40 verità sulla fine dei tempi

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“Finalmente una guida all’escatologia concisa, accademica e di buon senso che sarà di ispirazione a innumerevoli studiosi della Bibbia e correggerà con gentilezza coloro che hanno male indirizzato lo zelo riguardante la fine dei tempi”. – Gary M. Burge Docente di Nuovo Testamento, Calvin Theological Seminary. “Non tutti saranno d’accordo con ogni singola interpretazione che egli difende, tuttavia Schnabel svolge un ammirevole lavoro di analisi delle principali opinioni riguardo ai brani biblici, per poi affermare le proprie conclusioni. Conciliante ma risoluto, erudito ma accessibile, attento e accattivante, comprensibile per un ampio pubblico senza essere semplicistico, Schnabel interagisce con biblisti, storici e teologi di varia estrazione, nonché con l’escatologia popolare proposta da influenti pastori, romanzieri e predicatori televisivi. Questo libro è una risorsa eccellente e un modello di dottrina biblica evangelica che pastori, insegnanti e studiosi delle Scritture considereranno uno strumento utile e un’ottima fonte di informazioni su questioni importanti”. – Glenn R. Kreider Docente di studi teologici, Dallas Theological Seminary. “Questo libro, eccellente e adeguato ai nostri tempi, fornisce risposte chiare, ragionevoli e teologicamente sane ai quesiti che moltissimi cristiani odierni si pongono riguardo agli ultimi giorni. Il grande valore del testo si basa sull’approccio interpretativo. Il professor Schnabel spiega abilmente ogni passo escatologico biblico cruciale nell’ambito del suo contesto storico e culturale. Dopodiché dimostra in che modo il messaggio originale di questi brani dovrebbe plasmare il pensiero e la condotta cristiana di oggi. Nel corso dell’analisi mette in guardia sul danno che, le interpretazioni basate su informazioni errate e limitate, possono arrecare alla vita e alla testimonianza della chiesa, rivolgendo un appello salutare ai cristiani affinché questi ultimi si concentrino sulle questioni escatologiche fondamentali della Bibbia e non si lascino distrarre”. – Frank Thielman Docente di teologia, Beeson Divinity School. “In questo libro Schnabel offre una meticolosa esegesi biblica e risposte ben fondate ai quesiti riguardanti la fine dei tempi; ogni cristiano dovrebbe studiarle e assimilarle. È un contributo particolarmente gradito e vitale in quanto le domande a cui il presente libro risponde sembrano aver confuso ogni generazione. Chi non dispone del fondamento biblico sano fornito da questo libro diventerà facile preda dei falsi profeti che, nel corso dei secoli, hanno abbindolato i loro devoti con predizioni bislacche. Coloro i quali accantonano la questione sulla fine dei tempi, considerandola il dominio di bizzarri fanatici, sono persone che abbassano la guardia, ritrovandosi disinformate e impreparate. Ripeto: ogni cristiano dovrebbe studiare e assimilare questo libro”. – David E. Garland Preside e docente di Sacre Scritture, George W. Truett Theological Seminary, Baylor University. “Oggi, gli insegnamenti riguardo la fine dei tempi sono di tutti i tipi: alcuni sono seri, altri sensazionalistici e altri ancora semplicemente sciocchi. Nel suo 40 verità sulla fine dei tempi,


