PM di giugno 2011

Page 1

ANNO 85 • n° 987 • € 3,00 • Poste IItaliane li s.p.a. • sped. d iin a.p. • D D.L. L 353/2003 ((conv. iin L L. 27/02/2004 n°° 46) art.1, 1 comma 1, 1 DCB VERONA CONTIENE I.P.

giugno 2011 - n.

na r o i s s i lo m o c c i p il io 6


i t t Tauvotare sì iusto un anno fa avevo scritto su questa stessa rubrica un piccolo commento mio ad un grande problema che interessa tutti: quello dell’acqua. Si trattava, allora, di prendere coscienza sul fatto che questa preziosissima risorsa venisse considerata un bene accessibile a tutti e non una merce per arricchire i soliti furbi e approfittatori. Ebbene, un anno dopo ritorno sull’argomento lanciando a tutti voi un forte, chiaro e caloroso invito: il prossimo 12 giugno accompagnate mamma, papà, sorelle e fratelli maggiori di 18 anni, zii, nonni e parenti a votare SÌ al referendum sull’acqua. Dite loro di non essere pigri e di non farsi distrarre dal bel tempo, dall’aria di vacanze che già si respira o dalla voglia di andare in spiaggia. Per una volta il mare può aspettare qualche ora: l’importante è che almeno 25 milioni di italiani e italiane prendano in mano la scheda e segnino con una bella croce i due SÌ stampati sopra.

G

Kataboom Con t

(Arm i di

ro l e

Dist r

azi

one

A .D. di M a

M.

ssa)

Rinfresco la memoria a chi andrà a votare. Si vota SÌ: • per dire no a due leggi che vanno contro il bene dei cittadini; per fermare la privatizzazione dell’acqua potabile in Italia e impedire che si facciano affari con un bene che appartiene a tutti e non a poche società o imprese multinazionali; • per ricordare a grandi e piccoli che “l’acqua non si vende” ed è un diritto umano universale, tanto importante come la libertà, la democrazia, la giustizia; • per non dimenticare che in molti Paesi europei (vedi Francia e Germania) dove il servizio idrico è finito nelle mani dei privati, si sono avute bollette più care, scarsità d’acqua e problemi nella distribuzione e nella qualità. L’acqua deve rimanere un bene pubblico? SÌ, vi dico, due volte SÌ! Scrivetevelo bene in testa e poi sulla scheda, mi raccomando! Giu 2011


20 giugno: Giornata mondiale del rifugiato dal 2001 che il 20 giugno si celebra la Giornata mondiale del rifugiato. Con una risoluzione adottata all’unanimità, l’Assemblea generale delle nazioni Unite aveva deciso nel 2000 di dedicare una giornata mondiale ai rifugiati, con l’obiettivo di riaffermare i diritti dei milioni di persone che fuggono dal proprio paese in cerca di protezione e dell’impegno di governi e cittadini nell’accoglienza nei loro confronti. Sono molte le organizzazioni schierate a fianco dei rifugiati, in particolare l’Unhcr (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati), con sede a Ginevra, in Svizzera, che si occupa

È

UNHCR: è Nazioni Un l’ a g e n z ia d e ll e (United Na ite per i rifugiati m is s io n e r tions High ComCreata ne fo r R e fu g e e s ). l a d o p e ra 1950, cominciò re il 1 ° g e n n a io 1951, in fa v a ri m o ti v vore di chi, per espulso da i, fu g g e o v ie n e cerca ospit l proprio Paese e straniero alità in un Paese

6

a cura di p. Elio Boscaini

di milioni di rifugiati e di altre persone in difficoltà bisognose nel mondo. La data del 20 giugno è stata scelta perché coincide con la data in cui si celebra la Giornata africana del rifugiato. È l’Africa, infatti, che ospita il numero maggiore di rifugiati e dimostra tradizionalmente estrema generosità nei loro confronti. Per noi italiani il problema dei rifugiati è tornato d’attualità con gli sbarchi, soprattutto a Lampedusa, di immigrati provenienti soprattutto da Tunisia e Libia o fuggiti da altri paesi africani, in particolare Eritrea e Somalia. Puntualmente ci siamo divisi fra chi vuole gli immigrati, appellandosi alla solidarietà e chi gli immigrati proprio non li vuole, azzerando il dovere di solidarietà che dovrebbe distinguerci in quanto popo-

Piccolo rifugiato in un campo del Nordafrica

G. MASTROMATTEO

Attualità


G. MASTROMATTEO

lo che ha avuto, in poco più di un secolo, milioni di emigrati in fuga dalla povertà in ogni parte del mondo. Nel nostro Paese, dove il diritto d’asilo è garantito dalla nostra Costituzione, c’è un rifugiato ogni 1500 abitanti. Lo scorso anno l’Italia ha accolto soltanto 7mila richieste d’asilo, contro le 40mila della Francia e della Germania o le 30mila della Svezia.

