Data di prima immissione in edicola 6 gennaio 2021
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C A N A P A E C U L T U R A - N. 19 - GENNAIO/FEBBRAIO 2021 - BELEAFMAGAZINE.IT
k c i r b r e h t o an l l a w e h in t
Mentre la politica in Italia prova a riportare indietro le lancette dell'orologio, il mondo avanza e indica la strada VIENNA
Lo storico voto dell'Onu sulle proprietà terapeutiche della cannabis
WASHINGTON
Biden presidente, verso la depenalizzazione a livello federale
BRUXELLES
“Il 2021 sarà l’anno della canapa”. Intervista a Lorenza Romanese
BeLeaf gennaio-febbraio 2021
CANNABIS MAGAZINE Be Leaf Canapa e cultura Anno 6 – 2021 Be Leaf Magazine è una pubblicazione Mediapop Srls Via Siria, 24 – 00179 – Roma Registrazione al Tribunale di Roma N. 122 del 11-07-2016
IL VOTO ONU: A FAVORE CONTRO ASTENUTI
Iscrizione nel Registro degli Operatori della Comunicazione n. 32686 Direttore Responsabile: Stefano Cagelli Direttore Editoriale: Stefano Minnucci Coordinatore editoriale: Agnese Rapicetta
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Decisione storica Il voto Onu ha rotto il muro dell'ipocrisia: il proibizionismo va abbattuto
Editoriale La lezione di SanPa
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L'oro verde Ora gli Usa viaggiano verso la legalizzazione federale
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Redazione Teresa Della Pieve, Francesco Colonia
Consigli pratici per la coltivazione Diario di un grower italiano. È arrivato il momento della fioritura! Cannabis nel mondo Argentina, tra nuovi orizzonti e questioni in sospeso
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Grow report Gorilla Zkittlez, l’unione speciale di due genetiche spettacolari
Assistenza Legale: Avv. Aldo Baldaccini Collaboratori: Leonardo Fiorentini Barbara Bonvicini Riccardo Giorgio Frega Stefano Auditore Armanasco Funkyo Ingrid Sept Lesser Francesco Sasso Giacomo Castana Matteo Mantovani Roberto Reviglio della Venaria Paola Cinquanta Giancarlo Barbini Simone Fagherazzi Fabio Turco Marta Lispi Carlo Monaco Cinzia Colosimo Liza Binelli Andrea Vallero Antonio Coletta Andrea Vismara
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Consigli per la coltivazione I fertilizzanti scadono? Fino a quando possono essere utilizzati?
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La cannabis in Europa "Il 2021 è l'anno della canapa, ci metto la mano sul fuoco". Intervista a Lorenza Romanese
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Strain Story Un quarto di secolo di Amnesia!
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I sette punti che il Governo deve affrontare sulla cannabis Ora non ci sono più alibi
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Stupefatti Legalizzare tutto
Progetto grafico: Patrizio Bagazzini
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A "scuola" di cannabis Perché la cannabis ci fa battere il cuore
Distribuzione edicole: ME.PE. distribuzione Stampato presso: CataPrint di Arti Grafiche Boccia Spa
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Antiproibizionismo militante 100.000 firme per il manifesto collettivo
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Canna events Siamo pronti a ripartire: tutte le Fiere sulla canapa del 2021 in Europa
Perché hai usato o useresti o altri estratti contenuti CBD
Pubblicità: adv@beleafmagazine.it Sito web: www.beleafmagazine.it
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CANAPA MAGAZINE
Email: info@beleafmagazine.it Facebook: www.facebook.com/ BeLeafMagazine
e società 46 Informazione Gli italiani e il Cbd: uno studio racconta tutto ciò che dobbiamo sapere
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Le vostre lettere La posta del farmacista
Abbonamenti: abbonamenti@beleafmagazine.it Ufficio stampa: ufficiostampa@beleafmagazine.it
Cannabis Standard di qualità per la cannabis medica
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Cannabis e salute Devo dire al mio medico che uso Cbd? Certo che sì!
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Canapa caffè Qualche luce, molte ombre. Ma noi pazienti continuiamo a lottare per la nostra libertà
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Cannabiscienza Cbd e Covid-19: il trattamento dei sintomi
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Social "The Hemp Club", il social club di Milano esempio di attivismo antiproibizionista
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Agricoltura sostenibile Il decalogo dell'agroecologia
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Coltivare la canapa Altro che viscidi e repellenti! Allevare lombrichi fa bene alla cannabis e al pianeta
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Storia della canapa Canapa, coltivare il seme della vita
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Canapa e cultura Due anziane sorelle e una terapia a base di cannabinodi
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Cultura cannabica Una storia disonesta Cultura alternativa A Belfast boy
Camminare leggendo Tre libri per non perdersi i cammini più belli (senza trascurare la pancia)
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L’arte dell’Endocannabinoidoiatria Cannabis,è tempo di evolvere
Twitter: www.twitter.com/BeLeafMagazine Distribuzione: distribuzione@beleafmagazine.it
Cannabis e salute Viaggio nella Sicilia delle grandi speranze (o illusioni)
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Instagram: www.Instagram.com/ beleafmagazine
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Camminare slow Fra cervi, cimbri e faggi: alla scoperta dell'altopiano del Cansiglio
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Q
La lezione di SanPa Agnese Rapicetta
uesto inizio d'anno particolare, ricchissimo più che mai di buoni propositi e speranze per il futuro, si è aperto con una discussione che non ti aspetti. A scatenare una riflessione storica, ma anche sociologica, ci ha pensato la riuscita docu-serie prodotta da Netflix, SanPa, sulla nascita e il declino della comunità di San Patrignano. In molti - giornalisti, influencer e politici - si sono ritrovati a confrontarsi sull'approccio alle droghe nel nostro Paese. Già solo per questo bisognerebbe gridare al miracolo. Perché, si sa, in Italia parlare di droghe in maniera laica e senza approcci ideologici e politici, è praticamente impossibile. Ovviamente l'interesse per il documentario su San Patrignano ha smosso i più per un semplice e banale istinto voyeuristico e di ricerca del torbido, ma è stato capace di far ragionare anche sulla capacità di uno Stato di saper affrontare un problema seriamente. Perché negli anni '80, nel nostro Paese, il problema della droga era davvero serio. Eroina e cocaina - probabilmente iniettata in maniera 'scientifica' per calmare gli animi troppo ribelli dei ragazzi degli anni '70 - erano diffusissime da nord a sud. Ma lo Stato non aveva la volontà o gli strumenti per poterlo affrontare con convinzione. Anzi, con la solita rabbia con cui si affrontano gli emarginati in Italia, si è preferito far finta di niente, nascondendo la polvere sotto il tappeto. Si è arrivati ad accettare, anche di buon grado, che i ragazzi più fragili potessero essere reindirizzati sulla giusta strada con ogni mezzo, pur di non averli più fra i piedi. In quegli anni, i tossici aumentavano e davano fastidio, facevano disordine e mettevano paura. I più giovani non possono ricordare il senso di impotenza diffuso fra i genitori senza armi che non sapevano come proteggere i propri figli o quella pubblicità progresso che stigmatizzava i malati di Aids con quell'odioso contorno viola. Ben venga quindi il metodo Muccioli per toglierci un problema che non sapevamo affrontare. Se non fosse che questo metodo e il suo fondatore, essendo l'unica alternativa possibile, sono diventati più famosi e influenti di quanto ci si potesse immaginare, tanto da riuscire ad indirizzare anche le leggi sulle droghe. Non è un segreto che la nascita della Iervolino - Vassalli, che ha inasprito le sanzioni e ha riempito le carceri (e la comunità di San Patrignano), fosse ispirata proprio da Muccioli. Il padre di Sanpa rappresentava un modo di affrontare
le dipendenze e le proibizioni, ma non era il solo metodo esistente: rimangono nella storia gli scontri in tv con Pannella che aveva una visione diametralmente opposta, soprattutto riguardo alla cannabis (e che con i radicali è riuscito, col referendum del '93, a cambiare in parte la legge in vigore). Ma in quel periodo, lo ripetiamo, sembrava non esserci un'alternativa: o ce la facevi da solo o entravi in comunità. E se ti rivolgevi al nostro Sistema sanitario ti 'curavano' con il metadone, col valium o con l'elettroshock. Sono passati tanti anni, tante leggi pessime sono state superate, come la Fini- Giovanardi, e molti passi avanti sono stati fatti nella cura e nella prevenzione. E se un documentario contribuirà a far partorire una buona e nuova legge organica sulle droghe non potremo che esserne contenti, anche perché l'uso della cocaina e dell'eroina, oggi in Italia, non è affatto un ricordo. Altrove, nel mondo, le politiche sulle droghe si sono evolute e hanno mostrato scientificamente che il proibizionismo ha fallito ovunque. Nuovi approcci, quindi, devono e possono essere vagliati, soprattutto nel mondo, pieno di pregiudizi, della canapa. Se anche in un Paese come gli Stati Uniti, che per storia e mentalità sono lontanissime da ogni apertura, non c'è più timore a parlare esplicitamente in Parlamento di legalizzazione della cannabis a livello federale, c'è speranza davvero per tutti. Succederà anche nel vecchio Continente. Seppure molto in ritardo, l'Europa sarà inevitabilmente e fortemente condizionata dalle decisioni prese oltreoceano, e in parte già è successo. Lo abbiamo visto con le decisioni prese dall'Onu sulla cannabis terapeutica, in cui la politica ha dovuto far un passo indietro rispetto alla scienza che ha fornito studi, dati e certezze. Succederà ancora perché ormai un processo si è innescato; perché, forse, abbiamo imparato dai nostri errori passati. Perché è ora di andare avanti. Bisogna farlo senza rimanere imbrigliati in vecchi sistemi e mentalità superate e affidarci alla scienza, proprio come stiamo facendo per lasciarci alle spalle il Covid. Vogliamo credere, come ci ha detto Lorenza Romanese, direttore generale dell’EIHA, l’Associazione europea della canapa industriale, che il '2021 sarà l'anno della canapa'. Anche in Italia.
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EDITORIALE
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DECISIONE STORICA
IL VOTO ONU HA ROTTO IL MURO DELL’IPOCRISIA: IL PROIBIZIONISMO VA ABBATTUTO A favore: Australia Austria Belgio Canada Colombia Croazia Rep. Ceca Ecuador El Salvador Francia Germania Gran Bretagna India Italia Jamaica Marocco Messico Nepal Olanda Polonia Spagna Stati Uniti Sud Africa Svezia Svizzera Tailandia Uruguay
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stefano cagelli
uella del 2 dicembre 2020 è stata una giornata lunga, molto lunga. Ma, possiamo dirlo con certezza, è una giornata che verrà ricordata per molto tempo. Il voto della Commission on Narcotic Drugs dell’ONU (CND), atteso da anni, ha posto una pietra miliare nella battaglia di emancipazione della cannabis e di superamento dei tanti pregiudizi politici, sociali e culturali ancora esistenti su di essa. L’organo esecutivo per la politica sulle droghe delle Nazioni Unite, ha ricollocato la cannabis all’interno delle quattro tabelle che dal 1961 classificano piante e derivati psicoattivi a seconda della loro pericolosità. La cannabis è stata rimossa dalla tabella IV, quella più restrittiva, che contiene le sostanze ritenute più dannose come l’eroina. L’ONU ha dunque riconosciuto ufficialmente le proprietà medicinali della cannabis. Sui 53 stati membri della CND, 27 hanno votato a favore (compresa l’Italia), 25 contro e 1 si è astenuto. Tra i paesi dell’Unione Europea, hanno espresso un voto contrario solamente la Repubblica Ceca e l’Ungheria. L’Italia ha votato a favore, e non è poco. Ci sarebbe molto da dire sul fatto che i Paesi del blocco di Visegrad non perdano occasione per mettere in cattiva luce il Vecchio Continente, ma non è questa l’occasione. Ciò che invece secondo noi vale la pena sottolineare è la posizione finalmente consapevole e avanzata dell’Europa sul tema cannabis, che la avvicina alle “eccellenze” nordamericane e anglosassoni, e amplia il divario con le posizioni medievali di Russia, Cina, Brasile e le relative sfere di influenza. Anche Paesi storicamente partner degli Stati Uniti nell’ormai archiviata (da loro) war on drugs – come i nordici, Svezia in particolare – hanno votato per la riclassificazione della cannabis e questa è una buona notizia per tutti. Un po’ di amarezza per la bocciatura delle altre raccomandazioni – in particolare la quasi unanimità con cui è stata “freddata” quella sul CBD – c’è stata, ed è inutile negarlo. Ma ciò
non toglie nulla alla dimensione epocale della decisione presa dall’Onu. Benché le raccomandazioni dell’Oms vengano normalmente accolte come prassi, in questo caso nulla era scontato, come dimostrano i tanti rinvii degli ultimi anni e il fatto che l’unica altra volta in cui l’Oms ha trattato il tema cannabis, la questione era stata riposta in un cassetto e all’Onu non era neanche arrivata.
Contro: Afganistan Algeria Angola Barhain Burkina Faso Cile Cina Costa d'Avorio Cuba Egitto Ungheria Iraq Giappone Kazakistan Kenya kirghizistan Libia Nigeria Pakistan Perù Russia Togo Turchia Turkmenistan Ungheria Astenuti: Ucraina
E’ la prima volta che una sostanza esce dalla tabella IV dal 1961 e non è secondario che questa sostanza sia la cannabis, cioè quella più consumata al mondo. E’ un passaggio storico: non si torna indietro. Intendiamoci, non c’è nulla di vincolante in questo, i singoli stati hanno ancora potere decisionale su tutto ciò che riguarda la legislazione in materia e molti stati – tra cui l’Italia – avevano già messo nero su bianco che la cannabis fosse un medicinale, riconoscendone le proprietà terapeutiche. Ma il voto del 2 dicembre è una barriera che viene abbattuta, un muro che si è definitivamente rotto. Il muro dell’ignoranza e dell’ipocrisia. Ora, è chiaro che a tutto questo bisogna far seguire i fatti. In Italia, in particolare, va aumentata e ampliata la produzione di cannabis a scopo medico, va consentita l’autocoltivazione di varietà certificate e ad uso personale per chi ne ha bisogno, va migliorata e incrementata la copertura sanitaria, va affrontato di petto il tema della formazione di medici e farmacisti. Va esteso il discorso all’uso ricreativo, come hanno fatto in Canada, Uruguay, in molti stati americani e in tanti altri si stanno preparando a fare. Insomma, vanno fatte un sacco di cose. I cittadini italiani sono pronti, l’hanno dimostrato più volte. Ora toccherebbe alla politica rompere il muro del proibizionismo, non ci sono più scuse. Ma ciò che a cui abbiamo assistito negli ultimi mesi non lascia ben sperare.
CORSA ALL’ORO “VERDE”
ORA GLI USA VIAGGIANO VERSO LA LEGALIZZAZIONE FEDERALE
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L’ORO VERDE
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Stefano Minnucci
iò in cui tutti i democratici speravano, ma a cui forse nessuno veramente credeva, alla fine è successo. Con la clamorosa doppietta nelle elezioni suppletive della Georgia, anche il Senato americano passa sotto il controllo democratico e il presidente eletto Joe Biden potrà contare sull’appoggio di entrambi i rami del Parlamento. Si tratta di un voto storico, in uno degli Stati simbolo del Sud, che ha del miracoloso. Al di là di tutte le implicazioni politiche che si porterà dietro (che saranno devastanti per il presidente uscente Donald Trump), i nuovi equilibri politici a stelle e strisce avranno ripercussioni pesanti (e positive) anche sul dibattito in corso sulla legalizzazione della cannabis a livello federale. Le prospettive, infatti, cambiano radicalmente. Se il Senato fosse rimasto in mano ai repubblicani, difficilmente avremmo avuto dei passi avanti in questo senso, ma ora le cose sono diverse. A cominciare dal cosiddetto MORE Act (Marijuana Opportunity Reinvestment and Expungement Act) già votato dalla Camera ai primi di dicembre, per cui si temeva un sostanziale arenamento in Senato. Con la vittoria dem in Georgia, al contrario, tutto è tornato in gioco e l’approvazione definitiva della legge - che, nel sistema bicamerale americano, richiede il via libera in entrambi i rami del Congresso - non sembra più un miraggio. Chiariamolo subito, a beneficio dei nostri lettori e di chi tende a semplificare troppo: con il voto favorevole al MORE Act gli Stati Uniti non legalizzeranno l’uso ricreativo della cannabis a livello federale. Il progetto di legge parla di depenalizzazione e riclassificazione, con un occhio importante ai risvolti economici e sociali ad esse collegati, ma non introduce le legalizzazione tout-court. Ciò che non possiamo non sottolineare, però, è l’enorme valore simbolico che questo voto ha già portato con sé e l’impatto che potrà avere nel dibattito globale sulla legalizzazione. A dicembre, nel giro di due giorni, prima con il voto dell’Onu che ha riconosciuto le proprietà terapeutiche della can-
nabis e poi, appunto, con il voto di Washington, il movimento antiproibizionista ha piazzato due colpi clamorosi. Due prime volte di proporzioni storiche. E mentre a Vienna la CND tirava fuori la cannabis dalla Tabella IV delle sostanze stupefacenti più pericolose istituita nel 1961, nella capitale americana 228 deputati (con 164 contrari) votavano per allentare le restrizioni introdotte nel 1970, all’apice della disastrosa e fallimentare war on drugs. Si tratta di un passaggio che potrebbe rivelarsi decisivo per la battaglia di tutti coloro che hanno a cuore il destino della legalizzazione nel mondo, un messaggio forte e chiaro che i democratici americani hanno mandato a tutti. Quel che succederà adesso negli Usa sembra scritto. Gli Stati che stanno per legalizzare o che si accingono a cominciare il percorso ormai non si contano più. Gli elettori sembrano non avere più alcun dubbio, basti pensare che i sondaggi dicono che il 68% dei cittadini americani è favorevole alla legalizzazione della cannabis e tra questi la minoranza repubblicana – come dimostrato anche nei recenti referendum in Stati storicamente rossi come il Montana, il South Dakota, l’Arizona (diventata blu) e il Mississippi – è sempre più numerosa. Le pressioni a livello locale e a livello di opinione pubblica costringeranno Washington ad affrontare quanto prima il tema. Anche perché, appunto, l’opposizione repubblicana sarà sempre più blanda (visti i sondaggi) e tra i democratici crescono le pulsioni legalizzatrici, a cominciare dalla vicepresidente (e presidente del Senato) Kamala Harris. Insomma, è evidente a tutti: ormai la strada è tracciata e indietro non si torna. Dai democratici Usa arriva una lezione che dovrebbe essere presa a modello dai tanti politici progressisti europei (ed italiani in particolare) che ancora cedono a vecchi calcoli e credono a vecchie logiche di opportunità o di consenso, ormai superate da tempo. Il momento del coraggio è arrivato. Se non ora, quando?
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LA CANNABIS IN EUROPA
“IL 2021 È L’ANNO DELLA CANAPA, CI METTO LA MANO SUL FUOCO” Intervista a Lorenza Romanese, managing director di EIHA (Associazione europea della canapa industriale) Agnese Rapicetta
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appresentano il mondo della canapa in Europa. Sono loro che portano nei palazzi del potere le istanze degli agricoltori, dei trasformatori e i traders. Ed è anche grazie a loro, che forse per la prima volta, stanno cominciando ad arrivare a casa i frutti del duro lavoro di lobbing. Molti a questa parola ancora storcono il naso ma non è affatto un cosa negativa: è giusto che la canapa si prenda il posto che merita, anche in Europa. Stiamo parlando dell'EIHA, l'associazione europea della canapa industriale. Abbiamo fatto una chiacchierata con Lorenza Romanese, managing director dell'Associazione, che ci ha spiegato come funziona davvero a Bruxelles: "Quando ho cominciato a lavorare per il mondo della canapa mi sono accorta da subito che c'erano davvero tanti pregiudizi in questo campo: ricordo dirigenti che non volevano vedermi, ricordo proprietari di immobili che non volevano affittarmi nemmeno un ufficio. Ma oggi le cose per fortuna sono cambiate, e sono cambiate in meglio. Oggi siamo seduti al tavolo degli interlocutori di varie direzioni nazionali o di ministeri internazionali. Ci abbiamo messo 30 anni per farci accettare ma ora ci ascoltano, finalmente".
