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ANNO 86 • n° 1000 • € 3,00 • Poste Italiane s.p.a. • sped. in a.p. • D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art.1, comma 1, DCB VERONA
m is o l o c i l p ic io s iona r CI A L set/ott settembre 2012 O SP-En. 9/10 E
... tanto per cominciare
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a cura di p. Elio Boscaini
ccoci dunque: numero 1000 e tanta voglia di continuare. Sì, l’avventura continua. Tra le mani ti ritrovi il tuo giornalino più bello del solito: attraente, vario e adatto al momento che stai vivendo. E che ti fa sentire parte di una grande famiglia di lettori. Alcuni missionari l’avevano voluto tanti anni fa, 85 per l’esattezza. Altri tempi, dirai. E dove, certo, il mondo del web era ancora tutto da inventare… Da quando hai imparato a leggere, hai scoperto anche che la lettura è la chiave del tuo successo a scuola, come lo sarà per quello professionale. Il piacere di leggere e il piacere di scoprire. E così anche il PM è diventato tuo compagno di strada. L’attesa del postino con la tua rivista, ne sono certo, si colora a volte d’impazienza. Che dice la tua apertura sul
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mondo e la vera complicità che con il giornalino hai creato. Ogni mese vi ritrovi dei punti di riferimento: le rubriche regolari, la posta dei lettori, delle storie da divorare, delle brevi informazioni da becchettare, ritagli di vita in fumetti o giochi per lavorare di testa. L’obiettivo è lo stesso: divertirti, aiutandoti a perfezionare i tuoi gusti e, quindi, la tua personalità, perché tu sia un lettore felice e solidale. Mettendo in azione le tue competenze tramite le notizie, i giochi e i quiz il PM viene a rafforzare quanto stai imparando a scuola, offrendoti la magnifica occasione di accogliere visioni del mondo molteplici: un punto di vista diverso ma anche un modo diverso di dirlo, quasi una musica di parole.
Questo numero speciale del PM vale doppio, anche
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Il nostro giornalino intende soprattutto esaltare quattro valori che sono come i quattro pilastri su cui costruire, solidamente, la casa della tua persona: il rispetto, la collaborazione, la gioia di vivere e la generosità. Il rispetto che dice bisogno di giocare, di avanzare, di scoprire, aprendoti alle differenze che rendono bella la tua famiglia e tutta la società, cosciente delle tue forze e capacità, ma anche dei tuoi limiti. E tutto questo nell’attenzione alla qualità dell’ambiente che ti circonda. La collaborazione che significa non sentirci soli, ma capaci, invece, di condividere le conoscenze, di comunicare le esperienze, di ascoltare l’altro con interesse e attenzione così da stabilire una rete efficace di comunicazione.
Gioia di vivere che si traduce in quella spontaneità ed energia naturale che è la tua di ragazzo/a, il piacere e lo humour. E ancora: dinamismo, spirito ludico, atteggiamenti positivi, curiosità, creatività e gusto della scoperta. La generosità che mette in azione la tua capacità di aiuto reciproco, il gusto nell’impegno a donare te stesso/a, il tuo tempo, le tue idee. Difficile? Certo che no. Soprattutto se sei circondato/a da tante persone amiche disposte a tenderti una mano. E se stai compiendo questo viaggio, il più bello, quello della vita, in compagnia di tanti piccoli e grandi amici. Che, come te, credono che dare la propria vita per gli altri è quanto di meglio ciascuno di noi è chiamato a fare.
per il mese di OTTOBRE. Arrivederci a novembre!
