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gen 2016 n. 1
noi amiamo la pace!
...tanto per cominciare
E
h, già: “gloria in cielo e pace in terra!” (Luca 2,14) annunciavano gli angeli a Betlemme, tanti anni fa. Forse risuonava meglio allora questo proclama di pace, visto il 2015 non certo “pacifico” che ci siamo appena lasciati alle spalle. La memoria dei recenti fatti di guerra, violenza e terrorismo che hanno sconvolto la vita di centinaia di milioni di persone, ci porta a guardare al 2016 con molte poche speranze e ancor meno aspettative per un anno di serenità e pace. Eppure, ancora una volta noi del PM insistiamo nel dedicare il numero di gennaio della
rivista a questo attualissimo argomento: nonostante tutto, la pace è possibile! L’affermazione, a prima vista, potrà sembrarti ingenua e campata per aria. Per noi invece rappresenta un cammino obbligato, la strada che tutti dobbiamo percorrere per raggiungere la meta di un mondo diverso e migliore dell’attuale. Le prove che questo traguardo è alla nostra portata le trovi in molte rubriche del PM di gennaio 2016. Nello Speciale Pace conoscerai l’allegra Carovana dei pacifici; nella rubrica Attualità apprezzerai tutte quelle persone che chiedono di essere rispetta-
te nelle loro scelte di vita. In Profeti d’Africa e Good News ti sorprenderanno le testimonianze di pace, rispettivamente, del rwandese Paul Rusesabagina e della giovane veneziana Valeria Solesin, una persona “importante” nel vero senso della parola. La pace può penetrare ogni realtà. Sia negli angoli della storia dei popoli (vedi fumetto Il capitello sull’altipiano) che nella vita quotidiana delle persone, magari seduta sul sellino di una semplice ma salutare bici (nuova rubrica Io pedalo). E ricorda: per un 2016 di pace, pedala!
PEDALA, PEDALA!
PM GENNAIO 2016
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Io pedal
a cura di Paolo Pigozzi
C
ominciamo male! Hai voglia di fare un bel giro in bici e la trovi con le gomme a terra. Alt! Prima di scoraggiarti, verifica che le gomme non siano semplicemente sgonfie. Effettivamente è così. Per questa volta ti è andata bene. Ricorda però che se usi regolarmente la bicicletta, ad esempio per andare a scuola (ne riparleremo) oppure per fare qualche gita (anche su questo ti dirò qualcosa nei prossimi mesi), devi ovviamente fare i conti con il rischio delle forature. Soprattutto se ti avventuri fuori città è d’obbligo avere una camera d’aria di scorta e una buona pompa
Copertoni ANTI 40
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FORATURA
Vediamo…
Papà, Ringo ha trovato qualcosa
È un pezzo di granata da fucile…
Forte!
Ce ne saranno a centinaia in queste trincee. Qui sull’altopiano cento anni fa combatterono la Grande Guerra!
IL CAPITELLO SULL’ALTOPIANO Testo e disegni di Manfredo Occhionero
Vieni, raggiungiamo la Mamma
… c’è stato l’ordine di assalto! Ce la siamo vista brutta ma abbiamo fatto tutti il nostro dovere. Sin dall’alba la nostra artiglieria bombardava la linea nemica, tanto che dopo ore di quell’’inferno era tutta una cortina di fumo fittissima.
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Caro Babbo, ti voglio raccontare un fatto strano. L’altro ieri…
Noi soldati di fanteria, pronti ad andare all’assalto, ci abbracciavamo forse per l’ultima volta e… avanti, coraggio...
Dietro ordine del capitano abbiamo fatto il balzo, attaccando al grido di: “Avanti, Savoia!” Gli austriaci ci accolsero con un intenso fuoco di fucileria e di mitragliatrice. Momenti terribili quelli!...
In tanti caddero senza scampo Poi arrivarono i gassfissianti! Sentendo un fischio sriiii... subito presi la maschera. Non potevo respirare… credevo di morire...
