Pm di dicembre 2012

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ANNO 86 • n° 1002 • € 3,00 • Poste Italiane s.p.a. • sped. in a.p. • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art.1, comma 1, DCB VERONA CONTIENE I.P.

dic 2012 - n. 12

na r o i s s i lo m o c c i p il io


Dimmi,

ti ascolto

roprio brutte le immagini che TV e rete web per giorni ci hanno sbattuto in faccia. Un bambino di quinta elementare che fuori dalla sua scuola veniva strattonato a forza, contro la sua volontà, da delle persone adulte, come se si trattasse di una drammatica gara di “tiro alla fune”. Dopo la scena “spettacolarizzata” da rete e televisione, è partita, puntuale come sempre, l’ondata di indignazione e di polemiche. E tutti giù a protestare, condannare, difendere, esprimere opinioni e buttare addosso agli altri le responsabilità dell’accaduto. In tutto questo frastuono di grida e rimpallo di colpe tra genitori, parenti, avvocati, giudici, poliziotti, insegnanti e psicologi, il bambino protagonista della vicenda se ne sta muto ad

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Kataboom Contro le A.D.M. (Armi di Distrazione di Massa)

aspettare chi si prenderà cura di lui. Per qualche tempo sarà un istituto gestito da suore e operatori. Mi sono chiesto come deve sentirsi un ragazzino di dieci anni “strappato” via dall’amore e dalla amicizia di genitori, parenti e amici. Allontanato dalle sicurezze materiali offerte da una casa, una cameretta, dai libri e dai giochi che riempiono le giornate. Nei momenti bui provocati dalla confusione del cuore e della mente i bambini solo chiedono di essere ascoltati. Se non riescono ad esprimersi con le parole, lo fanno lanciando messaggi tristi e disperati agli adulti. Messaggi che i grandi hanno il dovere di captare comportandosi da “adulti”, affinché ai piccoli sia garantito il diritto di essere bambini. Dic 2012


... tanto per cominciare

a cura di p. Elio Boscaini

er Ekom, lo scoiattolo, è il primo Natale. Il cuore colmo d’impazienza, Ekom contempla il cielo colorato di rosa e oro. Guardando la finestra della casa vicina, scorge qualcosa che luccica nella notte. - Che cos’è, mamma?, squittisce Ekom. - È un albero di Natale, spiega mamma scoiattolo. Gli uomini vi appendono delle palline brillanti, lucine e stelle. - Come mi piacerebbe averne uno per noi, sospira Ekom. - Allora, potresti andare nella foresta, scegliere il tuo abete e decorarlo come piace a te. Ekom parte correndo verso la foresta alla ricerca di un bel albero e dei tesori per abbellirlo. Gli oggetti gli si fanno incontro, appartengono però già ad altri animali. Ma è Natale e tutti si mostrano generosi e aiutano Ekom ad abbellire il suo albero. Il cagnolino gli offre la sua bambola, la gazza un nastro argentato, la volpe delle belle mele rosse... Così Ekom arriva a riunire le decorazioni per il suo primo albero di Natale. Ma è la notte di Natale che riserva a Ekom il più bello dei regali: l’arrivo di papà scoiattolo che intende fare festa in famiglia con i suoi.

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Questo è anche il Natale dell’Anno della Fede voluto da papa Benedetto XVI. Che significa? Il mio pensiero corre all’anziano sacerdote del film Il villaggio di cartone del nostro grande Ermanno Olmi che di fronte agli immigrati – “Chiesa di carne” – che trovano rifugio nella sua chiesa, esclama: «Ho fatto il prete per fare il bene, ma per fare il bene non serve la fede, il bene è più della fede». Sì, perché il primo che devo soccorrere è chi soffre di più. E il Bambino di Betlemme è oggi chi soffre, l’emarginato, il povero, il giovane senza lavoro... Perché – come direbbe Olmi – «la Chiesa non è un edificio, non è solo una istituzione, non le liturgie. La Chiesa è l’umanità».

