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Russell D. Moore
TEN TAT I e PROVAT I
La tentazione e Il trionfo di Cristo
Apprezzamenti “Ho letto molti buoni libri su come trattare la tentazione, ma questo di Russell Moore emerge in maniera unica. Posso assicurare che la vostra salute spirituale trarrà grandi benefici dal prestare seria attenzione a questo libro. Vi aiuterà non solo a comprendere come funzioni la tentazione, ma anche come sconfiggerla”. Rick Warren, pastore presso Saddleback Church, Lake Forest, California; autore del libro La vita con uno scopo. “In Tentati e provati Russell Moore esamina attentamente la peccaminosità dei nostri cuori, espone in maniera biblica le strategie del nostro avversario e infine esalta il Salvatore, che è il solo ad aver sconfitto il peccato e la morte. Infatti, Cristo è la nostra unica speranza e questo libro punta la nostra attenzione su di lui”. David Platt, pastore presso The Church at Brook Hills, Birmingham, Alabama; autore di Radical: taking back your faith from the american dream. “Certe persone scrivono in modo incredibile, ma hanno poco da dire. Altre hanno grande consistenza, ma sono noiose da leggere per il modo in cui tutto viene esposto. Russell Moore è uno di quei rari autori le cui capacità di scrittore sono uguagliate dalla sua consistenza teologica e biblica. Impegna la vostra immaginazione oltre a sollecitarvi intellettualmente. Questo uomo conosce la Bibbia e la insegna in un modo che penetra nel cuore. Russell non solo vi farà pensare, ma vi farà pensare in modo più biblico, un’attività più pericolosa e sovversiva di quanto immaginiate. Se state lottando con un qualche genere di peccato, potreste supporre che la lettura di un libro intitolato Tentati e provati sia un deprimente promemoria di tutte le vostre debolezze. Questo non corrisponde a ciò che è questo libro. È realistico e onesto riguardo al peccato e al male, ma più di ogni altra cosa presenta gloriosamente Gesù come quello che egli è, lo splendido Vincitore del demonio. Vi darà speranza. Vi darà il coraggio di andare
avanti. Spronerà il vostro cuore a continuare il combattimento contro la tentazione nella certezza della vittoria di Cristo. Lo raccomando fortemente”. Joshua Harris, pastore presso la Covenant Life Church, Gaithersburg, Maryland; autore di Dug down deep. “Russell Moore ci ha dato un libro che, nell’invitarci a entrare nel racconto della battaglia di Gesù contro la tentazione, è al tempo stesso teologico, personale e letterario. Vi ritroviamo la nostra stessa guerra contro un nemico che è dentro di noi e strisciante intorno a noi. Invece di uno stereotipato approccio su come resistere alla tentazione, ci mostra come guardare a Gesù, che porta a compimento ciò che noi non possiamo e viaggia con noi durante la nostra battaglia. State attenti, questo libro aprirà i vostri occhi sulla tentazione in modi che per certo vi lasceranno spiacevolmente in allerta”. Mike Cosper, pastore presso Sojoum Community Church, Louisville, Kentucky. “Russell Moore è uno scrittore che avvince e non dovrete leggere a lungo questo libro, prima che anche voi scopriate come egli sappia alcune di quelle cose che voi avete bisogno di sapere riguardo alla falsità del nostro cuore, le prove della tentazione, gli intrighi del tentatore, la potenza e la grazia del Salvatore. Saggio al di là dei suoi anni e sfrontatamente soprannaturale e biblico nel suo approccio, mi sembra quasi di sentire nelle parole del dr. Moore il vecchio puritano Thomas Brooks che mi parla (sebbene nel dialetto del Mississippi!) In uno dei grandi inni di chiesa ‘Gesù, quale amico per i peccatori’ cantiamo: ‘Provato, tentato e alle volte nella debolezza, lui, la mia forza, la mia vittoria, vince’. Come? È quanto Russell Moore ci mostra in questo libro. Leggetelo. Esaminate il vostro cuore. Pregate per la grazia. Unitevi alla battaglia”. Ligon Duncan, pastore presso la First Presbiterian Church, Jackson, Mississippi; presidente della Alliance of Confessing Evangelicals. 2
“Ogni cristiano desidera passare dal proprio peccato al Dio che si è addossato quel peccato. La domanda concreta è come i credenti possono farlo in modo fedele e completo? Russell Moore ci accompagna nel nostro combattimento per ravvederci dal peccato e godere del Salvatore. Questo libro rappresenta il miglior genere di teologia: centrata su Dio e pratica. Leggetelo così che resistiate alla tentazione adorando Gesù che ha sconfitto per sempre il tentatore”. Darrin Patrick, pastore presso The Journey, St. Louis, Missouri. “Con il coraggio e la capacità di penetrazione di Lutero, l’arguzia di Erasmo e la profondità spirituale di Spurgeon, Russell Moore in questo volume, Tentati e provati, realizza ciò che pochi studiosi sono in grado di fare; porta un’ampia conoscenza a un tavolo approntato per nutrire sia gli studiosi come lui che la restante parte di gente comune come noi. Con un’attenta teologia su basi solidamente bibliche, sostenuta da una vasta conoscenza letteraria e dalla profonda esperienza, Russell Moore aiuta ognuno di noi a trattare con le tentazioni quotidiane della vita e a trionfare in Cristo. Questo volume, come quello di C.S. Lewis Lettere di Berlicche, trova il seguace di Gesù nello stato in cui è e lo assiste nella sua ascesa a un più alto regno. Nessun credente che intenda affrontare seriamente la tentazione dovrebbe mancare questo libro”. Paige Patterson, presidente del Southwestern Baptist Seminary, Forth Worth, Texas. “Il nuovo libro del dr. Russell Moore, uno dei più pratici che abbia visto da tempo, è un eccellente manuale su come riconoscere e trattare la tentazione. Il suo stile è accattivante, il suo supporto biblico è solido, le sue spiegazioni vanno vividamente e fedelmente al punto”. Patrick Henry Reardon, pastore presso All Saints’ Ortodox Church, Chicago, Illinois; autore di Christ in the Psalms. 3