L’avventura continua Sett/Ott 2012
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1000 e sempre assieme a voi (2a parte)
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Speciale 1000 direttori
a cura di p. Gianni Gaiga e p. Tonino Falaguasta
CACCIA O R E M U N L A H
o sempre avuto una certa passione per i numeri, quasi un pallino. E in particolare mi piacciono quelli tondi. Trovo che abbiamo in sé stessi un che di affascinante, di pienezza, di soddisfazione. Così, qualche anno fa, all’inizio del mio lavoro nella mitica redazione PM, mi venne spontanea una curiosità e mi chiesi: “Chissà quanti numeri sono usciti fino adesso?”. Dentro di me c’era come un sentore, che non dovesse essere ormai lontano il numero mille. Ma come fare per verificarlo? Fino a quel momento sulla copertina del PM apparivano alcuni dati, ma tra loro non figurava ancora il numero progressivo delle singole edizioni del PM. Si trattava, quindi, di contarli uno ad uno, e verificarne l’esistenza storica nell’archivio della rivista.
BIBLIOTECA DI TESORI Il nostro archivio conserva anche alcune copie (per lo meno 10) di ciascuna edizione della rivista, racchiuse in speciali contenitori, per te-
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nerle il più possibile al riparo dalla polvere, dalla luce e da altri agenti ambientali, che possono deteriorarle.
Ebbene, nel caso del PM i preziosi esemplari storici si trovano in uno scantinato della casa di Verona, custoditi rigorosamente e gelosamente sotto chiave. Entrare là dentro è stato per me come inoltrarmi in una foresta fitta di vegetazione, o come immergermi nei fondali del mare, per scoprire là sotto i resti e i tesori di una città scomparsa. Che emozione vedere il numero uno del 1927! Il primo di una lunga serie, che dura fino ad oggi. Un’idea vincente, perciò, quella del PM, che ha riscosso la simpatia e l’interesse di tante generazioni di lettori. Superata la prima emozione, ho cominciato a riassumere uno per uno tutti i numeri, anno dopo anno. Non tutti gli anni hanno avuto lo stesso numero di edizioni: all’inizio erano 12, durante la Seconda guerra mondiale si sono ridotte an-
che a 5, negli anni ’70 sono arrivate anche a 18. Per farla breve, il risultato finale fu che eravamo arrivati al numero 863. Da quel momento decidemmo di mettere ogni mese in copertina il numero progressivo. E qui finiva la caccia ai numeri. Continuava invece la voglia di ospitare tra le pagine della rivista informazioni, storie, riflessioni, fumetti ecc., in grado di aprire gli occhi dei lettori su realtà vicine e lontane, che non devono lasciarci indifferenti e possono aiutarci a fare delle scelte di valori, scelte con una ricaduta positiva sulle altre persone.
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Da ultimo la rivista dopo aver suggerito delle piste di azione, passa il testimone ai suoi lettori. È come se dicesse: “Ora tocca a te!”, “rimboccati le maniche!”. È tempo di impegnarsi. Il mondo non è nelle mani solo degli adulti, dei grandi, è un po’ anche nelle tue mani. E, sinceramente, devo dire che ricordo molte iniziative realizzate insieme con i lettori, non ultimo una serie di progetti, finanziati ogni anno con la vendita del Diario PM. Ma chissà quante altre cose sono successe, senza che noi della redazione ce ne siamo accorti. Per ciò che sei PM e per ciò che sarai, tanti auguri a te, ai tuoi redattori e tutti i tuoi lettori e lettrici! p. Gianni Varsavia (Polonia)
GRAZIE, PM! Credo, infatti, che la sfida di una rivista missionaria per ragazzi si possa riassumere con tre parole: ospitare, sognare e impegnarsi. Ospitare è accogliere, cioè l’esatto contrario di un atteggiamento di esclusione o chiusura. E così i lettori imparano ad essere accoglienti nel loro cuore, ad aprire gli interessi verso orizzonti nuovi, inesplorati. Aumentano il loro bagaglio di conoscenze, apprezzando le “ricchezze” di tante culture del nostro piccolo mondo. Nel cosiddetto “villaggio globale” non tutto funziona come dovrebbe. Ci sono dei problemi, delle cose da cambiare. Nulla vieta, allora, di sognare. La rivista PM da sempre presenta tante testimonianze di persone che hanno realizzato i loro sogni. Il loro esempio diventa un’iniezione di fiducia. Se ce l’hanno fatta loro, anch’io ho il diritto di provarci.
