COME PUBBLICARE CON CASE EDITRICI NON A PAGAMENTO Dal progetto editoriale al contratto di edizione e oltre
A cura di Armando Rotondi
In appendice 80 editori non a pagamento segnalati da noi
COME PUBBLICARE CON CASE EDITRICI NON A PAGAMENTO Dal progetto editoriale al contratto di edizione e oltre
A cura di Armando Rotondi
Bel-Ami Edizioni s.r.l. Via Alessandro Codivilla, 10 – Roma 00152 E-mail: info@baedizioni.it – Sito: www.baedizioni.it Prima edizione Bel-Ami Edizioni: dicembre 2015 ISBN: 978-88-96289-70-9 Impaginazione: Bel-Ami Edizioni Grafica di copertina: Bel-Ami Edizioni
Si indicano nello specifico gli autori delle singole parti del volume Amalia Maria Amendola – Parte I: Capitolo 5 [Le agenzie letterarie]; Capitolo 6 [Come comportarsi nelle fiere del libro] – Parte II: Capitolo 1 [Come realizzare un progetto di edizione] – Parte III: Capitolo 4 [La preparazione del plico]. Fabrizio Macrì – Parte IV: Capitolo 2 [Analisi del contratto di edizione]; Capitolo 3 [Tipologie di contratto]; Capitolo 4 [La cessione dei diritti: i diritti d’autore]; Capitolo 5 [Gli elementi essenziali di un contratto di edizione]; Capitolo 6 [Estinzione e risoluzione del contratto]; Capitolo 7 [La SIAE]; Errori da evitare. Armando Rotondi – Parte I: Capitolo 1 [Suggerimenti su come impostare un buon manoscritto]; Capitolo 2 [Quali vie intraprendere: pubblicazione tramite editore oppure self-publishing?]; Capitolo 3 [Qualche considerazione sui concorsi letterari]; Capitolo 4 [Scuole di scrittura e circoli letterari]; Errori da evitare – Parte II: Capitolo 3 [L’incipit]; Capitolo 4 [Come un curatore o un traduttore devono allestire un progetto di edizione]; Errori da evitare – Parte III: Capitolo 3 [Differenza tra self-publishing e pubblicare con un editore: cosa si perde?]; Capitolo 5 [Differenza tra coloro che chiedono la spedizione cartacea e chi il file]; Errori da evitare – Parte V: Capitolo 2 [Definizioni: editor, editore e curatore]; Capitolo 4 [La correzione delle bozze e il rapporto dell’autore con correttore ed editor]; Capitolo 5 [La pubblicazione]; Capitolo 6 [La promozione]; Errori da evitare. Cristiano Sabbatini – Parte I: Capitolo 7 [10 consigli per presentare il vostro manoscritto a una casa editrice]; Capitolo 8 [La valutazione critica di un manoscritto]; Capitolo 9 [Cosa posso fare se il mio manoscritto continua a non essere pubblicato?] – Parte II: Capitolo 2 [Come (non) si scrive una sinossi] – Parte III: Capitolo 1 [Selezionare le case editrici per l’invio di un manoscritto]; Capitolo 2 [A pagamento o non a pagamento? Questo è il (solo) problema] – Parte IV: Capitolo 1 [Un primo sguardo al contratto] – Parte V: Capitolo 1 [Il dietro alle quinte dell’editoria]; Capitolo 3 [Cos’è l’editing e perché è necessario?].
