Il Giubileo - 2025

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Caput Mundi

Numero
Gennaio

Italian Digital Media Observatory

Partner: Luiss Data Lab, RAI, TIM, Ansa, T6 Ecosystems, ZetaLuiss, NewsGuard, Pagella Politica, Harvard Kennedy School, ministero degli Esteri, Alliance of Democracies Foundation, Corriere della Sera, Reporters Sans Frontières, MediaFutures, European Digital Media Observatory, The European House Ambrosetti, Catchy, CY4GATE, ministero dell’Istruzione e del Merito

Photogallery a cura di Ludovica Bartolini

La parola Mappa

di Michelangelo Gennaro

Giubileo

Dalle indulgenze alla misericordia di Alessandro Villari

Invito al perdono e alla rinascita di Chiara Boletti

L’Anno Santo delle donne di Michelangelo Gennaro

I numeri della santa invasione di Filippo Cappelli

Photogallery

I volti del Giubileo a cura di Ludovica Bartolini

Roma

Il Vaticano si trasforma di Sara Costantini

Roma cantiere aperto di Gennaro Tortorelli

I lavori per le strade dell’Urbe di Asia Buconi

La città modello di sicurezza di Federica Carlino

Ama il prossimo tuo di Francesco Esposito

«Il senso del potere» secondo Dagospia di Luca Graziani

La Roma fotografata da Umberto Pizzi di Alessandro Imperiali Esteri

Il Giubileo e la guerra, l’antitesi del presente di Matilde Nardi

Politica

Il dialogo tra Bergoglio e Meloni di Alessio Matta

Interviste

Enrico Vanzina e il cambiamento della città di Nicoletta Sagliocco

La Guardia svizzera al fianco del Papa di Lavinia Monaco

Economia

I miliardi di euro in arrivo di Lorenzo Pace

I turisti padroni del centro di Matilda Ferraris

Preghiere, rosari e affari di Massimo De Laurentiis

Aggiungi un posto a tavola di Isabella Di Natale

Sociale

La vita in strada degli invisibili di Nicole Saitta

La reclusione diventa speranza di Elisa Vannozzi

La Tenda diventa casa per tutt* di Pietro Angelo Gangi

Fede senza ostacoli di Chiara Grossi

Cultura

L’incontro del sacro e profano di Caterina Teodorani

Il Conclave sul grande schermo di Simone Salvo

L’Anno Santo in 42 lingue di Silvia Della Penna

Dentro le pagine della speranza di Giulia Rugolo

English

The First Capital of Christianity by Gizem Daver

Faith beyond the borders by Stefania Da Lozzo

At the Doorstep of a new Patria Grande by Mariahelena Rodriguez

A century of sacred photography by Ludovica Bartolini and Rosita Laudano

The Venetian Jubilee by Lisa Duso

The Church goes digital by Giulia Tommasi

Green Tarmac for a Green Rome by Alessandra Coffa and Andrea Iazzetta

Società

Lo smartworking non salverà la Capitale di Valeria Costa

In questo numero, le fotografie di Ludovica Bartolini raccontano Roma che cambia volto

Giubileo

«Roma per voi sarà una ricchissima miniera di tesori, vi offrirà la possibilità di scoprire i personaggi più disparati, di raccontarne le storie, di svelarne i segreti». Con queste parole, come avevamo fatto con i loro predecessori, un anno fa abbiamo accolto la nuova generazione di praticanti alla Scuola di giornalismo, invitandoli a immergersi nella realtà della città più bella del mondo.

E le ragazze e i ragazzi hanno aperto gli occhi, si è offerta loro la possibilità di raccontare volti e storie di un avvenimento epocale, come il Giubileo 2025 e, allo stesso tempo, di descrivere come la città Eterna si è rifatta il trucco.

Solo poco tempo fa la città era un immenso, insopportabile cantiere a cielo aperto, da un giorno all’altro sono apparsi, venuti alla luce, dei tesori di urbanistica sorprendenti: il sottopassaggio sul lungotevere, la nuova, bellissima piazza Pia, il rinnovato selciato di San Giovanni,

il nuovo look di piazza Rinascimento. I ragazzi hanno visto e raccontato, hanno fatto vivere questa trasformazione della città, animandola con le storie e i volti dei protagonisti del Giubileo, dai prelati ai pellegrini, con le voci di tanti personaggi che hanno fatto la storia e la cronaca di questa città. Dimostrando ancora una volta come questa Università sia strettamente connessa con il tessuto urbano che la ospita.

Si è trattato di un lavoro giornalistico impegnativo, come si diceva una volta i ragazzi della Scuola hanno consumato le suole delle scarpe, hanno lavorato sodo nelle strade di Roma, con il contributo determinante delle allieve e degli allievi del Master Internazionale di giornalismo, un connubio che si è rivelato felice, che dovrà proseguire nei prossimi mesi. Questo numero di Zeta è stato un banco di prova impegnativo per i ragazzi futuri protagonisti alla stampa italiana, certamente avrà un posto d’onore nel loro curriculum.

Giorgio Casadio
Copertina Mario Tomassetti /Reuters

Le porte del Giubileo

1. Papa Francesco apre la Porta Santa della Basilica di San Pietro in Vaticano (Reuters)
2. Il cardinale vicario di Roma Baldassare Reina apre la Porta di San Giovanni in Laterano (Reuters)
3. Porta Santa della Basilica di Santa Maria Maggiore
4. Porta di San Paolo fuori le mura

La Capitale che cambia

L'impatto del Giubileo ridisegna il volto della città eterna. Dalle grandi opere ai dettagli, Roma mostra una faccia nuova per combinare il fascino immortale della sua storia con l'attualità

a cura di Ludovica Bartolini

Il calendario dell'Anno Santo

a cura di Michelangelo Gennaro

DICEMBRE 2024

24 Dicembre

Apertura Porta Santa della Basilica di San Pietro

GENNAIO 2025

24-26 Gennaio

Giubileo del Mondo della Comunicazione

FEBBRAIO 2025

New York

8-9 Febbraio

Giubileo delle Forze Armate, di Polizia e di Sicurezza

15-18 Febbraio

Giubileo degli Artisti

21-23 Febbraio

Giubileo dei Diaconi

MARZO 2025

8-9 Marzo

Giubileo del Mondo del Volontariato

28 Marzo

24 Ore per il Signore

28-30 Marzo

Giubileo dei Missionari della Misericordia

APRILE 2025

5-6 Aprile

Giubileo degli Ammalati e del Mondo della Sanità

25-27 Aprile

Giubileo degli Adolescenti

28-29 Aprile

Giubileo delle Persone con Disabilità

MAGGIO 2025

1-4 Maggio

Giubileo dei Lavoratori

4-5 Maggio

Giubileo degli Imprenditori

10-11 Maggio

Giubileo della Bande Musicali

12-14 Maggio

Giubileo delle Chiese Orientali

16-18 Maggio

Giubileo delle Confraternite

30 Maggio - 1 Giugno

Giubileo delle Famiglie, dei Bambini, dei Nonni e degli Anziani

GIUGNO 2025

7-8 Giugno

Giubileo del Movimenti, delle Associazioni e delle nuove Comunità

9 Giugno

Giubileo della Santa Sede

14-15 Giugno

Giubileo dello Sport

20-22 Giugno

Giubileo dei Governanti

23-24 Giugno

Giubileo dei Seminaristi

25 Giugno

Giubileo della Vescovi

25-27 Giugno

Giubileo dei Sacerdoti

LUGLIO 2025

28 Luglio - 3 Agosto

Giubileo dei Giovani

SETTEMBRE 2025

15 Settembre

Giubileo della Consolazione

20 Settembre

Giubileo degli Operatori di Giustizia

26-28 Settembre

Giubileo dei Catechisti

OTTOBRE 2025

4-5 Ottobre

Giubileo del Mondo Missionario

4-5 Ottobre

Giubileo dei Migranti

8-9 Ottobre

Giubileo della Vita Consacrata

11-12 Ottobre

Giubileo della Spiritualità Mariana

31 Ottobre - 2 Novembre

Giubileo del Mondo Educativo

NOVEMBRE 2025

Roma

16 Novembre

Giubileo dei Poveri

22-23 Novembre

Giubileo dei Cori e delle Corali

DICEMBRE 2025

14 Dicembre

Giubileo dei Detenuti

Il giro delle sette Chiese di Roma

Pellegrinaggio praticato sin dal Medioevo, comprende le quattro basiliche papali maggiori e le tre più importanti basiliche minori

Basilica di San Pietro

Basilica Papale di Santa Maria Maggiore

Basilica di San Lorenzo fuori le Mura

Basilica di Santa Croce in Gerusalemme

Basilica di San Giovanni in Laterano

Basilica Papale di San Paolo fuori le Mura

Basilica di San Sebastiano fuori le Mura

Il cammino delle Donne patrone d'Europa e dottori della Chiesa

È il primo pellegrinaggio giubilare dedicato alle sante che hanno segnato la storia del cattolicesimo con la loro forza morale e intellettuale, da Caterina da Siena e Edith Stein

Chiesa di Santa Maria della Vittoria

Santissima Trinità dei Monti

Basilica di Sant'Agostino

Basilica di Santa Maria sopra Minerva

Chiesa di Santa Brigida

Basilica di Santa Cecilia in Trastevere

Dal lucro delle indulgenze alla misericordia francescana

Lo yobêl ebraico è diventato un rito per i cattolici. La storia dell'Anno Santo

Il Giubileo ha attraversato la storia dei cristiani e della Chiesa per più di settecento anni ed è stato attore e testimone del suo cambiamento nel corso dei secoli. Da elemento di affermazione del potere papale di Bonifacio VIII in epoca medievale, l’Anno Santo è divenuto attestazione di un «mea culpa» della Chiesa grazie a papa Wojtyla all’inizio del nuovo millennio. Alcuni giubilei sono ricordati in quanto spettacolari, come quello di Alessandro VI Borgia che ha messo in scena la passione di Cristo al Colosseo, altri invece hanno fatto più rumore quando non sono stati celebrati, come è successo durante il pontificato di Pio IX, l’ultimo papa-re.

Quello del Giubileo è un racconto che parte da un montone, yobêl in ebraico, o meglio da una sua parte: per scivolamento metonimico quel termine indicava il corno dell’animale usato durante le grandi liturgie del popolo di Abramo e il

cui suono inaugurava un anno particolare che occorreva ogni cinquant’anni: il sabato dei sabati del tempo, uno ogni sette cicli di sette anni sabbatici. Lo yobêl sanciva il riposo della terra, shemittah, che, nell’accezione ascetica, significava «accettare una volontaria carestia prendendo le distanze dalla voracità produttiva», scrive Alberto Melloni in Il giubileo. Una storia.

Yobêl era collegato al verbo jobel, “restituire”: in quel contesto acquisiva il significato di riconsegnare a Dio la sua posizione di Signore, di liberare l’uomo dalla condanna del possesso e di affrancare gli schiavi. È il senso che l’evangelista Luca dà al messaggio di Gesù: il figlio di Dio ha iniziato la predicazione a Nazareth leggendo un passo del profeta Isaia che parlava di un anno eccezionale «per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista, rimettere in libertà gli oppressi e predicare un anno di grazia del

STORIA

Signore». Ma nella Bibbia non viene mai celebrato. Ci ha pensato la Chiesa romana ad appropriarsi del giubileo ebraico risignificandolo in base a un’operazione chiamata “supersessionismo” o “teoria della sostituzione”, ovvero il principio dottrinale secondo cui il Cristianesimo aveva il diritto di prendere il posto di Israele nel patto con Dio perché il popolo di Abramo non aveva riconosciuto Gesù come il Messia.

Il passaggio dal mondo orientale a quello romano è avvenuto grazie al Padre e Dottore della Chiesa San Girolamo che ha tradotto yobêl con il latino iobelaeus inserendo in questo modo una dimensione festosa assente nell’originale ebraico: il termine, infatti, era vicino al verbo iubilare (gioire).

Dopo la riforma gregoriana dell’XI secolo, anche il concetto feudale di satisfactio ha acquisito un diverso senso: il “fare abbastanza” del debitore nei confronti del creditore ha assunto un valore risarcitorio dell’onore di Dio ed è diventato il prezzo per i peccati commessi. Col tempo è stato codificato anche un sistema tariffario delle pene e si sono generate così una teoria e una prassi dell’indulgenza dentro la Chiesa latina: l’Anno Santo è divenuto un’occasione per ottenere la “seconda penitenza”, pratica che consente di perdonare le colpe a chi ha già ricevuto il battesimo.

È in questo clima che è nato il primo Giubileo di Bonifacio VIII che, secondo il cronista medievale Jacopo Gaetano Stefaneschi, ha «per padre il passaparola e per madre una presunta negligenza». Durante il 1299 tra i cattolici girava una vox populi secondo la quale sarebbe bastato recarsi a Roma l’anno successivo per ricevere non la normale indulgenza, che durava tre anni e tre quaresime, ma quella plenaria senza l’obbligo di partecipare a una crociata.

Nel frattempo, iniziavano ad arrivare i pellegrini a Roma e diffondevano la notizia che i loro padri avevano ricevuto la remissione dei peccati cento anni prima. Papa Bonifacio VIII, per accertarsi della veridicità di questa voce, fece cercare in tutti gli archivi se nel 1200 vi fosse stato davvero un Giubileo, ma nessuno trovò niente. Visto il grande afflusso di fedeli al Vaticano, il 22 febbraio del 1300 Bonifacio promulgò comunque la bolla d’indizione con effetto retroattivo al Natale dell’anno precedente: chi avrebbe visitato le tombe dei santi Pietro e Paolo avrebbe ottenuto l’indulgenza plenaria. Stabilendo che il Giubileo dovesse oc-

correre una volta ogni cento anni e non cinquanta come da tradizione ebraica, ha rimarcato l’eccezionalità della festa e si è posto come «il regolatore supremo delle priorità ultime e dunque delle urgenze politiche e teologiche, gestore autorevole dei flussi della devozione e del potere, della guerra e della salvezza». Il pontefice aveva compreso che il fedele avrebbe guardato al papato non solo come regolatore supremo della cristianità, ma anche come interprete di un’attesa di salvezza individuale.

Tutti i successori di Bonifacio che hanno avuto la possibilità di indire il Giubileo lo hanno usato come un evento dal significato celestiale, ma anche terreno perché consentiva a ogni pontefice di consegnare il proprio nome alla storia. E così fu per seicento anni fino a quello del 1975.

Dopo il Concilio Vaticano II, Paolo VI ha rifondato dottrinalmente l’Anno Santo associandolo non all’indulgenza derivante dalla potestà di Bonifacio VIII, ma a quella concessa dopo un gesto di devozione sull’esempio di Onorio III. Nel 1220 il papa avrebbe rimesso dinanzi a Dio le

pene di quanti si sarebbero recati alla tomba dell’arcivescovo di Canterbury e martire Thomas Becket, atto considerato la «prima vera manifestazione» del Giubileo.

Il nuovo modo di vivere la fede è stato condiviso anche dai successori di Paolo VI: quello indetto da Giovanni Paolo II all’inizio del secondo millennio ha avuto al centro il «mea culpa» della Chiesa che chiedeva perdono per la «acquiescenza manifestata, specie in alcuni secoli, a metodi di intolleranza e persino di violenza nel servizio della verità».

L’ultimo Giubileo, quello straordinario di papa Francesco nel 2015 che ha celebrato i cinquant’anni dal Vaticano II, ha modificato il concetto di indulgenza: è diventata parte del sentimento materno di Dio «fatto di tenerezza di compassione e di perdono». Di un Anno Santo epifania di «un potere centrale e strumento dell’esercizio spericolato» di una dottrina basata sulle indulgenze restavano sempre meno tracce. ■

1. Giubileo di Papa Leone XIII, 1900

2. Papa Giovanni Paolo II

Invito al perdono e alla rinascita

Per monsignor Milani è il tempo della misericordia che spinge a riflettere su giustizia e responsabilità collettiva, ascoltando le parole del Papa

di Chiara Boletti

«È un invito a liberare il cuore. Passare da quella porta significa lasciare alle spalle il peso del peccato, per vivere una riparazione in piena libertà». Monsignor Davide Milani, Officiale del dicastero della Cultura e dell'Educazione della Santa Sede e Segretario generale della Fondazione Pontificia Gravissimum educationis, racconta così il suo modo di vivere il Giubileo.

Il 24 dicembre 2024 la Chiesa ha aperto le sue porte - letteralmente e simbolicamente - per un anno interno, per ricordare come la forza della misericordia sia capace di sanare ferite personali e sociali. Il rito cattolico, che ogni 25 anni garantisce ai fedeli la remissione dei peccati, si delinea come un momento non solo religioso ma come invito universale, rivolto a tutti, a fermarsi, riflettere e rinnovarsi. «Il cuore del Giubileo è celebrare un Dio che perdona e risana» spiega monsignor Milani, «un Dio che guarda l’uomo con benevolenza, che vuole alleviare la pena degli errori commessi».

Questa celebrazione, simbolicamente legata al passaggio della Porta Santa, non è solo un gesto rituale, ma un atto di liberazione: lasciare il peso del passato per abbracciare una vita rinnovata. «Un

tema centrale del Giubileo è l’indulgenza, spesso fraintesa». Monsignor Milani lo chiarisce con una metafora semplice ma incisiva: «Immaginatevi due persone che litigano. Si chiedono scusa e fanno pace, ma le parole rimangono come una ferita. Così è il peccato: la confessione cancella la colpa, ma gli effetti rimangono. Il Giubileo è il momento in cui Dio non solo perdona, ma risana anche quelle ferite».

Monsignor Milani sottolinea che la giustizia terrena e quella divina operano su piani diversi. «La giustizia umana è necessaria per regolare i rapporti tra gli uomini, ma è imperfetta. Quella divina, invece, si fonda sulla misericordia e sull’amore. Gesù, morendo in croce, ci ha mostrato il significato ultimo di questa giustizia più grande».

Questa celebrazione della misericordia divina non è mai fine a sé stessa, ma si traduce in un impegno concreto verso il prossimo. «Papa Francesco, nella bolla di indizione del Giubileo, ha richiamato l’attenzione su temi come il rispetto del creato, l’accoglienza dei migranti, il condono dei debiti dei Paesi poveri. Passando quella porta, siamo chiamati a riflettere non solo sul nostro peccato personale, ma sulla nostra responsabilità verso l’umani-

tà». In un mondo frammentato da conflitti e disuguaglianze, il Giubileo diventa un messaggio universale, non solo per i fedeli praticanti: «Il perdono sembra un paradosso, ma è l’unica strada. Se le milioni di persone che passeranno la Porta Santa credessero davvero che i conflitti non si risolvono con le armi, che il carcere deve essere luogo di riabilitazione e non di condanna, che i migranti meritano accoglienza, il mondo cambierebbe. Le grandi rivoluzioni della storia le ha fatte il popolo, e questa è una rivoluzione silenziosa, potente d’amore» riflette Milani.

