Nello splendore della santità

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Jon D. Payne

NELLO SPLENDORE

DELLA SANTITÀ Recuperare la semplicità e la bellezza della liturgia riformata



Jon Payne ci ha offerto una piccola gemma scrivendo Nello splendore della santità. Senza perdersi nella foresta delle opinioni personali sull’adorazione, il Dr. Payne va dritto al cuore della questione in una breve ma densa riflessione sull’essenza dell’adorazione comunitaria. Nulla è più importante dell’adorazione di Dio, eppure molti si sono votati agli idoli dell’intrattenimento e del pragmatismo. Dobbiamo domandarci, ovviamente, che cosa Dio ci ha comandato di fare quando ci raduniamo per adorarlo pubblicamente? La risposta? Beh, è quello che cerca di spiegare questo libro! Ne raccomando accoratamente la lettura. Merita di essere meditato in ogni famiglia cristiana. Dr. Derek W. H. Thomas Professore di teologia sistematica, Reformed Theological Seminary, Jackson, Mississippi; pastore della First Presbyterian Church, Jackson, Mississippi; Direttore editoriale della Alliance of Confessing Evangelicals.

Nello splendore della santità è un libro chiaro, ragionato, pratico e, soprattutto, fondato sulle Scritture. Ed è necessario quanto benefico. Nella preparazione di anziani e diaconi è uno strumento essenziale, come anche nell’istruzione dei nuovi membri di chiesa. Mediante le riflessioni di Jon Payne udiamo la voce del buon Pastore che ci parla di ciò che costituisce uno dei ruderi dell’evangelicalismo. Siamo grati a Dio perché, tramite pastori come il Dr. Payne, la chiesa di Cristo è cibata e guidata anche oggi. Questo è un libro che ogni pastore riformato desidererà sia gustato dal proprio gregge. Dr. David W. Hall Pastore della Midway Presbyterian Church, Powder Spring, Georgia.


L’adorazione comunitaria del popolo di Dio dovrebbe essere la preoccupazione principale di ogni chiesa e di ogni cristiano. Il Signore Gesù disse che il Padre cerca veri adoratori (Giovanni 4:23). Nello splendore della santità è un ottimo strumento per istruire le persone sugli elementi della vera adorazione biblica, sia si tratti di futuri conduttori sia si tratti dei membri di chiesa, chiamati a esaltare Dio lodando la gloria della sua grazia. Pensiamo alla gloria di un’adorazione che non solo è eminentemente teocentrica e edificante, ma anche che annuncia il vangelo ai perduti, perché quando lo adoriamo “Dio è davvero in mezzo a noi”. Dr. Harry L. Reader III Pastore della Briarwood Presbyterian Church, Birmingham, Alabama.




Jon D. Payne

NELLO SPLENDORE DELLA SANTITÀ Recuperare la semplicità e la bellezza della liturgia riformata


Jon D. Payne Nello splendore della santità Recuperare la semplicità e la bellezza della liturgia riformata Proprietà letteraria riservata: BE Edizioni di Monica Pires P.I. 06242080486 Via del Pignone 28 50142 Firenze Italia In the splendor of holiness. Rediscovering the beauty of reformed worship for the 21st century Copyright © 2008 by Jon D. Payne Published by Tolle Lege Press. USA. This translation published by arrangement with Tolle Lege Press. All rights reserved. Coordinamento editoriale: Filippo Pini Traduzione: Daniele Ferrari Progetto grafico: Samuele Ciardelli Prima edizione: Febbraio 2017 Stampato in Italia Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla Nuova Riveduta, Società Biblica di Ginevra. ISBN 978-88-97963-58-5 Per ordini: www.beedizioni.it È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata compresa la fo­tocopia, anche ad uso interno didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto verso l’autore e gli editori e mette a rischio la sopravvivenza di questo modo di trasmettere le idee.


Indice Introduzione

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Perché la liturgia?

