, 7.50 invece di 13.20 conf. da 2 43% 11.95 invece di 19.95 Salmone affumicato dell'Atlantico, ASC d'allevamento, Norvegia, in conf. speciale, 300 g 40% Tutti i mitici Ice Tea in brik al limone, light al limone o alla pesca, 10 x 1 l, per es. al limone, 4.95 invece di 8.30 conf. da 10 40% 3.95 invece di 6.95 Nettarine a polpa bianca Extra Spagna/Italia/Francia, al kg 43% 8. 8 – 14. 8. 2023

Tante vitamine e allegria in tavola

Non tenere i pomodori in frigo perché le basse temperature possono incidere negativamente su gusto e consistenza.

3.30 invece di 4.50 Pomodori a

di

2
Frutta e verdura
Migros Ticino
3.95 30% invece
di 5.65
Meloni Charentais Migros Bio Spagna/Italia/Francia, il pezzo I pomodori a grappolo sono perfetti per delle fresche insalate estive. A temperatura ambiente i loro frutti esaltano il proprio sapore perché continua il processo di maturazione.
Svizzera, al kg 26% 9.50 invece
18.75
49%
invece
33%
23%
CONSIGLIO FRESCHEZZA
grappolo 33%
Gallinacci Lituania/Lettonia/Estonia, vaschetta da 500 g
3.95
di 5.90
Prugne
Svizzera, al kg
4.95
invece di 6.50
Bacche miste provenienza vedi confezione, 2 x 125 g
2.95 invece di 4.45
Fagiolini verdi Svizzera, 500 g
Pane e prodotti da forno 3 Offerte valide dall’8.8 al 14.8.2023, fino a esaurimento dello stock. Migros Ticino
scelta di vari impasti pronti
per l'estate: si conserva senza refrigerazione
spinaci, indivia, lattuga verde, rossa e lollo 6.55 invece di 8.40 Millefoglie alle fragole 2 pezzi, 380 g, prodotto confezionato 22% Tutte le paste Anna's Best per es. pasta per pizza, spianata, rettangolare, 580 g, 3.70 invece di 4.60 a partire da 2 pezzi 20%
20% 3.–invece di 3.50 Insalata del re Anna's Best 150 g –.50 di riduzione 2.50 invece di 3.30 Pesche piatte Spagna/Italia, al kg 24%
Da mordere
Grande
Pratica
Con
Tutte le torte non refrigerate per es. torta di Linz M-Classic, 400 g, 2.80 invece di 3.50, prodotto confezionato

Per chi di carne s’intende

e salumi Scottare l'entrecôte a fuoco vivo su entrambi i lati, poi continuare a cuocere a fuoco basso fino al grado di cottura desiderato. Eventualmente controllare la temperatura al cuore con una sonda per carne. Il macellaio al banco della carne ti taglierà il tuo pezzo proprio come lo vuoi tu. CONSIGLIO DEGLI ESPERTI Dainagricoltura armonia con la natura 2.50 invece di 3.15 Fettine di lonza di maiale, IP-SUISSE in conf. speciale, per 100 g 20% In vendita ora al bancone Ali di pollo Optigal al naturale e speziate, Svizzera, per es. al naturale, al kg, 9.– invece di 12.–, in self-service 25% Con carne svizzera 22.60 invece di 32.40 Fettine di tacchino «La belle escalope» Francia, 2 x 360 g conf. da 2 30% 8.95 Crunchy Nuggets Don Pollo prodotto surgelato, 400 g 20x CUMULUS Novità Entrecôte di manzo al banco per es. in trancio, IP-SUISSE, per 100 g, 6.45 invece di 8.10 20%
Carne

Pesce e frutti di mare

Gusto autentico

20%

Tutto l'assortimento di pesce intero fresco

(esclusi molluschi, crostacei ), per es. Branzino 300-600 g, ASC, d'allevamento, Grecia, per 100 g, 2.20 invece di 2.80, al banco a servizio

25%

6.70 invece di 8.95

33%

Mostbröckli dell'Appenzello Specialité Suisse, affettato finemente, IGP Svizzera, in conf. speciale, per 100 g

13.95 invece di 21.–

Branzino M-Classic, intero, ASC d'allevamento, Grecia, in conf. speciale, 720 g

da 2

31%

10.95 invece di 15.90

Bastoncini di merluzzo Pelican, MSC prodotto surgelato, 2 x 720 g

5 Offerte valide dall’8.8 al 14.8.2023, fino a esaurimento dello stock. Migros Ticino
invece di 13.20 Carne
2 x 300
conf. da 2 25% 1.70 invece di 2.30
26% 7.50 invece di 11.–Luganighetta Svizzera, 2 x 250 g conf. da 2 31%
9.80
macinata di manzo, IP-SUISSE
g
Costolette di maiale, IP-SUISSE per 100 g, in self-service
5.95 invece di 7.90 Prosciutto
in conf. speciale, 160 g 24%
crudo dei Grigioni affettato sottilmente, IP-SUISSE
conf.