Il bambino

Buon Natale a tutti!

di carne Dic 2012


Attualità

Adesso i frutti A 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II i sono dei momenti in cui ci rendiamo conto che le scelte che stiamo per fare possono cambiare la nostra vita. Momenti in cui sentiamo la voglia di capire chi siamo, da dove veniamo e quali sono i pilastri portanti che ci reggono in piedi. Questo momento l’ha vissuto anche la Chiesa Cattolica dall’11 ottobre 1962 fino all’8 dicembre 1965. Il papa di allora, Giovanni XXIII, di fronte ai cambiamenti e alle tensioni dei suoi

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PAPA GIOVANNI XXIII: al secolo Angelo Giuseppe Roncalli, è conosciuto con il soprannome di “Papa Buono”. Fu papa in un periodo in cui si rischiò la guerra atomica tra Russia e USA, per questo si occupò molto di pace. www.papagiovanni.com


a cura di Marco Braggion

tempi, decise che per la Chiesa era arrivato il tempo di interrogarsi, partendo dalle proprie radici cioè il Vangelo di Gesù, su quali scelte fare di fronte alla realtà (personale, familiare, sociale, politica, internazionale) del mondo di allora. Per far questo si utilizzò il metodo della discussione e del confronto con i vescovi provenienti da ogni parte

I NUMERI DEL CONCILIO: • 2950 posti a sedere messi a disposizione nella basilica di San Pietro • 2500 i padri conciliari • 23 le donne che parteciparono ai lavori come uditrici • 16 i documenti prodotti • 69 i padri conciliari ancora vivi • 168 riunioni complessive • 428 giornalisti di 44 paesi diversi

PAOLO VI: al secolo Giovanni Battista Montini, fu eletto papa dopo Roncalli e si pose l’obiettivo di terminare il Concilio Vaticano. Il 1° gennaio 1968 celebrò la prima Giornata mondiale della pace.

del mondo: un dialogo aperto, per costruire assieme il nuovo cammino che la Chiesa avrebbe dovuto intraprendere sulle orme di Gesù. Questo momento di riflessione è conosciuto con il nome di Concilio Ecumenico Vaticano II e impegnò per più di tre anni in moltissime riunioni, circa 2500 vescovi chiamati “padri conciliari”. Dopo circa 8 mesi, nel giugno del 1963, morì Giovanni XXIII e il suo successore Paolo VI decise di proseguire il cammino e portare a compimento questa ventata di novità che stava attraversando la Chiesa.

www.istitutopaolovi.it Dic 2012


UNA MISSIONE DA PORTARE A TERMINE Dai vari documenti elaborati dal Concilio, uscirono delle indicazioni che avrebbero dovuto cambiare radicalmente il volto della Chiesa universale. Alcune di queste novità furono: una chiesa povera a servizio dell’umanità; il popolo di Dio in cammino nella storia del mondo; la centralità del Vangelo più che della Chiesa stessa; la messa come festa della comunità, celebrata in tutte le lingue del mondo e non solamente in latino (che pochi conoscevano); la bibbia non come libro esclusivo dei preti ma strumento nelle mani di tutti i credenti; il riconoscimento che anche le altre religioni sono strade che portano a Dio e che anche i non credenti possono vivere il vangelo senza conoscerlo. Oltre ai documenti scritti, cos’è rimasto di quelle grandi novità che la Chiesa si diede cinquanta anni fa? La sensazione è che molti documenti del Concilio siano rimasti sulla carta e che non abbiano portato quei frutti di speranza che il mondo e la Chiesa attendevano. Per quel che riguarda gli obiettivi non raggiunti, possiamo tranquillamente dire che i laici non sono assolutamente coinvolti nelle decisioni importanti delle loro comunità a tutti i livelli (parrocchia, diocesi). Sicuramente non possiamo dire che la chiesa si sia fatta più povera. I preti che cercano di seguire il Vangelo spesso sono emarginati. Il desiderio di potere di alcuni uomini di Chiesa offusca lo spirito di servizio all’umanità che il concilio si era augurato. Spesso la Chiesa esclude gli emarginati invece di accoglierli a braccia aperte. Insomma c’è ancora molto da lavorare per una Chiesa più vicina al cammino di Gesù che scelse i poveri e gli oppressi dei suoi tempi. Magari prendendo la decisione di realizzare un altro Concilio, il Vaticano III°, dove i cristiani della Terra rinnovano l’impegno di mettersi al servizio del mondo, seguendo l’esempio del Maestro di Nazaret.