La nascita di un libro: una difficile scalata
Non so dire in maniera esatta ed empatica ciò che scatta nella mente di un autore quando conclude un manoscritto, ripensando alle notti insonni passate dietro a quelle poesie o racconti oppure a quel determinato paragrafo che svela l’intricato ingranaggio del proprio romanzo. So che è faticoso, questo sì, non c’è dubbio. Così come non ho dubbi sul fatto che tutti gli scrittori possano essere inizialmente classificati in due categorie principali: quelli che scrivono per il puro piacere di farlo – e non hanno alcuna ambizione letteraria – e coloro che solleticano la propria fantasia immaginandosi all’interno di una libreria gremita di lettori in coda, per avere una loro dedica sul proprio libro. Coloro che fanno parte della prima categoria, sebbene abbiano tutta la mia stima, poiché non c’è nulla di male a non voler pubblicare, saranno credo poco interessati a questo libro e preferisco non menzionarli oltre. Gli altri invece, quelli che preferiscono utilizzare i propri cassetti per conservare magliette e calzini anziché manoscritti e ceralacca, si trovano davanti ai propri occhi l’acuminato profilo di una montagna: l’imponente, caotica, contraddittoria montagna dell’editoria italiana. Montagna che possono superare in due modi: arrampicandosi con un paio di infradito per il costone più inclinato oppure pagando il pedaggio e attraversarla comodamente in galleria. La prima soluzione è quella più lenta, più difficile, quella che in pochi si arrischiano a fare, sebbene ultimamente gli avventurieri stiano aumentando a vista d’occhio, mentre la seconda è senza dubbio la scelta più rapida e, soprattutto, la meno ripida. 5
Lo scopo di questo libro è offrire l’attrezzatura adatta a tutti coloro che hanno deciso di intraprendere la prima scelta: la più ardua ma anche quella con le maggiori soddisfazioni, che solo i più motivati riusciranno a superare (un po’ come la terza prova di Indiana Jones che doveva saltare con un “balzo dalla testa del leone” per dimostrare il suo valore). E gli altri? Che ne è stato di quelli che hanno pagato? La montagna alla fine la supereranno anche loro, ma il problema è che la strada a pagamento è quella più gettonata, quella più affollata e, terminati gli amici e i parenti, difficilmente permetterà loro di rendere gremita di lettori la propria libreria dei sogni. Concludo sottolineando il fatto che questo libro non è una panacea per pubblicare rapidamente poiché, se il progetto editoriale non è appetibile, resterà comunque un sogno (anche perché se ci fosse un libro che spiegasse come realizzare un best seller, il suo autore e il libro stesso sarebbero già scomparsi da tempo in circostanze misteriose). Questo volume rappresenta lo sherpa che vi guiderà in un difficile viaggio offrendovi consigli e strategie, nella piena consapevolezza che l’editoria non possiede regole auree di condotta e che la pubblicazione di un libro può avvenire in modi del tutto diversi e spesso incompatibili tra loro. Cristiano Sabbatini Direttore Amministrativo e Commerciale Bel-Ami Edizioni
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Un punto di vista da direttore editoriale
Due sono i problemi principali che intercorrono tra l’autore, o aspirante tale, e l’editore. In primo luogo una conoscenza approssimativa o a volte nulla da parte dell’autore dei meccanismi e delle prassi del mondo editoriale. È bene per uno scrittore avere un’idea di come funzioni una casa editrice, anche in linea generale, e delle varie fasi che portano dalla valutazione del manoscritto alla pubblicazione del libro. Vi è poi un altro ordine di problemi, ovvero una difficoltà di comunicazione tra le parti, una criticità da parte dell’autore, che molte volte non è uno scrittore di professione, a interfacciarsi con la figura dell’editore o con gli altri addetti che lavorano in una casa editrice. È giusta la considerazione, che si ritrova in svariati manuali di editoria, che il lavoro dello scrittore è essenzialmente solitario, che si concretizza nell’atto di stesura del manoscritto, mentre invece quella dell’editore, che porta alla pubblicazione del libro, è un’operazione corale che investe un’intera galassia di professionalità. Una galassia di professionalità con cui l’autore deve sapersi interfacciare, con dovuti atteggiamenti, prassi e comportamenti. Proprio da questa differenza, solitudine dello scrittore e coralità della casa editrice, nasce una criticità che porta spesso a incomprensioni forti. Non sono pochi i casi infatti, in cui, una volta accettato il manoscritto, l’autore si pone in posizione sbagliata, pensando che egli sia l’unico interesse dell’intera casa editrice e non uno dei tanti autori e/o libri di cui la casa editrice si sta occupando in quel preciso momento. Vi è quindi, in alcuni casi, una 7