Eckhard Schnabel porta, in questa cacofonia imperante, il pensiero appassionato di un uomo di chiesa, l’analisi attenta di uno dei nostri migliori studiosi del Nuovo Testamento e la chiarezza di un insegnante nato. In questo libro egli, risponde alle domande di molti di noi”. – George H. Guthrie Docente di Sacre Scritture, Union University. “Eckhard Schnabel presenta una discussione equilibrata e accessibile su alcuni degli argomenti escatologici più importanti. Basato su vaste ricerche e un’attenta interpretazione biblica, questo libro presenta una panoramica utilissima su un aspetto chiave della teologia cristiana”. – Douglas Moo Docente di Nuovo Testamento, Wheaton College Graduate School. “Viste le dichiarazioni ricorrenti circa il ritorno di Cristo da parte di sedicenti profeti e insegnanti, il libro del professor Schnabel è un antidoto gradito. Schnabel esamina attentamente i vari brani del Nuovo Testamento relativi alla fine dei tempi e risponde alle domande fondamentali che sono nella mente di tutti. L’anticristo, Gog e Magog, la tribolazione e il rapimento, i 144.000: Schnabel esamina questi argomenti ostici con discernimento ed erudizione. Scritto con chiarezza ed equilibrio, questo volume gioverà sia agli studenti sia ai meno esperti di teologia”. – Mark Wilson Direttore dell’Asia Minor Research Center e docente di studi sul cristianesimo antico, Regent University. “40 verità sulla fine dei tempi del professor Schnabel offre al lettore un’interpretazione completa e responsabile dei brani e dei temi relativi alla fine dei tempi contenuti nella Bibbia. La sua opera è convincente a livello esegetico e efficacemente rilevante. Inoltre ciò è presentato con uno spirito conciliante. Studenti, professori e pastori e tutti gli altri lettori apprezzeranno la destrezza con cui Schnabel tratta una serie di argomenti relativi alla profezia biblica. Questo libro prenderà giustamente il proprio posto insieme alle analisi classiche e accademicamente legittime dell’argomento in questione”. – C. Marvin Pate Presidente del corso di laurea in teologia cristiana, Ouachita Baptist University. “Nell’ultimo secolo, le dottrine sulla paura e il giudizio finale hanno derubato, sempre più spesso, i credenti, della gioia per il ritorno di Cristo. Dato che io stesso insegno regolarmente il libro dell’Apocalisse, comprendo che spesso queste idee sono presentate come «verità assoluta» dai loro ideatori. L’opera di Schnabel è un esempio di chiarezza che restituisce speranza a quanti attendono con ansia il ritorno di Gesù. Con una solida consacrazione alle Scritture, Schnabel unisce esegesi, ricerca e interpretazione del significato basilare del testo (quella spesso sostenuta dai promotori dell’interpretazione letterale), per guidare i credenti attraverso domande realmente difficili, restituendo gioia e speranza a una dottrina che ne sente dolorosamente la mancanza”. – Leslie T. Hardin Docente di Nuovo Testamento, Florida Christian College.



40 verità sulla fine dei tempi Eckhard J. Schnabel Proprietà letteraria riservata: BE Edizioni di Monica Pires P.I. 06242080486 Via del Pignone 28 50142 Firenze Italia Originally published in English under the title: 40 Questions About the End Times Copyright © 2011 Eckhard J. Schnabel Published by Kregel Publications, a division of Kregel, Inc., P.O. Box 2607, Grand Rapids, MI 49501, USA. Coordinamento editoriale: Filippo Pini Traduzione: Carlotta Rossi Copertina: Alan David Orozco Impaginazione: Graphom di Marida Montedori Prima edizione: Agosto 2018 Stampato in Italia Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla Nuova Riveduta, Società Biblica di Ginevra. ISBN 978-88-97963-49-3 Per ordini: www.beedizioni.it

È vietata la riproduzione, anche parziale, con qualsiasi mezzo effettuata compresa la fotocopia, anche ad uso interno didattico. Per la legge italiana la fotocopia è lecita solo per uso personale purché non danneggi l’autore. Quindi ogni fotocopia che eviti l’acquisto di un libro è illecita e minaccia la sopravvivenza di un modo di trasmettere la conoscenza. Chi fotocopia un libro, chi mette a disposizione i mezzi per fotocopiare, chi comunque favorisce questa pratica commette un furto verso l’autore e gli editori e mette a rischio la sopravvivenza di questo modo di trasmettere le idee.


Dedicato a Grant Osborne


Indice Introduzione Abbreviazioni

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Prima parte: Domande generali sul futuro A. Il futuro del mondo 1. 2. 3. 4. 5. 6.

Quando inizia la fine dei tempi? Cos’è la pienezza dei tempi? Quali sono i segni della fine (Mt. 24)? Quando si verificheranno i segni della fine? Cosa sono i giudizi dei sigilli, delle trombe e delle coppe (Ap. 6-16)? Le visioni di Giovanni devono essere interpretate alla lettera o in modo simbolico? 7. Quando si verificheranno i giudizi dei sigilli, delle trombe e delle coppe?

B. Il futuro della chiesa 8. 9. 10. 11.

I cristiani vivranno durante la tribolazione? Chi sono i 144.000 del capitolo 7 dell’Apocalisse? La chiesa scomparirà con un rapimento in cielo? L’opera della chiesa darà inizio a un periodo di fede, giustizia, pace e prosperità sulla terra?