Che cosa ha fatto la differenza? "Ci è voluta tanta costanza e soprattutto ci è voluta tanta informazione basata su dati scientifici per accreditare le nostre tesi. Abbiamo visto l'inferno, soprattutto in questo 2020, ma oggi più di ieri, possiamo dire aver invertito il trend". Oltre ai pregiudizi c'è stato qualcos'altro che ha condizionato l'espandersi del settore? "Il settore è molto poco professionalizzato. Io vengo da settori in cui tutto è molto più organizzato, come quello del vino o dell'energia. Qui invece coesistono vecchi businessman molto tradizionali e tanti nuovi attori con poca esperienza e per questo c'è ancora tanta confusione. Una cosa però è certa: questo settore non è un Eldorado ma è sicuramente un luogo dove si può lavorare bene. E se ci sono poche e nuove regole si lavora anche meglio e con più serenità, sempre che queste non continuino a cambiare". Quello che si nota è che mancano delle regole europee condivise e che ogni Stato si muove in autonomia, seguendo i propri pregiudizi o rincorrendo i consensi elettorali... "Il problema principale è l'interpretazione giuridica del prodotto. Se la pianta viene considerata come un narcotico, allora è normale che a prendere le decisioni siano i singoli stati membri. Se invece viene trattata come un prodotto agricolo, allora le cose cambiano perché se ne può discutere a livello comunitario in Commissione agricoltura. Una commissione molto importante, che può prendere decisioni forti ed è dotata di un budget
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LA CANNABIS IN EUROPA
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consistente. Ovviamente noi siamo per un approccio europeo perché questo ci permette di avere una circolazione del prodotto più armonioso. Noi per primi, ad esempio, abbiamo organizzato dei working group fra paesi membri che si riuniscono periodicamente per rendere più omogenee possibili le norme del settore e non creare discrepanze. Non vogliamo contribuire a creare ancora più incertezza". Eppure l'incertezza c'è ancora... "Perché i produttori di vino sono presenti a Bruxelles da 58 anni e quelli della canapa no? Perché ci abbiamo creduto troppo poco e, me lo lasci dire, anche grazie al lavoro dell'EIHA, finalmente qualcosa sta cambiando. Ci siamo e siamo presenti su tutti gli argomenti che concernono la canapa". In effetti il 2020 ci ha regalato qualche bella novità e speranza per il futuro "Le ultime buone notizie sono legate fra loro e aprono grandi scenari. La prima cosa da fare è metterci a lavorare: cominciamo con gli studi tossicologici per cui l'EIHA ha raccolto tre milioni e mezzo di euro. Sono studi che dureranno due anni e che analizzeranno le molecole del Cdb e Thc; ci serviranno a capire, non se sono pericolosi, perché sappiamo già con certezza che non lo sono, ma a quale livello provocano degli effetti. Abbiamo già un limite fissato dal farmaco immesso sul mercato europeo che è l'Epidiolex, che ha un livello di Cbd al 10%. Ma tutto quello che è sotto questa soglia può essere commercializzato rientrando in categorie di complementi alimentari o addirittura cibo tradizionale. E' un procedimento semplice che possiamo applicare a qualsiasi pianta: anche la camomilla ha un effetto calmante ma assunta in dosi maggiori può diventare più simile ad un medicinale che ad un prodotto alimentare". Allargando il nostro orizzonte oltreoceano, guardare agli Stati Uniti o il Canada è più una frustrazione o un modello a cui aspirare? "Sono una persona positiva ma dobbiamo essere anche realisti: ormai possiamo aspirare al terzo posto. Il Canada e gli Stati Uniti sono realtà irraggiungibili per organizzazione e infrastrutture. Ma c'è un grande interesse per l'Europa; gli investitori guardano con interesse al nostro mercato ma hanno bisogno di un quadro legislativo stabile. Ora che le leggi sono più chiare e definitive sta al settore, tutto, rimboccarsi le maniche e dimostrare che sappiamo lavorare bene e con serietà. Il 2021 è l'anno della canapa, io ci metto la mano sul fuoco".
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I SETTE PUNTI CHE IL GOVERNO DEVE AFFRONTARE SULLA CANNABIS
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ORA NON CI SONO PIÙ ALIBI
l 2 dicembre 2020 verrà ricorper la produzione e l’importazione di Leonardo Fiorentini dato per molto tempo. È la cannabis terapeutica è solo una nedata di una storica inversione di marcia della macchina cessaria toppa momentanea. Fondamentale perché le persodel controllo internazionale sulle droghe, sancita dal ne non vivano anche nel 2021 situazioni di irreperibilità della voto dell’ONU sulla raccomandazione dell’Organizzazione loro medicina, come troppo spesso è avvenuto. Ma non basta. Mondiale della Sanità sulla declassificazione della cannabis. Sono 7 i punti ineludibili, tutti realizzabili a legislazione viLa decisione della Commission on Narcotic Drugs dell’ONU è gente, che il nostro governo deve affrontare subito: cancellauna pietra miliare sulla strada della riforma, non solo perché zione della circolare ministeriale del 26 settembre che pone è la prima volta che una sostanza viene rimossa da una deldivieti e condizioni inaccettabili rispetto alle preparazioni di le tabelle delle convenzioni internazionali. È importante percannabis terapeutica; ritiro definitivo del decreto sul CBD anché è caduto un tabù, quello sulla cannabis, ma anche quello che alla luce della sentenza della Corte di Giustizia Europea di dell’impossibilità, quando si parla di droghe, di basare le politifine novembre; aumento della produzione nazionale di canche sulle evidenze scientifiche. nabis con apertura alle imprese private sotto licenza statale; liberalizzazione dell’importazione per sopperire al fabbisogno È importante perché la massima autorità sanitaria mondiale nazionale residuo; finanziamento è riuscita a convincere La “Chiesa della Proibizione”[1], che la della formazione del personale socannabis non è la “pianta del demonio”, bensì una risorsa tecio-sanitario e campagne informaNOTE: rapeutica. Certo è stato molto difficile farlo: due anni di lavoro tive per il pubblico; allargamento [1] Vedi Cohen, Peter “La preparatorio, altri due per arrivare ad un voto risicatissimo delle patologie e garanzia della rimcaduta del dogma” in (27 voti a favore contro 25 ed 1 astenuto). Questo, insieme borsabilità; investimenti in ricerca Fuoriluogo, Maggio 2003 www.fuoriluogo. alla successiva bocciatura delle ulteriori raccomandazioni sulla pianta e avvio di sperimentait/collezione/2003/ che l’OMS aveva prodotto, rappresenta la testimonianza che zioni cliniche innovative. maggio-2003/la-cadutail vento ideologico del proibizionismo soffia ancora forte nel del-dogma/ mondo, con Russia e Cina ad alimentarlo. L’Italia può e deve essere un paese [2] Aderisci su www.fuoriluogo. leader nella produzione e nella riit/digiunoperlacannabis A questo punto però non ci sono più scuse per l’Italia per non cerca sulla cannabis terapeutica, e completare il quadro normativo e allo stesso tempo ampliare l’occasione è adesso. la produzione italiana di cannabis terapeutica. Serve una riforma complessiva, che dia un quadro coerente a livello nazionaNon ci sono infine più alibi affinché la politica affronti il tema le rispetto alle varie leggi regionali e che garantisca l’accesso al di una riforma complessiva del Testo Unico sulle droghe, della diritto alla cura in modo uniforme in tutto il territorio italiano. decriminalizzazione completa dei consumi di sostanze e della regolamentazione legale della cannabis. Non sappiamo se Da mesi con un digiuno a staffetta[2] che ha superato i 300 questo Parlamento sarà in grado di legiferare in materia, ma aderenti, stiamo cercando di aprire un dialogo con il Miniil dibattito pubblico deve essere capace di togliersi di dosso le stro della Salute Speranza sulla cannabis terapeutica. Che macerie del fallimento proibizionista. Solo partendo dai dati fine hanno fatto gli impegni che lo Stato si prese a fine 2017 dell’inefficacia conclamata della War on Drugs e dai risultati nel decreto fiscale? È ancora ben lontana dall’essere realtà la di quei paesi che hanno fatto da apripista nella riforma delle triplicazione della produzione di cannabis terapeutica a cura politiche sulle droghe, riusciremo ad aprire una discussione dell’Istituto Chimico Farmaceutico di Firenze, mentre nulla depurata dalle tossine della narrazione ideologica della Guersappiamo dell’apertura della produzione nazionale ai privati, ra alla Droga. Le evidenze scientifiche e i fatti sono dalla parte della formazione del personale sanitario e della copertura dei della riforma: dobbiamo essere capaci di porli al centro del costi per i pazienti da parte del Servizio Sanitario Nazionale. dibattito. L’emendamento Magi al Bilancio che aumenta i finanziamenti
LEGALIZZARE TUTTO
Un capitolo importante del cambio di paradigma è la pubblicazione del volume “How to regulate stimulants” da parte della Transform Drug Policies Foundation, una delle associazioni di settore più autorevoli al mondo e consulente speciale non governativo delle Nazioni Unite
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STUPEFATTI
Barbara Bonvicini e Riccardo Giorgio Frega
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e il 2020 verrà ricordato c o m e uno degli anni peggiori nella storia recente del mondo, sono molti gli indicatori che fanno pensare potrebbe essere invece considerato come una delle chiavi di volta per quello che riguarda l’approccio alle politiche sulle droghe. È sempre più evidente infatti come il proibizionismo abbia fallito nel suo intento strategico di controllo e repressione dei fenomeni del consumo e dello spaccio illegale di sostanze stupefacenti e sono molte le ricerche scientifiche, le relazioni governative ed i documenti redatti dalle associazioni di settore che lo dimostrano. Sulla scia di questa rinnovata consapevolezza internazionale sono molti i segnali di cambiamento che sono arrivati durante l’anno. Poche settimane fa la Commissione delle Nazioni Unite sugli stupefacenti ha votato a favore dell’eliminazione della cannabis dalla Tabella IV della Convenzione unica sugli stupefacenti del 1961, recependo finalmente una serie di raccomandazioni proposte dall’Organizzazione mondiale della sanità. Questo riconoscimento certifica le proprietà medicinali della marijuana spianando la strada a tutte le istanze internazionali di legalizzazione a scopo terapeutico. Durante le elezioni presidenziali che hanno visto Joe Biden venire eletto al posto dell’ultra proibizionista Donald Trump, gli Americani si sono espressi grazie ad una lunga serie di referendum che hanno visto molti altri stati a stelle e strisce normare la coltivazione e la vendita di cannabis, riformare i loro ordinamenti su droghe, depenalizzando il consumo ed il possesso di tutte le sostanze stupefacenti, come in Oregon, e persino consentire l’utilizzo di sostanze psicotrope come la psilocibina a scopo terapeutico. In Colombia, sede principale della produzione di cocaina e Paese brutalizzato dalle ingerenze del potente narcotraffico locale, è iniziata la discussione di un progetto di legge per regolare la coltivazione e legalizzare la vendita della foglia di coca dei suoi derivati. Sembra quindi davvero spirare un vento nuovo sulle droghe, che incoraggia il fronte di chi ritiene la repressione della
produzione e del consumo l’unica risposta possibile pare finalmente vacillare.
Chiunque voglia conoscere nel dettaglio il contenuto di “How to regulate stimulants” può ascoltare l’episodio numero 37 del podcast antiproibizionista Stupefatti dal titolo “Tutto legale”, disponibile gratuitamente su Spotify, Apple podcast, Google podcasts e YouTube.
In questo contesto un altro capitolo importante del cambio di paradigma appena descritto è la pubblicazione del volume “How to regulate stimulants” da parte della Transform Drug Policies Foundation, una delle associazioni di settore più autorevoli al mondo e consulente speciale non governativo delle Nazioni Unite.
Uno dei problemi nel proporre un concreto progetto di depenalizzazione e regolamentazione di tutte le sostanze stupeyoutube.com/watch?v=srS-drxkCS0 facenti è che non esiste un modello al quale fare riferimento dato che nessun governo ha mai esplorato questa possibilità. In Italia, ad esempio, quando negli anni ‘80 Marco Pannella e i Radicali parlavano pubblicamente di cocaina ed eroina legali come contrasto alle mafie e come soluzione all’escalation di overdose da oppiacei che stavano flagellando il Paese, lo facevano ponendo un principio libertario al centro della gestione di un fenomeno sociale e di una facoltà umana, ma senza declinare nel dettaglio il modello di produzione o di distribuzione. È in questa ottica che la pubblicazione della Transform è assolutamente rivoluzionaria. Il testo raccoglie tutte le più autorevoli ricerche scientifiche, analizza laicamente e sulla base di dati oggettivi, gli effetti che le droghe hanno sull’organismo ed il reale impatto sociale del loro consumo. Sulla base di questi dati propone diversi modelli di legalizzazione per cocaina, MDMA, ecstasy e per le anfetamine. Il buonsenso, la precisione nel dettaglio, le solide basi scientifiche sulle quali poggiano le oltre 300 pagine del libro, lo rendono un testo fondamentale per la pianificazione delle nuove politiche antiproibizioniste ed un faro di speranza per tutti coloro che puntano ad una ampia riforma del rapporto tra sostanze ed istituzioni.
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ANTIPROIBIZIONISMO MILITANTE
100.000 FIRME PER IL MANIFESTO COLLETTIVO
Stefano Auditore Armanasco Presidente FreeWeed Board
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bbiamo superato le 100.000 (centomila) firme a sostegno della proposta di legge contenuta nel Manifesto Collettivo per la Cannabis Libera; mentre state leggendo, le firme continuano a salire e continueranno, coinvolgendo chiunque sia a favore di questa riforma normativa, fino a quando i nostri rappresentanti parlamentari non ascolteranno il volere della societĂ civile,
provvedendo ad approvarla definitivamente. Stiamo parlando di una proposta di legge nata e cresciuta senza alcun simbolo di partito, un orgoglio per i promotori, ma comunque in grado di unire visioni politiche di destra, sinistra e centro, sia tra i cittadini che tra i parlamentari. Il raggiungimento di questo traguardo, simbolico ma anche materiale e sostanzioso, di oltre 100.000 sottoscrizioni è la massima espressione di democrazia sul tema da quando esiste la Repubblica Italiana, e gli attivisti coinvolti non hanno alcuna intenzione di arretrare di un millimetro nelle loro richieste fino al raggiungimento dei diritti che vengono rivendicati nel Manifesto Collettivo.
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ANTIPROIBIZIONISMO MILITANTE
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I promotori, e soprattutto chi si sta mettendo in prima linea per la diffusione sociale del messaggio del Manifesto, si sono esposti non solo perchè credono fortemente nella necessità di un diverso approccio alla tematica cannabis, ma perchè ritengono sia fondamentale costruire insieme un nuovo processo politico e parlamentare compatto ed univoco tendente ad un obiettivo che sia per una volta chiaro, definito, preciso e condiviso. La spinta sociale che supporta questa azione è consistente, motivata e determinata ad insistere; la proposta del Manifesto Collettivo è riuscita nel suo intento di unificare prima nel progetto
di legge tutti gli aspetti della materia da affrontare per una buona legislazione a favore anche e soprattutto del consumatore e della società, e dopo nell'unificare il fronte antiproibizionista verso una rivendicazione che oggi più che mai appartiene realmente alle persone, alla gente, a tutti noi e voi. Vi sono molti sacrifici dietro l'impegno per la diffusione di questa azione sociale, troppo spesso osteggiata nel nostro paese da numerose difficoltà, territoriali e politiche, ed il lavoro degli attivisti merita un ringraziamento particolare perchè senza di loro, senza ciascuno di voi, tutta questa mobilitazione non sarebbe possibile. Il mondo intero sta abbracciando nuove frontiere per la cannabis; vogliamo che il nostro Paese sia in prima linea in questo cambiamento epocale che porterà enormi vantaggi all'intera Società. #Manifesto Collettivo #FinoAllaLibertà #CentomilaGrazie
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CONSIGLI PRATICI PER LA COLTIVAZIONE
DIARIO DI UN GROWER ITALIANO. È ARRIVATO IL MOMENTO DELLA FIORITURA!
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iamo giunti ad una delle fasi più belle della coltivazione: la fioritura! Solo un passo dal raccogliere fiori densi, succosi e profumati! La prima cosa da dire è che se fino adesso le cose sono state relativamente semplici e le piante hanno mostrato grande resistenza ed una più semplice gestione, ora "perdonano" meno errori. Ogni errore porterà ad un raccolto inferiore in quantità e potenza. Tranquilli, come sempre il segreto è saper "ascoltare" le nostre piante e controllare giornalmente, agendo tempestivamente alla prima comparsa di problemi. Impostiamo il timer lampade a 12 ore di luce e 12 di buio, così da simulare l'arrivo dell'inverno (oppure osserviamo la comparsa dei primi prefiori in caso di autofiorenti), abbassiamo l'umidità a circa il 45-50% ed entriamo nella prima fase di transizione, che durerà dalla prima alla terza settimana circa. In questa fase osserveremo il fenomeno dello "stretching", ovvero un forte allungamento che porterà le nostre bimbe anche a raddoppiare in altezza! Fondamentale fornire lo spazio necessario al loro sviluppo, costringerle in spazi angusti inficerà il raccolto. E' possibile usare nelle prime 2 settimane uno stimolatore di fioritura a base di fosfati e solfati di potassio, possibilmente organico, che permetterà di ottenere un maggior numero di gemme, regalandoci boccioli che si trasformeranno in un maggior numero di fiori più densi e più veloci. Aggiungiamo enzimi che permettono di decomporre le radici morte aumentando l'ossigenazione del terreno fino all'ultima fase prima del raccolto. Aggiungiamo anche della melassa ottenuta dalla barbabietola dalla prima alla sesta settimana di fioritura, per fornire un apporto extra di zuccheri che, oltre a migliorare aro-
Funkyo ma e gusto, aiuterà anche il sistema immunitario, regalandoci cime di maggior spessore. E' importante evitare qualsiasi infiltrazione di luce in quanto le piante sono portate a regolarsi sulle ore di buio e non quelle di luce. Qualsiasi luce durante il buio potrebbe spingerle a non fiorire, creare stress che potrebbe portare ad ermafroditismo, blocchi o addirittura fare un reverse tornando in vegetativa! Il nostro spazio di coltivazione deve essere completamente buio a lampade spente. In questa fase sarà possibile anche accorgersi se le nostre piante sono femmine (sviluppo di pistilli) o maschi (sviluppo di palline) o entrambi (ermafroditismo). Ricordo che anche utilizzando semi femminizzati, c'è comunque la remota possibilità che alcuni di essi vadano a generare maschi. Ovviamente andremo ad eliminare ogni maschio a meno che non vogliamo ritrovarci cime piene di semi (dedicheremo un capitolo a parte sulla corretta identificazione sessuale). Soffermiamoci sulle piccole foglie a punta singola che si andranno via via a formare e dalle quali partiranno pistilli bianchi che a loro volta diventeranno fiori. In questa fase è possibile aggiungere al nostro piano di fertilizzazione un booster per fase intermedia di fioritura a base di potassio (P) e fosforo (K) che favorirà la produzione di fiori più grandi, una maggiore resa terpenica e quantità di olii. Dopo le prime 2 settimane, vedremo nelle settimane 3-4 un progressivo rallentamento dello stretching e l'inizio della formazione dei fiori veri e propri con i primi boccioli composti da tanti pistilli bianchi. È qui che dovremo prestare maggiore attenzione allo stato di salute delle piante, perché da questo punto in poi sopporteranno sempre meno errori. Controlliamo le nostre bimbe, cercando di capire se si verificano carenze, eccessi, strani arricciamenti delle foglie o qualsiasi cosa che non ci sembra far
spesso già tardi e non ci resta altro che potare immediatamente le parti infette ed eliminarle bruciandole, sterilizzando poi con alcool le forbici usate per il taglio.
apparire le nostre creature in salute! Abbiamo poco tempo per correggere, prima che l'inizio di un problema si trasformi in situazioni più gravi di difficile risoluzione. Se tutto procede bene, concediamoci qualche minuto per annusare ed iniziare a goderci i primi profumi!
