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NOV 2016 n. 11

i miei diritti


Kataboom

Contro le armi di distrAzione di massa

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e scuse sono le solite. I bambini, specie i più piccoli, «fanno baccano, corrono dappertutto, strillano, sporcano, non sono autonomi, disturbano gli adulti che vogliono stare tranquilli». E quindi ristoratori, albergatori e agenzie turistiche corrono ai ripari affiggendo sulle porte di ingresso delle loro strutture e sul sito di viaggi e turismo Tripadvisor il marchio del divieto: No Kids. Nel migliore dei casi il No Kids si trasforma nel più benevolo – apparentemente – Adults Only, anche se l’effetto è lo

stesso: i minori di 14 anni – in certi hotel il divieto di ingresso colpisce “solo” i meno 5 – restino a casa, “parcheggiati” da parenti, amici o babysitter ma non si azzardino a disturbare la quiete di chi dalle vacanze pretende relax e tranquillità ai massimi livelli. A me personalmente non sono mai piaciuti né divieti né proibizioni, nemmeno quando si vedono locali dove sono affissi cartelli destinati agli animali con su scritto: “Io qui non posso entrare”. Al contrario, però, sembra che la tendenza a escludere i minori dai locali pubblici stia prendendo piede

un po’ ovunque. Per frenare quella che definisco “vergognosa segregazione generazionale” basterebbe riflettere su una frase pronunciata dal proprietario di un albergo dell’Alto Adige che non accoglie i minori: «Il problema non sono i bambini, quanto i genitori che non riescono a gestirli». Ma allora, se i bambini non sono il problema, perché te la prendi con loro e non con gli adulti incapaci di educare e maleducati loro stessi? Togli il cartello “No Kids” e sostituiscilo con il più esatto: “No careless parents”! Che così si traduce: “Vietato l’ingresso a genitori trascurati, negligenti, disattenti, che non si prendono cura…”

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...tanto per cominciare a cura di p. Elio Boscaini

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l 20 novembre celebriamo la Giornata mondiale dei diritti dei bambini. Certo, i bambini hanno dei diritti: diritto a essere protetti, alla salute, allo sviluppo della propria persona, alla cultura, alla educazione, liberi da violenze e abusi, di partecipare e di essere ascoltati. Ma a 26 anni dalla Convenzione dei diritti del bambino (firmata nel 1989), anche se la mortalità infantile è diminuita e le iscrizioni scolastiche sono cresciute, il bilancio

non è troppo soddisfacente. Perché malnutrizione, malattie, tratta, mancanza di cure, povertà, ignoranza, discriminazioni, violenze… spezzano ogni anno ancora decine di milioni di giovani vite. Vedi i bambini vittime dei conflitti armati, la Siria in particolare, dove la guerra che dura da più di cinque anni, è costata la vita a più di 10mila bambini, ma anche Sud Sudan: una perdita irreparabile per l’umanità. Mentre celebriamo, come non pensare alla orribile sorte riservata alle giovani vittime delle violenze del cosiddetto Stato

islamico, catturate, umiliate, vendute come schiavi sessuali? E non dimentichiamo la situazione tanto triste delle liceali nigeriane, strappate due anni e mezzo fa alle loro famiglie, tenute in ostaggio e costrette a diventare spose dei terroristi del gruppo Boko Haram. Sono ancora più di 100 milioni i bambini nel mondo che non hanno accesso all’educazione, perché costretti a lavorare rinunciando anche allo svago; più della metà di loro sono bambine. Ma che meravigliosa promessa vedere la giovane pakistana Malala Yousafzai divenuta la più giovane a ricevere il Premio Nobel della pace!

I T T I R I D o t n a t e h c ma an ” I C S E V “RO PM NOVEMBRE 2016

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Speciale

I veri santi Sono gli amici di Dio che vivono straordinariamente bene la vita di ogni giorno

a cura di p. Elio Boscaini

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oi del PM cominciamo il mese di novembre non con Halloween, un’antica festa di origine celtica, che si celebra la notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre con scherzi, travestimenti macabri e zucche da portare a spasso, ma con la festa di tutti i santi. Santità per noi, è Madre Teresa di Calcutta che ce lo ricorda, è fare la volontà di Dio con un sorriso. Non si tratta di fare cose straordinarie, ma nel fare straordinariamente bene le cose di tutti i giorni. Lo abbiamo capito: santo è chi è sempre allegro.