C. Il futuro d’Israele 12. 13. 14. 15. 16.

Quali sono le promesse dell’Antico Testamento per Israele? Israele ha un destino speciale come nazione? Lo Stato moderno di Israele rappresenta il compimento della profezia? Cos’è il sionismo cristiano? A Gerusalemme sarà costruito un terzo tempio?

23 31 35 49 55 61 71 81 89 97 109 119 125 133 141 147

Seconda parte: Il ritorno di Gesù Cristo A. Eventi precedenti il ritorno di Gesù 17. 18. 19. 20. 21.

Cos’è “l’abominazione della desolazione” nella profezia di Gesù? Chi è “l’empio” nella profezia di Paolo? Chi è la bestia nella profezia di Giovanni? Chi è l’anticristo? Quale è il significato del numero 666?

159 165 169 181 191


22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29.

Chi è il falso profeta? Cos’è il marchio della bestia? Chi è la grande prostituta Babilonia? Chi sono i due testimoni di Apocalisse 11? Chi sono Gog e Magog nel libro di Ezechiele? Chi sono Gog e Magog nell’Apocalisse? Che cos’è la battaglia di Harmaghedon? Che cos’è il grande terremoto?

B. Il ritorno di Gesù

30. Perché Gesù tornerà? 31. Come e dove tornerà Gesù? 32. Gesù tornerà presto?

199 205 211 219 227 233 237 245 253 257 263

Terza parte: Il millennio e il giudizio finale A. Il millennio e la nuova Gerusalemme 33. Che cos’è il millennio? 34. Quando inizierà il millennio? 35. Che cos’è la nuova Gerusalemme?

B. Il giorno del giudizio

36. Quando avrà luogo il giorno del giudizio? 37. Cosa accadrà ai credenti nel giorno del giudizio? 38. Cosa accadrà agli increduli nel giorno del giudizio?

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Quarta parte: Interpretare la fine dei tempi 39. Come si dovrebbero interpretare le profezie degli scrittori profetici contemporanei? 40. Perché si dovrebbe essere interessati alla fine dei tempi?

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esù e gli apostoli parlarono del passato, di Adamo e di Abraamo, di Davide e di Salomone, nonché dell’intervento di Dio nella storia di Israele. Inoltre, parlarono del presente: dell’arrivo del regno di Dio, della nuova era della salvezza e poi della vita, della morte e della risurrezione di Gesù Cristo. Infine, a volte trattarono anche del futuro, della risurrezione dei morti, del giorno del giudizio, del nuovo mondo perfetto di Dio e del tempo appena precedente la fine. Alcuni di questi brani, soprattutto quelli che parlano dei tempi appena prima che tutto finisca, ispirano a una serie di domande importanti ed è su queste che si focalizza il presente libro. Prima di iniziare, potrebbe essere utile chiarire il significato di alcuni termini utilizzati nelle discussioni sulla fine dei tempi. L’espressione fine dei tempi è l’equivalente moderno dell’espressione scritturale ultimi giorni, che si riferisce al periodo finale della storia prima dell’ultimo giorno, ossia il giorno della seconda venuta di Cristo e il giorno del giudizio finale. Il termine escatologia si riferisce alla dottrina delle “cose ultime” (dal greco eschatos, “ultimo”). In senso stretto, il termine escatologia si riferisce a profezie, eventi e sviluppi vicini e collegati all’ultimo periodo della storia prima della fine. In senso più generale, il termine è utilizzato, ad esempio, per descrivere il compimento delle profezie dei profeti dell’Antico Testamento nella persona, nel ministero, nella morte e nella risurrezione di Gesù Cristo, nonché nella vita e nel ministero della chiesa e il periodo messianico degli ultimi giorni in cui il Messia di Israele è venuto e in cui i suoi seguaci annunciano il vangelo a Gerusalemme, in Giudea, in Samaria e in tutte le nazioni. L’aggettivo apocalittico descrive, invece, gli eventi collegati più direttamente alla fine del mondo. In greco, il termine apokalypsis significa “rivelazione” e ha un significato generale non necessariamente associato al futuro, mentre, di solito, nella nostra lingua corrente l’aggettivo apocalittico è utilizzato in riferimento alle catastrofi di grande portata (per esempio la distruzione di una città intera a causa di un terremoto) e nel Nuovo Testamento esso si riferisce a brani ed eventi associati alla fine. Riguardo agli approcci o “sistemi” fondamentali per interpretare la fine dei tempi, sono spesso utilizzati i seguenti termini. La parola amillenarismo (dal latino mille e annus, con la lettera a che denota una negazione) descrive la posizione di quanti rifiutano l’idea che in futuro ci sarà un vero e proprio regno millenario di Gesù. Queste persone interpretano il brano Apocalisse 20:1-6, in cui è utilizzata l’espressione “mille anni” (si vedano i capitoli 33-35), come 9


