Rifletti

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L’attività intellettuale e l’amore per Dio

Rif letti JOHN PIPER



“Piper l’ha fatto di nuovo. Questo suo libro, Rifletti, promette di condurre un’intera generazione a un impegno cristiano riguardo l’attività intellettuale. Profondamente biblico e di un equilibrio ineguagliato, Rifletti mette in pratica ciò che predica: è uno studio accessibile e intellettualmente ricco che invita il lettore a un rinnovato amore per Dio e per gli altri”. J. P. Moreland, professore di filosofia, Talbot School of Theology; autore del libro Kingdom triangle.

“John Piper offre molti saggi consigli sull’importanza del pensiero cristiano come un modo di amare Dio con la nostra mente e come aspetto della gioia che in Dio si prova al di sopra di tutte le cose”. George Marsden, professore di storia presso la cattedra Francis A. McAnaney, University of Notre Dame; autore del libro: Jonathan Edwards: a life. “Avete mai provato il desiderio di poter assimilare più in profondità le cose che sapete essere vere? C’è stato un momento a partire dal quale vi siete commossi fino alle lacrime al pensiero della morte di Cristo per i vostri peccati? Non è un mistero: quanti provano intensi sentimenti per il vangelo, sono gli stessi che sul vangelo riflettono intensamente. In queste pagine John Piper vi convincerà che il solido fondamento dei nostri sentimenti, tanto facili a essere sviati, è la riflessione. Se volete provare intensi sentimenti, imparate a riflettere approfonditamente. Leggere questo libro può essere un ottimo modo per incominciare!” C. J. Mahaney, Sovereign Grace Ministries.

“Una dimensione fondamentale del discepolato cristiano è la vita della mente e questa può decisamente essere la responsabilità cristiana più trascurata dei nostri tempi. Dio ci ha reso delle creature intelligenti, ci ha dato delle facoltà intellettuali da amministrare che ci dovrebbero portare a pensare in un modo che gli arrechi maggior gloria. In questo suo nuovo libro, John Piper


offre una splendida analisi, un caldo incoraggiamento e un fedele modello per il pensiero cristiano. Esso è un manuale di logica cristiana di cui nel nostro tempo si sente un impellente bisogno”. R. Albert Mohler Jr., presidente del Southern Baptist Theological Seminary.

“Il libro offre un ottimo e solido fondamento biblico al fatto che si possa porre l’attività intellettuale al servizio della gloria di Cristo. È una sfida ai luoghi comuni umani e presenta delle sane risposte a due opposte tentazioni: quella di rifiutare come indice di scarsa spiritualità il pensiero puro per perseguire un’istruzione “secolare”, oppure quella di inorgoglirsi nel pensiero cadendo così nell’autonomia”. Vern Poythress, professore di esegesi neotestamentaria presso il Westminster Theological Seminary.

“Rifletti – vale a dire usare in modo attento, meticoloso, rigoroso, logico e critico la nostra intelligenza – sarà la via maestra per perseguire la pietà o per il suo opposto, tutto dipende da come lo si fa. Facendo riferimento a Jonathan Edwards, John Piper ci guida qui, con passo sicuro, lungo il giusto sentiero. Il suo libro dovrebbe essere letto da molti e spero che lo sia”. J. I. Packer, professore di teologia, Regent College.

“Non possiamo sentirci cristiani o comportarci da cristiani, se non pensiamo da cristiani. Come attestato dai suoi scritti e dai suoi sermoni, John Piper è convinto che il cuore non sia in grado di abbracciare ciò che la mente non riconosce come buono, vero e bello. Questo bel libro non soltanto affronta la questione con grande perizia, ma lo fa mostrando, con lo stile che gli è proprio, quanto possa essere bella e piacevole una mente santa. È la lettera di un pastore esperto che giunge proprio al momento opportuno”. Michael S. Horton, professore di teologia sistematica e di apologetica presso la cattedra J. Gresham Machen del Westminster Seminary.


“Chi, di fronte a uno studio rigoroso, a un pensiero profondo e alla precisione teologica, reagisce con incostanza, ha cercato di farci credere che il nostro problema fosse la mente, quando in realtà è la carne. Il problema non è la conoscenza, ma l’orgoglio. John Piper ci ricorda, in questo splendido libro, che ciò di cui abbiamo bisogno non è di pensare di meno, ma di pensare in maniera più trasparente, più biblica, concentrandoci maggiormente su Dio. Leggere e meditare su Rifletti vi metterà sulla strada giusta per quel rinnovamento della mente che le Scritture insistono a indicare quale catalizzatore di una gioia profonda e di una crescita in santità. Lo raccomando vivamente!” Sam Storms, pastore, Bridgeway Church, Oklahoma City, Oklahoma.

“John Piper ha scritto un libro equilibrato e appassionato sull’importanza di amare Dio con tutta la nostra mente. Dopo tutto, ci viene ordinato di farlo. Ma, come Piper spiega, i cristiani non sono stati sempre così attenti a questo comandamento. In modo chiaro e diretto, egli rivela gli ostacoli che ci impediscono di utilizzare la nostra intelligenza nel modo che Dio aveva inteso, ma ci mostra anche le gioie e i benefici di farlo. In particolare per quanti temono di ricadere nell’intellettualismo, il libro non sarà soltanto d’incoraggiamento, ma sarà un vero e proprio balsamo tonificante”. Alan Jacobs, professore di inglese presso la cattedra Clyde S. Kilby del Wheaton College.

“Certi cristiani non si avvicinano neppure a riflettere abbastanza; altri, invece, sono sempre pronti a nutrire dei pensieri sbagliati. Sottoscrivo calorosamente l’invito che John Piper rivolge a tutti i credenti a essere scrupolosi nella consacrazione delle nostre menti e a farlo con l’umiltà di chi onora Dio e la passione di chi ama Cristo”. Vaughan Roberts, pastore, St. Ebbe’s Church, Oxford.


“Nessuno – con le parole, gli scritti o la vita – combina mente, cuore e fede più appassionatamente di quanto lo faccia John Piper. Che grande fortuna è la nostra che questi siano proprio gli argomenti specifici di questo libro! Come sempre, con John, il risultato è profondo, incoraggiante e molto pratico”. Daniel Taylor, professore d’inglese, Bethel University. “Rifletti è una tonificante folata d’aria fresca in una stanza dall’aria viziata e stantia, che non viene areata da una o più generazioni. In questo libro, l’amore di Dio e l’attività intellettuale sono appassionatamente associati nel modo indicato dalle Scritture e il risultato è una sfida diretta alla sciatteria intellettuale e alla disubbidienza che sono tanto caratteristiche del nostro tempo”. Douglas Wilson, pastore, Christ Church, Moscow, Idaho.


