Pm 2016 03 anteprima

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MAR 2016 n. 3


Kataboom

Contro le armi di distrAzione di massa

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essuno nota la tua tristezza, nessuno nota le tue lacrime, nessuno nota il tuo dolore, però tutti notano i tuoi errori». È lo sfogo amaro della dodicenne che, stanca del terrore e della violenza scatenati contro di lei dai soliti compagni di scuola “bulletti”, ha tentato di togliersi la vita gettandosi dalla finestra di casa. Dopo le analisi e commozioni di rito dei soliti esperti – educatori, psicologi, insegnanti, magistrati, sociologi, politici – a commento di un fatto così drammatico e sconvolgente, fioccano le domande che quasi mai trovano risposta: «Come mai nessuno si è accorto di quanto stava accadendo?». «E i genitori della ragazza, i professori, le amiche, gli amici dov’erano?». «Cosa fanno la scuola, le forze dell’ordine e la società per fermare la piaga del bullismo?». Qualche domanda, però, questa volta voglio farla anch’io. E la rivolgo ai genito-

ri dei bulli che si sono accaniti con estrema cattiveria contro la fragile ragazzina: «Siete a conoscenza di come si comportano i vostri figli a scuola? Controllate le chat e i social dei vostri smartphone che prestate ai vostri ragazzi e sui quali loro scrivono: “Sei una sfigata, puoi ucciderti!”? Da chi hanno imparato certi maschi prepotenti a dare fastidio, deridere, offendere e picchiare i ragazzi e le ragazze più deboli che non sanno difendersi o i diversi?».

A chi la soccorreva dopo quel gesto estremo, la giovane studentessa avrebbe detto: «Dentro di me sento un dolore più grande di quello fisico». Purtroppo nella società di oggi ci sono sempre meno persone capaci di riconoscere le sofferenze “dentro” il cuore degli altri. Al contrario, cresce il numero di chi guarda la realtà solo “all’esterno” e con superficialità. Sono convinto che la cattiveria dei bulli affondi le sue radici proprio lì.

QUEL DOLORE “DENTRO” che nessuno conosce PM MARZO 2016

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...tanto per cominciare

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l PM di marzo, terzo numero del 2016, ti presenta una carrellata di persone “interessanti”, amiche e amici a noi cari per i valori che hanno saputo comunicarci. I loro nomi sono Franco, Paulo, Léopold. Il primo è Franco Oneta, un prezioso collaboratore del PM e un amico buono e gentile come pochi. Franco, che si è spento l’11 gennaio all’età di 81 anni, ci ha donato più di 40 anni di disegni, illustrazioni e fumetti, il più famoso dei quali, per il PM, è stato Olivo lo sportivo e la sua band (vedi fumetto a pagina 4). Molto più giovane è Paulo, 14enne di Milano, un ragazzo pieno di vita e di speranze. La sua storia è molto bella e fa pensare: qual è la famiglia ideale, se non quella dove i rapporti tra le persone si fondano unicamente sull’amore, il rispetto e il disinteresse? (Speciale famiglia) Dei tre il più famoso è senz’altro Léopold Senghor. Fu il primo presidente del Senegal indipendente (1960-1980) e il padre della “Negritudine”, l’orgoglio dell’essere africano. Un uomo capace di sognare “un mondo di sole nella fraternità dei miei fratelli dagli occhi blu” (Profeti d’Africa).

Non è tanto una nostra amica, però il PM si è occupato anche di lei. È la famosa Barbie, la super bambola status symbol delle bambine di tanti anni fa (è nata nel 1959), una “tosta” che aveva per motto: “Se puoi sognarlo, puoi realizzarlo!” (Wow!).

AMICI e AMICHE

Per finire un ricordo speciale a un Amico veramente straordinario, che ricordiamo il 27 marzo, il giorno della sua festa più importante. La festa è la Pasqua di risurrezione e il nome di questo amico unico è… dai, dillo tu! Buona lettura e Buona Pasqua!

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Testi e disegni Franco Oneta

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Profeti d'Africa

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econdo molti studiosi uno dei problemi più importanti dell’Africa e degli africani è di sentirsi inferiori a noi occidentali perché la nostra cultura ha sviluppato la tecnica e l’Africa ha “solo” dato le materie prime (in realtà gliele abbiamo rubate) per le nostre tecnologie. Noi occidentali, per esempio, con la nostra tecnica, abbiamo inventato armi devastanti per l’umanità. Ma allora come si fa a dire che una cultura è

Biografia

1906: nasce a Joal, una città costiera del Senegal da una famiglia di commercianti di arachidi; il papà è di etnia “sérère” e la mamma “peul” 1914-1922: studia, con risultati straordinari in diverse scuole cattoliche 1931: si laurea in Lettere a Parigi 1939: viene arruolato nell’esercito francese, partecipa alla Seconda guerra mondiale e viene fatto prigioniero dai tedeschi 1942: dopo essere stato liberato, viene congedato dall’esercito per motivi di salute 1948: pubblica l’Antologia della nuova poesia negra e malgascia di lingua francese 1958: fa parte del governo francese di Charles de Gaulle, come consigliere di un ministro 1960-1980: per vent’anni è il primo presidente del Senegal 1983: il 2 giugno diventa membro dell’Accademia francese 2001: muore il 20 dicembre a Vernon un piccolo villaggio della Normandia

