CONTIENE I.P.
ANNO 88 - n° 1022 - € 3,00 Poste Italiane S.p.a. spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB VERONA
nov 2014 n.11
OLTRE OGNI muro
Kataboom K
Contro le armi C d di distruzione di maDa
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icono che alla base della Giornata mondiale della gentilezza ci sia questo fatto realmente accaduto. Un ragazzo neopatentato nella guida e con pochi soldi in tasca, si ritrova senza un goccio di benzina su un’auto piuttosto malmessa e in aperta campagna. Si incammina a piedi verso un casolare lì vicino per chiedere aiuto. Incontra un contadino in abiti da lavoro e con le mani sporche di terra. Il ragazzo racconta all’uomo l’accaduto. Questi, senza tante parole, attinge da un barile due litri di benzina, li mette dentro un bottiglione di vetro che poi chiude con un torsolo di pannocchia. In silenzio allunga il bottiglione al ragazzo, il quale chiede quanto deve per quel favore. Il contadino risponde: «Niente. Io sono contento così. Guardati attorno: ci sono molte persone
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gentle che hanno bisogno e non chiedono nulla. Aiutale, e anche tu sentirai la soddisfazione e la felicità che provo io adesso!». Ricordati: gentilezza non significa debolezza o timore. Al contrario, è un segno della forza e dell’intelligenza di chi sa accorgersi della presenza degli altri, agendo con rispetto nei
confronti delle persone, delle loro cose e dei beni pubblici. Gentilezza vuol dire anche rispetto delle regole e dei doveri, nella convinzione che l’essere gentili crea intorno a noi un clima sereno, con effetti positivi “contagiosi” che ci aiutano a vivere meglio nella società. Prova per credere, e non solo il 13 novembre! PM NOVEMBRE 2014
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...tanto per cominciare
Il sorriso
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a cura di Pablo Sartori
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è poco da r idere!» mi ripetevano spesso genitor i, maestra, prof, animatori e parenti adulti, quando ero piccolo. E io non capivo perché tutte queste persone “seriose” avessero sempre qualcosa da ridire sul mio ridere e sorridere. Mano a mano che uno cresce in età, più aumentano peso e statura del corpo e più diminuisce la voglia di gioia e allegria delle persone. Perché sarà? «Boh!
dei piccoli
– mi dicevo allora –. E boh…» ripeto ancora adesso, quando il peso dello zaino degli anni si fa sempre più sentire. Tra tante domande e perplessità, tuttavia, mi è chiara una certezza. L’ho toccata con mano nel corso dei miei nove anni passati in Perù. Per quanto le condizioni di vita dei bambini poveri che incontravo fossero difficili e dure da sopportare, i sorrisi stampati sui loro volti illuminavano i giorni e la vita delle persone. E mi chiedevo: «Come faranno a essere sempre così sorridenti,
in mezzo a tanta povertà, malnutrizione e ingiustizia?». Perché, allora, i bambini e le bambine ridono e sorridono più dei grandi? Credo di aver trovato la risposta, grazie anche alle testimonianze dei “cuccioli d’uomo” che trovi in questo numero del PM di novembre, alle rubriche “Attualità”, “Wow!” e “Speciale”. Io credo sia solo una questione di sogni. I sogni e la fantasia portano il sorriso, e spesso sono più forti del dolore e della sofferenza. Per questo, nonostante tutto, «c’è ancora tanto da ridere!».
