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mag 2017 n. 5

SEI FORTE,

MAMMA!


Kataboom

Contro le armi di distrAzione di massa

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oglio ringraziarti per il bene che hai voluto farci e per il bene che ci hai fatto, prima di tutto per il tuo mostrarti come sei, naturale, senza faccia da immaginetta (santino, ndr). Naturale. Senza artifici… Grazie per essere “normale”». Mi hanno fatto pensare queste parole “spontanee” di papa Francesco rivolte al francescano Giulio Michelini come ringraziamento per le riflessioni del frate in occasione di un ritiro spirituale predicato al papa e ai cardinali. Per Francesco la “normalità” di una persona merita un “grazie” che nasce dal cuore perché è la prova chiara e lampante dell’importanza di fare bene le cose di ogni giorno. La pensa in modo totalmente diverso la maggioranza della

GRAZIE PER ESSERE “NORMALE”

gente, soprattutto in questa nostra società iper veloce e super connessa. Qui le parole d’ordine sono: “apparire”, “strafare”, “avere successo”, essere riconosciuti da tutti, avere massima visibilità sui social. Per costoro la normalità del quotidiano – specialmente quando è monotona e stressante… – è una vera e propria sciagura che va allontanata dalla propria vita a tutti i costi. Anche questa volta io sono d’accordo con papa Francesco. E sai perché? Perché sono

convinto che nella “normalità” si fanno le scoperte migliori, si cresce nell’amicizia e nel rispetto delle persone e si hanno più occasioni per stare bene con sé stessi e con gli altri. A differenza della sensazionalità, la semplice e pulita normalità ti plasma in maniera positiva il carattere e ti prepara ad affrontare con coraggio le inevitabili sfide che segneranno il cammino della tua vita futura. Perché il bello è riuscire a essere straordinari nella normalità. Provaci! PM MAGGIO 2017

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...tanto per cominciare a cura di p. Elio Boscaini

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l 1° maggio celebriamo la festa del lavoro. La data è stata scelta per ricordare la protesta dei lavoratori che negli Stati Uniti – era il 1886 ‒ avevano scioperato per ridurre la giornata lavorativa a 8 ore. Erano i tempi in cui i lavoratori, senza diritti, lavoravano anche fino a…16 ore al giorno! Ogni giorno, o quasi, papà e mamma sono impegnati in attività che richiedono impegno, togliendo tempo ed energie per altre cose, come, per esempio, stare con voi. Ma anche voi, estate a parte, siete impegnati in quello che è il vostro lavoro di tutti i giorni, la scuola. Lo studio è anche fatica, ma serve perché un giorno possiate offrire tempo ed

energie per un servizio a tutti. Il lavoro è un’attività che impegna mani e testa. E se ci sono tanti tipi di lavoro è perché diversi sono il bene o il servizio a rendere: dal cuoco alla parrucchiera, dal contadino al pilota, dal dottore al poliziotto, dal musicista all’avvocato, dall’informatico al cantante, dal professore all’ingegnere, ecc. Tantissimi sono i mestieri e tutti richiedono tanto amore, per svolgerli nel migliore dei modi. Poi però c’è anche il lavoro minorile (in inglese, Child Labour). Sono più di 150 milioni i bambini e le bambi-

ne (in Africa, 70 milioni) che nel mondo sono intrappolati in lavori – nelle miniere, nelle piantagioni, a raccogliere rifiuti nelle discariche, a vendere cibo o bevande sulle strade, nel lavoro domestico… che mettono a rischio la loro salute mentale e fisica e li condannano a una vita senza svago né istruzione. Nonostante questo, milioni di bambini e bambine dei Paesi poveri del mondo chiedono di poter lavorare nel rispetto delle esigenze delle loro giovani vite. Sì al lavoro dignitoso e ben pagato, quindi; no allo sfruttamento che umilia e offende le persone: ecco l’impegno per un primo maggio diverso! Al lavoro!

