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ANNO 89 - n° 1033 - € 3,00 Poste Italiane S.p.a. spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB VERONA

NOV 2015 n. 11

, o c s e c n a r F o r Ca o m a i t s ti ! o d n a aspett


9° EPISODIO

A SOWETO VENTIMILA STUDENTI PROTESTANO CONTRO L’IMPOSIZIONE A SCUOLA DELL’AFRIKAANS, LA LINGUA DEI BIANCHI

IL CAMMINO VERSO LA LIBERTÀ

I MANIFESTANTI SI SCONTRANO CON LA POLIZIA, CHE SPARA INDISCRIMINATAMENTE SULLA FOLLA. UN MASSACRO: 618 MORTI E 1500 FERITI

LE PROTESTE DILAGANO IN ALTRE CITTÀ: ALEXANDRA, JOHANNESBURG, KAGISO, PRETORIA, DuRBAN…

I MANIFESTANTI OCCUPANO SCUOLE, SACCHEGGIANO EDIFICI AMMINISTRATIVI. LA POLIZIA LANCIA LACRIMOGENI DAGLI ELICOTTERI

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PER IL PRIMO MINISTRO VORSTER I MANIFESTANTI “VOGLIONO CREARE IL PANICO E METTERE BIANCHI CONTRO NERI”. PER IL VESCOVO DESMOND TUTU SI TRATTA DI “UNA ESPLOSIONE DI FRUSTRAZIONE, VIOLENZA E DISPERAZIONE”


DOPO I FATTI DI SOWETO, I BIANCHI VEDONO DIMINUIRE IL LORO POTERE. MANDELA RIVOLGE UN APPELLO ALL’ANC CHIEDENDO DI RESTARE UNITI NELLE AZIONI CONTRO L’APARTHEID

NEL FRATTEMPO L’IMPEGNO DI WINNIE IN FAVORE DELLA POPOLAZIONE NERA È SEMPRE PIÙ FORTE

CHI È? COSA VOLETE?

PERCHÉ MI ARRESTATE?

POLIZIA!

MIA FIGLIA ZINDZI È UNA RAGAZZA…

PER VIOLAZIONE DEGLI ARRESTI DOMICILIARI, PER AVER RICEVUTO VISITE PROIBITE, PER AVER PARTECIPATO A RIUNIONI…

LEI È IN ARRESTO

WINNIE E SUA FIGLIA VENGONO DEPORTATE IN ESILIO A BRANDFORT, A NORD DI BLOEMFONTEIN

ANCHE LEI È IN ARRESTO

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Attualità a cura di p. Elio Boscaini

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uando Francesco di Assisi incontrava il sultano al-Malik al-Kamil, nel 1219, nei pressi di Damietta (Egitto), non immaginava certo che a distanza di 800 anni, un papa con il suo stesso nome, sarebbe tornato in Africa. Questa volta però non per incontrare il capo dell’esercito musulmano – l’avversario che i crociati di allora dovevano sconfiggere per conquistare i Luoghi santi di Palestina –, ma per visitare le “fiorenti” comunità cristiane di Kenya e Uganda, e quelle martoriate del Centrafrica (o Repubblica Centrafricana). I tre paesi, due anglofoni (Kenya e Uganda) e uno francofono (Centrafrica) che il papa visiterà a fine novembre, contano importanti comunità cattoliche e vivono tensioni civili strazianti.

TRE PAESI Papa Francesco sarà in Africa dal 25 al 30 novembre. Visiterà: • Kenya 25-27 • Uganda 27-29 •R epubblica Centrafricana 29-30

Francesco torna in Africa Una visita storica nel cuore del continente africano 12

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Messaggero di pace Il Kenya è in prima linea nella lotta agli islamisti del gruppo al-Shabaab in Somalia, paese confinante, che hanno moltiplicato gli attacchi sanguinosi nel paese, da quando l’esercito kenyano è entrato nell’ottobre del 2011 in Somalia per combatterli. L’attacco più sanguinoso è quello in cui il 2 aprile 2015, 148 studenti sono rimasti uccisi dal commando che all’alba aveva fatto irruzione nel campus universita-