TENTATI e PROVATI L a tentazione e Il trionfo di Cristo
Russell D. Moore
Tentati e provati La tentazione e il trionfo di Cristo Russell D. Moore Proprietà letteraria riservata: BE Edizioni di Monica Vieira Pires P.I. 06242080486 Via Costa dei Magnoli 19 50125 Firenze Italia Tempted and Tried Copyright © 2011 by Russell D. Moore Published by Crossway a publishing ministry of Good News Publishers Wheaton, Illinois 60187, U.S.A. This edition published by arrangement with Crossway. All rights reserved. Coordinazione editoriale: Filippo Pini Traduzione: Roberto Cappato Revisione: Alessandra Giampaolo, Teresa Castaldo Progetto grafico: Samuele Ciardelli Prima edizione: Ottobre 2013 Stampato in Italia Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla Nuova Riveduta, Società Biblica di Ginevra. ISBN 978-88-97963-12-7 Per eventuali ordini: www.beedizioni.it È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata compresa la fotocopia, anche ad uso interno didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto verso l’autore e gli editori e mette a rischio la sopravvivenza di questo modo di trasmettere le idee.
A Samuel Kenneth Moore: Dio ha udito la nostra preghiera quando abbiamo gridato a gran voce per te. Io prego che tu oda il tuo nome quando lui griderĂ a gran voce per te. (1 Samuele 1:20; 3:10)
Indice
Ringraziamenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11 1. Lottando contro i demoni Perché la tentazione ci riguarda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17 2. L a strada per il mattatoio Perché siete sul punto di distruggere la vostra vita (specialmente se non ve ne rendete conto)
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29
3. A ffamati da morire Perché preferiremmo essere nutriti piuttosto che ammaestrati
. . . 67
4. Caduta libera Perché preferiremmo avere ragione piuttosto che essere salvati
. . 107
5. Regno deserto Perché preferiremmo essere magnificati piuttosto che crocifissi
. . 143
6. Dove i mostri selvaggi non possono trionfare Perché puoi resistere alla tentazione (specialmente se non riesci a vedere come)
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 179
7. (Non una) conclusione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 211
Ringraziamenti Vorrei poter dire che ho scritto questo libro fuori, nel deserto, durante un duro viaggio di preghiera e digiuno durato quaranta giorni, ma non è andata così: me ne sono andato a casa. La mia famiglia e io abbiamo lasciato il turbinio delle nostre vite a Louisville per recarci a sud nella nostra città natale di Biloxi, Mississippi, proprio mentre la primavera si inoltrava nell’estate. La maggior parte di questo libro è stata scritta là, ammirando il mio amato Golfo del Messico da una stanza affacciata sul mare o ascoltando il fragore dei tram nel quartiere francese di New Orleans. Devo dirvi che, sì, è davvero deplorevole avere una macchia di zucchero a velo da cancellare proprio sulla pagina, appena completata, dove parlo della tentazione di trasformare le pietre in pane ed è deplorevole soprattutto perché mi rendo conto che la sua stesura era stata accompagnata da bignè e caffelatte. Per questo periodo di trasferta sono indicibilmente debitore al presidente Albert Mohler Jr e al consiglio di amministratori fiduciari del Southern Baptist Theological Seminary. Mi hanno fatto questa sorpresa per il mio quinto anniversario in qualità di preside, offrendomi un mini congedo sabbatico, che era proprio ciò di cui avevo bisogno per portare a termine questo progetto. Sono grato al presidente Mohler e ai miei colleghi, in modo particolare a Dan Dumas, Randy Stinson, Chuck Lawless e Don Whitney, per essersi accollati le mie responsabilità mentre ero via, inclusa la cerimonia di conferimento dei diplomi a maggio. Sono anche riconoscente alla mia congregazione, presso l’università Fegenbush Lane della Highview Baptist Church, per avermi gentilmente concesso il congedo durante questo periodo. Dichiaro tutta la mia gratitudine alle persone che suppongo dovrei definire il mio “staff”, anche se, sinceramente, io li considero come miei familiari sotto ogni aspetto: Robert Sagers, Christopher Cowan, Katy Ferguson, Phillip Behancourt, Ruthanne McRae e Daniel Patterson. Sono particolarmente in debito con Robbie Sagers, mio collaboratore, studente e amico, per il suo continuo lavoro su questo come su molti altri progetti e a Daniel 11