G. MASTROMATTEO

Dall’inferno del proprio paese al limbo dei campi

carestie, fame, guerre, disastri naturali, violenza generalizzata contro la popolazione. L’Alto commissariato Onu per i rifugiati parla di oltre Noi italiani abbiamo, forse, scarsa 67 milioni di persone in consapevolezza di che cosa significhi fuga da conflitti armati, essere un rifugiato, lasciare il proprio persecuzioni etniche e Paese per cercare un lavoro o fuggi- religiose, dalla dittatura e re perché si è stati oggetto di violen- dagli arresti arbitrari. E di ze, torture, oppressioni. Si fugge per questi, l’80% si trova nei paura di essere uccisi e per sottrar- Paesi del Sud del mondo. si a persecuzioNonostante l’alto numeni politiche, per DIRITTO D’ASILO: «Lo straniero, al ro di rifugiati presenti in qua motivi religiosi, l’ef le sia impedito nel suo paese paesi come Germania fettivo eserciz di appartenenza democratiche gar io delle libertà (600mila) o Regno Unito antite dalla Coetnica o razziale. stituzione italiana, ha diritto d’a (circa 300mila), in Europa siMa sempre più si lo nel territorio della Repubblica sta maturando un’interpresecondo le condizioni stabili te dal- tazione sempre più restritticerca riparo da la leg ge» (articolo 10, comma 3)

IN FUGA DALLA POVERTà

E. DAGNINO

La protesta di rifugiati sudanesi in Libia

Giu 2011


PORTANDO RICCHEZZA Attualmente sono meno di 50mila i rifugiati in Italia con diritto d’asilo. I principali paesi di origine dei richiedenti asilo in questi ultimi anni sono stati nell’ordine: Nigeria, Somalia, Eritrea, Afghanistan e Costa d’Avorio. Dei rifugiati non bisogna aver paura, perché, di solito, sono persone di notevole creatività, che portano con sé una grande reputazione o la conquistano nel paese di accoglienza. L’esperienza, poi, viene a dimostrare che, dal punto di vista economico e culturale, essi creano più ricchez-

8

za di quanta ne consumino. Qualche nome di rifugiati famosi, ossia di persone che hanno svolto un ruolo eccezionale per talento, esperienza o ricerca e sono entrati a pieno FORTEZZA EUROPA : Dal all’ap diritto nella storia della società giova rile 2011 almeno 161988 ni sono mo .265 rti ne che li ha accolti? Albert Ein- di entrare nella “fort l tentativo ezza E stein, Victor Hugo, Giusep- pa”. Oltre alle m igliaia di p urone morte a ersope Garibaldi, Enrico Fermi, il c n omune” de negate nella “fossa l Mar Medit Dalai Lama e molti altri. Vuoi e nell erraneo ’Oce scommettere che a contare stati 1703 iano Atlantico, sono p rofu sui rifugiati, ci guadagniamo perso la vita nel S ghi che hanno ahara; 398 negati nei anfi tutti? 367 morti umi dell’Est Europa ; in incidenti nei TIR; 11 4 i morti di stradali o v fr a eddo nei lichi di mo Sulle spiagge di Lampedusa ntagna si infrange il sogno

G. MASTROMATTEO

va del rispetto del diritto d’asilo. Forse anche per questo il nostro governo ha litigato con Francia e Germania riguardo l’ultima ondata di immigrati. L’Europa rischia di vedere i propri confini o il mare nostrum trasformarsi in linee di respingimento e cimitero per tanti poveracci, sebbene tra i principi contenuti nella Convenzione di Ginevra del 1951, ci sia il divieto di espellere o di rimandare indietro i rifugiati in territori dove le loro vite e libertà sarebbero minacciate per varie ragioni.