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la profezia di oihcconip - seconda parte

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Wow!

a cura di fratel Simone Della Monica

a parola posada in spagnolo significa “alloggio” ma in particolare, in questo periodo natalizio, indica una tradizione religiosa popolare diffusa in Messico e Centro America. La “posada” vuole ricordare la ricerca di alloggio di Giuseppe e Maria. In pratica, è un modo per celebrare la novena di Natale, nelle sere degli otto o nove giorni prima della festa. Ci si riunisce in piccole comunità e si portano in processione le immagini di Giuseppe e Maria che, come pellegrini, passano di casa in casa.

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posada Amicizia e accoglienza. Gli auguri di Natale dal Salvador

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In ogni abitazione visitata si chiede alloggio: ci sono canti natalizi che accompagnano questa richiesta. Dopo qualche indugio o rifiuto, la famiglia apre la porta e si entra tutti, o quasi, nella piccola casa che accoglie, per vivere un momento di preghiera e riflessione biblica. Ieri sera ero stanco a causa delle attività della giornata. Ma mi sono fatto forza e sono andato a partecipare alla “posada” con due comunità di base. Nel vedere il fervore della gente, la vitalità dei bambini e la capacità di riflessione e condivisione durante la preghiera, ho ripreso entusiasmo e coraggio. Sono questi momenti che ci permettono di ricaricare le pile e vincere il pessimismo, anche davanti a realtà così dure come la violenza, l’ingiustizia, la mancanza di cose elementari per vivere. Per esempio, in questi giorni sono aperte le iscrizioni per la scuola pubblica; nel nostro quartiere almeno 200 ragazzini sono in lista di attesa e di sicuro non troveranno posto in classe. E qui, fatti del genere sono del tutto normali. Altro fatto. A un chilometro in linea d’aria da casa nostra c’é un depuratore dell’acqua che tratta i residui fognari. A seconda del clima e del vento, ci sono giornate in cui si respira un forte odore di fogna. Nel ruscelletto che scorre nel fondo dell’avvallamento l’acqua è fortemente in-

quinata, sicuramente carica di batteri. Abbiamo più volte protestato ma i tecnici del comune dicono che tutto é in ordine! Qui in Salvador, noi facciamo il Grest in inverno. Le stagioni si invertono e qui il tempo delle vacanze scolastiche trascorre tra fine novembre e metà gennaio, con il clima caldo e secco che favorisce le attività con bambini e adolescenti. E così con il contributo di una fondazione culturale locale abbiamo organizzato dei “Laboratori Artistici Comunitari”, per dare la possibilità ai ragazzi di esprimersi attraverso l’arte, pittura, disegno a matita e penna, elaborazione di maschere e marionette. Durante tre settimane abbiamo lavorato con 100 “scugnizzi” tra i 7 e i 15 anni. È stata per noi una grande soddisfazione vederli dipingere e divertirsi in un bel laboratorio di arte e convivenza, in ampi spazi a loro disposizione dove poter giocare con tranquillità, dato che le loro case sono piccolissime e fatiscenti. Le case qui sono povere ma sempre pronte a diventare “posadas” e ad accogliere. Le comunità si preparano al Natale in questo modo, desiderando che Cristo nasca nei loro cuori e che insieme si possano sconfiggere le tenebre che ci avvolgono. Questo é dunque anche il mio augurio per voi, che possiate camminare in comunità, in famiglia, condividendo speranze, dolori, sofferenze e gioie.

