Perchè gesù doveva morire

Page 1

Marcus Nodder

PerchĂŠ GesĂš doveva morire? La croce di Cristo e il suo significato per noi oggi



Marcus Nodder

PerchĂŠ GesĂš doveva morire? La croce di Cristo e il suo significato per noi oggi


Marcus Nodder Perché Gesù doveva morire? La croce di Cristo e il suo significato per noi oggi Proprietà letteraria riservata: BE Edizioni di Monica Pires P.I. 06242080486 Via del Pignone 28 50142 Firenze - Italia Why did Jesus have to die? And other questions about the cross of Christ and its meaning for us today © Marcus Nodder/The Good Book Company, 2014. This edition published by arrangement with The Good Book Company. All rights reserved. Coordinamento editoriale: Filippo Pini Traduzione: Francesca Happe Copertina: Alan David Orozco Impaginazione: Graphom di Marida Montedori Prima edizione: Gennaio 2018 Stampato in Italia Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla Nuova Riveduta, Società Biblica di Ginevra. ISBN 978-88-97963-64-6 Per ordini: www.beedizioni.it È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata compresa la fotocopia, anche ad uso interno didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto verso l’autore e gli editori e mette a rischio la sopravvivenza di questo modo di trasmettere le idee.


Indice Introduzione 5 1 Perché abbiamo bisogno della croce? 13 Il vangelo è solo un altro mito del “Dio che muore e risorge”? 27 2 Che cosa accadde sulla croce? Non è ingiusto punire Gesù al nostro posto?

29 46

3 Perché Gesù soffrì? La reazione di Dio al peccato non è eccessiva rispetto alla colpa commessa? Come può la punizione eterna di tante persone essere scontata in poche ore da un uomo soltanto?

47

4 L’opera della croce Come può riguardarmi oggi un fatto avvenuto tanto tempo fa? Se Gesù morì per i miei peccati perché mi sento ancora colpevole?

65

5 Come dovremmo rispondere alla croce? Gesù morì per tutti? Come posso fare della croce il punto centrale della mia vita?

85 101

62 63

82 83

103



Introduzione

D

ove trovare la felicità? Qual è la cura per una coscienza travagliata e per guarire dai sensi di colpa? Come posso conoscere meglio Dio? Cosa devo fare per uscire dalla routine spirituale di cui sono prigioniero? Dio mi ama veramente? Come posso crescere spiritualmente? Dio mi accetterà davvero quando morirò? Dove trovo la forza per cambiare? Come posso diventare più simile a Cristo? Sono solo alcune delle numerose domande che mi sono posto negli oltre quarant’anni trascorsi da credente. Quando si tratta di comprendere certe cose magari non sono il più perspicace, ma quello che ho iniziato a capire di recente è che la risposta a queste domande che mi hanno turbato come seguace di Cristo era già in mio possesso. Quello che mi serve non è né altamente tecnologi-

5


Perché Gesù doveva morire?

co né all’ultima moda. Mi serve la croce. Ho bisogno di spalancare i miei occhi davanti al prodigio della croce, di lasciar conquistare il mio cuore dalla bellezza della croce, di far modellare la mia vita dalla potenza della croce, di radicare la mia fede più profondamente nella realtà della croce.

Solo un simbolo? Se si intervistano le persone per strada, chiedendo che cosa significhi la croce per loro, la maggior parte la collegherà al cristianesimo, a meno che non siano appena scese da qualche astronave di passaggio. A parte questo, però, chissà che cosa risponderanno. Per alcuni la croce è solo l’equivalente cristiano della M di McDonald’s: un simbolo facilmente identificabile, fissato in cima a un edificio per indicare dove trovare una chiesa, se si è propensi ad andarci. Per altri è un bel segno da farsi tatuare in qualche parte del corpo, accanto allo yin-yang o al segno zodiacale, oppure un amuleto da appendere al collo, un portafortuna che tiene lontani i vampiri del vicinato, o semplicemente un relitto del passato che segna la tragica fine della promettente carriera di un grande maestro. Comunque, ponendo la stessa domanda a persone che vanno in chiesa regolarmente, le risposte risulteranno ugualmente varie. Per alcuni la croce è solo un esempio di altruismo che ci stimola a vivere una vita

