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dic 2016 n. 12

Ci è stato dato un bambino di nome “EMMANUELE” che significa “DIO CON NOI” Matteo 1, 23


...tanto per cominciare a cura di p. Elio Boscaini

C’

e ra u n a vo l t a u n vecchio pastore di nome Eleazar che amava la notte, il suo silenzio, il suo cielo stellato. Le stelle le conosceva tutte per nome. Guardandole, diceva spesso al nipote Ruben: «Verrà». E Ruben: «Ma quando?». «Presto!» Gli altri pastori ridevano: «Presto? Ma lo dici da anni, Eleazar!» Ma lui non ci badava. Di una sola cosa si preoccupava: anche il nipotino cominciava a dubitare. Ah, se fosse venuto subito!

«Porterà una corona d’oro?», chiese improvvisamente Ruben. Sì, certo! E una spada d’argento? Certo! E un mantello di porpora? Forse. Ruben sembrava felice. Ogni giorno suonava il flauto, si esercitava per essere pronto quando il re venisse. Quella notte finalmente apparvero i segni che Eleazar attendeva: il cielo più luminoso che mai e sopra Betlemme brillava una bella stella. Angeli vestiti di luce proclamavano una notizia meravigliosa: «Non temete, oggi vi è nato un Salvatore!».

Il flauto di Ruben

Ruben si lancia di corsa verso la luce. Ed eccolo primo a vedere il neonato che, avvolto in panni, riposava in una mangiatoia. Un uomo e una donna lo contemplavano felici, circondati dal nonno e dai pastori inginocchiati davanti al bambino. Ma era quello il re che gli avevano promesso? No, non era possibile: certo, si sbagliavano. Deluso, Ruben fuggì. Poi tese improvvisamente l’orecchio. Ma che erano mai quei gemiti nella notte ? Accelerò per allontanarsi. «Ma se fosse il bambino che mi chiama?», si chiese tra sé e sé. Ritornò sui suoi passi. Ed ecco Maria e Giuseppe che cercavano di consolare il Bambino. Allora tirò da sotto il mantello il suo flauto e si mise a suonare. Mentre la melodia si spandeva tutto intorno, il Bambino si calmò: guardò Ruben e sorrise. Allora Ruben capì in cuor suo che quel sorriso valeva tutto l’oro e tutto l’argento del mondo.

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noradsanta.org

Norad Track Santa: il viaggio di Babbo Natale Il lavoro più gratificante e impegnativo del mese spetta a Babbo Natale. Grazie a questa applicazione potremo seguire i suoi spostamenti nelle più famose città del mondo (Londra, Parigi, Roma, New York) tra la notte del 24 e il 25 dicembre. A viaggio concluso, con Babbo Natale nuovamente a casa sua in Lapponia, sarà possibile ripercorrerne il viaggio. Oltre al tracking, è possibile ingannare il tempo con dei mini-giochi.

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inkly.com mercatini-natale.com

Mercatini di Natale Se nei giorni di vacanza avete intenzione di fare un giro fuori porta per visitare con la famiglia i caratteristici mercatini di Natale, c’è un’app che fa per voi. Con Mercatini di Natale infatti potrete avere a portata di palmo tutte le informazioni necessarie (date, orari, indirizzi ed eventi speciali) sui mercatini più belli d’Italia, d’Europa e perfino negli States.

Inkly: biglietti di auguri Disponibile per iPhone e Android, con Inkly si possono creare biglietti di auguri divertenti e originali da inviare a parenti e amici per Natale... e non solo. Con un ricco ventaglio di opzioni grafiche per ogni occasione, è possibile personalizzare foto e messaggi. I biglietti virtuali diventano poi delle vere e proprie cartoline (a pagamento) da spedire all’indirizzo da voi indicato.