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Ciascuno di noi è un tassello che colora il mondo
JAMBO! JAMBO! giornalino era stampato in più di 130mila copie e durante le vacanze estive si arrivava tranquillamente a 150mila. Come mai? Alla fine dell’anno scolastico, tanti ragazzi andavano al mare o in montagna, in colonia. Incontrarli era un nostro preciso dovere. Ai ragazzi in vacanza si parlava della rivista, si distribuivano copie omaggio e si invitava tutti a fare l’abbonamento.
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LA MOTO DI GIGITEX
li amici del Piemme (Piccolo Missionario) avevano l’abitudine di riunirsi regolarmente in alcune città dove i Missionari Comboniani erano e sono ancora presenti. Come Verona, Trento, Thiene (VI), Brescia, Rebbio (CO), Pesaro, Troia (FG), ecc. Ogni volta che li incontravo, li salutavo con il grido: “Jambo!” (“ciao”, in lingua swahili). Ero appena arrivato a Verona, dopo la mia esperienza missionaria in Burundi, nel gennaio del 1976. Dovevo dare una mano a p. Lorenzo Gaiga che dirigeva il Piemme da più di dieci anni. Incontrare i ragazzi amici del nostro giornalino era un’impresa simpatica. Anche perché erano tanti. In ogni parrocchia ce n’erano. Mi capitava di andare in varie regioni d’Italia e chiedere ai ragazzi che incontravo: “Conoscete il Piemme?”. “Sì!” era la risposta. Allora li salutavo con il nostro grido: “Jambo!” e tutti rispondevano in coro: “Jambo!”. Effettivamente il nostro
Il nostro giornalino era apprezzato. Si leggevano con passione le avventure di personaggi realmente esistiti, le testimonianze di missionari, la vita di ragazzi e di popoli di paesi lontani. Erano apprezzate anche le storie a fumetti di Gigitex, personaggio inventato da Gigi Simoni. In ogni numero del Piemme, Gigitex non poteva mancare, sennò i lettori avrebbero protestato chiedendo a gran voce la pubblicazione del celebre fumetto. Ogni mese Gigi Simoni arrivava
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a Verona, nella redazione del “Piccolo Missionario” portando le cartelle con i disegni di Gigitex. Arrivava con la sua enorme moto Laverda 1000, un mostro di potenza per quei tempi. Un giorno ho voluto provare la sua moto. Che impressione: i miei capelli (e ne avevo tanti!) sembravano che fossero strappati dal vento.
LARGO AI FUMETTI! Nel 1977 abbiamo celebrato i 50 anni del “Piccolo Missionario”. Per l’occasione avevamo inventato il motto: Il Piemme ha 50 anni, ma non li dimostra! L’anno successivo sono diventato direttore a tutti gli effetti. Come primo impegno del mio nuovo incarico mi sono proposto di sviluppare i fumetti. Invece di scrivere un testo, che forse è di difficile lettura per i bambini e i ragazzi, ho preferito puntare sulle immagini. Per questo avevo bisogno di grandi disegnatori. E li ho trovati: Alberto Tosi, Franco Oneta, Claudio
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Bighignoli, Luigi Aldegheri, Renato Frascoli (detto Taner), Alfredo Brasioli, Gianni Burato e tanti altri. Ho voluto anche cambiare la copertina: non più foto, ma disegni che richiamassero i fumetti contenuti nella pagine interne.