Rif letti L’attività intellettuale e l’amore per Dio

JOHN PIPER


RIFLETTI L’attività intellettuale e l’amore per Dio John Piper Proprietà letteraria riservata: BE Edizioni di Monica Vieira Pires P.I. 06242080486 Via Costa dei Magnoli 19 50125 Firenze Italia

Think: The Life of the Mind and the Love of God Copyright © 2010 by Desiring God Foundation Published by Crossway a publishing ministry of Good News Publishers Wheaton, Illinois 60187, U.S.A. This edition published by arrangement with Crossway. All rights reserved. Coordinazione editoriale: Filippo Pini Traduzione: Roberto Cappato Revisione: Alessandra Giampaolo, Teresa Castaldo Progetto grafico: Samuele Ciardelli Prima edizione: Luglio 2013 Stampato in Italia

Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla Nuova Riveduta, Società Biblica di Ginevra. ISBN 978-88-97963-11-0 Per eventuali ordini: www.beedizioni.it

È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata compresa la fotocopia, anche ad uso interno didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto verso l’autore e gli editori e mette a rischio la sopravvivenza di questo modo di trasmettere le idee.


A Mark Noll e Nathan Hatch Classe del ’68



Indice Prefazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17

Gli obiettivi di questo libro 1. Il mio pellegrinaggio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29 2. L’aiuto prezioso di un amico morto . . . . . . . . . . . . 39 Chiarire cosa s’intende per riflessione 3. La lettura come riflessione . . . . . . . . . . . . . . . . 47

Venire alla fede tramite la conoscenza 4. L’adulterio mentale non è una via d’uscita . . . . . . . . 69 5. Un vangelo razionale una luce spirituale . . . . . . . . . 79 Cerchiamo di capire bene cosa vuol dire amare Dio 6. Amare Dio: apprezzare Dio con tutta la vostra mente . . 95

La sfida del relativismo 7. Gesù incontra i relativisti . . . . . . . . . . . . . . . . . 109 8. L’immoralità del relativismo . . . . . . . . . . . . . . . 121 La sfida dell’anti-intellettualismo 9. Deleterie spinte anti-intellettuali nella nostra storia . . 137 10. Hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti . 151 11. Nella sapienza di Dio il mondo non ha conosciuto Dio grazie alla sapienza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 165


Alla ricerca di un umile approccio alla conoscenza 12. La conoscenza che ama . . . . . . . . . . . . . . . . . 181 13. Lo scopo di ogni percorso formativo: amare Dio e il prossimo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 193 Incoraggiare gli intellettuali e i non intellettuali Conclusione. Un appello finale . . . . . . . . . . . . . . . 205

Appendice 1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 213 Appendice 2 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 237 Ringraziamenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 243


Prefazione

Fra i molti benefici rilevanti che derivano dall’ascolto o dalla lettura di buoni messaggi, c’è lo stimolo a riflettere con maggior chiarezza su Dio e sulle sue vie. Quando poi è la riflessione in sé stessa a costituire il soggetto dei messaggi, lo stimolo è più forte che mai. Il libro di John Piper sul pensiero è più simile a un sermone di un sermone vero e proprio. Grazie anche al modo con cui ricorre alle Scritture, cercando di applicarle ai problemi della vita reale, il libro funziona proprio come un’ottima predica. I suoi testi di riferimento sono tratti da Proverbi 2 e 2 Timoteo 2: un passo dell’Antico Testamento e uno del Nuovo Testamento. Entrambi insistono sull’impellente necessità che i seguaci di Dio prestino attenzione al loro modo di pensare. Intelligenza e discernimento sono gli obiettivi di Proverbi 2; riflettere su quanto Paolo ha detto a Timoteo è lo scopo a cui punta l’altro passo. Come in tutti i buoni sermoni, Piper vuole porre questi testi nel loro giusto contesto ed è qui che si viene alla resa dei conti. Paolo spinge Timoteo a un’attenta riflessione: “Perché il Signore ti darà intelligenza in ogni cosa” (2 Timoteo 2:7). L’autore del libro dei Proverbi spinge a un’attenta riflessione per trovare “l’argento” e il “tesoro” nascosto, che sono poi identificati con “il timore del Signore” e “la scienza di Dio”. Stabilita una tale relazione – fra il pensiero e la ricerca della conoscenza di Dio – Piper può, quindi, sviluppare le sue argomentazioni, che passano dalla Scrittura ai problemi della vita reale. Problemi che sono due facce della stessa medaglia. Da una parte, le persone più portate al misticismo possono giungere alla conclusione che, dato che lo Spirito Santo è la fonte di tutto ciò che ha a che fare con la vita e con la verità, non è importante impegnarsi a


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pensare, a leggere e ad imparare. Sul versante opposto, le persone più orientate verso l’intellettualismo possono concludere che, dato che Dio vuole che pensiamo, leggiamo e impariamo, queste attività abbiano in sé e per sé un’importanza spropositata. Piper reagisce duramente a entrambe queste conclusioni e presenta, invece, i risultati di una meticolosa analisi biblica, percorrendo le Scritture per sottolineare due opposte verità che si rivolgono direttamente al contesto contemporaneo. Prima, contro le tendenze anti-intellettuali, sostiene che un pensiero rigoroso è parte integrante di una piena assimilazione del vangelo. Poi, contro un impiego orgoglioso dell’intelligenza, sostiene che un pensiero lineare e fedele agli standard biblici non farà che distoglierci dal nostro io, per indirizzarci verso una piena letizia nella grazia di Dio, che è la chiave di ogni aspetto dell’esistenza. Non c’è dubbio che diversi lettori troveranno particolarmente interessanti aspetti diversi dell’esposizione di Piper, ma io sono stato particolarmente stimolato alla riflessione dai suoi sforzi per scandagliare due passi sui quali anch’io mi sono soffermato. Il primo è Luca 10:21, dove Gesù dice che Dio ha “nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le ha rivelate ai piccoli”. L’attenta esegesi di Piper mostra persuasivamente che le parole di Gesù sono mirate a promuovere l’umiltà nell’utilizzo di tutti i doni, più che a denigrare l’uso della ragione. L’altro passo è 1 Corinzi 1:20, dove l’apostolo Paolo dice che Dio ha “reso pazzia la sapienza di questo mondo”. Ancora una volta, una scrupolosa esegesi mostra che l’intento di questo passo è quello di distinguere fra una sapienza utilizzata per esaltare la creatura e una impiegata per onorare il Creatore. Questa conclusione viene, poi, sintetizzata in una delle frasi più evocative di Piper: “La croce è lo spartiacque fra la sapienza umana e quella divina”. Per l’impatto che può avere sulla vita reale, un attento esame di questi passi difficilmente sarebbe potuto giungere in un momento più opportuno. Quante cose, nella vita dell’uomo contemporaneo, sono un’esaltazione della superficialità intellettuale o della subordinazione del ricorso all’intelligenza, all’autoesaltazione dell’uo-