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un riferimento al regno di Cristo durante e mediante la chiesa nell’epoca presente. Il termine premillenarismo descrive l’idea che Gesù tornerà in futuro “prima” (dal latino prae) del regno millenario, “un’età dell’oro” caratterizzata dalla pace nella storia umana sulla terra che lascia presagire la perfezione del nuovo mondo di Dio. Il vocabolo postmillenarismo si riferisce, invece, all’idea che Gesù tornerà nella gloria “dopo” (dal latino post) un periodo di condizioni “millenarie” introdotto mediante il ministero della chiesa sulla terra prima del ritorno di Gesù. Il termine dispensazionalismo descrive la concezione in base alla quale Dio interviene in vari modi nella storia umana, a seconda dei diversi periodi o “dispensazioni” (talvolta dette “economie”). Più specificamente, il termine descrive una concezione precisa della fine dei tempi proposta da John Nelson Darby nel XIX secolo e resa popolare dalla Scofield Reference Bible e più recentemente da varie descrizioni romanzate della fine dei tempi. Il dispensazionalismo classico ritiene che (1) le profezie relative a Israele (gli ebrei) e le profezie relative alla chiesa debbano essere tenute nettamente separate, (2) le profezie dell’Antico Testamento relative al popolo ebraico si compiranno per il popolo ebraico (in futuro, se non si sono già adempiute), (3) la chiesa sarà allontanata dalla terra mediante un rapimento segreto prima della grande tribolazione in cui il popolo ebraico giungerà alla fede in Gesù come proprio Messia, (4) l’apparizione dell’anticristo darà inizio all’ultima fase della storia e (5) Gesù tornerà sulla terra e stabilirà un regno millenario, prima della condizione eterna dei nuovi cieli e della nuova terra. Il dispensazionalismo progressivo riconosce che (1) Gesù diede inizio al regno di Dio in occasione della sua prima venuta e il regno culminerà con la sua seconda venuta, (2) non esiste una distinzione netta tra Israele e la chiesa e (3) le promesse dell’Antico Testamento per Israele si sono compiute, almeno in parte, nella chiesa, insistendo sul fatto che l’Israele nazionale (etnico) ha un futuro nei piani di Dio per il mondo. Le discussioni riguardanti il rapimento (si veda il capitolo 10) utilizzano i termini pretribolazionismo (il rapimento si verifica prima del periodo della tribolazione), infratribolazionismo (il rapimento si verifica a metà del periodo della tribolazione) e postribolazionismo (il rapimento si verifica dopo la tribolazione; questa posizione identifica il rapimento con il ritorno di Gesù dal cielo). La posizione preterista (latino praeteritus, “passato, precedente, anteriore”) ritiene che le profezie di Gesù riportate nei Vangeli e quelle di Giovanni nel libro dell’Apocalisse si siano già compiute nel passato, negli eventi del 66-70 d.C., quando Gerusalemme fu distrutta e/o negli eventi verificatisi nel corso della vita di Giovanni nel I secolo o subito dopo (fino alla caduta dell’impero romano nel 476 d.C.). L’interpretazione storicista dell’Apocalisse ritiene che le profezie di Giovanni contengano una rivelazione divina per tutta l’epoca della chiesa, dunque che siano relative a eventi storici passati, presenti e futuri.