Specialità casearie e

Formaggi e latticini 6
Ticino 5.75 invece di 7.20 Mozzarella a dadini Migros Bio 2 x 200 g conf. da 2 20% 5.40 invece di 6.80 Camembert Suisse Crémeux Baer 300 g 20%
4.60 invece di 6.60 Pancetta a dadini, IP-SUISSE in conf. speciale, 240 g 30% Pasta per tarte flambée Anna's Best 400 g, 2.20 invece di 2.75 a partire da 2 pezzi 20% Tutti i tipi di crème fraîche (prodotti V-Love esclusi), per es. Valflora al naturale, 200 g, 2.20 invece di 2.80 20%
cremosi latticini
Migros
IDEALE CON

Formaggio spalmabile svizzero dal gusto fresco

5.–invece di 6.30 Gala Nature 3 x 80 g conf. da 3 20%

20%

invece di 2.95 Le

di

conf. da 4 1.–

di 5.80 riduzione

Con

Creme Dessert Tradition vaniglia, caramello o cioccolato al latte, per es. vaniglia, 4 x 175 g

Yogurt LC1 Immunity Nestlé disponibili in diverse varietà, per es. arancia sanguigna e zenzero, 4 x 150 g, 3.50 invece di 4.40

1/2 grassa per 100 g, confezionata 15% 2.05

invece di 2.25

conf. da 12 15%

Formaggella

di 19.20

7 Offerte valide dall’8.8 al 14.8.2023, fino a esaurimento dello stock. Migros Ticino
calcio per aiutare la digestione
invece
4.80
invece
16.30
Latte intero UHT Valflora, IP-SUISSE cartone, 12 x 1 l
conf. da 4 20%
invece di 2.45
invece di 2.20
1.90
Ticinese
Gottardo Caseificio per 100 g, confezionato 15% 1.85
Formaggini freschi, aha! per 100 g 15%
2.35
Gruyère piccante Migros Bio, AOP circa 250 g, per 100 g, prodotto confezionato

Un tocco di italianità a casa tua

20%

Gherigli di noci o noci di anacardi Sun Queen in conf. speciali, per es. gherigli di noci, 400 g, 9.70 invece di 12.15

20x CUMULUS Novità

a partire da 2 pezzi

2.–di riduzione

17.80 invece di 19.80

Tutte le capsule Delizio, 48 pezzi per es. Lungo Crema

Tostate senza sale In qualità bio

conf. da 2 29%

15.50 invece di 21.90

Cafino Classic in busta, 2 x 550 g

20x CUMULUS Novità

5.10 Noci di anacardi tostate Sun Queen 200 g

4.80

Capsule bio Café Royal, Fairtrade Lungo o Espresso, 10 pezzi

a partire da 2 pezzi

20%

Tutte le confetture Belle Journée Extra e Fit & Well per es. Extra alle fragole, 500 g, 2.20 invece di 2.75

Scorta 8

LO SAPEVI?

L'avventura di Agnesi comincia nel 1824. Da allora questo pionieristico produttore di pasta si è dato il compito di portare lo stile di vita italiano nel mondo. Mantenendosi, pur con tutte le innovazioni tecniche e qualitative, fedele alla tradizione. E questo si vede nell'autenticità dei suoi prodotti. Buon appetito!

