Ciò che gesù esige dal mondo

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“Al momento questo è il libro di John Piper che preferisco. Nella miglior tradizione del Kennen wir Jesus? di Adolf Schlatter e della sua «ermeneutica della percezione», Ciò che Gesù esige dal mondo ha cambiato la mia vita e certamente cambierà le vostre, perché è basato sulle pure parole di Gesù così come sono rivelate nei quattro Vangeli. Una lettura irrinunciabile per ogni vero seguace di Cristo”. – Andreas J. Kostenberger, professore di Nuovo Testamento e teologia biblica, Southeastern Baptist Theological Seminary.

“Questo libro è un dono speciale scaturito dalla penna di John Piper. Quanto tempo è passato dall’ultima volta che hai attentamente riflettuto sui comandamenti di Cristo? Scorrendo queste pagine incontrerai il Salvatore e sperimenterai gli effetti trasformanti del vangelo. Pochi esercizi sono più degni del tuo tempo”. – C. J. Mahaney, Sovereign Grace Ministries.

“Studiosi, divulgatori e ora anche romanzieri fanno oggi a gara fra loro in una ricerca scomposta e ossessiva, per scoprire un Gesù alternativo a quello descritto in modo così magistrale nei Vangeli biblici. In netto e salutare contrasto, John Piper coglie lucidamente l’ovvio: è per il Gesù della Bibbia che vale la pena di vivere e di morire”. – Sinclair B. Ferguson, First Presbyterian Church, Columbia, Carolina del sud.

“Il vangelo cristiano è più che solo una meravigliosa offerta di grazia salvifica; esso esige lealtà suprema e resa alla signoria di Gesù. Ce ne dimentichiamo troppo spesso nella nostra chiesa contemporanea, assediati come siamo da una filosofia del pluralismo, che rifiuta l’idea di un’autorità ultima e da una cultura dei diritti, che squalifica la sottomissione. John Piper, però, ci ricorda la verità autentica: l’ub-


bidienza ai comandamenti di Cristo è un nostro dovere assoluto; tuttavia, paradossalmente, al suo servizio ci sono libertà e gioia perfette!” – William J. U. Philip, ministro, St. George’s Tron Church, Glasgow, Scozia.

“Nel capitolo «Una parola per gli studiosi della Bibbia», John Piper rivela la sua dimestichezza con la bibliografia e la tematica generale della vita e degli insegnamenti di Gesù e nelle sue considerazioni sulle singole richieste di Gesù, le applica alla vita di tutti i giorni”. – Robert H. Stein, professore di esegesi del Nuovo Testamento, Southern Baptist Theological Seminary.



John Piper Ciò che Gesù esige dal mondo Proprietà letteraria riservata: BE Edizioni di Monica Pires P.I. 06242080486 Via del Pignone 28 50142 Firenze Italia Copyright © 2006 Desiring God Foundation. Published in 2006 by Crossway Books, 1300 Crescent Street, Wheaton, Illinois 60187, USA. This edition published by arrangement with Crossway Books. All rights reserved. Prima edizione italiana: in due volumi («LUX Biblica» 40, «LUX Biblica» 41) pubblicata dalle edizioni IBEI di Roma nel 2009. Con il permesso del precedente editore, questa ristampa utilizza la traduzione della prima edizione. Anche le note editoriali sono a cura di IBEI. Coordinamento editoriale: Filippo Pini Traduzione: Jonathan Albert Diprose Revisione e impaginazione: a cura dell’IBEI Copertina: Elena Moretti Prima ristampa: Dicembre 2015 Stampato in Italia Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla Nuova Riveduta, Società Biblica di Ginevra. ISBN 978-88-97963-28-8 Per ordini: www.beedizioni.it È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata compresa la fotocopia, anche ad uso interno didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto verso l’autore e gli editori e mette a rischio la sopravvivenza di questo modo di trasmettere le idee.


A Benjamin e Melissa che dimostrano con la loro vita di amare Gesù

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INDICE RINGRAZIAMENTI

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PREFAZIONE ALL’EDIZIONE ITALIANA Rinaldo Diprose

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SUGGERIMENTI PER LA LETTURA DI QUESTO LIBRO

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INTRODUZIONE: LO SCOPO DI QUESTO LIBRO

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UNA PAROLA PER GLI STUDIOSI DELLA BIBBIA (e per quanti si chiedono cosa questi stiano facendo)

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1° COMANDO BISOGNA CHE NASCIATE DI NUOVO

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2° COMANDO RAVVEDETEVI

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3° COMANDO VENITE A ME

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4° COMANDO CREDETE IN ME

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5° COMANDO AMATEMI

59

6° COMANDO ASCOLTATEMI

65

7° COMANDO DIMORATE IN ME

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8° COMANDO PRENDETE LA VOSTRA CROCE E SEGUITEMI

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9° COMANDO AMATE IL SIGNORE CON TUTTO IL CUORE, CON TUTTA L’ANIMA, CON TUTTA LA MENTE E CON TUTTA LA FORZA

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10° COMANDO RALLEGRATEVI E SALTATE DI GIOIA

100

11° COMANDO TEMETE COLUI CHE PUÒ FAR PERIRE L’ANIMA E IL CORPO NELLA GEENNA

111

12° COMANDO ADORATE DIO IN SPIRITO E VERITÀ

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13° COMANDO PREGATE SEMPRE E NON STANCATEVI

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14° COMANDO NON SIATE IN ANSIA PER I BISOGNI DELLA VITA QUOTIDIANA

137

15° COMANDO NON SIATE IN ANSIA PER LE MINACCE DEGLI UOMINI

145

16° COMANDO SIATE UMILI COMBATTENDO L’ORGOGLIO

150

17° COMANDO SIATE UMILI COME BAMBINI E SERVI AUDACI

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18° COMANDO NON ADIRATEVI: CONFIDATE NELLA PROVVIDENZA DI DIO

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19° COMANDO NON ADIRATEVI: ABBRACCIATE LA MISERICORDIA E IL PERDONO

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20° COMANDO FATE LA VOLONTÀ DEL PADRE MIO CHE È NEI CIELI: CREDETE IN GESÙ PER ESSERE GIUSTIFICATI 184 21° COMANDO FATE LA VOLONTÀ DEL PADRE MIO CHE È NEI CIELI: CREDETE IN GESÙ PER ESSERE TRASFORMATI 191 22° COMANDO SFORZATEVI DI ENTRARE PER LA PORTA STRETTA: LA VITA È UN COMBATTIMENTO

200

23° COMANDO SFORZATEVI DI ENTRARE PER LA PORTA STRETTA: GESÙ HA INAUGURATO IL NUOVO PATTO NEL SUO SANGUE

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24° COMANDO SFORZATEVI DI ENTRARE PER LA PORTA STRETTA: SIETE GIÀ NELLA POTENZA DEL REGNO

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INDICE 25° COMANDO

LA VOSTRA GIUSTIZIA DEVE SUPERARE QUELLA IPOCRITA E INACCETTABILE DEGLI SCRIBI E DEI FARISEI

230

26° COMANDO LA VOSTRA GIUSTIZIA DEVE SUPERARE QUELLA DEGLI SCRIBI E DEI FARISEI: PULITE L’INTERNO DEL BICCHIERE

238

27° COMANDO LA VOSTRA GIUSTIZIA DEVE SUPERARE QUELLA DEGLI SCRIBI E DEI FARISEI: OGNI ALBERO BUONO FA FRUTTI BUONI

250

28° COMANDO AMATE I VOSTRI NEMICI: CONDUCETELI ALLA VERITÀ

259

29° COMANDO AMATE I VOSTRI NEMICI: PREGATE PER COLORO CHE VI OLTRAGGIANO

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30° COMANDO AMATE I VOSTRI NEMICI, FATE DEL BENE A QUELLI CHE VI ODIANO, DATE A QUELLI CHE VI CHIEDONO

283

31°COMANDO AMATE I VOSTRI NEMICI: QUESTO DIMOSTRA CHE SIETE FIGLI DI DIO

299

32° COMANDO AMA IL TUO PROSSIMO COME TE STESSO: QUESTA È LA LEGGE E I PROFETI

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33° COMANDO AMA IL TUO PROSSIMO CON LO STESSO IMPEGNO CHE DEDICHI AL TUO BENESSERE

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34° COMANDO AMA IL TUO PROSSIMO COME TE STESSO E COME CI HA AMATI GESÙ

326

35° COMANDO FATEVI TESORI IN CIELO DONANDO CON SACRIFICIO E GENEROSITÀ

334

36° COMANDO FATEVI TESORI IN CIELO E GIOITE IN GESÙ

340


37° COMANDO FATEVI TESORI IN CIELO: «AL PADRE VOSTRO È PIACIUTO DI DARVI IL REGNO»