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La sufficienza delle Scritture

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Prepararsi all’adorazione pubblica

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Il giorno del Signore: recuperare una benedizione perduta

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La chiamata all’adorazione

61

Il canto di salmi e inni

65

La lettura pubblica delle Scritture

73

La confessione del peccato

77

La promessa del perdono

81

La confessione di fede

85

La preghiera pastorale

89

Le decime e le offerte

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La predicazione della Parola di Dio

97

I sacramenti

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La benedizione

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Introduzione Darryl G. Hart

L’

adorazione non è forse la pratica più importante alla quale un cristiano possa partecipare? Il Catechismo Minore di Westminster lo afferma con forza; infatti, la risposta alla prima domanda è che “lo scopo primario dell’uomo è glorificare Dio e gioire in lui per sempre”. Nell’adorazione pubblica del giorno del Signore i cristiani glorificano Dio e gioiscono in lui in un modo paragonabile solo all’adorazione alla quale tutti i santi si dedicheranno alla fine dei tempi, nei nuovi cieli e nella nuova terra. Durante il giorno del Signore, quando i cristiani si radunano con il resto della congregazione alla presenza di Dio, si riuniscono anche con un numero invisibile di angeli e santi e in questo modo anticipano l’adorazione che caratterizzerà le loro vite nella Gerusalemme celeste (cfr. Apocalisse 4-5). Sembra che oggi si sia perso il senso dell’importanza dell’adorazione comunitaria. Molti pastori, teologi e conduttori laici sono tanto concentrati sul glorificare Dio durante il resto della settimana – attraverso l’arte, le scienze, l’educazione, il lavoro o la politica – al punto da trascurare l’unicità dell’adorazione della chiesa. Tuttavia, essere persuasi dell’importanza dell’adorazione è una cosa, parteciparvi in modo significativo è un’altra! La persuasione e la partecipazione sono legate in modo inestricabile, come questo libro vuole dimostrare. Il pastore Jon Payne guida sapientemente il lettore

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attraverso le varie parti del servizio divino (come i riformatori chiamavano il culto cristiano!) e spiega non solo perché queste attività siano liturgicamente importanti, ma mostra anche il motivo per cui specialmente le chiese riformate e presbiteriane praticano tali principi. Payne provvede un’esposizione edificante, chiara ed efficace del culto cristiano che sarà per i credenti un grande aiuto per prepararsi al giorno più importante della settimana.

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“Nel deserto di questa epoca tra le due venute del nostro Salvatore, Dio è presente fra noi in modo salvifico mediante la parola e i sacramenti. Abbiamo bisogno di ausili per rafforzare la nostra fede, ma non dobbiamo per questo inventarne di nostri personali, come fece invece Israele al Monte Sinai, dove la poco convincente scusa di Aaronne per il vitello d’oro fu: «Tu conosci questo popolo» (Esodo 32:22). Solo quando saremo in gloria, con Dio, non avremo più bisogno della fede, perché la speranza si trasformerà in visione. Non avremo più bisogno di promesse né di anticipazioni. Adesso però, per questo periodo nel deserto del mondo, Dio ci ha donato i suoi strumenti di grazia. Dunque, sia il metodo della redenzione (il vangelo) sia il metodo della sua comunicazione (la parola e i sacramenti) procedono da Dio stesso”. Michael Horton (2002) “So quanto sia difficile persuadere le persone del fatto che Dio disapprova tutti i metodi di adorazione che non sono esplicitamente approvati nella sua parola”. Giovanni Calvino (1544) “Il linguaggio e le pratiche che la comunità cristiana ha esaminato e approvato attraverso i secoli, pur non essendo sacrosanti in se stessi, non dovrebbero essere trascurati o abbandonati alla leggera. Infatti, sono un elemento importante dell’identità della chiesa e il fatto di metterli definitivamente da parte per motivi puramente pragmatici, al fine di favorire il consumismo religioso, mette a repentaglio l’identità storica della chiesa”. Carl Trueman (2004)

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Perché la liturgia?

Q

uando i cristiani si riuniscono per adorare Dio nel giorno del Signore sono resi partecipi all’attività più significativa, rilevante e bella che sia possibile! L’adorazione non è solo la vocazione principale della chiesa, ma è anche l’attività fondamentale dei cherubini e dei serafini, i fiammeggianti servi di Dio che volteggiano attorno al trono celeste, esprimendo incessantemente lode e devozione. Il profeta Isaia ci ha lasciato una descrizione concisa di tale adorazione, quando racconta: Vidi il Signore seduto su di un alto trono, molto elevato, e i lembi del suo mantello riempivano il tempio. Sopra di lui stavano dei serafini, ognuno dei quali aveva sei ali; con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava. L’uno gridava all’altro e diceva: “Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria!”(Isaia 6:1-3).