RACCONTARE LA MISSIONE Nel 1981, ricorreva un anniversario eccezionale: cento anni dalla morte di san Daniele Comboni. Per l’occasione con Ruggero y Quintavalle e il disegnatore Taner abbiamo preparato un “fumettone” di 150 pagine sulla vita del Comboni. Ne è uscito un capolavoro, tradotto in inglese, in spagnolo, in portoghese, ecc. Nel 1983, ho chiesto di essere sostituito e sono partito per il Centrafrica. Chi ha preso il mio posto si chiamava p. Giuseppe Roncari, un grande animatore missionario e un grande giornalista. La mia avventura non è finita. Ho
lavorato con i pigmei nella foresta equatoriale e ho poi diretto il Seminario Maggiore di Bangui e la Radio Cattolica Notre Dame. Sono stato anche in prigione. Ma non mi sono mai scoraggiato. La missione non mi ha mai deluso. Attualmente sono a Kinshasa, Congo, in servizio presso il CAE (centro Afriquespoir). Sempre a scrivere, sempre a raccontare come essere discepoli di Gesù, al servizio dell’umanità, sia un’avventura meravigliosa. Come ho fatto per il PM per tanti anni. p. Tonino Nyabenda, Kinshasa (Congo)
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Zoom
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a cura di p. Elio Boscaini
aro PM, la pubblicazione del tuo numero 1000 mi offre l’occasione di ricordare la gioia che provai quando venisti al mondo. Era il 1° gennaio 1927. Il lieto evento avvenne proprio qui, a Verona, la mia città, che 50 anni prima mi aveva visto ripartire per l’Africa come vescovo. Ricordo la tua nascita come fosse ieri. Ricordo l’accoglienza estusiata che ti diede la tua sorella maggiore, Nigrizia, e il modo in cui ti stringeva tra le braccia. Ricordo quel tuo sorriso, i tuoi occhi brillanti, la magia del tuo nascere a Natale. Alla tua nascita ha contribuito molto l’entusiasmo missionario di quel giovane comboniano che era da poco rientrato dall’Africa: il trentino
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padre Angelo Negri. Un missionario tutto d’un pezzo, che da subito prese sul serio il suo lavoro. Scriveva in un linguaggio facile, vivace e accattivante, quello che piace ai ragazzi, senza tralasciare mai quel pizzico di fantasia e di avventura che catturano subito il palato, spesso delicato, dei piccoli lettori. Ho seguito passo passo il tuo crescere. Sei partito con poche paginette, che però presto sono aumentate di numero, sempre riempite di racconti, di avventure, di profili di personaggi, di giochi, di informazioni. Come mi riuscivano simpatici quei primi disegnatori che tanto impegno mettevano nell’illustrare i “fatti”! Più tardi, ho visto arrivare i fumetti di tanti personaggi, che
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B? AFG RG TSMJC R?LRM @CLC con il tempo sarebbero diventati famosi. Seguivo anch’io con passione la rubrica È arrivato il postino: ogni lettera e ogni risposta mi convincevano quanto era stato bello per me scegliere, fin da ragazzo, di consacrare tutta la mia vita agli africani. Anche quando sei diventato adulto, con piacere ho capito che saresti rimasto sempre giovane, al di là degli anni che crescevano. Ora sono 85. Eppure, rimango convinto che darti la vita è stata la scommessa più bella. Forse non ho tutti i mezzi che desidererei avere. La crisi si fa sentire anche nel campo dell’editoria. Ma quei pochi che ho li impiego tutti per permetterti di rimanere sempre giova-