E. DAGNINO

In viaggio verso il futuro: l’Europa


UNCHR

a cura di Pablo Sartori

M. BURZIO

Bambine sahrawi

La lotta per la libertà del popolo del Sahara Occidentale oi occidentali pensate che il deserto sia solo sabbia, sole e morte. E invece vi sbagliate. Per noi che da secoli viviamo qui, il deserto è la nostra terra, la nostra vita!”. Rimango di stucco nel sentire le decise parole di Brahim Ameidan, adolescente 14nne sahrawi. E mi chiedo come possa un ragazzo così giovane avere tanta consapevolezza e chiarezza di idee riguardo la situazione che il suo popolo sta vivendo.

“V

Un paese diviso Brahim appartiene ad una famiglia sahrawi che per anni è stata duramen-

te colpita da violenza, povertà e discriminazione. Una situazione insostenibile, iniziata nel 1976, anno in cui la Spagna abbandona la sua colonia del Sahara Occidentale (vedi box 1) nelle mani del Marocco. “I miei nonni, mio padre, i miei zii e tutti i parenti più anziani della nostra famiglia hanno partecipato attivamente alla nascita del Fronte Polisario, il movimento che nel febbraio di quello stesso anno proclamò l’indipendenza della Repubblica araba sahrawi democratica (Rasd). Da allora viviamo in una terra invasa dai militari di un altro stato, oppressi nel nostro stesso territorio, diviso da un muro (vedi box 2) di sabbia e di odio che spacca il deserto”. Giu 2011


F. MORETTI

Campo profughi sahrawi in Algeria

Il vero problema “Sai qual è il vero nocciolo del problema?”. Le parole di Brahim anticipano ciò che già sospettavo: le ricchezze naturali del deserto. Tutti sanno che il Sahara Occidentale dipende eco-

22

rto sert dese dell de Add ovest de di superficie) si l Sahara Occidentale (266.000 km2 del Nord, tra il ica ’Afr dell a trova sulla costa atlantic io, che comprende Marocco e la Mauritania. Il terr itor Sahara, è pianegdel erto des la parte occidentale del o e roccioso a est. giante e sabbioso a ovest, collinospensare, il Sahara sa pos si Contrar iamente a quanto flora e fauna, in cui gli Occidentale è un paese ricco di icoltura, allevamento agr di abitanti riescono a vivere i sotto occupazioterz due per è io itor terr e caccia. Il terzo è considente ane rim il ne del Marocco, mentre io. Gli abitanti sono rato “liberato” dal Fronte Polisar Algeria. in i fugh 530.400, di cui 165.000 pro

I

nomicamente dal Marocco, il quale importa gli alimenti e le risorse energetiche di cui la gente del deserto ha bisogno. In più controlla le attività locali come la pastorizia nomade (cammelli, capre e pecore), la coltivazione delle palme da dattero nelle oasi e soprattutto la ricca pesca nell’oceano. “Nella ‘zona liberata’ noi sahrawi lavoriamo come commercianti e pastori di dromedari, sotto il pericolo costante di morire pestando una mina” ricorda Brahim.

ONU

Nonostante gli accordi del 1988 per un piano di pace tra Marocco e Polisario e la missione delle forze dell’ONU che dal 1991 monitorano l’area per il cessate il fuoco, il popolo sahrawi è disgregato in un territorio controllato ad ovest dal Marocco, che continua ad amministrare i territori occupati come una sua colonia, e ad est dal Fronte Polisario, il governo sahrawi in esilio nelle tendopoli attorno a Tindouf (Algeria). Una divisione fonte di dolore e sofferenza per una popolazione – il Sahara Occidentale è l’ultima colonia del continente africano – che da decenni soffre la durissima repressione di qualsiasi attività politica, economica e culturale da parte della nazione marocchina.

Campo profughi di El Aaiun (Sahara Occidentale - Algeria)


Il muro nel deserto

N

el deserto il Mar occo ha costruito una serie di 8 muri che corrono da nord torio in questio a sud del terr ine totale di una sim . La lunghezza ile 2720 km, controlla barr iera è di zione militare og ta da una postani 5 km, da un ra dar ogni 15 e da un’infinità di bunker, fossati e mili oni di mine.