Prefazione

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mo! Fa molta presa nelle chiese di orientamento conservatore la diffidenza verso la cultura accademica moderna o il ricorso a una retriva emotività, con cui si vorrebbe rimpiazzare l’attività intellettuale. Piper ci propone l’alternativa biblica: un’intelligenza (il più lineare possibile) che si accompagni ai sentimenti (reputare Dio come il bene più prezioso); il rispetto per l’attività della mente abbinato alla cautela contro l’orgoglio intellettuale e l’impegno in uno studio rigoroso, abbinato a un affidamento incondizionato alla grazia di Dio. Per i credenti, questa è la via maestra da seguire e per i non credenti è la strada d’accesso alla vita. Quando mi è stata fatta la richiesta di stilare una breve prefazione a questo libro, non ho potuto fare a meno di sorridere, riflettendo su come Dio faccia capitare tutte le cose al momento giusto. Era soltanto una coincidenza – mi sono chiesto – che mi venisse chiesto di leggere il libro di John Piper sull’imperativo di un pensiero cristocentrico, proprio nei giorni in cui stavo mettendo nero su bianco le ultime parole del mio seguito al libro The scandal of the evangelical mind, pubblicato qualche anno addietro? Quella risata mi venne perché, come il volume di John, il mio libro considera Giovanni 1, Ebrei 1 e soprattutto Colossesi 1 per quello che tali passi dicono in merito a “tutte le cose” che sono state create in Cristo, per mezzo di Cristo e in vista di Gesù Cristo. Anch’io cerco di mostrare che quella di impegnarsi nello studio è una responsabilità divinamente ordinata che, però, non dovrebbe mai rimpiazzare il totale affidamento del cristiano alla grazia di Dio. Come John, incito i credenti a essere estremamente seri quando studiano il mondo, ma non così seri su loro stessi. Mia moglie Maggie si è chiesta se il mio libro, che avrà per titolo Jesus Christ and the life of the mind, risentirà del confronto con quello di John. Ho risposto che sono due testi abbastanza diversi da meritare ciascuno un discorso a parte. L’esposizione biblica di John è molto più articolata ed esprime con una forza plastica, decisamente più scenografica, il ruolo preciso che l’intelligenza umana, con il suo continuo e difficile impegno, gioca nel farci provare una piena gioia in Cristo. Il mio fa alcune considerazioni sulla scienza


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Prefazione

(specialmente in rapporto al tema dell’evoluzione), su cui molti dei lettori che apprezzeranno John e forse John stesso potrebbero non essere d’accordo. Inoltre, nel mio sforzo di promuovere un pensiero cristocentrico, faccio maggiormente ricorso ai contributi di alcuni intellettuali cattolici, nonché alle grandi confessioni antiche della fede cristiana ortodossa (il credo apostolico, il credo di Nicea e la definizione di Calcedonia della persona di Cristo). Tuttavia, dato che il messaggio di base di ciò che cerco di dire io è esattamente lo stesso di quello che si leggerà in Rifletti, sono ben lieto di raccomandare il libro che vi sta davanti e non mi creerà assolutamente nessun problema se questo sarà l’unico libro che leggerete su questo soggetto di vitale importanza! Ho il privilegio di conoscere John Piper da quando – in quella che ormai sembra essere la notte dei tempi – eravamo specializzandi in letteratura e abitavamo nello stesso dormitorio presso il Wheaton College. È anche più di un privilegio quello di ringraziare Dio che nel corso dei decenni, per vie diverse, ci abbia condotto, in rapporto ai temi centrali di questo libro al medesimo approdo. Al centro della formazione cristiana c’è la comprensione dei due libri di Dio – la Scrittura e la natura – e come risultanza di questa comprensione, la glorificazione di Dio. Le pagine che avete di fronte trasmettono con grande perizia questo punto. Approfittatene. Leggetele, confrontatele con le Scritture, riflettete sul quadro che presentano di un Dio pieno d’amore. In una parola: rifletteteci. Mark A. Noll, professore di storia presso la cattedra Francis A. McAnaney, University of Notre Dame.



SÏ, se chiami il discernimento e rivolgi la tua voce all’intelligenza, se la cerchi come l’argento e ti dai a scavarla come un tesoro, allora comprenderai il timore del Signore e troverai la scienza di Dio. Proverbi 2:3-5


Introduzione

Questo libro è un invito a cogliere, in un’attività intellettuale scrupolosa, un’opportunità per amare Dio e il prossimo. È un appello a rifiutare l’idea di dover fare una scelta quando si tratta di conciliare cuore e mente, logica e sentimenti, fede e ragione, teologia e dossologia, attività mentale e ministero d’amore. È un invito a vedere nell’intelligenza un necessario strumento per conoscere Dio e che Dio stesso ha voluto. Riflettere è uno di quegli importanti strumenti con i quali accendiamo il fuoco della conoscenza sulle fiaccole dell’adorazione e del servizio per il mondo.

Conoscere, apprezzare e vivere alla gloria di Cristo

Lo scopo ultimo della vita è che Dio sia manifestato in tutta la sua gloria per tutto ciò che è e per tutto ciò che ha fatto, specialmente per la grazia che ha rivelato nell’opera di Cristo. Per rendergli gloria siamo chiamati a conoscerlo secondo verità, ad apprezzarlo al di sopra di tutte le cose e a vivere in un modo che dimostri che è lui il nostro tesoro più prezioso: … Secondo la mia viva attesa e la mia speranza… che… Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia con la vita, sia con la morte. Infatti per me il vivere è Cristo e il morire guadagno… partire e di essere con Cristo… è molto meglio… io considero queste cose come tanta spazzatura al fine di guadagnare Cristo Gesù, mio Signore (Filippesi 1:20-21,23; 3:8).

Pertanto, la ragione fondamentale per cui Dio ci ha dotato d’intelletto, è che possiamo ricercare e trovare tutti i motivi esistenti


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Introduzione

per apprezzarlo in tutte le cose e al di sopra di tutte le cose. Egli ha creato il mondo affinchè attraverso di esso e al di sopra di esso noi potessimo apprezzarlo. Più ci soffermeremo sulla sua soverchiante maestà, conoscenza, sapienza, potenza, giustizia, ira, compassione, pazienza, bontà, grazia e amore, più lo apprezzeremo. Più noi lo apprezziamo, più egli viene consapevolmente e gioiosamente glorificato. Il tema di questo libro è che riflettere è un mezzo donatoci da Dio con cui possiamo conseguire questo risultato.

Che cosa contraddistingue questo libro?