E questa è la promessa del Giubileo: che il cambiamento, a volte, può partire dai gesti più semplici e silenziosi. ■

CHIESA
1. Monsignor Davide Milani, Officiale del dicastero della Cultura e dell'Educazione della Santa Sede

L’Anno Santo delle donne

Per la prima volta un pellegrinaggio è dedicato alle grandi intellettuali e predicatrici del cattolicesimo, con una marcia collettiva che si terrà l’8 marzo

di Michelangelo Gennaro

I fedeli aspettano in semicerchio dietro il sepolcro di santa Caterina da Siena. Sono soprattutto donne, che a turno lanciano un bigliettino dentro l’altare della basilica di Santa Maria Sopra Minerva a Roma, sperando di ricevere una grazia.

La tomba è parte del pellegrinaggio giubilare consacrato alle patrone d’Europa e dottori della Chiesa, il primo dedicato alle donne. Sei basiliche nel centro della Capitale, tappe di un percorso a piedi di cinque chilometri. Ognuna è associata alla memoria di una grande personalità femminile del cattolicesimo.

Si parte dalla chiesa di Santa Maria della Vittoria, al fianco della Fontana del Mosè che domina piazza di San Bernardo. All’interno del tempio è conservata l’Estasi di santa Teresa d’Avila, capolavoro scultoreo del maestro Gian Lorenzo Bernini. La religiosa spagnola, che l’artista rappresenta mentre viene trafitta da un angelo con la lancia, simbolo dell’amore di Dio, è stata annoverata tra i dottori della Chiesa nel 1970.

L’appellativo, declinato solo al maschile, viene conferito ai santi che hanno contribuito alla riflessione teologica, diffondendo la dottrina con le loro opere.

«Non dimentichiamo che su trentasette dottori della Chiesa, dal 1295 ad oggi, solo quattro sono donne, e che il titolo è stato loro attribuito nel Novecento, dopo il Concilio Vaticano II», spiega Rita Pinci, coordinatrice di Donne Chiesa Mondo, il mensile femminile dell’Osservatore Romano, quotidiano della Santa Sede.

Oltre a Teresa d’Avila, l’onorificenza è stata assegnata alla monaca tedesca Ildegarda di Bingen, vissuta nel XII secolo, e alla benedettina francese Teresa di Lisieux, morta di tubercolosi nel 1927 a soli ventiquattro anni. Entrambe vengono ricordate nel cammino giubilare, con i loro nomi associati alla basilica di Santa Cecilia in Trastevere e alla chiesa di Trinità dei Monti, in cima alla gradinata di piazza di Spagna. E poi alla stessa santa Caterina, che ha ottenuto il riconoscimento un mese dopo Teresa d’Avila: «Sono donne di coraggio e di grandi visioni, intellettuali, a volte senza studi scolastici», prosegue Pinci, «come Caterina da Siena, che era semianalfabeta ma ammoniva Papi e re».

La domenicana è anche protettrice d’Europa, proclamata nel 1999 da Papa Giovanni Paolo II. Con lei sono compatrone Santa Brigida di Svezia, che dà il nome alla chiesa in piazza Farnese, ed Edith

Stein, nata ebrea e uccisa nel campo di concentramento di Auschwitz, nonostante si fosse convertita al cristianesimo. Nel cammino, la martire tedesca è associata alla Basilica di Sant’Agostino, vista la passione per la filosofia che condivideva con il grande teologo dell’antichità romana.

Chi non vorrà affrontare il viaggio da solo, potrà partecipare alla marcia dei giovani fedeli prevista per l’8 marzo, giornata internazionale della donna. Piccoli passi sulla strada annunciata da Papa Francesco, che ha aperto a una maggiore parità di genere all’interno del Vaticano.

Un segnale è arrivato il 6 gennaio, quando il pontefice ha nominato suor Simona Brambilla prefetta del Dicastero per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, incarico assunto per la prima volta da una donna. Forse tra i bigliettini di santa Caterina, qualcuno ha ricevuto una grazia. ■

1. Estasi di Santa Teresa di Gian Lorenzo Bernini chiesa di Santa Maria della Vittoria

I numeri della santa invasione

Nel 2025 sono attesi a Roma trentadue milioni di pellegrini da tutto il mondo. La maggioranza è attesa in estate con gli eventi dedicati ai giovani. E le stime potrebbero essere al ribasso

«Non sono mai stata a Roma, sarà il mio primo pellegrinaggio. È un’ottima occasione per rafforzare la mia fede». La voce squillante di Amira Ray ci arriva da Baltimora, una graziosa città del Maryland, quaranta miglia a nord di Washington. Trentatré anni, cresciuta in una famiglia musulmana, si è convertita al cattolicesimo sui banchi della Johns Hopkins University e oggi lavora come coordinatrice al ministero universitario della Saints Philip and James Catholic Church. «Partirò con il parroco e un gruppo di studenti di due atenei, il 15 marzo. È stata una decisione dell’ultimo minuto. Quello che sembrava un sogno sta diventando realtà».

ziali, ma prospettano una partecipazione massiccia. «I grandi eventi non sono ancora iniziati, eppure stiamo ricevendo decine di migliaia di iscrizioni», afferma Davide Nappi, dall’ufficio stampa del Dicastero per l’Evangelizzazione, che gestisce la macchina organizzativa. «Le stime sono abbastanza veritiere, forse al ribasso». Anche perché la risposta è stata fin da subito entusiasmante.

di Filippo Cappelli

Come Amira, tantissimi fedeli da tutto il mondo, guardano con emozione verso Città del Vaticano, per il Giubileo della Speranza indetto da Papa Francesco. Secondo le stime, nel 2025 Roma accoglierà oltre trentadue milioni di pellegrini, sette in più di quelli del 2000, quando le celebrazioni furono aperte da Papa Giovanni Paolo II. Si tratta di previsioni, i dati sono ancora par-

A inizio gennaio, oltre cinquecentomila persone avevano attraversato la Porta Santa della Basilica di San Pietro, aperta la sera della Vigilia di Natale. A queste vanno aggiunte quelle che hanno visitato le altre tre chiese giubilari - San Paolo fuori le mura, San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore.

«Per numeri definitivi bisognerà attendere fine gennaio, quando si terrà il Giubileo del mondo della comunicazione – precisa Nappi – ma possiamo dire già ora che arriveranno fedeli da tutti i continenti». L’Italia sarà la più rappresentata, seguita dalle nazioni europee con grande tradi-

zione cattolica, come Francia, Germania, Spagna e Portogallo. In molti partiranno dal Sud America, secondo le proiezioni circa 255.000 dall’Argentina, la terra di Papa Bergoglio. Gli statunitensi potrebbero superare quota 2,5 milioni, cinquecentomila saranno i cinesi. Da qui al 16 dicembre, centomila credenti al giorno potrebbero camminare per le strade del centro. Il picco è previsto per il Giubileo dei giovani, in programma dal 28 luglio al 3 agosto, che attirerà circa un milione di ragazzi.

Cathy McGee, ventiduenne irlandese, ha già il biglietto aereo: «Decollerò da Dublino il 31 luglio e mi fermerò in città una settimana» racconta. «Sono in un gruppo del Trinity College e alcuni frati domenicani. Per chi crede, visitare Roma è sempre speciale, dà l’opportunità di riflettere sulla propria fede e di rafforzarla. Viviamo in un mondo con tante divisioni, credo che questa sia l’occasione per concentrarci su ciò che ci unisce».

Con lei ci sarà anche l’amica Weronika, polacca di Cracovia, «un luogo particolarmente caro a Papa Karol Wojtyła». Laureata al Trinity di Dublino, è stata invitata da Padre Allan, il cappellano dell’istituto, a unirsi al viaggio: «Ho ventitré anni, quando si svolse l’ultimo Giubileo non ero ancora nata. Ho imparato ad affidarmi a Dio nelle difficoltà, vorrei che questo Anno Santo mi aiutasse a sperimentare la presenza viva

del Signore nella mia vita». Il messaggio di speranza partirà dalle piazze della capitale, dove sfilerà in processione un fiume di giovani religiosi. Ad accoglierli in San Pietro, martedì 29 luglio, saranno i loro coetanei italiani. L’appuntamento è stato organizzato nel dettaglio da don Alfredo Tedesco, direttore della Pastorale giovanile della diocesi di Roma. «Il Giubileo dei giovani è il più esteso del calendario, l’unico a durare una settimana. Per questo pensiamo che sarà anche il più partecipato» confida soddisfatto.

L’affluenza potrebbe essere ancora più alta in virtù delle canonizzazioni dei beati Carlo Acutis – il 27 aprile, per le celebrazioni rivolte agli adolescenti – e Pier Giorgio Frassati: il primo, appassionato di informatica, morto nel 2006 a soli quindici anni per una leucemia fulminante, è ricordato come il patrono di internet per la sua opera di testimonianza online; il secondo, figlio di Alfredo Frassati, direttore del quotidiano La Stampa di Torino, scomparve a inizio Novecento, dopo aver dedicato la vita alla preghiera e ai bisognosi.

«Ci aspettiamo molti pellegrini dalla Francia» continua don Tedesco. Sull’onda dell’entusiasmo per la riapertura della cattedrale di Notre Dame, molti fedeli parigini potrebbero programmare il cammino per Roma, così come i ventenni della Corea del Sud. «Ne ho già incontrati alcuni, dovrebbe-

ro arrivarne circa duemila. Un dato interessante, dal momento che la prossima Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) sarà a Seul, nel 2027». Accoglienza, confessioni al Circo Massimo, messa ad agosto con Papa Francesco, tutto è in ordine nell’agenda dei prossimi mesi.

«Sto girando per le parrocchie romane in cerca di ragazzi che possano aiutarmi nell’accoglienza». Sul sito ufficiale iubilaeum2025.va è possibile inviare la propria candidatura per il ruolo di volontario. Giovanni, ingegnere informatico romano di ventotto anni, lo ha già fatto. «L’idea mi venne a Lisbona, in occasione della Giornata mondiale della gioventù del 2023» ci rivela dalla sua casa a Dresda, dove lavora. «Rimasi molto colpito dal clima di festa, la gioia era travolgente, le persone si aiutavano a vicenda. Assistere gli altri mi consentirà di vivere il Giubileo in maniera più intensa, in un’ottica di servizio».

In settemila si sono già offerti per accogliere i fedeli in Vaticano, le domande saranno processate dal Dicastero per l’Evangelizzazione, che poi comunicherà il compito e l’area di azione a ognuno. «Vorrei che chiunque, in qualsiasi fase della vita si trovi, capisse che Dio ci vuole bene e perdona» conclude. ■

1. Weronika, 23 anni, laureata al Trinity di Dublino
2. Amira Ray, 33 anni, coordinatrice al ministero universitario della Saint Philip and James Catholic Church

I volti del Giubileo

IMMAGINI

Un viaggio tra gli sguardi delle persone che celebrano l'Anno Santo giungendo a Roma da ogni parte del mondo: storie ed emozioni che trasformano la città

a cura di Ludovica Bartolini

Tra fede e vita quotidiana il Vaticano si trasforma

Tra cultura, rinnovamenti urbani e preghiere il quartiere cambia. Nuove esperienze per turisti e pellegrini

Il Giubileo sta trasformando il quartiere Vaticano in un crocevia di fede, cultura e vita quotidiana. Tra strade storiche e luoghi sacri, residenti, commercianti, lavoratori e visitatori sono i protagonisti di un periodo straordinario, in cui ogni angolo sembra respirare una nuova vitalità.

Padre Carlo, sacerdote di una parrocchia della zona, descrive l’atmosfera di questi giorni con entusiasmo: «Il Giubileo è un momento di fede e riconciliazione. Stiamo vivendo giorni intensi, con incontri e celebrazioni che uniscono persone da ogni parte del mondo. È emozionante vedere il Vaticano animarsi con tanta devozione».

questa energia, mi emoziono come fosse la prima volta», aggiunge Padre Carlo con un sorriso.

Piazza San Pietro, cuore pulsante di Roma e simbolo universale del cristianesimo, accoglie ogni giorno migliaia di pellegrini. Qui, la maestosità della Basilica e l’abbraccio del colonnato berniniano trasmettono un senso di pace e meraviglia. «Ogni volta che vedo la piazza animata da

A pochi passi dalla Basilica, la tradizionale arteria commerciale via Ottaviano, che conduce verso il Vaticano, è stata recentemente trasformata in una zona pedonale, regalando un volto completamente nuovo al quartiere. Anna, titolare di un negozio di abbigliamento, ne sottolinea l’impatto positivo: «Abbiamo già visto un aumento di visitatori. Abbiamo venduto tanti capi. Adesso hanno anche tolto le bancarelle all’inizio della via. Il sindaco Gualtieri ha mantenuto la promessa e ha reso via Ottaviano tutta pedonale. È un piacere vedere famiglie e turisti passeggiare serenamente, senza il caos delle auto. Vediamo ora con i saldi come andrà».

Oggi camminare lungo via Ottaviano è davvero un’esperienza diversa colorata da artisti di strada, musica e negozi, alcuni lì da

CITTÀ

decenni, altri aperti da poco. Le ampie panchine e le aiuole ben curate invitano a fermarsi e a godere dell’atmosfera. Altro luogo simbolico che si è trasformato grazie ai preparativi per il Giubileo è Piazza Pia, situata tra via della Conciliazione e Castel Sant’Angelo, recentemente ristrutturata per migliorare l’accesso e la fruibilità. I lavori hanno restituito alla città uno spazio aperto, valorizzando la vista su Castel Sant’Angelo e creando un punto di incontro ideale per pellegrini e turisti.

Franco, vigile urbano della zona, racconta: «La nuova Piazza Pia è un grande miglioramento. Ora è più sicura per i pedoni, con percorsi ben organizzati che collegano armoniosamente via della Conciliazione al Lungotevere. È diventata una sorta di crocevia per chi vuole scoprire le bellezze di Roma».

Grazie all’illuminazione elegante e ai dettagli architettonici moderni, la piazza si trasforma la sera in un luogo suggestivo, ideale per una passeggiata romantica o una pausa riflessiva ammirando il panorama unico.

Anche i ristoratori della zona beneficiano dell’afflusso di pellegrini. Giovanni, gestore di un locale vicino a Piazza San Pietro, racconta: «Ogni giorno è un’occasione per far conoscere la cucina romana e la nostra ospitalità. I pellegrini apprezzano i piatti

speciali, e siamo felici di contribuire a rendere unica la loro esperienza».

Con le strade affollate, la gestione della sicurezza è cruciale. Franco, vigile urbano, spiega: «Le strade sono più affollate che mai, e stiamo facendo il massimo per garantire la sicurezza di tutti. È un lavoro intenso». Anche Marco, tassista, vive l’intensità del Giubileo in prima persona: «Ogni giorno è una sfida per il traffico, ma anche un’opportunità per conoscere gente che arriva da tutto il mondo. I racconti dei pellegrini rendono ogni corsa unica».

«Certo, ci sono disagi, ma è bello vedere il nostro quartiere così vivo»

Per i residenti, il Giubileo è un mix di emozioni. La signora Eufrasia, che vive a Borgo Pio da quasi 90 anni, racconta: «Vivere il Giubileo da vicino è emozionante. Certo, ci sono disagi, ma è bello vedere il nostro quartiere così vivo. Ogni pellegrino che incontro porta una storia unica. Io sono nata qui quasi 90 anni fa, mi siedo al bar e chiacchiero con le persone».

Dall’altra parte, c’è chi vive il Giubileo con meno entusiasmo. Stefano, residente

ateo, esprime il suo punto di vista critico: «Per me è difficile comprendere tutto questo clamore. Le folle, il rumore e le strade bloccate sono un incubo quotidiano. Capisco che per molti è importante, ma per chi non condivide questa fede è solo un enorme disagio».

Mentre Elena, che è una guida turistica autorizzata, racconta l’entusiasmo dei visitatori: «Accompagnare i pellegrini tra i tesori di Roma è emozionante. I percorsi che abbiamo creato stanno riscuotendo grande successo, unendo fede e arte in modo unico». Con il Giubileo già in pieno svolgimento, il quartiere Vaticano vive un momento vibrante e complesso. Piazza San Pietro si conferma il simbolo universale di accoglienza, mentre luoghi come via Ottaviano e piazza Pia offrono una nuova prospettiva su Roma, mostrando come la città eterna sappia rinnovarsi senza perdere il suo fascino. ■

Roma cantiere aperto

Dallo scorso 24 dicembre la Porta Santa è spalancata, ma continuano i lavori. La nuova pedonalizzazione di Piazza Pia può segnare un punto di svolta

di Gennaro Tortorelli

L’incombenza non poteva cogliere alla sprovvista. Che a Roma ci sarebbe stato il Giubileo nel 2025 si sapeva già dal 1490, anno in cui Paolo II ha introdotto il quarto di secolo come intervallo tra un anno giubilare e l’altro. Erano ampiamente previsti anche i numeri di pellegrini e visitatori che affolleranno le strade della capitale. La stima è di un totale di circa 32 milioni, citata di recente anche dal prefetto di Roma Lamberto Giannini.

«Senza cantieri non ci sarebbero disagi oggi, ma neanche un futuro migliore domani», ha dichiarato il sindaco Roberto Gualtieri, rivendicando scelte ambiziose in termini di lavori pubblici, che avranno, secondo l’amministrazione, un effetto trasformativo nel lungo periodo.

Roma si trasforma è infatti il nome del progetto che racchiude tutti i cantieri, quelli conclusi e quelli ancora aperti, in un portale online dove i cittadini possono monitorarne lo stato di avanzamento.

Inclusione, sostenibilità, cultura e innovazione sono i quattro pilastri e le quattro categorie in cui si dividono gli interventi attivi. 170 sono in fase di progettazione, per 152 è in corso la gara, 226 sono le opere concluse, 390 i cantieri aperti. Tanti, forse troppi, ha ammonito la Corte dei conti. Nella delibera n. 62/2024, firmata il 17 dicembre e depositata il 30 dicembre, i giudici hanno espresso preoccupazione per i ritardi nella conclusione delle opere previste per il Giubileo. In particolare, hanno solleci-

tato a velocizzare il completamento dei cantieri considerati «essenziali e indifferibili» (cioè funzionali all’accoglienza dei pellegrini) nel cronoprogramma previsto dall’ultimo Dpcm Giubileo. Il decreto ha spostato in avanti il termine previsto nella realizzazione di quelle opere non strettamente connesse all’evento e legate all'eredità di lungo termine, la legacy, derivante da interventi urbanistici e infrastrutturali. Pur riconoscendo questa necessità, i magistrati hanno raccomandato «ogni consentita accelerazione per superare i residui ritardi».

La stessa Corte dei conti ha analizzato i finanziamenti destinati al Giubileo, evidenziando come la cifra iniziale di 1,335 miliardi di euro sia salita a 1,776 mi-

LAVORI

liardi grazie a due stanziamenti governativi del 2023. La capitale ha inoltre beneficiato, nello stesso periodo, di ulteriori risorse, inclusi fondi del Pnrr, che hanno portato la spesa corrente complessiva a 4,7 miliardi di euro.

Al contempo, è stato evidenziato un basso tasso di avanzamento finanziario: al 30 giugno, dei 296 interventi finanziati con fondi giubilari, solo 133 risultavano nella fase di pre-construction e solo 195 milioni di euro erano stati trasferiti ai soggetti incaricati di realizzare gli interventi previsti.

«Ci credevano in pochi ma ce l'abbiamo fatta.