ne. Perché tu sei il mio piccolo sole che illumina l’impegno di tanti ragazzi e ragazze che in te trovano ispirazione per crescere con la testa e con il cuore, nell’ideale di una vita vissuta per gli altri. Ti rinnovo una forte e cordiale stretta di mano, perché tu possa continuare il tuo cammino, curando più particolarmente il sito web che ti garantisce il futuro. Convinto, come sono, che, finché in Italia ci saranno ragazze e ragazzi generosi e capaci di andare incontro agli altri, ci sarai anche tu. Tuo papà, che ti vuole tanto bene, Daniele Comboni Sett/Ott 2012
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a cura di Gianni Albanese
Le foto e i disegni di queste pagine appartengono a 20 anni di dossier PM, pubblicati dal 1992 al 2012
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aro PM, ti scrivo per mille ragioni. Non le elencherò tutte perché non voglio annoiarti. Mi concentrerò sulle più importanti. Innanzitutto ti scrivo per dirti che mi sei simpatico. Somigli molto al tuo editore originario: San Daniele Comboni. In fondo tu e Lui vi somigliate tantissimo. Nonostante l’età, avete conservato quella genuina effervescenza che vi rende sempre attuali. Siete invecchiati bene. Sapete ancora comunicare con i giovanissimi, senza darvi tante arie e, soprattutto, senza annoiare. Complimenti. Caro PM, ho un bel ricordo degli anni che ho trascorso in tua compagnia. Ti sono debitore di tante cose. Grazie a te ho imparato a conoscere di più e meglio il mondo. Soprattutto ho imparato a credere nei giovani, scoprendo quanto siano importanti l’amicizia, la reciprocità, la partecipazione. Siamo stati assieme circa otto anni e, se Sett/Ott 2012
devo essere sincero, spesso ritorno con il pensiero a quel periodo. In modo particolare conservo nel cuore due cose: l’incontro quotidiano con i tuoi giovanissimi lettori e la necessità di aprire le tue pagine alla didattica interculturale. Ricordo che avevamo coniato un motto: “Una rivista che parla ai ragazzi deve incontrare i ragazzi”. Per questo le nostre attività erano organizzate in maniera tale da avere un rapporto costante e approfondito con i giovanissimi lettori. Per anni abbiamo incontrato, tutti i giorni, decine – qualche volta pure centinaia – di ragazzi e ragazze. Quanto abbiamo giocato! Quanto ci siamo divertiti! Insieme! La scelta di orientare le tue pagine al dialogo interculturale fu determinata proprio da questa nostra continua presenza nelle scuole, a contatto con studenti e insegnanti. In quegli anni le classi scolastiche si arricchivano sempre più dell’arrivo di bambini e bambine stranieri. Le ricchezze e le diversità presenti nella famiglia umana non erano più un’astratta nozione scolastica. Le differenze, quelle vere, si manifestavano nelle aule, quasi all’improvviso, grazie alla presenza di ragazzi albanesi, marocchini, cinesi, ghaneani, filippini ecc. Tante diversità culturali, oltre ad arricchire la scuola, ponevano però dei problemi. Alcune insegnanti facevano fatica ad affrontare classi così eterogenee. Non erano preparate a questo. Mancavano gli strumenti, mancavano gli indirizzi didattici che favorissero l’intercultura, intesa come conoscenza reciproca, dunque arricchente per tutti.