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Santi siamo noi Ero ancora ragazzo quando il mio parroco, don Alfeo, dopo aver proclamato il vangelo della solennità di Ognissanti – quello in cui Gesù proclama “beati” i poveri, quelli che piangono, i miti, quelli che hanno fame e sete della giustizia, i misericordiosi… – venne verso di noi ragazzi e ci rivolse la parola come solo lui sapeva fare: «Oggi – cominciò – la Chiesa festeggia tutti i suoi santi: quelli che ha già festeggiato durante l’anno e quelli che non ha mai festeggiato perché non sa chi sono. Ma lo sa il Signore. E io ritengo

che oggi festeggiamo soprattutto questi ignoti, perché gli altri hanno già avuto la loro festa. Ci sono dei santi che non appaiono nel nostro calendario: sono quelli che festeggiamo tutti insieme oggi. Sono persone, magari, che abbiamo conosciuto, perché sono vissute con noi, e che riposano qui nel nostro cimitero. Santi quindi siamo noi, uomini e donne normali, che viviamo al meglio la nostra vita quotidiana. Santo è il papà Claudio della nostra Martina, che la mattina presto va a lavorare come muratore a costruire le case della gente. Santa è Alessandra, la mamma

di Lucia, che alle 8 è puntualmente in classe per accogliere i suoi alunni ai quali con tanto amore insegna italiano e matematica. Santo è il giardiniere Denis che con i suoi colleghi incorona le nostre rotonde con aiuole di fiori meravigliosi. Santa è Michela, la giovane mamma di Marco, che lavora come infermiera in ospedale e serve gli ammalati come fossero i suoi padroni e prepara il cibo per Marco anche quando fa i capricci. Santi sono i vostri genitori che non solo vi hanno dato la vita, ma lavorano ogni giorno perché possiate studiare, giocare, crescere sani sognando un avvenire meraviglioso… E santo sarei anch’io se riuscissi a parlarvi di queste cose come Gesù quel giorno che proclamava le beatitudini. Ma se non riesco, me lo dovete perdonare perché essere santi non è così facile come raccontarlo, anche perché la strada è la stessa di tutti coloro che santi non sono».

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Attualità

Dio salvi

a cura di Pablo Sartori

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ar tedì 8 novembre 2016 gli statunitensi eleggeranno il loro 45mo presidente. La sfida sarà tra l’ex Segretario di stato e moglie dell’ex presidente USA Bill Clinton, la candidata del partito democratico Hillary Clinton, e il miliardario di New York Donald Trump, repubblicano, star della tv e imprenditore di successo. Secondo gli ultimi sondaggi, milioni di americani andranno a votare di malavoglia (al 57% degli elettori non piace nessuno dei due candidati) in un clima di frustrazione e incertezza per la perdita di potere di quella che fino a poco tempo fa era l’unica superpotenza del pianeta. Molti analisti concordano nell’affermare che gli States non saranno mai più quelli di una volta. Sono finiti i tempi dell’America ricca, spendacciona, sicura, straordinariamente potente in economia e forza militare, accogliente e aperta nei confronti degli immigrati, gli stessi che nel corso degli anni hanno contribuito alla sua grandezza e ricchezza. Ma per un’America che cambia ci sarà un presidente in grado di “governare” tali cambiamenti?

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Hillary, la prima donna presidente degli States o il “ciuffoso” razzista Donald: a chi dei due l’America affiderà il proprio futuro?

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SI STAVA MEGLIO QUANDO SI STAVA PEGGIO

uona parte degli americani di oggi crede che chiunque entri come inquilino alla Casa Bianca non potrà (o non vorrà?) fare granché contro la disuguaglianza sociale in aumento, la paura che attanaglia la classe media, e contro lo strapotere della oligarchia che, a detta dei repubblicani, controlla la società americana e umilia la maggioranza “bianca e cristiana” del Paese. A questa America malcontenta («siamo alla deriva dagli anni ’50»), che vive della nostalgia del passato ed è impaurita dal fenomeno inarrestabile dell’immigrazione, si rivolge il candidato Trump il quale promette di raggiungere l’obiettivo di «far sì che l’America torni ad essere di nuovo grande». Ecco allora spiegato il dato fornito dal Pew Research Center di Washington secondo cui il 46% degli americani crede che oggi la vita negli USA sia peggiore di quella della decade degli anni ’60 del secolo scorso. Ma incertezza e insicurezza reclamano sicurezza, la stessa che offre ai cittadini il possesso di un’arma. La conferma la troviamo in un dato del Congressional Research Service: negli USA circolerebbero 357 milioni di armi da fuoco, 33 milioni in più dell’intera popolazione americana, con il 20% dei detentori che possiede il 65% delle armi.


l’America!