Uno straordinario risultato

reso possibile da un poderso sforzo collettivo.»

Lo stato di attuazione delle opere previste per l’Anno Santo è monitorabile anche grazie all’Osservatorio per il Pnrr e il Giubileo, allestito dall’Acer (Associazione Costruttori Edili di Roma e Provincia) e dall’università di Tor Vergata. L’ultimo aggiornamento, risalente a giugno 2024, ha monitorato 661 interventi, di cui 326

del Programma Giubileo e 335 del programma Roma Caput Mundi. A soli cinque mesi dall’apertura della Porta Santa, il 65% degli interventi, pari a 298 progetti, era ancora nella fase di progettazione. Il 17%, ovvero 76 opere, si trovava nella fase di affidamento o in quella di aggiudicazione delle gare. Circa il 18%, 82 lavori, era in fase di esecuzione

Nel frattempo, sono stati diversi gli interventi portati a termine dai soggetti attuatori. Tra questi, l’Assessorato ai Lavori Pubblici e alle Infrastrutture. «Qui seguiamo lavori per 700 milioni di euro che da qui al 2026 vedranno la completa attuazione», spiega l’assessora Ornella Segnalini. «In un anno e mezzo abbiamo portato avanti cantieri su strade e grandi opere, nel rispetto dei tempi, una sfida molto impegnativa».

L’obiettivo dell’amministrazione, oltre a garantire il corretto svolgimento dell’evento giubilare, è quello di creare un impatto di lungo periodo. «Il Giubileo ci ha dato un’occasione decisiva per rinnovare la città – continua Segnalini –molti lavori, come quelli sulla soprelevata di San Lorenzo, non venivano eseguiti da oltre 30 anni. Il Ponte dell’Industria senza i lavori di restauro avrebbe dovuto chiudere i battenti nel 2026. Tutto ciò si traduce inevitabilmente in un lascito

alla città anche negli anni a venire. Con i lavori non ci fermiamo, anche con altre grandi opere, come il Ponte della Scafa». I cantieri aperti non sono per forza una brutta notizia, ma sono molti i lavori in chiusura o già ultimati. Piazza dei Cinquecento, Piazza della Repubblica e soprattutto Piazza Pia, che l’assessora ricorda come «un cantiere incredibile, con un livello di complessità ingegneristica altissimo. I ritrovamenti archeologici sono stati una bella sorpresa, ma ci hanno messo alla prova nel portare a termine i lavori nei tempi. L’interlocuzione con la Regione Lazio, la Soprintendenza di Stato e con il ministero dei Beni culturali è stata importante e oggi possiamo godere tutti di una bellissima piazza e di una importante infrastruttura viaria».

Inaugurata lunedì 23 dicembre, alla vigilia dell’inizio dell’anno giubilare, la nuova area pedonale di Piazza Pia è stata definita dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni un «piccolo miracolo civile». Entusiasmo condiviso anche da Roberto Gualtieri: «Ci credevano in pochi ma ce l'abbiamo fatta. È stata una corsa contro il tempo che ha richiesto il massimo impegno e la massima collaborazione. Uno straordinario risultato reso possibile da un poderoso sforzo collettivo».

All’opera hanno lavorato 110 persone per 24 ore su 24 divise in tre turni. Il completamento dei lavori ha messo d’accordo tutti, il governo di destra e la giunta romana di centrosinistra, e ha rilanciato la fiducia generale per la buona riuscita del Giubileo. Purché non resti una Pia illusione. ■

1. Piazza Pia
2. Il sindaco Roberto Gualtieri partecipa alla cerimonia d inaugurazione della piazza

«Abbiamo fatto un grande lavoro per le strade dell'Urbe»

INTERVISTA

Le

parole

dell’assessore alla Mobilità Eugenio Patanè del Comune di Roma sulle principali sfide per l’Anno Santo: il traffico, i mezzi pubblici e gli scioperi

Roma è «pronta» per affrontare il Giubileo. Ne è convinto l'assessore alla Mobilità della Capitale Eugenio Patanè, consapevole di avere tra le mani uno dei dossier più ostici. Potenziamenti, nuove linee dei trasporti pubblici e agevolazioni sono solo alcune delle novità introdotte perché tutto sia pronto per accogliere i pellegrini.

Assessore Patanè, per il Giubileo sono attese a Roma milioni di persone. La gestione dei trasporti è già complessa in tempi di normale amministrazione, come ci si sta preparando all'arrivo di una tale mole di fedeli? Quali le iniziative, i potenziamenti messi in campo?

Roma si sta dimostrando pronta ad affrontare l’enorme flusso di pellegrini e turisti attesi per l’Anno Santo. È stato fatto un grande lavoro in questi anni riguardante in particolare la manutenzione delle linee portanti su ferro, metro e tram, e ora dopo gli inevitabili disagi stiamo recuperando man mano asset del trasporto pub -

blico fondamentali, che erano stati sotto cantieri nel 2024.

A cosa si riferisce in particolare?

Penso soprattutto alle linee tramviarie tutte ferme per la ristrutturazione del deposito di Porta Maggiore: dal 2 dicembre sono ripartite le linee 2, 3 e 8, fondamentali per il trasporto rapido di massa; la linea A della metropolitana ha ripreso il suo orario normale, quindi fino alle 23:30. Il 20 gennaio poi riprenderanno tutte le linee tranviarie rimanenti – il 19, il 14 e così via. Man mano immettiamo asset sempre più funzionali, come le pensiline smart che verranno installate man mano sul territorio garantendo una migliore accessibilità e una esperienza di viaggio diversa. Non solo quindi Roma sarà all’altezza della sfida, ma immetterà anche innovazione nel trasporto pubblico locale.

Avete pensato al prolungamento dell'orario di servizio delle metropolitane anche la notte per un Giubileo che sia alla portata dei giovani?

di Asia Buconi

Quello del prolungamento dell’orario delle metropolitane in concomitanza di alcuni grandi eventi dell’Anno Santo è sicuramente una delle ipotesi allo studio, così come era stato fatto d’altronde durante il Giubileo del 2000, ad esempio in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù.

L'altra emergenza della Capitale è il traffico. Quasi tutti i romani si muovono in macchina, molti pellegrini arriveranno in pullman. Cosa è stato fatto in questo senso?

Il potenziamento dello smartworking è sicuramente una delle misure fondamentali messe in campo per decongestionare il traffico, ma siamo anche sicuri che con la chiusura dei più importanti cantieri – penso ad esempio a piazza Pia, piazza Risorgimento, piazza dei Cinquecento – la ripartenza di asset nevralgici del trasporto pubblico, come le 6 linee tranviarie, e il ritorno all’orario canonico della Metro A, la situazione del traffico migliorerà rispetto allo scorso anno.

I recenti scioperi del personale dei trasporti hanno bloccato la Capitale in più occasioni. Come verrebbero gestite le proteste dei lavoratori in tempi di Giubileo?

Proprio per scongiurare disagi pesanti in occasione dell’Anno Santo, il 19 novembre scorso il sindaco Gualtieri, il Presidente dell’Autorità di Garanzia Paola

Bellocchi, le principali sigle sindacali e le rappresentanze dei lavoratori hanno siglato il cosiddetto patto anti-scioperi, che prevede la garanzia dei servizi nei giorni in cui si terranno eventi ad alta affluenza di persone in occasione delle celebrazioni per il Giubileo 2025. Cinquanta giorni in tutto, durante i quali non sarà consentito fare sciopero, per garantire il regolare svolgimento delle celebrazioni giubilari e non renderne difficile la gestione nei luoghi con maggiore affluenza di persone. Nel merito delle proteste, più volte nei mesi scorsi, insieme al sindaco Gualtieri abbiamo lanciato un accorato appello al governo affinché si trovi una soluzione rapida al contenzioso che affligge il settore dei trasporti, perché gli scioperi hanno effetti devastanti in una città come Roma, già normalmente congestionata.

Ci saranno due nuove stazioni della metro C entro settembre. Qual è l'obiettivo di queste novità?

Le due nuove stazioni della Metro C, Colosseo e Porta Metronia, saranno completate entro fine luglio, poi dovranno essere effettuati i collaudi e quindi prevediamo l’apertura in servizio a settembre 2025: si tratta di due fermate fondamentali per il tracciato della terza linea metropolitana di Roma che in questo modo arriva nel cuore della città.

La stazione Colosseo, in particolare, si configura come un importante nodo di scambio fra la Linea C e la Linea B e

garantirà un potenziamento dell'effetto network per l'intera rete metropolitana di Roma.

È vero che i biglietti di trasporto pubblico avranno prezzi agevolati a un euro? Quali?

Sì. Con l’obiettivo fine di favorire ulteriormente il sistema di intermodalità con i servizi di trasporto pubblico locale per il raggiungimento delle aree centrali del territorio, abbiamo introdotto uno specifico biglietto BIRG – TPL dal costo di 1 euro invece di 8 come prevede la tariffa ordinaria. Si tratta di un ticket che potranno ottenere solo quegli utenti che utilizzano il servizio di trasporto dei bus turistici e che si fermano nelle aree di sosta periferiche della città. ■

«Scioperi? Con il sindaco abbiamo lanciato un accorato appello al governo per una soluzione al contenzioso che affligge il settore dei trasporti»

La città modello di sicurezza

Esercitazioni e controlli mirati per affrontare la sfida dell'Anno giubilare

«Il dispositivo di sicurezza messo in campo ha funzionato molto bene». È con orgoglio che il prefetto di Roma Lamberto Giannini ha fatto un bilancio sui giorni successivi all’apertura della Porta Santa, che ha inaugurato l’Anno giubilare.

Già nella giornata del 24 dicembre è stato predisposto un potenziamento di forze dell’ordine per contenere e gestire l’enorme affluenza di pellegrini e turisti. Un totale di circa settecento agenti è stato impiegato nelle varie attività commerciali limitrofe a piazza San Pietro, pronto a intervenire.

Tre le aree di sicurezza delineate per l’occasione, c’è quella di rispetto, la più esterna, che non prevede restrizioni, quella riservata, accessibile solo dopo i controlli di pre-filtraggio posizionati lungo via della Conciliazione, via di Porta Angelica e piazza Sant’Uffizio e, infine, l'area di massima sicurezza, che coincide con il perimetro interno di piazza San Pietro. Per accedervi, è necessario superare il controllo con il rapiscan (scanner di sicurezza), sia per le persone che per gli effetti personali.

«Abbiamo fatto installare dei pilomat, che non c'erano mai stati – ha spiegato Giannini – si tratta di ostacoli a scomparsa installati nei pressi della piazza in Vaticano». Il loro scopo è prevenire attacchi con

veicoli. Il pensiero va agli attentati avvenuti a Magdeburgo, in Germania, prima e a New Orleans, negli Stati Uniti, dopo. Questi eventi hanno spinto le autorità a una maggiore attenzione.

«La vera battaglia è nella prevenzione – le parole del prefetto - con attività investigative sul web, controlli capillari sul territorio e l’utilizzo di tutte le tecnologie, come droni e simili». A preoccupare è soprattutto la presenza di potenziali lupi solitari e, in questo senso, resta fondamentale la collaborazione internazionale per monitorare soggetti a rischio e prevenire radicalizzazioni.

Non va sottovalutata neanche la possibilità di imprevisti, come quello avvenuto nella notte tra il 24 e il 25 dicembre, quando un’auto a GPL ha preso fuoco nei pressi di piazza Risorgimento.

Il rischio era l’esplosione dei bomboloni di cui questo tipo di veicoli è fornito. «Nessuno si è accorto di nulla – ha puntualizzato Giannini – perché in un paio di minuti il problema era sotto controllo». Questo perché «noi ci eravamo preparati a questo tipo di emergenze, con numerose esercitazioni nelle settimane precedenti all’inizio del Giubileo». Polizia, esercito, vigili del fuoco, Croce Rossa e 118, tutte le forze sono infatti state addestrate con simulazioni. Tra queste, ce n’è stata una

a Tor di Quinto, dove è stata testata la risposta a un’ipotetica esplosione con dispersione chimica, e un’altra alla stazione Ostiense, dove è stato simulato un incidente ferroviario con rilascio di gas.

Anche le linee delle stazioni della metropolitana A, B e C, considerate punti sensibili, sono state definite dal prefetto come «i luoghi più sicuri della città». Giannini ha annunciato l’intenzione di potenziare i controlli anche nei quartieri più periferici. Perché, tra le altre cose, il Giubileo è visto soprattutto come un’occasione per riqualificare la città. «Io devo ringraziare molto i cittadini romani, per la loro pazienza e collaborazione».

Le centinaia di cantieri aperti in vista del Giubileo «porteranno benefici duraturi», ha affermato il prefetto, aggiungendo che la bellezza della città «aiuta la sicurezza». La sinergia tra il Comune, la Regione e le forze dell’ordine evidenzia lo sforzo condiviso per «fare del Giubileo una vetrina per l’Italia, al di là di ogni appartenenza politica». In questo modo, Roma si candida a essere un’oasi di pace in tempi di conflitti globali. ■

di Federica Carlino
1. Lamberto Giannini, prefetto di Roma

Ama il prossimo tuo

RIFIUTI

Le mosse della municipalizzata e di Roma Capitale per evitare il disastro

«Fra i poveri più abbandonati e maltrattati, c’è la nostra oppressa e devastata terra», scriveva nel 2015 Papa Francesco nella sua enciclica Laudato si’, dedicata all’ecologia. Il 24 dicembre Bergoglio ha inaugurato il Giubileo in una città che è ancora lontana dal risolvere i suoi problemi ambientali. Proprio l’Anno Santo, però, potrebbe essere il trampolino per un cambiamento.

Molti riflettori sono puntati su Ama, la municipalizzata di Roma Capitale incaricata della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti. Dopo le difficoltà nei primi due anni del sindaco Roberto Gualtieri, nel 2024 la situazione sembra essere migliorata. I 400 milioni di tonnellate di rifiuti in più previsti ogni giorno (un aumento di circa il 9%) potrebbero vanificare gli sforzi dell’amministrazione.

Il Campidoglio si è affidato alla collaborazione di ditte private e Roma nell’ultimo anno si è riempita di furgoncini con la scritta “Servizio reso per conto di AMA S.p.A.”. Una soluzione inizialmente presa in considerazione anche per il Giubileo.

Era stato varato un bando da 13 milioni di euro per 500 interventi, ma da Ama spiegano che «la riorganizzazione azien-

dale, con l’innesto progressivo anche di 373 nuovi mezzi, ha messo in secondo piano tale possibilità». Non è escluso del tutto il ricorso ad esterni nel corso dell’anno, ma per adesso la municipalizzata è convinta di farcela con le sue forze, a cui si sono aggiunti 250 addetti a tempo determinato per il 2025.

Un provvedimento che non è piaciuto ai sindacati: «Riteniamo fermamente che non si possa pensare di affrontare il Giubileo con la precarietà, occorre, invece, una visione d’insieme per un vero piano di

assunzioni», aveva scritto ad agosto la Fp Cgil. L’azienda, però, ribadisce che questi nuovi precari «sono solo l’ultimo tassello di un progetto più ampio e strutturato varato nel 2024 che ha puntato prioritariamente su assunzioni - circa 1200 - a tempo indeterminato».

Servirà anche un particolare sforzo per evitare intoppi nella fase di smaltimento, da sempre il collo di bottiglia del ciclo dei rifiuti a Roma. Incendi nei centri di raccolta, di cui l’ultimo a ridosso del Natale 2023, hanno messo in ginocchio la città negli scorsi anni.

In attesa del termovalorizzatore - e di altri 4 impianti, due per l’organico e due per plastica e carta, di prossima realizzazione -, da Ama fanno sapere di essersi attivati per tempo e che «il surplus di materiali previsto sarà ripartito nei siti - non di proprietà del comune - già contrattualizzati».

La pianificazione di lungo termine di un’amministrazione che vuole sfruttare l’Anno giubilare e non subirlo. Previste anche soluzioni ad hoc anche per il centro storico e le aree di maggior attrazione religiosa, che saranno coperte con «presidi potenziati e task force dedicate per garantire il massimo del decoro», dicono da Ama, «il tutto coordinato dalla nuova Control Room, in grado di monitorare i servizi di igiene urbana in tutti e 15 i municipi 7 giorni su 7 h24». Una strategia che ha suscitato qualche dubbio su come verrà gestita la raccolta nei quartieri periferici, visto il concentramento di sforzi in queste zone sensibili.

L’azienda, però, ha fiducia nel progetto delle “AMA di municipio”, «un’articolazione su base municipale che permette di calibrare i servizi in modo più capillare in modo da rispondere alle diverse esigenze dei singoli territori». ■

«La città eterna dà il senso a quello che chiamiamo potere»

Non è mai di un solo uomo al comando, dimenticarlo vuol dire finire dalla potenza all’onnipotenza. Parla il fondatore di Dagospia

Roberto D’Agostino, da 25 anni è la mente dietro al primo sito di gossip e retroscena politico in Italia. Su RaiPlay Roma, santa e dannata, il film sull’anima nascosta della città eterna insieme a Marco Giusti.

Cos’è Roma e cosa rappresenta?

Roma vuol dire la civiltà occidentale. Tutto il mondo occidentale ha come fondamenta l’Impero Romano, le leggi, la giustizia romana, da Giulio Cesare a Ottaviano. Tutto nasce da Roma, anche il simbolo del potere che poi è stato preso dai fascisti. Il fascio littorio erano ottanta verghe racchiuse da una corda con al centro un’ascia. E pluribus unum, da molti uno, lo ritroviamo come motto addirittura negli Stati Uniti leggendolo sulla banconota da un dollaro. Il fascio è quello che sta ai piedi della statua di Lincoln a Washington, sta a significare da sempre come Roma abbia dato il senso a quello che oggi noi chiamiamo potere e che non è mai determinato da un uomo solo al comando. Tant’è che nell’antica Roma c’era l’imperatore ma c’era il senato.

Oggi il potere di chi è?

Roma ci ha sempre detto che il vero potere non è quello di chi arriva a Palazzo Chigi e pensa adesso qui comando io, come abbiamo visto ultimamente nella Seconda Repubblica con Berlusconi, Renzi, Salvini, Conte. Il potere romano è quegli ottanta bastoni legati da una corda. Oggi la cultura del potere purtroppo è stata dimenticata, anche dalla Meloni.

Si spieghi...

Il potere è qualcosa di più complesso. Come disse Pietro Nenni nel ‘63, quando arrivò a Palazzo Chigi con i socialisti per il primo governo di centrosinistra: dov’è la stanza dei bottoni? Gli risposero, caro Nenni, qui non c’è la stanza dei bottoni perché c’è un apparato, la Corte dei conti, il Quirinale, la Consulta, i servizi, i militari, la ragioneria. Un apparato che va con-

siderato, sennò vai a finire dalla potenza all’onnipotenza e lì casca l’asino, come sempre è successo. Questa lezione è stata dimenticata.

E il Vaticano?

In tremila anni la Basilica di San Pietro sta sempre là. Sul Vaticano possiamo leggere i preti pedofili, i casini, i soldi, i furti, lo Ior (la banca vaticana). Orson Welles nel film Il terzo uomo dice: a Roma durante i Borgia sono successi assassini, ruberie, scandali sessuali e alla fine hanno prodotto il Rinascimento, in Svizzera 500 anni di amore cos’hanno prodotto, l’orologio a cucù?