Se notiamo delle sugar leaves gialle o marroni alla base e se tirate si staccano senza opporre resistenza, vuol dire che è già troppo tardi. Salviamo il salvabile e prestiamo maggiore attenzione il prossimo ciclo, del resto, l'esperienza è la migliore maestra e faremo meglio la prossima volta. Non bisogna abbattersi, posso assicurarvi che non esiste su questo pianeta un solo grower che non sia mai incappato in problemi. Un ottimo rimedio preventivo, naturale e sicuro contro la botrite è costituito dal bacillus subtilis, un batterio naturalmente presente nel suolo, innocuo per gli umani ma con una grande capacità funghicida naturale. Prevenire è meglio che curare!
Entriamo dunque nelle settimane 4-6, dove i fiori inizieranno ad ingrossarsi ogni giorno tirando fuori sempre più profumi. Se gli odori possono essere per voi un problema (o avete vicini troppo curiosi), è il momento di procurarsi un filtro ai carboni attivi che assorbendo i profumi renderà più "stealth" il nostro giardino segreto. In queste settimane è nostro dovere assicurarci che tutti i fiori in formazione ricevano un'adeguata quantità di luce, affinchè possano esprimersi al massimo del loro potenziale. Sarà quindi utile effettuare delle legature dei rami per allargarli, facendo penetrare meglio la luce, ma attenti a non piegarli troppo facendoli spezzare! È anche possibile rimuovere quelle foglie che fanno eccessiva ombra sui fiori, senza esagerare, ricordiamo sempre che le foglie rappresentano una riserva di nutrienti essenziali per la corretta costruzione delle cime.
Se tutto è andato per il verso giusto, vedremo i tricomi giungere alla piena maturazione, assumendo una colorazione che passerà dal simil-ghiaccio (ancora immaturi) al bianco latte (picco massimo del thc) fino a diventare ambrati (produzione di CBN). Quando raccogliere allora? Non esiste un momento perfetto, perchè dipende da ciò che cerchiamo. Maggiore sarà la percentuale di tricomi chiari e lattescenti, maggiore sarà cerebrale l'high dopo il consumo. Maggiori saranno i tricomi ambrati, maggiore sarà l'effetto "stoned" e sedativo. Il linea di massima, possiamo dire che la finestra ideale di raccolta dura circa 10 giorni da quando il 40% circa dei tricomi diventa ambrato. L'utilizzo di una lente da gioielliere (almeno 40 ingrandimenti) o meglio un microscopio USB (si trovano a meno di 20 euro nei siti e-commerce) ci aiuterà a vederli bene.
Ed eccoci giunti nelle settimane finali! Molte genetiche terminano la fase di maturazione nell'ottava settimana, quindi, a meno che non stiamo coltivando strain con tempi lunghi (alcune sative possono avere anche oltre 14 settimane di fioritura) assisteremo alla completa maturazione ed i nostri occhi saranno appagati da cime scintillanti, mentre verremo inebriati da quei profumi che solo la nostra amata pianta sa donarci. Se fino adesso siamo stati attenti, ora dovremo esserlo ancora di più! Aumentiamo la ventilazione (anche eliminando le foglie ormai ingiallite) ed abbassiamo l'umidità, arrivando anche a valori molto bassi come il 30%. Un buon deumidificatore ci sarà di aiuto (e tornerà utile anche nella fase di essiccazione). Questo perché è proprio nell'ultima fase, quando siamo vicini al traguardo, che un nemico insidioso tende a rovinare mesi di lavoro: la botrite, un fungo della famiglia Sclerotiniaceae, capace di distruggere l'intero raccolto in poco tempo. Osserviamo con scrupolo soprattutto i fiori più grandi e densi, perché spesso è proprio lì che questo fungo inizia a far danni e quando ce ne accorgiamo è
DISCLAIMER LE FOTO PROVENGONO DA COLTIVAZIONI DI GENETICHE CERTIFICATE. IN QUESTO ARTICOLO NON SI VUOLE IN ALCUN MODO INCENTIVARE E/O PROMUOVERE CONDOTTE VIETATE DALLE ATTUALI LEGGI VIGENTI. IN ITALIA LA COLTIVAZIONE DI PIANTE DI CANNABIS CON TENORE DI THC SUPERIORE ALLO 0,6 È VIETATA. I CONTENUTI SONO DA INTENDERSI ESCLUSIVAMENTE AI FINI DI UNA PIÙ COMPLETA INFORMAZIONE PERSONALE E DI CULTURA GENERALE.
Durante le ultime 2 settimane faremo il flush, ovvero andremo ad irrigare con sola acqua a PH controllato, eliminando così eventuali accumuli di fertilizzanti (soprattutto se abbiamo usato prodotti a base minerale) che andrebbero a rovinare il sapore finale. Ci siamo...forbici ben affilate e... zac! Siamo pronti per essiccare il frutto dei nostri sforzi. Ma questo...lo vedremo nel prossimo capitolo. Grow or die!
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CONSIGLI PRATICI PER LA COLTIVAZIONE
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CANNABIS NEL MONDO
ARGENTINA TRA NUOVI ORIZZONTI E QUESTIONI IN SOSPESO
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Ingrid Sept Lesser Industria Cannabis
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a Repubblica Argentina è attualmente in un processo di avanzamento legale delle normative sulla cannabis. Con un nuovo regolamento della Legge sulla Cannabis Medica e due proposte di legge presentate al Congresso rispettivamente per la canapa industriale e la cannabis per la salute, resta lo slancio del dibattito sull'uso ricreativo della pianta. Progressi nella cannabis per la salute Negli ultimi anni, la cannabis medicinale ha assunto un ruolo importante nell'agenda sociale, mediatica e legislativa dell'Argentina. Nel 2017 è stata approvata la Legge 27350, che prevede la ricerca sulla cannabis per la salute e ha autorizzato il trattamento con cannabis per l'epilessia refrattaria. Sebbene fosse considerato un progresso, la legislazione non ha soddisfatto gli obiettivi delle organizzazioni legate all'uso terapeutico della cannabis. Con l'inaugurazione del governo guidato dal presidente Alberto Fernández, il Ministero della Salute della Nazione ha avviato all'inizio del 2020 la stesura di una bozza per stabilire un nuovo regolamento che espanda le patologie contemplate dalla legge 27350, in collaborazione con le organizzazioni. Il 12 novembre, infine, la Direzione ha firmato il decreto del nuovo regolamento che, oltre all'espansione delle patologie, consente l'autocoltura per scopi medicinali, la vendita di oli di cannabis nelle farmacie e la produzione pubblica. Il ministro della Salute Ginés González García ha assicurato che “a metà gennaio abbiamo rilevato i danni causati da uno stato assente. La domanda non è stata soddisfatta e l'accesso non è stato garantito” alla cannabis per uso terapeutico. Le organizzazioni civili che lottano per una legge sulla cannabis medicinale che garantisca il diritto a trattamenti economici e sicuri hanno celebrato la nuova misura. Mamá Cultiva, uno dei maggiori riferimenti nella zona, ha descritto il regolamento come un grande progresso per una Legge più ampia che rompe con la logica pregiudizievole generata dal divieto. “Questa nuova fase della 27350 inizia a riparare l'ingiustizia della persecuzione e stigmatizzazione della pianta di cannabis, che ha portato la qualità della vita a molte persone”, hanno espresso dall’organizzazione.
L'Argentina ha fatto grandi progressi negli ultimi mesi, in termini di promozione di quadri giuridici per la cannabis per la salute e lo sviluppo della canapa industriale. Tuttavia, la cannabis per uso ricreativo è un problema in sospeso nel paese Le prospettive per la cannabis per uso medicinale nel paese sono più che promettenti, ma mancano ancora elementi importanti per consolidare il settore. Per questo c'è un'iniziativa nel Congresso nazionale proposta dalla deputata del Frente de Todos Carolina Gaillard, che contiene un quadro più ampio e completo in materia. Uno degli aspetti più rilevanti del progetto è quello che affronta l'importanza di generare le condizioni per sviluppare l'industria della cannabis per la salute, comprendendola come una vera fonte di occupazione e, potenzialmente, guadagni in valuta estera in Argentina. “Il Congresso cerca di creare un quadro giuridico in base alle esigenze dell'intero paese per il suo sviluppo, al fine di consentire la coltivazione, la produzione, la commercializzazione e l'esportazione”, ha detto Gaillard. Nella fondazione del disegno di legge si afferma che la Legge 27350 “era limitata in termini di sviluppo scientifico e produttivo che permette di promuovere la propria ricerca in maniera efficiente e finanziata, soddisfacendo la domanda,
ficare e rilanciare il settore agricolo, in particolare in un Paese altamente gerarchico in materia come il nostro, considerando i diversi settori economici; da grandi aziende ma anche da piccoli produttori e cooperative di agricoltura familiare, contadina e autoctona”. Matías Kulfas, Ministro dello sviluppo produttivo, ha dichiarato pubblicamente che l'industria legata alla cannabis “è un'attività che può generare molto sviluppo all'interno del paese con uno sbocco per l'esportazione” e ha ribadito che “la cannabis ha usi industriali molto importanti e comprendiamo che può essere un'area di sviluppo produttivo che può comportare un'importante riconversione per alcune province in termini produttivi”, oltre ad essere “un input per il settore industriale in grado di generare dollari per l'Argentina”. Cannabis ricreativa: l'argomento in sospeso In Argentina, il possesso di piante, semi o fiori per uso ricreativo è punibile fino a 15 anni di reclusione come stabilito dalla Legge 23737, in vigore dal 1989. Nell'agosto 2009, la Corte Suprema di Giustizia della Nazione ha dichiarato l'incostituzionalità del secondo comma dell'articolo 14 della suddetta legge, che sanziona il possesso di marijuana per uso personale nella sfera privata. La decisione è stata pubblicamente nota come "Arriola Failure"; tuttavia, questo precedente non cambia la legge e, attualmente, una persona può essere arrestata.
migliorando gli standard di qualità dei prodotti e promuovendo investimento e implementazione di tecnologie a tal fine”. Qual è la situazione della canapa industriale in Argentina? La coltivazione della canapa è vietata dalla legge nel paese, sebbene possano essere localizzate alcune aziende produttrici di canna da zucchero che importano la materia prima. Il settore afferma che è essenziale emanare una legge che consenta non solo la coltivazione della pianta, ma anche la spinta statale alla sua industrializzazione attraverso normative che non regolamentino eccessivamente l'attività. La deputata Mara Brawer, del Frente de Todos, ha presentato al Congresso un disegno di legge per lo sviluppo produttivo della canapa, canapa industriale e / o orticola, attualmente disponibile per il dibattito nelle Commissioni Legislazione Generale e Agricoltura e Allevamento di bestiame.
L'accordo per la regolamentazione legale della cannabis, un insieme di oltre 30 organizzazioni di cannabis, diritti umani, violenza sociale, medica e istituzionale in Argentina, ha presentato 5 punti fondamentali per affrontare la legislazione che considera la questione da una prospettiva sanitaria pubblico: 1. La regolamentazione legale della cannabis in Argentina per le persone di età superiore ai 18 anni è una misura necessaria e urgente, che deve essere basata sul rispetto delle libertà individuali e delle pratiche culturali. Questo regolamento mira a ridurre al minimo le conseguenze del traffico di droga e proteggere la salute pubblica, non a promuovere il consumo. 2. Sia il consumo responsabile della cannabis e dei suoi derivati sia il suo accesso a condizioni che implichino la massima riduzione di rischi, danni e vulnerabilità costituiscono l'obiettivo principale delle politiche pubbliche in materia. Restrizioni simili a quelle in vigore per il tabacco potrebbero applicarsi alla cannabis.
La proposta è stata elaborata in collaborazione con il Ministero dell'agricoltura, dell'allevamento e della pesca della nazione e l'Istituto nazionale delle sementi (INASE), insieme a organizzazioni civili, come Proyecto Cáñamo e la Camera argentina della cannabis.
3. La cannabis è la sostanza psicoattiva più utilizzata nel paese dopo l'alcol e il tabacco. Le caratteristiche del mercato garantiscono un sistema di produzione, distribuzione e commercializzazione su larga scala che soddisfi la domanda esistente e sia sufficientemente rigoroso da salvaguardare gli scopi sanitari della regolamentazione.
È importante notare che l'iniziativa definisce come canapa la pianta di Cannabis sativa con un massimo dell'1% di THC. Ciò consentirà ai produttori un margine per lavorare con l'impianto e tiene conto dell'incipiente sviluppo dell'industria in Argentina.
4. L'auto-coltivazione e i club sociali o le modalità cooperative per produrre cannabis dovrebbero essere protette dalla regolamentazione, così come la disponibilità di semi. Sono pratiche costituzionalmente protette che consentono anche l'accesso democratico e bilanciano il prezzo di mercato.
Allo stesso modo, prevede lo sfruttamento dell'intero impianto a fini industriali e pone il Ministero dell'agricoltura, dell'allevamento e della pesca della nazione e le sue entità decentrate come autorità di contrasto per quanto riguarda le licenze di produzione, commercializzazione e esportazione. Nei fondamentali presentati nel disegno di legge, la canapa si colloca come “un'ottima alternativa produttiva per diversi-
5. La regolamentazione legale della cannabis presuppone la non criminalizzazione dei comportamenti associati al consumo. Ciò vale anche per il resto delle sostanze psicoattive, come sostiene la sentenza Arriola della Corte Suprema di Giustizia della Nazione. In caso contrario, i diritti umani degli utenti di queste sostanze continueranno a essere limitati.
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GROW REPORT
GORILLA ZKITTLEZ, L’UNIONE SPECIALE DI DUE GENETICHE SPETTACOLARI
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Gorilla Zkittlez (GG4 x Zkittlez) Fase Vegetativa Tre settimane (dalla germinazione) Fase di fioritura 58 e 60 giorni totali Substrato Plagron Grow Mix soil, vasi da 11 litri pH 6.2-6.6 EC 1.2–1.8 mS Illuminazione Fino a 12 x SANlight S4W = 1680 Watt Temperatura 19-28°C Umidità aria 40-60% Irrigazione Manuale Fertilizzanti Organic Bloom Liquid di Green Buzz Liquids Additivi/stimolanti Living Organics, More Roots, Humic Acid Plus, Big Fruits, Fast Buds and Clean Fruits from Green Buzz Liquids Strumenti CleanLight Pro per la prevenzione della muffa Altezza 60 e 67 cm Resa 226 grammi (somma di entrambe le piante)
testo e immagini: Green Born Identity - G.B.I.
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e il ‘super scimmione’ GG4 si pappa una caramella Zkittlez, accadranno cose spettacolari! I breeder Barney’s Farm hanno unito due delle migliori e più ricercate genetiche degli ultimi anni per una resa dei conti emozionante: per il nuovo strain Gorilla Zkittlez, GG4, il potente Kong tra le varietà di cannabis, era in agguato e ha divorato la ‘super caramella’ Zkitllez, che ha dimostrato di essere un partner per l’accoppiamento davvero congeniale. Questo processo di breeding tutto californiano ha dato i suoi frutti rapidamente, ovvero un mega ibrido con una leggera dominanza Indica (60%) e un livello di THC molto elevato del 24% che garantisce sia una forte psicoattività che effetti medicinali – relax totale è la parola giusta. Gorilla Zkittlez possiede lo stesso pazzesco rivestimento di resina di GG4, un vero e proprio oceano di tricomi trabocca dalle piante. Ciò che colpisce i grower è anche la resa sopra la media: un carico fino a 500-700 g fa di essa un peso massimo, in appena 8-9 settimane di fioritura – questo significa essere sportivi! Le specifiche outdoor di questo strain appaiono altrettanto spettacolari, con un’altezza di soli 1.7 metri gli esemplari di Gorilla Zkittlez possono produrre fino a 2.5 kg
in outdoor. Il che, come è ovvio, è possibile solo se le condizioni ambientali sono perfette con abbondante sole e caldo. Le enormi cime che ne risultano presentano una buona resistenza alla muffa, in una scala da 1 a 5 Barney’s la valuta 4. Sotto la luce naturale le piante arrivano a maturazione tra la prima e la seconda settimana di ottobre. Anteprima in grow room: The Doc mette alla prova per la prima volta le gentiche Barney’s Farm Già da un bel po’ di tempo The Doc aveva buttato un occhio sugli strain Barney’s Farm, ma non ne aveva mai provato alcuno fino a quando il lancio del nuovo Gorilla Zkittlez lo ha finalmente incentivato ad agire. Nel giro di 72 ore i due semini piantati sono fuoriusciti dalla superficie. Una crescita rigogliosa e cespugliosa si è presto fatta strada, mostrando foglie dalle tonalità verde scuro, inusitatamente lucide e dall’aspetto grasso. Entrambe le piante hanno trascorso 3 settimane in fase vegetativa prima che The Doc le passasse alla fase di fioritura cambiando a 12/12. Il ritmo di crescita mostrato ricorda quello di una Indica classica, più di quanto ci si aspettasse visto che i suoi geni di questo tipo sono solo al 60%: molto fitta e robusta, spazio internodale ridotto, 25 e 27 cm di altezza rispettivamente.
Le fontane di resina hanno iniziato a zampillare molto presto Dopo essere entrate nella fase di fioritura, le due piante hanno rivelato una forte propensione all’allungamento, i geni Sativa di Gorilla Zkittlez si sono chiaramente messi al lavoro. Le foglie di recente formazione sono diventate più sottili, ma sempre con quella lucentezza oleosa. A proposito di olio – le fontane di resina di Gorilla Zkittlez hanno iniziato a zampillare molto presto, con i calici e le foglie delle infiorescenze più giovani che mostravano scintille bianco-argentate già tre settimane e mezzo dopo il cambio di periodo. The Doc ha dichiarato, “questo è pazzesco! La gorilla presente in questa varietà già inizia a trasudare così presto, si tratta di un record. Ciò fa ovviamente crescere le aspettative sul carico di tricomi che presto accumulerà...” Dopo 4 settimane di fioritura lo stelo e i rami finiscono l’allungamento, con le due piante che presentano altezze di circa 60 cm. Resa alla King Kong dalle dimensioni gigantesche La struttura delle cime è chiaramente di tipo Indica, formata da grossi e tondeggianti fiori che alla fine, dopo 58 e 60 giorni di fioritura (in linea coi tempi previsti), si sono gonfiati assai ricoprendosi di strati di sfarzosa resina, perfino le foglie superiori si sono rivestite di cristalli. Entusiasmato, The Doc, “come mi aspettavo, le cime sono diventate super appiccicose e dall’aspetto zuccherino: Gorilla Zkittlez è davvero inzuppata in grandi quantità di sudore dolce di scimmia, è un glorioso festival della resina! Questa varietà è anche stata all’altezza di quanto dichiara di produrre, le due piante sono fornite, dalla base fino all’apice, di vere e proprie cime da pesi massimi. Questa combinazione di qualità e quantità è proprio eccezionale! Altrettanto meritevole è la grande uniformità dei due esemplari”. Il loro intenso aroma è un mix inusuale di note dolci di frutta tropicale e sentori di hashish nero saporito, con l’aggiunta di un pizzico di muschio a completare. Alla fine del loro ciclo di vita le due piante presentavano una forma tondeggiante e maneggevole con altezze di 60 e 67 cm. “Che mi venga un colpo!”, ha esclamato The Doc con gioia quando tre settimane dopo ha messo le sue cime di Gorilla Zkittlez – dure come il petto di un gorilla, e con una stupenda e ricca copertura di tricomi – sulla bilancia. La resa di entrambe le piante ammontava a ben 225 grammi
– “dimensioni da King Kong davvero giganti, sopratutto prendendo in considerazione le dimensioni piuttosto ridotte delle piante. Hanno quasi prodotto il doppio in grammi di quanto misurassero in centimetri, il che è davvero incredibile”, ha detto uno sbalordito Doc. Vaporizzare Gorilla Zkittlez: “Come se King Kong avesse ammorbidito la mia testa e il mio corpo” body“ Quando The Doc ha finalmente maneggiato e aperto una cima per il suo primo test di vaporizzazione, una sofisticata doppia fragranza si è fatta strada tra le sue narici: in primo luogo ha percepito odori dolciastri di frutta esotica che richiamavano il mango e che, dopo un secondo, hanno lasciato spazio a un persistente e intenso profumo di hashish. Al momento di assaggiare la cima nel suo vaporizzatore “Mighty”, si è ripetuta l’inusuale successione olfattiva – quando il vapore è passato dalla bocca sapeva di frutta dolce, ma l’impressione finale era di nuovo di hashish esotico. The Doc ha aspirato profondamente altre tre volte prima di sentire a pieno gli effetti. Dopo il secondo ha notato una leggera pressione intorno agli occhi e alle tempie, e uno sballo forte emergere dal profondo. Dopo il terzo tiro sembrava come se King Kong apparisse dal vapore e lo afferrasse con forza. “Il gorilla flette i suoi muscoli di THC e comincia a rendere soffice la mia testa e il mio corpo!”, rideva The Doc, “mi sento tutto resinoso.” Altri due tiri e The Doc è diventato una gelatina traballante… vale a dire che ha raggiunto un rilassamento fisico e mentale da lui molto apprezzato. Ha allungato le gambe sul divano e si è messo ad ascoltare suadente musica jazz. Sotto l’influenza di Gorilla Zkittlez la sua bocca è diventata molto secca, ma una bottiglia di succo di mango opportunamente piazzata sul tavolino accanto gli ha dato sollievo immediato. L’effetto di rilassamento profondo è durato per oltre due ore, facendolo sognare pur senza farlo addormentare – calmandolo al massimo. The Doc ha poi concluso dicendo che “questo mega ibrido ha mantenuto tutte le sue promesse, ha dimostrato di essere un successo per quanto riguarda la produzione di cime e di resina, con una potenza e un aroma pazzeschi, oltre ad avere un periodo di fioritura moderato e delle dimensioni indoor maneggevoli – tutto è perfetto in questo strain. Lunga vita alle genetiche west coast!”
