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ANNO 91 - n° 1049 - € 3,00 Poste Italiane S.p.a. spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, DCB VERONA

APR 2017 n. 4

PASQUA: rifiorisce la vita


Kataboom

Contro le armi di distrAzione di massa

ZINGARO A CHI?

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i ho messo un po’ per capire chi fossero questi “zingari”. Certo è che sentendovi parlare ho fatto davvero fatica: «Vesti come uno zingaro»; «L’auto dello zio sembra la macchina degli zingari»; «Fai attenzione a chiudere, si dice che ci siano bande di zingari in giro»; «La mamma non mi manda a danza da sola, ha paura che mi rapiscano gli zingari. Sai, prendono i bambini anche nei supermercati, gli radono i capelli a zero e poi li portano via». «Non se ne può più, è pieno di zingari!».

Poi mi sono informato. C’era qualcosa che non mi tornava… Così ho scoperto che il nome con cui chiamate questa gente non è mica corretto, ci sono state anche campagne di sensibilizzazione per farvi capire, a voi italiani, che si chiamano rom e sinti, quelli che voi vi ostinate a chiamare “zingari”. Tra l’altro, guardando i numeri, non c’è alcuna invasione: si parla di circa 170mila persone, lo 0,25% della vostra popolazione. Non sono nomadi, se è questo che intendevate voler dire usando quella parola: 4

su 5 vivono nelle case e non in quei campi che, sempre voi, chiamate “rom” e che, a quanto ho capito, non hanno scelto loro di abitare. Anche il fatto che “rubino i bambini” è falso, dato che negli ultimi trent’anni, secondo una ricerca dell’università di Verona, non c’è stato un solo caso di “furto” di minori. E poi, forse non lo sapete, ma dal 1938 in poi agli “zingari” venne riservato lo stesso destino degli ebrei: furono rinchiusi nei lager e sterminati (morirono circa 500mila uomini, donne e bambini). Siamo ad aprile, il mese della liberazione per voi… Ecco, iniziate a liberarvi dai pregiudizi e a chiamare le persone usando il nome corretto. Non sarebbe male, no? PM APRILE 2017

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...tanto per cominciare a cura di p. Elio Boscaini

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n giardiniere, là dove era stato sepolto; un amico straniero che frigge i pesci sul lago di Tiberiade per pescatori affaticati; uno sconosciuto, che si fa compagno, incontrato sulla strada di Emmaus… E lo si riconosce, vivo, perché ti chiama per nome, come: «Maria!», al sepolcro; perché la pesca è finalmente abbondante; perché lo spezzare il pane è gesto umile e quotidiano di comunione.

Sì, il Risorto di Pasqua lo puoi scoprire nei fatti più comuni e familiari della vita. Un po’ come ha fatto, per esempio, il “fratello” di tutti, Charles de Foucauld (vedi fumetto a pagina 4). Dall’alto aveva ricevuto il dono di testimoniare la quotidianità della vita di Nazaret, vissuta nella semplicità, nell’impegno del lavoro, nel considerare tutti come fratelli e sorelle. Sempre vicino agli altri. Ecco perché si è fatto tuareg con i tuareg in Algeria. E da ricco borghese qual era, si è

fatto emarginato e povero, per suggerire a tutti noi vicinanza agli ultimi, così da scoprire nelle persone che incontriamo ogni giorno il volto misterioso di Dio, fatto uomo in Gesù. Charles ha saputo dialogare con tutti, perché il dialogo smonta i pregiudizi reciproci, avvicina e unisce fino a trasformarsi in amicizia e fraternità. E così è stato anche con il ragazzo che per sbaglio o paura lo colpiva a morte, quasi volesse dirgli “grazie” perché nel suo giovane volto contemplava quello del suo Signore. Buona Pasqua di risurrezione!

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E tu, lo sai...

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...che te ne fai di una foto? PM APRILE 2017

a cura di Antonio Ferrara

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e la metti in cornice, la appoggi sul cassettone e ogni tanto te la guardi. Stavo proprio bene, in questa foto, ti dici. Quando apri il cassetto del cassettone per cercare i calzini puliti butti l’occhio e te la guardi.


Parlo della foto stampata, naturalmente. Se la foto invece l’hai fatta col cellulare, allora te la tieni nell’archivio delle foto che c’è sul telefonino e ogni tanto la fai vedere agli amici. Oppure, se gli amici sono lontani, gliela mandi con un messaggino, no? Altrimenti che ce l’hai a fare, ‘sto telefonino?

