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set 2017 n. 9
di corsa a
Kataboom
Contro le armi di distrAzione di massa
M
agari voi già lo sapevate perché, mi dicono, sulla terra ci sia un proverbio che recita: «ridere fa buon sangue!». Ma io, che mi sono imbattuto su un recente studio di un gruppo di ricercatori del Texas, a questa cosa qui, devo dire la verità, non ci avevo mai pensato… Al fatto che per vivere meglio basterebbe ridere, ridere di gusto, non per finta. Per finta non solo non vale ma, a sentire questi cervelloni, farebbe addirittura male. Comunque, ridere per star bene mi sembra davvero un
metodo facile ed economico, non vi sembra? Da quanto ho scoperto da questa ricerca, il ridere, in voi umani, favorisce la circolazione del sangue. Non solo, l’ansia e la depressione vanno via e soprattutto migliora il vostro rapporto con gli altri e con voi stessi. Evidentemente il buonumore vi mette in pace, chissà, o forse vi rende più
disponibili nei confronti di chi avete accanto… Sembra (ma se lo hanno studiato sarà di certo vero) che si lavori meglio in un contesto in cui, sia esso scuola o ufficio, regna il buonumore. Adesso che mi ricordo lo diceva pure quel clown che andava negli ospedali! Come si chiamava?... Ah sì, Patch Adams. Lui sosteneva che “la buona salute è questione di risate”. Che dirvi allora? Fatevi una risata e buon rientro a scuola!
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...tanto per cominciare
a cura di p. Elio Boscaini
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ono tornato lassù, alla scuola di Barbiana, nel Mugello (Firenze), dove il priore don Lorenzo Milani aveva espresso tutta la sua passione educativa che intendeva risvegliare il meglio nascosto nella vita dei suoi alunni. Per lui, i ragazzi della sua scuola erano “figli da far crescere e amare”, come papa Francesco ha detto il 20 giugno, recandosi sulla tomba di quel “bravo prete”, come lo ha definito, che alla scuola ha
consacrato tutta la sua esistenza. Ai suoi ragazzi don Lorenzo voleva regalare quella parola che dona dignità perché fa liberi. E noi, eccoci ritornati in classe: per imparare con gli altri e capire con loro che cosa succede intorno a noi; per discutere con gli altri e scoprire cose nuove, incontrando gente nuova, i nostri compagni e, perché no?, anche i loro genitori. In Lettera a una professoressa che i ragazzi di Barbiana avevano scritto con il loro
maestro, leggiamo: «Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio». Applicando quelle parole alla realtà di oggi rimane vero, e siamo in molti a pensarlo, che in tanti si impara meglio. Perché allo sforzo senza il quale non si raggiunge niente di bello, e che ci è chiesto da genitori e insegnanti per imparare, facciamo fronte meglio non da soli, ma uniti ai nostri compagni e compagne, come in una cordata. Perché la scuola funziona meglio se ci teniamo tutti per mano. Buon anno scolastico. PM SETTEMBRE 2017
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Attualità
a cura di Jessica Cugini
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uando si torna dalle lunghe vacanze estive si fa sempre un bilancio di com’è andata. Al rientro a scuola poi, si racconta dove si
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è stati, cosa si è fatto, si condividono esperienze e disavventure con amici e insegnanti. Le vacanze in sé sono tempo di scoperta. Anche solo impegnare le giornate, imparare a sfuggire alla noia del non so
che fare, alimenta la creatività e la fantasia. Sempre se non si cede alla tentazione di cadere nell’abituale e solito tran-tran cadenzato dall’alternarsi di televisione, videogiochi e tablet. O sempre che
s’impara No turismo responsabile? Ahi, ahi, ahi!
non siate tra quelli che hanno tutte le giornate pianificate a puntino, con una tabella di marcia ben scandita tra orari e luoghi predefiniti anche durante le ferie. Ma, qualsiasi sia stata la
vostra modalità vacanziera, senz’altro qualcosa da quest’estate l’avrete imparata, avrete conosciuto persone nuove o visitato luoghi diversi o magari, anche se il posto di villeggiatura è sempre lo stes-
so da oramai diversi anni, vi sarete imbattuti in qualcosa o qualcuno di diverso dal solito. Perché (come afferma il titolo che abbiamo scelto per questo articolo) “viaggiando s’impara”. PM SETTEMBRE 2017
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Wow! a cura di Pablo Sartori
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all’ Africa e per il mondo. Sei straordinarie invenzioni esclusive “made in Africa”, progettate e realizzate da giovani che hanno a cuore il benessere e il miglioramento delle condizioni di vita dei loro coetanei poveri e svantaggiati. Il genio e l’intelligenza a servizio degli altri diventano tecnica, luce e salute.
i n e G AFRICANI BICI A CANNA dOPPIA
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all’inventiva della giovane Bernice Dapaah (Ghana) è nata l’idea di costruire delle bici ecologiche con il bambù. Si tratta di un progetto rispettoso dell’ambiente attorno al quale lavorano attualmente 35 persone, che devolvono parte del loro stipendio al finanziamento di una scuola tecnica per la formazione professionale di giovani costruttori. La bici di bambù è l’ideale mezzo di trasporto per le zone rurali.