Inoltre, l’apostolo Giovanni narra che nella sua visione egli guardò nella stanza del trono del cielo e udì miriadi e miriadi di voci angeliche che esclamavano forte: “Degno è l’Agnello, che è stato immolato, di ricevere la potenza, le ricchezze, la sapienza, la forza, l’onore, la gloria e la lode”. E tutte le creature che sono nel cielo, sulla

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terra, sotto la terra e nel mare, e tutte le cose che sono in essi, udii che dicevano: “A colui che siede sul trono, e all’Agnello, siano la lode, l’onore, la gloria e la potenza, nei secoli dei secoli”. Le quattro creature viventi dicevano: “Amen!” E gli anziani si prostrarono e adorarono (Apocalisse 5:11-14).

In seguito l’apostolo vide una grande folla che nessuno poteva contare, proveniente da tutte le nazioni, tribù, popoli e lingue, che stava in piedi davanti al trono e all’Agnello, vestiti di bianche vesti e con delle palme in mano. E gridavano a gran voce, dicendo: “La salvezza appartiene al nostro Dio che siede sul trono e all’Agnello” (Apocalisse 7:9-10). Questa fessura aperta nel cielo ci mostra che la vera adorazione celeste è ferventemente riverente, gloriosamente solenne, eccezionalmente gioiosa, completamente teocentrica e ardentemente focalizzata sulla persona e sull’opera redentiva di Cristo. È questo approccio magnifico e celeste che ha ispirato l’adorazione dei protestanti per quasi 500 anni! Purtroppo, in tempi recenti la situazione è cambiata. In generale, il culto evangelico è divenuto radicalmente informale, presuntuosamente innovativo e teologicamente povero! E tutto questo deriva in gran parte dall’abbandono di una liturgia centrata su Dio e regolata dalla Scrittura. Si è abbandonata quell’eredità liturgica protestante che, per secoli, ha fedelmente condotto i cristiani a servire Dio biblicamente e a far fiorire la loro fede in Cristo attraverso l’ordinaria amministrazione della parola e dei sacramenti.

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Perché la liturgia?

Questo problema non è nuovo. Infatti, fu proprio l’eclissi dell’adorazione secondo la sola Scrittura che ha indotto Giovanni Calvino a scrivere, nel 1544, un trattato intitolato La necessità di riformare la chiesa. Il riformatore ne inviò una copia all’imperatore Carlo V che, al tempo, presiedeva la Dieta imperiale a Spira, in Germania. Calvino sperava di persuadere il sovrano sulla necessità di apportare una riforma al culto superstizioso che ammorbava la chiesa cattolico-romana. Egli riteneva che fosse la parola di Dio, non un surrogato inventato dagli uomini, a dover essere fondamento, guida ed essenza del culto pubblico. Il riformatore francese scrisse: Vi sono due ragioni per cui il Signore, condannando e proibendo tutti i tipi di adorazione fittizi, ci richiede di prestare ascolto solo alla sua voce. In primo luogo, ciò tende a stabilire con forza la sua autorità, che noi non seguiamo di nostra spontanea volontà e perciò dipendiamo interamente dalla sua sovranità. Secondariamente, la nostra follia è così grande che quando siamo abbandonati alla nostra libertà tutto ciò che sappiamo fare è andare fuori rotta. Allora, quando siamo usciti per una volta soltanto fuori dal giusto sentiero non c’è fine al nostro vagabondare, fino a quando non rimaniamo sepolti sotto una moltitudine di superstizioni. Giustamente il Signore, al fine di affermare il suo pieno diritto alla sovranità, c’impone fermamente ciò che vuole che facciamo e, al tempo stesso, rigetta ogni artificio umano che sia in contrasto con i suoi comandamenti. È anche giusto che egli definisca i nostri limiti in termini diretti, affinché evitiamo di