350

38° COMANDO NON GIURATE: TENETE IN GRAN CONTO LA VERITÀ E 361 DITELA CON SEMPLICITÀ 39° COMANDO NON GIURATE – IL VOSTRO PARLARE SIA: «SÌ, SÌ » OPPURE «NO, NO»

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40° COMANDO QUELLO CHE DIO HA UNITO, L’UOMO NON LO SEPARI: IL MATRIMONIO RISPECCHIA IL PATTO DI DIO CON NOI

375

41° COMANDO QUELLO CHE DIO HA UNITO, L’UOMO NON LO SEPARI: CHI DIVORZIA E SI RISPOSA COMMETTE ADULTERIO

383

42° COMANDO QUELLO CHE DIO HA UNITO, L’UOMO NON LO SEPARI: UN SOLO UOMO, UNA SOLA DONNA, ASSISTITI DALLA GRAZIA, FINO ALLA MORTE

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43° COMANDO RENDETE A CESARE QUELLO CHE È DI CESARE E A DIO QUELLO CHE È DI DIO

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44° COMANDO RENDETE A CESARE QUELLO CHE È DI CESARE: UN MODO DI RENDERE A DIO QUELLO CHE È DI DIO 412 45° COMANDO FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME PERCHÈ IO EDIFICHERÒ LA MIA CHIESA

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46° COMANDO FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME: BATTEZZATE I DISCEPOLI E PARTECIPATE ALLA CENA DEL SIGNORE

431

47° COMANDO RISPLENDA LA VOSTRA LUCE DAVANTI AGLI UOMINI AFFINCHÈ GLORIFICHINO IL PADRE VOSTRO CHE È NEI CIELI

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48° COMANDO RISPLENDA LA VOSTRA LUCE DAVANTI AGLI UOMINI: IL SACRIFICIO GIOIOSO D’AMORE IN MEZZO ALLA SOFFERENZA

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49° COMANDO FATE DISCEPOLI DA TUTTE LE NAZIONI PERCHÉ GESÙ HA OGNI AUTORITÁ

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50° COMANDO FATE MIEI DISCEPOLI DA TUTTE LE NAZIONI: LA MISSIONE NON PUÒ FALLIRE

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Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. Gesù

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RingRaziamenti

Mi è stato possibile scrivere questo libro grazie alla generosità di tante persone, più di quante ne possa menzionare qui, più di quante ne sia a conoscenza. Ma mi fa piacere menzionarne diverse. Gli anziani e i membri della Bethlehem Baptist Church che mi hanno concesso un periodo di pausa dal ministero della predicazione per cinque mesi. Questa loro gentile concessione mi è stata fatta durante il 25° anniversario della nostra collaborazione con la chiesa. Non avrei potuto scrivere questo libro, se non mi avessero concesso di assentarmi dalla chiesa per il suddetto periodo di tempo. La felice combinazione della solitudine e della comunione alla Tyndale House di Cambridge, in Inghilterra, con le sue ricche risorse, ha creato l’ambiente ideale per questo tipo di ricerca e per la stesura del libro. Bruce Winter, il cui incarico di custode stava per volgere al termine durante la mia permanenza lì, è stato gentile e mi ha spronato con la sua accoglienza e la sua amicizia. Lo staff e i docenti della Tyndale House hanno reso la nostra permanenza felice e proficua. Dio conosce le mani anonime che si sono aperte e ci hanno permesso di stare in questo posto. David Mathis, Justin Taylor e Ted Griffin hanno letto il manoscritto accuratamente e mi hanno aiutato a migliorare il testo con centinaia di suggerimenti. Lane Tennis e i suoi collaboratori della casa editrice Crossway hanno incoraggiato e sostenuto questo progetto in tutto il suo sviluppo: dal suo concepimento alla sua attuazione. Mia moglie Noël ha sistemato casa nel 9


nuovo alloggio, mi ha lasciato libero di scrivere e ha letto ogni parola con gli occhi che solo una moglie di grande talento può avere. Tutto ciò che faccio dipende dal suo sostegno. Quando qualcuno mi chiede: «Quanto tempo c’è voluto per scrivere questo libro?», spesso rispondo: «Sessant’anni». So che questa risposta non è soddisfacente, ma è veritiera. Tutte le persone generose che insieme hanno contribuito alla stesura di questo libro sono confluite nella mia vita sin dall’inizio. Senza alcun dubbio, tutte le esperienze che ho fatto, dalla Summit Drive Grade School a Greenville, nella Carolina del Sud, negli anni ’50, all’Università di Monaco agli inizi degli anni ’70 e al ministero della predicazione per venticinque anni nella Bethlehem Baptist Church hanno preso forma nel contenuto di questo libro. Uno scrittore non può scindere la sua vita dal suo lavoro. Per tutte le innumerevoli persone generose, conosciute o sconosciute, che sono confluite nella mia vita, ringrazio Gesù che mi ha creato, mi ha chiamato e ha il controllo su tutti i miei giorni, come lo ha su tutto il mondo e su tutte le galassie dell’universo. La mia preghiera è che Egli possa usare questo libro per farsi conoscere, per farsi accettare come il Tesoro d’inestimabile valore e per farsi obbedire come l’unico Salvatore dei nostri peccati e l’unico Sovrano di tutto il mondo.

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Prefazione all’edizione italiana Rinaldo Diprose Ho scoperto questo libro di John Piper durante una mia visita in Albania. Ciò che ha attratto la mia attenzione è stato il titolo, perché quando insegno i Vangeli anch’io metto in risalto l’importanza dei comandamenti di Cristo. Più volte ho chiesto ai miei studenti di fare un elenco completo dei comandamenti di Cristo riportati nei quattro Vangeli, classificarli e descrivere con semplicità il loro significato per i discepoli del nostro tempo. I comandamenti di Cristo non sono dei precetti impartiti da un sovrano seduto su un trono oppure da un precettore seduto in cattedra. Al contrario, il Figlio di Dio incarnato era d’esempio in ogni cosa che insegnava e i Vangeli ci raccontano tanto ciò che Gesù insegnava quanto ciò che faceva.11Ecco perché gli apostoli, nel riconoscere Gesù come loro Signore, seguivano il suo esempio.22 Ci vuole un certo coraggio per leggere questo libro, non perché Piper dica cose nuove, ma perché trasporta la concezione della vita cristiana da un comodo concetto di culto domenicale alla pubblica piazza, da un impegno astratto alla realtà di essere come il Maestro in un mondo che ha odiato sia lui sia suo Padre e sicuramente mostrerà ostilità verso chi vivrà da vero discepolo.33 Eppure la ricezione di questo insegnamento sistematico dei comandamenti di Cristo, che comporta la loro osservanza (si veda Mt 28:20), si rivelerà liberatrice. Come ebbe a dire Giaco1 2 3

Atti 1:1. Atti 1:2-4; 1:21-22; 4:13; 1 Pietro 2:21; 1 Corinzi 11:1. Giovanni 15:18-24.

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mo, il fratellastro di Gesù, una persona di animo doppio sarà «instabile in tutte le sue vie».44Oltre a essere instabile, chi cercherà di evitare di vivere ciò che Gesù esige, vivrà una vita sterile. Non solo. Rimarrà insicuro riguardo alla propria «vocazione ed elezione».55Chi, invece, permetterà che la «luce del mondo» illumini tutta la sua esistenza, sarà anche lui un piccolo luminare nel mondo, mentre a livello personale, gli «sarà ampiamente concesso l’ingresso nel regno eterno del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo».66Infatti, il vero discepolo di Gesù farà le sue scelte di vita secondo i valori, tanto famosi quanto poco seguiti, delle beatitudini.77Tali scelte gli permetteranno di accumulare tesori permanenti in cielo, piuttosto che accumularne sulla terra, dove la tignola, la ruggine, l’inflazione, i ladri e la morte stessa, prima o poi, non gli permetteranno di goderseli.88 Dopo aver ascoltato il discorso di Gesù sul pane della vita, molti sedicenti «discepoli» dissero: «Questo parlare è duro; chi può ascoltarlo?»99Può darsi che qualcuno, leggendo questa rassegna di comandamenti che Gesù rivolge a ogni discepolo, con il commento di Piper, dirà la stessa cosa e sarà tentato di non seguire più Gesù. Però, la nostra speranza è che dalla lettura di questo libro nasca, come è successo durante il ministero di Gesù, un altro genere di discepolo, che mette in conto il costo e fa la scelta radicale di seguire Gesù, secondo i termini da lui stabiliti. Quelli che lo faranno saranno benedetti. Giacomo 1:8. 2 Pietro 1:10. 6 2 Pietro 1:11; cfr. Matteo 5:16; Giovanni 8:12; 15:16; Filippesi 2:15; Romani 6:11-23; Ebrei 12:11. 7 Matteo 5:1-12. 8 Matteo 6:19-20. 9 Giovanni 6:60. 4 5