Il merito di Bergoglio?

Bisogna studiare la storia per capire il presente. Bergoglio ha la capacità, con la grande storia che ha la chiesa alle spalle, di capire lo spirito del tempo. Vedi quando ha detto che stiamo vivendo una terza guerra mondiale, ma fatta a pezzetti. Ci sono cinquanta guerre nel mondo, lui fa il suo grido d’allarme. Infatti tutto il Giubileo quest’anno sarà dedicato alla speranza che possa tornare la pace.

Negli ambienti ecclesiastici questo governo piace?

La chiesa ha un miliardo e mezzo di fedeli, non è quello il problema. Poi chiaramente c’è il Presidente della Cei Matteo Zuppi che interviene, ma non è come si pensa. Il Vaticano non si preoccupa dei fatti politici in Italia. Nel mondo l’informazione di questo paese riprende solo quello che dice il Papa, il resto sono piccinerie.

Con l’amministrazione Gualtieri com’è arrivata Roma all’appuntamento del Giubileo?

All’italiana, con le cose fatte sempre all’ultimo momento. Non è una sorpresa, tutte le cose a Roma avvengono così. Chi è che ha la forza di portare 30 milioni di fedeli in un anno in un posto? L’unico organismo sovranazionale che ha questo potere è la chiesa cattolica. Poi trovano la monnezza, il casino e i lavori in corso, ma la Città Eterna è talmente ricca di tesori che non importa se ha una strada rotta. Stendhal nel libro Passeggiate romane racconta di un suo amico professore tedesco in visita a Roma, che si chiede a cosa servano le rovine, le colonne smozzicate, le macerie del passato. Gli dà la definizione più bella: sai a che serve il Colosseo? A far battere il cuore. ■

Non esiste evento, festa o salotto romano dove lui non sia stato. Non esiste uomo o donna di potere che non sia finito nel mirino della sua macchina fotografica. Che fosse un servizio posato o uno scatto rubato non fa poi chissà quale differenza.

«Nel mio lavoro cercavo di capire la gente e di capire me stesso. Vedere e cercare la nostra antropologia». A parlare è Umberto Pizzi, classe ’37, nato a Zagarolo e ancora oggi perla rara del fotogiornalismo italiano. Dopo aver immortalato la Dolce vita è stato inventore, con Roberto D’Agostino, di Cafonal sul sito Dagospia.

Lui che il potere e i suoi protagonisti li conosce bene. Sacro e profano. Verticale e orizzontale. Secolare ed ecclesiastico. Li ha uniti nelle sue memorie personali, digitali e umane. Dopo quattro Giubilei

«Con le foto ho cercato di capire le persone e me stesso»

DOLCEVITA

Il suo obiettivo ha raccontato una Roma che non c'è più. Umberto Pizzi e la sua storia con la macchina fotografica

di Alessandro Imperiali

ancora non ha perso il vizio di scattare con la sua macchinetta. Protagonista preferita? La Capitale. «Roma è come una bella signora, è invecchiata, non è cambiata. È cambiato ciò che c’è dentro: la gente».

Interrogato sul come, spiega: «Negli anni ’50 e prima della guerra era diverso. Era un Paese disastrato dove la vita era corta e non avevamo niente, neanche le medicine contro le infezioni. Col tempo e con la forza della volontà di noi italiani, che litighiamo ma alla fine ci interessa migliorare il nostro Paese, si è andati avanti. Tra gli anni ‘60 e ‘70 – continua Pizzi - c’è stato uno sviluppo della volontà e il paese è uscito fuori dal grigiore. Negli anni ‘80, la mentalità era cercare uno sviluppo, ma si è diventati cattivi. Nei ‘90 tutto è cambiato con Mani pulite, la mentalità dell’italiano era avere amore, soldi, potere e denaro». Ma non dà la colpa a Berlusconi, che proprio in quegli anni segna la sua ascesa politica, ma all’uomo medio. E ora? «Adesso siamo alla corsa all’arricchimento».

Roma che tra i suoi ospiti più illustrio forse il contrario - ha il Vaticano e i suoi inquilini. «Papa Francesco lo vedo molto di buon occhio, è un argentino. Uno che viene dalla campagna, di buona volontà. Una volta l’ho fotografato che si soffiava il naso. Tutti intorno si scandalizzarono, ma i prelati sono esseri umani. Spero che un giorno si capisca, che si sposassero e facessero figli. Forse sarebbero anche migliori».

Diverso il rapporto con il tedesco Ratzinger (Benedetto XVI) e il polacco Wojtyla (Giovanni Paolo II), considerati più severi. Al primo lo lega il ricordo di un uomo non particolarmente sorridente. Al secondo, invece, un servizio di quando

lavorava per una testata americana. «Mi chiesero di ritrarre i dieci uomini più vicini al Papa. Io mi infilavo ovunque e così mi ritrovai in Vaticano. Mi ricevette l’arcivescovo Paul Marcinkus, aveva la pipa. Lo fotografai che fumava seduto da gran manager con un Rolex da capogiro al polso. Rimasi scioccato».

E se gli si chiede lo scatto più divertente non ha dubbi: «Una festa dei primi anni duemila. C’era anche Andreotti. Il padrone di casa offriva sempre penne all’arrabbiata e carciofi fritti. Quel giorno sul tavolo c’era anche la porchetta. Il cardinale Giovanni Battista Re impazzì e andò per primo a farsi il piatto. Lo immortalai. Ci hanno fatto anche il film La grande bellezza». E, proprio con una frase che potrebbe essere di Jep Gambardella, tira le somme sui suoi 87 anni: «Non sogno di fare niente oltre a quanto ho fatto perché ho fatto tutto». ■

Il Giubileo e la guerra l’antitesi del nostro presente

SCONTRI

Lo spirito di pace si scontra con i molti conflitti in corso nel mondo. La testimonianza di Padre Bejenaru che lavora con i rifugiati ucraini a Prato

«Il Giubileo ha un valore teologico molto importante e tutto il mondo dovrebbe rendersene conto. Cambierebbe molto se la gente aprisse il cuore, anche coloro che hanno scatenato la guerra» dice Padre Gabriele Bejenaru, direttore dell’Ufficio per la Pastorale Migranti della Diocesi di Prato dal 2022.

Arrivato in Italia dalla Romania, inizialmente per un periodo determinato, è poi rimasto accettando l’invito del vescovo. Don Gabriele ha 37 anni e sta svolgendo il ministero sacerdotale alla parrocchia della Resurrezione, a Prato. Lavora a stretto contatto con una realtà multiculturale avendo in carico le comunità cittadine di nazionalità rumena, cinese, pakistana, nigeriana, albanese e filippina. La sua generosità ha varcato i confini nazionali poiché dopo l’inizio

dell’invasione russa dell’Ucraina nel febbraio 2022, insieme alla Caritas diocesana di Prato e a associazioni del territorio, ha contribuito all’invio di beni umanitari per i rifugiati anche grazie agli scatoloni donati con generosità dalla cittadinanza.

«C’era tanto bisogno, abbiamo visto una disponibilità di aiutare molto grande dei pratesi, così abbiamo fatto una piccola campagna di raccolta fondi per i rifugiati e non pensavamo che così tante persone avrebbero partecipato». Nel marzo 2022 è stato mandato il primo furgone con alimenti come il cibo in scatola, prodotti di cura personale non in Ucraina perché «non potevamo, ma alla frontiera in Romania e in collaborazione con un’associazione rumena» chiamata Asociația Donează Gura Humorului. Da quasi tre anni Padre Gabriele lavora con

Fysiuk Yaroslav e sua cugina Anya Mitiugaieva, due persone ucraine che portano pacchi con aiuti di ogni genere nel loro Paese d’origine e sono riusciti ad arrivare dove si trovano i rifugiati.

«Questa coppia ci manda sempre foto e video con le persone che ringraziano, anche i soldati ucraini», racconta il religioso. Ogni venerdì dalla parrocchia della Resurrezione vengono infatti spediti alimenti di base come la pasta, medicine e vestiti per aiutare le persone nei villaggi ucraini alla frontiera con la Romania, come Verenchanka e Kitsman, nella regione (oblast) di Chernivtsi. «Abbiamo ricevuto diverse lettere dai sindaci che accoglievano i rifugiati dalle zone bombardate e abbiamo aiutato fino ad ora un centinaio di famiglie, anche con vestiti per ogni stagione e medicine in

sinergia con l’istituto diagnostico Santo Stefano di Prato, dove c’è un posto in cui la gente può portare le medicine».

Un ringraziamento speciale è per i cittadini pratesi, «che hanno un cuore molto grande in questa situazione che purtroppo sembra non avere fine». Padre Gabriele non è mai stato in Ucraina dallo scoppio delle ostilità ma ha in programma di vedere in prima persona lo svolgimento del progetto che promuove, magari nel prossimo mese di febbraio.

La realtà si scontra con lo spirito giubilare e i tavoli delle negoziazioni politiche hanno prodotto finora solo speranze di cessate il fuoco nel caso russo-ucraino. Secondo Luigi Accattoli, vaticanista per molti anni, il Giubileo «ha un grande valore testimoniale ma una verosimile scarsa efficacia pratica, come accade abitualmente con la predicazione papale della pace. Avvenne quando Benedetto XV invitò alla pace nel mezzo della Prima guerra mondiale, che profeticamente definì «inutile strage» – continua il giornalista passato per la Repubblica e il Corriere della Sera - e con gli appelli di pace di Giovanni Paolo II in occasione delle due guerre del Golfo» combattute negli anni Novanta e Duemila in Medio Oriente.

Il messaggio di pace trasmesso dal Giubileo è l’antitesi del presente di conflitti, non solo alle porte dell’Europa, ma anche nell’Africa orientale, nel dimenticato Sudan.

Kiev e Khartoum sono due capitali animate da culture, costumi, storie e tradizioni diverse. La prima è bagnata dal

fiume Dnepr, nella seconda scorre invece il Nilo. Simbolo culinario di Kiev è il borscht, una zuppa di barbabietole rosse, carne e verdure. A Khartoum il piatto nazionale è il Ful medames, pietanza a base di fave da consumare con il pane. Ciò che accomuna due territori così differenti tra loro è l’atmosfera di una guerra che pare interminabile. Ucraina e Sudan, ma non solo, perché la Siria, dove è appena caduto il regime di Bashar al-Assad, non si è mai rialzata dalla guerra civile scoppiata nel 2011.

Su tutti i fronti del globo infiammati dalle armi, i diritti fondamentali non esistono più e i civili pagano il prezzo più alto: andare a scuola, avere un tetto sopra la testa e le cure necessarie sono legittime aspirazioni distrutte dalle bombe. Il Pontefice vorrebbe che il Giubileo fosse «l’occasione propizia per un cessate il fuoco in tutti i Paesi dove si combatte» perché «la guerra è una sconfitta umana, non risolve i problemi e porta solo distruzione».

Lo vediamo negli ospedali rasi al suolo a Gaza, nelle fosse comuni di Bucha, negli occhi dei bambini costretti a lasciare la propria casa a el-Fasher, in Darfur, regione del Sudan occidentale. Per Padre Gabriele sarebbe un miracolo che nel 2025 - con il Giubileo – le guerre si fermassero poiché «non sono la soluzione per fermare i conflitti».

In tempi incerti, in cui esseri umani muoiono ogni giorno, Accattoli crede che tra i cattolici siano tanti i disponibili a farsi pellegrini di speranza «come suggerisce Papa Francesco». Infine esprime

un personale auspicio: «Quanto mai oggi la Chiesa ha bisogno di speranza e più ancora ne ha bisogno il mondo». Parole di fede che ricalcano quelle di Padre Gabriele, per cui «siamo solo strumenti nelle mani di Dio».

Il suo desiderio è che «potremo fare tutto ciò che è a nostra disposizione per fermare le guerre che non hanno portato a nessun risultato». ■

1. Padre Gabriele Bejenaru e Anya Mitiugaieva preparano i pacchi da inviare in Ucraina

Papa Francesco e Giorgia Meloni dialogo oltre le differenze

INTERNI

Chiesa e governo trovano punti di incontro su temi cruciali come immigrazione e diplomazia, puntando su dialogo e unità in un momento storico complesso

Papa Francesco, alla guida della Santa Sede dal 2013, ha fatto del dialogo e della costruzione di ponti il cuore della sua missione pastorale, anche nei rapporti con i leader politici, compreso il governo guidato da Giorgia Meloni. Nonostante le differenze su temi chiave come immigrazione e politica sociale, il Giubileo del 2025 rappresenta un’occasione unica per rafforzare la collaborazione, soprattutto alla luce della complessa macchina organizzativa necessaria per accogliere milioni di pellegrini a Roma Con l’apertura della Porta Santa nella Basilica di San Pietro, si inaugura un anno straordinario per la fede cattolica, caratterizzato da preghiera, riflessione e inclusione. In un’epoca segnata da conflitti e polarizzazioni, l’evento è un’opportunità per costruire ponti, promuovendo unità e cooperazione tra la Chiesa e l’esecutivo italiano, con l’o-

biettivo di affrontare insieme le grandi sfide del nostro tempo.

Secondo Paolo Rodari, vaticanista ed ex firma di Repubblica, Papa Francesco ha sempre mantenuto un atteggiamento di apertura nei confronti dei leader politici, a prescindere dal loro orientamento ideologico. «Il Pontefice ha sempre avuto buoni rapporti con tutti i capi di Stato. Più volte, durante i voli papali, ha dichiarato di voler dialogare con chiunque, senza preclusioni», spiega Rodari, evidenziando come questo approccio sia parte integrante della vocazione universale della Chiesa.

Tra le principali questioni di confronto tra la Santa Sede e l’esecutivo italiano vi è la gestione dei flussi migratori. Fin dall’inizio del suo pontificato, Francesco ha assunto

di Alessio Matta

una posizione fortemente critica verso le politiche di chiusura delle frontiere, richiamando l’attenzione sul dramma di chi è costretto a fuggire da guerre, povertà e persecuzioni. Negli ultimi anni il suo messaggio si è evoluto, abbracciando una visione più strutturata e meno idealistica. «All’inizio del pontificato, Bergoglio era più distante dalle posizioni delle destre europee sul tema dell’immigrazione. Negli ultimi anni, invece, ha sottolineato l’importanza di regole chiare e di flussi ordinati», afferma Paolo Rodari. «Anche lo stesso Papa ha riconosciuto che l’accoglienza deve essere gestita in maniera organizzata, per evitare caos e conflitti. Da questo punto di vista, le differenze con le iniziative dell’attuale governo Meloni si stanno attenuando».

Questa evoluzione riflette la complessità del tema migratorio, che richiede un equilibrio tra solidarietà e realismo. Se da un lato la Chiesa continua a mettere al centro la dignità della persona, dall’altro riconosce che le sfide pratiche non possono essere ignorate. Il governo italiano, dal canto suo, punta a ridurre gli ingressi irregolari attraverso accordi bilaterali con i Paesi d’origine, una strategia che, pur con divergenze, sembra trovare punti di contatto con le recenti aperture della Santa Sede. Oltre all’immigrazione, un altro terreno di confronto è rappresentato dalle questioni internazionali, in particolare il conflitto in Ucraina. La diplomazia vaticana, da decenni orientata alla mediazione e alla cooperazione, ha svolto un ruolo significativo nel tentativo di favorire dialoghi umanitari tra le parti in conflitto. La missione del cardinale Matteo Zuppi a Mosca nel 2023, volta a

facilitare uno scambio di prigionieri, è stato visto come un esempio concreto di collaborazione tra il Vaticano e le autorità italiane. «La politica estera della Chiesa si concentra soprattutto su ragioni umanitarie», osserva Rodari. «In caso di un futuro negoziato, il Vaticano sarebbe pronto a intervenire, ma il focus rimane sull’aiuto alle vittime del conflitto. Anche per questo la cooperazione con l’Italia è stata importante».

La posizione vaticana, però, si distingue da quella delle potenze occidentali, ponendo maggiore enfasi sulla necessità di non isolare nessuna delle parti in causa. Questo orientamento, che punta a favorire un confronto inclusivo, ha portato la Chiesa a operare in contesti complessi, spesso lontano dai riflettori mediatici.

«La

politica estera della

Chiesa si concentra soprattutto su ragioni umanitarie»

Sul fronte interno, le relazioni tra il Vaticano e le istituzioni italiane si complicano ulteriormente quando si affrontano materie come le riforme costituzionali. La proposta di introdurre il premierato e il progetto di autonomia differenziata, due punti centrali nell’agenda del governo Meloni, hanno suscitato perplessità. «Da una parte, c’è il timore che il premierato possa concentrare troppo potere in una sola figura; dall’al-

tra, l’autonomia differenziata è vista come un rischio per l’unità del Paese», chiarisce Rodari. «Il modello preferito dalla Chiesa valorizza le comunità locali e le minoranze, piuttosto che un sistema fortemente centralizzato». In questo scenario complesso, il Quirinale svolge un ruolo fondamentale come punto di contatto tra le istituzioni italiane e il Vaticano. «Il Presidente della Repubblica è considerato un riferimento essenziale», conclude Rodari. «Sergio Mattarella rappresenta un interlocutore privilegiato, grazie alla sua figura super partes e alla sua profonda attenzione verso le tematiche etiche e sociali».

Con l’inizio del 2025, Roma si prepara a ospitare un evento di portata storica, che richiederà uno sforzo organizzativo senza precedenti. La sfida logistica, tuttavia, rappresenta solo un aspetto della situazione: l’evento sarà anche un’occasione per promuovere principi condivisi e rafforzare legami in un’epoca segnata da divisioni. Nonostante le differenze, la collaborazione tra la Santa Sede e lo Stato può rappresentare un esempio positivo, dimostrando che è possibile lavorare insieme per il bene comune, superando barriere ideologiche e culturali. Il Giubileo, con il suo richiamo alla fede, alla pace e alla riconciliazione, offre una lezione importante in un momento storico di profonde divisioni. La capacità di trovare un equilibrio tra spiritualità e pragmatismo, tradizione e modernità, sarà il vero banco di prova per tutte le parti coinvolte. ■

1. Papa Francesco e Giorgia Meloni, presidente del Consiglio italiano

2. Il cardinale Matteo Maria Zuppi e Sergej Lavrov, ministro degli Esteri russo 2

Presente passato e fatalismo

nella Roma di Enrico Vanzina

Quest'anno le vite dei cittadini, le strade e le piazze muteranno, ma dal 1975 al 2025 lo spirito di chi le abita resiste al cambiamento CAMBIAMENTO

Roma vive di contraddizioni e chi ci abita da una vita lo sa. Enrico Vanzina, sceneggiatore e scrittore romano, racconta la città eterna e le sue trasformazioni sociali ed estetiche.

Nell’Anno Santo la Capitale cambia forma. Mentre il Giubileo resta un punto fermo, un momento di riflessione e redenzione, il tempo scorre e la metropoli e suoi abitanti si preparano ad accogliere i fedeli e ciò che arriverà.