LA NEGRITUDINE 14

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Léopold


meglio di un’altra? Se l’Africa vuole salvarsi, deve liberarsi da questo concetto: gli africani devono riconoscersi “negri”, accettare la loro condizione ed essere orgogliosi della loro storia e della loro cultura. Léopold Senghor è uno degli intellettuali africani che inventa il termine “negritudine” cioè questo concetto di rivalutare la cultura africana, come fondamentale per lo sviluppo dell’intera umanità. Se, quindi, per il piano di Daniele Comboni, l’Africa si deve salvare con sé stessa, è necessario che prima di tutto creda in sé stessa, nella sua ricchezza e nella sua cultura millenaria.

Sédar Senghor PM MARZO 2016

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Speciale

iglia” , m a f “ a i l La famigdottiva” di Paulo “a non soloanna e Amerigo Giov

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O T U N E V N BE

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a cura di Sara Milanese

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iao! Mi chiamo Paulo, ho 14 anni e vivo a Milano. La mia mamma si chiama Giovanna, e fa l’insegnante. Mio papà si chiama Amerigo, si definisce “un amante della vita” ed è pieno di energie! Ho conosciuto i miei genitori solo 3 anni fa, quando sono venuti a prendermi nell’istituto brasiliano dove stavo, vicino alla città di San Paolo. Vivevo con tanti altri ragazzi, come me in attesa di adozione. Avevo 11 anni quando sono arrivato in Italia, e non sapevo una sola parola di italiano. Ho dovuto cominciare a frequentare la scuola elementare; oggi sono in seconda media, anche se per età potrei essere alle superiori. Il mio primo giorno di scuola sono stato accolto con una festa: la maestra e i miei compagni avevano appeso disegni dappertutto con scritto “Benvenuto, Paulo!”. È stato bello, ma le cose non sono state facili all’inizio…

Questione di radici Mi sono trovato catapultato in una realtà completamente diversa: una lingua da imparare, una città e una casa nuove, e non conoscevo nessuno! Tutti i miei amici erano rimasti in Brasile, un paese caldo, dove non nevica mai! Non conoscevo il freddo: le mattine d’inverno, mentre mi mettevo la cartella per andare a scuola, dicevo alla mamma che mi sembrava di respirare cubetti di ghiaccio! In Brasile ero abituato a mangiare riso e fagioli, non sapevo cosa fossero le lasagne, il ragù, la frittata, o la polenta. Mi sembravano cibi strani, avevano dei sapori nuovi, e io non riuscivo a mangiarli. A casa i miei genitori mi facevano trovare mango, papaya e ananas, pur di farmi mangiare qualcosa. Ma alla mensa scolastica ero costretto a mangiare quello che mangiavano gli altri: che fatica!

! o l u a P

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Wow!

a cura di Irene Rocha

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l suo vero nome è Barbara Millicent Roberts, ma in tutto il mondo è conosciuta come Barbie. È nata nel 1959, ma dimostra 25 anni. Nella sua prima versione ha i capelli castani raccolti in una coda, un costume da

bagno intero bianco e nero e il rossetto sulla bocca a cuore. La Barbie più venduta nella storia invece si chiama Totally Hair Barbie Doll; è arrivata sul mercato nel 1992, e rispecchia il modello di Barbie a cui siamo più abituati: capelli lunghi e biondissimi, occhi azzurri e un’espressione dolce e sorridente.

Il declino della più famosa star delle bambole, che non piace più alle bambine perché troppo perfetta, bella, bianca e snella

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a l , e i b r Ba

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Donna simbolo In oltre mezzo secolo di vita, però, in realtà Barbie ha cambiato volto, capelli, tratti somatici: è diventata giapponese, con gli occhi a mandorla e il kimono; nigeriana, con i capelli crespi e un abito coloratissimo; spagnola, vestita come una ballerina di flamenco; brasiliana, con il classico vestito bianco delle donne della città di Salvador de Bahia; e poi kenyana, thailandese...anche italiana! La prima Barbie nera è arrivata nei negozi nel 1980, quando ancora l’alta moda faceva sfilare sulle passerelle quasi esclusivamente modelle bianche. Soprattutto, Barbie ha cambiato più di 150 lavori: non solo i mestieri considerati più “femminili”, come la ballerina o la hostess, ma anche l’astronauta, la campionessa olimpica, l’architetta. Nel 2004 ha vestito anche i panni della candidata alla presidenza degli Stati Uniti. Il motto di Barbie, infatti, da sempre è “Se puoi sognarlo, puoi realizzarlo”, una frase che vuole spingere le bambine di tutto il mondo a inseguire i propri desideri, anche quando sembrano molto difficili da concretizzare.

“bambola”

La Barbie “nera” (1980)

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