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Suggerimenti per la lettura di queSto libro

I libri lunghi sono deprimenti, perché si pensa che si debbano leggere dalla prima all’ultima pagina, senza saltare nulla. Non mi aspetto che la maggior parte dei lettori legga questo libro in tal modo. Spero però che alcuni lo facciano. Ho strutturato il libro in modo che gli argomenti posti all’inizio possano aiutare il lettore a comprendere quelli riportati più avanti. Troviamo una specie di base, una progressione e un culmine. I capitoli sono sufficientemente indipendenti l’uno dall’altro, cosicché la maggior parte di essi possa essere letta senza che si siano dovuti già leggere gli altri. Nei casi in cui un capitolo si collega a un altro, ciò è evidente dal testo. V’invito quindi a cominciare da qualsiasi punto decidiate. Non è necessario leggere prima l’introduzione. Mi auguro che il modo in cui i comandi di Gesù s’intrecciano tra loro v’invogli ad addentrarvi nel tema, argomento dopo argomento. Ho cercato di mantenere i capitoli piuttosto brevi affinché, in generale, possano essere letti in una volta sola, anche da coloro che hanno poco tempo ogni giorno per leggere. Per questo motivo, alcuni capitoli affrontano lo stesso comando da punti di vista diversi. Mi è sembrato più opportuno esporre un argomento suddividendolo in vari capitoli, piuttosto che in uno solo più lungo. Poiché in questo libro l’attenzione è concentrata sui comandi di Gesù, la sua vita e la sua morte non sono trattate in maniera estesa. Se volete vedere in che modo ho cercato di esaminarle 13


più approfonditamente, potete dare un’occhiata ad altri due libri (più brevi) in cui affronto la questione di Gesù e della sua morte: Vedete e gustate Gesù Cristo (Firenze, BE Edizioni, 2012) e La passione di Gesù Cristo. Cinquanta ragioni per cui Gesù soffrì e morì (Caltanissetta, Alfa e Omega, 2004). Ovviamente, esistono libri importanti scritti da altri, a cui faccio riferimento in tutta l’opera. Più di tutto, mi auguro che preghiate durante la lettura di questo libro. Anche se non siete abituati a farlo, chiedete a Dio di proteggervi da ogni possibile errore che io abbia potuto commettere e di darvi la conferma delle cose vere. Alla fine, ciò che importa di più è il risultato dell’opera che Dio compie nella nostra vita, mediante la sua Parola ispirata dallo Spirito. È questo che rende tanto importante la preghiera. In preghiera chiediamo a Dio di trasformarci. Infine, mentre leggete, possa Gesù, il Vivente, realizzare lo scopo prefissato per la sua parola: «Vi ho detto queste cose, affinché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia completa» (Gv 15:11).

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INTRODUZIONE: LO SCOPO DI QUESTO LIBRO Lo scopo di questo libro è obbedire a Gesù in modo che Dio sia glorificato. A tal fine cerco di obbedire all’ultimo comando di Gesù: «Fate miei discepoli tutti i popoli...insegnando loro a osservare tutte le cose che vi ho comandate» 10 (Mt 28:19‐20). L’ultimo comando di Gesù è di insegnare tutto ciò che Egli ha comandato. L’ULTIMO COMANDO IMPOSSIBILE Gesù non ha detto: «Insegnando loro i miei comandamenti». Ma ha detto: «Insegnando loro a osservare tutte le cose che vi ho comandate». Potreste insegnare ad un pappagallo tutti i comandamenti di Gesù. Ma non potreste insegnare ad un pappagallo ad osservarli. I pappagalli non si pentono, non adorano Gesù, non accumulano tesori nel cielo, non amano i loro nemici, non escono come pecore tra i lupi per proclamare il regno di Dio. Insegnare alla gente a ripetere «a pappagallo» tutto ciò che Gesù ha comandato è facile. Insegnare loro ad osservare tutto ciò che Gesù ha comandato è impossibile. Gesù ha usato proprio questo termine. Quando un ricco non è riuscito a convincersi che avrebbe dovuto abbandonare le proprie ricchezze e seguirlo, Gesù ha detto: «è più facile per un cammello passare attraverso la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio... Agli uomini è impossibile, ma non a Dio; perché ogni cosa è possibile a Dio» (Mr 10:25‐27). 10 Il corsivo è dell’autore. Questo vale anche per tutti gli altri versetti citati dall’autore che nelle nostre Bibbie non hanno termini evidenziati in corsivo (ndr).

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Quindi, chi si mette in testa di obbedire all’ultimo comando di Gesù – ad esempio, insegnare ad un ricco ad osservare il comando di «rinunciare a tutto quello che ha» (Lu 14:33) – sta tentando di realizzare l’impossibile. Ma Gesù ha detto che non è impossibile. «Ogni cosa è possibile a Dio.» Per cui la più grande sfida nello scrivere questo libro è stata quella di discernere quale sia il modo in cui Dio rende possibile un’obbedienza apparentemente impossibile. Gesù ha detto che questo traguardo impossibile si raggiunge mediante l’insegnamento. «Fate miei discepoli... insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate.» Ci sono, ovviamente, ancora tante altre cose, come la morte espiatoria di Gesù (Mr 10:45) e l’opera dello Spirito Santo (Gv 14:26) e la preghiera (Mt 6:13). Ma alla fine Gesù si è concentrato sull’insegnamento. A mio parere questo significa che Dio ha scelto di realizzare l’impossibile mediante l’insegnamento di tutto ciò che Gesù ha comandato. E questa è la mia preghiera: che questo libro risulti essere una forma d’insegnamento che Dio userà per realizzare l’obbedienza impossibile a Gesù. E tutto ciò alla gloria di Dio. L’INSEGNAMENTO E L’OBBEDIENZA CHE GLORIFICANO DIO Il motivo per cui pongo l’enfasi sulla gloria di Dio è perché così ha fatto Gesù. Egli ha detto: «così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5:16). Lo scopo ultimo dei comandamenti di Gesù non è che noi li osserviamo facendo buone opere. Lo scopo ultimo é che Dio sia glorificato. L’obbedienza per mezzo delle buone opere è il penultimo scopo. Ciò che è invece lo scopo ultimo è che nella nostra vita di obbedienza Dio appaia chiaramente come la più bella realtà

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del mondo. Questo è lo scopo ultimo di Gesù 11 ed è anche il mio. Questo mi aiuta a rispondere alla domanda: che specie d’insegnamento dei comandamenti di Gesù Dio vorrebbe utilizzare per realizzare tale obbedienza impossibile? Se lo scopo dell’obbedienza è, alla fine, la gloria di Dio, allora è probabile che l’insegnamento che Dio utilizzerà è del tipo che vede la propria gloria al centro. Quindi, lo scopo che mi sono proposto è quello di tenere nella giusta prospettiva, in tutto il libro, la somma bellezza di Dio. MANTENERE I COMANDAMENTI STRETTAMENTE COLLEGATI ALLA PERSONA E ALL’OPERA DI GESÙ Come facciamo dunque a mantenere la bellezza di Dio nella giusta prospettiva in relazione ai comandamenti di Gesù? Trattando il significato e le motivazioni dei comandi in relazione alla Persona e all’opera di Gesù. La Persona e l’opera di Gesù sono i mezzi primari mediante i quali Dio si è glorificato nel mondo. Non c’è alcuna rivelazione della gloria di Dio che sia più grande. Gesù ha detto: «chi ha visto me, ha visto il Padre» (Gv 14:9). Quindi, la sua persona è la manifestazione della gloria di Dio. Vederlo come Egli è realmente, significa vedere l’inestimabile bellezza di Dio. Gesù ha anche detto, mentre pregava: «io ti ho glorificato sulla terra, avendo compiuto l’opera che tu mi hai data da fare» (Gv 17:4). Quindi, la sua opera è una manifestazione della gloria di Dio. Quando vediamo ciò che Egli ha fatto e come lo ha fatto, vediamo la maestà e la grandezza di Dio. Quindi, il mio scopo è stato quello di esaminare il significato e le motivazioni dei comandi di Gesù in relazione alla sua Persona e 11

Si veda in modo particolare il 47° Comando.