M. BURZIO

F. MORETTI

Danza per la libertà

Ma il vero business del Sahara si chiamano “fosfati”. “Pensa – continua il ragazzo – qui noi abbiamo i più grandi giacimenti di fosfati al mondo; la più vasta miniera del pianeta, che copre una superficie di 250 chilometri quadrati, ed è collegata al mare con un

nastro trasportatore lungo 99 chilometri”. E poi, aggiungo io, ci sono importanti riserve di petrolio e gas, ma soprattutto – e non è una sciocchezza – sole ed acqua. Il sole alimenta già gli impianti solari dei campi profughi sahrawi in Algeria, dove viene sviluppata un’importante tecnologia indispensabile all’economia della futura nazione indipendente del popolo del deserto. E l’acqua potabile, presente in abbondanti quantità in una delle più estese falde freatiche al mondo, attende di emergere nei numerosi pozzi, laghi e bacini che rendono verde il deserto. Così pure il popolo sahrawi attende da anni un referendum che proclami l’indipendenza definitiva del Sahara Occidentale, la fine dell’occupazione marocchina e la caduta del muro di silenzio della comunità internazionale che, per interesse, sembra essersi dimenticata delle drammatiche condizioni di vita dei figli del deserto.

Giu 2011


a cura di Antonio Romero

RADIORTM.IT

Zoom

a tempi immemorabili, la notte che precede il 24 giugno è considerata “particolare” e magica, paragonabile, per importanza e fascino, alla notte di Capodanno o a quella della vigilia di Natale. Una notte da sempre vissuta dagli uomini come un intreccio di forze ed energie in parte conosciute, che incutono paure e timori da sconfiggere o dominare. Per i popoli precristiani, questa notte era collegata ai culti solari che celebravano il solstizio d’estate, nel passaggio tra il 21 e il 22 giugno. Festa del fuoco, elemento in cui si bruciavano le cose vecchie o marce;

D

La Notte Magica L’ERBA DI SAN GIOVANNI

L’

OSTERIASULLAGO.COM

iperico è detto anche “erba di San Giovanni”, una piantina perenne dai bei fiori gialli che sfregati tra le dita emettono un secrezione che colora la mani di rosso e perciò viene detta anche “sangue di San Giovanni”, versato al momento della decapitazione.

26

La magica pianta dell’iperico, detta “erba di san Giovanni” o “scacciadiavoli”

dei falò che allontanano le tenebre e gli spiriti cattivi e “danno forza” al sole che, a partire da quella data, diventa sempre più “debole” nell’accorciarsi dei giorni fino al solstizio d’inverno. Notte di incantesimi, scongiuri e oracoli, per assicurarsi un futuro sereno e gioioso, nella speranza di avere cibo, denaro e salute in abbondanza. A questo scopo, si richiamano gli straordinari poteri non solo della luce e del fuoco, ma anche quelli delle acque, della terra e dei suoi raccolti, della rugiada, dei fiori e delle erbe. L’artemisia, l’arnica, le rosse bacche del ribes, l’erica, il fiore della felce, aglio, cipolla, menta, rosmarino, vischio, sambuco, noci e iperico: rimedi naturali per il corpo e, per chi ci crede, anche per lo spirito, protetto da ogni forma di male psicologico ed interiore. SPA ZIOI NWI ND.I T

Quando il sole “muore” e nasce san Giovanni


Il paese di Monterosso Almo (RG) festeggia san Giovanni Battista

In una notte così speciale (per durata di tempo è anche la più breve di tutto l’anno…) non poteva mancare l’elemento cristiano che “santifica” gli aspetti pagani e tradizionali di questa importante data. Ecco allora che qualche giorno dopo il solstizio d’estate, il calendario liturgico della Chiesa latina celebra il “natale” di san Giovanni Battista. Sei mesi prima della nascita di Gesù, a ridosso del solstizio d’inverno, la tradizione cristiana colloca la nascita del cugino Giovanni (il precursore, “colui che precede”) in prossimità di un’altra festa del sole pagana, il solstizio estivo. Il Battista ha avuto l’onore di essere stato definito dallo stesso Gesù: “Il più grande tra i nati da donna”. Una fama ben meritata da questo profeta austero di 2000 anni fa che si nutriva di radici, erbe e miele selvatico, che vestiva poco eleganti pelli di cammello e che purificava le anime e i corpi con le acque del battesimo, diventato il modello per una vita più semplice, generosa e legata ai ritmi della natura. Come re-