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Profeti d'Africa

a cura di Marco Braggion

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om’è successo quando abbiamo raccontato la storia di Bakita, ci sono persone semplici e umili che con la semplicità dei gesti e con la loro vita sono diventate testimoni viventi di dignità e rispetto della vita e dell’amore. Ci sono poi persone che coraggiosamente nella propria vita hanno dimostrato cosa significhi non abbassare la testa di fronte alla violenza, alla prepotenza e ai soprusi. Ci sono poi molte donne che con la loro esistenza hanno dimostrato che la prepotenza e la violenza dei maschi non hanno portato e non porteranno mai a nulla di buono! La storia che raccontiamo in questo numero rappresenta un po’ l’unione

A N I T N E M CLE ANUARITE : A T E P A G NEN

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di tutte queste caratteristiche. Questi sono personaggi che comunque avranno sempre un ruolo nella storia anche se i grandi intellettuali e le enciclopedie non li considerano. La storia la facciamo tutti noi nella misura in cui lasciamo un segno di speranza, di affetto ai nostri compagni, ai nostri genitori e ai nostri amici. Quindi, ragazzi, siate sempre orgogliosi della vostra vita e affrontatela sempre col sorriso e a testa alta, perché solo per il fatto di vivere meritate riconoscenza e rispetto. Dicevamo che suor Clementina raggruppa nella sua storia la semplicità, l’umiltà, il servizio, il coraggio di sacrificare la vita per un ideale e di rispondere alla violenza con il perdono, anche a costo di morire.

Siamo in Repubblica democratica del Congo, in piena rivoluzione contro i coloni bianchi; come sempre, in guerra ci sono quelli con i fucili che si sentono padroni delle vite di quelli che il fucile non ce l’hanno e pretendono di usare quelle vite come dei fazzoletti “usa e getta”. Clementina viene violentata e uccisa da un militare perché si rifiuta di dare il proprio corpo

come oggetto della prepotenza di un maschio. Lo fa per fedeltà alla sua promessa di non avere un uomo cui dedicare tutta sé stessa per cercare di vivere il Vangelo. Il suo gesto, però, rappresenta soprattutto una donna che rifiuta la logica del maschio padrone che può usare le donne come gli pare e piace.

Bi ografi a 1939: nasce il 29 dic embre a Wamba, nel nordest dell’attuale Repubb lica democratica del Congo, da genitori non cristiani. Sarà battezzata ass ieme alla famiglia qualche anno dopo 1959: il 5 agosto ent ra nell’ordine religioso belga delle suore della Sacra Fam iglia 1959-1964: in convento era sagrestana e aiuto cuoca, poi maestra in una scuola prim aria 1964: il 1° dicembre , dopo essere stata rapita assieme alle consorelle due giorni prima dai guerriglieri Simba, viene uccisa dal capitano Olombe. Questo per essersi rifiutata di diventare “la sua donna” 1985: il 15 agosto vien e proclamata beata da papa Giovanni Paolo II

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Speciale

a cura di Jessica Cugini

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i può girare attorno al mondo, stando… a tavola. O meglio, è proprio grazie alla tavola che, dal 20 gennaio al 19 marzo, al Museo africano di Verona è stato possibile girare il mondo, e lo sarà fino al 4 giugno a Pordenone. Merito degli oltre 300 artisti internazionali che hanno partecipato al richiamo di questa rassegna, che

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poi ha scelto di esporre 70 illustratori (per lo più donne) per raccontare cosa accade attorno alla tavola, come non solo il mangiare sia diverso, ma anche lo stare, il condividere… Non tutti stanno attorno al tavolo per consumare un pasto, c’è chi sta seduto in terra, in circolo con gli altri; non in tutti i paesi si usano le forchette, c’è anche chi mangia con le bacchette, chi con le mani; non tutti i pasti

sono vissuti con gioia, non quando purtroppo c’è davvero poco, oppure quando non si ha qualcuno con cui condividere quel che si ha. Ma il cibo, da sempre, è ciò che ci unisce e ci fa sentire uguali, non tanto per il come e cosa si mangia, ma perché alimentarci è fondamentale per vivere e tutti (di certo la maggior parte), in qualsiasi parte del mondo viviamo, accediamo al nostro primo nutrimento allo