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alla sua opera. Quello che emerge più volte è che ciò che Egli comanda è una vita che dimostri il valore della sua Persona e i risultati della sua opera. Il suo intento è che noi non separiamo ciò che comanda da chi Egli è e da ciò che ha fatto. Non dovremmo quindi sorprenderci se l’ultimo comando di Gesù, quello culminante, è di insegnare a tutte le nazioni ad osservare tutto ciò che Egli ha comandato. Questo porta al suo scopo finale. Quando c’è l’obbedienza ai suoi comandi, ciò che il mondo vede è il frutto dell’opera gloriosa di Gesù e il valore della sua Persona gloriosa. In altri termini, il mondo vede la gloria di Dio. È per questo che Gesù è venuto ed è per questo che la sua missione persisterà fino al suo ritorno. UN PROFILO DELLA PERSONA E DELL’OPERA DI GESÙ Anticipando quello che vedremo più avanti nel libro, è giusto delineare qui un profilo, il più sintetico possibile, della Persona e dell’opera di Gesù, affinché fin dall’inizio i suoi comandi poggino sulle loro giuste basi. Gesù è venuto nel mondo, inviato da Dio, come il Messia dei Giudei lungamente atteso. Quando Gesù ha chiesto ai suoi discepoli chi pensassero che Egli fosse, Pietro ha risposto: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». Gesù, replicando, ha detto: «Tu sei beato, Simone, figlio di Giona, perché non la carne e il sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli» (Mt 16:16‐17). Quando Gesù era sotto processo, rischiando la vita, le accuse erano di bestemmia, e successivamente di tradimento ai danni di Cesare, per le sue chiare affermazioni di essere il Messia, il Re d’Israele, il Figlio di Dio. Il sommo sacerdote dei Giudei gli chiese: «Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?». Gesù gli ha risposto: «Io sono; e vedrete il Figlio dell’uomo,

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seduto alla destra della Potenza, venire sulle nuvole del cielo» (Mr 14:61‐62). PERCHÉ GESÙ PREFERIVA IL TITOLO DI FIGLIO DELL’UOMO Pur riconoscendo di essere il Messia, il Figlio di Dio, il titolo con il quale Gesù preferiva fare riferimento a sé stesso era «Figlio dell’Uomo». Da una parte, questo titolo significa in modo chiaro che Gesù era davvero un uomo. Dall’altra, a motivo del suo uso da parte del profeta Daniele, questo titolo probabilmente ha una grandissima connotazione di autorità universale. «Ed ecco venire sulle nuvole del cielo uno simile ad un figlio d’uomo; egli giunse fino al vegliardo e fu fatto avvicinare a lui; gli furono dati dominio, gloria e regno, perché le genti di ogni popolo, nazione e lingua lo servissero. Il suo dominio è un dominio eterno che non passerà, e il suo regno è un regno che non sarà distrutto. » (Da 7:13‐14)

Il motivo per cui Gesù preferiva usare per sé stesso il titolo di Figlio dell’Uomo era che, per il popolo, i termini Messia e Figlio di Dio avevano assunto una connotazione politica. Questi trasmettevano un’impressione errata circa la natura del suo essere messia. Potevano facilmente implicare la concretiz‐ zazione da parte sua delle idee comuni a quei tempi, cioè che il Messia avrebbe conquistato Roma e avrebbe liberato Israele, creando un proprio regno terreno. Gesù doveva barcamenarsi fra queste correnti politiche presentandosi come il vero Messia, anche come Figlio di Dio rivestito dell’autorità universale, ma al tempo stesso doveva contrastare la nozione popolare secondo la quale il Messia non avrebbe sofferto, anzi avrebbe subito governato.

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Il termine Figlio dell’Uomo si rivelò molto utile da questo punto di vista perché, sebbene fosse molto significativo per chi aveva orecchie da udire, in apparenza Gesù, usandolo, non reclamava esplicite pretese di potere politico. Sotto questo titolo preferito (pur senza rifiutare gli altri), Gesù poteva affermare che il tanto atteso regno messianico di Dio era giunto con il suo ministero. 12 IL REGNO DI DIO ERA ENTRATO NELLA STORIA Il popolo d’Israele aspettava con trepidazione l’arrivo del Messia; Egli avrebbe stabilito il Regno di Dio. Il regno avrebbe significato la sconfitta dei nemici d’Israele, il perdono dei peccati, la guarigione dalle malattie, la resurrezione dei morti e il dominio della giustizia, della gioia e della pace sulla terra con il Messia sul trono. Gesù è venuto in terra e ha annunciato: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; ravvedetevi e credete al vangelo» (Mr 1:15). Con ciò Egli intendeva dire che con il suo ministero era giunto il regno di Dio che avrebbe portato liberazione e salvezza. «Ma se è con il dito di Dio che io scaccio i demòni, allora il regno di Dio è giunto fino a voi... il regno di Dio è in mezzo a voi» 13 (Lu 11:20; 17:21). Ma c’era un mistero. Gesù lo chiamava: «il mistero del regno di Dio» (Mr 4:11). Il mistero era che il regno di Dio era entrato nella storia prima della sua manifestazione finale e trionfale. L’adempimento era qui, ma non la consumazione. Il regno sarebbe giunto in due fasi. Nella prima fase il Messia 12 Per un’utile visione d’insieme dei titoli di Gesù nei Vangeli, nello spazio di dodici pagine, si veda Craig L. Blomberg, Jesus and the Gospels, Nashville, Broadman & Holman, 1997, pp. 401‐412. 13 Per un’ottima trattazione, a grandezza di libro, del regno di Dio nel ministero di Gesù si veda George Ladd, The presence of the Future, Grand Rapids, MI, Eerdmans, 1974.

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sarebbe venuto e avrebbe sofferto e nella seconda fase il Messia sarebbe venuto in gloria (Lu 24:46; Mr 14:62). GESÙ È VENUTO PER SERVIRE, PER MORIRE PER I PECCATI E PER RISORGERE Quindi, l’opera primaria di Gesù sulla terra durante la sua prima venuta è stata quella di soffrire e di morire per il perdono dei peccati. Egli ha detto: «Poiché anche il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire, e per dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti» (Mr 10:45). E durante l’ultima cena con i suoi discepoli, ha preso il calice e ha dichiarato: «Questo è il mio sangue, il sangue del patto, il quale è sparso per molti per il perdono dei peccati» (Mt 26:28). La morte non era la sua unica missione, ma il punto centrale. Versando il suo sangue, Egli ha adempiuto le promesse del nuovo patto. Il nuovo patto era la promessa di Dio che tutti coloro che sarebbero entrati nel regno a venire avrebbero avuto il perdono dei peccati, la legge scritta sui loro cuori e la conoscenza personale di Dio (Gr 31:31‐34). Le benedizioni di questo patto sono importantissime per far sì che possiamo obbedire ai comandamenti di Gesù. Il che rende di suprema importanza la morte di Gesù per rendere possibile l’obbedienza da lui richiesta. Ma c’è dell’altro nella sua missione. Quando Giovanni il Battista si mostrò perplesso e incerto se Gesù fosse il Messia o meno, gli mandò a chiedere dalla prigione: «Sei tu colui che deve venire, o dobbiamo aspettare un altro?» E Gesù rispose: «Andate a riferire a Giovanni quello che udite e vedete: i ciechi recuperano la vista e gli zoppi camminano; i lebbrosi sono purificati e i sordi odono; i morti risuscitano e il vangelo è

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annunciato ai poveri. Beato colui che non si sarà scandalizzato di me!» (Mt 11:3‐6). In altri termini: «Tutte le mie guarigioni e la mia predicazione dimostrano che io sono il Messia, ma non vi offendete se non sto realizzando le aspettative politiche di un regno terreno. Io sono colui che deve venire, ma la mia missione centrale (in questa prima venuta) è la sofferenza: dare la mia vita come prezzo di riscatto per molti». Quando la sua missione fu compiuta, dopo essere stato tre giorni nella tomba, Gesù risorse dai morti. Questo era il piano di Dio. Era un atto di suprema autorità sulla morte. «Nessuno me la toglie, ma io la depongo da me. Ho il potere di deporla e il potere di riprenderla. Quest’ordine ho ricevuto dal Padre mio» (Gv 10:18). Dopo la sua risurrezione, Gesù apparve ai suoi discepoli in più occasioni e diede loro prova del fatto che era fisicamente vivo (Lu 24:39‐43). Aprì loro le Scritture affinché potessero constatare come Egli avesse effettivamente adempiuto le promesse di Dio (Lu 24:32, 45). Quindi li incaricò di essere suoi testimoni, ordinò loro di attendere la discesa dello Spirito Santo, come aveva loro promesso, e ascese al cielo (Lu 24:46‐51). L’OBBEDIENZA È IL RISULTATO DELLA SUA OPERA E LA DIMOSTRAZIONE DELLA SUA GLORIA

Sulla base di chi Egli era e dell’opera che aveva compiuto, Gesù ha dato i suoi comandi. Questi non possono essere separati dalla sua Persona e dalla sua opera. L’obbedienza da lui richiesta è il risultato della sua opera di redenzione e la dimostrazione della sua gloria personale. È per questo che Egli è venuto – per crearsi un popolo che glorifichi il suo governo di grazia portando i frutti del suo regno (Mt 21:43).

