La politica è un tema sempre attuale: contribuire a definire le scelte che plasmano il presente e il futuro del proprio paese è un diritto e un dovere per ogni cittadino. Ma, per una scelta consapevole, è necessario prima di tutto conoscere lo sviluppo del pensiero politico e le problematiche da porsi nell’affrontare questa sfida. Il saggio di Hunter Baker, conciso e scorrevole, si rivolge proprio a chi vuole inquadrare meglio le dinamiche alla base del patto sociale e il contributo di valori e integrità che i cristiani possono portare in questo settore. Hunter Baker (dottorato presso la Baylor University, dottorato di ricerca in giurisprudenza alla University of Houston) è docente universitario e professore associato di scienze politiche alla Union University di Jackson, nel Tennessee. Collabora con il Journal of Markets and Morality e con Touchstone: a Journal of Mere Christianity. È consulente presso la Southern Baptist Ethics & Religious Liberty Commission.
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Hunter Baker IL PENSIERO POLITICO
IL PENSIERO POLITICO Hunter Baker
IL PENSIERO POLITICO Una guida introduttiva
Hunter Baker
“Il pensiero politico è un’eccellente introduzione allo studio della politica. Hunter Baker scrive da vero insegnante, offrendo non solo rigore e chiarezza, ma anche un’impronta personale. Dimostra ai suoi lettori come lo studio del pensiero politico non sia solo un astratto esercizio per severi accademici, ma un’applicazione dell’intelletto pratico alla questione di come dobbiamo vivere insieme in libertà e ordine per il progresso del bene comune. Nell’introdurre gli studenti ai più grandi filosofi politici della storia, il professor Baker impiega molta cura nel mostrare i segni indelebili che questi pensatori hanno lasciato nella nostra civiltà e come, nel bene o nel male, abbiano dato forma al modo in cui i cristiani dovrebbero valutare in maniera critica la loro posizione nella società civile e nelle sue istituzioni politiche.” rancis J. Beckwith, professore di filosofia, Baylor University; autore di F Politics for Christians.
“Qual è lo scopo della politica? Come dovremmo organizzare le nostre vite nella collettività? Con una vivace e coinvolgente prosa, Hunter Baker esamina le risposte che i grandi pensatori hanno dato a questi persistenti quesiti. Il suo libro è un’eccellente e accessibile introduzione ai temi fondamentali del discorso politico e al perché questo sia così importante per le giovani generazioni.” eorge H. Nash, autore di The Conservative Intellectual Movement in G America Since 1945.
“Hunter Baker fornisce un accessibile e acuto testo introduttivo alle varie correnti di pensiero e ai provvedimenti messi in campo nella vita pubblica occidentale. Un notevole merito del lavoro di Baker è che esamina distinte alternative rendendo, al tempo stesso, giustizia alla dinamica diversità all’interno delle diverse scuole di pensiero e fra di esse. Baker dipinge una chiara e convincente immagine del panorama politico e nel farlo fornisce un prezioso servizio sia a quelli che stanno affrontando lo studio della politica per la prima volta che a quelli che cercano un aggiornamento e una sintesi del pensiero politico.” J ordan J. Ballor, ricercatore, Acton Institute for the Study of Religion & Liberty; autore di Ecumenical Babel.
LA GRANDE TRADIZIONE DEL PENSIERO CRISTIANO
Una guida introduttiva David S. Dockery e Timothy George
IL PENSIERO POLITICO Una guida introduttiva Hunter Baker
LETTERATURA
Una guida introduttiva Louis Markos
FILOSOFIA
Una guida introduttiva David K. Naugle
SCIENZE NATURALI Una guida introduttiva John A. Bloom
CURATORE DELLA COLLANA David S. Dockery CONSULENTI Hunter Baker Timothy George Niel Nielson Philip G. Ryken Michael J. Wilkins John D. Woodbridge
APPREZZAMENTI PER LA SERIE
“La collana Cultura cristiana è un entusiasmante progetto che introdurrà con rinnovato vigore i lettori alle ricchezze del pensiero e dell’esercizio del cristianesimo storico. Mentre la moderna università secolarizzata fatica a recuperare la parvenza di una decisione, questa serie mostra perché una visione del mondo profondamente radicata nel cristianesimo offra una coerenza intellettuale così fortemente necessaria nella nostra frammentata cultura. Riunendo una formidabile schiera di rispettabili studiosi evangelici, questo volume assicura di fornire orientamenti fondamentali nelle varie discipline per la prossima generazione di studenti cristiani.” Thomas Kidd, dipartimento di storia, Baylor University.
“Dire che questo progetto è atteso da tempo è forse la minimizzazione del secolo. Sono riconoscente a David Dockery e Timothy George, due esempi della tradizione intellettuale cristiana, che stanno aprendo la strada per noi. Molti di noi sono stati i felici beneficiari del loro sapere nel corso dei due decenni passati; molti saranno i grati eredi del loro lavoro mentre questa serie progredisce.” Andrew Wesmoreland, rettore, Samford University.
“Questa serie è esattamente ciò di cui ha bisogno l’educazione superiore cristiana per risanare i suoi fondamenti intellettuali a fronte delle sfide dei decenni a venire. Sia che gli studenti stiano studiano in istituzioni dichiaratamente cristiane oppure in ambienti più tradizionalmente secolari, questi volumi forniranno una solida base per opporsi all’atteggiamento sprezzante, verso il pensiero biblico, che sembra così dilagante nel mondo accademico di oggi. Questi titoli si faranno strada nella necessaria lista di libri dei college e delle università cristiani in cui si cerchi di garantire una solida prospettiva biblica agli studenti, indipendentemente dalla materia di studio. Similmente i pastori nei campus universitari laici troveranno che questa serie rappresenta un’impagabile bibliografia per guidare gli studenti che stanno impegnandosi a fondere la loro emergente curiosità intellettuale con l’elaborazione della loro fede.” Carl E. Zylstra, rettore, Dort College.