SPAINCENTER.ORG

GIOVANNI IL BATTEZZATORE

cita questa antica preghiera della Valsesia (regione Piemonte) invocata alla vigilia del 24 giugno: “Dio onnipotente ed eterno, che hai santificato nell’utero di tua madre il beato Giovanni Battista e nel deserto hai voluto nutrirlo di erbe, di radici e di locuste silvestri, degnati di benedire questi rami, i fiori e le nuove biade, i frutti e le erbe che la gente raccoglie, affinché siano una medicina per tutte le anime e per i corpi e abbiano potere contro le tenebre, le nubi e le malignità delle tempeste e contro le incursioni dei demoni…”. Una notte che continua ad affascinare milioni e milioni di persone in ogni parte del mondo, sia in Europa (Italia, Spagna, Portogallo, Germania, Finlandia, Svezia, Norvegia, Regno Unito) come in America (Brasile, Cile, Perù, Venezuela, Colombia). Radunate attorno ad un fuoco, sulle rive del mare o di un fiume, rivivono la magia dell’eterna lotta contro il male, nella speranza che venga definitivamente sconfitto dalla forza dell’unione e dell’amore tra gli uomini.

I cittadini di Alicante (Spagna) con gli abiti tradizionali per la “fiesta de san Juan” Giu 2011


Miss Italia

1

per una sana e robusta costituzione A cura di Marco Braggion e Claudio Bighignoli

Art. 5 - La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento.

N

e l m e s e d i m a r zo, i l g i o r n o 17, a b b i a m o festeggiato i 15 0 anni dell’Unità d’Italia; infatti in quel giorno, nel 1861 venne proclamato il” Regno d’Italia”. In realtà l’Italia nasce come “allargamento” del regno di Sardegna e quindi per volontà di un re (Vittorio Emanuele) non per volontà democratica del popolo. Se questo non si può contestare perché fa parte della storia, bisogna dire che l’Italia si è poi unita nel tempo: con le lotte per i diritti dei lavoratori a fine ‘800, con la resistenza al fascismo, con la lotta dei partigiani, con la scelta della Repubblica al posto della monarchia e con la stesura della nostra Costituzione.

IL PLURALE DI CITTADINO? CITTADINI

IL PLURALE DI NAZIONE? NAZIONI

IL PLURALE DI ITALIA?

NON ESISTE!


robusta costituzione LAVORO ALL’ESTERO MA RESTO ITALIANO...

17 MARZO... FACCIAMOLE PRENDERE UN PO’ D’ARIA...

• La maggior parte degli Italiani ha fiducia nel Presidente della Repubblica perché garantisce l’unità di tutti gli italiani.

• Durante la festa del 17 Marzo molte persone hanno appeso la bandiera italiana ai balconi.

• Molti scienziati italiani all’estero sono orgogliosi del loro Paese, anche se sono costretti ad uscire per lavorare

• Quasi tutti gli italiani sono orgogliosi di cantare il proprio inno nazionale.

• Restando unita l’Italia repubblicana ha ridotto moltissimo la povertà dei suoi cittadini.


debole costituzione NOI L’INNO NON LO CANTIAMO... ... ANCHE PERCHÉ NON LO SAPPIAMO...

• Ci sono persone che vorrebbero dividere l’Italia solo per non spendere soldi per aiutare i più poveri.

• Il 17 marzo il partito della Lega Nord in molte parti d’Italia si è rifiutato di ascoltare l’inno nazionale.

• Purtroppo negli ultimi anni il Governo non è riuscito a garantire alle regioni del Sud lo stesso livello di servizi di quelle del Nord.

• C’è disuguaglianza tra le Regioni nel garantire lo stesso livello di cure mediche a tutti i cittadini.

• Ci sono persone di alcune Regioni che alimentano l’odio verso persone di altre Regioni. E TU DOVE VAI DI BELLO?

A GENOVA. È UN’OTTIMA CITTÀ PER OPERARSI DI APPENDICITE... ... ‘STI POVERI. SEMPRE A CHIEDERE SOLDI...

... PER FORZA. NON SI ACCONTENTANO DI QUELLO CHE HANNO... BAH, BUONANOTTE!


COSA FA UN SINDACO?