Ma lo spirito di conservazione prese il sopravvento e, sebbene stordito, riuscii ad accovacciarmi dietro un muro… e fu la mia salvezza
Cosa stai leggendo?
Rimasi lì da solo senza sapere che fare. Mi prese una tale malinconia che quasi preferivo morire. …e lì sostai per tutto il giorno
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Speciale a cura di Jessica Cugini
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ono arrivati in una bella giornata di sole. Forse non si aspettavano di essere così tanti. Ma certo, in quella piazzetta che subito si è rivelata troppo piccola per contenerli tutti, le pacifiche e i pacifici si sono riconosciuti immediatamente. Sì, erano vestiti tutti diversi. E, ovviamente, parlavano dialetti tra loro lontani. Ma il messaggio di cui erano portatrici e portatori, beh quello lo hanno riconosciuto in un
battibaleno. Bastava guardarsi un po’ intorno, erano tutti parte della stessa Carovana. Una carovana forse un po’ sgangherata, alcuni stavano su un cavallo, altri sopra un barcone di migranti, alcuni in case dai mille colori, altri ancora sparsi senza apparente meta, ma tutti con un marchio di fabbrica originale e unico. Un made in Italy che potremmo definire “primario”. Primario ma con un certificato Doc particolare: era stato prodotto da bambine e bambini delle scuole elementari (o primarie, come si preferisce…) di ogni parte d’Italia. Altro che
inno! Altro che Fratelli d’Italia! in questa piazza sì che l’Italia s’è desta! Le sagome colorate di donne e uomini della carovana delle pacifiche e pacifici provenivano da tutto lo Stivale, unificando penisola e isole in un unico progetto: sognare un domani diverso, un domani dove le guerre vengono raccontate dai nonni che le hanno vissute, ma i bambini e le bambine, quelli di oggi e quelli che verranno, non riescono proprio a immaginarseli questi conflitti di cui parlano gli anziani. Hanno bisogno dei documentari per vedere di cosa si tratta…
LA CAROVANA
dei pacifici L’Italia dei piccoli “costruttori di pace” s’è desta
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C’è speranza se accade Noi eravamo lì ad aspettarli. Andrea, Emma e Matteo, dopo averci camminato in mezzo, insieme a nuovi amici conosciuti a Bastia Umbra, figli di alcuni dei trecento maestre e maestri provenienti da tutta Italia e arrivati in questo piccolo paese per progettare e sognare una scuola diversa, hanno iniziato a chiedersi da dove venissero. E lì è cominciata una specie di favola. Ma questa volta vera! La favola vera inizia da un giocattolaio, Roberto Papetti, che dopo un’esperienza in Iraq decide di dar vita a balocchi di pace: un fucile spara maccheroni, ad esempio, o una pistola da puntare per ricoprire l’altro di… bolle di sapone! Ma tutto ciò non basta, occorre pensare a un modo per insegnarla questa pace, per spiegare la guerra ai più piccoli. Così,
Andrea e gli amici
Il corteo dei Pacifici davanti alla basilica di san Francesco ad Assisi
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Attualità a cura di Marco Braggion
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i raccontiamo la storia di Luca, un ragazzo di 12 anni. Il nome è inventato, la storia in parte, ma richiama ciò che alcuni fatti di cronaca ci sbattono in faccia. Luca è un ragazzo molto dolce
e gentile, forse troppo per i suoi compagni. A Luca piace giocare con le femmine e i suoi compagni maschi lo prendono in giro proprio per questo. A scuola nessuno ha insegnato ai bambini, maschi e femmine, che a volte ci sono bambini a cui piace fare cose da femmine e viceversa. A scuola nessuno ha insegnato che questa cosa può succedere e che una
persona non può essere emarginata, presa in giro o picchiata perché ha un atteggiamento diverso dagli altri. Eppure Luca non ha problemi in famiglia. Anzi i suoi genitori sono molto presenti e premurosi con lui, non gli fanno sentire il fiato sul collo nello studio, perché Luca è bravo a scuola, è curioso e si impegna al massimo. I suoi genitori seguono i