Il pensiero politico Una guida introduttiva Hunter Baker
Proprietà letteraria riservata: BE Edizioni di Monica Pires P.I. 06242080486 Via del Pignone 28 50142 Firenze Italia Originally published in English under the title: Political Thought: A Student’s Guide Copyright © 2012 by Hunter Baker Published by Crossway, 1300 Crescent Street, Wheaton, Illinois 60187, USA. Translated and printed by permission of Crossway. All rights reserved. Coordinamento editoriale: Filippo Pini Traduzione: Jonathan Albert Diprose Revisione: Susanna Napolitani Copertina: Samuele Ciardelli Impaginazione: Graphom di Marida Montedori Prima edizione: Gennaio 2018 Stampato in Italia
ISBN 978-88-97963-69-1 Per ordini: www.beedizioni.it È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata com presa la fotocopia, anche ad uso interno didattico. Per la legge italiana la foto copia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto verso l’autore e gli editori.
IL PENSIERO POLITICO Una guida introduttiva
Hunter Baker
INDICE
Prefazione alla collana Cultura cristiana 5 Prefazione dell’autore
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Riconoscimenti 11 SEZIONE 1: Modi per iniziare a pensare alla politica 1 Cominciando dal familiare
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2 Differenza tra famiglie e comunità politiche
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3 Stato di natura e contratto sociale
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SEZIONE 2: Tematiche principali 4 Ordine, ma non ordine soltanto
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5 Sulla libertà (e la libertà di fare)
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6 Giustizia
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7 Un breve tentativo di descrivere la buona politica
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SEZIONE 3: Pensieri aggiuntivi sul contributo cristiano 8 Concentrarsi sul contributo cristiano
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9 Pensieri conclusivi
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Domande per la riflessione
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Glossario 121
PREFAZIONE ALLA COLLANA CULTURA CRISTIANA La collana Cultura cristiana è finalizzata a offrire una panoramica del modo distintivo in cui la chiesa ha letto la Bibbia, formulato dottrine, offerto educazione e affrontato la cultura. I contributori a questa serie sono tutti d’accordo quanto al fatto che la fede personale e una genuina pietà cristiana sono essenziali per la vita dei seguaci di Cristo e per la chiesa. Questi contributori credono, inoltre, che aiutare altri a riconoscere l’importanza di un pensiero serio su Dio, le Scritture e il mondo, ha ora bisogno di una rinnovata enfasi affinché le affermazioni della verità della fede cristiana possano essere passate da una generazione all’altra. Le guide per lo studio di questa collana ci permetteranno di vedere con occhi nuovi il modo in cui la fede cristiana modella il nostro modo di vivere, di pensare, di scrivere libri, di governare la società e come ci poniamo gli uni nei confronti degli altri nelle chiese e nelle strutture sociali. La ricchezza della tradizione intellettuale cristiana offre una guida per le complesse sfide che i credenti affrontano in questo mondo. Questa è una serie progettata soprattutto per gli studenti cristiani e tutti gli associati ai college e ai campus universitari, inclusi il corpo docente, lo staff, gli amministratori e tutti i vari costituenti. I contributori di questa serie esploreranno il modo in cui la Bibbia è stata interpretata nel corso della storia della
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IL PENSIERO POLITICO
chiesa, così come la teologia che è stata formulata. Domanderanno: in che modo la fede cristiana ha influenzato la nostra comprensione della cultura, della letteratura, della filosofia, del governo, della bellezza, dell’arte o del lavoro? In che modo ci aiuta la tradizione intellettuale cristiana a comprendere la verità e in che modo incide sul nostro approccio all’educazione? Crediamo che questa collana sia non soltanto appropriata ma che vada anche incontro a un’importante esigenza, perché la cultura secolare nella quale adesso ci troviamo è, nella migliore delle ipotesi, indifferente nei confronti della fede cristiana e del mondo cristiano, almeno nei suoi aspetti più popolari, e tende a essere confusa quanto alle credenze, all’eredità e alla tradizione associate alla fede cristiana. Al cuore di questo lavoro vi è il difficile compito di preparare una generazione di cristiani che pensi cristianamente, di attrarre il mondo accademico e dell’istruzione e di servire la chiesa e la società. Crediamo che l’ampiezza e la profondità della tradizione intellettuale cristiana abbiano bisogno di essere recuperate, ravvivate, rinnovate e fatte rivivere perché noi facciamo progredire questa opera. Le nostre guide allo studio cercheranno di fornire un sistema di riferimento che aiuti a introdurre lo studente alla grande tradizione del pensiero cristiano, cercando di evidenziarne l’importanza per la comprensione del mondo, il suo peso per il servizio sia verso la chiesa che verso la società e la sua applicazione nel pensiero e nell’apprendimento cristiani. La serie è un punto di partenza per l’esplorazione di idee e questioni importanti quali la verità, il senso, la bellezza e la giustizia. Confidiamo che la collana aiuterà a far conoscere ai lettori gli apostoli, i padri della chiesa, i riformatori, i filosofi, i teologi, gli storici e un’ampia varietà di altri importanti pensatori. In aggiunta ai ben noti leader come Clemente, Origene, Agostino, Tommaso d’Aquino, Martin Lutero e Jonathan Edwards, l’attenzione dei lettori sarà diretta verso William Wilberforce, G.K. Chesterton, T.S. Eliot, Dorothy Sayers, C.S. Lewis, Johann Sebastian Bach, Isaac Newton, Giovanni Keplero, George Washington Carver, Elizabeth Fox-Genovese, Michael Polanyi, Henry
PREFAZIONE ALLA COLLANA CULTURA CRISTIANA