6


Introduzione

migliore. Per altri è il posto dove Dio si occupa del male del mondo, mentre viene scartato come antiquato e riprovevole qualunque concetto che implichi un sacrificio per il peccato volto a salvarci dal giudizio che meriteremmo. Pur riconoscendo la croce come parte della storia, la vicenda principale è considerata un’altra: l’incarnazione (Gesù che nasce come essere umano), oppure la risurrezione o la Pentecoste e la discesa dello Spirito Santo. Le risposte a quelle mie domande si devono trovare davvero nella croce?

Uno strano simbolo Oggi, quando certe associazioni sportive hanno per simbolo un animale, tendono a scegliere quelli che impressionano e intimidiscono l’avversario: orsi, tori, tigri, leoni, anche se i leoni rampanti sul distintivo non sono stati di grande aiuto allo Stockport County, la squadra di calcio locale della città dove sono cresciuto, che languisce in sesta divisione. Una cosa simile si verificò nel primo secolo, quando il cristianesimo si stava espandendo nel mondo antico. Ogni legione dell’esercito romano portava con orgoglio il simbolo dell’aquila. Provate a immaginare se invece avessero marciato in battaglia tenendo in alto un coniglietto, un topo o un agnello! Eppure, per i primi cristiani, l’emblema era proprio un agnello.

7


Perché Gesù doveva morire?

Un agnello non fa impressione neanche lontanamente, anzi è debole e vulnerabile; per i giudei, che celebravano la Pasqua sacrificando un agnello, era un animale da immolare. Perciò quando i primi seguaci di Gesù scoprirono che egli doveva essere conosciuto come “l’Agnello di Dio”, probabilmente nel reparto marketing si chiesero se non fosse preferibile sostituirlo con un leone. Eppure doveva essere proprio un agnello perché è la morte di Gesù a ricoprire un ruolo centrale nel messaggio cristiano, cioè nel vangelo, e niente meno che la morte in croce con tutte le sue associazioni: criminalità, vergogna pubblica e maledizione divina. Quando Giovanni Battista vide Gesù venirgli incontro, disse: “Ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo!” (Giovanni 1:29). Nell’ultimo libro della Bibbia, l’Apocalisse, Gesù viene chiamato una sola volta leone, ma non meno di ventisette volte l’Agnello di Dio. Sul trono dell’universo, per tutta l’eternità, ci saranno Dio e l’Agnello (Apocalisse 22:1). Gli angeli cantano: “Degno è l’Agnello, che è stato immolato” (Apocalisse 5:12). Nella nuova creazione Gesù sarà conosciuto come l’Agnello di Dio perché la sua morte espiatrice è la chiave per comprendere gli eterni propositi di Dio. Ecco perché la croce è anche la chiave per tanti di quei problemi con cui lottiamo.

8


Introduzione

L’obiettivo di questo libretto è aiutare a comprendere la croce più profondamente, a tenerla in gran conto e, di conseguenza, vivere una vita incentrata e forgiata sempre di più sulla croce, amando e adorando Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, anzi l’ha immolato per tutti noi. Prima di immergerci nelle varie domande, vale la pena leggere il racconto di ciò che accadde quel primo venerdì santo di 2000 anni fa... La crocifissione di Gesù Mentre lo portavano via, presero un certo Simone, di Cirene, che veniva dalla campagna, e gli misero addosso la croce perché la portasse dietro a Gesù. Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che facevano cordoglio e lamento per lui. Ma Gesù, voltatosi verso di loro, disse: «Figlie di Gerusalemme, non piangete per me, ma piangete per voi stesse e per i vostri figli. Perché, ecco, i giorni vengono nei quali si dirà: “Beate le sterili, i grembi che non hanno partorito e le mammelle che non hanno allattato”. Allora cominceranno a dire ai monti: “Cadeteci addosso!” e ai colli: “Copriteci!”. Perché se fanno questo al legno verde, che cosa sarà fatto al secco?» Ora altri due, malfattori, erano condotti per essere messi a morte insieme a lui. Quando