mancanza di umiltà da parte degli autori, anche quando essi non hanno effettivamente mai pubblicato nulla, che si comportano da prime donne, da dive. Una volta che la casa editrice ha accettato il manoscritto – che per l’autore è sempre il migliore e più importante libro del mondo –, capita che lo scrittore pretenda, invece di instaurare una proficua collaborazione. L’umiltà, insieme alla professionalità, rappresenta invece la base su cui si dovrebbe costruire il rapporto di lavoro, che è anche un rapporto di fiducia e stima, tra autore ed editore, tenendo presente che, in editoria, i tempi sono di norma lunghi e le fasi complesse. Sembrano affermazioni apparentemente rudi, scorrette, ma anche molto realistiche che denotano un rapporto che, se così vissuto, sfocia necessariamente in una conflittualità evitabile. È un discorso che vale in particolare per una casa editrice non a pagamento, che non chiede contributi all’autore, ma anzi investe le sue proprie forze economiche e umane, che non sono di certo illimitate. Infatti una casa editrice non a pagamento si caratterizza, per lo più, da un’alta qualità ma anche da dimensioni e risorse piccole e medie. Questo manuale vuole coprire, quindi, un vuoto. Non vuole spiegare solo come funziona una casa editrice, per cui ci sono moltissimi altri volumi, ma mostrare come dovrebbe un aspirante autore, non scrittore professionista, relazionarsi con l’editore nelle varie fasi che portano dal manoscritto al libro. Sono suggerimenti pratici e diretti, che chiamano in causa direttamente l’autore, consigliando cosa fare e mettendolo in guardia da cosa non fare. Armando Rotondi Direttore Editoriale Bel-Ami Edizioni
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Una premessa “legale”
Dopo giorni passati a creare personaggi e situazioni, a scrivere di amori o di omicidi, finalmente, ecco il riconoscimento del vostro talento. Ora siete seduti di fronte al direttore editoriale di una casa editrice, che, dopo aver accennato ai punti salienti, vi chiede di firmare il contratto d’edizione. In questo momento, la cosa più importante appare quella di vedere la propria opera campeggiare sugli scaffali delle librerie, a lottare per il primato della strenna natalizia più gettonata. Tutto il resto, compreso il contratto che si sta per firmare, sembra passare in secondo piano, quasi fosse un ostacolo formale alla realizzazione delle vostre giuste aspirazioni. Allora può accadere, e di solito accade, che non si presti attenzione al contenuto del contratto e lo si firmi senza leggerlo, fidandosi della breve descrizione che ne farà la persona seduta davanti a voi. Nella migliore delle ipotesi inizierete a leggere il vostro contratto e, arenandovi di fronte alla terminologia legale e scoraggiati da articoli, commi, paragrafi e sotto-paragrafi numerati, decidete di farlo leggere a qualcuno “più competente”. Da un punto di vista pratico, il contratto di edizione è di importanza fondamentale. Dal contenuto del contratto di edizione dipende il destino della vostra opera. Il contratto regola, un po’ come un matrimonio, il rapporto tra voi e l’editore. Nel contratto, solitamente, ci sono le risposte a tutte le vostre domande: dal numero delle copie stampate, agli anni che vi legheranno a quell’editore, dai tempi di pubblicazione, ai vostri compensi. Spesso accade che, solo dopo aver firmato un contratto, ci si rivolga ad un avvocato chiedendo lumi circa la ritardata pubblicazione, la presentazione di un rendiconto, la scarsa distribuzione e così via. L’avvocato, poiché il contratto è 9
già stato firmato, non potrà fare altro che cercare di spiegarvi tutti i diritti e le obbligazioni che, a seguito di quella firma, ormai regolano la “convivenza” tra voi e il vostro editore. Ricordate sempre che “il contratto ha forza di legge tra le parti”. Questo stabilisce il codice civile all’art. 1372. Ciò sta a significare che, una volta firmato un contratto, si ha l’obbligo giuridico di rispettarlo in tutte le sue parti, a pena di una risoluzione col conseguente, probabile, risarcimento dei danni. Per questo è importante leggerlo con attenzione e, auspicabilmente, capirlo prima di apporvi la firma. Fermo restando che, ogni volta che si firma un contratto, la consulenza di un professionista sia sempre la strada migliore da percorrere, in questo manuale, cercheremo anche di “leggere” insieme un contratto di edizione, allo scopo di dare qualche suggerimento utile, partendo dalla considerazione che al contratto di edizione è legato proprio il futuro della vostra opera. Fabrizio Macrì Responsabile Area Legale e Diritti Bel-Ami Edizioni