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Quando diceva: «Il Figlio dell’uomo è venuto per cercare e salvare ciò che era perduto» (Lu 19:10), parlava di Zaccheo che aveva appena sperimentato un tale cambiamento spirituale da essere disposto a dare metà dei suoi beni ai poveri (Lu 19:8). In altri termini, il Figlio dell’uomo è venuto per salvare le persone dal loro amore morboso verso i loro beni (e verso ogni altro idolo) per i quali sarebbero stati disposti a dare persino la loro vita, se fosse stato necessario, e per condurli ad un’obbedienza apparentemente impossibile che dimostra l’infinito valore di Gesù. Quindi, il mio sforzo in questo libro è stato di legare assieme il significato e le motivazioni dei comandamenti di Gesù, la grandezza della sua opera e la gloria della sua persona. UN ACCENNO AL METODO Entrerò nei dettagli sulla metodologia nella sezione successiva intitolata: «Una parola per gli studiosi della Bibbia» (che invito tutti a leggere!), ma mi sembra una buona idea inserire a questo punto quegli elementi guida importanti che ho scelto di seguire. Il mio metodo è di riflettere sul significato e sulle motivazioni dei comandi di Gesù così come appaiono nei Vangeli, alla luce della sua persona e della sua opera. Non citerò il resto del Nuovo Testamento per la mia comprensione di Gesù nei Vangeli. Citare tutto il Nuovo Testamento è una scelta assolutamente legittima, e nelle mie predicazioni non esito a servirmi di tutti quei versetti delle Scritture che mi possano aiutare a spiegare un testo, senza mai, ovviamente, andare ad alterare il significato dell’uno o dell’altro brano. In questo libro però ho dato un’immagine di Gesù vista quasi esclusivamente attraverso le lenti delle sue parole come riportate nei Vangeli. Uno dei miei scopi secondari nell’uso di

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questo metodo è di spronare i lettori a considerare l’unità del Nuovo Testamento, perché il risultato di questo ritratto è altamente compatibile con ciò che gli altri scrittori del Nuovo Testamento hanno insegnato su di lui. PERCHÉ DARE QUESTO TITOLO AL LIBRO? Qualche accenno al titolo «Ciò che Gesù esige dal mondo». Mi rendo conto che il termine esige possa irritare molte orecchie dei nostri contemporanei. Sembra un termine duro, severo, rigido, austero, caustico. Il motivo per cui ho scelto questo termine è per scoprire fondamentalmente come mai in fondo in fondo ci sembra offensivo descrivere Gesù come una persona esigente. La mia convinzione è che se comprendiamo correttamente ciò che Gesù esige da noi, e se siamo disposti a trovare in lui la nostra gioia suprema, ciò che Egli esige non ci sembrerà duro, ma dolce. Accoglieremo le sue richieste come gli animali, nel romanzo di C. S. Lewis, Perelandra, hanno accolto le richieste della Signora: «Se io chiedessi agli animali di camminare sulla testa, non lo considererebbero difficile ma obbedirebbero con piacere. Io sono il Suo animale, e tutti i Suoi comandi sono una gioia». 14 Ma sarebbe una nostra iniziativa mediocre e superficiale dare l’impressione che Gesù non parli spesso in modo caustico e severo. Questo è vero non soltanto verso i suoi avversari, gli scribi e i farisei – ad esempio, in Matteo capitolo 23, in cui li chiama figli della geenna (v. 15), «stolti e ciechi» (v. 17), «guide cieche» (vv.16, 24), «ipocriti» (v. 27), «sepolcri imbiancati» (v. 27) e «razza di vipere» (v. 33). È vero anche nei confronti dei suoi discepoli. Ad esempio dice: «se dunque voi, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli...» (Mt 7:11); e a C. S. Lewis, Perelandra, Milano, Adelphi Edizioni, 1994, p. 94.

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Pietro: «Vattene via da me, Satana! Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini» (Mr 8:33); e ancora a Pietro, facendo riferimento alla sorte di Giovanni: «Se voglio che rimanga finché io venga, che t’importa? Tu, seguimi!» (Gv 21:22). E dopo un insegnamento crudo e raccapricciante in Giovanni capitolo 6 («Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha vita eterna» v. 54), Giovanni commenta che «molti dei suoi discepoli, dopo averlo udito, dissero: “Questo parlare è duro: chi può ascoltarlo?” ... Da allora molti suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui» (vv. 60, 66). Tale era il prezzo da pagare per il suo modo di parlare. Il mio scopo non è di sorvolare sulle forti implicazioni del termine «esigere» o di ammorbidire il parlare «duro» di Gesù; il mio scopo è che ci sia una trasformazione nei nostri cuori e nella nostra comprensione tale che il Gesù duro ci piaccia tanto come il Gesù tenero. LA SUA AUTORITÀ E LA SUA PRESENZA NEL GRANDE MANDATO Questo è il mio scopo. Si possono percepire questi due aspetti in ciò che Gesù afferma all’inizio e alla fine del grande mandato di fare discepoli. Da una parte Egli dice: «Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra» (Mt 28:18). Dall’altra dice: «Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente» (Mt 28:20). Il primo dice: «Esigo questo e quello perché ne ho il diritto. Ogni autorità sull’universo è mia». Il secondo dice: «Esigo questo e quello perché vi aiuterò. Sarò sempre con voi». Ho cercato di strutturare i capitoli di questo libro in modo tale da portare il lettore dai capitoli più brevi e dalle richieste di Gesù più moderate a quelle più esigenti (ma non meno

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preziose). 15 Non è soltanto una scelta stilistica o tattica. È una scelta teologicamente appropriata. Buona parte dei primi diciannove capitoli non richiede alcuna azione esteriore. Parlano essenzialmente di ciò che avviene nella mente e nel cuore. Essi vengono prima perché il tipo d’obbedienza che Gesù esige va dall’interno (dove viene percepita l’opera di Gesù) verso l’esterno (dove il valore di Gesù si può dimostrare). Di questi capitoli, i primi sette sono: «Devi nascere di nuovo», «Ravvediti», «Vieni a Me», «Credi in Me», «AmaMi», «AscoltaMi» e «Dimora in Me». Quando questi ordini vengono visti per ciò che sono realmente, trasformano l’autorità assoluta di Gesù in una fonte di gioia santa. Quando la persona più gloriosa dell’universo paga tutti i miei debiti (Mt 20:28) e poi richiede che io vada a vivere con lei ed entri nella sua gioia (Mt 25:21), non può esserci richiesta più desiderabile. Ad una tale persona io dico, come ha detto Agostino: «Concedimi ciò che mi comandi e comanda ciò che vuoi». 16 OSA GESÙ ESIGERE DA TUTTO IL MONDO? L’altra parola del titolo del libro che potrebbe apparire provocatoria è «mondo». Ciò che Gesù esige dal mondo. Sorgono due obiezioni. La prima è: Gesù, esigeva effettivamente da tutto il mondo? L’altra è: osa Gesù esigere da tutto il mondo? Ci si potrebbe chiedere: tutti questi comandi Gesù li ha dati al mondo oppure li ha dati solo ai suoi discepoli? È un’etica Per le spiegazioni relative alla scelta dell’inserimento dei comandi nel libro, si veda la sezione “Il mio approccio in questo libro”, p. 34. 16 Agostino, Le confessioni, Libro X, XXIX; Le confessioni, Introduzione, traduzione e note di Aldo Landi, Roma, Ed. Paoline, 1984, p. 339. 15

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valida per il mondo o solo per i discepoli di Gesù? La risposta è la seguente: i comandi che Gesù ha dato solo ai suoi discepoli sono diretti anche al mondo perché Egli vuole che tutti in ogni dove diventino suoi discepoli. Questo è il punto focale del suo ultimo comando: «Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate» (Mt 28:19‐20). Gesù osa avanzare pretese su «tutti i popoli» – tutti i gruppi etnici esistenti sul pianeta. 17 Senza eccezioni. Gesù non è una divinità tribale. Egli ha autorità su tutto l’universo e tutta la creazione gli deve obbedienza. PROCEDERE CON OGNI AUTORITÀ MA SENZA LA SPADA Gesù non manda i suoi a fare discepoli con la spada. Il suo regno non si estende per mezzo della forza, ma per mezzo della verità, dell’amore, del sacrificio e della potenza di Dio. «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori combatterebbero» (Gv 18:36). I discepoli di Gesù non estendono il suo regno uccidendo, piuttosto muoiono. «Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a sé stesso, prenda la sua croce e mi segua» (Mr 8:34). «Faranno morire parecchi di voi» (Lu 21:16). Non soltanto metteranno a morte i seguaci di Gesù, ma lo faranno in nome della loro religione. «L’ora viene», dice Gesù, «che chiunque vi ucciderà, crederà di rendere un culto a Dio» (Gv 16:2). Gesù ha ogni autorità in cielo e sulla terra, ma per ora trattiene il suo potere. Non lo usa sempre per impedire che i 17 Negli ultimi due capitoli del libro, traccio le implicazioni di questo versetto per il mondo e spiego più chiaramente il significato di «tutti i popoli».