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Luke Orombi e molti altri. In questo modo, speriamo di far conoscere coloro che, attraverso tutta la storia, hanno dimostrato come sia davvero possibile essere impegnati in una vita intellettuale pur essendo al tempo stesso cristiani molto dedicati. Questi sforzi nel consolidare l’importante pensiero e sapienza cristiani non saranno limitati allo studio della teologia, all’interpretazione scritturale o alla filosofia anche se queste aree forniscono il sistema di riferimento per la comprensione della fede cristiana di tutte le altre aree di esplorazione. Per recuperare e far progredire la tradizione intellettuale cristiana, dobbiamo avere qualche comprensione della tradizione stessa. Nei volumi di questa serie cercheremo di esplorare questa tradizione e la sua applicazione al nostro mondo del XXI secolo. Ciascun volume contiene un glossario, domande di studio e una lista di risorse per ulteriori approfondimenti che speriamo forniranno un’utile guida ai nostri lettori. Sono profondamente grato al comitato editoriale di questa serie: Timothy George, John Woodbridge, Michael Wilkins, Niel Nielson, Philip Ryken e Hunter Baker. Ciascuno di questi colleghi si unisce a me nel ringraziare i nostri vari contributori per il loro eccellente lavoro. Esprimiamo tutti il nostro apprezzamento a Justin Taylor, Jill Carter, Allan Fisher, Lane Dennis e il team della casa editrice Crossway per il loro entusiastico sostegno. Presentiamo il progetto nella speranza che gli studenti ne saranno agevolati, il corpo docenti e i leader incoraggiati, le chiese edificate e, fondamentalmente, Dio glorificato. Soli Deo Gloria
David S. Dockery Curatore della collana
PREFAZIONE DELL’AUTORE Ci sono molti modi in cui potremmo addentrarci nella scrittura di un testo introduttivo sul pensiero politico. Poiché questo libro fa parte di una serie di volumi intenzionalmente scritti per offrire brevi inviti a diversi soggetti accademici, ho scelto di non strutturarlo come una disamina dei maggiori pensatori. Ho invece preferito introdurre i lettori al pensiero politico mediante l’uso di circostanze di vita familiari, tecniche immaginative e la discussione di grandi tematiche, che sono state importanti e tali rimangono. Questo è dunque un libro che spazia da argomenti quali la famiglia, lo stato naturale, l’ordine, la giustizia, la libertà e il cristianesimo. La mia speranza è che la discussione possa risultare stimolante e che molti di coloro che leggeranno questo libro possano decidere di effettuare un ulteriore e più dettagliato studio nell’ambito della filosofia politica. A prescindere da ciò, una seria considerazione delle questioni qui sollevate condurrà a una maggiore capacità di valutazione delle proposte politiche e delle affermazioni che le accompagnano. Sapevo di essere sulla buona strada con questo libro quando mia moglie, che a lungo ha avuto scarsissimo interesse per la politica e che è caratterizzata da una mente molto scientifica, lesse il manoscritto e mi disse poi di aver improvvisamente cominciato a notare ovunque nelle notizie le cose da me descritte nel testo. Il lettore può sentirsi anche autorizzato a concordare o a dissentire liberamente con l’autore! E niente renderebbe l’autore più felice.
RICONOSCIMENTI Nella prefazione al mio primo libro, The End of Secularism, ho dedicato un tributo a Richard John Neuhaus alla luce della sua allora recente dipartita. Più di ogni altro, lui (attraverso i suoi scritti) mi ha insegnato un modo di osservare le questioni di chiesa e stato che mi ha condotto a una carriera di scrittura e insegnamento. In occasione della pubblicazione di questo libro, desidero onorare la vita e la memoria di William F. Buckley Jr., fondatore di National Review, conduttore per molti anni del fantastico programma di affari pubblici Firing Line sulla PBS e anche autore di una montagna di articoli, libri e discorsi nel corso della sua carriera pubblica. Buckley è morto qualche anno fa, ma ciò non è cosa che debba fermare un fratello in Cristo (e soprannaturalista) dall’esprimere gratitudine! Come Neuhaus, Buckley non era un accademico ma piuttosto quel tipo di figura fortemente influente che rappresenta acume ed erudizione presso il pubblico colto e inspira quindi più gente di quanta ne sarà mai nota da questo lato del cielo a seguire le sue orme e a leggere, imparare e scrivere. Non dimenticherò mai la sua visita presso la University of Georgia quando ero uno studente laureando all’inizio degli anni Novanta (specialmente la sua indimenticabile risposta a chi gli chiedeva cosa pensasse di Rush Limbaugh – diede una risposta umoristicamente positiva). Non c’è mai stata una volta in cui sia rimasto così incollato a una sedia o abbia ascoltato più attentamente un oratore. Questo per poter catturare ogni gioiello proveniente dall’uomo con indos-
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IL PENSIERO POLITICO
so quella che sembrava una cintura di un rosso-autopompa dei pompieri (forse per onorare i Georgia Bulldogs!). Questo perlomeno è il colore nel filmato della mia memoria. Vorrei inoltre porgere i sensi della mia gratitudine a un altro uomo che ci ha lasciati indietro in questa vita, Russell Kirk. Attraverso i suoi libri, ho imparato a comprendere la libertà ordinata.1 Insegnò soltanto brevemente presso quello che si chiamava allora il Michigan State College (ora noto come Michigan State University) prima di diventare un uomo di lettere per il mondo occidentale. A motivo della sua prodiga produzione (e del successo commerciale dei suoi racconti di fantasmi quali The Old House of Fear), riuscì a farne la sua attività. Spero che questo libro possa ispirare un sufficiente interesse per il pensiero politico perché i lettori siano incoraggiati a leggere il suo meraviglioso (e massiccio) The Roots of American Order. In tale magnum opus, ha
1 Nella convinzione politica di quella che definiamo “cultura cristiana” o “cultura occidentale” sussistono tre principi cardinali: il principio della giustizia, il principio dell’ordine e il principio della libertà. Questi tre grandi concetti costituiscono il cemento della nostra società perché in assenza di tali principi la nostra società è esposta alla tirannia e/o all’anarchia. Sul soggetto della libertà ordinata Edmund Burke (Dublino 1729-1797 Beaconsfield, politico, filosofo e scrittore britannico di origine irlandese) scriveva: “La sola libertà che abbia valore è la libertà associata all’ordine; quella che non solo coesiste con l’ordine e la virtù, ma che non può esistere affatto senza di esse. Inerisce a un governo virtuoso e stabile, tanto nella sua sostanza che nel principio vitale” (The works of Edmund Burke, George Dearborn Publisher, New York, 1836, p. 15). In uno stato in cui gli interessi sono equilibrati e armonizzati da giuste leggi si ha quella che Aristotele definiva politeia (reso in latino con res publica e adattato in italiano con politìa) cioè una forma di costituzione in cui il governo è in mano al popolo che lo esercita in vista del bene comune. “Libertà ordinata”, termine usato liberamente e variamente impiegato nella letteratura accademica e nei giudizi emessi dalla Corte, suggerisce che i fondamentali diritti costituzionali non siano assoluti ma determinati da un bilanciamento del bene pubblico (della società) rispetto ai diritti individuali (soggettivi). In questa prospettiva dialettica, la tesi è “ordine”, la sua antitesi “libertà”, la sintesi “libertà ordinata” descrive un governo che abbia conciliato le conflittuali esigenze dell’ordine pubblico e della libertà personale (nde).