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PARTE I IL MANOSCRITTO
Capitolo 1
Suggerimenti su come impostare un buon manoscritto
Partiamo da un presupposto, per evitare qualsiasi tipo di equivoco. Una volta che avete finito di scrivere, il prodotto ottenuto, a prescindere dalla lunghezza o dalla tipologia (romanzo, racconti, saggio, raccolta di poesie, trattato, etc.), non si configura ancora come un libro e non può essere ritenuto tale. Quello che avete davanti ai vostri occhi nella versione finita, contenutisticamente, ma non definitiva, è infatti solo un manoscritto (o anche dattiloscritto) che attende la fase successiva. Ciò che andate a proporre a un editore non è quindi già un libro, bensì un manoscritto che dovrà trasformarsi in un libro. Diventerà libro, infatti, solo quando avrà una sua veste editoriale, a prescindere dalla qualità di tale veste, un luogo di pubblicazione, un codice ISBN che ne dà una sorta di ufficialità e altro ancora. Da autori, lavorate in primo luogo alla stesura di un manoscritto (nei capitoli successivi abbiamo utilizzato il termine “opera” e più raramente “volume”, nella sua accezione più generica) che deve essere sottoposto a un editore perché si trasformi in libro. Il fatto che debba essere sottoposto risulta l’elemento chiave. Se davvero desiderate che il vostro manoscritto diventi un libro, vuol dire che avete abbandonato l’idea che “si scrive per se stessi e non per gli altri” e siete disposti che degli sconosciuti, ed esperti poiché professionisti dell’editoria, leggano e valutino il vostro lavoro, anche con il rischio di una bocciatura totale. Proprio perché il vostro manoscritto è destinato a essere fruito dall’esterno e non da voi stessi e dalla vostra cerchia di conoscenze 13
Come pubblicare con case editrici non a pagamento
(parenti o amici), esso deve essere anche organizzato secondo criteri che rispecchiano, in linea di massima, principi di buon senso e di leggibilità. In parole povere, il manoscritto deve essere organizzato nel modo più ordinato possibile da un punto di vista editoriale, per permettere una facilità di valutazione e porre anche l’aspirante scrittore in una posizione di dichiarata professionalità. In primo luogo, è bene che il vostro manoscritto, o nell’atto stesso della stesura oppure della successiva revisione, ma comunque sempre prima di inviarlo, sia già organizzato in cartelle. La cartella è infatti una delle unità base essenziali nel mondo editoriale. Un editore non ragionerà in pagine, ma in cartelle. Vale a dire che la vostra pagina deve essere già impostata per avere circa 30 righe per 60 battute, per un totale che può variare dalle 1.800 alle 2.200 battute a cartella. Per battuta, intendiamo qualsiasi spazio, anche vuoto, che digitiamo sulla pagina. La suddivisione in cartelle deve dare già una prima idea all’editore di quanto potrebbe essere lungo il potenziale libro. Forniamo alcuni esempi. Un manoscritto non organizzato in cartelle, in formato A4, scritto in Times New Roman 10, con interlinea 1, di 80 pagine, potrebbe risultare ben più lungo una volta adattato al formato della casa editrice, mentre un manoscritto di 100 pagine, scritto in Times New Roman 14 o 15, interlinea 2 potrebbe risultare, alla fine, eccessivamente corto. Le cartelle risultano quindi un’unità di misura essenziale e il loro numero totale deve essere indicato nell’apposita scheda che invierete insieme alla proposta del vostro manoscritto, e che vedremo nel dettaglio nei capitoli successivi. Tuttavia, la suddivisione in cartelle non è sempre vincolante. Molte case editrici, infatti, hanno propri specifici criteri di impaginazione e le pagine dei loro libri non corrispondono alle cartelle canoniche. In questo caso, sempre organizzando il lavoro in cartelle, potrete indicare anche il numero totale di battute del manoscritto, che rappresenta un valore quantitativo quasi assoluto e che permette una valutazione da parte della casa editrice. L’impostazione del manoscritto non riguarda solo la sua organizzazione in cartelle, ovviamente, perché vi sono molti altri elementi 14
Il manoscritto