Introduzione

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In genere, cerco di evitare l’utilizzo di questi termini, non perché non possano essere utili per definire una posizione, bensì perché spesso le etichette sono utilizzate come “termini di parte” che tendono ad associare le persone a un intero sistema di credenze relativo alla fine dei tempi. Le etichette non mi interessano e neppure giustificare un approccio “sistematico” specifico all’interpretazione di brani che parlano della fine dei tempi. Non metterò a confronto tra loro i sistemi escatologici come il dispensazionalismo classico, il dispensazionalismo progressivo, l’amillenarismo, il postmillenarismo, il premillenarismo o le posizioni preteriste (sia parzialmente preteriste sia interamente preteriste). Mi interessa, invece, leggere nuovamente i brani rilevanti dell’Antico e del Nuovo Testamento e spero che i lettori di questo volume condivideranno il mio stesso interesse. Se ci affidiamo seriamente all’autorità delle Scritture e se crediamo realmente che le Scritture siano la norma normans (cioè l’autorità che provvede la norma per ciò che crediamo e per come viviamo), allora una reinterpretazione dei brani significativi riguardo un argomento specifico, come i brani sulla fine dei tempi, è una necessità costante e un privilegio. I seguenti principi e le seguenti convinzioni sono fondamentali per una ri-lettura di questo tipo: 1) quando i cristiani parlano della fine dei tempi, sembra ovvio che il “testo” principale sia la rivelazione di Dio nel Nuovo Testamento (cioè quello che Gesù, Pietro, Paolo e Giovanni dicono riguardo alla fine dei tempi). In altre parole, le profezie dell’Antico Testamento devono essere integrate nel quadro della profezia del Nuovo Testamento. L’Antico Testamento rimane la parola di Dio rivelata, ma è il Nuovo Testamento che spiega ai cristiani come leggere l’Antico Testamento. Riguardo alle profezie dell’Antico Testamento rimaste inadempiute, occorre fare attenzione a non associarle automaticamente alla fine dei tempi, perché in questo modo si rischia di separare il profeta dai suoi contemporanei e di sradicare la profezia dell’Antico Testamento dal suo contesto storico e di dare il benvenuto a “un’interpretazione sensazionalistica ed eccessivamente attualizzata nel contesto moderno in cui la profezia viene trapiantata”.1 Quando le profezie dell’Antico Testamento sembrano non adempiute,2 occorre riconoscere che, spesso, le affermazioni di Dio relative alle sue intenzioni sono condizionali, ossia la loro realizzazione dipende (è condizionata) dal comportamento mutato delle persone. A volte, queste condizioni sono indicate esplicitamente (per esempio, Is. 1:19-20), “ma più spesso non sono espresse, bensì sono

1 Robert B. Chisholm, “When Prophecy Appears to Fail, Check Your Hermeneutic”, JETS 53 (2010), p. 561. 2 Per esempio, la profezia di Culda riguardo alla morte di Giosia (cfr. 2 R. 22:15-20 e 23:29-30) e la profezia della distruzione di Tiro da parte di Nabucodonosor (cfr. Ez. 26:7-11 e 29:17-18).


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implicite”.3 È importante ricordare che, “anche se i profeti non dubitarono mai del potere di Yahwè di compiere le sue predizioni, spesso lasciarono spazio a un esito diverso, soprattutto se le condizioni che avevano provocato la profezia iniziale fossero cambiate”.4 2) In secondo luogo, Gesù affermò ripetutamente che nessuno conosce la data o il momento del suo ritorno. Prima della sua morte, Gesù disse che i discepoli non hanno ricevuto il diritto di conoscere “giorno” e “ora” del suo ritorno, stabilito da Dio nella sua autorità (Mt. 24:36). Dopo la risurrezione, Gesù disse ancora ai discepoli che “non spetta a voi di sapere i tempi o i momenti” stabiliti da Dio con la propria autorità (At. 1:7). Inoltre, nella seconda parte del discorso sul monte degli Ulivi relativo alla fine dei tempi, Gesù mise ripetutamente in rilievo il fatto che tornerà in modo inaspettato e all’improvviso come un ladro nella notte (Mt. 24:36-25:30). Queste affermazioni, che non sono ambigue, bensì chiare e decise, devono essere prese sul serio. Qualsiasi interpretazione dei brani, relativi alla fine dei tempi (o di quelli che alcuni definiscono “parola profetica”), che cerchi di ridurre la vicinanza del ritorno di Gesù e di calcolare l’imminenza della fine (o del rapimento o dell’anticristo), ignora l’affermazione di Gesù. 3) I primi cristiani credevano che la fine dei tempi fosse iniziata con la venuta di Gesù, il Messia di Israele, in particolare con la sua morte e la sua risurrezione (si veda il capitolo 1). Questa convinzione deve essere presa sul serio quando si interpretano brani che parlano degli eventi associati alla fine dei tempi. 4) I primi cristiani credevano che Gesù potesse tornare nel corso della loro vita (si vedano i capitoli 1, 4, 7). Questo significa che gli apostoli interpretarono la profezia biblica (ciò che l’Antico Testamento prediceva e quello che profetizzò Gesù) relativa alla fine dei tempi, come adempiuta o in procinto di adempiersi nel prossimo futuro. Le convinzioni degli apostoli devono essere prese seriamente in considerazione nel momento in cui si interpretano i relativi brani dell’Antico Testamento, la profezia di Gesù e le spiegazioni degli apostoli. 5) Nello studio di brani relativi alla fine dei tempi devono essere seguiti gli stessi principi di interpretazione che si utilizzano per studiare altre parti delle Scritture. Si prende in considerazione il genere (o il tipo testuale) del libro o del brano in questione e si studia il significato delle frasi, delle locuzioni e delle parole per stabilire nel miglior modo possibile come l’autore del brano e i suoi lettori le interpretavano nel contesto storico, 3 Chisholm sostiene che i versetti Geremia 18:1-12 suggeriscano che tutte le profezie generiche sono soggette a condizioni implicite perché il ravvedimento ha sempre il potenziale di condizionare le profezie del giudizio (“When Prophecy Appears to Fail”, p. 563). 4 Daniel I. Block, The Book of Ezekiel, NICOT (Grand Rapids: Eerdmans, 1998), volume 2, p. 148.