9 Offerte valide dall’8.8 al 14.8.2023, fino a esaurimento dello stock.
conf. da 2 40%
invece
conf. da 2 20% 7.40 invece di 9.50 Olio d'oliva Don Pablo 1 l 22% 16.50 invece di 22.–
25% 5.90 invece
conf. da 3 33%
Pasta Agnesi Penne rigate, spaghetti o tortiglioni, in confezioni multiple, per es. penne rigate, 2 x 500 g, 3.– invece di 5.–
Crispy tofu o fettine di verdure e patate, Migros Bio per es. crispy tofu, 2 x 220 g, 7.90
di 9.90
Mini pizze Piccolinis Buitoni prodotto surgelato, in confezione speciale, al prosciutto o alla mozzarella, 40 pezzi, 1,2 kg
di 8.85 Sugo di pomodoro Agnesi al basilico o alla napoletana, 3 x 400 g
Irresistibili
Dolce e salato 10 Snack salato ideale per lo spuntino Tutto l'assortimento Haribo per es. orsetti gommosi, 350 g, 1.70 invece di 2.40 a partire da 2 pezzi 30% 6.95 invece di 8.80 Coppette di gelato M-Classic prodotto surgelato, Ice Coffee, Vacherin o Bananasplit, per es. Ice Coffee, 4 x 165 ml conf. da 4 21% 12.95 Branches Eimalzin 30 pezzi, 750 g conf. da 30 Hit 7.40 invece di 14.85 Palline di cioccolato Frey, 750 g assortite, al latte finissimo o Giandor, in conf. speciale 50% 12.50 Branches Bicolor o Dark Frey 30 pezzi, 810 g Hit 8.55 invece di 11.90 Snickers Ice Cream o Mars Ice Cream prodotto surgelato, in conf. speciale, per es. Snickers, 12 pezzi, 603,6 ml conf. da 12 28% Tutti i biscotti Tradition per es. Petits Cœurs al limone, 200 g, 3.– invece di 3.60 –.60 di riduzione 3.40 Pom-Bär Original 6 x 25 g conf. da 6 Hit 3.10 Abbracci o Baiocchi o Pan di Stelle Mulino Bianco per es. Abbracci Mulino Bianco, 350 g Hit
sfizi

Refrigerio per giorni torridi

Bevande 11 Offerte valide dall’8.8 al 14.8.2023, fino a esaurimento dello stock.
8.75 Shot Biotta zenzero-arancia o prugna-guava, 500 ml, in vendita nelle maggiori filiali 20x CUMULUS Novità 2.40 Gaming Drink Levlup Galaxy o Shiny Dragon, 500 ml, in vendita nelle maggiori filiali 20x CUMULUS Novità 1.95 Mango e kalamansi Moloko 250 ml, in vendita nelle maggiori filiali 20x CUMULUS Novità 4.95 Prugna Biotta 500 ml, in vendita nelle maggiori filiali 20x CUMULUS Novità 8.70 invece di 11.60 Coca-Cola Classic o Zero, 8 x 500 ml conf. da 8 25% 1.50 Schorle Migros Bio mela-sambuco, mela-zenzero o pompelmo, 500 ml, in vendita nelle maggiori filiali 20x CUMULUS Novità Tutto l'assortimento Evian per es. 6 x 1,5 l, 4.40 invece di 6.60 conf. da 6 33% 11.55 invece di 16.50 Succhi di frutta Sun Queen, Fairtrade arancia o multivitaminico, 6 x 1 l conf. da 6 30% 8.50 invece di 10.95 Crodino 6 x 175 ml conf. da 6 22%
analcolicoL'aperitivoitaliano

Tante fragranze inebrianti

Oltre 750 prodotti a prezzi bassi

–.95

Salviettine cosmetiche

M-Budget, FSC®

170 pezzi

conf. da 2

25%

Prodotti per la cura del viso o del corpo Nivea (prodotti per le mani esclusi), per es. Crema idratante Soft, 600 ml, 9.70 invece di 13.–

a partire da 2 pezzi

25%

Prodotti per la cura del viso e del corpo Nivea e Nivea Men (confezioni da viaggio, prodotti per bebè, prodotti Sun e confezioni multiple esclusi), per es. siero antimacchie Luminous 630 Nivea, 30 ml, 22.50 invece di 29.95

a partire da 2 pezzi

30%

Tutto l'assortimento Manhattan per es. mascara waterproof Volcano, il pezzo, 7.65 invece di 10.90

conf. da 3

33%

Shampoo Nivea per es. Classic Care Mild, 3 x 250 ml, 7.20 invece di 10.80

12
Bellezza e cura del corpo
PIÙ
RISPARMI

In qualità Demeter

a partire da 2 pezzi

25%

Tutto l'assortimento di docciaschiuma e di deodoranti Axe e Rexona (confezioni multiple e da viaggio escluse), per es. gel doccia Axe Africa, 250 ml, 2.65 invece di 3.50