rio di Garissa (815 persone), prendendo di mira gli studenti cristiani. In Uganda, il papa dovrebbe commemorare i 50 anni della canonizzazione dei primi santi africani dell’epoca moderna – 22 ugandesi conosciuti come “i martiri d’Uganda”, di cui 12 giovanissimi paggi del re, guidati da Carlo Lwanga, uccisi il 3 giugno 1886. I martiri ugandesi furono canonizzati a Roma da papa Paolo VI nel 1964. Il Centrafrica vive una situazione caotica da quando il presidente François Bozizé era stato rovesciato nel marzo

del 2013 da Michel Djotodia, alla testa di una ribellione a maggioranza musulmana, la Seleka (coalizione). Questa ha commesso delle violenze contro la popolazione, in maggioranza cristiana e animista. Così, come reazione, si sono formate delle milizie di autodifesa, gli antibalaka che hanno attaccato i civili musulmani. Per separare i contendenti e mantenere la pace, sono presenti nel paese forze militari francesi e reparti di caschi blu dell’Onu. Il paese dovrebbe andare a votare prima della fine dell’anno per eleggere il presidente.

PAOLO VI. Il primo papa a visitare l’Africa è stato Paolo VI nel 1969. A Kampala, la capitale dell’Uganda, il 31 luglio aveva gridato: «Voi africani siete oramai i missionari di voi stessi». PM NOVEMBRE 2015

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Speciale

Il viaggio di

AHMED Via, via, via, verso la pace e la vita

a cura di Marco Braggion

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ncora una notte sveglio, chiudo gli occhi, cerco di dormire ma anche questa volta vedo le bombe cadere come palloncini sopra le nostre teste. Chiamo la mamma per la paura. Non so più dove sia la mamma; è rimasta con due mie sorelle in Siria, non ha avuto il coraggio di lasciare tutto e scappare dalla guerra. E allora cerco un nascondiglio per piangere senza svegliare i miei compa-

gni. Da quando sono partito, riesco a dormire solo poche ore a notte. Mi fa troppo male chiamare la mamma, e sapere che non arriverà mai più qui da me. Un giorno mio padre partì dicendomi: «Ci vediamo in Germania, figlio mio, raggiungimi là». Sono partito assieme a tantissime altre persone della mia città, tutti mi hanno aiutato e mi hanno trattato bene in questo viaggio che deve ancora finire e che non so se finirà.

Via dalla guerra Ciao, sono Ahmed ho 10 anni, vengo dalla periferia di Damasco in Siria e sono fuggito dalle bombe degli aerei e dalle cannonate dei carri armati. Non ho capito perché, ma è da quando ho 6 anni che la mia città è continuamente bombardata, come tante altre zone della Siria. Mi avevano detto che era colpa della politica e così avevo chiesto a mio padre di poter andare a parlare con questa “signora”! RidenPM NOVEMBRE 2015

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do mio padre mi spiegò che la politica non è una persona ma il lavoro che fanno quelli che governano i paesi. Poi a un certo punto sono apparsi nelle strade degli uomini incappucciati, vestiti di nero e armati fino ai denti; insomma, oltre alle bombe bisognava anche fare attenzio-

ne a questi “neroni”. Io non volevo lasciare mia mamma ma lei ha insistito che partissi. Allora circa tre mesi fa ho lasciato la mia famiglia e ho cominciato questo viaggio: dal mio paese ogni giorno partono centinaia di persone. È impossibile perdersi, basta seguire il

IL DRAMMA SIRIANO • 7,6 milioni gli sfollati siriani, che rappresentano il 35% della popolazione della Siria. È il più alto numero di sfollati al mondo •4 milioni i profughi siriani pronti a partire per l’Europa •4 milioni i rifugiati siriani all’estero. Di questi, il 52% sono bambini e adolescenti sotto i 18 anni • 4.000 i bambini soli e non accompagnati presenti nei campi profughi in Serbia • 3.500-4.000 i chilometri che devono percorrere, spesso a piedi, i siriani per arrivare in Germania • 2.500 gli euro che le organizzazioni criminali chiedono ai profughi per farli passare dalla Romania in Austria • 220.000 le persone morte, di cui 66.000 civili, nella guerra che si combatte in Siria dal marzo 2011 ad oggi

Le macerie in un quartiere di Damasco

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gruppo. Sono partito da casa su un piccolo autobus stracolmo di persone (a mia mamma il biglietto è costato mezzo stipendio…). Dopo solo due ore di viaggio ci hanno fatto scendere e ci hanno detto che l’Europa era “da quella parte” e che dovevamo proseguire a piedi.