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Caspita, che programma! Da una pagina di pubblicità del libretto Lezioni d’amore, quando il PM si chiamava Piemme
Piemme, la rivista per ragazzi che… • informa correttamente sui popoli del Sud del mondo • educa ai valori della solidarietà e della mondialità attraverso il rispetto di modi di vita diversi • stimola la mente e il cuore all’apertura nei confronti degli altri, senza intontire le persone con la pubblicità • diverte ed entusiasma attraverso fumetti, notizie, avventure e rubriche che riguardano il mondo dei ragazzi • dà una mano a piccoli e grandi nel loro impegno di costruire un mondo migliore Sett/Ott 2012
Le tue pagine, caro PM, cercarono di assolvere questo compito. Con semplicità e con impegno si sforzarono di offrire strumenti didattici che facilitassero l’incontro, lo scambio, il rispetto delle altrui diversità. Per questo coniammo un secondo motto, importante quanto il primo: “Impariamo a metterci nei panni degli altri”. Che, nell’interpretazione quotidiana a contatto con le scolaresche, significava imparare e vedere le cose con gli occhi degli altri, dunque decentrarsi, prendere le distanze dal proprio egoismo, apprezzare le altrui diversità riconoscendo che “io”, per primo, sono “diverso” agli occhi degli altri. Caro PM, termino qui la mia lettera. Avevo promesso di non elencare le mille ragioni che mi spingono a scriverti e manterrò la promessa. Permettimi, però, di farti un ultimo augurio. Tu sei una rivista missionaria per ragazzi. Quindi, sull’esempio di Gesù, sei attenta alle persone che incontri e ai loro mutevoli bisogni. Ti sforzi di proporre l’amore come antidoto a ogni forma di pregiudizio; la pace come antidoto alle prepotenze; l’ascolto dell’Altro come antidoto all’arroganza. Ti auguro di seminare nel cuore dei tuoi giovanissimi lettori e lettrici il rispetto di ogni forma di diversità! Tuo, Gianni
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e a r u t l u c r e t 20 anni di in o d n o m l i n o di incontro c M P l e d r e i s s o d nei
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Spazzascienza
a cura di Beniamino Danese
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ina, 900 d.C. circa, o forse mille anni prima, non è molto chiaro, perché si tratta di una leggenda. Dunque, secondo una leggenda poco nota, la vita scorreva tranquilla nel villaggio Ha nella contea di Wu. Dal villaggio si vedevano le montagne blu specchiarsi nell’acqua delle risaie, e dalle montagne blu il villaggio sembrava una ninfea. Gli studenti della scuola prendevano appunti su foglie d’albero. La maestra Li voleva molto bene agli studenti, che per questo si impegnavano volentieri. Un brutto giorno però l’amata maestra venne spostata in un’altra scuola per decreto imperiale.
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Gli studenti non si davano pace, e alcuni volevano smettere di studiare. Allora il bidello Shaoweng, portata una tenda e una lampada nella classe, fece comparire l’ombra della maestra Li, tanto amata dagli studenti. Shaoweng era molto bravo. Faceva figure con le mani, con i burattini, con le sagome. Gli studenti tornarono a impegnarsi volentieri, e studiavano anche da soli. I loro appunti cambiavano colore al passare delle stagioni. Un giorno arrivò un decreto imperiale che spostò anche Shaoweng. Ma ormai gli studenti avevano imparato. E fecero comparire l’ombra di Shaoweng. Col tempo, dal villaggio Ha nella contea di Wu
All’opera!
o lone, carta da forno rocuriamoci uno scato icarta colorata per copr carta bianca, ritagli di alqu e , oli cchini, filo, giocatt re libri, cartoncino, ste ia. erisca la nostra fantas siasi altra cosa ci sugg entraalla TV possiamo far ali er lat li tag i de n Co facese le figure. Oppure re fondali, tenere sosp o iam nza grande che poss ciamo una TV abbasta quasi starci dentro.
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Luci ed ombre
otegna molte cose sull’ are uno spettacolo ins molto definite quando tica: le ombre sono ente rmo, o quando la sorg sono vicine allo sche no so i ridotte. Le ombre di luce è di dimension dali oggetti sono lontani più confuse quando gl lo schermo. edallo schermo poi, qu Se allontano un oggetto sto si ingrandisce. cti degli occhiali, CD, bi Vari oggetti, come len tti fe ef di sapone, fanno chieri d’acqua e bolle di luce particolari.
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quest’arte si estese in tutta la Cina. Quando nel 1700 arrivarono dei missionari dalla Francia, portarono quest’arte in Europa. Si facevano spettacoli nei teatri e nei cabaret, ma anche nelle case i genitori proiettavano ombre per i bambini. Era un modo per fare un “piccolo teatro”.