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GROW REPORT
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I FERTILIZZANTI SCADONO? FINO A QUANDO POSSONO ESSERE UTILIZZATI?
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CONSIGLI PER LA COLTIVAZIONE
Canna Italia
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antissimi grower si saranno chiesti più di una volta: i fertilizzanti scadono? Come faccio a capire se posso utilizzare ancora i prodotti che ho in casa? La politica di CANNA è sempre stata indirizzata a fornire ai coltivatori di tutto il mondo i migliori fertilizzanti disponibili sul mercato. Per fare questo consegniamo ai nostri distributori solo dei prodotti di altissima qualità e sempre freschi, in quanto produciamo i nostri nutrimenti solo su ordinazione: non abbiamo un magazzino di stoccaggio! I fertilizzanti CANNA e BIOCANNA vengono prodotti e consegnati direttamente ai nostri distributori dopo 20 giorni dall'ordine. Poiché tutti i fertilizzanti, indipendentemente dalla marca, hanno un periodo ottimale di utilizzo, noi di CANNA riteniamo sia corretto stampare su ciascuna bottiglia prodotta una “data di garanzia”: questa data è fondamentale per offrire al consumatore finale la garanzia di utilizzare un prodotto fresco e di altissima qualità.
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Dopo molti anni di esperienza nella produzione e nella ricerca, possiamo garantire, per la maggior parte dei nostri nutrimenti, 3 anni di garanzia, dalla loro produzione. Per gli acidi (pH), gli alcalini (pH +) e gli additivi minerali (PK 13/14) possiamo anche garantirli 5 anni, perché non contengono materiali organici chelati.
La data stampata sul retro dei nostri prodotti non rappresenta la data di scadenza del nutrimento: ha funzione di etichetta di qualità.
Nutrienti e additivi organici Per i nutrienti e gli additivi composti da materie prime di origine organica, invece è tutta un'altra storia.
Il nutrimento rimane utilizzabile a lungo ben dopo la data stampata, sempre che il prodotto sia conservato nella maniera corretta. Ma, specificamente, perché stampiamo su ciascun nostro prodotto una data di garanzia?
Gli ingredienti organici iniziano a scomporsi con il passare del tempo e perdono le loro qualità intrinseche. Oltre la data di garanzia inizieranno a perdere la loro efficacia e potranno anche diventare pericolosi poiché inizieranno a comportarsi come se fossero dei nutrimenti minerali: una volta “rotte” le molecole organiche in cui erano contenuti, le sostanze nutritive liberate inizieranno ad essere assorbite come se fossero delle sostanze minerali.
Di seguito, vi spiegheremo brevemente in quale maniera, qualsiasi tipo di nutriente o additivo per piante, indipendentemente dalla marca, si trasformi in base a come viene stoccato e in base alla sua età. Nutrienti minerali I nutrimenti minerali rimangono in perfette condizioni purché non cristallizzino. Ma esiste un'eccezione: gli elementi chelati presenti al loro interno. Moltissime sostanze nutritive non possono essere immesse nei nutrimenti in forma pura, ma al contrario devono essere aggiunte in forma chelata, ossia inglobate all'interno di una struttura organica: ad esempio uno dei più comuni è il chelato di ferro. I chelati, essendo di natura organica però possono rompersi a causa dei raggi UV (contenuti nella luce solare) o, a causa del passare del tempo, dai microrganismi presenti all'interno della bottiglia. Potete accorgervi se i chelati presenti si sono rotti e perciò non sono più disponibili per essere assorbiti dalla pianta, se all´interno del fertilizzante minerale troverete dei filamenti simili ad alghe. Il processo di scomposizione dei chelati aumenta con l'aumentare della temperatura: per questo consigliamo di conservare i prodotti in una stanza buia a temperatura ambiente (20° C); al contrario le basse temperature possono aumentare la probabilità di cristallizzazione. Consigliamo anche di scuoterli di tanto in tanto per evitare i depositi dei sali più pesanti.
Il processo di frantumazione di queste molecole organiche sarà accelerata da i raggi UV, dalle alte temperature e dalla presenza di ossigeno. Per questo, in generale, raccomandiamo di conservare la linea di nutrienti BIOCANNA e di tutti gli additivi BIOCANNA e CANNA, come (BIO-) Rhizotonic, Cannazym e (Bio-) Boost, che sono composti (principalmente) da ingredienti organici, in una stanza fresca (anche in frigorifero), al buio e ben chiusi, soprattutto dopo l'apertura. Quindi state attenti: se sullo scaffale del vostro negozio di fiducia trovate delle bottiglie di fertilizzanti o additivi che contengono al loro interno grumi o depositi di vari tipi o trovate addirittura dei flaconi “gonfi” o come se fossero risucchiati, sono tutti segnali che indicano che il nutriente non è più in buone condizioni poiché un qualche tipo di processo di trasformazione è già avvenuto al suo interno. Utilizzare un nutriente con queste caratteristiche è come giocare alla roulette russa! Per conoscere in dettaglio il periodo di utilizzo ottimale di ogni prodotto CANNA e BIOCANNA, o per maggiori informazioni sui nostri prodotti visita la pagina: www.canna-it.com o seguici sul nostro profilo Facebook @CANNAItaly o sul nostro account Instagram cannaitalia.official. Verdi Saluti!
www.centofuochi.it
UN QUARTO DI SECOLO DI AMNESIA!
son negli anni '90, utilizzando vari tipi di genetiche provenienti da ceppi thailandesi, hawaiani, giamaicani e afgani. Quindi il risultato è stato ibridato nei Paesi Bassi con la Haze di Neville. La genetica risultante, ovvero la 'Amnesia Haze' è stata disponibile In Olanda solo in cloni per diversi anni. Dal 2004 si susseguirono diverse Cannabis Cup vinte dall’Amnesia Haze e il nome Amnesia divenne sempre più conosciuto e venerato dai coltivatori. Naturalmente, ci sono anche altre teorie. Alcuni credono che l'Amnesia Haze originale sia un ibrido creato interamente ad Amsterdam con l’incrocio della Haze di Neville e dell'Indica Enemy Of The State. Altri sono convinti che derivi dall'ibridazione di ceppi landrace dell'Asia meridionale e della Giamaica. Dutch Passion, con la sua insuperabile rete di professionisti, ha avuto la fortuna di lavorare con alcune delle migliori linee genetiche di Amnesia. Dutch Passion ha sempre apprezzato le varietà Haze e considerandole di fondamentale importanza per i progetti di breeding. L’ultimo progetto in cui la genetica chiave Haze è la Amsterdam Amnesia, con livelli di THC alle stelle, raccolti generosi e un rapido periodo di fioritura, semplicemente non c'è mai stata un'amnesia migliore nella collezione Dutch Passion. L'apice è un meraviglioso tonico anti-ansia e offre un intenso high cerebrale e un rilassamento squisitamente piacevole.
Francesco Sasso
L’
Amnesia Haze è un classico senza tempo, uno dei ceppi più iconici degli ultimi anni. I livelli di THC sono costantemente alti, i rendimenti sono pesanti e la genetica è semplice da coltivare. Non sorprende che l'Amnesia rimanga uno dei ceppi più popolari tra i coltivatori domestici. Chiunque abbia visitato un coffeeshop olandese negli ultimi decenni avrà visto che l'Amnesia è spesso una delle varietà migliori (e più costose!) del menu. Con uno sballo classico delle migliori sative e un gusto unico, L'effetto è così forte che molti dimenticano quello che stavano facendo, da qui il nome "Amnesia". Nel corso degli anni Dutch Passion ha avuto numerose richieste di lavorare sulla migliore versione possibile di Amnesia. Molti coltivatori ritengono che l'Amnesia sia una delle migliori e più potenti varietà emerse nei Paesi Bassi. È facile da coltivare in diverse tipologie di coltivazione. Dopo un grande sforzo di ricerca e selezione dei migliori cloni di Amnesia originale, Dutch Passion è lieta di annunciare l'Amnesia di Amsterdam. Vanta livelli di THC intorno al 22% (e oltre), con 9-10 settimane di fioritura. La storia dell'Amnesia Haze originale Le vere origini dell’ Amnesia Haze sono avvolte da una certa confusione e da un certo dibattito. Molti breeder’s sono stati coinvolti con la creazione dell'Amnesia, perché ne esistono diverse versioni e le genetiche sono leggermente diverse tra loro. Una teoria è che l'Amnesia originale provenisse dal lavoro di breeding negli Stati Uniti di David 'Sam the Skunkman' Wat-
Caratteristiche di coltivazione dell'Amnesia di Amsterdam L'Amsterdam Amnesia è il risultato di un progetto di breeding molto minuzioso che ha richiesto diversi anni e che ha come protagonisti solo i migliori cloni di Amsterdam. Il risultato è Dutch Passion Amsterdam Amnesia che è senza dubbio l'Amnesia più veloce e potente che Dutch Passion abbia mai visto negli ultimi due decenni. I raccolti sono molto abbondanti, sia che si tratti della versione femminilizzata dell'Amnesia Amsterdam Amnesia o della versione autofiorente, nota come Auto Amsterdam Amnesia. La crescita è vigorosa, costante e prevedibile, con buoni risultati in diversi metodi / ambienti di coltivazione. Il gusto è probabilmente migliore nelle coltivazioni in suolo organico. Rendimento e tassi di crescita sono sicuramente più veloci in sistemi idroelettrici come DWC (Deep Water Colture). I livelli di THC/cannabinoidi in entrambe le versioni sono molto alti e garantiti per soddisfare anche i consumatori con un'alta tolleranza. Effetti dell’originale Amsterdam Amnesia Il motivo principale per cui l'Amsterdam Amnesia ha suscitato tanta eccitazione è la stupefacente qualità della fumata / vaporizzata. Si tratta di uno dei ceppi sativi più potenti visti negli ultimi anni con livelli di THC altissimi, mentre i livelli di CBD sono bassi, di solito sotto l'1%. Oltre alle caratteristiche di crescita facile e vigorosa, l'Amsterdam Amnesia vanta anche il caratteristico e delizioso profilo terpenico Amnesia Haze. Il gusto e l'aroma inconfondibilmente ricco sono la ciliegina sulla torta di una delle nuove varietà più attese di Dutch Passion dell'ultimo decennio.
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A "SCUOLA" DI CANNABIS
PERCHÉ LA CANNABIS CI FA BATTERE IL CUORE
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Fumare senza sentirsi un criminale è possibile Giacomo Castana Prospettive Vegetali
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remessa: fumare fa male Da quando la mia figura di giardinierevideomaker è diventata pubblica, sono state decine le persone di tutte le età che mi hanno contattato per avere delucidazioni a proposito dell’assunzione di Thc. Sono un ragazzo che ha dimostrato di indagare la Natura a 360 gradi, aperto sul tema Cannabis, così devono aver pensato che potessi aiutarli a comprendere le ragioni di un’ esperienza negativa o dargli qualche consiglio. “Mi prende male”, “mi sale la paranoia”, “mi fa venire l’ansia...”, “Tu come fai?”. La risposta non è semplice ma è: “Porto rispetto alla pianta, studio con autentico interesse la sua evoluzione genetica e sociale, e mi preparo a mettere in relazione il mio corpo e il mio spirito con essa, ogni volta che decido di assumerla. In poche parole, sono molto responsabile e consapevole di ciò che faccio e di chi mi circondo, quando lo faccio. Ho imparato con il tempo che sono molte le situazioni in cui assumere cannabis risulterebbe un errore, per il sottoscritto. Ma questa regola non vale per tutti, io per esempio a 28 anni sono dovuto svenire tre volte, prima di capire la lezione. Nulla di compromettente né di grave, parliamo di cali di zuccheri, ma è evidente che se a 18 anni il tuo fisico non regge, qualcosa devi aver sbagliato. Nel primo caso ero febbricitante, a digiuno ed avevo appena ricevuto dei pessimi voti. Fumai una canna praticamente da solo e poco a poco la mia vista si annebbiò per qualche istante. Successe a scuola, mi portarono via in ambulanza e nessuno venne mai a sapere che cosa avevo combinato, ma 10 anni fa come ora, non è mai esistita una dose letale. Perciò ricordo alle istituzioni che questa non deve essere una scusa per lasciare i propri giovani senza una bussola. Ora che anche l’Onu si è scomodata per definirla “Medicina”, serviranno dei dottori, degli insegnanti e qualcuno che insegni ai più giovani a somministrarla. Il clima di terrorismo mediatico è la risposta al primo perché. Perchè dopo aver fumato (soprattutto le prime volte) ci inizia a battere il cuore? Lo senti bat-
tere nella testa, lo senti battere in chi ti sta a fianco, ovunque attorno a te. Il perchè è molto semplice: la pianta sa, che ora sei suo/a complice in un mondo che la proibisce e la condanna. Fa paura prenderne coscienza attraverso una percezione più sensibile di ciò che ci circonda? Sarà il nostro cuore a rispondere, ogni volta che assumeremo Cannabis. Perchè devi sapere che chi sostiene questa causa, non è un criminale, ma lo fa perché cerca qualcosa che lo faccia star bene, proprio come quando bevi una Coca-Cola dopo 70 km in bicicletta. Quanto coraggio serve per scegliere di essere considerati fuorilegge, senza recare danno a nessuno e prendendosi tutte le responsabilità ed i rischi? In un mondo così ostile ai consumatori, personalmente ho imparato ad equilibrare il suo utilizzo per rendere sempre positiva l’esperienza, accertandomi che ci siano tutte le condizioni per mantenere viva la mia visione armonica del modo di relazionarsi tra creature viventi. In questo modo non mi sentirò più un criminale, ma una creatura che si serve dei benefici di un’altra creatura per uno scopo che può essere contemplato solo nel suo lento manifestarsi. Quel che è certo, a proposito del fenomeno di grande espansione delle conoscenze sulla pianta a sette punte, è che Micheal Pollan lo descriverebbe come un inevitabile “ritorno” alla simbiosi naturale tra Uomo e Cannabis, e che questa simbiosi non abbia mai recato danno a nessuno, ma anzi, si dice che nasconda generose sorprese per chi si accorga delle sue potenzialità. Non possiamo più permetterci di crescere delle generazioni che non conoscono le potenzialità delle piante, e la Cannabis non vede l’ora di ricominciare a mostrare a tutta la penisola i suoi molteplici talenti. Molti come me hanno plasmato la propria identità culturali insieme a ragazzi delle più disparate provenienze sociali ed etniche, grazie ad un unico minimo comune multiplo: la Cannabis. Senza di lei, difficilmente avrei sconfitto le mie diffidenze adolescenziali, perché i miei amici potevano anche essere i più poveri o i più strani, ma sapevo che di loro mi sarei fidato, come feci la prima volta che mi passarono una canna durante un escursione al fiume.
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CANNA EVENTS
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SIAMO PRONTI A RIPARTIRE: TUTTE LE FIERE SULLA CANAPA DEL 2021 IN EUROPA La pandemia ci ha tolto tanto e non ci ha fatto sconti, ma per il futuro non possiamo non essere ottimisti (siamo fatti cosÏ)! Immaginare il futuro vuol dire ricominciare anche ad organizzare le fiere di settore: saranno diverse, saremo distanti e contingentati, avremo la mascherina ma torneremo ad incontrarci. Ecco qui l’elenco delle prime Fiere in Europa:
Athens Cannabis Expo Atene (Grecia) dal 15 al 17 gennaio 2021 www.athenscannabisexpo.com
IndicaSativa Trade Bologna (Italia) dal 16 al 18 aprile 2021 www.indicasativatrade.com
CanapaMundi Roma (Italia) Ottobre 2021 www.canapamundi.com
Hanfexpo Vienna (Austria) dal 7 al 9 maggiom 2021 www.hanfexpo.com
Spannabis Barcellona (Spagna) dal 23 al 25 marzo 2021 www.spannabis.com
CannaTrade Berna (Svizzera) dal 28 al 30 maggio 2021 www.cannatrade.ch
MEDICAL CBD e Covid-19: Viaggio nella Sicilia delle grandi speranze il trattamento dei sintomi (o illusioni)
FOTO DI MARIA NOVELLA DE LUCA
Gli italiani e il CBD: la fotografia fornita da uno studio
GROUP
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LE VOSTRE LETTERE
LA POSTA DEL FARMACISTA SE AVETE DOMANDE, INFORMAZIONI O CHIARIMENTI DA CHIEDERE SCRIVETE A INFO@BELEAFMAGAZINE.IT
a cura di Matteo Mantovani Farmacia San Carlo di Ferrara
Quali sono le varietà di cannabis medica prescrivibili in Italia? Le varietà di Cannabis medica prescrivibili ad oggi in Italia sono diverse.
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(Non più reperibile da parecchi mesi; aggiornamento al 3/12/20) Il medico in relazione alla patologia da trattare e ad altri fattori da considerare come età e terapie che il paziente assume, sceglierà l’infiorescenza più adatta. Se il mio medico mi prescrive un piano di cura a base di cannabis terapeutica, devo pagarlo o è carico del SSN? La rimborsabilità dei piani terapeutici per i preparati a base di fitocannabionidi è differente da Regione e Regione. Tutti i medici italiani, regolarmente iscritti all’albo, possono prescrivere off-label la cannabis terapeutica su ricetta bianca, ovvero a pagamento. In più ciascuna Regione possiede o meno modalità di rimborsabilità differenti per l’erogazione dei preparati a base di cannabis, riportate nella propria delibera regionale. Può essere direttamente il medico di medicina generale ad emettere la ricetta mutuabile oppure può essere necessario recarsi presso reparti ospedalieri; questo dipende da Regione a Regione.
Le farmacie, in relazione alle richieste che ricevono possono ordinare le infiorescenze di Cannabis da magazzini italiani autorizzati oppure dallo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze. Le infiorescenze di Cannabis ordinabili si differenziano per i quantitativi di principi attivi al loro interno, in particolare THC e CBD.