cui è bene prestare attenzione. Abbiamo detto come il manoscritto debba essere ordinato. Questo significa che esso necessita di una propria coerenza interna e di una uniformità stilistica e formale facilmente riscontrabili. Ad esempio, la scelta di font specifici, di corsivi o di grassetti deve essere da voi decisa in precedenza e sempre rispettata, così come l’utilizzo di segni grafici e punteggiatura. La cosa migliore è che vi creiate, prima di iniziare a scrivere, delle vostre “norme redazionali” oppure seguiate quelle che potete facilmente reperire su internet. Volendo fare un ulteriore esempio, per la scrittura saggistica molte case editrici forniscono già le proprie norme, che riguardano anche l’inserimento di note e bibliografia. È bene avere delle norme a cui restare fedeli. Se, ad un primo sguardo, vi sembrerà che esse siano più pertinenti alla scrittura di saggi e trattati e meno adatti alla stesura di narrativa, poesia o teatro, questo non è propriamente vero. Se nelle norme redazionali avrete deciso preventivamente l’utilizzo di tutta una serie di elementi, questo vi tornerà estremamente utile. Saprete esattamente quali tipi di virgolette dovrete usare per i dialoghi, se caporali o apici, o dove i segni di interpunzione debbano essere posti in questo caso, quali dentro e quali fuori. Avrete già un’idea definita di come debbano essere i titoli dei capitoli (quale corpo? In grassetto? Corsivo? Sottolineato? Numeri arabi o romani? etc.) e l’utilizzo che deve avere il corsivo rispetto al virgolettato. Create quindi delle vostre norme coerenti, nel caso in cui non disponiate dei cosiddetti “normari” delle specifiche case editrici, che contengono le indicazioni di uniformità tipografiche e redazionali delle loro diverse collane Tutto questo faciliterà il vostro lavoro di stesura del manoscritto e risulta quasi necessario perché esso abbia una coerenza interna che renda la sua leggibilità da parte dell’editore la più agevole possibile. Non sono pochi i casi, infatti, di manoscritti che, sebbene abbiano un apprezzabile valore contenutistico, risultano abbastanza superficiali e approssimativi da un punto di vista formale. E non è un punto a favore dell’autore, poiché, in linee generali, il disordine non paga. 15
Come pubblicare con case editrici non a pagamento
Un testo presentato con un Cosa sono le “cartelle”? utilizzo sballato della punteg- In editoria la “cartella” si usa come unigiatura, al di là se essa sia ap- tà di misura per indicare la lunghezza di propriata da un punto di vista un romanzo, di una raccolta o qualsiasi Salvo diversa indicazione, sintattico-grammaticale, dei se- dattiloscritto. quando su un bando di concorso letteragni grafici, dei corpi delle lette- rio o sul sito di una casa editrice trovate il re e altro risulta quasi “antipa- termine “cartella” ci si riferisce alla “cartico” all’editore che ipotizza già tella editoriale” ovvero un foglio dattiloscritto composto da 30 righe di testo (di possibili interventi di editing. 60 battute ciascuna, compresi gli spazi Un romanzo avvincente po- tra un carattere e l’altro), per un totale di battute. Non si parla mai di “pagitrebbe essere un gran caos nella 1.800 ne” perché ognuno potrebbe allestire la forma. La forza di un manoscrit- pagina con un carattere di dimensioni to risiede invece nell’equilibrio diverse, con interlinea diversi, etc. tra contenuto e presentazione visiva ordinata e coerente. Per tale ragione, quindi, oltre a lavorare già in cartelle, a tenere d’occhio il numero di battute totali, e a crearvi delle norme redazionali, una volta terminato il manoscritto, prima ancora di inviarlo, conviene che lo rileggiate più volte. La fase di (ri-)lettura è essenziale nell’organizzazione di un buon manoscritto da inviare. Dovete infatti cercare di eliminare il maggior numero possibile di errori, anche sintattico-grammaticali, e refusi. Dovete essere onesti con voi stessi ed essere disposti a modificare le parti che secondo voi non funzionano o a smussare elementi troppo macchinosi o di difficile comprensione, per quanto vi possiate essere emotivamente legati. E per fare questo dovete leggere con attenzione. Leggere più volte un’opera di cui si è autori comporta non poche difficoltà. L’occhio e la mente è come se passassero sopra le frasi senza prestare vera attenzione e quindi senza riuscire a notare i punti critici su cui intervenire o da correggere. Questo problema si può ovviare se, invece di leggere a mente, optate per una lettura ad alta voce. Leggendo in tal modo, sarete portati a soffermarvi maggiormente sulle frasi, a sentirne il suono e il funzionamento, a notare errori e refusi, nonché a definire il ritmo che di volta in volta il vostro manoscritto assume.
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Capitolo 2
Quali vie intraprendere: pubblicazione tramite editore oppure self-publishing?