Ci sono altri libri sull’attività intellettuale. Buoni libri. In che cosa questo libro si differenzia da loro? Facciamo qualche esempio. È meno storico di Scandal of the evangelical mind1 di Mark Noll, meno articolato di Fit bodies fat minds2 di Os Guinness, meno filosofico di Love your God with all your mind3 di J. P. Moreland, meno vocazionale di Habits of the mind4 di James Sire e meno culturale di Loving God with all your mind5 di Gene Veith. Questo libro è dunque meno di tanti altri, in molti sensi. Quello che invece c’è in più è l’esposizione biblica. Sia chiaro che questa non è una critica agli altri libri, che sotto molti riguardi sono davvero migliori di questo. Sono ciò che si riproponevano di essere e sono ottimi. Ma io sono un predicatore, un divulgatore della Bibbia. Quasi tutto il mio tempo lo passo a cercare di immaginare cosa Mark Noll: The scandal of the evangelical mind (Grand Rapids; Eerdmans, 1994). Os Guinness: Fit bodies fat minds: why evangelicals don’t think and what to do about it (Grand Rapids; Baker, 1994). 3 J. P. Moreland: Love your God with all your mind: the role of reason in the life of the soul (Colorado Springs, NavPress, 1997). 4 James W. Sire: Habits of the mind: intellectual life as a christian calling (Downers Grove, IL, InterVarsity, 2000). 5 Gene Edward Veith Jr.: Loving God with all your mind: thinking as a christian in the postmodern world, ed. riv. (Wheaton, IL; Cross way, 2003). Vedi anche: Richard Hughes: How christian faith can sustain the life of the mind (Grand Rapids; Eerdmans, 2001); Clifford Williams: The life of the mind: a christian perspective (Grand Rapids, Baker Academic, 2002). 1 2


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vuole dire la Bibbia e come posso applicarla alla vita ed è questo il “sapore” che caratterizzerà questo libro.

A chi si rivolge questo libro?

È un libro per gli studenti? Sì, se concordate con me sul fatto che ognuno dovrebbe essere uno studente. Cito la seconda accezione dal dizionario: studente, “una persona che studia, investiga o esamina con attenzione”. È molto difficile passare tutta la vita senza esaminare con attenzione almeno qualche cosa. Principalmente, però, esso è per il cristiano che – dentro e fuori degli ambienti scolastici – desideri conoscere meglio Dio, amarlo di più e prendersi cura del prossimo. Certo, ho degli obiettivi. Per esempio, auspico che questo libro possa risultare d’aiuto alle vittime del pragmatismo evangelico, delle scorciatoie pentecostali, dell’anti-intellettualismo pietistico, dell’avversione pluralistica alle convinzioni assolute, delle elucubrazioni intellettualistiche accademiche, della fuga in un impiego a scopo esclusivamente terapeutico della Bibbia, della frammentazione giornalistica, dello stordimento musicale, della dipendenza da YouTube e di quell’ingannevole minestrone che è il postmodernismo. In altri termini, credo che, in tutti i sensi possibili, l’attività intellettuale faccia bene alla chiesa.

Per mantenere un giusto equilibrio…

Odio sembrare troppo astratto, rischio nel quale incorre qualsiasi libro sull’uso della mente. Vediamo se la sollecitazione di un filosofo, Nicholas Wolterstorff, che considera la concretezza come un fattore assolutamente essenziale, può esseci di aiuto. Egli ammette che un eccessivo intellettualismo sia deleterio quanto l’anti-intellettualismo. Un eccesso d’intellettualismo suona così: Se usate le vostre mani o insegnate a quanti usano le loro mani siete inferiori rispetto a quanti usano solo la loro mente: i musicisti sono inferiori ai musicologi, i pittori inferiori agli storici, i docenti


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Introduzione di economia inferiori agli economisti, gli insegnanti di omiletica inferiori ai teologi. Quest’attitudine di base fu rozzamente stabilita da Aristotele…: “Riteniamo che in ogni arte gli operai maestri siano più onorevoli… dei lavoratori manuali”.6

Non è così, dice Wolterstorff. Aggiunge: “È ben strano che ci siano dei cristiani che abbiano un tale atteggiamento, dato che Gesù fu il figlio di un falegname e dato che Dio viene rappresentato, nelle prime pagine della Scrittura, come qualcuno che fa e non come qualcuno che pensa”.7 Così, non voglio attribuire a questo soggetto un’importanza eccessiva. Non si tratta di andare a scuola o di prendere dei diplomi e neppure di acquisire prestigio. Questo non è un libro sulla superiorità degli intellettuali. Il tema è, invece, l’uso dei mezzi che Dio ci ha donato per conoscerlo, amarlo e per metterci al servizio degli altri. Rifletti è uno di questi mezzi. Vorrei incoraggiarvi a riflettere, senza però rimanere troppo affascinati da voi stessi quando lo fate. La Bibbia dice: “Se… rivolgi la tua voce all’intelligenza, se la cerchi come l’argento… troverai la scienza di Dio” (Proverbi 2:3-5). A me serve tutto l’aiuto possibile, per amare la conoscenza di Dio più dei profitti dell’argento. Presumo che lo stesso valga per voi. Così ho scritto questo libro per ricordare a me stesso qual è il posto che il pensiero occupa nell’attività di Dio. Riecheggiando timidamente Calvino e Agostino, dico con loro: “Mi riconosco appartenere alla schiera di coloro che scrivono imparando e imparano scrivendo”. 8 Se vi unirete a me, spero che lo troverete di una qualche utilità. Nicholas Wolterstorff: “Thinking with your hands” in Books and culture (marzo/aprile 2009), pg. 30. 7 Ibid. Naturalmente, quando Dio chiama le cose all’esistenza, ciò che lui dice coincide virtualmente con ciò che pensa. 8 In questo modo Calvino chiudeva la parte introduttiva delle sue Istituzioni, dal titolo “Giovanni Calvino al lettore”. La citazione riprende la lettera CXLIII:2 di Agostino (MPL 33.585; tr. NPNF I.490). John Calvin, Institutes of the christian religion, trad. in inglese di Ford Lewis Battles, ed. John T. McNeill (Filadelfia, Westminster, 1960), pag. 5. 6