«Roma è passata dall’avere 13.000 abitanti nel Medioevo ai 500.000 del Rinascimento ma rimane sempre al centro di tutto. C'è un disegno superiore che testimonia molto bene. La conservazione di Roma - continua Vanzina - è l'immagine di quello che dovrebbe essere l’avvenire. Il futuro non deve essere un cambiamento radicale delle cose, ma un tentativo di conservare e migliorare quello che hai e i romani lo sanno bene».

I ricordi dei suoi Giubilei passati non sono tutti vividi, ammette. Di quello del

1975 con Papa Paolo VI non sa raccontare molto, ma quello del 2000 lo ricorda con chiarezza. In quel periodo l’organizzazione dell’evento ebbe delle ricadute evidenti sulla città. L’impatto fu enorme e «le ultime cose veramente fatte bene a Roma furono quelle di quel periodo lì», afferma.

«La trasformazione e modernizzazione della città è stata vissuta dai cittadini in maniera bifronte, come attesa e resistenza. I veri romani sanno anche che meno si trasforma Roma meglio è e che spesso le grandi trasformazioni non sono state all'altezza delle aspettative, cambiando in peggio la città. Quello che mi ricordo di più è questo duplice senso di paura del cambiamento e di voglia di vedere questa città riprendersi un ruolo nel futuro». Ma cita Einstein, una frase che dice di trovare bellissima «del futuro mi interessa poco perché arriva troppo presto».

Preoccuparsi del domani non sembra essere essenziale, soprattutto in una città abituata a continui e improvvisi mutamenti. E restare fermi e intrappolati nel

rancore è controproducente. La remissione sembra resta l’unica scelta vantaggiosa.

«Le cose cambiano, succedono, poi cambiano di nuovo. I romani lo sanno bene perché vivono immersi nel tempo e nella storia, per cui perdonano. Conoscono le fragilità umane molto bene e non sono moralisti, non hanno quella componente più calvinista-luterana dei popoli del Nord per cui l’etica è al centro di tutto. I romani sanno che c'è una giustizia eterna che dopo mette a posto le cose e sono abbastanza fatalisti».

I personaggi dei suoi film lo raccontano bene e l’atteggiamento che assumono rispecchia la visione del loro creatore: «Il futuro lo pensiamo e ripensiamo e a furia di farlo arriva e ci trova impreparati. È talmente più veloce di noi che non facciamo in tempo a pensarlo, certo bisogna immaginarlo. Da romano ho anche io questo senso un po' di fatalismo. Non sono un catastrofista, ma non sono neanche super ottimista, sono solo un po' scettico». ■

di Nicoletta Sagliocco

«Con coraggio e fedeltà» al fianco del Santo Padre

SICUREZZA

Da più di 500 anni la Guardia svizzera è al servizio del capo della Chiesa cattolica per proteggerlo

di Lavinia Monaco

«Vivere un momento come il Giubileo è un onore. Senti di far parte della storia con la S maiuscola, della storia scritta da Papa Francesco. Ogni giorno sei a contatto con persone eccezionali, e anche come credente, in questi luoghi puoi capire il senso profondo della cristianità e della fede». A parlare è il caporale Eliah Cinotti, Responsabile per i Media della Guardia svizzera pontificia, il corpo che da più di cinque secoli è al servizio del successore di Pietro.

Famoso per le sue divise dalla foggia rinascimentale, le corazze lucenti, gli elmi piumati e le alabarde, può sembrare a un occhio poco attento l’ultimo scampolo di un’epoca passata. «In realtà, la nostra funzione è tutt’altro che decorativa» spiega Cinotti. «Siamo tutti militari addestrati all’uso di armi da fuoco, al combattimento corpo a corpo e con una formazione tattica. Le nostre missioni sono cinque, tra cui la più importante è proprio quella di garantire la sicurezza del Santo Padre, sia nella sua residenza che durante i viaggi all’estero». Un compito che molti di loro, soprattutto ufficiali e sottufficiali, svolgono per lo più in borghese. Ad aiutarli c’è

la Gendarmeria Vaticana, che garantisce l’ordine pubblico all’interno dello Stato della Chiesa, e le forze dell’ordine italiane. Una collaborazione che si rivela indispensabile durante un evento così importante e prolungato nel tempo come il Giubileo.

«Per affrontare il 2025 nel migliore dei modi, abbiamo aumentato il numero di guardie e approfondito la loro formazione sia con le armi che con corsi di psicologia» racconta il caporale. «Uno degli strumenti più efficaci che abbiamo, infatti, è la parola, con cui cerchiamo di calmare le persone aggressive e squilibrate, facendo calare la tensione e guadagnando tempo». Ma sono i lupi solitari la minaccia più grande, perché difficili da anticipare: «Ecco perché siamo sempre all’erta ed ecco perché lo studio della psicologia è fondamentale». Poi non bisogna sottovalutare lo stile comunicativo di Papa Francesco, che ama molto il contatto umano: «Durante le udienze, se c’è tanta gente, sappiamo già che andrà a salutarla e si prenderà del tempo per parlare con alcuni» commenta il sottufficiale. «All’inizio non era facile per noi della sicurezza. Con un po’ di esperienza abbiamo capito come compor-

tarci, anche quando decide di andare fuori programma». Le grandi responsabilità e le sfide quotidiane che questo lavoro comporta sono, però, ripagate dalla possibilità di stare vicino ad un uomo fuori dal comune. La voce del caporale vibra per l’emozione mentre ricorda alcuni momenti trascorsi con lui: «La prima stretta di mano ti rimane in testa. Brucia ancora la mano, per così dire». Poi, quasi fatica a trovare le parole per descriverlo: «C’è in lui l’umanità intera, è un saggio. Come tanti papi di quella grandezza, si percepisce un odore di santità standogli vicino. E quando ti rivolge la parola, colpisce subito al cuore».

Secondo le previsioni, saranno più di trenta milioni i pellegrini che arriveranno a Roma nei prossimi mesi, un numero enorme da cui Cinotti non si lascia spaventare: «L’anno che si è appena concluso è stato un buon assaggio del 2025. Il Santo Padre non si è mai fermato e le ore di straordinario per la Guardia sono aumentate. Ci adatteremo ad ogni situazione. Siamo pronti ad ogni evenienza». ■

1. Copyright Guardia Svizzera Pontificia - Media

I miliardi di euro in arrivo

Investimenti pubblici e spesa turistica fanno crescere il Pil romano ma le previsioni non sempre rispecchiano la realtà

È nel libro del Levitico, o Terzo libro di Mosè, scritto in ebraico più di mille anni prima della nascita di Cristo, che risalgono le prime tracce del Giubileo. Lì sono contenute le sue basi religiose, ma soprattutto sociali ed economiche. «Ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia». Ciò significava la liberazione di chi era schiavo dei propri debiti e la restituzione delle terre.

Dal 1300 il Giubileo cristiano diventa l’anno del perdono, dell’indulgenza e della remissione dal peccato. Il pellegrinaggio nella città santa ha fatto emergere però altri aspetti economici, legati soprattutto al modo in cui la Capitale è stata capace di trasformarsi con monumenti e opere d’arte realizzati appositamente per l’evento.

Come l’affresco di Giotto per l’apertura del primo anno giubilare, presente

nella Basilica di San Giovanni in Laterno, o come alcune costruzioni nel cuore di Roma, fra cui la Scalinata di Trinità dei Monti voluta da Benedetto XIII per l’edizione del 1725. Investimenti fatti per incentivare l’arrivo dei pellegrini e la loro spesa. Per questo il lato economico del Giubileo interessa i cittadini. A febbraio l’entusiasmo di imprenditori e persone comuni era già alto.

Per l’82% di loro, secondo Format Research, il 2025 sarà fondamentale per lo sviluppo della Capitale, grazie ai finanziamenti di oltre quattro miliardi di euro. I dati testimoniano «quanto la cittadinanza avverta l’impatto dell’Anno Santo» secondo Pier Andrea Chevallard, presidente di Confcommercio Roma. «Sarà un volano per l’economia del territorio perché finita l’onda del turismo giubilare saranno i romani a trovare una Capitale più vivibile e in grado di essere al livello delle grandi metropoli europee».

Positività confermata un mese dopo dalle stime dell’Istituto nazionale per le Ricerche turistiche insieme a Unioncamere: più di trenta milioni gli arrivi, con una spesa turistica di quasi diciassette miliardi. «Nei prossimi anni – commenta la presidente di Isnart Loretta Credaro - gli occhi di tutto il mondo saranno sul nostro Paese. È un’opportunità straordinaria per

lo sviluppo delle nostre filiere turistiche». I pellegrini che hanno messo piede a Roma nelle prime due settimane sono stati più di cinquecentomila. Eppure, potrebbero non essere abbastanza per rispettare le stime. Esperti come Filippo Celata, che si occupa di geografia economica alla Sapienza, suggeriscono di non illudersi e di tenere a mente cosa è successo col Giubileo del 2000.

Bankitalia ne ha esaminato l’impatto economico per vent’anni, pubblicando l'analisi nel 2019. Due fattori sono centrali: la crescita immediata per gli investimenti pubblici e la spesa dei turisti. «I cantieri portano un’occupazione precaria e in ambiti in cui non servono competenze» secondo gli autori. A fine anno, oltre agli operai, anche chi ha lavorato negli alberghi o nei ristoranti è a forte rischio e potrebbe perdere il lavoro.

Quello dei pellegrini è considerato un turismo povero. Due dati, relativi all'Anno Santo del 2000, sono in contrasto fra loro: gli arrivi sono aumentati del 42% (24 milioni), ma la spesa turistica è cresciuta soltanto del 20% (5,8 miliardi di euro). Dieci anni dopo, così, le grandi aspettative sono state deluse: per Bankitalia «il Pil della Capitale non è particolarmente cresciuto». Lo stesso rischio che torna con l’edizione del 2025. ■

di Lorenzo Pace
DENARO

I turisti padroni del centro

Nell’arco di un anno gli annunci sulla piattaforma Airbnb sono aumentati di 5mila AFFITTI

unità mentre gli studenti non riescono più a trovare un posto letto

Laura è una studentessa fuorisede, si è trasferita a Roma un anno fa per frequentare un corso di laurea magistrale in filosofia all’università Sapienza. Dopo mesi passati in difficoltà per cercare una casa e dopo avere abitato in condizioni precarie, è riuscita a trovare una stanza in una zona abbastanza centrale a un prezzo che le sembra adatto. «Il proprietario mi aveva proposto un contratto di sei mesi rinnovabile, io ho accettato, anche perché volevo vedere come mi trovassi prima di impegnarmi a lungo termine».

«Tre mesi prima della scadenza del contratto, io e la mia coinquilina abbiamo scritto al proprietario per chiedere se fosse possibile rinnovare per altri sei mesi». Inizialmente il proprietario non risponde. Poi, dopo due settimane, arriva una replica: «Ci ha detto che avremmo dovuto trovare un’altra sistemazione, perché doveva fare grandi ristrutturazioni in casa. Aveva accennato in precedenza ai lavori, ma non ci aveva mai detto che sarebbero stati così importanti da rendere la casa inabitabile».

«A quel punto abbiamo iniziato a cercare un nuovo appartamento. Alla scadenza del contratto ci ha concesso di

rimanere due settimane in più, ma solo pagando una quota in nero, per darci il tempo di trasferirci. Durante il trasloco, ci ha detto che sarebbero durati un anno e che, una volta finiti, saremmo potute tornare come inquiline. Tuttavia, è emerso che erano finalizzati alla trasformazione dell’appartamento in un B&B, cosa che ha sempre negato. È stato suo padre, durante una battuta fatta mentre stavamo traslocando, a raccontarci le sue intenzioni. Nel frattempo, persone (muratori o operai) hanno invaso casa nostra mentre il nostro contratto era ancora formalmente attivo.

La storia di Laura è una delle tante che dimostrano come, nelle grandi città, non ci sia più spazio per studenti, lavoratori precari, famiglie a basso e medio reddito. A Roma, quest’anno, con il Giubileo, la situazione è ancora più allarmante.

Negli ultimi anni, Roma ha registrato un significativo incremento degli alloggi disponibili su Airbnb. Secondo i dati di Inside Airbnb, a gennaio 2024 erano presenti oltre 29mila 500 annunci, rispetto ai 24.500 dell’anno precedente, con un aumento di circa 5 mila unità in un solo anno. La maggior parte delle strutture si trovano a Roma centro. Secondo i dati di MappaRoma, nel I Municipio, quello che comprende il centro storico, sono presenti circa 15mila 700 alloggi Airbnb

In particolare, la zona urbanistica del Centro Storico ospita il 18 per cento degli alloggi Airbnb di Roma, attira il 22 per cento degli ospiti e genera il 30 per cento dei guadagni totali derivanti da questa piattaforma. Anche il GRORAB (Gruppo di Residenti per la Regolamentazione degli Affitti Brevi) ha denunciato l’impatto devastante di questa crescita esponenziale, legandola alle trasformazioni urbane innescate dal Giubileo. Secondo il GRORAB, «la turistificazione sta distruggendo l’identità dei quartieri centrali e rendendo impossibile la vita per i residenti».

Il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha ribadito la necessità di intervenire per limitare l'ipertrofia degli affitti brevi, sottolineando che «i sindaci in Italia sono privi dei poteri per poterli limitare» e che le normative vigenti rendono difficile attuare regolamenti efficaci.

Anche il Papa è intervenuto sul tema, chiedendo alla Chiesa di mettere a disposizione i propri immobili per aiutare chi rischia di perdere la casa. In una lettera ai leader della diocesi di Roma, il pontefice ha evidenziato come l’aumento della domanda turistica stia portando a un’escalation dei prezzi degli affitti, colpendo duramente le famiglie a basso reddito e gli studenti fuorisede. ■

Preghiere, rosari e affari

Settecento milioni di euro e tremila aziende nel settore. Lo sguardo dei commercianti di articoli religiosi sulla città che si prepara ad accogliere milioni di fedeli

di Massimo De Laurentiis

«Per il 2025 abbiamo buone aspettative. Di sicuro verrà tanta gente qui a Roma e l’afflusso nei nostri negozi sarà maggiore». Stefano Comandini, titolare di una delle molte attività che vendono articoli religiosi all’ombra del “Cupolone”, è fiducioso nonostante a dicembre l’effetto Giubileo non si sia ancora visto: «Anche nel 2000 era partito un po’ in sordina, ma da marzo in poi il lavoro è esploso». Del resto, vendere articoli religiosi durante l’Anno Santo è un po’ come vendere maglie da calcio durante i mondiali.

Giubileo significa grandi investimenti, opere pubbliche e crescita del turismo. In tutto ciò, la natura religiosa di questo evento passa quasi in secondo piano, oscurata dall’entusiasmo per le sue conseguenze economiche. I negozi di prodotti sacri uniscono l’aspetto spirituale e quello materiale come nient’altro.

Secondo un report di Devotio, fiera internazionale di servizi per il mondo religioso, in Italia questo business ha registrato un fatturato di settecento milioni di euro nel 2023, con oltre tremila aziende attive nel settore. A Roma esistono decine di questi esercizi commerciali, in particolare intorno a San Pietro, dove o si mangia o si comprano oggetti di culto. Il cliente

tipo è facile da individuare: una persona credente, spesso degli ecclesiastici. «Il nostro core business è il clero», dice il signor Comandini. «Gli articoli più venduti sono i rosari, sempre molto richiesti». Negli ultimi anni anche questo settore ha subito delle trasformazioni. «Le persone si stanno impoverendo, quindi magari i nostri prodotti non sono considerati di prima necessità e se ne può fare a meno», racconta Comandini.

La sua attività ha cercato di adattarsi a un nuovo contesto, con meno clienti e più concorrenza: «Noi abbiamo modificato il nostro modello di business spostandoci su oggetti con un valore più alto. Rispetto al passato puntiamo più sulla qualità che sulla quantità, per compensare la minore affluenza». Ci sono poi anche fattori esterni che influenzano le vendite.

Se l’andamento di molti settori dipende dalle decisioni di governi, banche centrali e altri attori economici, il commercio di articoli religiosi è condizionato in primo luogo dalle disposizioni della Santa Sede. Fino a pochi anni fa, raccontano gli esercenti, tutti i negozi potevano offrire un servizio di “benedizione papale” degli oggetti venduti. Una pratica che forse avrebbe fatto storcere il naso ai luterani

più intransigenti, ma che attirava i fedeli e stimolava le vendite. Oggi, per volere di Papa Francesco, questo servizio non è più permesso ed è diventato un’esclusiva del Vaticano. «Bergoglio ha una mentalità diversa, forse più legata al voto di povertà, certo a noi non ha fatto bene» – commenta Comandini – «il nostro lavoro dipende anche dal Papa».

Dall’apertura della Porta Santa, non resta che completare gli ultimi preparativi. In tutta Roma i cantieri accelerano, i ristoranti preparano i menu turistici e i commercianti intorno a San Pietro fanno scorta di rosari, nella speranza che i pellegrini, oltre al perdono, cerchino anche oggetti di culto da portare a casa. ■

Aggiungi un posto a tavola

Il network romano unisce cucina e economicità

È stato già ribattezzato “Il patto della carbonara”: dodici euro per gustare la pasta tipica della cucina romana. A questa si aggiungeranno altri piatti tradizionali della regione, dalla gricia alla amatriciana. Il tutto sempre a prezzi agevolati, per evitare rincari ai danni dei turisti in arrivo per il Giubileo 2025.

È questo il senso del network “Gli amici del Pellegrino”, nato per garantire un’esperienza accogliente e accessibile ai milioni di fedeli anche da un punto di vista logistico e organizzativo. L’idea è frutto di un accordo tra il Dicastero per l’Evange-

lizzazione, l’azienda di buoni pasto Welfare Pellegrini e la Federazione italiana pubblici esercizi.

«Per noi è un grande orgoglio essere parte attiva di questo innovativo progetto – ha detto Sergio Paolantoni, Presidente della FIPE Confcommercio Roma . In questo modo permetteremo ai pellegrini che aderiranno di entrare in contatto diretto con le attività commerciali della Capitale». Un modo ulteriore per far conoscere la storia e la professionalità delle eccellenze culinarie romane. Il cuore dell’iniziativa sarà rappresentato dai buoni pasto, disponibili in formato digitale così da essere più pratici ma anche più ecologici.

«Va sottolineato che il progetto porterà benefici non solo ai pellegrini e ai turisti, ma anche alle aziende produttive del territorio – ha dichiarato Valentina Pellegrini, vicepresidente dell’omonimo Gruppo. Il nostro impegno nella sostenibilità passa anche attraverso un programma di valori». Sempre all’insegna dell’innovazione tecnologica è ispirata l’app con cui i pellegrini potranno individuare gli esercizi aderenti.

La dieta del pellegrino

In epoche passate i pellegrini viaggiavano verso la città eterna a piedi, armati di bastone e bisaccia. Oggi i tempi sono cambiati. Molti arrivano in aereo e gli istituti religiosi d’accoglienza sono spesso sostituiti da ristoranti gourmet. Attenzione però a non esagerare con i cibi, come raccomanda

Giorgio Calabrese, nutrizionista e consulente scientifico del ministero della Salute: «I piatti tipici romani sono amatissimi, ma vanno consumati con moderazione perché molto carichi di grassi».