Le patologie farmacoresistenti per cui ogni Regione decide se erogare in convenzione le terapie a base di Cannabis sono quelle con maggiori evidenze scientifiche fino ad oggi prodotte, che possono essere consultate al seguente link: http://www.salute.gov.it/portale/ temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=4589&area=sostanzeStupefacenti&menu=organismo
Ecco quelle disponibili: - Bedrocan tit. circa 22% THC - Bediol tit. circa 6,5% THC 9% CBD - Bedrolite tit. circa 8,5% CBD - Bedica tit. circa 14% THC - FM2 tit. circa 7,5-8% THC 8-12% CBD - FM1 tit. circa 13-20% THC (Non più reperibile da parecchi mesi; aggiornamento al 3/12/20) - Aurora alto contenuto di THC tit. circa 16-26% THC - Aurora alto contenuto di CBD tit. circa 8-10% CBD
La cannabis medica è solo quella ad alto contenuto di Thc? Oppure anche il Cbd ha proprietà terapeutiche riconosciute La cannabis non è solo THC. Oltre a questa molecola esistono migliaia di altri principi attivi terapeutici contenuti nelle infiorescenze di cannabis come i terpeni, i flavonoidi e altri cannabinoidi come il CBD. Le infiorescenze prescrivili oggi in Italia sono diverse e si differenziano proprio per i diversi
quantitativi di THC e CBD. Ad esempio il Bedrocan contiene il 22% di THC e <1% di CBD, mentre il Bediol contiene il 6,5% di THC e il 9% di CBD e così via. Il CBD, diversamente dal THC, non causa effetti secondari come stordimento, alterazione dello spazio e del tempo; proprio per questo sta assumendo sempre più importanza terapeutica perché può essere somministrato a pazienti particolarmente sensibili a queste molecole. Sia in ambito umano che in quello veterinario il CBD ad oggi è utilizzato per trattare sintomi di patologie farmacoresistenti come epilessia, ansia, stress, patologie autoimmuni, osteoartriti e patologie oncologiche. Come faccio a sapere se la cannabis potrebbe essere un aiuto per la mia malattia? In Italia la Cannabis Terapeutica da anni è prescrivibile da qualsiasi medico abilitato. Con la ricetta medica il paziente sceglierà la farmacia che ha disponibilità di materia prima e che sia in grado di allestire il prodotto prescritto dal proprio medico. La Cannabis è la pianta più studiata al mondo e quindi sono presenti in letteratura scientifica numerosi studi che dimostrano la sua efficacia in molte patologie, spesso farmacoresistenti. Dolore persistente, tremori, patologie autoimmuni, patologie neurodegenerative (Parkinson e Alzheimer) e patologie oncologiche sono alcuni esempi di ambiti terapeutici in cui la Cannabis si è dimostrata utile per trattare i sintomi e migliorare significativamente la qualità di vita del paziente. E’ sempre richiesta una visita medica, in cui il dottore deciderà se e quale infiorescenza di Cannabis prescrivere valutando caso per caso.
cannabis medica
La terapia a base di cannabis medica può indurre effetti psicoatttivi o collaterali? Le terapie a base di Cannabis, come tutti i farmaci, possono indurre effetti secondari in chi li assume. Gli effetti secondari che spesso compaiono sono euforia, tachicardia, secchezza delle fauci, arrossamento degli occhi e possibile alterazione della percezione dello spazio. Questi effetti scompaiono in maniera spontanea nel giro di qualche ora. Per diminuire la loro comparsa, spesso si consiglia l’assunzione di prodotti o alimenti ricchi di Vitamina C che andrebbero a velocizzare il metabolismo del principale responsabile di questi effetti: il THC. Proprio per questo, le infiorescenze che contengono quantitativi più elevati di questo cannabinoide richiedono una maggiore prudenza soprattutto per i pazienti che iniziano la terapia e in soggetti che potrebbero risentire maggiormente di questi effetti secondari come pazienti anziani o persone con poca massa grassa.
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CANNABIS E SALUTE
VIAGGIO NELLA SICILIA DELLE GRANDI SPERANZE (O ILLUSIONI)
DOVE LA CANNABIS È UN DIRITTO GRATUITO MA NON C’È PER TUTTI redazione
cannabis medica
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oltanto un anno fa, in Sicilia, un decreto firmato dall'assessore alla sanità, Ruggero Razza autorizzava la dispensazione di cannabis medica gratuitamente, a carico del Servizio sanitario regionale. Una notizia che acceso le speranze di molti pazienti. Purtroppo, però, ad oggi, il Comitato Pazienti Cannabis Medica, molto attivo in Sicilia, ha constatato che solo un’azienda rispetta il decreto. E’ quella di Ragusa che ha già provveduto a stipulare le convenzioni con le farmacie territoriali per la preparazione del prodotto galenico. E tutti gli altri pazienti siciliani? “Ci troviamo ad avere - ci spiega Santa Sarta, vicepresidente del Comitato - “pazienti di serie A e di serie B non solo sulla base delle regione di appartenenza ma anche all’interno della stessa regione”. Una situazione inaccettabile per cui “noi del Comitato, ci siamo subito mobilitati per sollecitare ed avere delle informazioni in più”, ci dice ancora Santa, “abbiamo scritto ai direttori sanitari ma non abbiamo ricevuto nessuna risposta. Intanto i pazienti ci riferiscono che ancora non riescono ad accedere alle terapie gratuitamente, come sarebbe in loro diritto”. Ma non tutto è perso e si continua a lottare. Una buona notizia potrebbe arrivare con il 2021: grazie all’intermediazione del Comitato e del nuovo direttore sanitario di Messina, il dottor Bernardo Alagna, le convenzioni in quel distretto potrebbero essere sbloccate presto. E c’è di più a dicembre 2020 sono partiti i corsi di formazione per i medici prescrittori della regione, un altro importantissimo passo in avanti nella divulgazioni di informazioni scientifiche. Ma troppi pazienti rimangono ancora senza copertura e per questo hanno scritto al Presidente Mattarella cercando di sensibilizzarlo sul tema. Perchè la cannabis è la loro terapia per stare meglio, non un capriccio. La storia di Alfredo Ossino, ex Maresciallo della Guardia di Finanza in congedo per causa di servizio, raccontata dal suo punto di vista, ci fa capire molto bene come la cannabis terapeutica abbia rivoluzionato la sua vita e come non possa (e non voglia) più farne a meno.
LA CANNABIS HA CAMBIATO LA MIA VITA
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i chiamo Alfredo Ossino, ho 56 anni, sono un Maresciallo Capo della Guardia di Finanza in congedo per causa di servizio. Il pensionamento è avvenuto d’ufficio nell’anno 2007, all’età di 43 anni, per gravi problemi funzionali al tratto cervicale, e quindi, non più idoneo allo svolgimento della carriera militare. Dal 2007 i problemi funzionali al tratto cervicale hanno condizionato pesantemente la mia vita. Non ero in grado nemmeno di camminare per poche centinaia di metri, perché i dolori mi assalivamo, avevo sempre senso di vomito e tossivo frequentemente…. I medici per attenuare i persistenti e pesanti dolori, mi prescrivevano i classici psicofarmaci oppioidi, ovvero: benzodiazepine, Buprenorfina, Codeina, Diidrocodeina, Fentanyl, Idrocodone, Idromorfone, Lyrica, Morfina:( riguardo la Morfina, ricordo che mi era stata prescritta da assumere direttamente sotto la lingua, per avere un maggiore effetto antidolorifico che di solito o non avveniva o se avveniva durava pochissimo. La prescrizione di questo tipo di farmaci da parte dei medici curanti ha peggiorato notevolmen-
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CANNABIS E SALUTE
te il mio stato di salute, perché oltre a non attenuare i dolori, stava compromettendo anche il sistema gastrico, avevo sempre senso di vomito con bruciori persistenti. Nell’anno 2013 non potendo più continuare ad assumere psicofarmaci e nella speranza di risolvere i problemi del dolore cronico, ho subito l’intervento chirurgico al tratto cervicale, ove sono state innestate 2 protesi. L’intervento, purtroppo, non è stato risolutivo, perché anche se in forma più attenuata, i dolori persistevano e quindi i medici continuavano, senza successo, ad imbottirmi di psicofarmaci. Tutto questo calvario è durato per circa altri 2 anni dall’intervento arrecandomi tristezza, solitudine e incapacità a muoversi agevolmente per i dolori ed il senso di incordamento che si prova. Quindi, dopo aver provato tutto, sia l’intervento chirurgico, sia l’uso degli psicofarmaci e senza aver ottenuto i risultati sperati, non avendo più nulla da perdere provai a fumare la Cannabis. Questo è successo perché su internet trovavo sempre notizie di persone affette da patologie gravi che riuscivano ad attenuare notevolmente i dolori cronici ed in alcune altre patologie riuscivano anche nella guarigione. Ometto di raccontare il percorso tortuoso per procurarsi la Cannabis in tempi ove non esistevano ancora (almeno in Italia) i medici prescrittori per la Cannabis e non erano state ancora approvate leggi a tutela dei pazienti bisognosi della Cannabis terapeutica, di cui oggi tantissimi pazienti ne fanno uso su prescrizione medica.
Quello che dico invece è che la Cannabis a me ha rivoluzionato la vita. Oggi con 1 grammo di Cannabis al giorno, in cartine, sempre su regolare prescrizione medica, riesco a fare tutto: correre, allenarmi, non ho più dolori, non ho senso di vomito, non tossisco, dormo benissimo… Tutto questo è fantastico, purtroppo l’uso della Cannabis ha sì risolto del tutto i problemi di salute, ma ha compromesso notevolmente sia l’aspetto sociale sia l’aspetto economico, perché in Italia il paziente che si cura con la Cannabis non è uguale al paziente che si cura con gli oppioidi. Il paziente che si cura con la Cannabis si deve nascondere quando fa uso della prescrizione medica, e si deve quasi vergognare a dire questo, perché il retro pensiero dominante è che ti fai le canne e sei uno sballato di cervello. Riguardo l’aspetto economico, per stare bene in salute devo spendere mensilmente 400,00 euro mensili, perché a Catania non è ancora rimborsabile la spesa per la Cannabis, mentre in altre regioni d’Italia è già rimborsabile, quindi con pazienti di serie A che non pagano la Cannabis, pazienti di serie B che pagano la Cannabis… Perché accade questo? Ho servito lealmente le istituzioni indossando la divisa della GdF per 30 anni, ci ho rimesso letteralmente l’osso del collo, ho dovuto superare 1000 ostacoli per riuscire a stare bene in salute, e lo Stato Italiano invece di aiutarmi, rema contro l’uso della Cannabis con leggi confuse e piene di burocrazia, atte a non agevolare l’uso della Cannabis… Con affetto a tutti Voi la mia storia, Alfredo Ossino
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CANNABIS
STANDARD DI QUALITÀ PER LA CANNABIS MEDICA
Roberto Reviglio della Venaria e Paola Cinquanta
N cannabis medica
egli ultimi anni il mercato mondiale della Cannabis ha mostrato una rapida espansione. Per primo il Canada ha dato il via alla regolamentazione dell’industria e del mercato della cannabis medica (produzione e commercializzazione della pianta e dei suoi derivati) e l’Europa si appresta a seguirne le orme. Basti notare come nel 2018 siano state registrate vendite significative di medicinali derivati dalla cannabis in Germania, Italia e Paesi Bassi, mentre in molti altri paesi (tra i quali Danimarca, Grecia, Malta, Macedonia, Spagna, Portogallo) si stiano proponendo regole che consentano produzione o prescrizione di derivati della cannabis a livello nazionale. Per far fronte alle esigenze del mercato e garantire l’accesso alla cannabis terapeutica di adeguata qualità e a costi sostenibili, in alcuni Paesi Europei, tra cui la Spagna, è stata avviata una produzione locale di cannabis. Sebbene i trattati internazionali stabiliti nella Convenzione Unica del 1961 furono ratificati dalla Spagna nel 1967, controllando la cannabis e classificandola come stupefacente, la Legge Spagnola 17/1967, ne ammette l’impiego per “usi terapeutici, scientifici e didattici”. Ulteriormente, il Regio Decreto 1/2015 consente la vendita di piante tradizionalmente considerate medicinali. Il consumo di cannabis terapeutica è incoraggiato da molti medici, soprattutto oncologi, unità di dolore, reumatologi, neurochirurghi e altri specialisti, che ne raccomandano l'uso senza consultazione. La stessa autorità sanitaria spagnola (AEMPS) ha riconosciuto i benefici terapeutici della cannabis nel trattamento patologie come la sclerosi multipla, dal 2010 ha infatti autorizzato l’estratto di cannabis Sativex per il trattamento della spasticità associata alla sclerosi multipla come unica indicazione, sebbene l’estratto possa essere utilizzato in uso compassionevole per il trattamento di altre patologie mediche, principalmente dolore neuropatico cronico. Tuttavia in mancanza di una precisa regolamentazione il consumo di cannabis a scopo terapeutico rischia di essere posto sullo stesso piano del consumo a scopo ricreativo, esponendo così i pazienti a sanzioni e soprattutto ai rischi di un prodotto privo di una garanzia minima di qualità. Dall'inizio del 2018, in Spagna, sono destinati più di 20.000 ettari per la coltivazione legale di marijuana. La destinazione della cannabis e dei prodotti a base di cannabis ottenuti da
queste colture (estratti, tinture, principi attivi come cannabidiolo (CBD), cannabinolo (CBN), ecc.) sarebbe limitata all’esportazione e alla produzione di medicinali presso officine autorizzate dall'AEMPS, per condurre sperimentazioni cliniche autorizzate da questa Agenzia o scopi di ricerca.
STANDARD QUALITATIVI DELLA CANNABIS MEDICA: VERSO UNA MONOGRAFIA DI FARMACOPEA EUROPEA Al pari di qualsiasi medicinale di derivazione botanica, anche la cannabis a scopo terapeutico deve rispettare precisi requisiti di qualità di grado farmaceutico, ossia deve rispondere a predefiniti standard di qualità tipicamente descritti in una monografia della farmacopea. La garanzia di costante qualità dei prodotti di origine vegetale può essere ottenuta solo se le materie prime sono selezionate in modo rigoroso e dettagliato, in particolare sono di rilevanza non solo l'identificazione botanica specifica della pianta, ma anche la sua provenienza geografica e le condizioni di coltura. Alla stregua di qualunque altra sostanza farmaceutica, la cannabis terapeutica deve in particolare avere un dosaggio dei principi attivi al suo interno che sia definito e costante. Questo aspetto è cruciale per poter garantire la riproducibilità della terapia nel tempo e rispettare la corretta posologia
La possibilità di produrre la sostanza attiva Cannabis flos standardizzata è, come detto, legata alla selezione di genetiche stabili, alle tecniche di produzione, al trasporto e alla conservazione. A livello europeo sono attualmente in corso i lavori per la definizione di una monografia sulla cannabis di Farmacopea Europea (Ph. Eur.) che si prevede sarà disponibile nel prossimo futuro. Tuttavia, poiché attualmente non esiste una monografia armonizzata disponibile nell'UE, le legislazioni nazionali e le monografie riguardanti la qualità della cannabis medicinale si applicano e devono essere seguite in modo stringente. Infatti nel frattempo alcune autorità nazionali hanno pubblicato monografie di riferimento per la cannabis fiore e per l’estratto di cannabis standardizzato. In particolare nella Farmacopea Tedesca (DAB) è stata inserita dal 2017 la monografia Cannabis Flower (Cannabis flos), mentre a partire dal 1 Giugno 2020, come annunciato dall’Istituto federale tedesco per i farmaci e i dispositivi medici (BfArM), entra in vigore la monografia dal titolo “Cannabis Extract, Standardizzato” (Cannabis extractum normatum). Anche la Danimarca ha pubblicato la propria monografia ufficiale sulla cannabis “Cannabisblomst” (Cannabis flos), basata sulla monografia olandese OMC (Dutch Office for Medicinal Cannabis) “Infiorescenza di cannabis” (versione 7.1, novembre 2014). Da ultimo il Ministero della Salute francese il 16 ottobre 2020 ha pubblicato le specifiche e i requisiti di qualità per la cannabis medica nella fase pilota. Il documento copre fiori, estratti e prodotti finiti per uso orale, sublinguale e inalatorio (compresi i dispositivi). Esistono alcune differenze e somiglianze tra queste monografie delle farmacopee nazionali. Ad esempio, la monografia danese “Cannabisblomst” elenca forme di dosaggio supplementari per la cannabis medicinale, come “tisana / vapore per inalazione, droga a base di erbe”, alla fine della monografia. Tale elenco non compare nella controparte tedesca. Sia la monografia tedesca DAB “Cannabisblüten“ che la monografia danese “Cannabisblomst“ non specificano un contenuto di THC (tetraidrocannabinolo) o CBD (cannabidiolo ). Ma entrambi stabiliscono un limite per CBN (cannabinolo) di max. 1%. Inoltre, la bozza tedesca della monografia DAB per gli estratti di cannabis limita il contenuto di THC a essere compreso tra 1 e 25% e il contenuto di CBD a max. 10%. Inoltre, in Germania
esiste attualmente anche una monografia DAC (Deutscher Arzneimittel Codex) per la resina di cannabis (Cannabis oleoresina raffinata et normata ) dove il contenuto di THC è definito essere di ca. 5% e il contenuto di CBD non è definito.
NORMATIVE APPLICATE ALLA COLTURA E PRODUZIONE DI CANNABIS E DERIVATI Gli standard di qualità e le necessarie attività di compliance del settore farmaceutico prevedono che la coltivazione della pianta rispetti le Good Agricultural Practices e le Good Handling Practice, volte ad assicurare che le colture siano prodotte, confezionate, manipolate, tracciate e immagazzinate nel modo più sicuro possibile per garantire la sicurezza per il consumo umano. L’impatto delle condizioni di crescita della pianta sulla qualità del prodotto finale non è inferiore all’impatto della variante genetica. Inoltre le condizioni ambientali, la presenza dei nutrienti, l’uso di pesticidi e fitoterapici, le condizioni di coltivazione e raccolta, possono sensibilmente alterare la qualità del prodotto finito. Pertanto nella produzione di cannabis a scopo farmaceutico, i successivi passaggi di manipolazione per ottenere l’estratto della pianta o la sostanza purificata che costituirà la sostanza farmacologicamente attiva devono essere condotti in Officine Farmaceutiche autorizzate in conformità alle Good Manufacturing Practice. Lo scopo di applicare le Good Manufacturing Practice è infatti quello di assicurare un livello elevato di qualità nelle fasi di sviluppo, fabbricazione, controllo e distribuzione del prodotto. Il controllo dell’applicazione di queste pratiche (anche definita Compliance) salvaguarda il prodotto da alterazioni e assicura che qualsiasi parte coinvolta nelle catene di produzione e di fornitura rispetti i regolamenti. I processi e i macchinari impiegati nella coltivazione della cannabis dovranno essere monitorati costantemente, così come i prodotti saranno sottoposti a controlli analitici che potranno variare dalla microbiologia alla rilevazione della presenza di metalli pesanti o pesticidi. Grazie a questo costante monitoraggio sarà possibile certificare l’ottenimento di un prodotto finale che rispetti in modo tangibile requisiti di efficacia, qualità e sicurezza, oltre che normativi. Sono ancora relativamente poche le strutture certificate EU-GMP in tutto il mondo in grado di produrre fiori di cannabis medica per la vendita in Europa. Alcune di queste sono locate proprio in Spagna dove attualmente solo quattro aziende sono autorizzate a produrre cannabis a scopo medico e altre sei a coltivare cannabis a solo scopo di ricerca. Tuttavia negli scorsi due anni l’AEMPS ha ricevuto quasi 50 richieste di permesso alla coltivazione, la maggior parte delle quali è stata rigettata.
CONCLUSIONI Le aziende del settore stanno investendo per regolarizzare e implementare nelle proprie realtà aziendali e industriali l’adeguatezza agli standard qualitativi richiesti, organizzando il proprio sistema di produzione, gestione e business, allo stesso modo di quanto avviene nell’industria farmaceutica moderna. Considerato ciò e stimando che il mercato della Cannabis in Europa varrà fino a quasi 60 miliardi di euro entro i prossimi dieci anni, è diventata più che mai urgente la definizione di chiari standard di qualità armonizzati ai quali le aziende del settore dovranno adeguarsi, nonché una chiara normativa comunitaria stabilisca regole comuni rispetto alla produzione ed al consumo di cannabis a scopo terapeutico. Tutto ciò con lo scopo di tutelare i pazienti Europei rendendo disponibile un prodotto di qualità certificata.
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nella somministrazione ai pazienti. La standardizzazione rappresenta quindi l’unico metodo per assicurare l’ottenimento di un prodotto sicuro, stabile ed è requisito fondamentale per la produzione di medicinali a base di piante medicinali.
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CANNABIS
DEVO DIRE AL MIO MEDICO CHE USO CBD? CERTO CHE SÌ! IL CBD, COME QUALSIASI FARMACO, PUÒ INTERAGIRE CON ALTRI FARMACI E CAUSARE EFFETTI SECONDARI E COLLATERALI
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CANNABIS E SALUTE
Dott. Giancarlo Barbini Medico Chirurgo - www.dottgiancarlobarbini.it
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na delle prime domande che i pazienti di cannabis e gli utenti di CBD si fanno è "Dovrei dirlo al mio medico?" La risposta è sempre SI.