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culturale e linguistico in cui vivevano (si veda il volume 40 Questions About Interpreting the Bible di Robert L. Plummer). Alcuni studiosi lavorano in base al principio secondo cui il linguaggio delle profezie dovrebbe essere interpretato alla lettera fintanto che può essere seguito in modo ragionevole, ma questa è una richiesta illegittima in quanto lascia all’interprete moderno la decisione di interpretare letteralmente o simbolicamente. Sono l’autore originale e il suo contesto culturale e linguistico a determinare se un’espressione o un’affermazione debbano essere interpretate in senso letterale o meno. Per esempio, nell’affermazione “chi vince io lo porrò come colonna nel tempio del mio Dio” (Ap. 3:12), quelli che si attengono all’interpretazione letterale interpretano la frase “colonna nel tempio del mio Dio” simbolicamente, anche se si potrebbe affermare che, come Dio trasformò la moglie di Lot in una colonna di sale (Ge. 19:26), così può trasformare i credenti di Filadelfia (a cui si rivolge il brano Ap. 3:7-13) in vere e proprie colonne di un tempio. Potrebbe sembrare strano, ma occorre ricordare che ci sono dei sedicenti “esperti” della fine dei tempi che si attengono a un’interpretazione “letterale”: a loro avviso, ad esempio, i due testimoni del capitolo 11 dell’Apocalisse, interpretati come due evangelisti veri e propri che appariranno nella seconda metà degli ultimi sette anni della storia, distruggeranno letteralmente gli oppositori con del fuoco proveniente dalla loro bocca (Ap. 11:5). Potrebbe essere utile ricordare il principio classico in base al quale si parte sempre dai brani chiari utilizzati per fare luce sui brani poco chiari. Anche se la profezia biblica contiene numerosi dettagli, oggetto di dispute, in quanto il significato di espressioni e affermazioni specifiche non è immediatamente lampante, ci sono molte cose su cui non è necessario discutere, perciò occorre passare dal quadro più ampio ai dettagli e non fare il contrario. Sembra assurdo che alcuni “esperti” della fine dei tempi attendano l’anticristo o un terribile disastro poiché, nel piano di Dio, i seguaci di Gesù aspettano il ritorno di Gesù e non l’anticristo. Riguardo al libro dell’Apocalisse, il testo più lungo del Nuovo Testamento sulla fine dei tempi, è importante ricordare il genere a cui esso appartiene. Infatti il genere (o tipo testuale) implica una sorta di contratto tra l’autore e i suoi lettori. Il genere di un testo segnala in che modo un testo dovrebbe essere interpretato. Per esempio, il versetto di Proverbi 21:21 (“Chi ricerca la giustizia e la bontà troverà vita, giustizia e gloria”) non è una profezia, bensì un detto generalizzante che spesso è vero, ma non sempre. Nel corso dei secoli milioni di cristiani fedeli hanno ricercato la giustizia e amato le proprie famiglie, gli amici e persino i nemici, ma non hanno mai trovato vita, giustizia e gloria. Al contrario, molti hanno perso la vita nella persecuzione, si sono visti confiscare i beni e sono stati umiliati pubblicamente. Un proverbio deve essere interpretato come un proverbio, un testo legale come un testo legale, un inno come un testo poetico e un testo storico come un testo storico. Prima