Puoi anche metterla su Facebook, se ne hai voglia, così tutti gli amici ti mettono “Mi piace” e a te fa piacere. Se hai un brufolo sul naso meglio non fartela, la foto, ché altrimenti su Facebook son tutti là subito pronti a sfotterti. Il fatto è che certe foto, se le vedi dopo un bel po’ di tempo, ti fanno gioia e tristezza insieme. Gioia perché di colpo ti sembra di incontrare te quand’eri più giovane, e mica te lo ricordavi, che eri così. Tristezza perché lo vedi bene quanto sei cambiato.

E poi ti nasce un figlio e sotto a fare foto, allora, così tutti potranno vedere che cucciolo speciale tieni in casa. In questa foto è tutta sua madre, dirà qualcuno. No, ha gli occhi di suo padre, dirà qualcun altro. E poi certe volte, quando sei cresciuto e sei un uomo adulto, ti capita tra le mani la foto di tuo padre o di tua madre che non ci sono più, e ti si stringe il cuore. Ecco, era così mia madre, pensi. Aveva quegli occhiali là, non mi ricordavo. Ma tu pensa, mio padre ha su quel maglione che gli avevo regalato io. Poi un giorno tua figlia ti fa una foto al tuo compleanno, o a Natale, e dice sorridi papà, sorridi, hai una faccia da funerale. E tu pensi ecco, questa è la foto che capiterà tra le mani di mia figlia quando non ci sarò più, è proprio questa, e quando se la troverà tra le mani si sentirà contenta e triste insieme. PM APRILE 2017

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Parabole a cura di Giancarlo Ramanzini

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iao a tutti. Sono sempre io, Yashua. Questo è il mio mese, Nissan come è chiamato nella mia lingua. Al soffio del vento, tanti anni fa mi ritrovai vivo, splendente e solare in mezzo a voi, per sempre. È sceso su di me il vento d’aprile. Un bellissimo mese perché per gli Ebrei è come l’inizio di un anno nuovo. Pensate: durante tutto il mese niente manifestazioni di lutto, niente preghiere penitenziali, niente visite ai cimiteri, niente digiuni. Nissan è il mese della gioia per l’avvenuta liberazione.

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Soffiarono

Ti voglio raccontare una mia piccola esperienza che ha lasciato un segno importante nella mia vita. Eccola. Da ragazzino andavo spesso a camminare sulla costa orientale del lago di Galilea. Ci sono spiagge da sogno, tanta sabbia ma qua e là anche rocce e sassi in superficie. Le rocce che vedevo erano abbastanza grandi, piatte e levigate dal vento violento che scende-

va dalle montagne della Siria. Vedevo dei pescatori che sulla spiaggia poco frequentata costruivano dei tuguri, piccole casette a forma di capanna. Andavo spesso sulle rive del lago per cercare un po’ di silenzio. Mi sedevo là dove c’era una roccia sporgente sull’acqua, con i piedi dentro l’acqua. Un giorno vidi due pescatori che parlottavano tra loro nell’ispezionare la spiaggia alla ricerca


o i venti… di uno strato di roccia sotto la sabbia. Pensai che stessero cercando un posto adatto dove costruire una capanna. E infatti nel giro di 15 giorni vidi sorgere una casetta e una piccola tettoia adiacente. Rimasi perplesso perché da lontano questa costruzione sembrava costruita sulla sabbia. «Se così fosse – mi dissi – è da stupidi costruire. Al primo soffio di vento tutto rischia di crollare».

domi e sapendo che il Signore è la mia roccia, mi sentii saldo e forte, sicuro della sua fedeltà. Non mi restava che insegnare ai miei fratelli che bisogna costruire la vita di ciascuno sulla parola del Signore, unica garanzia di vita nuova ritrovata dopo le tempeste. Cosa che ho fatto più volte con i miei discepoli, ricordando loro la parabola della casa costruita sulla roccia. Siate saggi e non stolti. Fidatevi. Ciao e, come dite tra voi: Buona Pasqua e buona festa di vita.