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suoi soffrano, anche se potrebbe, e a volte lo fa. Egli è con noi fino alla fine dell’età presente, ma non sempre per salvaguardarci dalla sofferenza. Ci chiama a percorrere la stessa strada che Egli ha percorso. «Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi» (Gv 15:20). «Se hanno chiamato Belzebù il padrone, quanto più chiameranno così quelli di casa sua!» (Mt 10:25). L’autorità di Gesù su tutto l’universo produce una missione di insegnamento e non una missione di terrore. Il suo scopo è che si ubbidisca a tutto ciò che Egli ha comandato in modo che Dio sia glorificato. Il tipo d’obbedienza che glorifica Dio è libera e gioiosa, non è coercitiva e degradante. Anche quando il costo è altissimo, la gioia è sublime, perché la causa di Gesù non può fallire. «Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi ogni sorta di male per causa mia. Rallegratevi e giubilate, perché il vostro premio è grande nei cieli» (Mt 5:11‐12). È una missione che ha un prezzo, ma che porta gioia. La mia preghiera nello scrivere questo libro è che serva a quella missione mondiale – di fare «miei discepoli tutti i popoli...insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate». Prego il Signore che io possa essere un’eco fedele di Gesù quando ha detto: «Colui che mi ha mandato è veritiero, e le cose che ho udite da lui, le dico al mondo» (Gv 8:26).

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UNA PAROLA PER GLI STUDIOSI DELLA BIBBIA (e per quanti si chiedono cosa questi stiano facendo) Non occorre una grande immaginazione per sentir dire da uno studioso del Nuovo Testamento: «Santo cielo! Piper ignora completamente duecento anni di ricerca critica sul Gesù storico!» Posso comprendere quest’affermazione, ma non è del tutto esatta. «Ignora» non è il termine giusto. Sarebbe più esatto dire che buona parte del risultato di questa ricerca la considero inaffidabile e inutilizzabile per fare ciò che Gesù intende compiere nel mondo. QUAL È IL RISULTATO DELLA RICERCA SUL GESÙ STORICO? A questo riguardo, poco è cambiato dal 1931, quando Edwyn Hoskyns e Noel Davey scrissero: «Non esistono “risultati certi” del Criticismo del Nuovo Testamento». 18 Ciò che s’intende con questo, quanto alla ricerca sul Gesù storico, non è che non si possa dire alcunché di certo su Gesù, ma che il tentativo di andare oltre i quattro Vangeli ci lancia in un mare di speculazioni che non approdano su nessuna isola che si possa considerare un ritratto affidabile del vero Gesù. 19 18 Sir Edwyn Hoskyns e Noel Davey, The Riddle of the New Testament, London, Faber & Faber, 1931, p. 259. 19 Ben Witherington III dà il seguente giudizio sulle prime due ricerche: «Il risultato delle prime due ricerche, tanto quanto tutto il resto, ci ha rivelato i limiti frustranti dello studio di un qualunque personaggio dell’antichità... Nulla è fugace quanto molte delle più recenti tendenze nello studio del Nuovo Testamento, compresi gli studi sul Gesù storico. Questo è facile da vedersi semplicemente esaminando le tendenze e l’impatto avuti dalla Seconda Ricerca del Gesù storico, che ci hanno presentato, tra le altre cose,

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Gli studiosi parlano di tre Ricerche sul Gesù storico. La Prima Ricerca affonda le sue radici nel passato fino a risalire a Benedetto Spinoza (1632‐1677) e fu poi sviluppata da Hermann Reimarus (1649‐1768), David Friedrich Strauss (1808‐1874), William Wrede (1959‐1906) e altri. Ebbe termine con il duplice attacco di Albert Schweitzer (1857‐1965), che affermava che non era sufficientemente radicale, e Martin Kähler (1835‐1912), che affermava che il Gesù storico, ricostruito dai critici, non era il «Gesù storico biblico» ed era quindi inutile per la fede della chiesa. 20 La Seconda Ricerca sul Gesù storico fu avviata nel 1953 da uno studente di Rudolf Bultmann, Ernst Käsemann. Questi erano i giganti tedeschi con cui sentivo il dovere di venire a patti nei miei studi post‐laurea a Monaco di Baviera all’inizio degli anni ’70. È interessante notare che sia Bultmann che Käsemann abbiano raggiunto i novantadue anni di età. Ma Bultmann non era più attivo all’inizio degli anni ’70. Morì nel 1976. Käsemann aveva una sessantina d’anni quando studiavo in Germania, ma lo incontrai solo di sfuggita durante un seminario a Parigi. Insieme a Günther Bornkamm, questi tre un Gesù esistenzialista. Il Gesù storico e il Gesù che può essere ricostruito con il metodo storico‐critico non coincidono. Più precisamente, il Gesù ricostruito mediante un uso personale del metodo storico‐critico o basato sulla riduzione del materiale in esame a pochi brani, potrebbe avere collegamenti soltanto minimi con il vero Gesù». The Jesus Quest: The Third Search for the Jew of Nazareth, Downers Grove, Ill, InterVarsity Press, 1995, p. 247. 20 Tutti i documenti più importanti di questi e altri autori sono opportunamente raccolti in un volume unico: The Historical Jesus Quest: Landmarks in the Search for the Jesus of History, ed. Gregory W. Dawes, Louisville, Westminster John Knox, 1999. Un’altra utile collezione di saggi storici sulla ricerca sul Gesù storico è The Historical Jesus in Recent Research, ed. James D.G. Dunn e Scott McKnight, Sources for Biblical Theological Study, Vol. 10, Winona Lake, Ind, Eisenbrauns, 2005.

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erano visti come gli esperti del metodo storico critico che mi ritrovai a dover affrontare ogniqualvolta citavo delle affermazioni di Gesù nella mia tesi di dottorato sui suoi comandamenti inerenti all’amore. LE RADICI DELLA DELUSIONE Dei giorni trascorsi in Germania mi rimase una crescente delusione di fronte agli sforzi compiuti dagli storici di ricostruire un Gesù storico dietro il ritratto unificato del Gesù dei Vangeli. Ebbi una forte percezione di ciò che a mio parere si poteva definire disonestà intellettuale. Gli articoli degli studiosi iniziavano con tanti «forse», «probabilmente», «possibilmente», e altre sfumature del genere, ma verso la fine dell’articolo emergeva (a mio parere dal nulla) la convinzione d’aver trovato qualcosa di affidabile e di utile. Da parte mia vedevo delle menti eccellenti che, con un grande tocco intellettuale, costruivano castelli fatti di carte, tipo quelle da gioco. È utile avere sessant’anni. Ho visto quelle carte cadere giù tantissime volte. Ad esempio, chi di noi, oggi, potrebbe dare seria importanza alle ricostruzioni del Gesù storico di Milan Machoveč (Jesus für Atheisten, 1972), di Herbert Braun (Jesus, 1969) o di Kurt Niederwimmer (Jesus, 1968)? Eppure erano queste le ricostruzioni in voga a quei tempi che, secondo gli standard dei circoli intellettuali, avrei dovuto accettare. I primi due discutevano con Bultmann sul fatto che il regno di Dio durante il ministero di Gesù era una costruzione mitologica di cui oggi possiamo fare a meno, potendo trovare il «significato» politico (Machoveč era marxista) ed esistenzialista di Gesù per noi. Niederwimmer sfruttava, come diceva la copertina del libro, «i risultati sicuri della psicanalisi» per trovare nel regno

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di Dio «l’oggettivazione di un processo collettivo di consapevolezza». Non rimasi particolarmente colpito dai risultati della Seconda Ricerca. Avevo visto cose gloriose nel Gesù dei Vangeli e la Ricerca non mi offriva altro che pula e cenere. Mi trovai perfettamente d’accordo con la definizione straordinaria di Adolf Schlatter su ciò che dovrebbe essere, secondo lui, lo studio intellettuale (die Wissenschaft – letteralmente la Scienza). Mi tengo il più lontano possibile dalle supposizioni e quindi evito lo sforzo di invalidarle. Non mi sembra che ne valga la pena. Poiché le supposizioni non s’invalidano producendone altre. Affondano da sole quando ci si accorge che l’osservazione dà risultati migliori della supposizione... Io chiamo Wissenschaft [Scienza/studio] l’osservazione di ciò che esiste (des Vorhandenen), non il tentativo di immaginare ciò che non si vede. Forse qualcuno obietterà che il tirare ad indovinare, tipico della supposizione, sia eccitante ed interessante, mentre l’osservazione è un lavoro duro e difficile. È vero; giocare è più facile che lavorare. Ma il Vangelo viene irrimediabilmente frainteso quando se ne fa un giocattolo. 21

Cresceva in me la convinzione che la vita è troppo breve e la chiesa troppo preziosa perché un ministro della Parola trascorra la propria vita cercando di ricreare un Gesù frutto di mille supposizioni. C’era del lavoro da fare – del lavoro molto

21 Adolf Schlatter, Der Evangelist Matthäus, 6° ed., Stuttgart, Calver Verlag, 1963, xi. Traduzione dal tedesco all’inglese di John Piper, e dall’inglese all’italiano del traduttore di questo libro.