, o t n o r p È ! a l o v a t a stesso modo: dal seno materno. Ancora prima, dal grembo materno. E questa unicità, alla mostra A tavola era rappresentata splendidamente dall’illustrazione “Il primo pasto. Una mamma, tutte le mamme” di Andeina Parpajola, in cui l’artista padovana ha disegnato una donna nera che allatta e che, nell’abbracciare il suo piccolo, mostra una mano nera e una bianca, l’universalità del materno… PM MAGGIO 2017

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P Rate

Parlarsi e vedersi in tempo reale via telefono non è più fantascienza. Andiamo a scoprire la storia della videotelefonia

Ti a cura di Annalisa Mirabella

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e n t’ a n n i f a p o t e r s i parlare e nel frattempo vedere attraverso lo schermo di un cellulare sembrava roba da 2001 odissea nello spazio, il film fantascientifico di Stanley Kubrick. La prima chiamata da telefono cellulare venne effettuata

il 3 aprile 1973 dall’ingegnere Martin Cooper che a quei tempi lavorava per la Motorola. Trent’anni dopo, nel 2003, l’avvento della tecnologia UMTS (Universal Mobile Telecommunication System, ovvero il sistema mobile universale di telecomunicazioni) permise le videochiamate, la registrazione e la visualizzazione di

brevi filmati nonché la visione di canali TV e programmi dedicati. La cosiddetta “videotelefonia” tuttavia non è poi così recente come si crede. La prima videoconferenza infatti avvenne nel 1964 a New York. Per dimostrare come le telecomunicazioni potessero essere di aiuto agli utenti che utilizzano il linguagPM MAGGIO 2017

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gio dei segni, vennero messi in comunicazione video due utenti sordi, che, in questo modo, poterono comunicare liberamente. Tale tecnologia è stata poi perfezionata dall’arrivo della rete analogica (1990) che permise di abbattere i costi della chiamata e migliorare la velocità della connessione. Sebbene la video-chat sia integrata già da tempo nei servizi di instant messaging (messaggistica istantanea) per PC come ad esempio ICQ, Skype, AIM, Yahoo! Messenger, per citare i più noti, la videochiamata è tornata in auge con gli smartphone e le sue applicazioni.

oovoo.com

wechat.com

mare? Con Viber il dilemma è risolto dal momento che è possibile fare entrambe le cose. Viber è gratuito – come le app già elencate – e non richiede la creazione di account: basta inserire il proprio nume-

ro di cell e attendere l’invio del codice di accesso. Tango: sono gia 300 milioni le persone che “ballano”. Affidabile, gratuito e forse il migliore in giro, anche con Tango si possono inviare messaggi,

Applicazioni top per videochiamare Passiamo in rassegna una breve classifica delle migliori app per videochiamare amici e parenti che magari abitano lontano. ooVoo: state organizzando una festa o volete mettere in contatto i cugini che vivono sparsi per l’Italia? Con ooVoo è possibile chiamare fino a 12 utenti contemporaneamente. Se poi si desidera mantenere un ricordo della sessione, ooVoo permette persino di registrarla. WeChat: non solo chat e videochiamate, ma con WeChat è possibile condividere foto, video, musica e articoli che si ritengono interessanti pescati nella rete. Gli “stati”, definiti “momenti”, possono essere aggiornati in tempo reale collegando la app a Facebook e Twitter. Viber: chiamare o videochia-

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Ebony incontra Beyoncé

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viber.com

na giovane fan della cantante Beyoncé, Ebony Banks, tragicamente affetta da cancro, ha realizzato il suo sogno: “incontrare” la popstar. Grazie ai suoi amici che hanno movimentato la rete con l’hastag #EBOBMEETSBEYONCE, sono riusciti ad attirare l’attenzione di Beyoncé che ha videochiamato personalmente Ebony via FaceTime, una app per iOS. Questo è l’uso che ci piace del web!


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