Patterson che ha messo a punto per la stampa ogni capitolo via via che lo ultimavo e i cui attenti commenti mi sono stati preziosi. Sono riconoscente al team della Crossway, specialmente a Justin Taylor, che ha incoraggiato questo progetto fin dall’inizio e per le diligenti cure del mio editore, Ted Griffin. Alla mia magnifica moglie, Maria, quella ragazza di Ocean Springs che ha reso possibile questo progetto con la sua dolcezza e il suo splendore di compagna e confidente. Mentre stavo scrivendo lei vigilava su quattro giovani ragazzi che se la spassavano per le coste e gli stagnanti corsi dei fiumi della nostra città natale. Lei ha letto ciascun capitolo via via che veniva scritto, fornendo utili commenti mentre proseguivo con la stesura. Un beneficio non previsto è che adesso, dopo la rilettura del primo capitolo, sono abbastanza sicuro che non dovrò mai più precipitarmi nell’atrio di un hotel tutto da solo a causa della pioggia. Sono grato a Dio per ciascuno dei miei quattro figli. Il mio ultimo libro, Adopted for life, è stato dedicato ai nostri figli maggiori, Benjamin e Timothy. Questo è per il nostro terzo, l’inimitabile Samuel Kenneth Moore, che al momento, mentre sto componendo questo scritto, ha cinque anni. La prima volta che “facemmo conoscenza” con Sam fu durante quelli che pensavamo fossero i sintomi di un (altro) aborto. Essendoci passati già molte volte prima, ci sentivamo quasi intorpiditi da tutto ciò e fissammo la consueta visita di controllo dal dottore. L’ultrasuono ci mostrò quello che non ci saremmo mai aspettati di vedere: un cuore che batteva. Sebbene ci aspettassimo a ogni settimana di gravidanza di perderlo, con nostra grande gioia quel piccolo cuore sta ancora battendo portando gioia nella nostra casa ogni mattino al suo risveglio. Ogni volta che lo guardo, quel piccolo viso mi fa venire in mente il significato del suo nome, cioè che il nostro Dio ci ascolta. Samuel ha chiesto spesso nel corso di questo progetto quando avrei finito “il libro sul diavolo”. Lui, come ciascuno di noi, incontrerà quello spirito maligno dei luoghi remoti un giorno. La mia preghiera per lui è che quando quel giorno verrà, ascolterà la voce del Dio dei suoi padri. Come il nostro Signore Gesù, io prego che Samuel discerna la voce del suo Dio dalla voce del serpente ingannatore. Io prego che il mio Samuel, come il profeta da cui ha preso 12
il nome, solleverà la spada dello Spirito, la Parola di Dio nascosta nel suo cuore e farà a pezzi davanti a Dio la tentazione (1 Samuele 15:33). Io prego perché viva all’altezza del suo nome.
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Tentati e provati, capita che spesso ci chiediamo perché debba essere così tutto il santo giorno, mentre ci son altri, che ci vivono intorno, mai infastiditi, quantunque nell’errore. Padre più avanti ci renderemo conto di tutto questo, Padre più avanti comprenderemo il perché; rallegrati, fratello mio, vivi nella gioia, tra poco comprenderemo tutto questo.
Inno popolare del sud degli Stati Uniti
1 Lottando contro i Demoni Perché la tentazione ci riguarda
Ecco qua, me ne stavo in piedi nell’atrio di un hotel con una sconosciuta, un batticuore martellante e la coscienza sporca. Sotto molti aspetti non era neanche lontanamente così grave, come invece sembra descritto in questa pagina, ma per molti altri versi era anche peggio. Non ho realmente fatto niente di sbagliato e certamente non stavo ripromettendomi di fare niente di sbagliato. Era proprio questo il problema. Prima che me ne rendessi conto, fui spaventato del modo sciocco in cui affrontavo quella situazione. Ero arrivato in quel posto quasi accidentalmente. La mia famiglia e io stavamo andando in auto – attraverso lo stato del Tennessee, credo – quando venne uno di quegli acquazzoni improvvisi, di quelli che portano la fanghiglia scivolosa proprio fino al piano stradale e insudiciano il parabrezza di gocce impiastranti a tal punto da impedire una chiara visuale. Anche se non eravamo arrivati neanche nelle vicinanze del luogo che speravo di raggiungere, la pioggia proprio non stava diminuendo. Portai il minivan fuori dalla carreggiata stradale e lasciai la mia famiglia nel veicolo mentre correvo dentro per veri17
TENTATI e PROVATI
ficare la disponibilità di una camera in un albergo di una catena di hotel di cui avevamo visto l’insegna in mezzo al temporale. Aspettai in coda alla reception. Ero esausto e irritato principalmente a causa della pioggia e per una specie di mantra induista proveniente dal sedile posteriore: “Papà, mi sta tirando le botte” ripetuto più e più volte e più volte ancora. Così i miei pensieri vagavano mentre attendevo di registrarci all’accettazione, passando dalle idee per un sermone alle cifre del bilancio e alle strategie per l’educazione dei figli. L’impiegata, una giovane donna, fece un finto broncio seguito da una strizzatina d’occhio e un mezzo sorriso, mostrando di poter comprendere che era stato un giorno difficile. “Ehilà” disse e appena lo disse notai che mi ricordava un’amica che avevo conosciuto ai tempi dell’università. Aveva le fossette sulle guance credo e gettò i capelli all’indietro trattenendoli là nella sua