RICONOSCIMENTI
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tracciato la nostra cultura politica attraverso quattro città: Gerusalemme, Atene, Roma e Londra. Leggetelo e scoprite perché. E questo per quanto riguarda gli uomini che non ho conosciuto ma la cui lettura mi ha dato tanto. Mi sento anche in perenne debito nei confronti di uomini che ho conosciuto, quali David Dockery, Robert Sloan, Francis Beckwith, Barry Hankins, Donald Schmeltekopf, David Lyle Jeffrey e James Bennighof. Senza il loro incoraggiamento e aiuto, non ho idea di quale sarebbe stato oggi il mio destino. Probabilmente non sarei qui a scrivere questo libro. Vorrei inoltre ringraziare per il loro appoggio i miei colleghi della facoltà di scienze politiche presso la Union University: Micah Watson (che ha offerto i suoi commenti su uno dei capitoli), Sean Evans, Greg Ryan e i miei vecchi colleghi della Houston Baptist University: Chris Hammons e Michael Bordelon (di entrambi i quali mi manca il buon umore e l’arguzia). Come vuole la tradizione relativa alle sezioni di riconoscimento nei libri, mi sbrigo ad aggiungere che mentre gli individui qui citati meritano il credito per ogni cosa buona o edificante che il lettore possa incontrare, ogni errore o elemento poco felice è responsabilità esclusivamente mia.
SEZIONE 1
MODI PER INIZIARE A PENSARE ALLA POLITICA
1 COMINCIANDO DAL FAMILIARE È noto che Aristotele identificava nella famiglia l’unità primaria della società politica. Si potrebbe essere tentati di obiettare e sostenere la supremazia dell’individuo, ma il ragionamento del filosofo greco era che non esiste società senza famiglia. Hillary Clinton ha scritto un libro sulla base di un proverbio africano che dice “Serve un villaggio per crescere un bambino.” Aristotele sosteneva, in modo più pratico, che serve una famiglia per formare la base di una società più ampia.1 Sia che l’analisi politica si concentri sull’individuo, sulla famiglia, sul villaggio, sullo stato nazionale oppure sulla comunità mondiale, è la famiglia il primo ambito in cui è necessario interagire gli uni con gli altri. È la nostra prima società. Il romanziere Pat Conroy una volta ha detto che ogni divorzio porta la morte di una piccola civiltà.2 E ha ragione. In parte per questi motivi, vorrei aprire la nostra analisi sul pensiero politico con alcune riflessioni personali sulla famiglia. L’altra mia motivazione è che questo è un testo introduttivo. Molte persone sono intimidite da frasi quali pensiero politico o filosofia politica. Se cominciamo parlando di qualcosa che praticamente tutti noi possiamo comprendere, qual è la famiglia, pos 1 Aristotele, Politica, libro 1, cap. 2. (Seguirò questa forma nel citare determinati testi classici da lungo tempo di dominio pubblico e disponibili in numerose diverse edizioni.) 2 Pat Conroy, “Requiem for a Marriage,” Reader’s Digest, Gennaio 1988, pp. 109-112.
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siamo affrontare un argomento che potrebbe sembrare troppo complicato o intellettuale e renderlo più accessibile. Le famiglie possiedono caratteristiche quali la leadership, l’ordine, la correttezza, il dibattito, le restrizioni, la coercizione e le libertà. Ci sono priorità, decisioni, confini, bilanci e molti altri aspetti che riflettono la vita politica. Anziché parlare delle famiglie in generale, voglio parlare della mia e di quella in cui è cresciuta mia moglie. Attraverso le nostre esperienze, potrete cogliere alcuni concetti fondamentali relativi alla politica. Sono cresciuto in una famiglia che aveva e ha il proprio modo di fare le cose. In questa famiglia, avevo parecchia libertà di decidere cosa avrei fatto. Non intendo dire che decidevo a che ora andare a letto o che mi facevo le regole da solo, ma piuttosto che possedevo la discrezione per decidere cosa fare del mio tempo al di fuori dei doveri (come ad esempio frequentare la scuola). Sebbene la nostra famiglia si radunasse spesso assieme per mangiare, a volte non lo facevamo. Di tanto in tanto i miei mangiavano e chiacchieravano in cucina mentre io e mia sorella ci nutrivamo di panini, frutto di una nostra eterodossa creatività (pane bianco, prosciutto a fette e salsa da bistecche!), davanti alla televisione. C’erano cospicui momenti di tempo libero disponibili in ogni mia giornata. Ho trascorso numerose ore felici da solo in camera, leggendo fumetti, giocando con i Lego, costruendo tende con le lenzuola e le sedie o addirittura scrivendo storie seduto alla mia piccola scrivania. In altre occasioni, vagavo fuori casa guardando in giro o giocando con l’immaginazione. Attraverso lunghe ore di pura e semplice ripetizione ho imparato da solo a giocare a basket, lanciando infinite palle verso l’anello che, quando ho cominciato, sembrava tanto lontano. Ho imparato a giocare a tennis in maniera simile, battendo sfilacciate palle verdi contro i mattoni esterni della nostra casa e imparando a prevedere come sarebbero rimbalzate. C’erano anche momenti più strutturati. Avevo spesso allenamenti e partite di baseball. Io e mio padre giocavamo regolarmente a lanciarci la palla da baseball per mezz’ora o un’ora intera dopo il suo ritorno a casa dal lavoro. Insieme ai miei amici
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organizzavo spesso partite improvvisate di football (giocavamo senza elmetti e protezioni) nei giardini di questa o quella casa. Il tema prevalente della mia infanzia era la libertà limitata. Esistevano limiti intorno a me. Dovevo terminare i compiti. Dovevo essere a letto entro una certa ora (a dormire o a leggere). Dovevo andare a scuola. Un certo numero di attività di famiglia non erano opzionali. Ma quello che ricordo così chiaramente era la grande libertà che avevo di perseguire i miei interessi e i miei desideri. La mia era una famiglia felice, sebbene non si adeguasse all’immagine tipica, essendo un nucleo in cui ciascun membro aveva tanto tempo libero per sé stesso. Mi piaceva tanto. La vita che ho sperimentato da ragazzo è un buon esempio di un’idea politica che ha avuto una speciale risonanza negli Stati Uniti. Quest’idea si chiama libertà ordinata. Libertà ordinata significa che nella misura in cui una persona è pronta ad autogovernarsi, può essere libera da gran parte del controllo esterno esercitato sugli aspetti della propria vita. In altri termini, parte del motivo per cui potrei aver avuto molta libertà durante la mia infanzia è che avevo scarsa