E tu, lo sai...

...PERCHÉ

gli stranieri vengono da noi? a cura di Antonio Ferrara

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o capito che vengono per scappare dalle guerre, dalla morte e a volte anche solo dalla fame, che è brutta anche lei come la guerra. Sì, ma come mai questi stranieri non hanno nemmeno i documenti? La tele dice sempre che non hanno i documenti. Mio padre mi ha detto che non li hanno perché vengono da Paesi dove comanda un dittatore, che vuol dire uno che mette in prigione quelli che non la pensano come lui, e a volte alcuni li fa anche ammazzare. Mia madre dice che i dittatori ritirano a tutti i passaporti, altrimenti tutti se ne andrebbero via da un Paese dove non c’è libertà e nemmeno da mangiare, no?

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Chi riesce lo stesso a scappare, però, mette insieme tutti i suoi risparmi e di nascosto si compra un biglietto per lui e per tutta la sua famiglia, e se ha abbastanza soldi si compra un biglietto per salire sul ponte del barcone, e se ha meno soldi si compra un biglietto per stare sotto nella stiva dove si sta al buio, stretti, al caldo forte e in mezzo al fumo dei motori. E forse si muore. Anche sul ponte, a volte si muore. Per il sole, per la stanchezza e per la mancanza d’acqua da bere. Oppure si muore in mezzo al mare se il barcone si rovescia. Ma tra morire di sicuro di fame o di guerra e morire forse affrontando il mare uno mica può avere dubbi. Uno dĂ la mano a suo padre e a sua madre, paga il suo biglietto e sale sul barcone. E si porta dietro solo poca roba, che quelli che guidano il barcone non vogliono che si sprechi spazio con le borse e con gli zaini. E allora ci si porta dietro poca roba: acqua, qualcosa da mangiare, quel gioco che ti piace, un libro e la paura.

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Good News & Fine People a cura di Marco Braggion

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o, ragazzi, non siamo impazziti e non abbiamo fatto un titolo sbagliato. I capelli sono i nostri inseparabili “compagni di

viaggio” per tutta la durata del nostro “soggiorno” sulla terra. A dire il vero, qualche volta succede che i nostri capelli ci abbandonino con il passare degli anni. A quel punto la folta chioma lascia il posto a

“brillanti” palle da biliardo su cui gli altri si possono specchiare in caso di necessità: sono le famose “crape pelate”. Oggi, invece, raccontiamo una bella storia che parte proprio dai capelli.

Evelyne, la ragazza dalla chioma

AFRO Quando i capelli diventano “sé stessi”

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L’Africa in me Evelyne Sarah Afaawua è una ragazza italiana ma di origini africane, quindi è nata in Italia (per noi del PM basterebbe solo questo per essere italiani, ma per la legge no), ma da genitori africani. Lei stessa dice queste bellissime parole: «Non sono nata in Africa ma sono nata con l’Africa in me…». I nostri lettori più affezionati conoscono le difficoltà che hanno i figli degli stranieri nati in Italia. Si sentono come quando, durante una camminata in montagna, siete

costretti a usare le scarpe di un vostro amico; riuscite a camminare ma… insomma, i vostri piedi potrebbero stare meglio! Lo stesso provano questi ragazzi che vivono due culture contemporaneamente, quella di casa dei genitori e quella del Paese dove sono nati: l’Italia. Quindi, quale cultura scegliere? Quale modo di vestire? Che lingua parlare? Quali amici frequentare? Cosa mangiare? Che taglio di capelli avere? Evelyne è la fondatrice di Afro-Italian nappy girls. AfroItalian significa, come intuite, afro-italiano: siamo sempre

stati abituati a sentire il termine “afroamericano” ma è ora che ci abituiamo anche ad “afro-italiano”. Nappy è una parola inventata dove la “N” sta per “naturally” e “appy”, sta per “happy”: in pratica le “afro-italian nappy girls” sono felici di quello che sono (al naturale), capelli compresi. Sono contente di essere italiane ma allo stesso tempo di avere origini africane e di portare i capelli come li portano gli africani, senza dover usare pozioni magiche per lisciare le chiome, come fanno le italiane dalla pelle color rosa pallido.

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