mano per un attimo, mentre controllava se fossero disponibili per quella notte due camere adiacenti, una per mia moglie e me e una per i bambini. Quando pronunciò il mio nome di battesimo, sentii un piccolo sobbalzo nel mio stomaco, simile alla sensazione che provi nel preciso istante in cui l’otto volante stride in cima al pinnacolo, un attimo prima che tu possa vedere lo strapiombo davanti a te. Iniziai a chiedere: “Come sa il mio nome?” prima di rendermi conto che stava leggendo la mia carta di credito. Mentre la giovane donna aspettava che la macchinetta della carta di credito trascinasse fuori la mia ricevuta e forasse la mia chiave automatizzata, parlammo della pioggia e di come il traffico fosse terribile a causa della partita di baseball allo stadio della scuola superiore che era lungo la strada. Rise alle mie modeste battute. Mi prese in giro per i miei capelli bagnati fradici a causa della corsa in mezzo a quel tempo burrascoso. Mi sentii come fossi ancora all’università o forse perfino al liceo. Non dovevo fare da giudice nelle liti su chi aveva i giocattoli di chi oppure spiegare come la predestinazione e il libero arbitrio operino insieme nella Bibbia. Non dovevo pagare un’ipoteca o dire a un membro della facoltà che non poteva avere un aumento. Mi piaceva. Proprio allora sentii una parola che non avrei mai pensato potesse atterrirmi, ma lo fece, solo quella volta. Sentii: “Papà”. Poi 18
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lo sentii ancora. “Papà!” Il mio bambino di tre anni, Samuel, gridò mentre attraversava di corsa l’atrio sul carrello dei bagagli spinto dai suoi due fratelli maggiori. “Guardami!” Io lo guardai e asciugai una perla di sudore dalla fronte mentre realizzavo di aver completamente dimenticato che la mia famiglia mi stava aspettando all’esterno nel furgone. Quando firmai la ricevuta della carta di credito, notai che l’atteggiamento della mia voce e del mio corpo verso l’impiegata era improvvisamente diventato ben più sbrigativo. Mi sentii come se fossi stato colto a fare qualcosa di sbagliato e questo mi sconcertò. Mentre spingevo il carrello dei bagagli dentro l’ascensore (“Benjamin, non dondolarti da lì”; “No Timothy, non puoi prendere dal distributore quel litro di bevanda energetica”), mentalmente rassicuravo me stesso che era tutto okay. Non avevo fatto niente; non c’ero andato nemmeno vicino. Per qualche motivo avevo prestato attenzione a quella donna e peggio ancora, non mi ero accorto che le stavo prestando attenzione, fino a che i miei figli non mi avevano interrotto. Al momento, sotto alcuni aspetti, non era accaduto niente. Io non avevo – per usare un linguaggio biblico – “provato desiderio in cuor mio” per lei. Mi ero solo impegnato in una conversazione di un minuto. Ho paura che mi giudicherete come una qualche sorta di predicatore concupiscente, una specie di pervertito mentre, sebbene non riesca a distinguere tutte le mie debolezze, non penso di essere particolarmente vulnerabile sotto questo aspetto. Non “occhieggio le donne” che passano (e giro gli occhi quando vedo altri uomini che lo fanno). Per giunta, l’interesse di questa donna per me era zero. Se leggesse questo, sono abbastanza certo che non se ne ricorderebbe. Se lo ricordasse, probabilmente direbbe: “Intendi quel tizio che sembra un grillo? Beh, poverino”. Quella situazione mi spaventò. Ero spaventato non da quello che era effettivamente accaduto, ma dalla fugace visione di quello che sarebbe potuto accadere. Cosa sarebbe successo se non fossi stato in un tour con la mia famiglia, ma da solo in un viaggio di lavoro come spesso accade? Se poi lei fosse stata interessata a me? Per un momento, un solo momento, avevo dimenticato chi ero, chi sono. Un marito. Un pastore. Un figlio. Un cristiano. Un 19
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padre. Fui impressionato dal pensiero: comincia così, non è vero? Comincia con una serie di innocenti approcci che gradualmente portano a qualcosa di più e poi ancora di più. Ciò che mi spaventa maggiormente è il chiedermi quante di queste situazioni siano accadute nella mia vita per le quali non ho mai avuto l’illuminante momento di “risveglio” nei confronti dell’orrore intorno a me. Mi ha spaventato pensare come qualcosa del genere possa accadere in un modo così apparentemente naturale. Se non mi fossi ritrovato proprio accidentalmente là nell’atrio di quell’albergo in quel preciso momento di sfinimento e irritabilità? Se fossi stato guidato là? Un amico mi sentì parlare del panico che avevo provato in quell’atrio d’albergo e richiamò la mia attenzione su di un uomo, più anziano nella fede, che aveva scritto di una situazione straordinariamente simile accadutagli molti anni prima in un ristorante, anche a lui mentre era insieme al suo bambino. Dopodiché, ho trovato una quantità di uomini e donne che hanno avuto analoghi momenti di terrore nel guardare dietro al velo della propria personale tentazione. La mia storia non è stata unica, né lo è la vostra. C’è qualcosa di demoniaco là fuori e qualcosa di demoniaco qui dentro. La Bibbia individua questa sfrenatezza nella tragedia universale