tendenza a impiegarla male. (Commettere marachelle non ebbe mai una grande attrattiva per me. La mia bussola morale interiore era piuttosto forte.) In questa logica, ci avviciniamo al vero significato di libertà. Tendiamo a pensare alla libertà, in quanto stato di autonomia, come a un sinonimo di libertà in senso assoluto o come di una totale liberazione da limitazioni di qualsiasi tipo, ma far così significa mancare di una seria riflessione. È vero che parole quali libertà e limitazione sono nei fatti opposte, ma è anche vero che “libertà” è spesso opposta a un’altra parola, che è licenza. Impiegata in questo modo, la parola licenza fa riferimento a un errato impiego della libertà o un’errata direzione dell’attività umana. L’autonomia implica un corretto uso della libertà. Prima di andare avanti, devo ammettere che esistono alcuni difetti nel genere di educazione che sto descrivendo. I miei non esercitavano molto controllo sui libri che leggevo, sui programmi televisivi che guardavo, sulla musica che ascoltavo o sulle videocassette che affittavo con i miei amici. (L’unico vero limite che ri-
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cordo è quando mio padre mi chiese personalmente di non guardare il film L’esorcista per le immagini inquietanti che gli erano rimaste impresse. Senza alcuna resistenza, onorai tale richiesta e continuo a farlo oggi.) Durante i miei anni alle superiori, ho consumato probabilmente numerosi libri e altro materiale che era poco appropriato per una persona della mia età. E questo genere di cosa, ovviamente, è uno dei prezzi della libertà. Mia moglie, d’altro canto, è cresciuta in una famiglia di tipo diverso. Il suo andirivieni era più limitato. I suoi genitori imponevano regole ferme in tanti ambiti come ad esempio il genere di musica che poteva ascoltare. La popular music nello stile delle Top 40 di rock and roll, era proibita. Avevano una ben più decisa tendenza alle attività di gruppo. La libertà aveva meno valore per loro rispetto al vivere un certo tipo di eccellenza incentrata sull’essere un buon cristiano. Per la sua famiglia, ciò significava evitare tutta una serie di influenze viste come fonte di corruzione o mondane. Significava anche trascorrere molto tempo in attività quali la memorizzazione di brani delle Scritture. La famiglia metteva anche molto impegno nel viaggiare insieme e sviluppare ricordi di esperienze memorabili di gruppo. Non sorprende che siano riusciti in quello a cui miravano. Costituiscono un’unita strettamente legata con un’incredibile collezione di foto risalenti ai loro viaggi! In base alla descrizione che ne ho fatto finora, capirete che la famiglia di mia moglie non era per il modello di libertà ordinata nel modo in cui lo era la mia. Nella famiglia Baker, gli individui avevano un’ampia discrezionalità per quanto riguarda l’organizzazione delle proprie vite, purché evitassero di infrangere determinati confini. Al contrario, la sua famiglia identificava un certo tipo di eccellenza incentrata sulla partecipazione di gruppo e sul cristianesimo. I genitori provvedevano una guida concreta (e la buona vecchia coercizione genitoriale) in quella direzione con l’obiettivo di produrre il risultato desiderato. Se volessimo associare un ideale politico alla sua famiglia, sarebbe qualcosa di assimilabile all’eccellenza civica o all’idealismo civico. Oggi, quando visitiamo la sua famiglia, provo un certo shock
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culturale (una realtà non insolita per quelli che oltrepassano i confini familiari passando per il matrimonio). Ora, la dissonanza che avverto non è centrata sulla confessione cristiana che ho intanto abbracciato. Il mio problema è che per un periodo di vari giorni devo conciliare il mio desiderio di ampia discrezionalità e libertà con l’ideale di partecipazione di gruppo della famiglia di mia moglie. Io vorrei vagare, andarmene per i fatti miei per un paio d’ore, assicurandomi soltanto di essere di ritorno per le cose importanti. Per me è questo il genere di responsabilità verso il gruppo che pare perfettamente ragionevole. Per loro, in particolar modo per le donne, il mio modello rappresenta un preferire sé stessi al gruppo e un rifiuto dello sforzo collettivo di creare memorie comuni. Mia moglie sperimenta una specie di “scollegamento” parallelo ma opposto quando è l’unica Martin tra i Baker. Ci vediamo in qualche casetta in affitto o presso la casa dei miei genitori e là la gente fa un po’ quello che vuole, ciascuno per i fatti propri. Ci sono momenti in cui ci riuniamo tutti per qualche pasto o attività, ma c’è una gran filar via dal nucleo tanto degli individui che dei sottogruppi e un seguire sentieri separati nel contesto complessivo della vacanza di famiglia. Essendo cresciuta in una tipologia di famiglia molto diversa, lei ha l’impressione che le attività siano troppo frammentate e non ci sia abbastanza unione. Per lei, l’amore si esprime attraverso un’attenta pianificazione e coesione, ma la mia famiglia tende a essere ben felice e riunita nella condivisione della stessa generica area generale facendo ogni tanto qualcosa come gruppo. Leggendo tutto ciò potreste pensare che questa descrizione è molto personale e non particolarmente legata alla politica, ma quel che sto delineando in termini di diverse tipologie di famiglie e dei modi in cui interagiscono è la stessa dinamica fondamentale presente in politica. Entrambe le tipologie di persone (e altre tipologie ancora!) vivono insieme all’interno di comunità politiche. Gli stessi valori e gli stessi istinti contendono tra loro. Dovremmo essere tutti ben inseriti in una collettività comunitaria in cui le nostre vite sono strettamente intrecciate (spesso in
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modo non facoltativo)? Oppure dovremmo attribuire un altissimo valore alla discrezione individuale? Cos’è più importante? Come dimostrerà, il prossimo breve capitolo, le famiglie non sono sinonimiche delle società politiche né dovrebbero esser prese per tali. Tuttavia, le dinamiche di libertà, la discrezionalità, l’attività di gruppo, l’identificazione individuale e di gruppo degli ideali, la supervisione e il controllo, tutto si applica sia all’interno della famiglia che all’interno della comunità politica. Per questo motivo, pensare a come le cose funzionavano nella tua famiglia d’origine non è un cattivo modo per iniziare a valutare la vita politica.