9


Perché Gesù doveva morire?

furono giunti al luogo detto «il Teschio», vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno». Poi divisero le sue vesti, tirandole a sorte. Il popolo stava a guardare. E anche i magistrati si beffavano di lui, dicendo: «Ha salvato altri, salvi se stesso, se è il Cristo, l’Eletto di Dio!» Pure i soldati lo schernirono, accostandosi, presentandogli dell’aceto e dicendo: «Se tu sei il re dei giudei, salva te stesso!» Vi era anche questa iscrizione sopra il suo capo: «Questo è il re dei giudei». Uno dei malfattori appesi lo insultava, dicendo: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!» Ma l’altro lo rimproverava, dicendo: «Non hai nemmeno timor di Dio, tu che ti trovi nel medesimo supplizio? Per noi è giusto, perché riceviamo la pena che ci meritiamo per le nostre azioni, ma questi non ha fatto nulla di male». E diceva: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno!» Ed egli gli disse: «Io ti dico in verità, oggi tu sarai con me in paradiso».

Morte di Gesù Era circa l’ora sesta, e si fecero tenebre su tutto il paese fino all’ora nona; il sole si oscurò e la cortina del tempio si squarciò nel mezzo. E Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito mio». Detto questo, spirò.

10


Introduzione

Il centurione, veduto ciò che era accaduto, glorificava Dio, dicendo: «Veramente quest’uomo era giusto». E tutta la folla che assisteva a questo spettacolo, vedute le cose che erano accadute, se ne tornava battendosi il petto. Ma tutti i suoi conoscenti e le donne che lo avevano accompagnato dalla Galilea stavano a guardare queste cose da lontano. Luca 23:26-49

11



CAPITOLO 1

Perché abbiamo bisogno della croce? “Se c’è un Dio, credo che sarà piuttosto contento di vedermi; se anche avessi sbagliato in qualcosa, beh, Dio mi perdonerà. È il suo mestiere.”

U

n passo importante per diventare un credente è riconoscere quanto sia errato questo atteggiamento comune e quanto abbiamo bisogno della

croce. Eppure c’è il pericolo di dimenticarlo man mano che proseguiamo il nostro cammino di credenti e di agire come se ormai non ci servisse più o perlomeno non tanto quanto al principio. Se consideriamo la croce soltanto un ponte per arrivare a Dio, allora avremmo

13


Perché Gesù doveva morire?

la sensazione che, essendo passati dalla sua parte, ce la lasciamo alle spalle. Ormai ha fatto la sua parte. Potremmo credere di essere diventati migliori e di aver messo la testa a posto. Perché abbiamo bisogno della croce oggi come allora? Il profeta Isaia parlava a persone che ritenevano di essere a posto così come erano e di non aver bisogno della grazia di Dio. Egli raccontò, per il loro bene, l’esperienza che fece quando si trovò faccia a faccia con Dio e realizzò la sua vera natura. È sconcertante leggere il brano seguente. Nell’anno della morte del re Uzzia vidi il Signore seduto sopra un trono alto, molto elevato, e i lembi del suo mantello riempivano il tempio. Sopra di lui stavano dei serafini, ognuno dei quali aveva sei ali; con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava. L’uno gridava all’altro e diceva: «Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria!» Le porte furono scosse fin dalle loro fondamenta dalla voce di loro che gridavano, e la casa fu piena di fumo. Allora io dissi: «Guai a me, sono perduto! Perché io sono un uomo dalle labbra impure e abito in mezzo a un popolo dalle labbra impure; e i miei occhi hanno visto il Re, il Signore degli eserciti!» Ma uno dei serafini volò verso di me,

14


Perché abbiamo bisogno della croce?