dell’Eden, una tragedia che lo Spirito inequivocabilmente individua nella nostra stessa anima così come nella storia. Senza dubbio, il canone della Scrittura ci mostra scie di sangue nel mondo subito fuori dal confine dell’Eden. Il racconto biblico vira immediatamente dal Paradiso alle raffigurazioni dell’omicidio, dell’ubriachezza, dell’incesto, dello stupro di gruppo, della poligamia, di continuo, senza sosta, giù fino a qualunque sia la cosa con cui voi siete alle prese. Fra la storia universale dell’uomo e la nostra storia personale, troviamo la storia d’Israele, che tiene insieme le due. Dopo l’Eden, Dio rese manifesta una certa promessa mediante la chiamata di un uomo a cui dette nome Abraamo, “padre di molte nazioni” (Romani 4:17). Attraverso la genealogia di quest’uomo, dissero gli antichi oracoli, Dio avrebbe benedetto tutte le nazioni e avrebbe restaurato il suo regno sulla terra. 20
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Sembrava che tutto questo fosse proprio sul punto di accadere quando Dio, in un modo drammatico ed evidente agli occhi di tutti, liberò i discendenti di Abramo sottraendoli alla tirannia dell’Egitto. Poi, come era successo tragicamente nell’Eden, qualcosa accadde nel deserto. La leadership dei sacerdoti si rivelò, poi, non essere molto diversa dal modo in cui agiva il nemico, come invece ci si aspettava. C’era sfrenatezza nella terra desolata, ancora. Dio fece venire una serie di re-guerrieri, uomini di grande rinomanza che combattessero i nemici e reprimessero ciò che era demoniaco. Di nuovo, anche questi re cedettero alla loro sfrenatezza interiore – l’anarchia sessuale, l’egoismo, il materialismo, l’occultismo – e il regno soccombé alla ferocia che era fuori. Poi, nella pienezza dei tempi, arrivò Gesù diffondendo la buona notizia del regno di Dio. In tre dei quattro Vangeli del Nuovo Testamento, ci viene raccontata una strana esperienza degli inizi della missione pubblica di Gesù in cui egli venne condotto dallo Spirito affinché fosse tentato dal diavolo (Matteo 4:1-11; Marco 1:12-13; Luca 4:1-13). Era lontano dalla sua famiglia e dai suoi seguaci, fuori in un posto deserto nella Giudea; letteralmente egli era “nel deserto” oppure “nei luoghi aridi”. Andò là fuori a incontrare l’antico nemico dei suoi antenati – e nostro – e ad annullare ciò che era stato fatto. Qualora vedrete il regno di Dio, sarà a motivo di ciò che accadde sotto la luna del deserto, dove dei regni si affrontarono e come da lungo tempo ci si aspettava, combatterono tra di loro. In un qualche modo il malvagio spirito dell’Eden apparve a Gesù. Poeti e pittori per secoli hanno speculato per rappresentare con quali sembianze questo spirito fosse apparso. Forse Gesù, come prima di lui Eva, vide l’immagine di un serpente là fuori nel deserto? Magari Satana apparve, così come l’apostolo Paolo ci ha avvertito che potrebbe fare, come un glorioso “angelo di luce” (2 Corinzi 11:14)? Forse apparve come un orribile mostro in forma di capro che mostra un allettante boccone al suo zoccolo, come alcune icone e dipinti raffigurano? Oppure il diavolo si è manifestato in maniera invisibile, come molto spesso fa con noi, ma con la propria fastidiosa suggestività camuffata da pensiero personale dell’essere uma21
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no? I Vangeli non ce lo dicono. Ci dicono solamente che il diavolo era là e non se ne stava in silenzio. Quasi ogni religione della terra – e quasi ogni isolato culto – ha percepito la presenza di esseri spirituali fuori nell’universo, incluso i malvagi esseri super-intelligenti che vogliono danneggiarci. Il vangelo di Gesù Cristo affronta direttamente questa oscura realtà in un modo che spesso fa sentire a disagio noi occidentali di oggi. Nelle pagine iniziali della Scrittura, facciamo la conoscenza di un enigmatico serpente iper-intelligente (Genesi 3:1), un essere successivamente identificato come dragone (Apocalisse 12), il capo di una razza di esseri ribelli impegnati in una guerriglia contro l’Altissimo Dio. Questi esseri talvolta sono stati chiamati “sentinelle”. Talvolta la gente li ha chiamati “dèi”. A volte sono stati chiamati “demoni” o “diavoli”. La Bibbia spesso li chiama “potestà” o “principati” e “potenze”. La chiesa cristiana ha confessato fin dall’inizio che un antico mostro conosciuto con molti nomi, ma identificato nella Bibbia come Satana, governa queste creature. Come ha potuto una creatura formata da una natura divina buona, finire distorto in una simile mostruosità? Questa non è la nostra storia e perciò la Scrittura non ce lo dice. La Bibbia descrive il male, essenzialmente, come “il mistero dell’empietà” (2 Tessalonicesi 2:7) e noi veramente non dovremmo curiosare troppo in ciò che non possiamo comprendere. Affinché Gesù potesse proclamare il regno di Dio, aveva anche bisogno di mostrare per quale motivo il mondo creato da Dio fosse, comunque, nient’altro che il suo regno. Gesù, come i profeti prima di lui, ci ha dimostrato come queste “potestà” e “dominatori” si fossero impossessati dell’ordine cosmico (Efesini 6:12). Gesù, avendo assunto la nostra natura, sacrificato sé stesso nella morte come sacrificio per i nostri peccati e ricacciato la maledizione della morte nella sua risurrezione, ha messo fine alla pretesa che queste forze demoniache hanno sull’universo. Queste forze non vogliono rinunciare al loro regno oscuro, perciò contrattaccano e con furia. Questo vuole dire guerra. La pura forza animale della tentazione dovrebbe ricordarci qualcosa: l’universo è infestato dai demoni. Ci dovrebbe anche ri22