2 DIFFERENZA TRA FAMIGLIE E COMUNITÀ POLITICHE La società ha origine direttamente dalla famiglia. Aristotele ha descritto un processo in cui da una famiglia ne derivano altre. Questo gruppo di famiglie diventa un villaggio. Infine i villaggi si accorpano in città. Possiamo vedere la fusione tra potere paterno e potere politico nella somiglianza tra la parola che indica la parentela (inglese Kin) e la parola che indica il capo di una razza o di una tribù (inglese King)12. In effetti, uno dei grandi problemi politici nella storia è stato quello di determinare il grado in cui il potere politico dovrebbe assomigliare al potere paterno/materno. Al culmine del potere monarchico, i re e le regine si consideravano certamente un qualche genere di padri e madri del proprio popolo. E così come i bambini non comprendono tutto ciò che è loro necessario per crescere e svilupparsi, allo stesso modo (sosteneva questa logica), i sudditi dei monarchi sono privi della capacità di agire per conto proprio. Sebbene nella civiltà occidentale la gente abbia quasi sempre goduto di alcuni diritti che mostrano una qualche similarità con quella che consideriamo la moderna democrazia, soltanto di recente (storicamente parlando) si è davvero spezzata in occidente la presa del potere monarchico e aristocratico. Sull’onda di questo distacco, John Locke sostenne che il potere paterno e il pote 1 Aristotele, Politica, libro I, cap. 2.
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re politico non sono la stessa cosa. Esseri umani adulti non sono paragonabili ai bambini quanto alle loro competenze rispetto ai genitori. Piuttosto, essi sono creature mature e razionali in maniera assolutamente simile a coloro che reclamerebbero il diritto di governarli. Per cui, sebbene la società politica abbia origine e sia rafforzata dalla famiglia, essa non è sinonimica con essa. I cittadini non sono bambini e al tempo stesso non sono soggetti alla coercizione (fosse pure nel loro interesse) nel modo in cui lo sono i bambini.2 Per cui, dal punto di vista della nostra inclinazione storica, ci siamo allontanati dalla tendenza (sia imposta che naturale) a considerare il potere politico come il potere paterno. Guardiamo a noi stessi come a individui liberi e razionali, capaci di prendere decisioni riguardo alle cose della collettività che ci toccano e riguardo a come dovremmo condurre le nostre vite. Ma la questione del come vivremo insieme (una formulazione diversa dalla famosa frase di Francis Schaeffer “come vogliamo vivere dunque?’’) rimane. Gli individui liberi devono pur sempre fare scelte sulla vita comunitaria man mano che i loro sentieri inevitabilmente si incrociano. In verità riconosciamo di poter meglio soddisfare i nostri desideri e bisogni entro il contesto di rapporti reciproci con altri esseri umani. Thomas Paine ha chiamato la fase volontaria di questo rapporto “società” e ha dato il nome all’inevitabile male della parte involontaria del vivere insieme di “governo”.3 La domanda si riduce a una cosa come: quanto grande vogliamo che sia questa parte involontaria?
2 John Locke, Secondo trattato sul governo, capp. 1 e 6. 3 Thomas Paine, Common Sense. Il valido e spesso ristampato saggio può essere reperito alla pagina http://www.constitution.org/civ/comsense.htm.