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duro – per scoprire cosa ci sia realmente nel ritratto di Gesù datoci da Dio nei Vangeli. COSA C’È DA SPERARE NELLA TERZA RICERCA? La Terza Ricerca del Gesù storico «fu avviata all’inizio degli anni ’80, sollecitata da alcuni nuovi dati archeologici e da nuovi manoscritti, da nuovi miglioramenti metodologici e da un nuovo entusiasmo secondo il quale la ricerca storica non avrebbe necessariamente portato ad un vicolo cieco». 22 È ancora in corso e sono disponibili delle relazioni sugli ultimi risultati. 23 Ben Witherington osserva: «Il desiderio di dire qualcosa di nuovo e di fresco caratterizza quasi tutte le opere [della Terza Ricerca] esaminate in questo studio, a volte fino al punto di preferire il nuovo al probabile». 24 La mia valutazione di ciò che sta accadendo è la seguente: nella misura in cui le ricostruzioni attuali del Gesù storico si discostano dal ritratto che si trova nei Vangeli, verranno dimenticate come lo sono stati Machoveč, Braun e Niederwimmer. Ci sono delle ragioni per cui accadrà quanto ho appena detto. In primo luogo, nessun ritratto affidabile o durevole di Gesù è mai stato ricostruito andando oltre ciò che di lui si trova raffigurato nei quattro Vangeli. Non c’è motivo per credere Witherington, The Jesus Quest, pp. 12‐13. Oltre all’analisi d’insieme di Witherington, citata nella nota precedente, si veda Larry Hurtado, “A Taxonomy of Recent Historical‐Jesus Work,” in Whose Historical Jesus? a cura di William E. Arnal e Michel Desjardins, Waterloo, Ontario, Wilfrid Laurier University Press, 1997, pp. 272‐295; Jonathan Knight, Jesus: An Historical and Theological Investigation, London, T&T Clark International, 2004, pp. 15‐56; The Historical Jesus in Recent Research, ed. Dunn e McKnight. 24 Witherington, The Jesus Quest, p. 247. 22 23

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che questo cambierà in futuro. La ragione è evidente: quando si mette da parte das Vorhandenen (ciò che si trova sotto mano) per puntare sulle supposizioni, non si fa altro che trasformare gli studi in un gioco accademico. Ciò che serve per dare vita al gioco sono i giocattoli. E tutti sanno che il mercato e l’accademia richiedono nuovi giocattoli per ogni nuova generazione. Non possono durare. La tragedia è l’entità dei danni subiti da coloro che non sono radicati nei Vangeli – e che non godono del beneficio di avere sessant’anni. I VANGELI NON SONO STATI SOVVERTITI In secondo luogo, il ritratto di Gesù nei quattro Vangeli non è stato sovvertito dagli studi accademici. Un’apparente sovversione nasce dall’ingiustificata creazione di criteri di autenticità che per definizione escludono alcuni aspetti del ritratto neotestamentario. Dio, nella sua grazia, ha suscitato svariate generazioni di studiosi attenti, rigorosi e fedeli, che non si sono lasciati intimidire dai critici radicali, e che pazientemente portano avanti il proprio lavoro dimostrando la credibilità storica dei quattro Vangeli. Ringrazio Dio per loro. Non voglio dire che essi forniscano delle prove a favore dei Vangeli. Voglio dire che essi dimostrano che gli attacchi alla validità storica del ritratto di Gesù nei Vangeli non sono convincenti. 25 A questo riguardo, i seguenti libri presentano delle controargomentazioni alla Terza Ricerca e alla Ricerca in generale: Craig L. Blomberg, The Historical Reliability of the Gospels, Downers Grove, Ill, InterVarsity Press, 1987; Craig L. Blomberg, Jesus and the Gospels, Nashville, Broadman & Holman, 1997; Craig L. Blomberg, The Historical Reliability of John’s Gospel, Downers Grove, Ill., InterVarsity Press, 1998; D. A. Carson, The Gospel According to John, Grand Rapids, MI, Eerdmans, 1991, pp. 40‐68; Jesus Under Fire, a cura di Michael J. Wilkins e J. P. Moreland, Grand Rapids, MI, Zondervan, 1995; Paul Barnett,

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I FRAMMENTI PORTANO A DELLE RICOSTRUZIONI ARBITRARIE In terzo luogo, il tentativo di ricostruire un ritratto affidabile e inattaccabile di Gesù, oltre i Vangeli, è un’illusione perché per definizione il metodo adottato offre soltanto dei frammenti senza l’immediato contesto. Citazioni ed avvenimenti fram‐ mentari si possono collegare tra loro soltanto arbitrariamente. Ciò significa che dietro alla ricostruzione c’è la mente dello studioso e non la realtà di Gesù. Luke Timothy Johnson ha ben spiegato questo punto: Quando le composizioni sono frammentate, spezzettate e disposte in sequenze arbitrarie, non funzionano affatto. Le composizioni letterarie del Nuovo Testamento si analizzano meglio quando si rispetta e si apprezza la loro integrità letteraria. Quando le si considerano in questa maniera, le si possono apprezzare come testimonianze e interpretazioni dell’esperienza e delle convinzioni religiose. 26

The Truth About Jesus: The Challenge of the Evidence, Sydney, Aquila Press, 1994; Luke Timothy Johnson, The Real Jesus: The Misguided Quest for the Historical Jesus and the Truth of the Traditional Gospels, San Francisco, HarperSanFrancisco, 1996; Gregory Boyd, Cynic, Sage or Son of God? Recovering the Real Jesus in an Age of Revisionist Replies, Grand Rapids MI, Baker, 1995; Gary Habermas, The Historical Jesus: Ancient Evidence for the Life of Christ, Oplin, MO, College Press, 1996; Lee Strobel, The Case for Christ: A Journalist’s Personal Investigation of the Evidence for Jesus, Grand Rapids, MI, Zondervan, 1998. 26

Johnson, The Real Jesus, p. 167.

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RIMANGONO SOLO I VANGELI In quarto luogo, il ritratto di Gesù nei Vangeli è l’unico che abbia una qualche possibilità di modellare la chiesa e, alla lunga, il mondo. Questo dipende dal fatto che è l’unico cui la gente abbia accesso. Qualunque cosa riescano a costruire i Ricercatori, verrà solitamente letto solo da una manciata di persone. E anche se si dovesse riuscire a trasformarlo in un film di successo, visto da milioni di persone, il tutto diventerebbe poco più che un ricordo nel giro di un decennio, mentre i Vangeli continueranno a stare in mano alle masse. Scommetto sulla mia vita che questa era l’idea di Dio e che tentare di comprendere cosa contengano davvero i Vangeli del ritratto di Gesù e farne oggetto d’insegnamento fedele varrà tutto il respiro che ancora mi rimane. IL MIO APPROCCIO IN QUESTO LIBRO Oltre a ciò che ho detto sul metodo nel paragrafo «Un accenno al metodo», nell’Introduzione, potrà risultare utile, a questo punto, informare i lettori che il procedimento di selezione dei comandi da trattare è stato complesso. Ho raccolto e annotato tutti i comandamenti man mano che leggevo i Vangeli. Tra questi ho incluso i comandamenti espressi in forma implicita (ad esempio, «beati i misericordiosi» implica «siate misericordiosi»). Questa lista superava i cinquecento elementi, contando le molteplici affermazioni parallele presenti in tutti e quattro i Vangeli. Il passo successivo è stato quello di operare una distinzione fra i comandamenti, scegliendo quelli che hanno un significato duraturo per la fede e per la vita. Con ciò intendo dire che ho escluso comandamenti quali: «Alzati, prendi il tuo lettuccio, e vattene a casa tua» (Mr 2:11). Infine, c’è stato un processo di