GENDER, il fantasma che fa
paura
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propri figli in famiglia e i figli di altri in parrocchia, dove svolgono l’attività di catechisti. Luca non vuole creare problemi ai suoi e non racconta quello che i suoi compagni gli fanno passare tutti i giorni; eppure lui li aiuta nei compiti, e spiega loro le lezioni quando non le capiscono. Un giorno Thomas, alla prima ora di lezione, gli ha chiesto
alcune cose di scienze. Luca gli ha spiegato tutto per bene e così quando Thomas è stato interrogato ha preso un bel 8. Nessun grazie, nessun sorriso. Nella pausa della ricreazione, Thomas, per ringraziarlo, assieme ad altri maschi “malati di bullismo”, gli ruba la merenda. Luca reagisce ma i suoi compagni lo picchiano finché non interviene la
professoressa di italiano. Luca non sa più cosa fare; non ce la fa più ma continua lo stesso ad essere gentile con tutti. Fino a quando riuscirà a sopportare tanta cattiveria nei suoi confronti? Sono passati 3 anni dal giorno della rissa: all’età di 15 anni e all’ennesima umiliazione, Luca non ce l’ha più fatta. Oggi Luca non c’è più.
Informazione e conoscenza contro falsità e discriminazione. Amore e rispetto, le uniche scelte possibili PM GENNAIO 2016
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Good News & Fine People
Una persona “IMPORTANTE” Valeria, la ragazza dagli occhi belli e dal grande sorriso
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a cura di Antonio Romero
O
sservi la foto e subito capisci. E come è capitato a me è successo anche a tanti altri. Di lei mi hanno colpito lo sguardo e il sorriso. Gli occhi di “ragazza tosta” e il sorriso che esprime una generosità senza limiti. Il tutto incorniciato in un volto solare, il viso di una persona amica che ti sembra di aver conosciuto da sempre.
USCIAMO STASERA? La sera del 13 novembre 2015 c’era più di un motivo per uscire a festeggiare, specie in una città piena di opportunità come Parigi. Valeria Solesin di Venezia, 28 anni, viveva nella capitale francese da quattro anni. Lavorava come ricercatrice universitaria alla presti-
giosa università parigina della Sorbona. Da ottima sociologa qual era, si occupava in particolar modo delle problematiche delle donne nella società attuale, spesso divise tra gli impegni familiari e il lavoro. Già, il lavoro e lo studio, ma anche gli amici e i legami con le persone care, le stesse con le quali costruisci i progetti per il futuro e che ti accompagnano nella realizzazione dei tuoi sogni. Ed è proprio con persone come queste – il fidanzato Andrea, Chiara sorella di Andrea e il fidanzato di questa – che Valeria aveva deciso di passare la serata in un locale nel centro di Parigi, il Bataclan. Ascoltare un concerto di musica rock, ballare in compagnia e fare quattro chiacchiere tra amici era il modo migliore per iniziare un “normale” week end di svago e riposo secondo lo stile parigino. Un fine settimana che, invece, si rivelerà un incubo di morte e violenza
per centinaia di persone, per un’intera città, per una nazione e per il mondo che ancora crede nella libertà e nella pace. Un tragico week end di terrore che ci ha strappato una donna meravigliosa.
“NON SMETTERE MAI DI PROVARCI” La raffica di mitra, imbracciato da mani fanatiche e assassine, che ha stroncato la vita di Valeria colpendola alle spalle, ha anche sconvolto le vite di moltissime altre persone. Dei genitori, innanzitutto. Come racconta mamma Luciana nel suo bellissimo ricordo della figlia: «Valeria era una persona meravigliosa, intelligente, curiosa della vita. Ci mancherà moltissimo e mancherà anche
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