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Gesù e amici uben Ibn Zerach, il rabbino, non ne poteva proprio più. Nemmeno Giobbe avrebbe potuto sopportare quello scocciatore di Acan, che voleva sapere i tempi del ritorno del profeta Elia. «Acan – sbottò Ruben – per la millesima volta: non ne ho idea! Mi dispiace». Stizzito, il rabbino disse: «Chiedi a tuo padre!». Acan si rabbuiò in volto. «Mio papà è in prigione e lo condanneranno. Lui è innocente. Verrà il Messia e ci libererà tutti. Ma deve venire Elia, prima». Ruben uscì frettolosamente dalla sinagoga. Ruben scappò da Acan, che gli si era appiccicato alla coscienza come una sanguisuga. «Consulterò il mio amico Nicodemo» pensò. «Shalom» balbettò Ruben rivolgendosi all’amico. «Shalom» rispose Nicodemo. «Che hai? Ti vedo sconvolto». Ruben la prese alla larga senza venire al punto. Nicodemo ascoltava. Poi esclamò: «Anch’io ho problemi a non finire, Ruben. Posso aprirti il cuore? Hai mai sentito parlare di un certo Yeshua di Nazaret, un giovane rabbi che annuncia “belle notizie”, come le chiama lui? E se fosse lui il Messia mandato dall’Onnipotente? Ascolta cosa mi è successo…».

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a cura di p. Giancarlo Ramanzini

«Allora… una sera, andai da lui e gli posi la domanda fatidica. Il giovane rabbi sorrise. Lui critica noi ebrei su tutto: noi conosciamo le scritture ma non lasciamo lo Spirito libero. Dice che dobbiamo nascere di nuovo! E questo proprio non lo capisco. “Apriti allo spirito, rabbi Nicodemo” mi sussurrò Yeshua. Ruben, ti confesso che quest’uomo mi sta rovesciando dentro. È sconvolgente». Si fermò un secondo: «Ruben, e se fosse lui il Messia?». Ruben rimase sorpreso dalla domanda di Nicodemo. Salutò l’amico con affetto e corse alla ricerca di Acan. «Devo vedere quel ragazzo, che continua a farmi tante domande su Elia e sul Messia che deve liberare suo padre dalla prigione» sussurrò tra sé e sé, per non farsi sentire da Nicodemo. Ruben cercò Acan per tutto il giorno. Invano. Qualche tempo dopo, il padre di Acan fu condannato alla

crocifissione assieme ad un altro suo compagno di crimini. E con loro quel Yeshua di Nazaret, accusato falsamente di bestemmia e di ribellione contro il potere romano. Pilato, il governatore, per cavarsela lo fece crocifiggere. Ruben e Nicodemo erano rimasti in contatto per seguire la vicenda del rabbi di Nazaret. E quel giorno si incontrarono sulla strada che portava fuori Gerusalemme. C’era anche Acan con sua madre. Erano lì tutti assieme ad altre donne. L’agonia dei crocifissi fu lunga. Tra lo schiamazzare della gente, all’improvviso Acan sentì suo padre rivolgersi al condannato nel mezzo gridando: «Ricordati di me quando sarai nel tuo regno». Acan attese la risposta di quel re condannato. «Oggi stesso sarai come me…» sussurrò il crocifisso. Acan ebbe un sussulto. Strinse la madre, non cessò di guardare in su i crocifissi. Ruben si avvicinò ad Acan e l’abbracciò assieme a sua madre. Era arri-

L’ amore più grande

“Dio ha tanto amato il mondo da

dare il suo unico Figlio”. (Giovanni 3, 16)

La risposta di Dio

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vato il momento di discendere dal quel monte. Improvvisamente si udì il Nazareno: «Madre, ecco tuo figlio». Acan vide un giovanotto abbracciare una donna, certamente la madre del condannato. Ad Acan sembrò che quelle parole fossero rivolte anche a lui. Si fece largo tra le persone radunate sotto le croci. Si avvicinò alla madre del Nazareno. Le sussurrò: «È tuo figlio?». Si fissarono a lungo negli occhi. Acan acca-

rezzò il volto provato di sua madre. La strinse come solo un figlio può fare. Nicodemo ricordò quello che il giovane rabbi gli aveva detto quella notte in cui si erano incontrati: “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio”. Bisognava rinascere. È nato un nuovo mondo.