Introduzione

Per orientarsi nel prosieguo della lettura

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Se appartenete a quella categoria di persone che traggono beneficio dalla consultazione di una carta stradale prima di intraprendere un viaggio, leggete il seguito di questa introduzione. Se preferite il gusto della sorpresa, saltatela. Qui traccerò uno schizzo del percorso che faremo insieme. Nel capitolo 1 racconto la mia storia personale. Una delle ragioni per cui lo faccio è che mi sembra corretto presentarvi il mio background, ciò che influenza il mio pensiero e le mie difficoltà. Questo vi dà la possibilità di inquadrare le mie idee nel loro giusto contesto e di venire a patti con qualcuno dei miei limiti. Un’altra ragione è che la mia esperienza, penso, sia tipica di molti evangelici, per le tensioni che ho sperimentato nel momento in cui in me l’attività intellettuale ha incominciato a occupare un posto tanto importante. Potreste trovare incoraggiante per voi stessi seguire il cammino di un compagno di lotta. Terzo, la maggior parte dei temi che questo libro solleva scaturisce dalla mia interazione con i due poli: la parola di Dio ossia la Scrittura e il mondo creato da Dio, la natura. Ecco che allora il mio percorso personale può rivelarsi un utile portale sul panorama che studieremo. Il capitolo 2 presenta la storia della grandissima influenza che Jonathan Edwards ha esercitato sul modo con cui io mi sono accostato alla vita intellettuale. Pur essendo morto oltre duecentocinquanta anni fa, il suo impatto su molti intellettuali di oggi è ancora enorme. La storia del mio incontro con lui costituisce la base da cui il seguito del libro prende le mosse. Ciò che egli mi donò fu quella solidissima base su cui avrei impostato il modo di porre in relazione l’una con gli altri ragione e sentimenti e lo fece per mezzo della sua visione della natura trinitaria di Dio. Nel capitolo 3 passeremo da una focalizzazione più o meno autobiografica sulla definizione dei propositi del libro (i capitoli 1 e 2) a quello che ritengo debba essere l’effettivo obiettivo di Rifletti. Quello che ho soprattutto in mente è lo straordinario atto di leggere. La migliore lettura della più illuminante letteratura (e specialmente della Bibbia) non può prescindere da un uso rigoroso e


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attento della nostra intelligenza e questo è per l’appunto il tema su cui si concentra il capitolo 3. I capitoli 4 e 5 provano a mostrare che la riflessione ha un ruolo importante (capitolo 4) e a chiarire come tale attività espleta questo ruolo (capitolo 5) nel processo che porta alla fede in Gesù. Si potrebbe dedurre, dagli effetti pervasivi del peccato nel deterioramento delle nostre menti, che pensare non abbia nessun ruolo significativo nel modo con cui Dio crea la fede salvifica. Invece, vedremo che in realtà il pensiero occupa un posto cruciale sia nel farci venire alla fede che nel sostenerla. Chiarito il ruolo del pensiero nel processo che ci porta a riporre la nostra fede in Cristo (capitoli 4 e 5), nel capitolo 6 passeremo al ruolo del pensiero nel modo con cui adempiamo al grande comandamento: amare Dio. Gesù disse che dovremmo amare Dio con tutta la nostra mente (Matteo 22:37). C’è chi ha considerato che questo significhi: “Rifletti molto e rifletti attentamente e un tale atto di pensiero è amare Dio”. Ma io ne dubito. Ipotizzerò che amare Dio con la mente significhi che il nostro pensiero è pienamente impegnato a fare tutto ciò che può per tenere vivo e manifestare l’appassionato appagamento del cuore, che ha fatto di Dio, al di sopra di tutte le cose, il suo tesoro più prezioso. Fare di Dio il proprio tesoro è l’essenza dell’amarlo e la mente si pone al servizio di questo amore fornendo gli strumenti per pervenire a una comprensione (imperfetta, parziale, ma pur sempre veritiera) della verità, della bellezza e della dignità di quel tesoro. Qual è la base biblica per sostenere che le nostre menti producano una tale comprensione dell’amore di Dio? È di questo che si occuperà il capitolo 6. Ma nei capitoli che vanno dal primo al sesto, tutto sarebbe inutile se una vera conoscenza fosse impossibile o se non ci fosse nulla da conoscere. Un concetto che oggi va per la maggiore è che la conoscenza delle realtà poste al di fuori della nostra mente sia impossibile. Uno dei modi con cui questo atteggiamento viene definito è il relativismo. Nei capitoli 7 e 8 cerco di spiegare di che cosa si tratta e che cosa ne pensava Gesù. Nel capitolo 7 sostengo


Introduzione

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che il relativismo non sia né intellettualmente convincente né moralmente retto. Successivamente, nel capitolo 8, cerco di attivare i vostri anticorpi contro il virus intellettuale del relativismo vaccinandovi, se lo vorrete, con sette dolorosi e immorali aspetti di questa malattia. Il mio obiettivo è quello di indurvi a una fiducia profondamente pacifica e alla libertà di vedere, di assaporare e di parlare della verità, i cui tesori sono nascosti in Gesù Cristo. Questo atteggiamento di piena fiducia verso la ricerca di quella verità che esalta Cristo tramite l’uso della ragione, tuttavia, non ha contraddistinto la recente storia cristiana, non in America, almeno. C’è nell’aria un contagioso anti-intellettualismo. Nel capitolo 9 provo a rendere conto di quest’atmosfera. Una chiave di lettura per i capitoli compresi fra il 9 e l’11 è che questi sono un mio sforzo di mostrare che le presunte colonne bibliche a sostegno dell’anti-intellettualismo sono molto traballanti, mentre le basi bibliche di un solido impiego della ragione volto allo scopo di amare Dio e gli uomini sono profonde e radicate. Due passi della Scrittura sembrano, in contrapposizione a quanto detto sopra, promuovere l’anti-intellettualismo. Uno è Luca 10:21, quando Gesù dice: “Hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli!” Ne parleremo nel capitolo 10. L’altro è 1 Corinzi 1:20: “Non ha forse Dio reso pazza la sapienza di questo mondo?” Su questo passo ci concentreremo nel capitolo 11. Questi due passi sono diventati le colonne che reggono l’edificio dell’anti-intellettualismo. È sorprendente quanto questi due testi siano simili in quello che insegnano. Ma si rivelano in effetti delle colonne piuttosto instabili. La conclusione del nostro studio di queste “colonne” è che esse non sono dei moniti contro un’attenta, fedele, rigorosa e coerente attività intellettuale nel cammino verso Dio. Di fatto, il modo con cui Gesù e Paolo espressero questi avvertimenti ci impone di impegnarci in una seria riflessione anche solo per comprenderli. Ciò che scopriamo è che l’orgoglio non ha riguardi personali, gli intellettuali seri possono essere umili e gli sconsiderati mistici arroganti.