tenendo in mano un carbone ardente, tolto con le molle dall’altare. Mi toccò con esso la bocca e disse: «Ecco, questo ti ha toccato le labbra, la tua iniquità è tolta e il tuo peccato è espiato». Poi udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò? E chi andrà per noi?» Allora io risposi: «Eccomi, manda me!» Isaia 6:1-8

Un giusto concetto di Dio e di noi stessi è come due lenti in un paio di occhiali: se ne manca una o se mancano entrambe, non si vedono gli oggetti distintamente e corriamo il rischio di perderci o di cadere. Se invece le lenti sono al loro posto, allora viene messo a fuoco perfettamente il nostro continuo bisogno della croce. Calvino inizia la sua opera monumentale sulla fede cristiana, l’Istituzione della religione cristiana, con queste parole: Quasi tutta la somma della nostra sapienza, quella che tutto considerato merita di essere reputata vera e completa sapienza, si compone di due elementi e consiste nel fatto che conoscendo Dio ciascuno di noi conosca anche se stesso.

E continua: D’altra parte è noto che l’uomo non perviene mai alla conoscenza pura di se stesso fino a quando non abbia contemplato la faccia di

15


Perché Gesù doveva morire?

Dio [...] Infatti, a causa dell’orgoglio radicato in noi, ci sentiamo sempre giusti e completi, savi e santi, fin quando non siamo convinti da argomenti evidenti della nostra ingiustizia, impurità, follia e immondezza.

Ecco perché dobbiamo iniziare con queste due verità. Se non le chiariamo non capiremo mai perché Gesù dovette morire.

Una grande visione di Dio (versetti 1-4) Uzzia era stato re di Giuda per oltre cinquant’anni e la sua fama si era diffusa in lungo e in largo, ma “quando fu divenuto potente, il suo cuore, insuperbitosi, si pervertì, ed egli commise un’infedeltà contro il Signore, il suo Dio” (2 Cronache 26:16). Per punirlo, il Signore lo colpì con la lebbra ed egli trascorse gli ultimi anni della sua vita in isolamento. Morì lebbroso nel 740 a.C. Nell’anno della morte del re Uzzia vidi il Signore seduto sopra un trono alto, molto elevato... v. 1

Isaia ebbe una visione del re, del vero Re, del Re dei re, e ciò che vide scosse il suo mondo fin dalle fondamenta.

16


Perché abbiamo bisogno della croce?

Maestà Isaia si sarà sentito minuscolo come una formichina guardando quel trono svettante, molto elevato, e il Signore seduto sopra di esso, nella sede di tutta l’autorità e la potenza dell’universo. Perfino i lembi del suo mantello riempivano l’intero edificio del tempio. I serafini, le creature celesti che servono Dio, dovevano addirittura coprirsi gli occhi davanti alla sua eccezionale maestà, come anche noi proteggiamo gli occhi dall’intensità della luce diretta del sole. Pensate alla persona più importante che avete mai conosciuto. Forse vi sentite un po’ intimoriti in sua presenza. Eppure se vi foste trovati insieme a Isaia, quando l’ingresso del tempio si spalancò rivelando questa visione, se foste entrati, sollevando lo sguardo e vedendo il Re sul suo trono, sareste rimasti senza parole, senza fiato e a bocca aperta.

Santità L’uno gridava all’altro e diceva: «Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria!» v. 3

Il fatto che Dio sia santo significa che egli è separato e distinto da noi in due modi. Innanzi tutto è incomparabile. Lui solo è il Creatore, mentre tutto il resto è creato. Come dice Isaia 40:25: “A chi dunque mi vorreste assomigliare, a chi sarei io uguale?”

17


Perché Gesù doveva morire?

In secondo luogo, significa che egli è senza peccato, puro, perfetto, giusto, retto. Una purezza incandescente. In ebraico un modo per esprimere il grado più elevato di qualcosa è ripetere il termine. Perciò, dove la traduzione italiana della Bibbia riporta “oro puro” (per esempio la Nuova Diodati in 2 Re 25:15), nel testo originale ebraico troviamo “oro, oro”. Nella visione di Isaia, i serafini esclamano che Dio è “santo, santo, santo”. È il più santo in assoluto! Isaia stava guardando Colui la cui potenza è infinita e la cui gloria riempie la terra. La voce dei serafini era tanto potente che l’edificio sembrò crollare e si riempì di fumo, indicando la presenza di Dio. Davvero terrificante!