LE OMBRE DELLA FANTASIA Quando fu inventata la TV, le ombre cinesi erano un modo con cui i ragazzi potevano fabbricarsi una TV-giocattolo e raccontare storie, imitando il cinema e i cartoni animati. E molto spesso le storie inventate erano più belle di quelle dei canali nazionali!
Anche noi possiamo costruirci una TV con le ombre cinesi. Oppure, potendo, si può usare un proiettore (e combinare le ombre cinesi con diapositive o sfondi e disegni fatti col computer). Anche i giocattoli possono servire in questa TV di cartone con le ombre cinesi. Aeroplani, autopompe dei pompieri, galeoni dei pirati. Settembre poi è il periodo in cui si prendono i libri di scuola. Per conservarli meglio, si possono proteggere con carta plasticata. Se avanzano dei ritagli da questa operazione, si possono riutilizzare per la spazzascienza! E così si possono fare ombre colorate, un TV-color. E naturalmente, possiamo metterci anche un po’ di musica.
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Wow!
a cura di Pablo Sartori
L'audace volo degli aquilotti Le riviste “sorelle” del PM
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utti sanno che il PM-Il Piccolo Missionario è stata la prima rivista per ragazzi edita dai Comboniani, nata dalla passione per la missione di alcuni giovani missionari nel lontano 1927. Una passione che, a distanza di poche decine di anni, dall’Italia ha raggiunto altre nazioni, contagiando le comunità e i popoli presso i quali i Comboniani prestavano il loro servizio missionario. La più “anziana” (o meglio, la “meno giovane”… un po’ di rispetto, caramba…) delle riviste sorelle del PM è la spagnola Aguiluchos, che vanta 55 candeline sulla torta di compleanno. Nella scelta del titolo di testata, a quei tempi i comboniani spagnoli sono stati forse in parte influenzati dalla presenza dell’aquila nei simboli più importanti della patria: la bandiera, gli stemmi, la moneta – la peseta – ecc. Ma soprattutto devono aver considerato i valori rappresentati da questo splendido uccello “regale”: la forza, l’intelligenza, il co-
lll#V\j^ajX]dh#cZi (Spagna)
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lll#Zhfj^aVb^h^dcVa#dg\ (Messico)
lllXdbWdc^VcdheZgj#-b#Xdb (Perù-Cile)
lll#XdbWdc^Vcdh#dg\#Xd (Colombia-Ecuador)
lll#VjYVX^V#dg\ (Portogallo)
raggio e la capacità di volare sempre più in alto. Ecco allora che i bambini, le bambine e i ragazzi spagnoli che si entusiasmavano con l’ideale missionario dovevano per forza essere degli “aquilotti” (aguiluchos, appunto) capaci di volare in tutti i cieli del mondo. Dalla Spagna gli aquilotti missionari hanno poi preso il volo verso le terre d’oltreoceano, raggiungendo i nidi e le vette della missione in Messico (1965), Perù e Cile (1979) Ecuador e Colombia (2000). Sempre mantenendo la testata “Aguiluchos” ma soprattutto l’obiettivo di comunicare ai bambini e agli adolescenti di quei Paesi latinoamericani (in totale,
lll#ndjijWZ#Xd b$ ViX]4k2\N_[@ YZ:)Vl oggi sono centinaia di migliaia gli abbonati…) i valori della solidarietà, la fratellanza, l’incontro tra i popoli e le culture, la pace, il rispetto dell’ambiente e la gioia dell’essere figli di Dio e amici di Gesù. In questo elenco di riviste missionarie comboniane ispano-parlanti non poteva certo mancare il mondo di lingua portoghese, al quale si rivolge la rivista Audacia, fondata nel 1966 in Portogallo. A dimostrazione che gli ideali che contano nella vita li raggiunge solamente chi ha il coraggio di superare i propri egoismi e paure, per aprirsi alle bellezze del mondo. Per questo sono molto utili le “istruzioni di volo” contenute in certe piccole ma coraggiose riviste missionarie per ragazzi. Sett/Ott 2012