3 STATO DI NATURA E CONTRATTO SOCIALE Ho dato inizio alla nostra riflessione sul tema della teoria politica – che alcuni trovano intimidatorio – attraverso un’analisi della famiglia. Possiamo tutti comprendere la famiglia. C’è un altro meccanismo che può aiutarci a comprendere il pensiero politico. L’hanno impiegato numerosi teorici. Tale meccanismo è il ragionamento politico basato sullo stato di natura. In altri termini, che genere di politica avrebbero gli esseri umani se perdessero tutta la loro incrostazione di status, di ricchezza e di tradizione familiari? E se potessimo ripartire da zero? In che modo vorremmo che gli esseri umani si muovessero dallo stato naturale a quello di governo? Uno dei programmi televisivi più popolari dell’ultimo decennio, Lost, si apre con la caduta di un aereo passeggeri su di una misteriosa isola in mezzo al Pacifico. Alcuni episodi trattavano le questioni di come degli estranei, privati delle attrezzature della civiltà, vivrebbero insieme. (Non vi preoccupate: non ci sono particolari rivelazioni qui per quelli che intendono guardare tutta la serie.) Per darvi un esempio, consideriamo un personaggio che ci viene presentato come “Sawyer.” Dopo che l’aereo è caduto e le persone si stanno riprendendo dallo shock e si stanno occupando le une delle altre, Sawyer scava tra i resti dell’aereo e delle valigie e accumula una scorta di medicine, utensili, libri e altri oggetti che tiene per sé. Sostiene con forza che questi oggetti sono di sua
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proprietà. Una delle tensioni fondamentali nelle prime puntate ruota attorno a questa sua pretesa. Gli altri non accettano tale pretesa come moralmente legittima. Sawyer ricorre alla minaccia dell’uso della forza per tenersi ciò che ha preso. La situazione descritta è utile per aiutarci a riflettere riguardo alla proprietà. Cos’è? Quando riteniamo che qualcuno ne abbia diritto? Cosa rende le affermazioni di proprietà legittime? In un certo episodio, uno dei personaggi decide di provare a far ravvedere Sawyer. Lo informa che gli altri membri della mini-civiltà stanno pensando di bandirlo dal loro gruppo. Sawyer è un uomo rigido che non vede le cose nell’ottica degli altri. All’inizio ha semplicemente intenzione di andarsene perché vuole vivere solo alle sue condizioni. Poi si rende conto che in effetti potrebbe aver bisogno dell’aiuto degli altri per sopravvivere. Tenta di pescare e riemerge a mani vuote. Dopo aver riconosciuto di essere in qualche modo dipendente dagli altri membri della comunità, si sforza di dimostrare gentilezza ed evitare così la messa al bando. La storia qui ci insegna che non siamo individui pienamente autosufficienti. Certo, abbiamo le nostre personali idee e capacità, ma non viviamo completamente separati dagli altri. Abbiamo bisogno gli uni degli altri in vari modi, di molti dei quali non ci rendiamo mai conto a motivo di quanto diamo per scontato. Comincia quando siamo bambini, che necessitiamo dei nostri genitori, e continua durante tutta la nostra vita quando i frutti della cooperazione semplificano sia la nostra sopravvivenza che il raggiungimento dei nostri scopi. Cosa comporta questa interdipendenza nei confronti del governo? Quali sono i giusti limiti degli imperativi della comunità? Quali sono i diritti dell’individuo?
I pensatori del contratto sociale I famosi pensatori del contratto sociale – Thomas Hobbes, John Locke e Jean-Jacques Rousseau – impiegarono lo stato di natura come strumento per individuare le giuste pretese dello stato rispetto alla libertà dell’individuo. I contratti sociali rappresentano
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la cessione di una certa parte di sovranità personale da parte degli individui a un governo, in cambio di una protezione di superiore livello del resto dei loro diritti e libertà. Lasciamo lo stato di natura per fare il nostro ingresso nella società politica. Sebbene sia vero che rinunciamo alla nostra autonomia, guadagniamo certe protezioni che dovrebbero valere questo scambio. I loro sforzi furono guidati da un paio di importanti sviluppi sociali. Tutti e tre questi uomini venivano da un’Europa guastata dalle guerre religiose che seguirono la riforma protestante. Sebbene sia vero che la riforma riuscì a frenare molti degli abusi commessi all’epoca dalla chiesa cattolica e introdusse un cristianesimo più democratico nel quale tutti potevano avere accesso alle Scritture, uno dei risultati negativi fu un certo grado di destabilizzazione politica. Le riforme infransero completamente l’antica formula di un re, un popolo e una chiesa. In certe occasioni la chiesa cattolica e i vari re si erano fatti guerra, ma la riforma complicò ulteriormente le cose. Ora, diverse nazioni avevano diverse chiese. I governanti abbracciavano versioni della fede cristiana che erano a volte in contrasto con le preferenze di larghe fette della popolazione. La tolleranza delle differenze religiose non era una caratteristica della cultura europea del tempo. La persecuzione e la guerra erano i metodi preferiti per ristabilire l’equilibrio dell’ordine antico. Inoltre, gli europei stavano affrontando le pretese dei monarchi come avevano fatto per secoli. Fino a che punto il popolo ha il potere di scegliere il proprio governante? I regnanti sono liberi di passare la propria autorità agli eredi? I governanti hanno potere su questioni quali la religione, la stampa e l’opinione? Riducendo la politica alla sua essenza fondamentale attraverso lo strumento dello stato di natura, questi pensatori (Hobbes, Locke e Rousseau) cercarono di risolvere i problemi della differenza religiosa e di determinare la legittimità delle pretese dei governanti.
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Thomas Hobbes Molto dipende dalla percezione che ciascun pensatore aveva della vita dell’uomo nello stato di natura. Consideriamo Thomas Hobbes. Se Hobbes potesse compilare la famosa gerarchia di Abraham Maslow relativa ai bisogni, identificherebbe la libertà dalla morte violenta come livello fondamentale alla base della piramide. Hobbes valutò lo stato di natura e concluse che sarebbe un posto pericoloso. Tutti gli uomini sono approssimativamente uguali. Sebbene sia vero che gli uomini non sono effettivamente pari quanto a intelligenza, forza fisica e altri importanti aspetti. Hobbes aveva in mente un diverso genere di uguaglianza. Questa uguaglianza deriva dalla realtà sociale che quasi ogni uomo potrebbe uccidere ogni altro uomo in virtù di un preciso insieme di circostanze. La motivazione per questi omicidi potrebbe essere di qualsiasi tipo, ma la motivazione dominante sarebbe da identificarsi nella presenza di desideri contrastanti. Quando due (o più) esseri umani desiderano la stessa cosa, hanno motivo di liquidare la concorrenza e appropriarsi di questa cosa. Come risultato di ciò, ogni essere umano in uno stato di natura teme ragionevolmente di essere ucciso da un altro. In tali condizioni, la vita dell’uomo sarebbe “solitaria, povera, brutta, brutale e breve”.1 Se soltanto avessimo un potere comune che ci soverchia, allora sarebbe possibile ristabilire l’ordine. Dobbiamo abbandonare la nostra uguaglianza in natura che ci spinge a ucciderci l’un l’altro e scambiarla con un nuovo genere di uguaglianza. Nella nostra nuova uguaglianza, saremo tutti uguali sotto il potere del Leviatano. Il Leviatano è uno stato incredibilmente potente. Potrebbe essere un uomo o un corpo di governo. Il senso del nome è di trasmettere l’enorme forza che deve essere riposta nella struttura. Ciò che era impossibile nello stato di natura a motivo del costante pericolo e della costante incertezza – attività come l’industria, l’agricoltura, la navigazione e ogni altro genere di arti e 1 Thomas Hobbes, Leviatano, parte 1, cap. 13.