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Attualità a cura di p. Elio Boscaini
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inita la Seconda guerra mondiale con la sconfitta del nazismo (1945), i vincitori, per impedire che la Germania potesse ricostruirsi militarmente, ne decisero la spartizione. Alcuni anni dopo, nel 1949, quindi, da un unico paese con la stessa lingua e stessa cultura, nacquero ufficialmente due stati diversi e nemici: a est la Repubblica democratica, un regime comunista controllato dall’Unione sovietica; a ovest la Repubblica federale, un paese democratico alleato delle potenze occidentali, Stati Uniti in primis. La città di Berlino, che era stata la capitale del Terzo reich di Hitler, era anch’essa divisa in due parti: la parte ovest controllata dagli occidentali (settori ame-
ricano, britannico e francese), la parte est dai sovietici. Negli anni ’50, la Germania occidentale visse un fortissimo boom economico, realizzando un “miracolo” di rinascita in tutti i sensi, aiutata all’inizio anche dal denaro degli Stati Uniti. La Germania federale riuscì in breve a diventare nuovamente una nazione rispettata per la sua forza economica. La parte orientale faceva molta più fatica a riprendersi e le differenze di standard di vita tra le due Germanie si acuivano con il passare degli anni. Per tutti gli anni ’50 il traffico tra Berlino est e Berlino ovest fu intenso: migliaia di persone andavano e venivano giornalmente; moltissimi berlinesi dell’est lavoravano nella parte occidentale della città e visitavano parenti e amici che abitavano a ovest. Tramite Berlino, tantissimi tedeschi dell’est de est passavano passa a o a ovest, o est,
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soprattutto giovani con meno di 30 anni e con una buona formazione professionale. Tra il 1949 e il 1961 passarono a ovest circa due milioni e mezzo di persone.
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un MURO 25 anni fa cadeva il muro di Berlino. Ma in Europa non si costruiscono p i pponti più
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Per bloccare questa “emorragia umana”, sotto la pressione dei sovietici, il governo della Repubblica democratica decise di isolare completamente Berlino dal resto del paese e di costruire un muro per dividere la parte orientale da quella occidentale. Nella notte tra il 12 e il 13 agosto 1961, filo spinato, corrente ad alta tensione, cemento
armato e torrette di controllo comparvero improvvisamente nel centro di Berlino, dividendo a metà scuole, palazzi, persino cimiteri. Fino al 1989, quando il muro fu abbattuto, to, più di cinquemila persone ne riuscirono comunque a scavalcare il muro (ogni stratagemma era buono), ma moltissime altre furono no arrestate e oltre 150 furono rono uccise.
VINCITORI: Il più grande conflitto armato della storia dell’umanità (1939-1945), costato dai 55 ai 60 milioni di morti, è stato vinto dagli “Alleati”. Questo gruppo di nazioni, era costituito soprattutto dalle grandi potenze vincitrici su Germania e Giappone, ossia USA, Unione Sovietica, Regno Unito e Francia. MURO: Il Muro di Berlino fu costruito nell’intento di fermare la fuga dei cittadini dell’est Europa verso ovest. Il muro circondava Berlino Ovest per 161 km ed era alto 3,5 metri. Negli oltre 5mila tentativi riusciti di oltrepassarlo, persero la vita più di 150 persone, uccise dalle guardie della Germania dell’Est.
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Testi e disegni di M. Francescato
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Profeti d'Africa a cura di Marco Braggion
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alle mie parti si dice: “i contadini hanno scarpe grosse ma cervelli fini”. Dalla vita contadina della sua famiglia, Daniele assorbe famiglia fami glia,, Daniel Da niele e assorb as sorbe e due due cose importanti: importa imp ortanti: nti: la capacità capacità di
“guardare il cielo” per capire, ad esempio se è il momento giusto per seminare, raccogliere, mietere, tagliare, potare e così via; l’essere legati alla terra, alla fatica da fare ogni giorno, per raccolto necesportare port are a casa casa il il raccol ra ccolto to neces n eces-propria sario sari o alla alla propr p ropria ia famig ffamiglia. amig miglia. mig lia. a