Il nostro concetto di Dio Talvolta la gente dice: “Mi piace pensare a Dio come a ...” e completano la frase con paragoni di questo tipo: “...una forza simile all’elettricità”, “...qualcuno che ci protegge a distanza”. Questo, però, altro non è che un pio desiderio che non corrisponde al Dio realmente esistente e ci lascia indifferenti davanti alla croce. Per quanto mi riguarda, mi piace pensare che sul mio conto in banca siano depositati diversi milioni, ma prima o poi i sogni verranno infranti dal peso della realtà. Qui ci si presenta Dio come è veramente: il Dio reale.

18


Perché abbiamo bisogno della croce?

Nel Salmo 50:21 egli afferma: “Tu hai pensato che io fossi come te”. È un errore che tutti noi tendiamo a commettere. Dio non è semplicemente una versione appena più grande di noi. Egli è grandioso in maestà e santità, altissimo ed eccelso, seduto sul trono dell’universo. L’artista Tracey Emin fu incaricata di ideare una statua per una città britannica. Fece un uccellino in cima a un’asta di quattro metri e spiegò che “la maggior parte delle sculture pubbliche sono un simbolo di potere che io trovo oppressivo e tetro”. Dichiarò di voler creare qualcosa “che apparisse e scomparisse e non dominasse”. Non è esattamente quello che abbiamo fatto con Dio? Un Dio di eccezionale potenza, maestà e santità è alquanto minaccioso; invece uno piccolino che non domina è assai più maneggevole. Un Dio tascabile. Un Dio pigmeo. Un Dio piccolo come un uccellino in cima a un’asta che appare quando voglio e sparisce quando lo decido io. Un Dio non tanto diverso da me. Invece è il Dio che vide Isaia quello che esiste davvero. Come fu incontrarlo faccia a faccia?

Una profonda presa di coscienza del peccato (v. 5) Allora io dissi: «Guai a me, sono perduto!» v. 5

Non era un’esclamazione di stupore, bensì di terrore. Isaia sapeva di non essere semplicemente una piccola

19


Perché Gesù doveva morire?

creatura alla presenza di qualcuno ben più grande, ma un peccatore di fronte alla santità assoluta. In particolare percepì l’impurità delle sue labbra e di quelle del suo popolo. Perché? Forse perché, sentendo i serafini gridare a gran voce, si rese conto di essere un peccatore troppo grande per unirsi a loro. O forse perché sapeva che ciò che diciamo rivela quello che c’è nel nostro cuore. Guardare Dio nella sua purità incandescente rese Isaia consapevole della sua colpevolezza. Si sentì smascherato. Era come una borsa che passa attraverso la macchina a raggi X dell’aeroporto. Dio vedeva ogni cosa nel cuore di Isaia, compresa tutta la spazzatura che, come disse Gesù, si trova nel cuore dell’uomo: «È quello che esce dall’uomo che contamina l’uomo; perché è dal di dentro, dal cuore degli uomini, che escono cattivi pensieri, fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, frode, lascivia, sguardo maligno, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive escono dal di dentro e contaminano l’uomo». Marco 7:20-23

Il re Uzzia, che era stato colpito dalla lebbra, doveva gridare “Impuro! Impuro!” (Levitico 13:45). Isaia capì di non essere diverso da lui – moralmente. Ciò che gli aprì gli occhi fu vedere Dio come egli realmente è. Nel libro di Charles Kingsley Bambini acquatici, il

20


Perché abbiamo bisogno della croce?