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Introduzione

Lo scopo di questo libro è quello di incoraggiare una riflessione seria, fedele e umile che porti a una vera conoscenza di Dio, la quale a sua volta ci porti ad amarlo e scaturirà nell’amore verso gli altri. Esiste un modo di pensare che evita i trabocchetti dell’orgoglio, tanto fra gli uomini semplici quanto fra i più acculturati. Nel capitolo 12 ne coglieremo un barlume nello splendido monito di Paolo contro la conoscenza che si gonfia. Qui l’attenzione si concentrerà su 1 Corinzi 8:1-3 e Romani 10:1-4. La lezione del capitolo 12 è che pensare è al tempo stesso pericoloso e indispensabile. Senza un profondo lavorio della grazia nel cuore, pensando ci si insuperbisce. Con tale grazia, pensare apre le porte all’umile conoscenza. Questa conoscenza è la benzina del fuoco dell’amore verso Dio e verso il prossimo. Ma se ci lasciamo distogliere da una seria attività intellettuale orientata su Dio, quel fuoco alla fine si estinguerà. Infine, nel capitolo 13 ci allarghiamo sull’implicazione del capitolo 12, cioè su ogni attività della mente: l’apprendimento, la formazione, l’istruzione che, sia di tipo formale o informale, semplice o sofisticata, esiste per amare Dio e per amare il prossimo. Prendiamo la verità di 1 Corinzi 8:1-3 e la applichiamo alla conoscenza di Dio per mezzo del suo altro “libro”: il mondo creato della natura e della vita umana. La conclusione è che il compito di qualsiasi educazione cristiana – e non soltanto degli studi biblici – è quello di studiare la realtà come manifestazione della gloria di Dio, di parlarne e scriverne in maniera accurata, di assaporarvi la bellezza di Dio e di metterla al servizio del bene dell’uomo. Quando i cristiani s’impegnano nell’attività accademica con poco riferimento a Dio, questa è un’abdicazione dalla loro vocazione intellettuale. Se l’intero universo e tutto ciò che è in esso esistono per il disegno di un Dio infinito e personale, per rendere nota e amata la sua grandiosa gloria, allora affrontare qualsiasi tema senza fare nessun riferimento alla gloria di Dio non è fare cultura, ma ribellione. In sostanza quindi, tutte le branchie del sapere – incluso questo libro sull’attività intellettuale – esistono, in ultima analisi, allo


Introduzione

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scopo di conoscere e amare Dio e di amare l’uomo attraverso Gesù Cristo. Dato che amare l’uomo, in ultima istanza, significa aiutarlo a vedere e a gustare Dio in Cristo per tutta l’eternità, è profondamente giusto dire che ogni attività intellettuale, ogni apprendimento, ogni formazione e ogni ricerca sono volti alla conoscenza di Dio, all’amore di Dio e alla manifestazione di Dio. “Perché da lui, per mezzo di lui e per lui sono tutte le cose. A lui sia la gloria in eterno. Amen” (Romani 11:36).



Gli obiettivi di questo libro


Sì, pensieri e sentimenti sono sibi mutuo causae, mutua causa gli uni degli altri: “Mentre meditavo, un fuoco s’è acceso” (Salmi 39:3); così i pensieri sono le micce che accendono e infiammano i sentimenti e questi, una volta che hanno preso fuoco, fanno allora in modo che i pensieri giungano a ebollizione; è per questo che quanti si sono recentemente convertiti a Dio, sperimentando nuovi e forti sentimenti, possono riflettere su Dio traendone più piacere di chiunque altro. Thomas Goodwin


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Il mio pellegrinaggio È da una vita che convivo con la tensione fra riflessione, emozioni e azione.

La svolta del ’79

Dopo ventidue anni d’ininterrotta formazione accademica e sei anni d’insegnamento universitario, all’età di trentaquattro anni ho lasciato l’università per dedicarmi al servizio pastorale. Questo accadde quasi trent’anni fa. Ricordo quella sera del 14 ottobre 1979 in cui, sul mio diario, scrissi sette pagine sulla crisi che stava attraversando la mia anima, divisa com’era fra la docenza universitaria e il ministero pastorale. Fu uno dei giorni più importanti della mia vita e ora me ne posso rendere conto. Fu allora che ebbi l’impressione che queste realtà – riflessione, sentimenti e azione – avrebbero forse potuto trovare un maggiore equilibrio in una chiesa rispetto che in una scuola. Per “maggiore” intendo dire un tipo di equilibrio che ben si addicesse ai miei doni, alla vocazione di Dio, ai bisogni delle persone e agli scopi che Dio si prefigge per questo mondo. Non intendo certo dire che sia il tipo di equilibrio che va bene per tutti.


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Gli obiettivi di questo libro

Anzi, uno degli scopi di questo libro è proprio quello di celebrare il ruolo irrinunciabile che ha la formazione nella causa di Cristo. Sarebbe una tragedia se tutti i membri di facoltà nelle università e nei seminari facessero quello che ho fatto io. Amo quello che Dio ha fatto per me in ventotto anni di formazione accademica, dall’età di sei a trentaquattro anni. Non sono fra coloro che riguardano con disappunto a quello che mi è stato – o non mi è stato – insegnato. Se dovessi tornare indietro frequenterei quasi tutti gli stessi corsi con tutti gli stessi insegnanti e insegnerei quasi a tutte le stesse classi. Non mi aspetterei che un college, un seminario o un’università m’insegnino cose che devo imparare sul campo. Se io ho commesso degli errori, la colpa non è stata la loro.

L’università: una gioia sofferta

Non ho lasciato l’università perché fosse spiritualmente soffocante. Al contrario. All’università e più ancora in seminario, poi ancora di più nei miei sei anni d’insegnamento accademico, le mie letture, le mie riflessioni, i miei scritti, tutto faceva ardere il mio cuore di zelo per Dio. Non sono mai stato uno di quelli che trovano che il cuore s’inaridisca quanto più Dio e la sua Parola sono ben conosciuti. Instillare nella mia mente una maggior conoscenza di Dio e delle sue vie era come gettare della legna nella fornace della mia adorazione. Per me comprendere qualcosa ha il significato di assaporarne il gusto. Più chiara è la comprensione delle cose, più dolce è il loro sapore. Non che mancassero le lacrime. Alcune delle mie nozioni su Dio andarono in fiamme, incenerite dalla verità biblica e questo faceva male. Certi pomeriggi mi mettevo le mani fra i capelli e piangevo per la pena provocata dalla confusione. Ma, come dice un proverbio americano, l’anima non conoscerebbe l’arcobaleno se gli occhi non conoscessero le lacrime. Certe gioie si possono provare soltanto sull’altro lato del dolore. Ha ragione l’Ecclesiaste a dire che “dov’è molta saggezza c’è molto affanno e chi accresce la sua scien-


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za accresce il suo dolore” (Ecclesiaste 1:18). Ma ne vale la pena. Non voglio dire che un’attività intellettuale che porti ad assaporare il gusto delle cose sia una cosa semplice. Il lavoro che si rende necessario per immaginare quello che la Bibbia vuole dire quando parla di Dio spesso è così difficile da starci male. Ne so qualcosa di quella terribile affermazione di Lutero: “Continuavo nel mio affanno a prendere in mano il passo di Paolo desiderando ardentemente di sapere ciò che l’apostolo aveva voluto dire”.9 Voglio soltanto dire che dopo aver detto e fatto ogni cosa diligentemente, il lavoro intellettuale mi riportava di continuo all’adorazione e pertanto, per me, l’impegno accademico era qualcosa di vitale.