Daniele era così: sapeva scrutare il cielo, cioè vedere, immaginare e pensare il futuro ma nello stesso tempo affrontava giorno per giorno, con coraggio, la vita con le sue bellezze e le sue difficoltà. Con questo carattere Daniele studia all’Istituto di don Nicola Mazza a Verona e con questo modo di vedere vedere la la vita vita diventa diven diven iventa ta sacerdote, sacerdot sace rdote, rdot e, si s i innamora in namo innamo namora ra della d ella
cervello
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Wow! Il progetto “acrobati Nafsi”, a sostegno delle bambine e dei bambini delle baraccopoli di Nairobi
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Afric ca a
a cura di Antonio Romero
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elle strade delle baraccopoli di Nairobi la gente ci disprezzava. Qui in Europa invece tutti vengono a vederci e applaudono contenti quando
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assistono ai nostri spettacoli». Bonny, nato e “vissuto” nella baraccopoli di Kibera, a Nairobi, si sente un “riscattato” dal Children Team della comunità Koinonia. Una comunità a servizio di migliaia di ragazzi di strada – “street children” –
che sopravvivono nelle periferie degradate di Kenya, Sudan e Zambia. Tutto è nato dal progetto Nafsi – parola in lingua Kiswahili che traduce “anima” in italiano – Africa Acrobats, che ha come obiettivo insegnare ai giova-
Speciale
BAMBINI
NON SOLDATI
a cura di Pablo bll Sartori blo Sar
È
brutta la guerra. Dal cielo cadono le bombe e gli elicotteri ci tirano addosso bidoni pieni di gas velenosi. Colpi di mitra e di mortaio hanno distrutto la nostra casa,
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portandosi via la mia sorellina, portandossi v mia mia zia, mio m zio e tutti i loro quattro gli, quattro figl li, i miei cugini. Ho perso perso tutti i miei quaderni, libri bri e giochi: gioch hii mi sono rimasti solo e un paio di solo pochi vestiti v scarpe tennis. I miei geniscarpe da tte tori disperati: non abbiatori sono di is mo più nien niente nt e non sappiamo dove andar andare. re Per fortuna abbiamo salva salvato at le nostre vite. Quasi ogni ogn i giorno i capi del “califfato” ci c portano in piazza alle manifestazioni pubbliche manife es dello Stato iislamico. Ci obbligano ad ascoltare i discorsi dell’imam e dei combattenti che promettono di uccidere tutti gli “infedeli”. Ci chiedono: «Cosa faremo agli infedeli?». E noi dobbiamo rispondere: «Li uccideremo!».
E quando cominciano a sfilare i ragazzi vestiti di nero, significa che qualcosa di terribile sta per accadere. Spuntano le bandiere nere, i bastoni e i coltelli. Le bandiere sventolano e la gente grida: i bambini e i ragazzi giurano che sono pronti a morire e a sacrificarsi per il califfo e per Allah. I bastoni pestano e massacrano i corpi di chi non si comporta bene, soprattutto delle donne che non indossano il burqa o l’abito tradizionale. E i coltelli tagliano le gole e le teste dei nemici, perché, come dice il mio amico Daoud, 14 anni, «nessuno potrà mai fermare la guerra santa e sconfiggere l’esercito di Allah». Non sopporto più di veder scorrere così tanto sangue. Appena potrò, voglio scappare da questa terra di guerra e morte.
La campagna La testimonianza di Osama – nome di fantasia di questo ragazzino 11enne iracheno – conferma l’affermazione di Leila Zerrougui, rappresentante dell’Onu per i bambini, responsabile della campagna “Bambini, non soldati” appena iniziata: «Sono inorridita dal totale disprezzo per la vita umana dimostrato dai gruppi estremisti armati, come lo Stato islamico e Boko Haram in Nigeria». Secondo il monitoraggio delle Nazioni Unite, sono centinaia i bambini uccisi, mutilati o rapiti, dall’inizio dell’anno, in Iraq, Siria e nel Vicino e Medio Oriente. Centinaia di migliaia sono le bambine e i ragazzini che non hanno potuto iniziare l’anno scolastico perché le loro scuole sono state distrutte o ancora oggi occupate da famiglie di profughi e sfollati, in cerca di posti sicuri dove rifugiarsi. La campagna ha come obiettivo principale quello di porre fine entro il 2016 all’arruola-
Leila Zerrougui è nata nel 1956 a Souk Ahras (Algeria), è un avvocato esperto di diritti umani e amministrazione di giustizia. All’interno delle Nazioni Unite, dà voce ai diritti dei ragazzi e ragazze vittime dei conflitti armati. PM NOVEMBRE 2014
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