Dio nasce se…

l Dio della fede è un Dio altro, diverso. Questa è la mia convinzione. Perché Dio nasca oce corre che il cristianesimo com lio vog ia, Muo ia. muo e gion reli la dire, nella Croce, cioè là dove è esdi si Ces sorgente da cui nasce. e sere una religione e sia una fed sso” cifi nel Cristo Cro (Ernesto Balducci)

“I

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Spazzascienza ondra, dicembre 1860. Scende la sera lungo il Tamigi. Il traffico in Albemarle Street, intorno al teatro della Royal Institution è impazzito ancora una volta per le Christmas Lectures, le lezioni scientifiche natalizie dedicate ai bambini, inventate nel 1825 dall’allora trentaquattrenne Michael Faraday. Michael Faraday è stato il più grande scienziato inglese dell’Ottocento. Da bambino, però, era molto povero, fece tanti lavori diversi, consegnava i giornali, e poté studiare solamente mentre lavorava rilegando i libri. Fece grandi scoperte nella chimica, nell’elettromagnetismo. Era

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a cura di Beniamino Danese

un buon cristiano e si è rifiutato di lavorare alle armi chimiche per la guerra di Crimea. Ora, quasi settantenne, è una leggenda, ed è il direttore della Royal Institution: insieme agli studi riesce ancora a giocare a nascondino con le nipotine nel palazzo e con i loro piccoli amici. Ma torniamo nel dicembre del 1860: questa sera è proprio Faraday a tenere, per la diciannovesima volta, la Christmas Lecture, su un argomento da lui amatissimo: la storia chimica di una candela.

Le lezioni della

candela

Lo studio dello scienziato al Faraday Museum di Londra

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All’opera! Materiale: alcune candele, bicchieri, una caraffa, una bibita gassata, un palloncino, alluminio da cucina e stuzzicadenti.

L’ARIA SPECIALE CHE SPEGNE LE CANDELE È un esperimento molto spettacolare. Bisogna prendere una bottiglia di bibita gassata, svitare il tappo e chiuderla con un palloncino. Agitandola delicatamente, cominciano a salire dentro la bevanda numerosissime bollicine, che formano uno strato di schiuma. A poco a poco le bollicine scoppiano, e l’aria riempie il palloncino. Dopo un po’ di agitazione delicata, abbiamo un palloncino pieno dell’aria estratta dalla bibita gassata (è il diossido di carbonio, CO2, detto anche anidride carbonica). Travasiamo con cura tutta quest’aria del palloncino dentro un bicchiere, tenendolo coperto con la mano. Ora la CO2 è nel bicchiere. Se versiamo il contenuto di questo bicchiere (che sembra vuoto!) sopra una candela, la candela si spegnerà.

LA CANDELA ALTA E LA CANDELA BASSA Possiamo coprire due candele, una alta e una bassa, con una caraffa ribaltata. Quale delle due candele si spegnerà per prima?

LA CANDELA E LA FIAMMA ALLA FINE DEL TUBO Possiamo costruire un tubicino con alluminio da cucina, come nella fotografia, ed “estrarre” il fumo raccolto intorno allo stoppino. Possiamo accendere una piccola fiammella anche all’estremità del tubicino.

LA CANDELA SPENTA CON LA BOTTIGLIA VUOTA Anche la bottiglia di plastica vuota può servire per un esperimento. Bisogna posizionarla a circa un metro dalla candela e “puntarla” contro la fiamma. Schiacciandola con un colpo ben assestato, l’aria esce e viaggia fino alla candela, che viene spenta. Se riempiamo la bottiglia di fumo, allora quando la schiacciamo vedremo partire un anello di fumo.

Faraday sempre terminava le lezioni dicendo di imparare dallo stoppino, che è umile e fa opere belle. La cera liquida infatti sale per lo stoppino, dove evapora e forma la fiamma che splende bruciando con l’ossigeno dell’aria. Il lavoro dello stoppino è la fiamma della candela che, diceva Faraday, è più bella dei diamanti. Ci sono tantissimi esperimenti che si possono fare con le candele. Vediamone alcuni. Dic 20 2012


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