Banca di Credito Cooperativo del Friuli Centrale - periodico di economia, cultura e sport anno XIV - n°1 - maggio 2011
molte persone in un solo cuore
BCC
FRIULI CENTRALE
Aut.: NE/UD0047/2008
Assemblea Ordinaria e Straordinaria dei Soci 2011
Un momento dell’Assemblea dei soci 2010
Quest’anno i Soci della Banca di Credito Cooperativo del Friuli Centrale sono invitati a partecipare non solo al tradizionale incontro annuale previsto dall’Assemblea ordinaria ma anche all’Assemblea straordinaria che quest’anno chiama i Soci alla valutazione sulle modifiche statutarie relative alla qualità della governance, profilo sempre più determinante per la stabilità e lo sviluppo delle aziende e per favorire ulteriormente la partecipazione dei Soci alla vita della Cooperativa bancaria. I risultati dell’esercizio 2010, sono quelli di un esercizio che costituisce prova concreta delle difficoltà che già lo scorso anno avevamo paventato. Difficoltà economiche, ma non solo! La crisi finanziaria ha scatenato dinamiche che, forse sopite da anni di apparente benessere, hanno bruscamente risvegliato antiche paure ed insicurezze. Ormai è convinzione comune che il nostro Paese ha bisogno di ripensare al proprio futuro in termini nuovi. Non basta occuparsi dell’AziendaItalia né di valorizzare il Sistema-Italia. Occorre anche ragionare in termini di costruzione della “Comunità Italia”, nel senso più profondo del termine. Le Banche di Credito Cooperativo sono interlocutori privilegiati di milioni di famiglie, micro, piccole e medie imprese e produttrici di “capitale sociale” chiamate a costruire “sviluppo comunitario”, a favorire la circolazione della fiducia, a stimolare la crescita del tessuto di relazione e di connessione locale. E la nostra BCC concorre alla costruzione della “Comunità Italia”, partendo dal contributo al miglioramento delle condizioni economiche, sociali e civili del nostro territorio. In generale le BCC hanno contribuito da subito e con convinzione, soprattutto negli ultimi tre anni, a contenere e attenuare i sintomi e gli effetti della fase critica. In pochi mesi il Credito Cooperativo ha realizzato oltre 250 iniziative a favore delle famiglie, delle micro, piccole e medie imprese. La maggior parte sono frutto di alleanze con enti locali, organizzazioni imprenditoriali e sindacali, diocesi e soggetti pubblici. Sono il frutto di una logica Cooperativa diffusa e di un approccio che punta a fare coalizione nei territori, modalità moderna e tipica della sussidiarietà. Questo sforzo non è stato senza prezzo, ma si è trattato per noi di una scelta consapevole e coerente con la nostra identità d’impresa, interamente sostenuta con le nostre risorse, senza alcun ricorso all’intervento pubblico. Il 2010 ha visto un incremento della raccolta del risparmio (+ 1,22%), la Banca
ha raggiunto 568 milioni di euro di raccolta complessiva e 367 milioni di euro di impieghi, mentre il patrimonio, con il quasi completo accantonamento dell’utile pari a € 2.125.537,54, potrà superare 48,00 milioni di euro. La compagine sociale ha avuto un incremento del 2,50%, dato che conferma le scelte strategiche della nostra Cooperativa di Credito, che ha così raggiunto a fine anno i 5.192 Soci. Nonostante l’incremento dei volumi, va registrata una riduzione dei profitti del 3,46%. I numeri riportati confermano l’impegno a sostenere la domanda di credito di Famiglie e Imprese. La Banca di Credito Cooperativo del Friuli Centrale ha continuato ad erogare crediti come se fossimo in un ciclo economico espansivo quando, invece, tutto il restante sistema bancario si è decisamente ritirato su se stesso. E lo ha fatto a condizioni che non sempre prezzavano correttamente il rischio che, necessariamente, si è assunta. Ma questo significa “essere Banca di Credito Cooperativo” ed operare in modo anticiclico. Tuttavia, proprio l’anticiclicità del nostro operare ci porta ad immaginare un futuro prossimo dove, ai primi segnali di ripresa, dovremo iniziare ad operare in senso opposto per non rischiare di percorrere strade non sostenibili nel tempo. Accanto alla mutualità interna (tra Soci), a quella esterna (di territorio) e di rete (sussidiarietà applicata) crediamo sia necessaria una quarta mutualità, quella intergenerazionale. Il nostro Paese ha forse bisogno di ripartire proprio da qui: dalla costruzione di un nuovo spirito della “Comunità Italia”, a 150 anni dalla sua nascita. C’è bisogno di più società e più socialità. Di un maggiore dialogo tra pubblico e privato, per fornire quelle risposte che il tradizionale welfare non riesce più a garantire. Più partecipazione, più coraggio e più apertura. Più progettualità e più politica, intesa come cura del bene comune. Insomma c’è bisogno che costruiamo insieme il nostro futuro!
Il Presidente
Giuseppe Graffi Brunoro maggio 2011