Per evitare di appesantire il fegato meglio preferire piatti semplici come spaghetti al pomodoro, pane integrale, pesce e carne. «Sarebbe una buona idea abbassare anche il prezzo dei piatti che io chiamo “di scarico” – prosegue il dottore. Sono preparazioni a base di verdure che anticipano il pasto, danno più fibra e riempiono lo stomaco».

Ad influire sull’alimentazione c’è anche il jet lag: «Chi arriva, ad esempio, dagli Stati Uniti deve prediligere carboidrati complessi come pane, pasta o riso, mentre chi proviene dalla Cina deve puntare su proteine. Così si faciliterà l’adattamento ai nuovi ritmi».

Un sistema di geolocalizzazione indicherà ristoranti, bar e pizzerie più vicine alle zone di interesse del Giubileo. Qui all’ingresso, saranno esposte anche delle vetrofanie per confermare l’aderenza al progetto.

Grazie ai voucher, acquistabili sul sito ufficiale del Giubileo o attraverso le organizzazioni religiose, i visitatori potranno accedere a offerte gastronomiche e menù speciali per soddisfare le esigenze di tutti i palati. Pance piene e portafogli salvi. ■

di Isabella Di Natale
CIBO

«Io non faccio male a nessuno» la vita in strada degli invisibili

Nel cuore delle celebrazioni, due storie di senzatetto che raccontano le difficoltà di chi vive ai margini della città di Nicole Saitta

Carlo ha 68 anni, il volto scavato, segnato dal tempo e da una vita di fatica. Le sue mani sono scure e rugose e trattengono la storia di chi un tempo lavorava il legno. Era un artigiano conosciuto, aveva una piccola bottega nella periferia di Roma dove creava mobili e restaurava opere antiche.

Adesso la sua casa è la strada, veste di quello che le associazioni, come la Caritas, riescono a donargli. La sua vita non è più quella di un tempo ma la solitudine che lo tormentava è diventata una compagna di viaggio. Dorme in un angolo nascosto di Villa Pamphili, cercando di evitare i controlli che durante il periodo del Giubileo si sono fatti sempre più severi e frequenti. «Pellegrini, turisti. Non ci sono più posti dove riposare tranquillo. Anche le panchine nei parchi sono piene, spesso le transennano per sicurezza. È come se ci stessero spingendo ancora più ai margini della società».

Durante le celebrazioni natalizie, Carlo aveva trovato rifugio in un centro di accoglienza temporaneo, ma la gioia delle festività gli è sembrata distante. «Vedi le luci, i canti, ma ti senti invisibile. È come se la

città in questo periodo volesse mostrarsi perfetta, senza le ombre della vita vera», quelle che lui, invece, conosce bene e di cui è diventato il locatore perfetto.

«È come se ci stessero spingendo ancora più

ai margini della società»

In preparazione al Giubileo del 2025, il comune di Roma ha avviato un piano per affrontare l’emergenza abitativa dei senzatetto, particolarmente critica nei mesi invernali. Con un investimento di 4,3 milioni di euro, sono state realizzate quattro tensostrutture temporanee, capaci di ospitare complessivamente circa 250 persone.

Secondo i dati raccolti durante la “Notte della solidarietà”, iniziativa promossa dall’assessorato alle politiche sociali e alla salute di Roma Capitale che prevede lo studio della popolazione senza dimora sul territorio comunale, sono stati conteggiati 2204 senzatetto. Di questi, solo 1186 dormono in strutture di accoglienza notturna.

Tutti gli altri si concentrano principalmente nelle zone delle stazioni Termini e Tiburtina, nell’area di San Pietro e nella zona della Tuscolana. Di recente, anche Papa Francesco ha esortato la diocesi di Roma a contribuire alla gestione della crisi abitativa, invitando le istituzioni cattoliche a mettere a disposizione eventuali proprietà inutilizzate per ospitare persone senza dimora o residenti a rischio sfratto, in vista dell’afflusso di milioni di pellegrini previsto per il Giubileo.

C’è anche chi la strada l’ha scelta, come Marco. Ha 37 anni, la barba incolta un po’ brizzolata e capelli lunghi raccolti in un codino con il laccio di un paio di scarpe regalatogli da un’anziana signora che lo va a trovare tutte le domeniche pomeriggio per chiacchierare e tenergli compagnia. Cresciuto in una famiglia benestante a Firenze, è un musicista fuori dagli schemi che non ha mai amato le regole. La sua casa è tra i parchi di Roma, in cui si guadagna da vivere suonando la chitarra per i passanti.

È la musica la sua salvezza: «Non ho mai sognato di esibirmi in grandi palchi con artisti famosi, il mio posto è il mondo, non voglio vincoli. Vivere la mia musica in quel

modo non sarebbe reale come lo è in strada. Chi si ferma ad ascoltarmi ha scelto di impiegare pochi minuti del proprio tempo per dedicarli a me, e questo non ha prezzo». Anche quando la gente non rimane ad ascoltarlo, però, Marco è felice e si sente parte di qualcosa.

Come per Carlo, la sua situazione è cambiata con l’arrivo dell’Anno Santo. Le autorità tentano di ripulire le aree più centrali in cui saranno concentrati i pellegrini e i turisti. Dicono che è per sicurezza, ma la sicurezza di chi? Io qui non faccio male a nessuno».

Nonostante le difficoltà, Marco non si perde d’animo e continua a dedicare tutto il suo tempo alla musica e alle persone che si fermano a parlare con lui. «La scelta che ho fatto non la capiscono in molti, ma mi sta bene così, non voglio essere capito. Io, ad esempio, non sono credente, ma non mi sento di giudicare chi viene qui a pregare e a cercare la salvezza. Penso che tutti abbiamo bisogno di affidarci a qualcosa o a qualcuno e credo che i fedeli si affidino a Dio come io ho fatto con la musica». Le sue giornate, ormai, sono scandite dalla ricerca di un

posto tranquillo dove suonare senza essere allontanato. Durante le festività natalizie la pressione si è fatta ancora più forte: «La città si trasforma in quel periodo, mi piace tantissimo. È piena di luci, di canti. Il problema è che quando si ferma la musica torna tutto com’era. Le crepe vanno riparate, non vanno nascoste».

«Dicono che è per sicurezza, ma la sicurezza di chi? Io qui non faccio male a nessuno»

Queste due vite, così diverse, si intrecciano nella vastità della Capitale che celebra il suo volto più splendente mentre le sue ombre restano celate. Ciascuno porta un peso, una speranza, un rimpianto, un sogno. Carlo e Marco sono invisibili per molti, ma non per chi ha la fortuna di incrociare la propria vita con la loro, anche solo per il tempo di una canzone. ■

La Tartaruga

La Tartaruga

Mentre una notte se n'annava a spasso, la vecchia tartaruga fece er passo più lungo de la gamba e cascò giù cò la casa vortata sottoinsù.

Mentre una notte se n'annava a spasso, la vecchia tartaruga fece er passo più lungo de la gamba e cascò giù cò la casa vortata sottoinsù.

Un rospo je strillò: «Scema che sei! Queste so scappatelle che costeno la pelle...»

«Lo so - rispose lei- ma prima de morì, vedo le stelle».

Un rospo je strillò: «Scema che sei! Queste so scappatelle che costeno la pelle...».

«Lo so - rispose lei- ma prima de morì, vedo le stelle».

Trilussa

Carlo e Marco sono nomi di fantasia scelti per tutelare l'identità dei protagonisti delle storie.

Sociale

Con ago, filo e creatività la reclusione diventa speranza

SOSTENIBILITÀ

Le borse in PVC realizzate dalle detenute con il progetto "Made in Carcere" verranno vendute online e negli Info Point ufficiali

«Gli occhi felici dei bambini in Brasile, lo sguardo brillante e pieno di gratitudine delle donne recluse che hanno avuto una seconda possibilità grazie al lavoro. Questo è il mio stipendio, ciò che mi ha fatto cambiare vita». Luciana Delle Donne, ideatrice della prima banca online in Italia e manager con carriera ventennale nel mondo della finanza, nel 2006 ha deciso di dedicarsi agli ultimi. Dopo la fondazione della cooperativa sociale Officina Creativa, ha dato il via al progetto Made in Carcere, un modello innovativo nel mondo dell’imprenditoria sociale, che oggi definisce «un sogno realizzato».

Inclusione sociale e impatto ambientale, due concetti che diciassette anni fa erano ancora un taboo tra le mura delle prigioni. Luciana li ha uniti in nuovo

esempio di economia circolare, rigenerativa, riparativa e trasformativa. Nelle carceri di Lecce, Taranto, Trani e Matera le detenute hanno a disposizione dei laboratori sartoriali, dove realizzano gadget personalizzati con materiali di recupero, che se dispersi nell’ambiente inquinerebbero il pianeta.

«Una provocazione all’indifferenza verso questo pezzo di mondo spesso dimenticato» prosegue Luciana, «che trasforma il disagio in bene, in nome della sostenibilità». Da anni Made in Carcere parla infatti di “BIL”, il Benessere Interno Lordo che fa da parodia al PIL, non più profitto ma serenità, un nuovo modo di vedere le cose.

Per il Giubileo 2025, grazie a un accordo tra la società Airone Gifts e il Di-

castero, le borse in PVC realizzate dalle donne recluse a Taranto e Trani verranno vendute nell’Info Point ufficiale in via della Conciliazione 7 a Roma, a pochi passi da San Pietro.

«Il legame tra l’Anno Santo e Made in Carcere è nella parola perdono. Il 2025 sarà pieno di luce e speranza, con lo sguardo rivolto alle persone dimenticate, alle situazioni scomode» sottolinea Luciana. La preparazione delle sacche è iniziata questa estate, e proseguirà per i prossimi mesi.

Non solo: per il Giubileo, verranno cucite dalle detenute anche le croci morbide di “Stringila”, in accordo con la fondatrice Elisabetta Bertelli, simili a dei cuscini, da abbracciare durante la preghiera.

«Il legame tra l'Anno Santo e

Made in Carcere è nella parola perdono »

Le aree di lavoro sono colorate, accoglienti, arredate con eleganza come delle vere maison di alta moda. Uno stimolo alla creatività, un luogo di bellezza e socialità. L’assenza di libertà che diventa un’opportunità professionale in uno spazio non più misero, ma familiare. Grazie a Made in Carcere le donne acquisiscono

non solo competenze tecniche della sartoria, ma anche lavorative da spendere in tutti gli altri mestieri: seguire le regole, rispettare gli orari e le consegne, relazionarsi con i colleghi. Un percorso formativo di crescita e consapevolezza.

«Lavorare restituisce dignità non solo alle detenute, ma anche alle loro famiglie. Possono mandare i figli a scuola, all’università, pagargli l’apparecchio per i denti, organizzare il loro diciottesimo compleanno. Tutto frutto del loro guadagno» rimarca Luciana, con il tasso di recidiva che si abbatte e si riduce quasi a zero.

La reclusione serve non a punire, ma a ricostruire. Questo è lo scopo di progetti come Made in Carcere: portare la speranza in un luogo in cui sorridere non è facile. «Hanno sbagliato, ma non sono persone sbagliate» è il messaggio che Papa Francesco ha rivolto ai carcerati dopo l’apertura della Porta Santa nel penitenziario romano di Rebibbia. Tendere la mano, dare un’occasione di riscatto a chi ha compiuto dei reati. Quale migliore ricorrenza del Giubileo, l’anno del perdono, della speranza e della fiducia per dare lustro a iniziative come questa.

Non si tratta solo di acquistare una borsa o un gadget colorati, realizzati a mano, con cura, da una squadra di “green heroes” sensibili alla sostenibilità ambientale, dietro c’è molto di più. ■

La Tenda diventa casa per tutt*

Una giornata dedicata ai fedeli Lgbtqia+ e alle loro famiglie per parlare del rapporto problematico tra fede e orientamento sessuale

«La Chiesa siamo anche noi». Poche parole, ma ad una persona queer e cattolica potrebbero bastare per spiegare come il proprio orientamento sessuale possa convivere con la fede, in una comunità non famosa per le sue posizioni di apertura. Sembra un paradosso, ma le grandi istituzioni sono fatte delle persone che le vivono e, nel 2025, chi vive la Chiesa non è solo chi ne sostiene gli aspetti più conservatori.

Il 6 settembre prossimo, tra gli eventi ufficiali dell’Anno Santo, è prevista una giornata dedicata ai fedeli Lgbtqia+, alle loro famiglie e agli operatori pastorali che li accompagnano. A proporla è stata l’associazione La Tenda di Gionata, che riunisce realtà cattoliche impegnate nell’accoglienza e nel sostegno verso le persone omosessuali nel mondo cristiano. L’obiettivo è di creare una comunità dove ciascuno possa sentirsi accolto senza timore e giudizio, e possa vivere la spiritualità che per alcuni è indispensabile.

«Per questo noi abbiamo chiesto di fare un pellegrinaggio giubilare – spiega Tiziano Fani Braga, coordinatore del gruppo Mosaiko a Roma, parte della rete di Gionata – sarà un momento di preghiera, senza manifestazioni o rivendicazioni: vogliamo sentirci e farci sentire come membri della Chiesa». Il titolo dell’evento non lascia spazio a fraintendimenti:

“Chiesa, casa per tutti. Cristiani LGBT+ e altre frontiere esistenziali”. Non una provocazione, ma un’opportunità per aprire un dialogo con chi abita le “periferie” della comunità cattolica. Si tratta di persone escluse e marginalizzate per pregiudizi radicati che la religione porta con sé da secoli.

Basta tornare al Giubileo del 2000, quando Papa Giovanni Paolo II definì il World Gay Pride – organizzato non a caso a Roma – come “un’offesa ai valori cristiani”. E non mancano episodi più recenti: dalle dichiarazioni di alcuni esponenti della Curia, fino alle controverse parole di Papa Francesco sui seminari e la presunta “troppa frociaggine”. «La Chiesa è come una madre – riflette Tiziano – accoglie, cura, ama senza condizioni ma può anche inciampare, crescere e imparare dai propri errori. La cosa importante è che oggi si parli di argomenti che, fino a pochi anni fa, erano impensabili. È un inizio».

Il pontificato di Papa Francesco ha aperto spiragli di miglioramento, ma la strada è ancora lunga e per percorrerla bisogna rileggere e contestualizzare la Bibbia, che per i fedeli rappresenta la parola di Dio e che spesso viene usata come argomento per delegittimare l’omosessualità, facendola passare come una “tendenza” peccaminosa. Uno dei testi biblici più ci-

tati dai conservatori contro la comunità Lgbtqia+ è quello di Sodoma e Gomorra, contenuto nella Genesi. «Il peccato di cui si parla non riguarda l’orientamento sessuale – precisa Tiziano – ma la mancanza di ospitalità verso i viandanti e i pellegrini. Interpretato correttamente questo testo richiama al valore dell’amore verso gli altri, non alla condanna dell’omosessualità».

Per chi parteciperà, il 6 settembre sarà una giornata di preghiera, di speranza ma soprattutto di accoglienza. D’altronde, se la Bibbia per la religione è un testo eterno, allora la Chiesa deve saper parlare anche al presente.■

di Pietro Angelo Gangi
DIRITTI

Fede senza ostacoli

ACCESSIBILITÀ

Cinque milioni di pellegrini attesi in Città del Vaticano per l'Anno Santo delle persone con disabilità

Nel progetto del colonnato di San Pietro Gian Lorenzo Bernini voleva creare uno spazio che simboleggiasse le braccia aperte della Chiesa, per far sentire i visitatori accolti. Un abbraccio che includesse tutti. Questo è lo stesso spirito che muove il Giubileo 2025: ci sono voluti due anni di preparazione per realizzare percorsi giubilari adeguati, dall’abbattimento delle barriere architettoniche per le carrozzine, ai percorsi tattili per i non vedenti, a spazi dedicati dove isolarsi dall’inquinamento acustico per chi ha disturbi dello spettro autistico.

Il 28 aprile è prevista la peregrinazione alla Porta Santa, con la possibilità di ricevere il Sacramento della Riconciliazione nelle chiese giubilari, mentre il giorno successivo i fedeli potranno incontrare il Santo Padre in Piazza San Pietro.

Lì ci sarà anche Pietro, un ragazzo di trentasette anni mosso da una fervente devozione: «Il mio rapporto con la fede è iniziato fin da bambino perché i miei genitori, soprattutto mia madre, frequentavano molto la chiesa vicino casa e così sono stato abituato fin da subito ad andare a messa. Non ho mai incontrato Papa Francesco, ma ho conosciuto Madre Teresa di Calcutta e Papa Giovanni Paolo II, di cui ho un ricordo bellissimo: si tolse la sua co -

roncina del Rosario per consegnarla a me. La custodisco ancora».

Costretto sin dalla nascita su una sedia a rotelle, ha sempre combattuto per la sua indipendenza e i suoi sogni. Laureato in Scienze dell'educazione e della formazione, coltiva la sua passione per il teatro e il cinema, debuttando nel 2018 sul grande schermo nel film Sotto il segno della vittoria: «Sono molto felice che siano state dedicate alcune giornate alla disabilità, perché credo che ancora si faccia molto poco concretamente per noi. Abbiamo bisogno di stimoli, opportunità e fiducia, non solo belle parole e nulla più».

Ma «questo Giubileo non è solo dei disabili ma anche di quelli che li accompagnano», come disse il Cardinale Roger Etchegaray durante la conferenza stampa del Grande Giubileo del 2000. Le famiglie, spesso isolate, si trovano ad affrontare enormi sfide quotidiane, come racconta Edilio, padre di una ragazza con disabilità cognitiva, da anni impegnato attivamente a servizio della comunità: «La società, anche se ha fatto passi da gigante verso l’accettazione, anche grazie a diverse leggi in merito, nella realtà il riscontro ed il supporto sono ancora molto esigui rispetto alle necessità reali per avere un’integrazione degna di essere vissuta». Grazie all’impegno della Chiesa e delle autorità

locali, il tradizionale pellegrinaggio delle sette chiese, nato nel XVI secolo dall’idea di San Filippo Neri, è fruibile da tutti, ma ad oggi rappresenta ancora un unicum: «In merito alle iniziative che accolgano pienamente queste persone, esse sono rare e sono demandate principalmente alle associazioni in cui i componenti sono quasi sempre coloro che hanno avuto o che vivono questi disagi in famiglia. Lo Stato, anche con le nuove regole del terzo settore, non permette loro una reale integrazione».

Durante le celebrazioni ci saranno anche workshop e tavole rotonde, organizzati dal Servizio Nazionale per la Pastorale delle Persone con Disabilità e dal Dicastero per l’Evangelizzazione, per discutere del ruolo e del supporto ai caregiver. «Basti pensare di cosa avrebbe bisogno un’associazione per organizzare un viaggio». Oltre a strutture alberghiere non attrezzate, «le famiglie sono costrette ad autotassarsi per far fronte a tutte le spese e alle esigenze dei ragazzi. Ai vari volontari andrebbe riconosciuto almeno un rimborso spese che purtroppo per legge non può essere superiore a dieci euro al giorno», conclude Edilio.