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di esaminare il libro dell’Apocalisse, è importante riconoscere che esso è di genere misto. Il libro dell’Apocalisse è un testo di genere apocalittico (Ap. 1:1) e questo significa che è un libro che parla della fine dei tempi e utilizza molte immagini e simboli tradizionali, come fanno di solito tutti i brani apocalittici. Il libro dell’Apocalisse è anche una profezia (Ap. 1:3) e questo significa che si tratta un brano in cui un profeta comunica ai suoi contemporanei una rivelazione nuova che Dio gli ha concesso, mediante delle visioni, al fine di incoraggiare ed esortare i lettori. I profeti della Bibbia non si rivolgono ai lettori che vivono in un futuro lontano, senza curarsi dei propri contemporanei, perciò quando parlano del futuro si rivolgono anche ai loro contemporanei. La profezia non informa soltanto riguardo a eventi futuri, ma è anche un ammonimento. I profeti dell’Antico Testamento utilizzano una combinazione di predizione, avvertimento, esortazione e suppliche per spingere il popolo di Dio a cambiare comportamento. Anche se a volte i profeti delle Scritture parlano del futuro lontano (la fine della storia, il giorno del giudizio futuro, la seconda venuta di Gesù), lo fanno rivolgendosi ai lettori di cui conoscono le capacità linguistiche. Questa verità è dichiarata nel versetto Apocalisse 22:10, quando l’angelo dice a Giovanni: “Non sigillare le parole della profezia di questo libro, perché il tempo è vicino”. Questo ordine è in contrasto netto ed esplicito con quello ricevuto da Daniele: “La visione delle sere e delle mattine, di cui è stato parlato, è vera. Ma tu tieni segreta la visione, perché si riferisce a un tempo lontano” (Da. 8:26). Poiché le visioni di Giovanni riguardano il presente e poiché il tempo della fine è vicino, gli fu chiesto di scrivere la profezia contenuta nel libro dell’Apocalisse in modo tale che i lettori nella chiese dell’Asia Minore comprendessero il significato delle visioni. Il fatto che il libro dell’Apocalisse sia anche una lettera, come dimostrano il tipico praescriptum epistolare (Ap. 1:4-5) e la benedizione finale (Ap. 22:21), ribadisce la verità che Giovanni scrisse per i suoi contemporanei, aspettandosi che i credenti delle chiese del I secolo non soltanto ascoltassero, ma comprendessero e prendessero a cuore ciò che aveva scritto (Ap. 1:3). Il libro dell’Apocalisse descrive una serie di visioni, ma non è un resoconto “sistematico” sulla fine dei tempi. Una sequenza di visioni non è necessariamente una serie cronologica di eventi. Giovanni descrive le visioni che ha ricevuto, ma non è detto che lo faccia nell’ordine in cui le ha ricevute. Descrivendo visioni ricevute in successione, non si può escludere la possibilità che i contenuti di quelle riferite ad eventi reali nel futuro (come il giudizio sul mondo o la seconda venuta di Gesù) si sovrappongano parzialmente. Questo significherebbe che gli stessi eventi sono descritti varie volte in diverse visioni. Il problema di alcuni sistemi di interpretazione escatologica è la tendenza a ricostruire una sequenza di eventi combinando brani specifici tra loro senza che ci sia un singolo testo biblico a descrivere questa sequenza. Anche se ricostruzioni di questo tipo non sono da giudicare impossibili a priori, non


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dovrebbero essere presentate dogmaticamente come l’unica interpretazione possibile. Vari colleghi e amici hanno contribuito alla stesura di questo libro. Ringrazio Ben Merkle per avermi invitato ad aggiungere questo volume alla collana 40 Questions. Doug Sweeney, mio collega presso la Trinity Evangelical Divinity School e Ben Snyder, mio assistente all’insegnamento, hanno gentilmente letto l’intero manoscritto con grande competenza; le loro domande, i loro commenti e i loro suggerimenti hanno reso il testo un libro migliore. Rick Cook e Scott Manetsch hanno esaminato insieme a me molte delle quaranta domande che hanno portato a queste ‘‘verità’’, durante lunghe corse sulle sponde del fiume Des Plaines. Mirjam Schnabel ha letto gran parte del manoscritto e i suoi commenti sulla grammatica, sullo stile e sui contenuti sono stati inestimabili. Sono riconoscente a tutti loro e ringrazio anche Bob Hansen per il suo invito a presentare gran parte del materiale del libro durante la lezione di “prospettive cristiane” presso l’Orchard Evangelical Free Church di Arlington Heights, insieme ai membri della classe, per la loro disponibilità ad ascoltare e la loro passione per la discussione. Il libro è dedicato a Grant Osborne, stimato collega presso il dipartimento per il Nuovo Testamento della Trinity Evangelical Divinity School, che ha scritto un commentario importante sul libro dell’Apocalisse e che ho utilizzato per tenere una serie di studi ad un gruppo nel Village Church di Gurnee. La sua esperienza nell’esegesi, la sua disponibilità nel prendere in seria considerazione risposte, differenti dalle sue, secondo domande particolari, il suo amore per il vangelo e la sua gentilezza sono esemplari.