ZAINETTI LUMINOSI
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ella idea quella di progettare uno zainetto dal doppio uso! Questa “trovata” è venuta alla sudafricana Thato Kgatlhanye, 23 anni, dopo aver visto molti bambini della sua comunità andare a scuola con i libri dentro una busta di plastica. Questo problema fu ben presto risolto grazie a uno zainetto costruito con materiale riciclato e ben più resistente della plastica. L’altra genialata è stata dotare lo zaino di un pannello solare in grado di caricare una batteria per alimentare una lampadina e così illuminare le buie ore di studio della notte.
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BUS SOLARE
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asce in Uganda nel 2016 il progetto Kay oola, il primo bus solare tutto africano. Questo mezzo di trasporto urbano, creato dal consorzio Kiira Motors, utilizza due batterie alimentate da pannelli solari, può raggiungere la velocità massima di 80 km/h e trasportare 35 persone sedute. Un bus economico, efficiente e soprattutto ecologico, un alleato importante nella lotta contro il traffico congestionato e inquinante delle città africane.
MALARIA, PUSSA VIA!
pi-palu è la risposta afr icana a uno dei più grand i problemi del continent la malaria. Contro quest e: a piaga che solo in Africa time ogni anno, è sceso causa più di 400mila vitin campo Valentin Agon , giovane del Benin, inv di un farmaco antimalari entore co. presentano effetti secon Le pastiglie sono derivate da estratti di piante , non dari e soprattutto hanno costi molto bassi tali da derle accessibili alle tas che delle popolazioni po renvere delle campagne. L’a beninese che produce zienda Api-palu dà lavoro a più di 300 persone.
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E LA BUONA LUCE FU!
, in vans Wadongo è cresciuto in una zona rurale del Kenya proluce alla farlo a tto costre è sera, alla re, studia vuole cui chi da poco, dotta da una lampada a cherosene. Non un problema migliori vano ottene a elettric luce di i” “dotat ti studen gli visto che echeros del luce fioca dalla risultati, a scuola, di quelli “illuminati” oTecnol e ltura Agrico di 19nne te studen Evans, fortuna ne. Ma per a tazione alimen con led al a gia all’università, progetta una lampad invenma utilissi questa a dato nome il cativo Signifi . energia solare luce”. zione: Mwanga-Bora, che in lingua swahili significa “buona
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PC LO W COST
am Kodo ha 26 anni ed è il fondator e della società togolese Infinite Loo p, azienda leader in Africa nella prod uzione di computer low cost. Già all’e tà di 8 anni Sam ebbe l’idea di realizzare il suo primo robot, aiutato in questa impr esa dalla sua tenacia negli studi e dal sostegno del padre, professore di fisica all’Università di Lomé. Da questo mix di studio, conoscenza e passione scaturisc e la sua invenzione geniale: un personal computer realizzato con materiale loca le, dal costo di soli 70 euro! PM SETTEMBRE 2017
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Speciale a cura di Pablo Sartori
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er alimentare nei vostri cuori di giovani e fanciulli la fiamma dello spirito missionario, comincia oggi la sua vita questo periodico, desiderato e chiesto da molti di voi. Esso vi porterà relazioni, racconti che vi divertiranno e vi commuoveranno: vi istruirà sul problema missionario, recherà le vostre lettere, e risponderà alle vostre domande». Con queste poche righe dedicate “ai giovani lettori”, cominciava, il primo gennaio 1927, la straordinaria avventura editoriale de Il Piccolo Missionario. Convinti che la lettura missionaria fosse “altamente educativa, ben più che la lettura delle gesta degli eroi di Omero, di Virgilio e di Plutarco” (famosi scrittori greci e latini, ndr) i missionari comboniani di allora invitavano bambini e ragazzi ad amare i missionari e i poveri del “continente nero”. Obiettivo del neonato mensile era far conoscere Gesù ai popoli pagani dell’Africa e l’Africa alle giovani generazioni dell’Italia di allora.
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Da sinistra: la copertina numero uno del Piccolo Missionario del 1927, una copertina del 1941 e una del 1947
Illustrazioni degli anni ’20
Africa e missione Jacovitti, 1951
C. Caesar, 1962
Lungo tutti i 90 anni (1927 – 2017) trascorsi da quell’eroico inizio, la nostra rivista è riuscita a portare nelle famiglie di ragazze e ragazzi italiani immagini di terre lontane e storie di impegno missionario a servizio dell’annuncio del Vangelo. E proprio per approfondire uno dei due “filoni fondamentali” (Africa e missione) del lavoro svolto dal Piccolo Missionario, la Redazione PM ha pensato di realizzare una mostra sul modo in cui la rivista ha presentato il continente africano e la realtà dei popoli che lo abitano, attraverso il linguaggio dei disegni, illustrazioni e fumetti. La domanda che ci siamo posti è questa: “Qual è l’evoluzione dell’immagine dell’Africa e degli africani che Il Piccolo Missionario, nel corso dei suoi
Brasioli, 1967
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