Alcuni farmaci mescolati con determinati cannabinoidi, in particolare il CBD, possono causare alcune interazioni notevoli a causa della necessità del corpo per entrambi di utilizzare gli stessi enzimi e gli stessi percorsi metabolici. Ma cosa sono questi "percorsi" ? Una via metabolica è una serie collegata di reazioni chimiche che si verificano all'interno di una cellula. I reagenti, i prodotti e gli intermedi di una reazione enzimatica sono noti come metaboliti, che vengono modificati da una sequenza di reazioni chimiche catalizzate dagli enzimi. Cosa significa tutto questo? Il CBD e molti farmaci sono metabolizzati dalla stessa famiglia di enzimi: l'uno o l'altro non riuscirà a superare quel processo senza essere ostacolato e generalmente non è il CBD, è il farmaco farmaceutico che finisce per essere assorbito a una velocità maggiore di quanto dovrebbe, o non essere metabolizzato affatto in alcuni casi. Per coloro che vogliono continuare ad usare i loro farmaci potrebbe essere una buona cosa, ma per la stragrande maggioranza dei pazienti con medicinali è qualcosa che noi e i medici dovremmo sapere. C'è stata una pletora di articoli e studi sul CBD sul fatto che inibisce il percorso metabolico dei farmaci, che è corretto al 100% nella maggior parte delle dosi che vediamo suggerite online e specialmente nei suggerimenti di dosaggio del CBD farmaceutico. Per un paziente con epilessia questo scenario spesso è pericoloso. Quando un farmaco per le convulsioni (o qualsiasi farmaco necessario) viene eliminato da questa catena di eventi, si apre una finestra su ciò che stiamo cercando di evitare - convulsioni - 50.000 di noi con l'epilessia muoiono ogni anno per questo motivo. Esistono modi per utilizzare effettivamente questa "controindicazione" a proprio vantaggio sia come medico" o come paziente quando si capisce come funziona tutto questo. Se non capisci e il tuo medico non è informato quando gli parli dell'uso del CBD le conseguenze non solo potrebbero essere pericolose, ma lo sono state in concreto per molti pazienti. Questo è solo uno dei problemi e facilmente chiunque legga articoli sul web può vedere come il CBD viene definito privo di effetti collaterali, come vediamo nel vasto numero di meme creati da persone che vendono il CBD ma che hanno poca conoscenza di come funziona all'interno del nostro corpo. Penso che sia importante che le persone che usano il CBD ne parlino apertamente e istruiscano gli altri. Il movimento anti-cannabis raccoglie rapidamente qualsiasi cosa negativa
sulla pianta, ma è qualcosa con cui abbiamo imparato a convivere. Non possiamo omettere la conoscenza scientifica per soddisfare coloro che vogliono continuare a credere che tutti ne abbiano bisogno, e che si possano usare tutti i cannabinoidi. Quello che voi e il vostro medico dovreste fare quando dite loro che state usando CBD: cari Medici, vi preghiamo di rendervi conto della vostra responsabilità una volta che avrete letto l'uso della medicina cannabinoide nel foglio illustrativo come siete tenuti a fare. Immediatamente sia il paziente che il medico devono rivedere tutti gli attuali farmaci che assume. Se c'è una controindicazione è il medico che deve allertarvi. Qualsiasi medico che valga la carta su cui è stampata la sua laurea sa cos'è una via metabolica. La parte più spaventosa di tutto questo è che molti medici all'improvviso parlano del CBD e addirittura si uniscono al settore creando marchi e altro ancora. Per favore, non offenderti se operi nel settore sanitario, prendi invece degli appunti e impara. La vita dei tuoi pazienti dipende da questo. Se produci, vendi o distribuisci CBD e non sai di cosa sto parlando in questo articolo ? Per favore, fermati e impara perché il "consiglio" che dai ai pazienti che già assumono farmaci, potrebbe facilmente causare più danni che benefici. I pazienti con cannabinoidi non sono obiettivi per coloro che cercano di guadagnare un altro guadagno nel settore: siete utenti legittimi con un'applicazione medica. Ho visto persone attaccate per aver diffuso conoscenza da coloro che preferirebbero diffondere clamore. Per quanto amo la cannabis, ho anche una mente aperta su ciò che può e non può fare. Per quanto possa fermare un attacco per me, può anche al contrario causarne uno a me stesso oppure ad un'altra persona (CBD).
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Ci sono una moltitudine di farmaci e condizioni di salute che dovrebbero essere monitorati da vicino con la medicina dei cannabinoidi.
QUALCHE LUCE, MOLTE OMBRE. MA NOI PAZIENTI CONTINUIAMO A LOTTARE PER LA NOSTRA LIBERTÀ
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l 2020 è stato un anno diverso per tutti. La pandemia e le restrizioni per il Covid hanno cambiato le nostre abitudini. La canapa ha però aiutato ad affrontare questo periodo. Nei Paesi dove è legale, la cannabis è stata considerata un bene essenziale e un percorso di sblocco a livello internazionale è ormai iniziato. In Italia il settore resiste come può. Dal primo lockdown sono aumentate le vendite di cannabis light a domicilio. E sono aumentati i pazienti, sia grazie al fatto che dal 2018 la cannabis può essere prescritta come un normale analgesico, sia grazie a servizi medici on-line (a pagamento) con cui si ottengono prescrizioni e cannabis terapeutica direttamente a casa.
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Da quando mi occupo di canapa, questa è una frase che ripeto spesso: "Quando ci invaderà la Coca-Cola, a noi al massimo sarà permesso produrre il chinotto". Non a caso è dall'estero che sono arrivate le notizie migliori:
Ma oltre a questo non c’è stata quella scossa che da anni chiediamo dalla politica italiana. Unico punto a favore: l'inserimento nelle piante officinali da estrazione.
- l'innalzamento da 0.2 a 0.3 % dei limiti di THC nella canapa industriale a livello americano e europeo (che ci permette di esportare una maggiore quantità di biomassa di qualità); - l'assoluzione di Kanavape per mano della corte di Giustizia Europea a fine novembre, ha tolto lo spettro di un blocco totale per il mercato europeo del CBD; - le varie legalizzazioni mediche e ludiche in America, in Messico, Colombia Argentina e addirittura Thailandia hanno permesso lo scorso dicembre all'ONU di riclassificare la cannabis riconoscendole un valore come medicina; - l'approvazione del CBD come alimento da parte della commissione europea :
Dividi et impera In Italia fino al giugno 2019 esisteva un settore canapa abbastanza unito, e aveva oltre 30.000 persone che ci lavoravano. Ora sono rimaste circa 4.000 aziende e 12.000 persone coinvolte. Secondo la legge 242/16, nel luglio 2017 sarebbero dovuti essere definiti i limiti di THC sugli alimenti, ma furono decisi in un secondo momento, perché quando il settore canapa era compatto non sarebbe mai passato un limite rasente lo zero. Tale limite è stato fissato nel 2019 approfittando della confusione dopo il boom della cannabis light che ha visto l'entrata di tanti nuovi imprenditori, a volte privi di conoscenza e soprattutto di coscienza.
Anche in Italia ci aspettavamo qualcosa di positivo. Quanto successo sull’emendamento sulla cannabis light è un segnale negativo. Sebbene l'emendamento non sia passato (per soli due voti), c'è da applaudire l’onorevole Michele Sodano per la sua tenacia. Applausi anche per il senatore Matteo Mantero, che ci prova da più di un anno. E dal ministro Speranza non è arrivato quanto "sperato", anzi chiesto, da tanti pazienti: la libertà di autoproduzione. Anzi, è arrivato un decreto che limita e complica le spedizioni per le poche farmacie galeniche italiane che vendono cannabis terapeutica. Un altro decreto (per fortuna sospeso) rendeva illegale l'olio di CBD venduto nei canapa shop.
Nel 2020 in Italia praticamente non esistono coltivazioni per produrre semi a livello alimentare. Di conseguenza non esiste seme di canapa italiano, e l'olio di canapa italiano è ottenuto con semi comprati dall'estero. La politica ha fatto perdere le speranze e la voglia ad alcuni operatori del settore, che hanno tentato negli anni passati di ottenere fondi pubblici, e ha fatto scappare gli investitori privati. Le (non ben normate) infiorescenze restano il motore portante del settore canapa italiano. La frustrazione è alta. Nonostante la decisione della commissione europea, che colloca il CBD come alimento, non a tutti forse è chiaro che non possono essere realizzati prodotti alimentari se questi contengono il fiore. Ora sembra che solo le aziende che catalogheranno il proprio prodotto alimentare come "Novel Food", con un importante investimento economico, potranno farlo. In Italia tante aziende sono state penalizzate. Il risultato è che i prodotti esteri cominciano ad essere leader nell'alimentare come in cosmetica, l'arrivo di prodotti Garnier e di altri colossi ne è la conferma.
Per ora la "speranza" di avere un ministero della Salute interessato alla cannabis terapeutica è rimasta tale, nonostante le buone premesse. E, nonostante non ci sia più la convenzione dell'ONU con cui fino ad oggi è stato bloccato qualsiasi progetto di produzione nazionale di cannabis medicinale. In questa attesa c'è da applaudire l'opera dell'onorevole Riccardo Magi, che oltre ad aver donato la cannabis all'amico Walter De Benedetto, quest'anno ha dimostrato al mondo politico di essere un ottimo stratega facendo approvare nuovi fondi per la cannabis terapeutica. Inoltre l'attacco alla Lega sul disegno di legge "droga zero", con una con controproposta che permetterebbe l'autocoltivazione personale fa capire quanto Magi abbia ben chiaro quale sia il primo passo per eliminare le politiche proibizioniste. Ci auguriamo davvero che, dopo un anno in lockdown, nel 2021 sia le persone che la canapa in Italia potranno essere sempre più libere.
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Carlo Monaco
BeLeaf gennaio-febbraio 2021
CANAPA CAFFÈ
BeLeaf gennaio-febbraio 2021
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CBD E COVID-19: IL TRATTAMENTO DEI SINTOMI Fabio Turco
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BD e Covid 19: mentre la pandemia da Covid-19 continua ad imperversare dovunque, la ricerca di metodi di cura e prevenzione efficaci prosegue senza sosta. I dati di un studio recente mostrano che il Cannabidiolo (CBD), il principale componente non psicoattivo della Cannabis Sativa, potrebbe migliorare l’infiammazione e i danni respiratori associati al Covid-19.
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Questo effetto del CBD sembrerebbe il risultato dell’interazione con una molecola presente nel nostro organismo, l’apelina, un peptide endogeno implicato, tra l’altro, nella regolazione dell’immunità centrale e periferica e nella regolazione della pressione sanguigna. Contrastare il Covid-19 con Cannabis e derivati La normale influenza stagionale e l’infezione da Sars-Cov-2 (il virus responsabile della pandemia da Covid-19) hanno sia aspetti in comune che differenze, come recentemente sottolineato da un documento stilato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Tra le varie differenze, la principale è forse rappresentata dalla mancanza di terapie e di vaccini efficaci nel caso del Covid-19. Infatti, le situazione di maggior pericolo sembrano derivare dall’aumento dei ricoveri ospedalieri, con conseguente diminuzione dei posti letto disponibili, soprattuto in terapia intensiva. Per questo motivo, la comunità scientifica tutta è impegnata nello sforzo di trovare rimedi anti-Covid efficaci. Anche la “comunità” della Cannabis si è mossa sin dall’inizio in questo senso e i risultati ottenuti sembrano fino ad ora promettenti. Noi di Cannabiscienza abbiamo cercato di tenervi aggiornati sull’argomento. In un primo articolo abbiamo parlato dei benefici dei semi di canapa (Covid-19 e Sistema Endocannabinoide: 5 metodi per rinforzarci), poi vi abbiamo aggiornato sui primi studi sul Covid-19 riguardanti Can-
nabis e fitocannabinoidi (Cannabis e Covid-19: la ricerca continua) e recentemente abbiamo parlato dei risultati promettenti di una ricerca sull’efficacia del tetraidrocannabinolo (THC) nella sindrome da stress respiratorio acuto (ARDS). Un nuovo studio, pubblicato sul Journal of Cellular and Molecular Medicine, ha mostrato che anche il CBD, che a differenza del THC non da effetti psicotropi, sembrerebbe efficace nel contrastare i sintomi indotti dal Sars-Cov-2, soprattutto l’abnorme risposta immunitaria e i problemi respiratori da ARDS, attraverso l’interazione con una molecola endogena chiamata apelina. Il CBD e l’apelina Il gruppo di ricerca guidato dal Professor Babak Baban dell’Università della Georgia (USA), già a luglio del 2020 aveva pubblicato uno studio in cui il CBD si era rivelato efficace nel contrastare l’ARDS e la forte infiammazione scatenate da infezioni virali. Sulla scia dei risultati promettenti, gli scienziati hanno proseguito nelle loro ricerche, nel tentativo di verificare ulteriormente e comprendere il meccanismo d’azione del CBD. In questo nuovo studio, i ricercatori hanno scoperto che l’effetto anti-infiammtorio del CBD potrebbe essere dovuto all’interazione con l’apelina, una molecola normalmente presente nel nostro organismo. L’apelina è un peptide endogeno espresso principalmente nei polmoni, cuore, fegato, intestino, reni e nel Sistema Nervoso Centrale, che sono anche i distretti dell’organismo dove maggiormente è localizzato il Sistema Endocannabinoide.
L’apelina induce anche un effetto ipotensivo e questa azione sembra dovuta anche all’interazione con l’enzima ACE-2, espresso sulla superficie di molte cellule, in particolare quelle polmonari. Infatti, l’apelina e l’ACE2 normalmente lavorano insieme per controllare la pressione sanguigna. Quando la pressione sale oltre certi livelli, un aumento di espressione di entrambi può essere utile nel ridurre la pressione sanguigna e l’attività caridaca. L’ACE-2 è però anche la porta di ingresso del Sars-Cov-2 nel nostro organismo. Il virus, infatti, possiede una proteina glicosilata che si lega all’ACE-2 e consente l’ingresso all’interno delle cellule. Il CBD riduce l’infiammazione e aumenta i livelli di apelina Per comprendere il ruolo del CBD nell’ARDS, i ricercatori hanno utilizzato un modello animale di infezione virale indotta da piccoli frammenti di RNA a doppio filamento, chiamati POLY (I:C). Nello studio, gli animali da laboratorio sono stati suddivisi in 3 gruppi: • un gruppo controllo a cui non sono stati iniettati i frammenti virali; • un gruppo trattato con POLY (I:C) per 3 giorni; • un terzo gruppo che oltre al POLY (I:C) ha ricevuto anche CBD, sempre per 3 giorni. Gli animali trattati solo con RNA virale hanno prodotto una risposta simile a quella indotta dal SarsCov-2 -anch’esso un virus con RNA a doppio filamento- caratterizzata da danni alla morfologia polmonare, diminuzione della capacità respiratoria e eccessivo aumento dei mediatori dell’infiammazione, con conseguente innesco della cosiddetta tempesta di citochine. In questo gruppo i ricercatori hanno inoltre osservato una drastica riduzione dei livelli plasmatici di apelina, fin quasi ad azzerarsi. Ciò è apparso abbastanza strano perché normalmente, in caso di crisi respiratorie ed infiammazione polmonare, il suo livello dovrebbe aumentare in modo da normalizzare la pressione polmonare e la difficoltà respiratoria causata dall’ARDS. Quando però i ricercatori hanno aggiunto il
CBD al trattamento con POLY (I:C), i risultati ottenuti sono stati molto diversi: i segni dell’infezione virale erano completamente o quasi del tutto scomparsi, così come i danni polmonari e in più i livelli plasmatici dell’apelina erano aumentati di circa 20 volte, ritornando a valori fisiologici.
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Analizzando questi dati, sembrerebbe che l’infezione virale induca una riduzione dell’apelina, con conseguente sviluppo di una forte infiammazione e di gravi danni polmonari; il trattamento con il CBD riporta l’apelina a livelli normali ed è efficace nel contrastare i sintomi dell’infezione. CBD e Covid-19: il ruolo del cannabidiolo e dell’apelina nella pandemia da Covid Il legame tra infezione virale, apelina e CBD è, per ora, solo associativo, non causativo: non si sa se il virus o il CBD agiscano direttamente sull’apelina, o se ciò sia la conseguenza di altri meccanismi, come sottolineato dagli stessi autori della ricerca. In ogni caso, i dati dimostrano che durante un’infezione virale i livelli plasmatici di apelina calano vertiginosamente. Il CBD contrasta questa azione, riportando l’apelina a livelli normali ed esercitando un forte effetto anti-infiammatorio tale da ridurre i danni polmonari causati dall’infezione virale, come nel caso del Covid-19. L’apelina potrebbe quindi rappresentare un target molecolare del CBD mai considerato prima d’ora. Inoltre, monitorare i livelli plasmatici di apelina potrebbe essere utile per capire la progressione dell’infezione virale e dell’efficacia di un eventuale intervento farmacologico: i livelli di apelina si abbassano come conseguenze di un’infezione virale e se un farmaco è efficace nel contrastare l’infezione, come nel caso del CBD, i livelli di apelina aumentano di conseguenza. Poiché l’apelina interagisce anche con l’ACE-2, questi risultati potrebbero aiutare anche nella gestione del Covid-19, così come potrebbe essere importante disporre di un anti-infiammatorio efficace come ha dimostrato esserlo il CBD. Ulteriori studi pre-clinici e clinici saranno comunque necessari per confermare queste eventualità.
REFERENZE: •
Évila Lopes Salles Hesam Khodadadi Abbas Jarrahi Meenakshi Ahluwalia Valdemar Antonio Paffaro Jr Vincenzo Costigliola Jack C. Yu David C. Hess Krishnan M. Dhandapani Babak Baban. Cannabidiol (CBD) modulation of apelin in acute respiratory distress syndrome. J Cell Mol Med. 2020 Oct 15.
LETTURE SUGGERITE: In tema Cannabis e Covid-19, si suggeriscono le seguenti letture di approfondimento: •
Il THC nel trattamento dell’ARDS: possibile ruolo nell’infezione da COVID-19?
•
Cannabis e COVID-19: la ricerca continua
•
COVID-19 e Sistema Endocannabinoide: 5 metodi per rinforzarci
cannabis medica
Questa molecola agisce principalmente attivando il recettore APJ, che induce una diminuzione del fattore di trascrizione Nf-kB, con conseguente diminuzione del rilascio dei mediatori dell’infiammazione e del reclutamento delle cellule immunitarie.
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CANNABISCIENZA
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INFORMAZIONE E SOCIETÀ
GLI ITALIANI E IL CBD: UNO STUDIO CI RACCONTA TUTTO CIÒ CHE DOBBIAMO SAPERE A cura di Cannabeta Medical Cannabis Talks
cannabis medica
Hai mai usato oli (o altri estratti) al CBD?
CIRCA DUE TERZI DEGLI ITALIANI HA SENTITO PARLARE DEL CANNABIDIOLO (62%). IL 6% LO UTILIZZA REGOLARMENTE, MENTRE IL 18% DICHIARA DI USARLO SALTUARIAMENTE
L
a cosiddetta ‘cannabis light’, o canapa industriale, è coltivata legalmente in Italia ai sensi della Legge 242 del 2016, che ne permette appunto produzione e vendita se il contenuto di THC è sotto una certa soglia stabilita tra 0,2 e 0,6%.