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IL VOTO DEGLI AMERICANI

egli Stati Uniti si vota alle presidenziali mediante il sistema del collegio elettorale, in cui ognuno dei 50 Stati dell’Unione elegge un gruppo di cosiddetti “grandi elettori”. Considerato che i grandi elettori sono in tutto 538, ne bastano almeno 270 per conquistare la Casa Bianca. Il prossimo collegio elettorale si riunirà a dicembre e voterà per il presidente sulla base dei risultati nelle elezioni nei singoli Stati.

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Lilliput

FINLANDIA-SIRIA Il contrabbandiere di giocattoli

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gni due mesi parte dalla Finlandia e arriva in Siria con sacchi carichi di giocattoli. Sono ormai tre anni che Rami Adham, presidente di un’organizzazione umanitaria, fa il “contrabbandiere dei giocattoli” che i bimbi finlandesi donano ai bambini dei campi profughi sul confine tra Turchia e Siria. L’idea per avviare questa pericolosa iniziativa è partita da sua figlia Yasmine, che un giorno gli disse: «Papà, i bambini hanno bisogno di giocattoli. Io ho tanti giochi che non uso più, non puoi prenderli?». Detto fatto: «Tempo fa, più che il cibo i bambini chiedevano giocattoli; ora molte famiglie e i loro figli sono contenti, perché un giocattolo può aiutare ad affrontare paure, ansie, insicurezze».

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USA Dentisti di strada

l caso del veterano di guerra americano William Bell che, pur gravemente malato, non aveva i requisiti necessari per accedere al sussidio per le cure dentali, ha portato alla nascita del Mouth Mobile, un mega autocarro perfettamente attrezzato per interventi odontoiatrici. Il “camion dei veterani”, appoggiato da un’associazione no-profit di sostegno agli ex combattenti, da mesi viaggia da un capo all’altro del paese e ha già “rimesso a nuovo” 4.000 persone bisognose di aiuto. Volti più sorridenti in giro per gli States...

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Otturiamo un sistema sanitario cariato...


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Mica facile superare un esame al giorno...

CINA Scuole “alte”

i bambini del remoto villaggio cinese di Atuler, occorrono circa 90 minuti per andare a scuola. Normale in tempi di grande traffico, direte voi, se non fosse che i bimbi impiegano questo tempo per scalare una parete rocciosa alta 800 metri servendosi di scalette sospese su un dirupo. Un esercizio quotidiano impegnativo e pericoloso ma in Cina, evidentemente, lo studio va praticato anche in condizioni estreme. Pensiamoci prima di sbuffare quando, la prossima volta, il nostro scuolabus tardasse ad arrivare.

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BRASILE World record

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MALI Il vero jihadista

i chiama Abdel Kader Haidara, ha 51 anni, ed è il più convinto “jihadista” (secondo la tradizione, “colui che lotta contro il male che ha dentro di sé”) della città di Timbuctù. Solo che lui i libri non li distrugge, al contrario li mette in salvo, anche a rischio della propria vita. Così ha fatto nel 2012, quando la sua città fu occupata da mille militanti di al-Qaida. Temendo che la sua preziosa collezione di manoscritti antichi fosse bruciata, con i soldi di una borsa di studio a lui destinata, Abdel comprò decine di casse di legno e di metallo dentro le quali nascose centinaia di libri, per trasportarli a dorso d’asino in un luogo sicuro lontano dalla città. Liberata Timbuctù dai terroristi, i libri hanno fatto ritorno nelle biblioteche della città, patrimonio dell’Umanità Unesco dal 1988.

oppio record del mondo. L’algerino Abdellatif Baka (atleta ipovedente) ha vinto l’oro paralimpico di Rio 2016 nei 1500 metri con il tempo di 3’48’’29, inferiore ai 3’5’’00 del campione “normale” sulla stessa distanza, l’americano Matthew Centrowiz. Dopo la vittoria Baka ha commentato: «Sono strafelice, peccato non esserci stato anche ad agosto!». In agosto, infatti, avrebbe ricevuto sicuramente più applausi, perché alle Paralimpiadi di settembre più del 60% dei biglietti sono rimasti invenduti. Sono bastate poche settimane per dimenticare, purtroppo, che lo sport è fatto anche della tenacia e dei sacrifici dei paratleti. PM NOVEMBRE 2016

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