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Come Gesù

Speciale

a cura di p. Elio Boscaini

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amanrasset, Algeria. 1° dicembre 1916: alcuni predoni attaccano la casa del “marabutto” (il santo). Un attimo di paura. Poi un colpo di fucile. Charles de Foucauld cade a terra. Assassinato. Lui, il visconte francese, l’ex ufficiale coloniale, l’esploratore del Marocco e poi, convertito, il prete deciso a vivere «povero con i poveri», a farsi tuareg con i tuareg, muore nel silenzio. Senza la gioia di una conversione al cristianesimo, e senza neppure un seguace.

Il fratello universale

In quel giorno di cento anni fa, fratel Charles, come amava firmarsi, sembra un “perdente”. Ma solo agli occhi degli uomini. Perché anche Gesù nella sua vita terrena non ha avuto “successo”; «alla fine è morto sulla croce e i suoi discepoli, tranne Giovanni e sua madre Maria, si erano a l l o n t a n a t i e l o a ve va n o abbandonato». Fratel Carlo insegna a farsi piccolo con i piccoli e a condividere la vita

Chiesa di sant’Agostino a Parigi

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di Nazaret di ogni giorno con i più poveri. Semplicemente amando l’altro per quello che è, sull’esempio del Maestro di Nazaret, che per trent’anni aveva vissuto il silenzio e l’umiltà della vita di ogni giorno. Ma il tempo di Nazaret non era stato tempo perduto. Perché, come scrive fratel Carlo: «L’importante non è ciò che uno dice o fa, ma ciò che è». E chi “è”, fa, ed è la sua vita che parla con i fatti. Fratel Carlo, di fatti ne avrebbe avuti molti da raccontare. Un romanzo! Nasce in una famiglia nobile, a Strasburgo (Francia), il 15 settembre

1858. Rimane orfano a 6 anni, cresce con la sorella Marie, più giovane di tre anni, nella casa del nonno materno, del quale segue la carriera militare. E si allontana dalla fede cristiana. Nel 1880 il reggimento di cui fa parte è inviato in Algeria. Dopo una sospensione per la vita troppo “allegra”, si rivela ottimo ufficiale. Due anni dopo si congeda per dedicarsi a esplorare il Marocco, dove compì un viaggio di tremila km, travestito da rabbino ebreo. Quel viaggio lo mise in contatto diretto con l’islam e il deserto. Un viaggio che è stato

l’inizio di un vero cambiamento nella sua vita. Seguono altri viaggi in Algeria e Tunisia. Ed ecco che la testimonianza di fede dei musulmani gli fa nascere il dubbio che lo porta a invocare: «Mio Dio, se esisti, fa’ che ti conosca». Dio lo prende in parola: nell’ottobre del 1886, a Parigi, nella chiesa di sant’Agostino, incontra padre Henri Huvelin che gli fa scoprire Dio e la sua misericordia. Scriverà più tardi: «Non appena ho creduto che Dio esisteva, ho capito che non potevo vivere se non per lui».

Eremo di Charles Foucauld, costruito nel 1911 sul pianoro Assekrem

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A tu x tu a cura di p. Giancarlo Ramanzini

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ndy: Amico mio, ti offro un tronchetto di cioccolato fondente, cacao bio al 92%. Una bontà! Yashua: Buono, ma non ti sembra che sia un po’ troppo amaro? Andy: Yashua, si avvicina il tuo compleanno e dobbiamo far festa. Non vedi che tutto il paese è pieno di luci, addobbi e luminarie? Yashua: Non credo di essere venuto su questo pianeta per far lavorare di più i supermercati, aperti a tutte le ore, e favorire gli acquisti di regali di occasione. Però, devo dire che ho apprezzato questo tuo regalo per me.