MACCHÉ UNITÀ D’ITALIA, MACCHÉ COSTITUZIONE...

... A PROPOSITO, COS’È LA COSTITUZIONE?

FA DA PONTE FRA STATO E CITTADINI!

Per questi e per tanti altri motivi, oggi l’unità della Repubblica è un principio fondamentale del nostro Paese come l’uguaglianza, la solidarietà che abbiamo approfondito nei mesi scorsi. Chi non riconosce il principio dell’Unità d’Italia va contro la Costituzione. L’articolo ci dice poi che “vengono riconosciute e promosse le autonomie locali”, cosa significa? Significa che non siamo tutti uguali, che ci sono delle regioni del nostro paese dove si parlano altre lingue oltre all’italiano, dove ci sono alcune usanze diverse; ma la diversità, lo vediamo anche nelle nostre scuole, deve essere sempre e lo è, una ricchezza, perché l’incontro con persone diverse da noi ci dona sempre qualcosa che non avevamo prima. Lo Stato dunque riconosce le diversità ma le vuole unire sotto un’unica bandiera, quella verde, bianco, rossa dell’Italia trasformandole in ricchezza per tutti.

Po o i si p arla ad el decentramento de e ce c nt ntra r me ment n t o amam mPoi parla del m ni mi n stt ra rati tivo vo che ch he e vvuol uo o l di i re e semplices em empl p ic pl i eministrativo dire mente che lo Stato per essere vicino ai suoi cittadini ha bisogno di avere degli organi presenti in giro per il paese: i Comuni, le Province e le Regioni sono un esempio: danno servizi pubblici ed essendo più vicine ai cittadini conoscono di più i loro problemi potendo così dare soluzioni migliori per soddisfare i loro bisogni. Poi ci sono uf fici sparsi in tut te le province per le tasse, per controllare meglio che tutti le paghino, abbiamo uffici di polizia e carabinieri, per dare sicurezza ai cittadini e garantire il rispetto della legge e così via. Per fare tutto questo lo Stato deve “adeguare i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento” che in poche parole significa fare delle leggi che vadano incontro ai bisogni diversi dei vari territori della nostra Italia, perché problemi diversi hanno bisogno di soluzioni diverse.


Tatic samuel

Chasqui

ra il 10 febbraio del 2000. Quel giorno più di 15mila indigeni di buon mattino erano scesi dalle montagne del iChiapas ed avevano invaso pac all toba Cris San di ficamente la città lQua i. tarm salu de las Casas per , che giorno prima, il 25 gennaio l (da i ann 40 i iato egg fest avevo 1959 al 1999) come vescovo in quella che era da tutti considerata la diocesi più “indigena” di tutto il Messico. Arrivarono i maya alla città “meticcia” dai quattro punti cardinali, vestiti con i loro coloratissimi abiti delle grandi occasioni, per esprimere il loro profondo affetto verso di me, Tatic – padre, in lingua maya – Samuel, che me ne andavo in pensione. All’alba di quello stesso giorno padre Clodomiro Siller aveva aperto l’antico libro Tonal pohuali per consultare il calendario maya e conoscere i segni (lo spazio e il tempo) della mia . giornata in qualità di festeggiato . ore fi 12 il fu ì usc ne che La data per 3 Il numero dodici formato da lità 4. Il quattro rappresenta la tota del one iazi med cosmica, il tre la a. terr e o ciel tra to vento, l’elemen nata gior una in e ssar L’abito da indo ncome quella era il quetzal, lo sple i verd e dido uccello sacro dalle pium in to ona rigi che non può restare imp mano l’ una gabbia: per questo lo chia migliaia le Per . rtà” ”uccello della libe mattina lla que ti sen pre a di indios may ero il uel, Sam io, : imo riss chia il segno fu la per mediatore, l’indomabile lottatore libertà.