Viene utilizzata in Italia soprattutto nell’industria tessile, ma sono presenti anche altri principi attivi, quali ad esempio il cannabidiolo o CBD [1] , che hanno dimostrato, a seguito di studi scientifici, benefici per la salute, e vengono utilizzati notoriamente per migliorare il benessere fisico e mentale. In particolare gli ultimi anni hanno visto un rinnovato interesse per il CBD, soprattutto grazie alla scoperta della sua attività antiossidante, antinfiammatoria e neuroprotettiva. La vasta gamma dei suoi effetti sull’organismo è ampiamente documentata [2] e le prove della sua efficacia sono sostanzialmente variabili nelle diverse indicazioni [3], con dati ottenuti relativi a dolore cronico [4], disturbi dell’umore [5], disturbi neurodegenerativi [6] e come anticonvulsivante nel trattamento dell’epilessia [7]. Diversi studi hanno, inoltre, dimostrato un effetto ansiolitico del CBD [8], mentre gli effetti riportati sui disturbi del sonno sembrano incoraggianti [9] indicando un ruolo del composto nel ciclo sonno-veglia. È per questo motivo, che Cannabeta ha deciso di commissionare alla società MinervaTop, uno studio volto proprio a comprendere la conoscenza e l’utilizzo, da parte degli italiani del CBD, ed in particolare degli oli (o altri estratti) a base di CBD. MinervaTop è una società appartenente ad Elita srl, con sede a Udine. MinervaTop è un team composto di matematici e statistici che applica le tecniche della statistica inferenziale a ricerche di mercato, sondaggi politici e indagini di opinione. Dai risultati emersi dall’indagine, circa due terzi degli Italiani ha sentito parlare del cannabidiolo (62%). L’argomento ‘CBD’ è quindi largamente presente nel dibattito pubblico. A questo dato, si aggiunge quello relativo all’utilizzo di oli o estratti
a base di CBD. Il 6% degli Italiani li utilizza regolarmente, mentre il 18% dichiara di usarli saltuariamente. Dati molto simili a quelli riscontrati in una recente indagine condotta negli Stati Uniti (33% di utilizzatori) [11]. L’indagine, pubblicata anche sull’inserto Salute del quotidiano la Repubblica, è la prima ad essere stata eseguita nel nostro paese su questo tema, ed è stata svolta su un campione di 453 adulti rispondenti, rappresentativo della popolazione italiana [10]. Sono percentuali molto elevate, che testimoniano di un fenomeno, quello del consumo di cannabidiolo, molto diffuso, all’estero e nel nostro paese. Particolarmente rilevante è anche la percentuale (il 30%) di coloro i quali non hanno ancora utilizzato oli o estratti al CBD, ma che potrebbero farlo in futuro. In sintesi, i consumatori di CBD sono adulti (soltanto il 4% dei rispondenti che usano CBD frequentemente ha un’età compresa tra 18 e 24 anni, meno del 15% per i consumatori saltuari) e la quasi totalità svolge attività fisica. Tra coloro i quali potrebbe consumarlo in futuro, la maggior parte è in età avanzata (sopra i 55 anni) e guarda al CBD come un potenziale supporto per combattere i dolori che affiorano nella vecchiaia. È importante anche sottolineare che tra coloro i quali non consumano ancora prodotti a base di CBD soltanto il 14% teme che siano illegali. Il 36% è frenato in particolare dal fatto che i prodotti a base di CBD, non sono facilmente reperibili, anche e soprattutto a causa di un quadro legislativo sulla vendita poco chiaro. Inoltre, oli ed estratti spesso hanno prezzi elevati (per il 19%) e questo li rende inaccessibili considerando anche che quasi la metà di coloro i quali ancora non consumano CBD risultano essere pensionati, o persone in cerca di occupazione con redditi medio bassi. Infine, un italiano su dieci che ancora non consuma CBD, dichiara di non farlo perché non ha informazioni chiare su come i prodotti vanno somministrati.
Perché hai usato o useresti o altri estratti contenuti CBD
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INFORMAZIONE E SOCIETÀ
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Se andiamo invece ad analizzare le risposte di coloro i quali non utilizzano ancora oli o estratti al CBD ma potrebbero farlo in futuro, è interessante constatare che circa il 40% appartiene alla fascia d’età 55 anni ed oltre. Sono prevalentemente donne (56.8%) che associano il CBD prevalentemente (41%) all’alleviamento dei dolori cronici. In conclusione, l’indagine ci consegna la fotografia di un paese informato sull’argomento CBD. Gli italiani considerano i prodotti quali oli o estratti a base di CBD utili nella vita quotidiana, per il benessere e la salute, fisica e mentale, ed in particolare per combattere stress,
FONTI: 1. Il Cannabidiolo (CBD), è un principio attivo NON psicoattivo contenuto nella Cannabis Sativa. II CBD non mostra effetti indicativi di alcun rischio potenziale di abuso o dipendenza. E’ generalmente ben tollerato e con un buon profilo di sicurezza. Viene commercializzato solitamente in forma di oli, integratori, gomme e estratti ad alta concentrazione. L’organizzazione mondiale della sanità (OMS), a partire dal 2017, classifica il CBD come sostanza NON stupefacente, e adatta all’uso medico. In diversi studi clinici il CBD è stato dimostrato come un efficace trattamento, ad esempio, dell’epilessia. 2. Bergamaschi MM, Queiroz RH, Zuardi AW, Crippa JA. Safety and side effects of cannabidiol, a Cannabis sativa constituent. Curr Drug Saf. 2011;6(4):237-249. 3. Pisanti S, Malfitano AM, Ciaglia E, et al. Cannabidiol: State of the art and new challenges for therapeutic applications. Pharmacol Ther. 2017;175:133-150. 4. Costa B, Trovato AE, Comelli F, Giagnoni G, Colleoni M. The non-psychoactive cannabis constituent cannabidiol is an
ansia, e dolore cronico [12]. Il fatto che questi ambiti terapeutici siano anche quelli per i quali esiste una solida evidenza empirica a dimostrazione degli effetti benefici del CBD, conferma la consapevolezza degli italiani sul tema cannabis. L’idea quindi di classificare il CBD come sostanza stupefacente, come previsto dal Decreto del Ministero della Salute che aggiorna la tabella del Testo Unico sugli Stupefacenti, dell’Ottobre 2020 poi, fortunatamente sospeso, contrasta nettamente con l’opinione (e la conoscenza) che hanno gli italiani di questi prodotti, e con le loro necessità, in larga parte legate a bisogni fisici e mentali e non ricreativi.
Utilizzatori frequenti Utilizzatori saltuari Non ancora usato ma potrebbe farlo in futuro
Le istituzioni ed i media dovrebbero quindi focalizzare maggiormente la loro attenzione sul regolare tali prodotti e la loro vendita, stabilire standard di qualità per la coltivazione e produzioni di oli ed estratti per dare un accesso sicuro, informato a prezzi accessibili ai cittadini che già oggi, in gran numero, li richiedono e li utilizzano.
orally effective therapeutic agent in rat chronic inflammatory and neuropathic pain. Eur J Pharmacol. 2007;556(1-3):7583. Petzke F, Enax-Krumova EK, Häuser W. Wirksamkeit, [Efficacy, tolerability and safety of cannabinoids for chronic neuropathic pain: A systematic review of randomized controlled studies]. Schmerz. 2016;30(1):62-88. Belardo C, Iannotta M, Boccella S, et al. Oral Cannabidiol Prevents Allodynia and Neurological Dysfunctions in a Mouse Model of Mild Traumatic Brain Injury. Front Pharmacol. 2019;10:352. Published 2019 Apr 16. 5. Crippa JA, Guimarães FS, Campos AC, Zuardi AW. Translational Investigation of the Therapeutic Potential of Cannabidiol (CBD): Toward a New Age. Front Immunol. 2018;9:2009. Published 2018 Sep 21.Shbiro L, Hen-Shoval D, Hazut N, et al. Effects of cannabidiol in males and females in two different rat models of depression. Physiol Behav. 2019;201:59-63 6. Mannucci C, Navarra M, Calapai F, et al. Neurological Aspects of Medical Use of Cannabidiol. CNS Neurol Disord Drug Targets. 2017;16(5):541-553.
7. Lattanzi S, Brigo F, Trinka E, et al. Efficacy and Safety of Cannabidiol in Epilepsy: A Systematic Review and MetaAnalysis. Drugs. 2018;78(17):1791-1804. 8. Calapai G, Mannucci C, Chinou I, et al. Preclinical and Clinical Evidence Supporting Use of Cannabidiol in Psychiatry. Evid Based Complement Alternat Med. 2019;2019:2509129. 9. Babson KA, Sottile J, Morabito D. Cannabis, Cannabinoids, and Sleep: a Review of the Literature. Curr Psychiatry Rep. 2017;19(4):23. 10. I rispondenti sono stati selezionati in maniera casuale con quote per genere ed età, bilanciati geograficamente. La selezione è avvenuta attraverso metodo CAWI, con sponsorizzazioni su Facebook, Instagram, Twitter e Google Ads. Il margine di errore è del 4,6% per un intervallo di confidenza del 95%. 11. https://www.singlecare.com/blog/cbd-survey/ 12. Risultati non dissimili si sono riscontrati in indagini condotte negli USA (vedi https://news.gallup.com/poll/263147/ americans-say-cbd-products.aspx).
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Tra coloro i quali usano frequentemente o dichiarano di usarli saltuariamente oli o estratti al CBD, la maggior parte lo associano al rilassamento (il 68% per i consumatori abituali, 55.4% per quelli saltuari), per combattere l’ansia, o lo stress (52% e 53% rispettivamente) ed i disturbi del sonno (40% e 41% rispettivamente). I consumatori appartengono prevalentemente alla fascia d’età 35-54 anni. Quasi la totalità dei consumatori abituali svolge attività fisica regolarmente.
BeLeaf gennaio-febbraio 2021
SOCIAL
“THE HEMP CLUB”, IL SOCIAL CLUB DI MILANO ESEMPIO DI ATTIVISMO ANTIPROIBIZIONISTA
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OTTOBRE 2020 HA APERTO A MILANO IL PRIMO SOCIAL CLUB CANNABISERVICE. INTERVISTA AL SUO FONDATORE RAFFAELLO D’AMBROSIO
Marta Lispi Presidente Cannabiservice
La definizione di “Social Club” dipende dal sito dove sorge e dallo Stato a cui appartiene, tuttavia l'immaginario comune potremmo rappresentarlo così: per somiglianza il modello spagnolo, per contiguità il dispensario californiano, per causalità la paura sia una semplice associazione con un nome figo!
T.
Sono passate già alcune settimane dall’apertura del Social Club di Milano, possiamo tirare le somme con Raffaello D'Ambrosio, presidente di THC, per togliere ogni curiosità al lettore. Perché di curiosità ce n’è tanta e deve essere sfruttata come risorsa per far nascere altre realtà simili.
Nei giorni dell’inaugurazione un fiume di persone si è riversato nel THC Social Club, avventori incuriositi ed entusiasti di poter avere un luogo di riscatto e ritrovo a Milano hanno ritirato le prime tessere. Sottolineo Milano in quanto è una giovane smart city che si presta spesso alle passerelle internazionali, la New York nostrana.
Sei un esempio di attivista antiproibizionista in modo quasi inguaribile, come ti senti nei panni del Presidente del The Hemp Club di Milano? È un ruolo di responsabilità. Anche se il periodo non è dei migliori, è una lotta che va affrontata per tutti, prima si raggiungono gli obiettivi dei diritti meglio è per tutti, non solo per i malati ma anche per i consumatori.
H.C. è un’associazione che sotto la sua ala riunisce lo spirito antiproibizionista e liberale di Radicali Italiani Milano e Meglio Legale, l’autonomismo di UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti) e la storia della disobbedienza dei pazienti storici di cannabis terapeutica.
Parliamo del The Hemp Club, qual è la tua giornata tipo? La giornata ora non è molto impegnativa. Ogni giorno ci incontriamo alle 10 con il segretario per un piccolo check, siamo entrambi tutti i giorni al Club. Ci sono mansioni da sbrigare come allestimenti, approvvigionamenti e l’attività che proseguiamo a pieno regime, ossia il sistema di prescrizione e ritiro farmaco. Quali erano le aspettative dell'inaugurazione e quale è stata la realtà dei fatti? Le aspettative non erano molte, anzi abbiamo aperto senza essere pronti al 100% ma approfittando della pausa dal lockdown. Abbiamo sfruttato il lasso temporale per farci pubblicità e abbiamo avuto un’ottima risonanza mediatica che ci ha portato ad aver tesserato più di 120 soci. Dato che i pregiudizi esistono, quale è il target di associato medio? L’associato medio è un uomo tra i 22 e i 28 anni, che vuole iniziare ad utilizzare i cannabinoidi nella legalità, quindi ci sono persone di età maggiore o minore ma un buon 90% è già consumatore ed estimatore. Ci sono medici, farmacisti e pazienti, tra cui il 15% con patologie fortemente invalidanti. Quello che si chiedono tutti è: come gestirete la coltivazione indoor in sede? La coltivazione sarà gestita sul modello spagnolo, l’obiettivo è quello di raggiungere l’adesione minima da parte di 100 soci con prescrizione medica, in modo da inviare una comunicazione alla prefettura o alla questura, per richiedere il consenso o silenzio assenso per la produzione di due piante ciascuno. La stima è quindi di 150gr ogni 3 mesi da cedere all’associato per un contributo irrisorio di 4€/gr circa, circa 40/50gr mese. Una volta inviata la comunicazione, iter valutato con il nostro legale, attenderemo la
risposta e nel caso fosse contraria organizzeremo una manifestazione con autodenuncia collettiva. L’esperienza ci ha insegnato che il caso mediatico alla politica non è indifferente, basti pensare a Rita Bernardini, a Marco Pannella e realtà simili dove non si è proceduto, invece tra i singoli troviamo situazioni spiacevoli come quella di Walter De Benedetto e il suo amico che lo aiutava ad innaffiare trattati come criminali. Siete il centro nevralgico di una rete di associazioni, oltre ad essere voi stessi un’associazione Abbiamo la fortuna di avere alle spalle Radicali Milanesi, ass. Enzo Tortora, con i quali collaboro da anni che ci hanno voluto sostenere anche in modo fisico trasferendo la loro sede nella nostra struttura. L’altro supporto molto grande viene dal Cannabiservice, siamo a quasi un anno da quando abbiamo potuto vedere realizzabile il nostro sogno grazie al sistema CS e suggeriamo di aprire un infopoint a tutti coloro che vogliono fare dell’uso della cannabis una battaglia dei diritti. A mio avviso il processo è stato innescato e difficilmente si può bloccare. È molto simile al modello californiano dove la cannabis si può prescrivere per patologie anche dette sociali come ansia e insonnia. Cosa consigli a chi vuole avviare un social club? La prima cosa è l’adesione al Cannabiservice per la gestione di tutto il percorso terapeutico, la seconda è quella di ricercare altre associazioni attive sul territorio per fare massa comune. Inoltre, è bene avere un gruppo affiatato di persone attive perché il lavoro è tanto. Noi siamo disponibili per dare supporto a tutti coloro che vogliono avviare un Social Club, possono contattarci tramite i social, tesserarsi e richiedere la nostra assistenza. La parte più delicata è sicuramente l’assistenza legale, che noi abbiamo con l’avv. Molinari. L’opportunità di essere attivi antiproibizionisti in Italia è quindi concreta, su vari livelli, da privato cittadino che espleta il suo libero arbitrio prediligendo la cannabis come cura naturale, all’informatore che apre un infopoint, sino alla scelta radicale di imitare i ragazzi del The Hemp Club e chi prima di loro ha avuto il coraggio di disobbedire. Come diciamo al Cannabiservice “La mia cura è naturale, non può essere illegale!”
BeLeaf gennaio-febbraio 2021
È il primo Social Club a Milano ma non nel mondo e neanche in italia, a quali modelli vi siete ispirati? Sì, assolutamente, non siamo i primi in Italia, anzi ci ispiriamo a chi prima di noi ha dato l’esempio, come il Canapa Caffè, il Cannabis Cura Sicilia, La Piantiamo, il Cannabis Social Club di Bolzano e tanti altri che ci hanno aperto gli occhi e la strada. Ad oggi cerchiamo di sfruttare al massimo le potenzialità del nuovo decreto della ministra Grillo cercando di ampliare il discorso terapeutico.
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SOCIAL
CANNABIS, È TEMPO DI EVOLVERE IL DIBATTITO MODERNO SULLA CANNABIS DOVREBBE ESSERE ORIENTATO AL SUO UTILIZZO TERAPEUTICO A 360°
Gli ultimi sorprendenti avvenimenti dovrebbero quindi, a mio avviso, condurre ad una ridiscussione in toto del tema “Cannabis sativa L.”. L’utilizzo di questa pianta dovrebbe essere riconsiderato come un tema inerente solo la salute dell’uomo e non più la sicurezza del nostro Paese come invece, purtroppo, avviene ancora oggi. Il dibattito moderno sulla Cannabis dovrebbe essere orientato al suo utilizzo terapeutico a 360°. L’utilizzo in medicina di questa pianta, infatti, risale fino all’uomo preistorico e l’arte medica tradizionale svolta mediante la somministrazione di piante o loro estratti è molto differente da ciò che oggi consideriamo come “agente terapeutico”.
Questo concetto, infatti, è molto simile a quello di un proiettile, il più intelligente possibile, che vada a colpire e distruggere inizio dicembre 2020, dopo un anno pandeun preciso bersaglio. Questa ideazione deriva dalla considemico che ha visto minare le nostre convinzioni razione che abbiamo del corpo umano come macchina virdi sicurezza, benessere e prosperità, il tema tualmente perfetta e tecnologicamente avanzatissima che “Cannabis” appare procedere in contropuò avere delle disfunzioni in alcuni suoi micro-compotendenza al disfattismo generale. Questa nenti. Questi devono essere, di conseguenza, volta, ad esprimersi, è un organo polidistrutti, controllati o sostituiti. Si ricerca DOVE SI TROVANO tico e regolatorio di tutto rispetto, costantemente il particolare traI RECETTORI CANNABINOIDI? la Commissione sulle droghe lasciando, spesso e volentieri, narcotiche (CND – Commisil quadro generale, considesion on Narcotic Drugs), rato troppo complesso da l’organismo centrale del comprendere. sistema ONU di controllo delle droghe e Così le vie molecolari deputato alla defivengono studiate ad nizione delle pouna ad una il più litiche in questa meticolosamente materia. possibile, vengono creati setting La decisione di laboratorio storica presa che, sebbene dall’assemblea rappresentino è stata quella l’ideale impostadi riclassificare zione sperimenla Cannabis o tale d’indagine di meglio i comun singolo caratponenti chimici tere, trascurano D9-THC ed i suoi il fondamentale isomeri. La votadettaglio che quel zione di tutti i paesi singolo carattere è mondiali si è concluparte di un intero essa con 27 voti a favore sere vivente, spesso della risoluzione propotrascurato in nome del sta e 25 contrari (con 1 solo metodo scientifico. astenuto). La cannabis, in seguito a questa votazione è stata La scienza microscopica sugli quindi spostata dalla tabella IV della eso- ed endo- cannabinoidi sta convenzione del 1961, che le attribuiva progredendo a rapidi passi, si identiun elevato potere di abuso e proprietà medificano nuove molecole, nuovi recettori, nuoche inesistenti, alla tabella I che comprende sostanze ve ipotesi di vie di trasduzione del segnale e tutto ciò è dalle riconosciute attività medicinali e con uno scarso potenestremamente importante per continuare a costruire il comziale d’abuso. plessissimo quadro di questo sistema. Ciò che invece è meno oggettivabile, più contestabile ed al contempo più reale, però Il riconoscimento ufficiale del valore terapeutico del THC è l’arte clinica del medico. Un’arte che, visti gli ultimi svilupè un passo molto importante, in quanto, finalmente, apre pi burocratici, dovrebbe essere necessariamente classificata quella discussione onesta circa il suo corretto utilizzo, tenuta ed inserita tra le specialità riconosciute dalla medicina come a freno solo dal suo mancato riconoscimento sul piano norquell’arte di cura dell’Essere umano effettuata mediante la mativo. stimolazione del suo Sistema Endocannabinoide.
BeLeaf gennaio-febbraio 2021
L’ARTE DELL’ENDOCANNABINOIDOIATRIA
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Simone Fagherazzi medico e presidente Associazione Tara
A stretto giro è arrivata anche un’altra espressione della Commissione europea, quella dell’ammissione della possibilità di utilizzo di un altro principio attivo della Cannabis, il CBD, come alimento. Tale espressione è avvenuta in seguito al riconoscimento della assoluta non psicoattività di tale componente.
In una singola parola, l’arte dell’Endocannabinoidoiatria. “Il miglior medico è la Natura: guarisce tre quarti delle malattie e non sparla dei suoi colleghi”. Louis Pasteur Ad maiora.
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A
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IL DECALOGO DELL’AGROECOLOGIA Dallo sviluppo del biologico all’utilizzo delle rinnovabili, dalla lotta agli sprechi energetici ed idrici alla tutela degli habitat e degli insetti impollinatori, dalla riduzione del consumo di plastica alla lotta al caporalato. Legambiente presenta il "Decalogo dell’agroecologia per il Piano di rilancio e resilienza del made in Italy di qualità". Perché ognuno di noi può fare la differenza.