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cordare che c’è solo uno fra noi che abbia mai lottato con i demoni e abbia prevalso. Le tentazioni di Gesù nel deserto ci mostrano che genere di strategie le potenze useranno contro di noi. Mentre stavo scrivendo questo libro, sentii un pastore anziano riflettere sul fatto che più della metà delle confessioni di peccato che ascoltava attualmente, al tempo in cui aveva iniziato il suo ministero sarebbe stato praticamente impossibile che capitasse di asoltarle. C’è molta verità in questo. Sant’Agostino non ha mai dovuto fare da consulente, come ho dovuto fare io, a una moglie il cui marito ha deciso di voler essere una donna. Tommaso d’Aquino non ha dovuto fare una relazione sul problema della compulsione nel gioco d’azzardo elettronico e la lista potrebbe andare avanti all’infinito. Nessuna di queste è una nuova tentazione, sono solo nuove vie per arrendersi alle vecchie tentazioni. La Scrittura dice: “Nessuna tentazione vi ha colti, che non sia stata umana” (1 Corinzi 10:13) e nella prova di Gesù nel deserto, vediamo quanto ciò sia vero. Su questo punto le Scritture individuano per noi le strategie universali della tentazione. Sarete tentati esattamente come Gesù, perché Gesù venne tentato esattamente come lo siamo noi. Sarete tentati con la consunzione, la sicurezza e la condizione sociale. Sarete tentati per provvedere a voi stessi, proteggere e anche esaltare voi stessi. Al cuore di tutto questo si trova un impulso comune: disfarsi della paternità di Dio. Come approfondiremo più tardi, la paternità di Dio è radicata nelle immagini che vediamo tutto attorno a noi nell’ordine della creazione, particolarmente nella nostra natura umana. Per alcuni versi il padre umano è, sostanzialmente, un secondo genitore, che espleta alcune delle stesse funzioni e attività di una madre nell’allevare i figli. Pure nella maggior parte delle culture umane esistono importanti distinzioni riguardo al modo di intendere cosa significhi esser padre. La maggior parte degli esseri umani ha visto nei padri coloro che sostengono un ruolo esclusivo per l’approvvigionamento, la protezione e la trasmissione di un’eredità (sia che si tratti di un’effettiva eredità che, semplicemente, del modello di comportamento necessario a garantire un futuro a 23
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qualcuno).1 Questo non vuol dire che i padri – o i genitori biologici – siano gli unici a sostenere tali ruoli. Vuol solo dire che questi archetipi di paternità, che sono espressi in vari modi, si presentano ripetutamente nella civiltà umana. Alcuni li vorrebbero attribuire alla naturale selezione evolutiva. Io vorrei sostenere, invece, che questo ideale di paternità persiste a motivo di qualcosa che è particolarmente vero a proposito della paternità di Dio nella sua cura, disciplina e attenta amministrazione della sua creazione e delle sue creature. La tentazione è così forte nelle nostre vite proprio perché non ci appartiene. La tentazione è un assalto da parte delle potenze demoniache all’avverso impero del Messia. Ecco perché la conversione a Cristo non diminuisce il potere della tentazione – come spesso riterremmo – ma in realtà, inaspettatamente, lo aumenta. Se avete in voi lo Spirito di Cristo, le potenze vi si scaglieranno contro, cercheranno di demolire l’icona del crocifisso che vedono radicata in voi (1 Pietro 4:14; Apocalisse 12:17). In definitiva, l’angoscia della tentazione non appartiene a voi o a me. Noi siamo presi di mira perché assomigliamo a Gesù, il nostro fratello primogenito. Noi tutti, sia credenti che non, abbiamo in noi qualche somiglianza con Gesù perché condividiamo con lui una natura umana a immagine di Dio. Non appena arriviamo a trovare pace con Dio attraverso Gesù, però, cominciamo un viaggio affinché veniamo sempre più conformati all’immagine del Cristo (Romani 8:29). I demoni gridano nella crescente gloria di quella luce e cercano ancor più freneticamente di cacciarla dalla loro vista. Quando dico che condividiamo tentazioni comuni, non fraintendetemi. Non sto dicendo che tutti sperimentiamo una certa tentazione esattamente nello stesso modo. Voi potreste non trovarvi mai nella situazione in cui mi sono trovato io nell’atrio di quell’albergo o in qualcosa di simile. Non so quale sia il vostro problema. Forse vi sentite a pezzi quando ripensate alle parole che avete gridato ai vostri figli questa mattina. Forse avete cancellato la cronologia dalla memoria cache del vostro computer 1
David Pepenoe, Families without fathers: fathers, marriage and children in american society, Transaction, New Brunswick, N.J., 2009, pp.140-150. 24