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provocare la sua ira contro di noi quando ci fabbrichiamo dei modi perversi di adorarlo.1

Nonostante Calvino abbia scritto queste parole più di 450 anni fa, si applicano con precisione anche al nostro contesto contemporaneo. Difatti, lo scopo e la predisposizione dell’adorazione pubblica riguardano una ricerca tesa a soddisfare i bisogni che avvertiamo piuttosto che a glorificare Dio. Questa modalità fittizia di adorazione non solo caratterizzava la “messa” cattolica del sedicesimo secolo, ma – ahimè ! – anche buona parte dell’adorazione evangelica del ventunesimo secolo. Eventi più o meno spettacolari e discorsi terapeutici hanno segregato la lettura solenne e la predicazione autorevole della parola di Dio. La preghiera sentita, profonda e riverente è stata sostituita da slogan accattivanti e testimonianze personali. La salmodia e l’innologia teologicamente ricche, che riescono a toccare l’animo nel profondo, sono state sostituite da superficiali cori e canzonette. Il battesimo e la santa cena sono stati ridotti in molti casi a rituali mal compresi e prettamente sentimentali. Insomma, gli strumenti che Dio ha stabilito e che ha elargito per la salvezza dei suoi eletti – la parola, i sacramenti e la preghiera – nel migliore dei casi mantengono solo un’importanza minima e, nel peggiore, sono stati abbandonati del tutto e sostituiti da qualcos’altro. Urge, dunque, recuperare una liturgia biblica che esibisca e protegga questi strumenti di grazia. Quando gli evangelici pensano alla “liturgia”, spesso imma 1 Giovanni Calvino, The Necessity of Reforming The Church (Edinburgh: W. H. Dalton, 1844), p. 17.

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Perché la liturgia?

ginano l’adorazione della chiesa anglicana alta (cioè vicina al cattolicesimo) o la messa cattolica. Se riflettiamo un attimo, sarà ovvio che tutti i tipi di adorazione cristiani hanno comunque una liturgia. In alcune delle espressioni più spontanee di adorazione la liturgia potrebbe essere più difficile da percepire; tuttavia è in qualche modo presente. In ogni caso, sia una chiesa tradizionale o contemporanea, dalla liturgia strutturata oppure no, ogni culto segue qualche tipo di forma prestabilita. Ecco come si esprime Darryl G. Hart: Ogni chiesa ha una liturgia, sia che i suoi membri se ne rendano conto o meno. La liturgia è semplicemente la forma o l’ordine del culto. Sia la più imponente messa anglo-cattolica sia la più informale lode evangelica sono liturgiche, nel senso più stretto della parola. Ovviamente, la differenza tra le due liturgie è notevole, ma in entrambi i casi si tratta di una forma e di un ordine del culto.2

Il dizionario della lingua inglese di Oxford definisce la liturgia come “una forma prescritta di adorazione pubblica”. È da rilevare che la liturgia sia definita come una forma prescritta: il senso è che la forma è imposta con autorità. Nel caso della liturgia cristiana, ciò che prescrive e impone una forma è la parola di Dio. In aggiunta, la Bibbia dovrebbe prescrivere non solo la forma dell’adorazione ma anche il suo contenuto. Mi limito a osservare che, se la forma e il contenuto di un servizio divino non sono prescritti nella parola di Dio, non può essere definito “cristiano”! 2 Darryl G. Hart, Recovering Mother Kirk: The Case for Liturgy in the Reformed Tradition (Grand Rapids: Baker, 2003), p. 70.