Passò del tempo. Un pomeriggio sul far della sera ritornai alla mia spiaggia dopo una terribile tempesta. Ero curioso. E con mio grande stupore la casetta era ancora lì in piedi, salda, forte, splendente, illuminata dalla luce di uno splendido tramonto. Come per riflesso pensai che anche su di me un giorno si sarebbe abbattuta una tempesta umana di rifiuto e condanna. Conoscen-

LA ROCCIA SICURA as

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hua disse: “C hiunque as ste mie par ole e le met colta quesarà simile te in pratic a un uomo saggio, che a, costruito la sua casa su lla roccia. C ha la pioggia, st adde rariparono i fiu i venti e si abbatterono mi, soffiarono su quella ca ma essa no n sa sulla roccia cadde, perché era fond , ” (Matteo 7, ata 24-27) PM APRILE 2017

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What

zappare

a cura di Blobup

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tare in un gruppo è come far parte di un circo. Una grande famiglia formata da tante persone di diversa provenienza che si ritrovano catapultate nello stesso spazio virtuale spesso per necessità più che per desiderio. Ogni componente del gruppo ha una propria personalità, delle doti, delle attitudini, un ruolo. L’ admin, ovvero l’amministratore, ha il compito di tenere insieme in armonia tutti i partecipanti come un domatore.

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Troppi gruppi sono abbandonati a sé stessi, la gestione non è semplice, ma se decidi di amministrarne uno fallo fino in fondo: rispondi, commenta, modera e, se necessario nel rispetto di tutti, blocca gli utenti che ripetutamente violano le regole della Netiquette. Scegli un nome e una immagine che identifichino chiaramente il gruppo. Senza timore puoi preparare una piccola immagine da

condividere con un elenco di regole chiare e semplici alle quali attenersi, soprattutto quando a far parte del tuo gruppo ci sono molte persone che non si conoscono bene tra loro. Avvisa con un messaggio personale chi vuoi aggiungere, chiedendo se desidera farne parte. Domandare è lecito, così come rispondere che non ne vuoi far parte! Il diritto non è nel potersi togliere da un gruppo, ma nel poter non farne parte fin dall’inizio.

O R G G A I P P GRU

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Ci diamo un orario? Come al circo ogni spettacolo ha il suo orario, anche il gruppo dovrebbe avere orari ben precisi di invio messaggi. Possiamo prevedere che tra le dieci di sera e le sette del mattino la maggior parte di noi vuole far altro e non impegnarsi a rispondere ai messaggi. Quindi è consigliabile rimandare al giorno seguente gli invii e soprattutto non sollecitare le risposte: se una persona ha letto il messaggio probabilmente al momento non può rispondere, oppure non intende farlo… in entrambi i casi insistere serve a poco.

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CURIOSITà

o sapevate ch eB me a Jan Kou rian Acton (fondatore di W m) prima di co hatsapp insiefatto nel lontan stituire la cele o 2009 un co br e App, aveva lloqu che con Twitter venendo scar io di lavoro sia con Facebo ok tato da entram be?

“Oggi whatsapp compie 5 anni! Tutti gli utenti riceveranno 10 e di ricarica se invieranno questo messaggio a 15 contatti (fidatevi mi hanno confermato la ricarica!)”. Anche le catene stanno al passo con la tecnologia: dopo aver circolato per anni in via cartacea sono passate ai messaggi e ultimamente sugli smartphone grazie ai gruppi whatsapp. Una bufala tira l’altra come le scoppiettanti pop-corn servite durante l’intervallo dello spettacolo. Visto che ognuno di noi ha una propria sensibilità e un

diverso modo di accogliere le notizie è bene evitare la diffusione di quelle poco attendibili con la scusa: “me l’hanno girato..pensavo fosse vero!”.Nei gruppi whatsapp diventiamo tutti un po’ degli operatori del mondo dell’informazione, dei “giornalisti”. Se ci piace questo ruolo dobbiamo imparare a essere professionali e verificare prima la notizia visto che i gruppi sono collegati ad altri gruppi in una fitta rete è come darla alla TV nell’orario di massimo ascolto.

DATO... E H C L A U Q A E OR ilioni cord di 700 m

fra re raggiunto la ci saggistica • WhatsApp ha e lo rende il servizio di mes ch i, di utenti attiv ondo tsApp più usato al m ssano da Wha ggi al giorno pa sa es m di di i er • 30 miliar di cui 32 ingegn lo 55 persone, rsone pe di i on • v i lavorano so enti: 70 mili ut ù pi n co e • l ’India è il paes WhatsApp a comunicano vi

I T A I L G I V O R

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