E


giorno, la campana del mezzo Non era ancora suonata drale porresso solenne in catte quando feci il mio ing re e guida l Jcanan Lum (protetto tando la bandiera de li maya evano regalato i popo del popolo) che mi av ziaan 13 accompagnato da della mia diocesi. Ero lle de a nz i”, in rappresenta ni considerati i “sagg lla diocesi. de i sette zone pastoral ghiera e la liturgia pre la ziò Subito dopo ini lingue maya (tzotzil, in quattro differenti in inglese e spach’ol, tzeltal, tojolabal), sente pregò per gnolo. Il popolo pre techisti e anica me e per tutti quei arcerati e inc ti, matori perseguita r i “mipe e ch an o uccisi. Pregamm devono eselitari e i poliziotti che hé non si guire gli ordini, affinc o stessi accaniscano contro i lor mi nto fratelli”. In quel mome lSa l de ricordai del vescovo an qu ro vador Oscar Rome a di do, pochi giorni prim un da to ina ass essere ass be eb , are ilit ram gruppo pa rare i il coraggio di implo role: soldati con queste pa iedo, ch vi “Nel nome di Dio, a reall ne fi vi ordino di porre pressione!”.

Dopo molti an ni ho capito ch vera r missione p e la mia astorale era q ricchezza e i uella di rivalu diritti delle cu tare la lture indigen All’inizio ero e. co m e un pesce che dor avevo gli occh me con gli oc i aperti, ma no chi aperti... ra, chiese pie n vedevo la re ne, gente che altà... Vedevo cantava; sent gente povereligiosità stra ivo che c’era ordinaria... M una dimension a un giorno m indigeno leg ed i riferirono ch ato a un alber e avevano tenu i o e lo avevan ero in visita in o punito, fust to un quel luogo... igandolo, pro prio mentre Se due bamb ini, uno grass questa non si o e l’altro mag muove. Uno re ro, giocano su sterà fermo in tirà. E a nulla ll’altalena a b alto e l’altro in servirà che il ilancia, mediatore si basso e ness no della bilanc uno si divermetta nel cent ia. Dovrà inve ro, ad equa d ce mettersi d distanza: allo istanza, sul p alla parte del ra sì, l’altalena erbimbo magro si muoverà ed , alla “giusta” Nella mia vita entrambi sara ho capito che nn o fe lici. ricchi, e che i poveri devon il primo mon o esistere affi do esiste solta nc hé possano esis nto perché es Non ci sono ne tere i iste il terzo. mici, sono tutt i amici: alcuni “Tatic, lascia b uo ni e alcuni cattiv qui due terzi i del tuo spirito !” (Eliseo, am ico di mons. Sa muel).


Samuel Ruiz García, già vescovo di San Cristobal de las Casas, è morto il 24 gennaio 2011, all’età di 86 anni. Figlio di due immigrati illegali messicani negli USA, a soli 35 anni di età fu nominato vescovo e posto alla guida della diocesi che fu del suo illustre predecessore del 1500 Fra Bartolomé de las Casas. Fin dagli inizi della sua missione, si schierò decisamente a fianco delle popolazioni indigene sfruttate e discriminate dai proprietari terrieri e dalle forze dello stato messicano. Per il popolo povero del Chiapas don Samuel divenne così il fratello, l’amico “caminante” instancabile, il costruttore di pace che ha saputo fare da mediatore tra le parti che si affrontavano pensando di risolvere i conflitti con le armi. Criticato e avversato dai ricchi e dai potenti che non gli perdonavano di “aver fatto alzare la testa agli indios”, questo vescovo coraggioso fu nominato dai poveri loro “portavoce a vita”, esempio per tutti quelli che “lottano per un mondo terreno più giusto, più libero, più democratico, ossia per un mondo migliore.” (da un comunicato del Comando dell’Esercito zapatista di liberazione nazionale – EZLN – del Messico). Un mondo dove tutti siamo chiamati a prendere posizione a favore degli ultimi e di chi è in difficoltà.

Parlane con ...

PA DOVA p. Daniele: gimp adova@ giovanie missione.it sr. Lorena : orarirl o@yahoo.com VE NEGONO SU PE RIOR E (VA) p. Livio: livio.tag liaferri@ libero.i t NA POLI sr. Betty - sr. Eleon ora: combotorre @yahoo.it p. Domenico: dome nicog @ prodig y.n et.mx PE SA RO p. Ottavio: gimpes aro@ giovaniemi ssione.it ROMA p. Jesùs : gimrom a@yahoo.it sr. Eugenia : sister eugenia @yahoo.c om PA LE RMO sr. Tiziana - sr. Ro sa : combopalerm o@ libero.it Danila: laici- co om mbo mb on nian ni@ lib libe erro o.i .it .i


40


Giu 2011


42


Giu 2011


44


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.