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raggruppamento e catalogazione. Dopo svariati passi, sono riuscito a catalogare tutti i comandamenti in circa trenta categorie. Questi raggruppamenti sono andati a formare la struttura iniziale dei capitoli. Per alcuni, data la loro ampiezza, si è reso necessario dividere i capitoli in due o tre parti. Da qui è nato il numero tondo di cinquanta capitoli. Non posso dire di aver commentato ogni comandamento. La mia speranza è che siano stati trattati un sufficiente numero di categorie e un numero altrettanto sufficiente di comandamenti specifici in modo da includere anche quelli sui quali non mi sono soffermato a lungo. IL GESÙ DEI VANGELI È IL PIÙ RADICALE In quinto e ultimo luogo, il motivo per cui le ricostruzioni di Gesù che tentano di andare oltre i Vangeli non dureranno e falliranno miseramente, nel tentativo di modellare la chiesa in modo duraturo, è che il Gesù più radicale è quello ritratto nei Vangeli. Perciò tante ricostruzioni di Gesù che non si basano esclusivamente sui Vangeli sono motivate dal desiderio di liberare Gesù dalle tradizioni ecclesiali addomesticate che lo inseriscono in questo mondo in modi prevedibili e compromettenti. Questo è senza dubbio un desiderio ineccepibile. Il loro approccio ottiene però l’esatto contrario di ciò che sperano. Nella misura in cui la chiesa verrà istruita a non avere fiducia nel Gesù dei Vangeli e a ricercare creazioni umane di Gesù sempre nuove, il vero Gesù apparirà sfocato e il suo potere di liberarsi dalle tradizioni non bibliche apparirà indebolito. Questo è il punto che Luke Timothy Johnson riesce a rendere così bene: il grande bisogno della chiesa e del mondo è il «vero Gesù» dei Vangeli. Le seguenti parole di Johnson

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costituiscono un’ottima conclusione di questo paragrafo «Una parola per gli studiosi della Bibbia» e un trampolino di lancio per Ciò che Gesù esige dal mondo. La chiesa si comporta in maniera trionfalistica, o tratta la propria gente con arroganza? È un agente per la soppressione dei bisogni e delle aspirazioni umane? Promuove l’intolleranza e la chiusura mentale? La chiesa proclama un vangelo del successo, offrendo Gesù come un socio migliore in affari? Incoraggia un’etica della prosperità a spese del bene della terra, o una spiritualità individualistica a spese dei bisognosi della terra? I suoi leader sono corrotti e coercitivi? Tali distorsioni del cristianesimo non possono trovare critico più duro, o avversario più radicale del Gesù che si trova soltanto nelle pagine del Nuovo Testamento, il Gesù che fu egli stesso svuotato per gli altri e che chiamava i suoi seguaci a fare lo stesso.

Il Gesù cui si appellava San Francesco d’Assisi nella sua chiamata per una chiesa povera e altruista piuttosto che potente e avida non era il «Gesù Storico», ma il Gesù dei Vangeli. Ci si chiede perché questo Gesù non sia anche riconosciuto come il «vero Gesù» per coloro che affermano di desiderare la verità religiosa, l’integrità teologica e una storia onesta. 27

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Johnson, The Real Jesus, p. 167.

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1° COMANDO

BISOGNA CHE NASCIATE DI NUOVO Gesù rispose: «Non ti meravigliare se ti ho detto: “Bisogna che nasciate di nuovo!”» (Gv 3:5,7). Gesù gli rispose: «In verità, in verità ti dico che se uno non nasce di nuovo non può vedere il regno di Dio» (Gv 3:3). Nel terzo capitolo del Vangelo di Giovanni, troviamo Gesù che parla con «un uomo tra i farisei chiamato Nicodemo, uno dei capi dei Giudei» (Gv 3:1). I farisei erano esperti nelle Scritture giudaiche. Per questo Gesù si stupisce che Nicodemo si mostri perplesso di fronte alla sua affermazione «bisogna che nasciate di nuovo». Nicodemo chiede: «Come può un uomo nascere quando è già vecchio? Può egli entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e nascere?» (Gv 3:4). Gesù risponde: «Tu sei maestro d’Israele e non sai queste cose?» (Gv 3:10). METTERÒ IN VOI UNO SPIRITO NUOVO In altre parole, un esperto delle Scritture giudaiche non si sarebbe dovuto mostrare perplesso dal comando di Gesù: «bisogna che nasciate di nuovo». Perché no? Perché c’erano così tanti riferimenti nelle Scritture giudaiche che Nicodemo e Gesù avevano in comune. Dio aveva promesso un giorno in cui avrebbe fatto nascere di nuovo il suo popolo. Una delle promesse più chiare di Dio è nel libro di Ezechiele. Gesù riprende le parole di Ezechiele quando dice: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato d’acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio» (Gv 3:5). Il «nascere di nuovo» viene descritto come una nascita d’acqua e di Spirito. Questo

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binomio, «acqua» e «Spirito», appare in Ezechiele 36:25‐27. Dio dice: Vi aspergerò d’acqua pura e sarete puri; io vi purificherò di tutte le vostre impurità e di tutti i vostri idoli. Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dal vostro corpo il cuore di pietra, e vi darò un cuore di carne. Metterò dentro di voi il mio spirito e farò in modo che camminerete secondo le mie leggi, e osserverete e metterete in pratica le mie prescrizioni.

Dio promette la purificazione dai peccati e il dono di un cuore nuovo di carne dovuto alla presenza del suo Spirito divino in loro. Gesù pensa che Nicodemo avrebbe dovuto collegare il suo comando di nascere di nuovo alla promessa di Ezechiele di uno spirito nuovo e del dono dello Spirito di Dio. Ma egli non lo fa. Perciò Gesù gli spiega ulteriormente la cosa descrivendogli il ruolo dello Spirito di Dio nel suscitare questo spirito nuovo: «Quello che è nato dalla carne è carne; e quello che è nato dallo Spirito è spirito» (Gv 3:6). I MORTI NON POSSONO VEDERE La carne è ciò che siamo per natura. Si riferisce all’essere umano comune. Per mezzo della nostra prima nascita, siamo soltanto carne. Questa condizione umana naturale, secondo la nostra esperienza, è spiritualmente morta. Non nasciamo spiritualmente vivi con un cuore che ama Dio. Nasciamo spiritualmente morti. È questo che intende Gesù, quando dice ad un potenziale discepolo che vuole recarsi ad un funerale: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti» (Lu 9:60). In altre parole, alcuni sono fisicamente morti e di conseguenza devono essere

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sepolti. Altri sono spiritualmente morti e possono occuparsi dell’altrui sepoltura. Questa verità Gesù la ribadisce quando, nella parabola del figlio prodigo, fa dire al padre: «Perché questo mio figlio era morto, ed è tornato in vita» (Lu 15:24). Ed è per questo che «se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio» (Gv 3:3). I morti non possono vedere. Cioè, non possono vedere il regno di Dio come qualcosa di grandemente desiderabile. Questo sembra sciocco, o fantomatico o noioso. Pertanto chi si trova in questa condizione «non può entrare nel regno di Dio» (Gv 3:5). Non può perché gli sembra irrilevante. Gesù vede tutta l’umanità divisa in due parti: coloro che sono nati una volta soltanto, «nati dalla carne», cioè «i morti (spiritualmente)», e coloro che sono « nati di nuovo» dallo Spirito di Dio, cioè coloro che sono vivi per Dio e vedono il suo regno come reale e grandemente desiderabile. IL VENTO SOFFIA DOVE VUOLE Nicodemo non ha del tutto torto a mostrarsi perplesso. Si trova di fronte ad un mistero. Gesù dice in Giovanni 3:8: «Il vento soffia dove vuole, e tu ne odi il rumore, ma non sai né da dove viene né dove va; così è di chiunque è nato dallo Spirito». In altre parole, Gesù sta dicendo: «Nicodemo, tu hai bisogno di una nuova vita spirituale – una seconda nascita». E ciò che Gesù richiede da Nicodemo, lo richiede da tutti. Egli si rivolge a tutti gli abitanti della terra. Nessuno è escluso. Nessun gruppo etnico ha una maggiore predisposizione alla vita. Il morto è morto – quali che siano il colore, l’etnia, la cultura o la classe sociale. Abbiamo bisogno di occhi spirituali. La nostra prima nascita non ci permetterà l’accesso al regno di Dio. Ma non possiamo nascere di nuovo da noi stessi. Ci pensa

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lo Spirito di Dio. E lo Spirito di Dio è libero e soffia in maniera a noi incomprensibile. Dobbiamo nascere di nuovo. E questo è un dono di Dio. Distogliete lo sguardo da voi stessi. Solo Dio può darvi ciò che voi cercate. Voi non avete bisogno di migliorare il vostro vecchio IO. Tutti gli abitanti del mondo hanno bisogno di una vita nuova. È una cosa radicale e sovrannaturale. È al di fuori del nostro controllo. I morti non riescono a dare a sé stessi una vita nuova. Dobbiamo nascere di nuovo – «non... da volontà di carne, né da volontà d’uomo, ma [...] da Dio» (Gv 1:13). È questo che Gesù esige dal mondo.

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