Abbreviazioni AB BBR BDAG

BECNT BNTC CBQ DJD EBC HNTC IEJ IVPNTC JETS JSNT JSNTSup KEK MNTC NAC NCBC NICNT NICOT NIGTC NovT NovTSup NSBT PNTC SNTSMS TynBul TrinJ WBC

Anchor Bible Bulletin of Biblical Research W. Bauer, F.W. Danker, W.F. Arndt e F.W. Gingrich. Greek-English Lexicon of the New Testament and Other Early Christian Literature. Terza edizione, Chicago, University of Chicago Press, 2000. Baker Exegetical Commentary on the New Testament Black’s New Testament Commentaries Catholic Biblical Quarterly Discoveries in the Judean Desert Expositor’s Bible Commentary Harper’s New Testament Commentaries Israel Exploration Journal IVP New Testament Commentary Journal of the Evangelical Theological Society Journal for the Study of the New Testament Journal for the Study of the New Testament: Supplement Series Kritisch-exegetischer Kommentar über das Neue Testament (Meyer-Kommentar) Moffatt New Testament Commentary New American Commentary New Century Bible Commentary New International Commentary on the New Testament New International Commentary on the Old Testament New International Greek Testament Commentary Novum Testamentum Supplements to Novum Testamentum New Studies in Biblical Theology Pillar New Testament Commentary Society for New Testament Studies Monograph Series Tyndale Bulletin Trinity Journal Word Biblical Commentary


PRIMA PARTE

Domande generali sul futuro


SEZIONE A

Il futuro del mondo


CAPITOLO 1

Quando inizia la fine dei tempi?

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li apostoli erano convinti di vivere negli ultimi giorni. Nell’Antico Testamento, l’espressione “ultimi giorni” si riferisce al tempo futuro dell’intervento finale di Dio nella storia di Israele e del mondo.1 I primi cristiani identificavano l’inizio della fine dei tempi con la venuta di Gesù, soprattutto con la sua morte e la sua risurrezione e poi con la discesa dello Spirito Santo: un insieme di eventi che rappresentano il compimento delle promesse di Dio per il ristabilimento di Israele e la salvezza dell’umanità. La fine dei tempi inizia con la venuta di Gesù: Atti 2:16-21 Un brano importante del Nuovo Testamento secondo il quale la fine dei tempi iniziò con la venuta di Gesù, si trova nel discorso di Pietro pronunciato nel giorno della Pentecoste. Dopo aver chiarito agli ebrei, accorsi da tutto il mondo, che i seguaci di Gesù non stavano parlando in lingue sconosciute perché erano ubriachi (At. 2:15), Pietro asserisce che il fenomeno acustico e visivo del suono dal cielo, le lingue di fuoco e la capacità di parlare in lingue non studiate (At. 2:1-4) rappresentano l’adempimento di una profezia. Pietro fornisce una lunga citazione tratta dal profeta Gioele che inizia con l’affermazione: “Avverrà negli ultimi giorni, dice Dio, che io spanderò il mio Spirito sopra ogni persona; i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno, i vostri giovani avranno delle visioni e i vostri vecchi sogneranno dei sogni” (At. 2:17, citando Gl. 2:28). Il resto della citazione di Gioele e della spiegazione di Pietro dimostra che Pietro non collega l’inizio degli ultimi giorni unicamente alla venuta dello Spirito Santo nel giorno della Pentecoste, ma all’intero ministero di Gesù, che include il dono dello Spirito e la proclamazione della salvezza per tutti quelli che invocano il nome del Signore (At. 2:21; citando Gl. 2:32). Il contenuto dei versetti di Gioele 2:30-32, che Pietro reputa adempiuti, è utilizzato per spiegare molto di più dei semplici fenomeni della Pentecoste. È doveroso osservare che l’espressione “negli ultimi giorni” (en tais eschatais 1 Is. 2:2; Gr. 23:20; Ez. 38:16; Da. 11:20; Os. 3:5; Mi. 4:1.

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