protagonista è un ragazzino chiamato Tom, che fa lo spazzacamino. Un giorno, in una grande residenza gentilizia, si perde nel labirinto di canne fumarie e, invece di spuntare dal camino della cucina, finisce nella stanza di una bellissima bambina che dorme in un letto dalle lenzuola immacolate. Nella stanza non c’è neppure un granello di polvere. Tom, l’orfanello spazzacamino, si guarda intorno, affascinato da tanta bellezza e pulizia che vede per la prima volta: non avrebbe mai immaginato che potesse esistere qualcosa di così bello e immacolato. Poi, però, scorge una creaturina sudicia, coperta di fuliggine dalla testa ai piedi, che sta sul tappeto rosa, grondante di sudore nero. È talmente fuori posto in un luogo simile che Tom la minaccia con i pugni e le urla di uscire immediatamente. Anche quell’essere immondo, però, agita i pugni a sua volta. All’improvviso, per la prima volta in vita sua, il povero Tom si rende conto di guardare in uno specchio e di vedervi riflesso se stesso come realmente è. È così sconvolto che, gridando disperatamente, esce di corsa dalla casa, mormorando tra i singhiozzi: “Devo pulirmi! Devo pulirmi! Dove posso trovare un ruscello per lavarmi ed essere pulito?” Vedere Dio nella sua santità è come trovarsi in quella camera candida e pulitissima: riconosciamo di colpo come siamo realmente. Ci guardiamo allo specchio e ci rendiamo conto di quanto siamo fuori posto

21


Perché Gesù doveva morire?

davanti all’immacolata presenza di Dio. Ci vergogniamo, ci sentiamo condannati, siamo impauriti. “Guai a me, sono perduto!” Nei momenti peggiori il nostro peccato ci può persino piacere, ma la santità di Dio significa che egli lo odia, che provoca la sua giusta ira ed egli lo deve giudicare. È una prospettiva terribile perché siamo tutti peccatori. Verrà il giorno in cui gli “uomini entreranno nelle caverne delle rocce e negli antri della terra per sottrarsi al terrore del Signore e allo splendore della sua maestà, quando egli sorgerà per far tremare la terra” (Isaia 2:19). La santità assoluta e il potere assoluto sono un binomio terribile. Se crediamo di essere fondamentalmente delle brave persone, non comprenderemo mai di aver bisogno della croce. Vedere Dio come realmente è, rivela la nostra vera natura. L’estate scorsa, in vacanza in Svezia, il sole sorgeva intorno alle quattro del mattino. Le finestre della nostra camera da letto erano rivolte a oriente, perciò le coprimmo con del tessuto oscurante. Di sera la stoffa sembrava perfetta, ma allo spuntare dell’alba non si poteva negare il fatto che fosse piena di buchi. Il sole splendeva come un riflettore, filtrando persino dai buchetti più piccoli. Analogamente, posso credere di essere una persona davvero perbene finché non mi espongo alla sfavillante purezza della santità di Dio. Allora, di

22


Perché abbiamo bisogno della croce?

colpo, mi accorgo di essere pieno di buchi, smetto di paragonarmi agli altri e dico invece: “Guai a me!” Nel capitolo precedente al suo incontro con Dio, Isaia esclama più volte “Guai!” riferendosi a persone che fanno questo o quello. Senza dubbio, essendo un profeta di Dio, lui era molto migliore di coloro che stava rimproverando. Eppure, alla presenza di Dio, i gradi di peccato diventano irrilevanti e “Guai a loro!” si trasforma in “Guai a me!”. Se mi paragono agli altri potrei convincermi di essere a posto e sarei tentato di inorgoglirmi e di criticare. Quando però vedo Dio così come egli è, la mia illusione si dilegua e riconosco di essere un peccatore. Perduto. Rovinato. Senza speranza, fuorché la croce.