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Andy: Non mi sembri troppo convinto di quello che dici: stai facendo una faccia… Yashua: No, Andy, grazie di cuore! E ti dico perché: mi hai dato qualcosa che ti piace per farmi assaporare la gioia che provi per il mio compleanno. Andy: Mia mamma faceva così con me e io ho imparato da lei. Ti parlo solo di mamma perché il mio papà vero non so chi sia. Però, per fortuna, adesso c’è Marco che non è il mio vero papà, ma mi vuole bene. Yashua: Non essere triste, Andy! Guarda che è successo anche a me. Mi son trova-

to anch’io ad essere accolto da Giuseppe in casa sua, per amore di mia mamma Maria. Andy: È vero. Conosco un po’ la tua storia, ma non riesco ancora a capirla bene: dove e come sei nato? Ad ogni modo ho capito che sei una persona onesta e che non hai peli sulla lingua. Tu ci sorprendi sempre!


Yashua: Ecco, proprio così. E allora ti sembra giusto che quello che voi chiamate il “mio Natale” sia soprattutto un’occasione per far soldi? Ti ricorderai senz’altro in che situazione sono venuto al mondo: in una grotta di pastori perché per noi non c’era posto nell’hotel; riscaldato dal fiato di un asino e un bue, come si vede nei presepi viventi che ancora oggi continuate a rappresenta-

re. Mi dispiace, ma credo che la gente mi festeggi in maniera sbagliata... Andy: Mi sembri incavolato… Yashua: No, sono piuttosto disgustato, perché vedo che si spendono tanti soldi in cose inutili, mentre milioni di miei fratelli fanno la fame e muoiono sotto le bombe. E poi, ti sembra giusto tutto questo spreco di cibo in cene e pranzi natalizi? E i troppi soldi spesi in regali, non potrebbero servire ad aiutare i poveri, i malati e le persone in difficoltà?

Andy: Allora, Yashua, se è così smettiamola di far festa per il tuo compleanno! Yashua: No, non voglio dire questo! Festeggiatemi pure, ma siate onesti, umili e generosi anche con gli altri. A me piacerebbe che voi foste misericordiosi verso tutti. Questa per me sarebbe la vera festa di Natale, del mio natale! Andy: Yashua, ma tu sei un rivoluzionario! Yashua: No! Sono semplicemente uno che rompe la quiete della gente affinché capisca cosa significa vivere sul serio il mio vangelo. Smettetela di festeggiare il giorno della mia nascita in modo così banale e francamente brutto! Io sono venuto tra voi per rendervi felici, non dimenticatelo mai! Andy, ti prego, abbracciami e… buon Natale, quello vero, però!

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Wow!

a cura di padre Franco Nascimbene

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ari amici che mi seguite dall’Italia, durante il periodo di Avvento ci siamo riuniti a gruppi in alcune famiglie della comunità per riflettere sul Natale in stile “africano”. Nella casa che ci accoglieva toccavamo una delle problematiche che vive

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il popolo nero nel nostro quartiere e ci chiedevamo in che modo il Natale potesse illuminare la nostra realtà. Ieri sera, 24 dicembre, abbiamo concluso la Novena nella mia casa. Appoggiando su cassette e secchielli le assi del letto, ho preparato 22 posti a sedere in sala, e lì abbiamo celebrato la Messa di Natale. Terminata la Messa, abbia-

mo festeggiato con quello che ciascuno aveva portato: biscotti, brioches, dolcetti fatti in casa, bibite e vino. Io ho preparato un tazzone di natilla, una specie di budino, tipico dolce colombiano per i giorni di festa. Organizzare questi incontri in questo quartiere “afro” della periferia di Bogotá dove mi trovo, non è affatto faci-


Dalla Colombia l’annuncio di un Natale dove i veri regali sono le persone

le. Questa infatti è una zona conosciuta come “malfamata”, un quartiere tra i più poveri, emarginati e violenti della città. Ma proprio per questo, in dicembre, tutte le organizzazioni del governo, le associazioni e le comunità religiose si riversano qui portando soldi, cibo, doni, e abituando la gente ad aspettare sempre che qualcuno le regali qualcoPM DICEMBRE 2016

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