conf. da 2 25%

Deodoranti Rexona per es. spray Men Cobalt, 2 x 150 ml, 4.40 invece di 5.90

a partire da 2 pezzi

20%

Tutte le pappe Holle in vasetto per es. Demeter con carote, patate e manzo, 190 g, 2.– invece di 2.50

conf. da 2 25%

7.40 invece di 9.90

Deodoranti Axe per es. Africa, in spray, 2 x 150 ml

Consistenza delicata e leggera

a partire da 2 pezzi 20%

Tutte le bustine morbide Holle per es. Berry Puppy Demeter, 100 g, 1.60 invece di 1.95

conf. da 3 30%

Shampoo o balsami Fructis in confezioni multiple, per es. shampoo Cucumber Fresh, 3 x 250 ml, 8.25 invece di 11.85

conf. da 2 25%

6.65 invece di 8.90

Shampoo o balsami Ultra Doux per es. shampoo al miele, 2 x 300 ml

Bebè e bambini 13 Offerte valide dall’8.8 al 14.8.2023, fino a esaurimento dello stock.

Questi prezzi ti faranno amare le pulizie

Carta per uso domestico Twist Deluxe, Classic o Recycling, in confezioni speciali, per es. Deluxe, FSC®, 12 rotoli, 13.– invece di 18.60

Tutti i detersivi per capi delicati Yvette (confezioni multiple e speciali escluse), per es. Care in conf. di ricarica, 2 l, 9.60 invece di 11.95

Tutti i detersivi Elan (confezioni multiple e speciali escluse), per es. Spring Time in conf. di ricarica, 2 l, 7.– invece di 13.95

Ideale per le persone allergiche grazie al filtro HEPA

14.95 Cleverbag Herkules

Formula a base vegetale con la comprovata forza pulente Dettol

20x CUMULUS Novità

8.95 invece di 9.95

Minirose M-Classic, Fairtrade disponibili in diversi colori, mazzo da 20, lunghezza dello stelo 40 cm, per es. arancioni, il mazzo

4.95

Detergente universale ad azione antibatterica Dettol al profumo di pompelmo, 500 ml

20%

159.–invece di 199.–

Scopa elettrica a batteria Mio Star Power Cleaner 5000 fino a 39 minuti di autonomia, tempo di ricarica: 0,5 ore, capacità del contenitore: 0,5 l, al pezzo

Varie 14
10%
invece
Panni
Total 2
conf. da 2 30%
30% 10.60
di 15.20
Color Protect
x 30 pezzi
a partire da 2 pezzi 20%
35 l, 5 x 20 pezzi conf. da 5 Hit
a partire da 2 pezzi
50%
15 Offerte valide dall’8.8 al 14.8.2023, fino a esaurimento dello stock. 21.90 invece di 32.70 Chicco d'Oro, in chicchi o macinato 3 x 500 g, offerta valida dal 10.8 al 13.8.2023 conf. da 3 33% 1.75 invece di 2.50 Costate di maiale Grill mi, IP-SUISSE in conf. speciale, per 100 g, offerta valida dal 10.8 al 13.8.2023 30% 12.95 Contenitore per vivande e snack Kitchen & Co. disponibile in verde o blu, 1,7 l, al pezzo Hit 17.95 Moka Kitchen & Co. disponibile in grigio, blu o crema, il pezzo Hit 2.95 Coltelli da cucina Kitchen & Co. disponibili in blu o grigio, al pezzo Hit Avocado Perù, al pezzo, 1.– invece di 1.60, offerta valida dal 10.8 al 13.8.2023 a partire da 2 pezzi 38% Tutto l'assortimento di posate Cucina & Tavola per es. coltello da tavola Nero, il pezzo, 3.45 invece di 4.95 30% Prezzi imbattibili del weekend Solo da questo giovedì a domenica

Un piacere tutto estivo a un prezzo conveniente

Ricettadeliziosaspeziata, anche senza senape

26%

10.95 invece di 14.85

Bratwurst di vitello, IP-SUISSE

3 x 2 pezzi, 840 g

25%

Chips e Graneo Zweifel disponibili in diverse varietà, in conf. XXL Big Pack, per es. chips alla paprica, 380 g, 5.80 invece di 7.75

20%

Tutti i cespi di insalata Migros Bio e Demeter per es. lattuga verde Migros Bio, Svizzera, il pezzo, 2.20 invece di 2.80

Da tutte le offerte sono esclusi gli articoli M-Budget e quelli già ridotti. Offerte valide dall’8.8 al 14.8.2023, fino a esaurimento dello stock.

conf. da
3

Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.