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scienze – può essere ottenuto quando il Leviatano protegge tutti da tutto e stabilisce un completo ordine.2 Il Leviatano richiede che tutto il potere venga accentrato nel governo. Una volta che è stato raggiunto il consenso per la sua formazione, questo consenso non verrà mai più richiesto. L’autorità sovrana non deve neanche obbedire alle proprie leggi perché la sua volontà, per definizione, è legge. Non esistono libertà di parola, libertà di stampa, libertà di religione. Queste cose sono troppo potenti perché vengano affidate alla gente. Sono potenziali cause di disordine. Invece, il Leviatano gestirà la distribuzione delle informazioni. Il Leviatano determinerà la religione giusta per tutti.3 Trovandoci nella nostra attuale situazione, in un mondo in cui il possibile raggio d’azione del governo è stato drammaticamente esteso dalla tecnologia, la soluzione di Hobbes al problema dei desideri conflittuali ricorda molto lo stato totalitario da incubo descritto da George Orwell in 1984. Ciononostante, Hobbes merita il riconoscimento di aver trovato una risposta. Se il disaccordo e il disordine diventano mortali, cosa che senza dubbio hanno talvolta fatto, allora la centralizzazione del potere e del controllo in un solo luogo offre un metodo rapido per ristabilire l’ordine. Se diamo grande valore all’ordine e alla sicurezza fisica, allora la risposta di Hobbes ha un senso. Certamente, quando le questioni umane si trasformano in caos, la soluzione hobbesiana tende a diventare oggetto del nostro interesse. Si veda Napoleone dopo la Rivoluzione francese. Si veda Adolf Hitler dopo l’umiliazione della Germania a seguito della Prima guerra mondiale. Si veda il segretario Mao dopo la Rivoluzione cinese. Si veda Fidel Castro dopo la Rivoluzione cubana. Si veda (forse) Vladimir Putin in Russia oggi. A volte, il caos emerge per caso. In altre occasioni, è orchestrato da coloro che sperano di prendere il ruolo del Leviatano. Ciascun pensatore ha un proprio tema dominante, un valore politico che surclassa gli altri. Per Hobbes, si tratta dell’ordine. 2 Ibid., parte 1, capp. 13-17. 3 Ibid., parte 1, cap. 21.
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Jean-Jaques Rousseau Jean-Jaques Rousseau si trova agli antipodi rispetto a Hobbes. Egli immagina lo stato di natura in maniera molto diversa. Secondo Rousseau, gli uomini se la cavano piuttosto bene in natura. Coloro che sono deboli ovviamente non durano a lungo, ma coloro che sopravvivono si trovano invece a prosperare. Questi uomini sono quasi sovrumani. Riescono a vedere molto più lontano dei loro moderni discendenti. Hanno olfatto e udito molto più acuti. Armati di un robusto ramo di albero, sono gli equivalenti di un lupo o di un orso. Allo stesso tempo, hanno pochi desideri. Gli uomini naturali vogliono cibo soltanto quando sono affamati, un luogo dove riposare sotto un albero di notte e limitati incontri con il sesso opposto per soddisfare gli impulsi primari. Secondo Rousseau, gli uomini hanno soltanto due punti cardinali sulla propria bussola morale. Il primo è di evitare il dolore e la morte per sé stessi. Il secondo è una sufficiente dose di umana pietà tale da non voler vedere colpiti gli altri se ciò è evitabile. Quindi, il limite del loro istinto sociale sarà di interagire con il sesso opposto quando gli ormoni danno vita al desiderio e di aiutare altri esseri umani se ciò è possibile senza un eccessivo rischio per le proprie vite. Non immaginava l’esistenza di famiglie in natura. Gli uomini non rimangono con le donne per crescere i figli. Non vedono neanche necessariamente un nesso causale tra l’attività sessuale e la riproduzione. Per questo, gli uomini vagano liberi con semplici desideri e praticamente nessun obbligo sociale. Si tratta del famoso nobile selvaggio di Rousseau.4 Nello stato delle cose come le vedeva Rousseau attraverso il prisma della remota antichità, non c’è alcun motivo di attribuire potere a un Leviatano perché porti pace e ordine affinché l’uomo possa sviluppare l’industria, l’agricoltura, il commercio, le arti, le lettere e la società. Anzi, queste cose serviranno soltanto a condurre l’uomo alla miseria, facendogli perdere la sua sempli 4 Jean-Jacques Rousseau, Discorso sull’ineguaglianza, parte 1.
La politica è un tema sempre attuale: contribuire a definire le scelte che plasmano il presente e il futuro del proprio paese è un diritto e un dovere per ogni cittadino. Ma, per una scelta consapevole, è necessario prima di tutto conoscere lo sviluppo del pensiero politico e le problematiche da porsi nell’affrontare questa sfida. Il saggio di Hunter Baker, conciso e scorrevole, si rivolge proprio a chi vuole inquadrare meglio le dinamiche alla base del patto sociale e il contributo di valori e integrità che i cristiani possono portare in questo settore. Hunter Baker (dottorato presso la Baylor University, dottorato di ricerca in giurisprudenza alla University of Houston) è docente universitario e professore associato di scienze politiche alla Union University di Jackson, nel Tennessee. Collabora con il Journal of Markets and Morality e con Touchstone: a Journal of Mere Christianity. È consulente presso la Southern Baptist Ethics & Religious Liberty Commission.
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IL PENSIERO POLITICO Una guida introduttiva
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