Brancaccio Preview

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Lettering Maurizio Clausi Calligrafia e book design Officine Bolzoni Supervisione Leonardo Favia Proofreading Francesco Savino

Via Leopardi 8 – 20123 Milano chiedi@baopublishing.it – www.baopublishing.it Il logo di BAO Publishing è stato creato da Cliff Chiang. © 2016 Giovanni Di Gregorio e Claudio Stassi Per l’edizione italiana: © 2016 BAO Publishing. Tutti i diritti riservati. ISBN: 978-88-6543-276-1 PRIMA EDIZIONE


Giovanni Di Gregorio:

A tutte le terre che accolgono chi è in cerca di una vita migliore. A chi abbandona la propria terra per bisogno, per paura, per disperazione, o anche solo per stanchezza. A Barcellona.

Claudio Stassi:

“A questo può servire parlare di mafia, parlarne spesso, in modo capillare, a scuola: è una battaglia contro la mentalità mafiosa, che è poi qualunque ideologia disposta a svendere la dignità dell’uomo per soldi.” – Padre Pino Puglisi



Oltre Brancaccio di Rita Borsellino

Erano passati trenta giorni dalla morte di padre Puglisi. In corteo, attraversavamo le strade del quartiere incitando gli abitanti ad appendere lenzuoli bianchi alla finestra, in segno di lotta pacifica contro la mafia. Era come se il corteo fosse percorso da un brivido. Ai balconi, le donne appendevano i lenzuoli. I canti erano una festa. Una festa meravigliosa fatta di voci e di suoni. Poi, da alcuni magazzini, quelli che la mafia teneva chiusi, quei luoghi di degrado e di smercio di droga che Puglisi voleva diventassero una scuola, da quei magazzini arrivarono delle pietre. Prima una, poi due, poi tre. Qualcuno si accasciò, in molti andarono via. Ricordo come fosse ieri. L’angoscia di quell’intifada di quartiere. Era chiaro a tutti come in quelle strade, tra i ragazzi, gli uomini, le donne, le famiglie ci fossero due realtà profondamente diverse. C’era chi voleva il cambiamento, liberare il quartiere dal predominio mafioso, e iniziava a ribellarsi e c’era chi quel predominio, quella cultura, voleva difenderla. Soprattutto da un corteo pacifico come il nostro. Spesso ho raccontato questo episodio alle migliaia di giovani che ho incontrato nelle scuole d’Italia.



Perché nella sua drammatica schiettezza rappresenta un segnale limpido di come di fronte a Cosa Nostra e alla sua cultura, alle sue sopraffazioni, non bisogna mai abbassare la guardia. Ma è soprattutto il segno di quanto importante sia la comunicazione in luoghi abbandonati a se stessi e al dominio mafioso, com’era Brancaccio. Se si rinuncia a comunicare, a mostrare l’alternativa al sistema criminale, se si rinuncia a raccontare e svelare, allora si rinuncia al cambiamento. è per questo che l’idea di un fumetto su Brancaccio mi ha subito colpita. Scegliere uno strumento di comunicazione come questo per ribadire alcuni valori, per mostrare l’alternativa e raccontare i percorsi di quartiere così difficile è importante. Perché parla ai più giovani, li rappresenta e li interessa. Riesce a creare un canale privilegiato in cui ascolto, parola e prospettiva si fondono. E nella semplicità di un tratto, di una battuta, riescono a comunicare oltre le parole e le immagini stesse. Se oggi Brancaccio è cambiato è merito della comunicazione. Di quelle parole pronunciate da Padre Puglisi dal pulpito della sua chiesa. Delle parole dei volontari di Libera e delle altre associazioni che hanno operato e continuano a operare nel quartiere. E di tutte quelle parole che sono diventate scelte concrete ed esempi contagiosi. Come, mi auguro, diventi questo libro. Per Brancaccio, oltre Brancaccio.





Nino



Brancaccio. Settembre 1994.

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Ti sei faTto il motore nuovo?

Carmelo!

Sto andando a scuola...

Sali! Te le insegno io quaTtro cose di queLle giuste!

DiSGRAZiATi !

ANDATEVi A ROMPERE LE CORNA DA UN’ALTRA PARTE!

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Amunì, sali!


Carme’, tu ci sei mai stato in treno?

È SENSO ViETATO! DOVE CAzzO VAi?

E per andarmene dove? C’è qualche posto meglio di Palermo?

Teste di minchia! Manco se la fidano a guidare e parlano!

DA QUEllA BUttANA Di TUA MADRE, LEi E CHi NON GLiELO DiCE PURE!

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Signor Franco, buongiorno.

16


Ho un vespone nuovo, noN arriva a duemila chilometri...

Ancora qui, sei?

Me ne sto foTtendo di quanti chilometri ha! Qui Non ci devi Venire!

Amunì! Pigliati questi e vaTtene…

E ora che fa, devo riportarmelo indietro?

E non tornare più! L'hai capito?

17


Di che ti scanti? Che ci sono i fantAsmi? Se vieNi con me Niente ti suCcede.

Non poSso, ho il doposcuola…

AlLora? Vieni?

Devo andare, Carme’… Tanto ci vediamo dopO, no?

Forse. Ti saluto, piscialeTto!

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Ancora coN questo doposcuola! Ma vi danNo piccioli?


NiNO!

Sei oFfeso con noi?

Che fai, non saluti più?

Dove vai con questo beLlo zainetto?

Non è di maTtina, la scuola?

LASCiATEMi !

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Ti aBbiamo faTto qualcosa?

SeNnò che fai? Chiami a tua madre?


Vince queLlo nero.

li tengono in isolamentO fin da cuCcioli…

È dei Vitale… queLli con gli animAli ci saNno fare.

“… li aFfamano e li piCchiaNo…

“… gli insegNano a combaTtere per oTtenere qualsiasi cosa…

20

“… finché non saNno fare altro.”


“UCcidere o eSsere ucCisi. Non haNno scelta.

“Accussì faNno l’unicA cosa da fare…

AndiAmo! Ché tra pOco inizia a piovere e mi si rovina lo zaineTto nuOvo!

“UCcidere.”

AH! AH!

Cosa inutile!

21

AH! AH!


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