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questa settimana, promettendo a voi stessi di non accedere mai più a quelle immagini. Forse conservate nella vostra borsa la bustina vuota di una merendina che getterete via più tardi per evitare che le persone del vostro ufficio la vedano nel cestino. Forse le prescrizioni di farmaci nel cassetto della vostra scrivania sono, al momento, le sole cose che vi mantengono sani di mente, ma voi temete che vi renderanno pazzi. Forse non riuscite proprio a smettere di pensare al profumo dei capelli della vostra compagna di lavoro oppure al tintinnio del bicchiere di whiskey proveniente dal tavolo lì accanto. Forse ciò che siete tentati di fare è così sfrenato che il mio editore non mi permetterebbe di scriverlo qui o forse è così banale che non mi verrebbe neanche in mente di menzionarlo. Non lo so ma credo di conoscere cosa c’è dietro tutto questo. Voi siete sottoposti alla tentazione proprio adesso e anche io. La maggior parte delle volte non ce ne accorgiamo neanche. In ciascuno di questi momenti vogliamo per forza sopravvalutare oppure sottovalutare il potere della tentazione. La sopravvalutiamo pensando qualcosa del tipo: “Ho queste passioni, perciò, sono predestinato a essere questo tipo di persona”. La sottovalutiamo pensando qualcosa del tipo: “Io non sono tentato da niente di terribile, come l’adulterio e l’omicidio. Sto soltanto lottando con questa piccola cosa: l’amarezza per la mia sterilità”. Il vangelo, però, porta buone notizie per i ribelli tentati come noi. Proprio come la nostra tentazione è parte di una storia più grande, così lo è la nostra strategia per sottrarci al suo potere. Lo stesso Spirito che ha condotto Gesù attraverso il deserto e gli ha conferito il potere di trionfare sul maligno, adesso si muove con forza in tutti noi che siamo uniti a Gesù per fede. Superiamo la tentazione nel suo stesso modo, avendo fede nel nostro Padre e ascoltando la sua voce. Il pericolo che dobbiamo affrontare attualmente non è conoscitivo, ma primario. I demoni sono pensatori. Sanno chi è Dio e tremano davanti a tale verità (Giacomo 2:19). Il solo intelletto non può garantire che non siamo “indotti in tentazione” oppure siamo “liberati dal male”. Soltanto “la fede che opera per mezzo dell’amore” (Galati 5:6) può farlo. Non stiamo semplicemente risolven25
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do qualcosa riguardo alla psicologia umana. Stiamo cimentandoci contro le potenze cosmiche (Efesini 6:12), dibattendoci con uno spirito simile a una fiera intenta a divorarci (1 Pietro 5:8). Questa non è una guida fai-da-te, che promette di liquidare la tentazione come un manuale dietetico promette di liquidare l’obesità. Alcuni di voi che state leggendo questo adesso si renderanno conto delle buone notizie di quanto è scritto qui, ma rinunceranno a tutto ciò per un orgasmo o per il proprio ego. Forse alcuni di voi che reputate essere voi stessi scherzi di natura, vi libererete di quel fardello nel vedere un Cristo che si identifica con voi perfino nella tentazione. Chiedete ciò che volete e troverete ciò che cercate (cfr. Matteo 7:7-8). Tempi come questi chiedono il genere di disperazione che dovrebbe guidarci a quell’unico luogo dove possiamo trovare rifugio: le braccia segnate dai chiodi di Gesù di Nazareth. Un antico canto gospel dice: “Tentati e provati, capita che spesso ci chiediamo perché debba essere così tutto il santo giorno”. Questo libro non eliminerà il mistero dell’iniquità, ma io prego affinché ravvivi il prodigio. Prima che possiamo distinguere cosa stia veramente accadendo nella desolazione là fuori – e nella desolazione dei nostri stessi cuori – dovremo ascoltare, nuovamente, “l’inizio del vangelo di Gesù Cristo Figlio di Dio” (Marco 1:1). Al cuore del messaggio del vangelo c’è Gesù che è stato tentato e provato in ogni modo in cui lo siamo stati anche noi, ma che fu sempre trionfante. Egli è un sommo sacerdote che condivide la nostra stessa natura, che può pregare per noi e con noi. Egli è, come Dio ha annunciato prima della sua prova, “l’amato Figlio” di Dio. Lui non è solo. Egli è il “primogenito tra molti fratelli” (Romani 8:29). Poiché abbiamo un benevolo Sommo Sacerdote, tentato in tutti i modi in cui lo siamo noi, allora siamo in grado di accostarci “con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovar grazia ed essere soccorsi al momento opportuno”. (Ebrei 4:16). Per cosa dovremmo pregare? “Venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà… non ci esporre alla tentazione, ma liberaci dal maligno” (Matteo 6:9-13). 26
Lottando contro i demoni