Ma non si tratta solo di un cammino fisico, quanto di una riflessione interiore. Pietro, infatti, racchiude nelle sue parole tutto il valore spirituale dell’Anno Santo: «Da questo Giubileo vorrei soltanto una cosa: che la gente si fermasse un attimo; basta frenesie, basta potere, basta violenze, che le persone capiscano che siamo tutti di passaggio e che verremo ricordati non per quello che abbiamo ricevuto, ma per quello che abbiamo dato agli altri». ■

1 e 2. Pietro Iozzia, ragazzo di 37 anni che sarà presente alle celebrazioni di fine aprile (foto di Annibale Di Cuffa)

L'incontro del sacro e profano

ARTE

Un’ampia programmazione culturale con esposizioni e manifestazioni artistiche trasmette fede e rinascita

di Caterina Teodorani

«Quello che cerchiamo di mostrare è che il linguaggio della bellezza, anche quando è profano, può parlare di Dio». Sono le parole di Davide Mambriani, incaricato per gli affari culturali del Giubileo. L’Anno giubilare prevede non solo eventi all’insegna della religiosità, ma è anche l’occasione per arricchire un calendario culturale che raggruppa tutte le iniziative patrocinate «non onerosamente».

Dal 2023 il Dicastero per l’evangelizzazione, delegato da Papa Francesco, ha dato vita a un’esposizione culturale che ha accompagnato la preparazione al Giubileo e che adesso affiancherà la celebrazione con concerti, mostre e una rassegna cinematografica.

«Questi eventi seguiranno tutto l’anno, quindi nella prima metà e dopo l’estate», spiega Mambriani. Si tratta di iniziative che riguardano le ambasciate presso la Santa sede oppure istituzioni, fondazioni che vogliono organizzare convegni che rientrano nell’Anno giubilare. «Quello che più nello specifico è nostro, organizzato dal Dicastero per l’Evangelizzazione, è la rassegna culturale generale chiamata “Giubileo è cultura”. Il tentativo è quello di parlare del divino, di Dio, della fede, della speranza, che è il tema del Giubileo,

tramite la bellezza e l’arte». “Armonie di speranza” rappresenta il linguaggio musicale, articolato in quattro concerti che si sono svolti dal novembre 2023 al 22 dicembre 2024, due giorni prima dell’apertura della Porta Santa.

«Il tentativo è quello di parlare del divino, di Dio, della fede, della speranza, che è il tema del Giubileo, tramite la bellezza e l'arte»

Il primo concerto è stato con l’orchestra sinfonica de I virtuosi di Kiev, che hanno eseguito la V Sinfonia di Antonín Dvorák “Dal nuovo mondo”. «Mi sembra logico aprire la stagione di questi concerti giubilari con la sinfonia di Dvorák», ha detto S.E. Monsignor Rino Fisichella, ProPrefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione.« “Dal nuovo mondo” richiama il tema della speranza, - ha continuato - la stessa a cui siamo chiamati dal motto di questo Giubileo 2025. I Virtuosi di Kiev, oltre a essere dei musicisti straordinari, ci

danno occasione di esprimere un piccolo gesto di sostegno all’Ucraina, una forma di partecipazione attraverso il linguaggio universale della musica.

Nella speranza di un mondo davvero “nuovo”». La rassegna di eventi d’arte, chiamata “I cieli aperti”, è cominciata da una mostra di El Greco nella chiesa di Sant’Agnese in Agone con tre opere: Il Battesimo di Cristo, Cristo abbracciato alla Croce e Sacra Famiglia, «tutte opere provenienti dalla Spagna e per la prima volta in Italia», spiega Mambriani.

La seconda è la mostra sul “Cristo di San Giovanni della Croce” di Salvador Dalì. È esposto per la prima volta, nella Chiesa di San Marcello al corso, accanto al bozzetto-reliquia, disegnato proprio da della Croce, che ispirò l’artista spagnolo.

Le ultime due mostre sono tutt’ora in corso: quella di Chagall a Palazzo Cipolla e quella delle icone sacre, in collaborazione con i Musei Vaticani. «Nel 2025 ci saranno altre esposizioni e concerti, non per forza a carattere religioso», prosegue Mambriani. «Lo scopo è sempre quello di dare un messaggio di speranza tramite la bellezza». E l’arte parla una lingua universale. ■

Il Conclave sul grande schermo

CINEMA

Dal regista di “Niente di nuovo sul fronte occidentale", la trasposizione cinematografica del romanzo di Robert Harris

di Simone Salvo

Notte fonda in Vaticano. Il Papa è ritrovato morto nel suo letto e le cause del decesso sono avvolte nel mistero. Mentre si cerca di far luce sulle sue ultime ore di vita, il decano è chiamato a organizzare il Conclave per l’elezione del nuovo Pontefice. Già dalle prime scene, Berger svela l’intento di regalarci centoventi minuti di intrighi sotto il Cupolone. Tra cardinali corrotti e relazioni clandestine, i cliché sono presto serviti.

Chi si aspetta un thriller alla Angeli e Demoni, però, rischia di restare deluso: il film non intende denunciare il potere secolare della Chiesa. È, piuttosto, una riflessione - un po’ sbiadita - sulla fede e sul valore teologico del “dubbio”. Anche gli aspiranti papi sono esseri umani fallibili e inclini al peccato. Ad accomunarli è l’ambizione, che li porta a utilizzare metodi poco ortodossi per i propri interessi. La visione di Berger è forse fin troppo moderna. Il conclave è poco “conclave”: le notizie dal mondo esterno entrano e influenzano le votazioni. Il decano, che dovrebbe vigilare sul rispetto delle norme, si arroga il diritto di trasgredire le regole e rompere i sigilli in modo arbitrario.

Non è solo l’eccessiva flessibilità dei protocolli a risultare poco verosimile. Se

non fosse per i costumi e la bellissima location del Palazzo Apostolico, sembrerebbe di assistere alle primarie dei democratici negli Stati Uniti. Per molti cardinali la priorità è strappare l’anello papale al candidato più conservatore. La prospettiva di una svolta reazionaria terrorizza l’ala progressista ed è percepita come una minaccia esistenziale per il futuro della Chiesa. L’estrema apertura di molti cardinali verso le donne, il mondo LGBTQI+ e le altre confessioni appare, però, assai forzata. Berger dipinge un Vaticano che non esiste, perlomeno non ancora.

Non convince neanche la scrittura dei personaggi, a partire dallo stesso decano Thomas Lawrence, interpretato da Ralph Fiennes. Ci viene presentato come un uomo problematico, lacerato da una misteriosa crisi di fede di cui non si conoscono le ragioni. In una prima fase nasconde a tutti, forse anche a se stesso, il desiderio di concorrere al soglio pontificio. Con il susseguirsi degli scrutini, però, la sua vera ambizione viene allo scoperto. Da uomo retto Lawrence si converte in un abile manipolatore, capace di neutralizzare uno per uno gli altri candidati.

L’attore convince talmente tanto nel suo ruolo di villain che la svolta conclusiva

arriva del tutto inaspettata. La complessità del personaggio si infrange in un epilogo perbenista e poco coraggioso. Potenziale sprecato anche per il mistero delle esplosioni in giro per la Capitale, utilizzate come deus ex machina per ribaltare le carte in tavola negli ultimi scrutini.

Nonostante le sbavature del finale, il film è stato tanto apprezzato dalla critica da conquistare sei nomination ai Golden Globe 2025. Nel cast internazionale, accanto a Ralph Fiennes e Stanley Tucci brillano i nostri connazionali Sergio Castellitto e Isabella Rossellini, candidata come miglior attrice non protagonista.

Ottima anche la fotografia di Stéphane Fontaine: la macchina da presa restituisce l’immagine di un conclave all’apparenza impenetrabile. Roma è là fuori: si sente, ma non si vede. Poco incisiva l’ultima inquadratura, in cui un gruppo di suore esce nel mondo esterno al termine delle elezioni. Metafora di un film con tanto potenziale ma che avrebbe potuto osare di più. «Senza gli ultimi venti minuti sarebbe stato un capolavoro», dice una signora uscendo dalla sala, e non si può darle torto. ■

Il racconto dell’Anno Santo in 42 lingue

Il direttore di Radio Vaticana spiega come le 35 redazioni coprono il Giubileo

«È una radio per le radio. Con questo scopo nasce Radio Vaticana» così Massimiliano Menichetti racconta l’emittente che dirige dal 2 settembre del 2019. «È stata creata per portare la voce del Papa nel mondo in più lingue» spiega il direttore. Infatti, oggi sono 42 gli idiomi in cui Radio Vaticana trasmette i suoi programmi. Inaugurata da Papa Pio XI il 12 febbraio 1931, la radio della Santa Sede sarà tra i principali mezzi di comunicazione coinvolti per il racconto dell’anno giubilare 2025: «Copriremo tutti gli eventi con le tele-radio cronache in 6/10 lingue diverse. Questo è quello che faremo a livello istituzionale» afferma il direttore.

Il palinsesto, inoltre, subirà un cambio strutturale: «Ovviamente è virato sul Giubileo. La programmazione si arricchisce di racconti di persone che vengono a Roma per compiere il pellegrinaggio giubilare, quindi siamo alla ricerca di storie che faremo ascoltare». All’interno dei programmi sono stati pensati anche approfondimenti sulle cinque Porte Sante aperte per l’anno dell’indulgenza plenaria e informazioni utili per i pellegrini. Sono 35 le redazioni coinvolte, che compongono l’impianto co -

municativo vaticano: «A tutte loro – chiarisce Menichetti - è stato dato l’incarico di raccogliere storie di speranza nel mondo, dato che questo è il Giubileo della speranza».

Una gestione così importante richiede tanto tempo: «È un impegno totalizzante che però si realizza anche grazie al lavoro di tutti. La mia giornata lavorativa inizia alle 6:30, guardando le agenzie e le rassegne stampa, e finisce più o meno verso le 22:00. Non è così tutti i giorni ma mia moglie ha molta pazienza da questo punto di vista» spiega il giornalista, sorridendo.

Per Menichetti il Papa è un editore con il quale è facile parlare per costruire un percorso insieme: «Lavoro per lui da 25 anni. Non è stato sempre lo stesso, chiaramente. Ma se parliamo di Papa Francesco, nello specifico, è un Pontefice che propone sempre l’incontro verso l’altro, che è uno degli stimoli più grandi del giornalismo. La nostra professione è anche questo: muoversi verso, non restare fermi».

Il Giubileo 2025 sarà dedicato ai pellegrini di speranza: «Io stesso mi domando

di che tipo di speranza stiamo parlando. Secondo l’indice della pace globale ci sono 56 guerre nel mondo, in quest’Anno giubilare – chiarisce il direttore – quello che spero è che si risolvano i conflitti. Per me stesso, invece, mi aspetto di riuscire a riconoscere sempre di più l’altro che mi trovo davanti ed è un cammino che faccio guardando il cielo». ■

1. Il direttore di Radio Vaticana Massimiliano Menichetti

di Silvia Della Penna
MEDIA

Dentro le pagine della speranza

Andrea Monda, responsabile dell’Osservatore Romano, racconta le idee e le sfide del suo giornale

di Giulia Rugolo

Una fotografia di Papa Francesco davanti ai battenti bronzei della Porta Santa di San Pietro e un titolo composto da due parole: Iubilaeum 2025. Così l’Osservatore Romano - quotidiano politico e religioso diretto da Andrea Monda dal 2018 - apre l’edizione speciale prevista per rendere omaggio al Giubileo del 2025, che resterà in vendita durante tutto l’Anno Santo.

«Si tratta di un numero “da collezione”. Dodici pagine a colori e multilingua che raccontano i temi fondamentali. Ad esempio, una parte è dedicata alla storia e un’altra riflette sul tema del perdono e dell’indulgenza. O ancora, si ripercorrono i luoghi più importanti, come le basiliche principali e le tombe di Pietro e Paolo. Al suo interno, sarà apposto un timbro datario con il giorno dell’acquisto, così il pellegrino avrà un ricordo tangibile del Giubileo a cui ha preso parte», dice Monda. Tra i concetti chiave associati all’evento

religioso, il Papa ne ha scelto uno in particolare: «Spes non confundit» (La speranza non delude). «Questo grande momento di raccoglimento è sempre un anno di misericordia, perdono e ripartenza. Stavolta, il Santo Padre ha voluto evidenziare un nuovo tema», continua il direttore.

E aggiunge: «I nostri contenuti a riguardo rientrano nella sezione che noi abbiamo chiamato “storie di speranza”. Questi racconti già riempiono le pagine del giornale, il sito di Vatican News e le onde di Radio Vaticana. L’obiettivo è inquadrare il Giubileo in questo contesto, un orizzonte indispensabile in un mondo che sembra sull’orlo della disperazione».

«Il Giubileo è un'occasione per riflettere sul nostro

ruolo di comunicatori»

Secondo Monda, la probabilità che altri quotidiani si concentrino su elementi esterni all’evento di fede, come il turismo o i disagi urbani, è alta: «Quando si organizza un qualcosa di così grandioso, è inevitabile che si confonda il mezzo con il fine. Si rischia di soffermarsi troppo su

aspetti organizzativi, problemi, ritardi, fondi destinati alla capitale, dimenticando il cuore della circostanza. Sarebbe come parlare della marca dei colori con cui dipingeva Raffaello e trascurare l’opera stessa».

Per evitare questo, suggerisce lui, bisogna fare i giornalisti con responsabilità, dando priorità alle notizie che contano davvero: «Il Giubileo è un’occasione per riflettere sul nostro ruolo di comunicatori. Siamo chiamati a offrire al lettore un’interpretazione che superi la superficie e si concentri sul significato spirituale profondo».

Ma la sfida più difficile dell’Osservatore Romano sarà essere all’altezza della situazione e della sua lunga storia al fianco del Vaticano: «L’Anno Santo porta il mondo intero a Roma. Questa presenza fisica rende urgente e concreta la nostra missione: aiutare i fedeli a non perdersi nel frastuono generale e a celebrare il motivo per cui si sono mossi da decine di migliaia di chilometri. Il pellegrino non è un turista. Anche se entrambi si spostano da casa, la natura del loro viaggio è diversa. Noi siamo qui per ricordarglielo», conclude il direttore. ■

The First Capital of Christianity

Istanbul is sacred for being the first capital of faith and the site of the first church of the Eastern Roman Empire

2025 marks a significant year for the Catholic Church. The Jubilee started on December 24, 2024, and will last until January 2026 in Rome. Held every fifty years, the Jubilee invites Christians from around the world to undertake a pilgrimage.

Istanbul, referred to as Constantinople during the Eastern Roman Empire, is a unique city with its 8,500-year history that has witnessed different civilizations and empires. One of the empires that shaped the anatomy of Istanbul is the Eastern Roman Empire, which was later called the Byzantine Empire.

Lasting about 1,000 years, from its foundation until the official fall of the Roman Empire in 476 C.E., it governed and left a lasting presence and influence in many regions of the world, including Greece, Croatia, Syria, and Tunisia today. Another country that was home to the Roman Empire was Türkiye.

the looting by Vandals in 455 C.E. and fell officially twenty-one years later in 476 C.E. However, even though it was losing power in the West, it managed to rise in the East. It maintained its existence under the name of the Byzantine Empire for more than 1,100 years until it was conquered in 1453 by Mehmet the Conqueror, the Sultan of the Ottoman Empire during that period. As the Empire had already started losing its power in the 4th century, the Emperor of the Roman Empire, Constantine I, also known as Constantine the Great, moved the capital of the Roman Empire to Constantinople in 330 C.E. because of the city's strategic, economic, and political significance, and Constantinople eventually was described as “The New Rome.”

The Roman Empire, already scarred by Gothic invasions, began to weaken with

UNESCO describes Constantinople as follows: “…from the 4th century onwards, the 'Rome' to which all roads led in the Mediterranean world was “Eastern Rome” or Constantinople”. Constantine I is also renowned in the history of the Roman Empire and Christianity for being the first Christian emperor, as he issued the Edict of Milan

in 313 C.E., which legalized Christianity. It was a declaration of religious toleration in the Roman Empire. With the Edict, Christians were allowed to freely practice their religion. Under the reign of Constantine I, Christianity began to emerge as the dominant religion of the Roman Empire. Almost seventy years later, in 380 C.E., Emperor Theodosius declared Nicene Christianity the official religion of the Roman Empire with the Edict of Thessalonica, also known as Cunctos Populos, making Constantinople the first capital of Christianity.

The historian Timothy E. Gregory explains it as follows: “There can be no doubt that, from 312 CE onward, Constantine favored the Christian church and that he offered it considerable wealth. He clearly became deeply involved in the religious controversies of the age and he favored Christians in the employ of the state." Af-

ter the Edict of Milan, the city started becoming prominent in the Christian world. During that time, several churches of great importance in the history of Christianity were built in Istanbul, which are still preserved to this day. One of the leading churches of Constantinople, still standing today in Istanbul, is Hagia Irene, known as Aya Irini in Turkish. It is known to be the oldest church of the Eastern Roman Empire, noted for its Roman architectural elements. It is believed that the construction of the first church started in the 4th century at the request of Constantine I. Following the Nika riots in 532 C.E., it was burned but restored in 548 C.E. under Justinian I.

In the Eastern Roman Empire, another notable church and sacred site for Christianity today was built: Hagia Sophia, referred to as Aya Sofya in Turkish. Built by Justinian I, it was initially named Megale Ekklesia (Great Church). Construction began in 532 C.E. and was finished in 537 C.E. For almost a thousand years, it was the world’s largest Christian cathedral. Because of its historical and religious importance, it was designated a UNESCO World Heritage Site in 1985.

Known also as the Church of the Holy Savior in Chora, the Chora Church is one of the other historical churches that preserves a Christian heritage in Istanbul, and it was built in the 4th century. "Chora" is a Greek word meaning a rural area surrounding a city, referring to the church's location outside the city. The church is named like this because it was situated beyond the city limits, similar to how some Roman churches are called “fuori le mura” (outside the walls). Another Christian heritage that

Istanbul holds is the Ecumenical Orthodox Patriarchate, also known as the Patriarchate of Constantinople. It is regarded as the highest authority within the Orthodox Christian tradition. The Patriarchate continues to host significant religious ceremonies in Istanbul. Last year, the Ecumenical Orthodox Patriarchate conducted the ceremony of retrieving the cross from the sea at the Golden Horn, following a mass. Today, Patriarch Bartholomew I is the spiritual leader of about 300 million Orthodox Christians worldwide.

One of the reasons why Istanbul and Rome are related to each other is that both cities serve as meeting points, with Rome being a central hub for Christianity and Istanbul functioning as a crossroads for both Christianity and Islam. Today, just as Rome is the seat of the Vatican and the Pope, the capital of Catholic Christianity, Istanbul is the home of the Ecumenical Patriarchate, which holds significance for the Eastern Orthodox Church.

Istanbul has been home to Christianity for over 1,000 years, shaping the city's identity in profound ways. As a result, Istanbul, like Rome, holds a sacred significance for Christians. During this Jubilee period, when Christianity is celebrated, Istanbul continues to be remembered for its religious importance. ■

1. Bill Emmott, direttore dell'Economist dal 1993 al 2006
2. I leader di destra: Marine Le Pen (Rn), Tino Chrupalla (Afd), Herbert Kickl (Fpö), Giorgia Meloni (FdI)

Faith beyond the borders a pilgrim above Caribbean sea

The story of a woman and the way she will celebrate the Jubilee far away from Rome

The 29th December, in the Cathedral of Saint Peter and Paul, the Bishop Philippe Guiougou at the presence of priests, deacons, nuns and a huge community of religious opened the Holy Year of Jubilee 2025. The ceremony consisted in a procession between the church of Notre Dame du Carmel and the Cathedral, where the solemn opening mass has been celebrated. Most of the people were dressed in white, with a kind of silence during the walk. Some priest walked with an umbrella to protect themself from the sun that was beating on the street.