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Una liturgia regolata dalla Bibbia preserva e promuove un’adorazione che esalta Dio, che è accentrata su Cristo e che viene animata dallo Spirito. Di sicuro, anche con una liturgia ben strutturata è possibile che si segua formalmente e apaticamente l’ordine del culto. Ma non è forse vero per qualsiasi altro tipo o forma di culto? Sia quando una congregazione ripete solennemente una confessione di fede sia quando un’altra congregazione canta con energia un coro, ci saranno inevitabilmente dei membri che non sono sinceri. Di conseguenza, la forma dell’adorazione non può essere determinata da qualcosa che riteniamo possa coinvolgere i cuori, perché non siamo noi a poter controllare i cuori. Al contrario, la parola di Dio, ispirata e autorevole, deve essere la fonte e la sostanza della nostra liturgia, così che siano impiegati gli strumenti mediante i quali Dio ha promesso di benedire i suoi figli redenti. La nostra congregazione segue ogni giorno del Signore una sequenza liturgica che cambia di rado. Gli anziani vogliono dare ai membri della chiesa la certezza che, domenica dopo domenica, nell’adorazione pubblica gli elementi fondamentali e imprescindibili sono i seguenti: la lettura della Scrittura; il canto di salmi, inni e canti spirituali; la confessione del peccato e la promessa di Dio del perdono; la confessione di fede attraverso le parole del Simbolo Apostolico; la riverente partecipazione alla preghiera; la raccolta delle decime e delle offerte; l’ascolto della predicazione, spiegata e applicata attraverso una predicazione espositiva; la partecipazione ai sacramenti che nutrono l’anima; infine, la ricezione della benedizione conclusiva di Dio. Infatti, è mediante questi strumenti ordinari – la parola e i sacramenti – che il nostro Padre celeste ha promesso di esibire

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Perché la liturgia?

Cristo al cospetto dei credenti. Inoltre, una buona liturgia proteggerà, rassicurerà e promuoverà l’impiego di questi strumenti. Allora, se Dio è glorificato nel miglior modo possibile attraverso questi strumenti, avendo promesso di benedire la loro comunicazione e ricezione per fede nella vita dei credenti, perché non avere un ordine del culto – una “liturgia”! – che garantisca ai credenti di esporsi settimanalmente a questi strumenti? Nelle pagine seguenti vorrei proporre un’introduzione relativamente semplice alla liturgia storica delle chiese protestanti e riformate. Per tale motivo, questo libro non è né esaustivo né erudito. Spero, infatti, che questa sorta d’introduzione stimoli la riflessione e serva ad approfondire l’argomento. La mia preghiera sincera è che i lettori siano persuasi dell’urgente necessità che le nostre chiese recuperino il valore della liturgia e si conformino sempre più a un’adorazione pubblica che rifletta la centralità di Dio, la mediazione di Cristo, la pienezza dello Spirito, l’esposizione regolare della parola, ossia il meglio della nostra eredità protestante e riformata. Cerchiamo di capire, una volta ancora, cosa significa adorare nello splendore della santità.

Domande e spunti di riflessione 1. Spiega, con parole tue, cosa sia una liturgia. 2. Che cosa promuove e che cosa preserva una liturgia regolamentata dalla Bibbia? Cerca di essere più specifico che puoi. 3. Qual è la differenza tra una liturgia buona e una malsana?

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L’adorazione non è forse la pratica più importante alla quale un cristiano possa partecipare? Il Catechismo Minore di Westminster lo afferma con forza; infatti, la risposta alla prima domanda è che “lo scopo primario dell’uomo è glorificare Dio e gioire in lui per sempre”. Nell’adorazione pubblica del giorno del Signore i cristiani glorificano Dio e gioiscono in lui in un modo paragonabile solo all’adorazione alla quale tutti i santi si dedicheranno alla fine dei tempi, nei nuovi cieli e nella nuova terra. Durante il giorno del Signore, quando i cristiani si radunano con il resto della congregazione alla presenza di Dio, si riuniscono anche con un numero invisibile di angeli e santi e in questo modo anticipano l’adorazione che caratterizzerà le loro vite nella Gerusalemme celeste (cfr. Apocalisse 4-5). Dall’introduzione, Darril G. Hart.

Jon D. Payne ha studiato psicologia alla Clemson University, perfezionandosi poi al Reformed Theological Seminary e conseguendo un dottorato in teologia presso l’Università di Edimburgo. Dopo aver servito come pastore la Grace Presbyterian Church di Douglasville in Georgia, ha fondato con altre famiglie la Christ Church Presbyterian di Charleston nella Carolina del Sud. Sposato con Marla, hanno due figli: Mary Hannah e Hans. È anche autore di John Owen on the Lord’s Supper pubblicato da The Banner of Truth (2004). €

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