Molto semplicemente, seguire Gesù non è soltanto una metafora. I suoi primi discepoli andarono letteralmente dietro a lui attraversando tutta la Palestina del primo secolo. Gesù disse: “Dove vado io, non puoi seguirmi per ora; ma mi seguirai più tardi” (Giovanni 13:36). Dice lo stesso a ciascuno di noi che nei duemila anni successivi lo ha riconosciuto. Noi “soffriamo con lui, per essere anche glorificati con lui” (Romani 8:17). Questa sofferenza di cui parla la Bibbia non è solo la persecuzione politica o l’emarginazione sociale o le circostanze difficili, come spesso tendiamo a pensare. È anche la sofferenza della tentazione, mentre Dio ci accompagna attraverso i luoghi delle potenze. L’autrice Barbara Brown Taylor racconta di essere andata a un seminario dove il presentatore parlava di portare gruppi di studenti fuori, nella natura selvaggia, per sperimentare attraverso l’escursionismo e il rafting “l’incontaminata sacralità dell’ambente naturale”. Brown scrive che un partecipante alzò la mano e chiese se “ci sono predatori in quei luoghi che siano al di sopra di noi nella catena alimentare” o no. La guida forestale disse che non ce n’erano, naturalmente, perché non avrebbe portato degli studenti in un posto dove sarebbero stati messi così in pericolo. “Neanche io li porterei” rispose il membro del pubblico “ma allora non indurli a pensare di aver sperimentato la vera natura selvaggia. La natura è selvaggia solo se là fuori c’è qualcosa che può mangiarti”.2 C’è del buon senso in questo. Per Gesù c’era qualcosa di oscuro, antico e rapace là fuori nel deserto. Laddove ci uniremo a Gesù nella tentazione, non ci sembrerà, di solito, così inquietante. Incontreremo la nostra tentazione nell’atrio di un hotel o al tavolo della colazione oppure nella stanza degli impiegati al lavoro. Sarà altrettanto demoniaca e altrettanto rischiosa. Là, in un migliaio di posti diversi, affronteremo la tentazione in ciascuno dei modi in cui Gesù per primo l’affrontò in quella landa desolata infestata dai demoni. Se avremo occhi per vedere, ci renderemo conto che stiamo vagando in direzione di quel luogo deserto anche adesso. Lo Spirito ci porterà attraverso 2
Barbara Brown Taylor, Leaving church: a memoir of faith, HarperCollins, New York, 2006, p. 172. 27
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lo stesso sentiero che prese con il nostro Fratello Maggiore, dritto attraverso il regno del diavolo. Non ci troviamo lĂŹ per caso e non siamo da soli.
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La tentazione costituisce un aspetto comune e ben conosciuto dell’esperienza umana, ma pochi riescono a riconoscere la verità che c’è dietro alla tentazione e ancora meno sono coloro che sanno come vincerla. L’intento del libro Tentati e provati non è quello di rassicurare i cristiani, né quello di affermare che la tentazione sia meno potente o meno accattivante di quanto realmente sia; si ripropone invece di preparare i credenti alla battaglia, proclamando la verità in merito alla guerra che sta infuriando a livello cosmico, ricordando che la vittoria è già stata assicurata attraverso il trionfo di Cristo. L’autore accompagna i lettori attraverso le antiche strategie che il diavolo mette in atto per tentarci, rivelate nelle prove che Gesù ha sostenuto nel deserto; ci mostra come alcune di queste strategie potrebbero presentarsi in un contesto contemporaneo e indica ai lettori una via d’uscita. Moore mette in luce come la tentazione di ogni cristiano faccia parte di una più vasta cospirazione contro Dio, una cospirazione che è contro chiunque condivida la carne di Gesù in ragione della sua nascita umana, ma che prende specialmente di mira coloro che condividono lo Spirito di Cristo in ragione della loro nuova nascita nella redenzione. “Ogni cristiano desidera passare dal proprio peccato al Dio che si è addossato quel peccato. La domanda concreta è come i credenti possono farlo in modo fedele e completo? Russell Moore ci accompagna nel nostro combattimento per ravvederci dal peccato e godere del Salvatore. Questo libro rappresenta il miglior genere di teologia: centrata su Dio e pratica. Leggetelo così che resistiate alla tentazione adorando Gesù che ha sconfitto per sempre il tentatore”. Darrin Patrick, pastore presso The Journey, St. Louis, Missouri.
“Ho letto molti buoni libri su come trattare la tentazione, ma questo di Russell Moore emerge in maniera unica. Posso assicurare che la vostra salute spirituale trarrà grandi benefici dal prestare seria attenzione a questo libro. Vi aiuterà non solo a comprendere come funzioni la tentazione, ma anche come sconfiggerla”.
Rick Warren, pastore presso Saddleback Church, Lake Forest, California; autore di La vita con uno scopo.
“In Tentati e provati, Rusell Moore esamina attentamente la peccaminosità dei nostri cuori, espone in maniera biblica le strategie del nostro avversario e infine esalta il Salvatore, che è il solo ad aver sconfitto il peccato e la morte. Infatti, Cristo è la nostra unica speranza e questo libro punta la nostra attenzione su di lui”.
David Platt, pastore presso The Church at Brook Hills, Birmingham, Alabama; autore di Radical: taking back your faith from the american dream.
Il libro Tentati e provati ha ricevuto un Award of Merit nella classifica dei libri del 2012 della rivista Christianity Today, nella categoria dei libri sulla vita cristiana. Russell D. Moore è decano della scuola di teologia e vicepresidente per l’amministrazione accademica presso il Southern Baptist Theological Seminary di Louisville, nel Kentucky. Presta anche servizio come pastore presso la chiesa battista di Highview. Lui e sua moglie Maria hanno quattro figli. € 15,90
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