Infiammato a predicare da Romani 9

Se lo lasciai fu per ricercare una nuova vita di esultanza per la verità. C’è qualcosa di ironico nel fatto che ciò che mi ha portato ad andarmene sia stato un periodo sabbatico in cui avevo scritto un libro su Romani 9.10 The justification of God è il libro più complicato e intellettualmente impegnativo che io abbia mai scritto. Si occupa dei problemi teologici più controversi e di uno dei testi più difficili della Bibbia. Eppure, ironicamente, le ricerche necessarie per questo libro e la sua stesura furono il mezzo di cui Dio si servì per infiammare il mio cuore per la predicazione e il ministero pastorale. Scrivere un testo tanto complesso sul tema della sovranità di Dio non fu deprimente: fu esplosivo. Era questo Dio che volevo oltre ogni cosa non soltanto spiegare, ma proclamare. Fu spiegandolo che cominciai ad ardere dal desiderio di proclamarlo e questo non l’ho dimenticato. È proprio questo il punto di questo libro. Non l’ho dimenticato, perché è ancora vero. “Mentre meditavo – dice il salmista – un fuoco s’è acceso; allora la mia lin John Dillenberger, ed. Martin Luther: Selections from his writings (Garden City, NY: Doubleday, 1961), 12; in italiano: cit. in Joseph Lortz: La Riforma, vol. 1, pg. 206 (Milano, ed. Jaca Book, 1971). 10 John Piper, The justification of God: a theological and exegetical study of Romans 9:1-23 (1983; repr. Grand Rapids: Baker, 1993). 9


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Gli obiettivi di questo libro

gua ha parlato” (Salmi 39:3). Meditare. Riflettere. Ponderare. Pensare. Questo per me è stato il sentiero da vedere, gustare, cantare e annunciare, il sentiero dove fermarmi. Anno dopo anno questo è stato il mio lavoro: un’attività intellettuale, satura di preghiera e dipendente dallo Spirito, su ciò che Dio ha rivelato di sé stesso per fornirci il carburante di una predicazione appassionata. Pensare è indispensabile nel sentiero della passione per Dio. Non è un’attività fine a sé stessa. In ultima analisi, nulla, se non Dio stesso, è un fine in sé stesso. L’attività intellettuale non è l’obiettivo della vita. Pensare può essere terreno di orgoglio così come rifiutarsi di farlo. Un’attività intellettuale senza preghiera, senza Spirito Santo, senza ubbidienza, senza amore, si gonfierà fino ad autodistruggersi (1 Corinzi 8:1). Ma una riflessione sotto la mano potente di Dio, una riflessione impregnata di preghiera, una riflessione supportata dallo Spirito Santo, una riflessione sottomessa alla Bibbia, una riflessione volta alla ricerca di ragioni sempre nuove per lodare e proclamare la gloria di Dio, una riflessione al servizio dell’amore, una tale riflessione è indispensabile per una vita di più completa lode verso Dio.

La tensione

La tensione rimane. L’attività intellettuale, le emozioni e l’azione fanno a spintoni nella mia vita, ognuna vuole occupare più spazio. Non si ha mai l’impressione che ci sia la giusta proporzione fra loro. Dovrei agire di più? Riflettere di più? Provare più sentimenti ed esprimerli di più? Senza dubbio si tratta di un disagio parzialmente dovuto ai grovigli che caratterizzano la mia personalità, ad alcuni fattori propri del mio background e al fatto che il mio cuore rimane corrotto. Questa tensione è anche dovuta a una storia di iper-intellettualismo e di anti-intellettualismo in seno alla chiesa e in parte è dovuta anche a una certa complessità che contraddistingue la Bibbia stessa. Troppo spesso la chiesa è stata ambivalente sul tema della “vita intellettuale”. L’America, in particolare, ha una lunga


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tradizione di sospetto evangelico verso l’istruzione e l’attività intellettuale. Il resoconto più completo di questa storia è il libro The scandal of the evangelical mind di Mark Noll, che si apre con la frase: “Lo scandalo della cultura evangelica è che di cultura evangelica ce n’è ben poca”.11

I lamenti degli intellettuali

Trent’anni prima della denuncia di Noll, Harry Blamires scriveva: “In contrapposizione alla cultura secolare manca una cultura cristiana vivace e capace di giocare un ruolo proficuo, presentandosi come una corrente di pensiero coerente e riconoscibile, nella nostra vita sociale, politica o culturale… Non esiste una cultura cristiana”.12 Dopo Noll, altri si sono uniti alla sua denuncia. J. P. Moreland propone un capitolo dal titolo “Della cultura cristiana che abbiamo perso e del modo per recuperarla”.13 Os Guinness ha scritto un libro dal titolo Fit bodies fat minds: why evangelicals don’t think and what to do about it.14 Questi amici non descrivono soltanto il mondo, ma la casa in cui sono stato educato. Il mondo va avanti e R. C. Sproul ha scritto che “viviamo in quello che potrebbe essere il più anti-intellettuale periodo nella storia della civiltà occidentale”.15 Sì, sono stato edu Mark Noll, The scandal of the evangelical mind (Grand Rapids: Eerdmans, 1994), pag. 3. 12 Harry Blamires, The christian mind: how should a christian think? (Londra: SPCK, 1963), pag. 6. 13 J. P. Moreland, Love your God with all your mind: the role of reason in the life of the soul (Colorado Springs: NavPress, 1997), pp. 19-40. 14 Os Guinness: Fit bodies fat minds: why evangelicals don’t think and what to do about it (Grand Rapids, Baker, 1994). “Alla radice, l’anti-intellettualismo evangelico è al tempo stesso uno scandalo e un peccato. È uno scandalo nel senso che è un’offesa e un ostacolo che impedisce inutilmente alle persone serie di prendere in considerazione la fede cristiana e la conversione a Cristo. È un peccato perché è un rifiuto, contrario al primo dei due grandi comandamenti di Gesù, di amare il nostro Dio con tutta la mente nostra”, pp. 10-11. 15 R. C. Sproul: “Burning hearts are not nourished by empty heads”, in Christianity today (3 settembre 1982), pag. 100. 11