L’esperienza trasformante della grazia (versetti 6-8) Ma uno dei serafini volò verso di me, tenendo in mano un carbone ardente, tolto con le molle dall’altare. Mi toccò con esso la bocca e disse: «Ecco, questo ti ha toccato le labbra, la tua iniquità è tolta e il tuo peccato è espiato». vv. 6-7

Purificato dal peccato Sotto il vecchio patto Dio aveva stabilito il sistema sacrificale per compiere l’espiazione dei peccati del popolo. I sacrifici animali, però, erano solo un’immagine

23


Perché Gesù doveva morire?

che preannunziava il sacrificio supremo di Cristo sulla croce. Il carbone tolto dall’altare simboleggia che è stato compiuto un sacrificio. Isaia aveva confessato di essere un uomo dalle labbra impure e ora uno dei serafini prende un carbone ardente dall’altare e con esso gli tocca la bocca. Con quel gesto simbolico egli è purificato dal peccato. Il serafino dichiara: “La tua iniquità è tolta e il tuo peccato è espiato”. Che parole meravigliose per Isaia, anzi per ciascuno di noi: “La tua iniquità è tolta” – la tua vera colpa davanti a un Dio santo e anche i tuoi sensi di colpa – “e il tuo peccato è espiato”. Espiare significa che il debito del peccato è cancellato, pagato completamente. Isaia non disse: “Sì, sono impuro, ma aspetta. Mi impegnerò di più, posso migliorare. Dammi un’altra possibilità e mi darò una regolata”. Isaia è purificato all’istante e non per i suoi sforzi personali, ma solamente per grazia divina. Proprio come egli ricevette la grazia di Dio per mezzo di questo sacrificio, allo stesso modo, appena accettiamo il supremo sacrificio di Cristo per noi, sentiamo le stesse parole che udì Isaia: “La tua iniquità è tolta e il tuo peccato è espiato”. È l’unico fondamento su cui possiamo reggere davanti a Dio. Come credenti dobbiamo stare attenti quando cominciamo a dire a noi stessi: “Adesso sto proprio andando bene. Sono credente da alcuni anni, sto fa-

24


Perché abbiamo bisogno della croce?

cendo progressi e mi sto impegnando come non avevo mai fatto prima. So già un bel po’ di cose e faccio più di tanti altri”. Devo controllarmi, pentirmi di un simile orgoglio e considerare di nuovo come è Dio e come sono io. Infatti, persino se foste Billy Graham e aveste predicato a milioni di persone e decine di migliaia si fossero convertite grazie a voi, senza la grazia di Dio mediante la croce oggi sareste davanti a Dio solo dei peccatori perduti.

Abilitato al servizio Se ci affidiamo alla sua grazia, allora, e solo allora, siamo nella condizione di essere usati da Dio. Poi udii la voce del Signore che diceva: «Chi manderò? E chi andrà per noi?» Allora io risposi: «Eccomi, manda me!» v. 8

Purificato dalla grazia di Dio, il profeta si mise felicemente al servizio di Dio. Quello che accadde a Isaia poteva capitare al resto del popolo dell’epoca e a noi oggi. Guai a me. Salvami! spinge a esclamare “Eccomi, manda me!” È la differenza che fa la grazia. Se conosco la grazia di Dio per me attraverso la croce, allora dirò: “Signore, che cosa posso fare per te? Come posso servire?” Se la chiesa ha bisogno dirò:“Eccomi, manda me!” Se c’è qualcuno che deve udire la buona notizia di Gesù, dirò: “Eccomi, manda me!”

25


Perché Gesù doveva morire?

Se invece non ho sperimentato la grazia di Dio, servirlo è inutile e mi renderà solo orgoglioso. Durante una conversazione con una coppia anziana in visita nella nostra chiesa, chiesi loro da quanto tempo fossero credenti. L’uomo rispose: “Diciamo che, in chiesa, sono un custode”. È un modo di pensare molto comune, ma non significa niente. Potrei svolgere qualunque compito in chiesa e non aver mai sperimentato personalmente la grazia di Dio. Dove affluisce la grazia, invece, scaturisce sempre il servizio e, mentre serviamo, dobbiamo continuare a confidare nella grazia divina e tenerci vicini alla croce, altrimenti finirà male per noi: diventerà un peso e alimenterà il nostro orgoglio. Riconosceremo il nostro bisogno della croce solo se teniamo ben presente come è Dio e come siamo noi. Il puritano John Owen scrisse: Ci sono due cose adatte a umiliare l’anima umana e cioè, innanzi tutto, il dovuto riguardo per Dio e poi per se stessi. Per Dio per la sua grandezza, gloria, santità, potenza, maestà e autorità. Per noi per la nostra condizione misera, abietta e peccaminosa.