Abbiamo detto come l’autore, che intenda vedere il proprio manoscritto pubblicato e trasformato in un libro, abbia superato la fase di “scrivere solo per se stesso” e come si sia messo in gioco. Questo è vero a patto che effettivamente decida di intraprendere la strada che porta alla pubblicazione tramite un editore. Vi è, infatti, un’altra possibilità che è quella del self-publishing. Anche nell’ambito dell’editoria vi sono delle nette differenze tra editoria a pagamento ed editoria non a pagamento, cioè tra quelle case che richiedono contributi all’autore per la pubblicazione e altre che invece investono di tasca propria sul libro e sullo scrittore. Si tratta di due forme opposte di “capitalismo” e di imprenditorialità. Nel caso dell’editoria a pagamento, la selezione del manoscritto avrà criteri meno rigorosi da un punto di vista sia quantitativo (numero di copie e numero di pagine del futuro libro) che qualitativo (contenuto del manoscritto), poiché la casa editrice corre quasi zero rischi nella mancata commerciabilità del volume, essendo i vari costi di realizzazione già attutiti dal contributo monetario da parte dell’autore, che si aggira solitamente su qualche migliaio di euro. Una casa editrice non a pagamento, anche la più piccola, deve rispettare invece dei “paletti” e valutare con la massima attenzione il manoscritto dal punto di vista contenutistico, formale e commerciale nonché il profilo del suo autore, poiché essa investe in 17
Come pubblicare con case editrici non a pagamento
prima persona nella realizzazione del volume. Di questo, però, si parlerà nello specifico nello specifico nel capitolo 2 della parte III. Torniamo, invece, alla possibilità di vedere trasformato il proprio manoscritto in un libro attraverso il self-publishing, dandone innanzitutto una definizione. Con il termine self-publishing intendiamo l’auto-pubblicazione, ovvero il pubblicare un libro senza ricorrere a un editore. Il self-publishing si basa essenzialmente sulla presenza di un sito online dove l’autore ha la possibilità di creare il proprio libro gestendo tutte le sue fasi, tranne l’effettiva stampa, e poi di metterlo in vendita. Le vendite avvengono attraverso internet e, in alcuni casi, possono prevedere il coinvolgimento di punti vendita tradizionali. L’autore può anche acquistare alcune copie del suo libro attraverso il sito e venderle autonomamente. I siti di self-publishing permettono di accedere alla pubblicazione di un libro senza barriere, aumentando enormemente la platea di quanti possono pubblicare, ma andando ad intaccare tuttavia la qualità delle opere pubblicate, molte delle quali, anche se in commercio, potrebbero peccare non solo sotto l’aspetto della veste editoriale, ma anche delle qualità artistiche, poiché mancanti di quei filtri valutativi rappresentati dal sottoporre il manoscritto a una casa editrice. Benché il lavoro finito abbia elementi propri del libro (copertina, impaginato, rilegatura, codice ISBN, quest’ultimo non sempre), in realtà non vi è stato un vero e proprio mettersi in gioco come autori, in quanto è venuto a mancare il riscontro professionale di un editore. Il manoscritto pubblicato in self-publishing, i cui costi di stampa sono a spese dell’autore e senza costi redazionali, non comporta infatti tutte quelle fasi valutative sulla qualità del lavoro che possono spingere un editore a rifiutare il vostro lavoro o ad accettarlo. Manca quel lavoro di editing sul testo e di correzione di bozze che viene realizzato in fase redazionale e che molte volte dall’autore non viene proprio preso in considerazione nel self-publishing, così come nel momento successivo alla pubblicazione non vi è quella fase promozionale realizzata dagli uffici stampa o marketing. 18
Il manoscritto
Se possiamo essere cattivi, o almeno politicamente scorretti, il più delle volte il self-publishing serve ad appagare l’ego di un aspirante scrittore che non ha trovato il coraggio o la sicurezza di mettersi in discussione affrontando la valutazione dell’editore. Tuttavia vi sono elementi dei vari siti di self-publishing che possono risultare utili se affrontati con un certo cinismo. Molti server per l’auto-pubblicazione prevedono delle forme di preview in cui, come potenziali clienti, potete iniziare, previa registrazione gratuita, a preparare il vostro progetto editoriale senza arrivare alla fase finale del pagamento. Questo, nel caso in cui siate aspiranti scrittori completamente neofiti, può risultare utile come forma di palestra per comprendere, in modo pratico, alcune particolarità che riguardano la creazione di un libro, come l’inserimento di indici, apparati, immagini, o le varie possibilità di copertina (rigida, semi-rigida, cartonata, con bandelle), così come i possibili formati o la rilegatura.
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