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Gli obiettivi di questo libro

cato nel fondamentalismo, ma a questo proposito, secondo quanto dice Noll, per il tipo di pensiero che riguarda la società, le arti, la persona umana e la natura, “per quel tipo di pensiero le abitudini mentali che il fondamentalismo ha incoraggiato non possono definirsi altro che un disastro”.16 Allora, forse, non è sorprendente che mi trovi spinto in direzioni diverse. Perché anche Noll ammette che ci sono delle ottime conquiste per il bene del mondo rese possibili proprio da quelle istanze che in parte hanno screditato alla radice l’attività intellettuale più profonda.17

La conoscenza: pericolosa e liberatoria

Quale che possa essere stato il retaggio che ho ereditato dall’atmosfera del mio ambiente e della mia famiglia, la tensione più matura di cui ho fatto esperienza fra attività intellettuale, emotività e azione è dovuta largamente alla Bibbia stessa. Ci sono delle frasi nella Parola di Dio che fanno sembrare la conoscenza come qualcosa di pericoloso e altre che la fanno apparire gloriosa. Per esempio, da una parte si dice che “la conoscenza gonfia, ma l’amore edifica” (1 Corinzi 8:1); sul versante opposto, si dice anche che “conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Giovanni 8:32). Conoscere è pericoloso. Conoscere ci rende liberi e non è questo l’unico paradosso. Quello che quindi voglio fare in questo libro è portarvi con me dentro la Bibbia stessa a vedere in che modo Dio ha strutturato quest’attività, quella di pensare, in relazione ad altre attività cruciali nella vita. In che rapporto si pone col nostro credere, col nostro adorare, col nostro vivere in questo mondo? Perché ci sono tanti moniti contro la “conoscenza” (1 Timoteo 6:20), la “sapienza

Noll: Scandal of the evangelical mind, pg. 132. Ibid., pag. 3: “Un livello eccezionale di valori si ritrova fra le folle scomposte di protestanti evangelici del Nord America, comprese la disponibilità a grandi sacrifici pur di diffondere il messaggio della salvezza in Gesù Cristo, un’accorata e aperta generosità verso i bisognosi, l’eroica dedizione personale in favore dei singoli individui in difficoltà e il silenzioso sostegno a innumerevoli chiese e comunità para-ecclesiali.”

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di questo mondo” (1 Corinzi 3:19), la “filosofia” (Colossesi 2:8), la “mente perversa” (Romani 1:28), i “sapienti e gli intelligenti” che non possono comprendere (Luca 10:21) e quanti hanno “l’intelligenza ottenebrata” (Efesini 4:18)?

“Considera quel che dico”

A dispetto di tutti questi avvertimenti, il soverchiante messaggio della Bibbia è che conoscere la verità è cruciale. Riflettere, ovvero utilizzare con zelo e umiltà l’intelligenza che Dio ci ha dato e utilizzarla bene, è essenziale per conoscere la verità. Due sono i passi scritturali che costituiscono il punto cardine di questo libro. Il primo è 2 Timoteo 2:7, dove Paolo dice a Timoteo: “Considera quel che dico, perché il Signore ti darà intelligenza in ogni cosa”. Il comando è di pensare, considerare, usare la sua mente per cercare di capire quello che Paolo vuol dire. La ragione che Paolo dà di un tale impegno intellettuale è questa: “Perché il Signore ti darà intelligenza”. Paolo non pone in tensione queste due realtà: pensare da un lato e ricevere il dono dell’intelligenza da parte di Dio dall’altro. Le due cose vanno insieme. Pensare è essenziale sul sentiero dell’intelligenza. Ma l’intelligenza è un dono di Dio. Ecco il tema di questo libro.

“Cercala come l’argento”

L’altro testo è Proverbi 2:1-6. Mi limiterò a due versetti per far risaltare più chiaramente quanto esso sia simile a 2 Timoteo 2:7: “… Se… rivolgi la tua voce all’intelligenza, se la cerchi come l’argento… allora… troverai la scienza di Dio. Il Signore infatti dà la saggezza; dalla sua bocca provengono la scienza e l’intelligenza”. Il punto è che noi dovremmo ricercare l’intelligenza come un minatore cerca l’argento. Dovremmo usare le nostre menti con passione e perizia. Quale ragione ne viene data? È la stessa che ci dà Paolo: “Perché il Signore dà la saggezza”. Le due cose vanno insieme: la nostra ricerca dell’intelligenza e Dio che ce la dona. Cercare l’intelligenza è cruciale per trovarla. Ma trovarla è un dono di Dio. Ecco il tema


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Gli obiettivi di questo libro

di questo libro. Un racconto su Benjamin Warfield forse renderà le cose più chiare. Warfield insegnò al seminario di Princeton per trentaquattro anni, fino alla sua morte, avvenuta nel 1921. Reagì con disappunto a coloro che vedevano un’opposizione fra la preghiera per l’illuminazione divina e lo studio rigoroso della parola di Dio scritta. Nel 1911 si rivolse agli studenti con questa esortazione: “A volte si sente dire che dieci minuti sulle ginocchia vi daranno una conoscenza di Dio più autentica, profonda ed efficace di dieci ore sui libri. «E allora» – sarà la risposta giusta – «che dire di dieci ore passate in ginocchio sui libri?»” Entrambe le realtà, non solo una di esse. Ecco la visione che proverò a sostenere in questo libro.

Ora vi presento un amico e getto le basi per proseguire

In un certo senso il prossimo capitolo è un’estensione di questo, dal momento che racconta la storia del modo con cui un uomo ha esercitato un enorme impatto sulla mia esperienza di questa vita orientata nel conciliare entrambe le realtà (l’intelligenza e Dio). Si può dire che è un tributo a un amico che non ho mai conosciuto personalmente. In effetti è morto da più di duecentocinquant’anni. È stato lui a ispirarmi a diventare questo tipo di persona orientata in entrambe le direzioni. In un altro senso, il prossimo capitolo è la base del resto del libro. Ciò che questo amico ha offerto a me è stato il più radicato fondamento del modo in cui ragione ed emotività si pongono in relazione l’una con l’altra. Egli c’è riuscito partendo dalla sua visione della natura trinitaria di Dio. Spero che possiate beneficiare anche voi della sua visione, così come ne ho tratto beneficio io.



Contrapponiamo spesso attività intellettuale e sentimenti, specialmente quando si tratta di esperienza cristiana. Glorificare Dio con le nostre menti e con i nostri cuori, tuttavia, non significa dover scegliere tra uno dei due principi, ma perseguirli entrambi. Concentrarsi sull’attività della mente sarà utile per conoscere meglio Dio, amarlo di più e interessarsi al mondo che ci circonda. Questo libro vi aiuterà a riflettere sul pensiero e sul modo con cui mente e cuore, insieme, danno gloria a Dio.

€ 15,90

www.beedizioni.it


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