During the procession a woman started to sing. Her voice broke the silence ran above the people. She sang words I could not understand. It was creole the language of the island. The roots of the island, no matter what, came always out. She was tall, blond afro hairs looking as a crown and a golden rings necklace on her

neck reminds to the African tradition. People around her started to clap hands. The tail of the procession started vibrating in a mixture of faith and mysticism. Others sang with her. The street seemed to tremble under all these voices that became one. The lights in the streets of Basse Terre were going dawn.

On the top the jubilee cross leaded the river of people. Her voice at the end of her song stopped. She walked trough the people. No one seemed to pay attention anymore in what she had done. Every thing returned quiet and still. The procession proceeded. It seemed like an anaconda. Slow movements, the cross on the top, walking to the destination, white clothes and colored hats.

An instant of solemnly by entering at the Cathedral “Greeting, to the cross, our unique hope” said the bishop. Lights ran trough the windows, the woman sat close to the entrance. Her name is Gabrielle. As a job she attends a fruit shop in the island and during the touristic high season she sing in the halls of the hotels of Guadeloupe to entertain the tourists. Except of her appearance she is really friendly and simple. She is born here and she was just once in Paris for love, but didn’t last and

came back with her five years old boy. “I like it here” she says “it’s a small place but there’s a lot of stuff to do if you search”. Seems like she doesn’t care like there is something in her that drive her to other destinations. She has a kind of hope inside which shines in her eyes and springs up in her voice.

She won’t attend the Jubilee in Rome, but she will attend the same street of the ceremony every Sundays of the Holy Year. “I’m a sinner” she said but she did not reveal what she did. I did not ask. “ The importance is in what I will do to be forgiven” she told me. Pilgrim. Faith. Street. Commitments. It seems like faith could run over the oceans and still be pure in the mission.

The bishop ended his speech “ Pope Francis has given us the direction to follow. He told us to be pilgrims of hopes during this year. Because hope does not disappoint”. The mess ended. People went out of the Cathedral and disappeared in the streets of Pointe-à-Pitre. The pilgrim walked away in the sun of sunset. ■

At the Doorstep of a new Patria Grande

Latin American believers are declining. Jubilee could be an opportunity to renew the dialogue

On March 13, 2013, Jorge Mario Bergoglio, who would come to be known as Pope Francis, stepped out onto the loggia of St. Peter's Basilica and, in his first address, remarked that the cardinals had come to find him “almost at the end of the world.” As the first Latin American Pope, he brought with him a direct style, close to the people, addressing themes such as hope and reconciliation, particularly in contexts marked by conflict and injustice. Hope, in fact, is the guiding thread of the Jubilee: the Pope invites the faithful to rediscover it, to rebuild bridges of dialogue, and to renew their faith.

Catholicism in Latin America, despite Pope Francis, finds itself in a complicated position. In the 1990s, around 80% of the Latin American population identified as Catholic. Today, that percentage has dropped between 52% and 58%. Evange-

licals, on the other hand, are on the rise: in 2002, they represented 10% of the population, but now they account for one-fifth.

According to The Economist, if this growth continues unchecked, evangelicals could outnumber Catholics in countries like Guatemala and Honduras by 2030. While evangelical churches are gaining ground with messages of hope, prosperity, and strong social engagement,

the Catholic Church is losing followers, often perceived as distant and overly bureaucratic. The 2025 Jubilee could represent a turning point for the Church in Latin America, the first step in countering the decline of Catholicism in an increasingly religiously pluralistic context. Various dioceses in Latin America are launching local initiatives to celebrate the Jubilee, with Marian shrines such as the Basilica of Aparecida in Brazil designated as Jubilee churches.

The Catholic Church is often perceived as distant and overly bureaucratic

The goal is to foster active participation among the faithful, thereby responding to the desire for engagement that characterizes the spirituality of Latin American believers. “Evangelization campaigns should be strengthened, aid to the neediest increased, and the equitable development of peoples promoted. These things are being done, but they need to be done in a more direct and simple way,” says Margarita Tomasetti, a Venezuelan.

Pope Francis advocates for a Church closer to the marginalized, a Patria Grande that can serve as the starting point for interreligious dialogue and cooperation. To ensure that Pope Francis’s pontificate is not just a parenthesis but becomes a catalyst for lasting change, capable of countering the loss of Catholic faithful in Latin America, it will be essential for the Church to commit to reforms that progressively tear down the perceived wall between the institution and its believers. ■

From autochrome to digital a century of sacred photography

CULTURE

The way of taking picture advanced from experimental Autochrome to HD digital

imaging, but its core purpose remains unchanged: capturing humanity's spiritual moments

The convergence of color photography's birth with Catholic Jubilee years creates a compelling historical narrative. While James Clerk Maxwell produced the first natural color photograph in 1861, the 1900 Jubilee year marked pivotal advances in this technology.

The Lumière brothers developed the groundbreaking Autochrome Lumière process during the 1900 Jubilee, coinciding with Pope Leo XIII's Holy Year declaration. Their innovative use of dyed potato starch grains to create color images revolutionized photography, though requiring several seconds of exposure time and producing distinctively pointillist results.

During the 1900 Jubilee celebrations, photographers could only capture Rome's pilgrim masses in black and white, unable to document the vibrant colors of religious ceremonies and papal vestments. This limitation likely motivated further development of color photography techniques.

The 2025 Jubilee, designated by Pope Francis as the "Pilgrims of Hope" year, demonstrates remarkable technological

progress. Modern digital photography enables instant sharing of high-definition images through the Vatican's social media channels, making Jubilee celebrations globally accessible.

The Vatican has embraced this technological evolution while preserving traditional spiritual significance. Advanced imaging techniques document and share the 2025 Jubilee, paralleling how emerging photographic technology shaped the 1900 celebration's documentation and remembrance.

The transformation from rare, timeconsuming color photographs to instant smartphone captures reflects broader changes in religious experience documentation. While early 20th-century images were grainy and experimental, today's crystal-clear digital photography serves the same essential purpose: preserving spiritually significant moments.

These Jubilees, separated by 125 years, showcase the harmonious relationship between technological advancement and religious tradition. Though documentation methods have evolved dramatically,

their fundamental purpose remains constant: capturing and sharing experiences of faith and community.

The journey from early color photography to modern imaging capabilities during these Jubilee years demonstrates that while technology progresses, humanity's desire to preserve and share meaningful moments endures, whether through pioneering color photographs or contemporary digital media. ■

“The authentic sense of pilgrimage”, the Venetian Jubilee

SERENISSIMA

The streets of Venice between pilgrims and overtourism. Patriarch Moraglia tells the city

Thousands walked through the streets of Venice on December 29 to inaugurate the Jubilee. Pilgrims began their journey at the Church of San Zaccaria, following the cross procession.

Walking through Venice’s narrow streets, the masses converged in Basilica of San Marco, a symbol of Christianity and Venetian splendor. Here, in front of a crowded square, the Patriarch of Venice Francesco Moraglia began the solemn celebration. The role of Venice in the 2025 Jubile. With the opening of the Holy Year

2025, the Patriarchate of Venice joined the universal Church to glorify the beginning of the Jubilee. Patriarch Moraglia, during his sermon, called on the faithful to embrace the Jubilee as a dual journey: a spiritual renewal and a physical pilgrimage.

“As it was for Joseph and Mary, guided by Jesus along a challenging and incomprehensible path, we too are called to grow in faith and hope,” said the Patriarch. “This introduces us to the authentic sense of pilgrimage,” he said, referring to the ancient Jewish tradition. For the people of Israel, repeated visits to the Temple served as a reminder “to go beyond themselves, remain on the journey toward God, and deepen their sense of belonging to Him.”

The Patriarch also underscored the need to live the Jubilee as a time of concrete commitment and reflection: “Our true wealth is not in our bank accounts, properties, or positions; what fulfils us is the joy of being children of God. Let this Jubilee remind us of what truly matters.”

Challenges of over-tourism during the Jubilee. The opening of Holy Doors in Venice’s jubilee churches was marked by solemn processions and pilgrimages to significant sites across the province. These churches are preparing to welcome millions of pilgrims seeking peace and spiri-

tual renewal. However, the anticipated influx of visitors poses logistical challenges. “The city risks being overwhelmed,” said Michele Serafini, a lifelong 50-year-old Venetian and co-manager at Very Viva, a local tour operator. “Mass tourism is economically beneficial, but it’s unsustainable without significant changes.” Serafini emphasized the need for “a global restructuring with new rules,” such as promoting alternative itineraries to disperse crowds and reduce the burden on heavily trafficked areas like San Marco.

“We cannot ignore the negative impacts of tourism, such as damage to public spaces and cultural heritage,” he added. “But tourism isn’t just a problem—it’s also an opportunity when managed wisely.” As Venice embraces the Jubilee with faith and hope, its challenge remains clear: to balance the spiritual pilgrimages with a sustainable and responsible tourism. ■

The Church goes digital

"The Church must be where the people are, including online," says Francesca Parisi, a 30-year-old Catholic influencer. In her everyday life, she is a schoolteacher, but on social media, she creates content about faith on her profile @francescaparisi_1cor9.16. Francesca is just one of the many Catholics active on the web who will participate in the Jubilee event dedicated to influencers and digital missionaries on July 28–29, 2025.

"I started making videos in 2020, mainly to poke fun at some false myths surrounding the Church," Francesca shares. While engaging online, she found many like-minded Christians. Rather than calling themselves influencers, they prefer the term digital missionaries: "People who spread the Gospel using technological tools and contemporary language to reach even young people who might see the Church as something medieval or outdated."

Digital missionaries are emerging in Italy. While the Latin American group La Iglesia te escucha has been active for years, Italy's counterpart, La Chiesa ti ascolta, was only formed last year. Its WhatsApp group has over 100 members, and its Instagram account, launched on Christmas Eve 2024, has surpassed 1,500 members. The community was founded by monsi-

gnor Lucio Ruiz, Secretary of the Dicastery for Communication of the Holy See.

Pope Francis has repeatedly emphasized the importance of bringing the Christian message online. A series of events has underscored the growing importance of digital platforms in the Church. The Catholic Influencers Festival at World Youth Day in Lisbon in August 2023 attracted 20,000 participants, including 577 digital evangelizers, according to data from sinododigital.com. A whole chapter from the Report of the First Session of the 16th Synod of Bishops in October 2023 was dedicated to how Christians can engage on the web.

Some bishops and faithful are skeptical about social media’s impact on the sacred, and digital missionaries occasionally criticize each other publicly. Over the years, Francesca has faced both online hostility and platform restrictions. "Some truths of the faith are misunderstood or censored by social media. For example, stating that hell and the damned exist is considered hate speech." Due to such statements, her TikTok profile has been flagged three times, limiting her video's virality.

Through her videos, she connects with people who may believe but lack daily practice or motivation. She has met

some in person, forming meaningful friendships and inspiring them to create content and engage more in parish life. Digital platforms offer a powerful tool to reach the faithful: “With just one video, I can impact thousands, while the in-person group I lead as a catechist counts only 16 children.”

“This is an epochal moment for the Church,” Francesca concludes. “It has realized that the web is inhabited by real, concrete people, making it vital to bring Christ there.” While the tools may evolve, the Church continues its mission of accompanying humanity, as it has done for over two millennia. ■

Catholic influencers highlighting the growing importance of online evangelization

Green Tarmac for a Green Rome

How the Eternal City has been pushed into the future of urban ecology

The Jubilee of 2025 has already transformed Rome into a city in motion— spiritually and physically. As millions of pilgrims stream into the Eternal City, they’re not only greeted by centuries-old traditions but also by a wave of modern, eco-conscious urban renewal. With €1.8 billion in investments, Rome is tackling a monumental challenge: upgrading its infrastructures for today while preserving the spirit of its ancient streets.

"The city will face logistical and infrastructural challenges with a significant impact"

Yet, one innovation stands out—beneath the surface of the city’s roads. The introduction of “green asphalt,” crafted from recycled materials and enhanced with advanced technologies, is redefining what it means to pave the way forward.

This sustainable, high-tech solution not only ensures long-lasting durability but also significantly reduces the environmental footprint of urban infrastructure—a crucial step in harmonizing Rome’s ancient heritage with its aspirations for a greener future. The Italian firm Iterchimica developed Gipave, a recycled hard plastic and graphene-based techno -

logy that enhances road durability while cutting environmental impact. Used on key roman roads like Via Trionfale and Via dei Laghi, this green tarmac extends pavement lifespan by up to 61%, reducing CO2 emissions by 446,000 kg, saving resources, and recycling 32,000 kg of plastics. Certified as eco-friendly, it’s been applied to notable projects, including the Genoa Bridge and major airports. Gipave supports the green transition and circular economy, offering sustainable infrastructure solutions.

We have talked with the CEO of Iterchimic, Federica Giannattasio, about the importance of an initiative like this in the context of a global event as the jubilee. “The 2025 Jubilee is an extraordinary

event for Rome. The city will face logistical and infrastructural challenges with a significant impact. For this reason, it is essential that in organizing events of such importance, particular attention is paid to reducing environmental impacts while simultaneously promoting social and economic benefits.”

But Rome is not over with the end of Jubilee next year. So we asked the CEO if the initiative would have reverberance in the future. “Additional work will depend on how much contracting authorities reward companies that propose such ecosustainable technologies during the tender process,” states Giannattasio, hoping for a further use of Gipave in the capital.

The Jubilee of 2025 isn’t just a spiritual milestone—it’s a turning point for Rome’s identity and future. With its green asphalt, the Eternal City is showing that even its ancient streets can become symbols of modern innovation and sustainability.

As millions of pilgrims journey through a city alive with faith and tradition, they also traverse roads that embody a bold vision for the future. This Jubilee is proving that a city defined by its past can also define what’s next. Rome is seizing this moment to demonstrate that the path to renewal, both spiritual and urban, can pave the way—literally and figuratively— for a greener, more ambitious tomorrow.■

ROADS

Società

Lo smartworking non salverà la Capitale

Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha stretto accordi per implementare il lavoro agile in vista dell'arrivo dei pellegrini

Sono due milioni e ottocentomila le persone che risiedono a Roma secondo l’annuario statistico 2023 capitolino. A queste si devono aggiungere tutte quelle persone che non hanno la residenza ma che domiciliano nella città in pianta stabile. L’area metropolitana è grande ed è capace di accoglierli tutti, ma non senza problemi: uno tra tutti il traffico, peggiorato anche dalle carenze delle infrastrutture e dai ritardi dei mezzi pubblici. La prova più difficile per la Capitale, però, arriva adesso con il “Giubileo della Speranza”.

Secondo il Dicastero per l’Evangelizzazione si attendono a Roma intorno ai 30-32 milioni di pellegrini durante tutto l’Anno Santo, tra i dieci e i dodici milioni in più di quelli che accorsero durante il Giubileo straordinario della Misericordia nel 2016. Un tale afflusso di persone in più rischia di congestionare la città, anche per via dei lavori intrapresi durante il 2024 proprio in vista del Giubileo e dei cantieri ancora aperti con i soldi del Piano di ripresa e resilienza, che bloccano la circolazione da ben prima dell’inizio dell’Anno Santo.

Per questo lo scorso autunno il sindaco e Commissario straordinario per il Giubileo, Roberto Gualtieri, aveva pensato di obbligare ministeri, agenzie fiscali e le altre pubbliche amministrazioni a lasciare a casa i propri dipendenti facendoli

lavorare da remoto, almeno fino alla chiusura dei cantieri. Poi però Gualtieri ha abbandonato l’idea. Si è limitato ad invitare le amministrazioni che hanno sede nella Città eterna ad autorizzare gli impiegati a svolgere la propria attività lavorativa per almeno due giorni la settimana in modalità agile.

Praticamente nessun cambiamento rispetto alle regole generali già oggi applicate dai ministeri e da molte altre amministrazioni pubbliche. Queste istituzioni devono già redigere i loro piani di lavoro agile in cui i due giorni di smartworking come regola minima sono quasi sempre garantiti.

A far fare un passo indietro a Gualtieri sembrano essere stati soprattutto i dubbi espressi dal ministro della Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, per cui lo smart working debba essere utilizzato come strumento organizzativo, senza compromettere la qualità dei

servizi pubblici, e non come misura emergenziale per gestire il traffico causato dai cantieri del Giubileo

Non essendoci più nessun tipo di obbligo allora l’intesa con il pubblico sembra avvicinarsi più a quella che il Campidoglio ha raggiunto con il settore privato il 16 ottobre scorso. L’Accordo Quadro firmato tra il Comune, la Regione e le principali organizzazioni sindacali e datoriali prevede che quest’ultime favoriscano, quando possibile, la conclusione di accordi aziendali per l'ampliamento delle giornate di lavoro da remoto.

Il protocollo è stato monitorato fino a gennaio, ma l’obiettivo è estenderlo per tutto il 2025. In una nota di Roma Capitale si legge, infatti, che è prevista per questo mese “la riapertura del tavolo di lavoro per monitorare gli effetti dell’accordo e per valutare, qualora fosse necessario, le diverse misure in materia

che potranno essere adottate nell’Anno giubilare, con particolare riferimento al calendario dei principali eventi previsti”.

Il difficile rapporto tra lavoro e traffico è un tema già ampiamente dibattuto, anche prima del Giubileo. Lo scorso ottobre la Cgil ha indetto un sondaggio in cui è riuscita a coinvolgere 15mila cittadini residenti e in cui la maggioranza di loro si è detta favorevole ad implementare il lavoro da remoto. Difatti, il 68,8% di loro ha dichiarato di usare la propria automobile sia per recarsi direttamente in ufficio che per raggiungere un punto di interscambio da cui continuare il tragitto con un mezzo pubblico. E il 59% di loro impiega un’ora o più per raggiungere il posto di lavoro. Con l’afflusso ingente di pellegrini e cantieri ancora aperti questa situazione non potrà che peggiorare.

Luiss Data Lab

Centro di ricerca specializzato in social media, data science, digital humanities, intelligenza artificiale, narrativa digitale e lotta alla disinformazione

Partners: ZetaLuiss, MediaFutures, Leveraging Argument Technology for Impartial Fact-checking, Catchy, CNR, Commissione Europea, Social Observatory for Disinformation and Social Media Analysis, Adapt, T6 Ecosystems, Harvard Kennedy School, Parlamento europeo

Master in Journalism and Multimedia Communication Show, don’t tell

Lectures: Marc Hansen, Sree Sreenivasan, Linda Bernstein, Ben Scott, Jeremy Caplan, Francesca Paci, Emiliana De Blasio, Colin Porlezza, Francesco Guerrera, David Gallagher, Claudio Lavanga, Eric Jozsef, Federica Angeli, Paolo Cesarini, Massimo Sideri, Davide Ghiglione

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