Concentrandoci su queste due cose è chiaro che la croce di Cristo era, è e sempre sarà ciò di cui abbiamo maggior bisogno.

26


Il vangelo è solo un altro mito del “Dio che muore e risorge”? Alcuni affermano che la morte e la risurrezione di Gesù altro non sono che un’altra versione dell’antico mito di un dio che muore e risorge. Non esistono prove a sostegno di questa teoria, a meno che non si faccia riferimento ai presunti paralleli con personaggi leggendari, come il dio egizio Osiride o il dio greco Dioniso. Atene era una città molto religiosa dove sia gli abitanti che “i residenti stranieri non passavano il loro tempo in altro modo che a dire o ad ascoltare novità” (Atti 17:21). Quando arrivò Paolo e vi predicò la buona notizia di Gesù e della risurrezione, non risposero dicendo: “L’abbiamo già sentita prima. È solo un’altra interpretazione della vecchia leggenda!” Al contrario, la definirono una “nuova dottrina […] Poiché tu ci fai sentire cose strane. Noi vorremmo dunque sapere che cosa vogliono dire queste cose” (Atti 17:19-20). Se c’erano dei paralleli con gli antichi miti, tuttavia il messaggio di Gesù era sufficientemente diverso che coloro che ascoltavano Paolo non lo liquidarono come l’ennesima ripetizione di un argomento vecchio e familiare. Negli antichi miti la morte e la risurrezione erano sempre legati alle stagioni e ai raccolti. Il messaggio della morte e della risurrezione di Gesù è unico: Dio si fece uomo, morì per i nostri peccati e risorse fisicamente per non morire mai più. Tutto questo è radicato in maniera straordinaria in fatti storici e pubblicamente attestati. Perciò, a proposito delle vicende relative alla vita, alla morte e alla risurrezione di Gesù, Paolo poteva dire al governatore romano Festo che “esse non sono accadute in segreto” (Atti 26:26).

27


Il resoconto dei Vangeli su Gesù è storicamente attendibile e dimostra che egli venne crocifisso sotto Ponzio Pilato e poi fu sepolto. Il terzo giorno ritornò in vita, come ne rendono testimonianza la tomba vuota e le apparizioni dopo la risurrezione. Tuttavia non c’è da sorprendersi se questo fatto autentico sia stato riprodotto in varie storie, miti e religioni. Nel peggiore dei casi dimostra che il diavolo non è originale, ma è capace solo di distorcere la verità. Nella migliore delle ipotesi rivela che il vangelo parla di bisogni che tutti sentiamo. Altre storie di sacrifici volti a placare l’ira degli dei sottolineano la consapevolezza comune del peccato e della colpa e il nostro desiderio di liberarcene. Altri racconti di dei o di supereroi che risorgono o ritornano confermano il desiderio universale di un salvatore e della speranza oltre la morte e, in realtà, ci offrono un’altra opportunità di raccontare alla gente l’unica vera storia della quale le altre sono solo un pallido riflesso.

28



La nostra cultura la ignora. Molti cristiani sembrano vergognarsene. Altri capiscono che la croce di Cristo è proprio il centro della fede e della vita cristiana. Questo libricino di piacevole lettura spiega con chiarezza e semplicità ciò che dicono la Bibbia e Gesù stesso sulla croce e come dovrebbero comprenderla i credenti al giorno d’oggi.

Marcus Nodder è il pastore della St Peter’s Barge, una chiesa galleggiante ormeggiata al Canary Wharf di Londra, che si rivolge ai lavoratori del famoso distretto finanziario. È sposato con Lina e ha quattro figli. 9,00 €

beedizioni.it


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.