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Alzare l’asticella dell’agricoltura integrata attraverso innovazione e ricerca secondo il modello agroecologico, riducendo fortemente input negativi;
Incrementare la sostanza organica ed aumentare la fertilità dei suoli, contribuendo allo stoccaggio di carbonio attraverso buone pratiche agricole e rotazione di colture;
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Proteggere habitat naturali e tutelare insetti impollinatori indispensabili per biodiversità agricola e naturale;
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Ecco il decalogo
Puntare con decisione allo sviluppo del comparto biologico a partire dall’approvazione della proposta di legge ancora ferma al Senato;
Ridurre carichi zootecnici e allevamenti intensivi responsabili di due terzi emissioni settore, favorendo modello sostenibile di allevamento, migliorando benessere animale e riducendo importazione mangimi e foraggi causa di deforestazione;
BeLeaf gennaio-febbraio 2021
AGRICOLTURA SOSTENIBILE
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Ridurre fortemente i consumi idrici ed energetici del comparto e abbattere l’utilizzo di molecole di sintesi dal campo alla tavola, unendo pratiche tradizionali a sperimentazione agronomica e innovazione digitale, per rendere sostenibile l’intera filiera agroalimentare;
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Incentivare l’utilizzo delle rinnovabili in agricoltura in ottica di multifunzionalità: dal solare termico al biogas al biometano, passando dalla promozione dell’agrivoltaico, che unisce produzione energetica del fotovoltaico con la coltivazione agricola, e dalla riconversione del parco macchine agricolo per renderlo più efficiente e meno inquinante;
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Porre un freno al consumo di plastica in agricoltura, favorendo il riciclo di imballaggi, l’utilizzo di biomateriali e l’eco-packaging;
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Promuovere l’agricoltura come collante sociale, presidio territoriale e antidoto al dissesto idrogeologico nelle aree interne, marginali, collinari e montane particolarmente colpite dal fenomeno dell’abbandono;
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Rispettare e difendere i diritti dei lavoratori del comparto agricolo, contrastando le agromafie e il fenomeno del caporalato.
BeLeaf gennaio-febbraio 2021
COLTIVARE LA CANAPA
Altro che viscidi e repellenti! Allevare lombrichi fa bene alla cannabis e al pianeta
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Cinzia Colosimo
IN QUASI TUTTI I MANUALI DI CANAPICOTURA CONSIGLIANO DI USARE I LOMBRICHI PER RENDERE L’HUMUS PIÙ RICCO E FERTILE
S
i chiama Eisenia fetida, ma nonostante il nome è un’ottima alleata dell’olfatto, perché i suoi effetti rendono i fiori della cannabis particolarmente profumati. Infatti questo prezioso lombrico ha la capacità di creare un ricco e fertile humus con cui le radici della cannabis vanno molto d’accordo. È scritto in quasi tutti i manuali di canapicoltura, anche per principianti: «Un terzo di humus di lombrico nel suolo assicura il necessario nutrimento fino alla fioritura», questa è più o meno la formula standard che spesso si incontra. Dietro «quel terzo» c’è un mondo di appassionati coltivatori e coltivatrici di lombrichi, sparsi in tutta la penisola, attivi nel rivitalizzare terreni sfiancati, balconi ingrigiti, growbox semi nascoste e aziende agricole in crescita. Rivitalizzare è il termine corretto perché è questo ciò che fa l’humus di lombrico: «popola» di microorganismi un terreno che spesso ne è molto povero, a causa di tecniche di coltivazione intensive. Per la canapa significa molto: «La vitalizzazione di un suolo agisce non solo sulla salubrità della pianta ma anche sul suo gusto finale», spiega Marco Calcaprina del Centro Lombricultura Toscano, che dal 2013 coltiva lombrichi (del tipo Eisenia fetida e Eisenia Andrei) e produce sia humus che impianti di lombricoltura. Il CLT ha prodotto i primi impianti per la canapa nel 2017:
«Nel boom del settore registrato in quell’anno», racconta Marco, «seguito dal calo del 2019, dettato anche dal contesto politico. Con il 2020 molte aziende hanno ricominciato a coltivare cannabis e abbiamo ripreso a lavorare con questo settore, mettendo a frutto le scoperte fatte nel frattempo». Le proprietà dell’humus in agricoltura sono note e riguardano innanzitutto la formazione di una struttura stabile del terreno. Un terreno è stabile quando presenta un rapporto equilibrato tra umidità e aerazione, quindi tra le sue proprietà fisico-meccaniche, e l’humus contribuisce positivamente a questo equilibrio. Il vermicompost dei lombrichi inoltre conferisce al terreno una maggiore capacità di ritenzione idrica, pur lasciandolo soffice e permeabile. Poi c’è la popolazione di microorganismi: «Sono loro i principali responsabili dell’interazione tra humus e canapa», dice Marco. «Agiscono determinando l’aumento di alcuni metaboliti secondari della pianta, ovvero sistemi di difesa, che favoriscono il rilascio dei terpeni - sappiamo quanto siano importanti per chi produce infiorescenze - ma anche alcaloidi e polifenoli». «È un meccanismo base dell’humus affascinante», spiega Giulia Carpi, l’agronoma del CLT. «Quando si inocula di humus il suolo non si fornisce solo sostanza organica, ma anche una serie di organismi della rizosfera, chiamati PGPR
- plant grow promotion ryzobatheria - che mettono in una sorta di alert la pianta. Sono organismi positivi che però stimolano la pianta a difendersi. E le difese prodotte non vengono utilizzate contro i microorganismi contenuti nell’humus, ma contro eventuali patogeni, quindi rendono la pianta più robusta». L’humus del CLT è passato nelle mani di diversi canapicoltori: «Spinti dalla curiosità e dai riscontri avuti, abbiamo incrociato la produzione di humus con altre sperimentazioni in ambito di piante aromatiche, dove abbiamo visto che tutti i rilasci di questi metaboliti secondari hanno a che fare con la difesa e quindi, direttamente e indirettamente, sul potere organolettico». Un crocevia dell’agricoltura biologica, quest’ultimo, che fa incontrare più frontiere: dalla produzione di qualità all’induzione della resistenza nelle piante. Si chiama agricoltura preventiva, ed è quella che crea le condizioni per usare la minor quantità possibile di fitofarmaci di sintesi. Tra le collaborazioni del CLT, non a caso, c’è anche la prestigiosa Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, con un progetto proprio in questo settore di ricerca. «Un altro aspetto che stiamo sperimentando - dice ancora Marco - è la possibilità di utilizzare gli scarti della lavorazione della canapa, soprattutto ciò che resta del gambo, come biomassa da compostare, e una volta compostata, come alimentazione per i lombrichi. Le aziende che producono infiorescenze in questo modo possono valorizzare un prodotto di scarto, piuttosto che bruciarlo o buttarlo via. In un’ottica di economia circolare significa chiudere un circuito all’interno dell’azienda, con risparmi e miglioramento della produzione». Un meccanismo valido per altre colture, dal grande potenziale, tanto che la lombricoltura del CLT è stata recentemente inserita anche sulla Piattaforma Italiana degli attori per l'Economia Circolare (ICESP). In Italia sono molti i produttori di canapa che hanno scelto l’humus di lombrico, sia come prodotto, sia con l’installazione di un impianto per la vermicoltura direttamente in azienda. Fra loro ci sono anche realtà giovani, come Villa Toscanna, azienda franco-italiana, incastrata come un prezioso tra le colline a est di Firenze, a due passi dal Chiantishire. Qui, nelle radure protette dai boschi, cresce la loro coltivazione di cannabis: 4.000 piante a filari intervallati da 600 olivi. A questo si aggiungono 10 arnie e 2000 mq di orto con frutta e verdura poco distante, poi le galline, gli alpaca e qualche metro più in là, il laboratorio per l’infusione degli olii: «Siamo tre ragazzi francesi arrivati in Italia nel 2019 con un sogno, quello di scoprire e sviluppare il patrimonio di risorse e conoscenze della Toscana», racconta Hugo Giry, uno dei protagonisti di questo sogno. «Vogliamo preservare tradizioni e autenticità, per portare avanti una
coltura ancestrale come l'olivo e sviluppare la promettente coltura della cannabis sativa». Con Hugo c’è Charles-Antoine Perrier, insieme sviluppano i prodotti futuri. Alla coltivazione ci pensa invece Valentin Faviere, che si occupa della parte agricola con tre dipendenti italiani: «La nostra cannabis è coltivata con amore e cresce sotto il forte sole della Toscana in sinergia con ciò che c’è intorno», raccontano. Nel loro paniere futuro prevedono «olio di oliva e miele infusi al CBD, tutto dalle nostre produzioni. Qui da noi la canapa condivide la terra con gli ulivi, cresce insieme alla frutta e alle verdura nell'orto. È una strategia voluta: adottiamo infatti un approccio agroforestale e biodinamico, lontano dal concetto di monocoltura». Un esempio pratico di cosa significhi coltivare in modo sostenibile e rigenerativo? «I nostri ulivi proteggono dal vento le piante di canapa, il cui apparato radicale migliora la qualità del suolo, mentre il suo scarto vegetale favorisce una migliore crescita e fruttificazione degli ulivi». Capita così che gli effetti di queste scelte siano più rapidi di quanto si possa immaginare: «Stanno arrivando nuove specie di animali e di insetti, che avranno un ruolo diretto sulla gestione dei parassiti, oltre ad arricchire la biodiversità di questo ambiente. Una terra rigenerata sa difendersi meglio». Una lezione confermata dal vermicompost, che a Villa Toscanna è stato scelto anche a fronte di raccolti più abbondanti: «Durante la nostra seconda stagione di coltivazione abbiamo sia testato diversi fertilizzanti che realizzato il nostro compost», spiega Valentin. «Il confronto è stato chiarissimo: le piante erano due volte più grandi con il compost. Fatti due conti, si è reso necessario trovare un modo per produrlo in proprio e l’impianto per i lombrichi è stato la soluzione». «Abbiamo scelto di gestire i nutrienti delle nostre piante con lombricompost perché purifica e ripristina il terreno - dice ancora Valentin - e perché è un fertilizzante ecologico al 100%». Ora che è caduto lo stigma che li vuole solo viscidi e repellenti, allevarli è diventata un’attività non solo soddisfacente, ma utile per il pianeta. E se installare una “lettiera” (si chiama così) per coltivare una vivace comunità può non essere alla portata di tutti, c’è sempre una giornata da festeggiare: è il 21 ottobre, Giornata mondiale del Lombrico. Per ricordarci che sotto terra c’è un sacco di vita preziosa.
BeLeaf gennaio-febbraio 2021
COLTIVARE LA CANAPA
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2 UNA PIANTA A VILLA TOSCANNA CHE HA SUBITO UNA DEVASTAZIONE DOVUTA ALL'APPETITO TRABOCCANTE DEGLI ALPACA (FOTO 1), POI RIGENERATA GRAZIE AL COMPOST (FOTO 2)
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STORIA DELLA CANAPA
Canapa, coltivare il seme della vita LA CANAPA POSTA A MACERARE NEI TRADIZIONALI MACERI PRODUCEVA UN ODORE MOLTO SGRADEVOLE. I VECCHI DICEVANO AI NIPOTINI CHE QUELLO ERA L’ODORE DEI SOLDI Liza Binelli
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l paesaggio della canapa era caratterizzato dai maceri che entravano a far parte della vita quotidiana contadina nei periodi in cui non erano occupati dai fasci in immersione. Negli anni ’50 in Italia nei maceri si allevavano i pesci per le feste natalizie, mentre a fine estate ci facevano il bagno i giovani, come se fossero piscine olimpioniche e, d’inverno, quando ghiacciavano, ci scivolavano sopra, sperando che non cedessero. Infine, c’era il momento tanto atteso da tutti gli agricoltori: quello del ballo al termine del lavoro nei campi; dentro il macero, infatti, dopo il suo svuotamento veniva ricavata una pista da ballo in piena regola. Il pittore italiano Giovanni Francesco Barbieri, più noto come il Guercino (1591-1666) aveva dipinto nel 1615 questo importante momento di vita agreste con una precisione fotografica, nell’affresco si vedono uomini e donne vestiti di bianco, intenti ad estrarre la canapa dai maceri. L’artista era stato soprannominato, così, perché aveva una accentuata forma di strabismo. Tecnicamente l’affresco è caratterizzato da una scrittura veloce, si dice, composto per mezzo di piccole quantità di colore stemperate sull’intonaco fresco, in grado di definire, attraverso limitate e definite pennellate, tanto i fusti di canapa quanto i canapicoltori intenti nel lavoro. Il tutto è avvolto da un cielo denso di tonalità pastello che esaltano i colori della terra e il pallore delle piantine, vero soggetto della composizione. È una tela molto famosa che si trova a Cento, in provincia di Ferrara nella Pinacoteca civica. Ma a cosa serviva un macero? La principale operazione che si compiva al suo interno aveva lo scopo di disgregare il tiglio dallo stelo, senza diminuirne il peso, la forza e l’elasticità e, per tanti studi che siano stati fatti non si è mai riusciti a trovare un’alternativa, altrettanto efficace, per questa fase così delicata della lavorazione della canapa. Le dimensioni dell’area erano le più varie a seconda della disponibilità, il rapporto canapa-acqua era di 1 a 40 con una profondità ideale di 230 centimetri, attorno agli argini c’era la banchina di circa 80 centimetri sulla quale si scendeva per la lavatura; qualche volta, le sponde erano protette da tavole di legno e da costruzioni in muratura. Il fondo era battuto con i residui e talvolta era pavimentato, tutto ciò garantiva sicurezza contro le perdite d’acqua, ma risultava costoso per cui non era alla portata di tutte le tasche. Attorno al macero si disponevano i sassi per affondare i fasci disposti a formare delle specie di zattere, essi pesavano dai cinque agli otto chili, per i maceri più grandi si arrivava anche ad una dotazione di 18 mila pietre con una perdita annuale pari circa al due per cento per via della loro rottura.
BeLeaf gennaio-febbraio 2021
STORIA DELLA CANAPA
57 L’acqua doveva essere introdotta un mese prima della macerazione e non oltre la prima metà di luglio, le acque migliori erano quelle poco calcaree e povere di cloruri, altrimenti il tiglio sarebbe risultato ruvido, scuro e di poca resistenza, per quanto riguarda, invece, la natura del terreno in cui ricavare il macero, la tradizione insegnava che in una terra forte e argillosa si aveva un processo più lento che consentiva di ottenere una fibra più resistente e pesante. La temperatura iniziale dell’acqua doveva essere di circa 15 gradi, i maceri diventavano buoni, dopo qualche anno dal loro utilizzo. Per il riempimento e lo svuotamento si usavano delle turbine, ma non erano rari i casi in cui si prelevava l’acqua a mano con dei secchielli. Per affondare la canapa si formavano delle zattere di 30-40 fasci disposti a strati, ma c’erano anche zattere più grandi da 60-90 fasci. Dopo aver disposto questi manipoli asciutti c’era il caricamento dei massi che avveniva in ugual peso sui due fianchi e con il massimo del carico al centro. Un’operazione molto delicata che svolgevano gli uomini più giovani che rimanevano anche dieci ore con le gambe in ammollo e qualche volta, purtroppo, causa un caricamento errato, le zattere si spezzavano, si aprivano a metà e bisognava ricominciare daccapo. I fasci erano poi assicurati con delle corde per evitare che si scompaginassero ed esistevano delle tecniche codificate in modo ben preciso per le quali occorreva grande esperienza ed abilità. Il carico dei sassi doveva garantire che la zattera rimanesse affondata almeno 10 centimetri nell’acqua e “l’aggrondatura” doveva avvenire nel minor tempo possibile per evitare lo sballottamento dell’acqua.
La macerazione occupava dai 7 ai 9 giorni di cui uno per l’affondamento e un altro per l’estrazione. Per l’immersione il momento ideale era di buon mattino, per l’estrazione, invece, si doveva aspettare la sera. Se la risorsa idrica era scarsa e la stagione calda, questo intervallo di 7-9 giorni poteva abbreviarsi, mentre si prolungava anche fino a due settimane se l’acqua era fredda e il periodo stagionale umido e particolarmente piovoso. Si eseguivano due macerazioni e talvolta anche tre, ma questo terzo passaggio era sconsigliato, poiché il risultato non era dei migliori. Fra una macerazione e l’altra si doveva cambiare 20-30 centimetri d’acqua. La canapa posta a macerare produceva un odore molto sgradevole, che si sentiva da lontano, così i vecchi dicevano ai nipotini che si lamentavano che quello era l’odore… dei soldi. Al quinto o sesto giorno si entrava nel macero e si toglieva un fascio a fior d’acqua e uno dal fondo di ogni zattera per esaminare se era scomparso grande parte del colore verde e se il tiglio si staccava dalla bacchetta con facilità. Se ciò avveniva, allora, si poteva procedere con l’estrazione e i manipoli erano disposti ritti a formare delle capanne coniche. Quindi, si aspettava la loro asciugatura solo di un paio di essi. Il colore ottimale dava il via all’estrazione completa di tutte le altre mannelle (o mannelli). Per eseguire l’operazione si faceva lo “sfondamento” ovvero lo scarico dei sassi dalle zattere e ciò era spesso fonte di malumori fra i canapicoltori, perché se i massi cadevano sul fondo bisognava andare a recuperarli tardando la tabella di marcia. Lo scarico si svolgeva verso sera per continuare la mattina seguente con la lavatura che si faceva slegando le mannelle e sbattendo energicamente gli steli tre o quattro volte sull’acqua. Il povero contadino svolgeva questo lavoro immerso nell’acqua putrida e doveva alzare con gran forza quegli steli appesantiti dall’acqua, uno sforzo non da poco. Come periodo siamo in piena estate. Poi i mannelli venivano avvolti su se stessi. Quando erano asciutti si riunivano a 4 a 4 per formare dei fasciatelli che venivano messi sotto tettoie e porticati per ripararli dalle intemperie, in mancanza d’altro andavano bene anche dei recinti, quindi, si controllava l’asciugatura e l’eventuale presenza di muffe. Ad asciugatura perfetta si procedeva con tutta una serie di operazioni: la scavezzatura o frantumazione (si spezzavano i canapuli per separarli dalla fibra detta tiglio), la gramolatura se la scavezzatura non fosse stata sufficiente, l’agguazzamento ovvero la distesa sull’aia dei manoni, la messa in morello (i manoni disposti in magazzino su stuoie), poi bisognava occuparsi degli scarti, quindi, della vendita (altro momento delicatissimo, dalle cascine si andava ai consorzi) e, infine, si pensava ai semi per la prossima coltura e si ricominciava. A coltivare il seme della vita.
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DUE ANZIANE SORELLE E UNA TERAPIA A BASE DI CANNABINODI. IL MIO FILM PER RACCONTARE LA COMPLESSITÀ DEI RAPPORTI FRA CHI SI AMA IL LUNGOMETRAGGIO LE SORELLE HA VINTO IL MODENA VIA EMILIA DOC FEST Andrea Vallero
I
l mio primo incontro con la cannabis terapeutica avviene verso la fine del 2018. In quel periodo stavo lavorando al film conclusivo del mio triennio del corso di regia in documentario del Centro Sperimentale di Cinematografia (Scuola Nazionale di Cinema)-Sede Sicilia. Ciò che volevo raccontare era il difficile rapporto di convivenza, sempre in bilico sul sottile confine tra amore e odio, tra due anziane sorelle, Lidia e Mariela. La prima, cinica, riservata e malata di Parkinson. La seconda, estroversa, sempre attiva e incapace di gestire l’apprensione nei confronti della sorella. Lidia decide ad un certo punto di voler provare una terapia a base di CBD. È stata quella la chiave che mi ha permesso di raccontare il loro rapporto. Per le due sorelle, quello con la cannabis è stato un incontro con qualcosa molto lontano dal loro mondo. Eppure ci hanno provato. Ricordo il giorno della prima visita allo studio del dottor Carlo Privitera, che ringrazio per avermi accolto e dato il permesso di filmare. Il dottor Privitera è fondatore del progetto Medicomm per la cura di malattie autoimmuni e del sistema nervoso attraverso la cannabis medica. Negli sguardi delle sorelle c'era diffidenza, ma anche curiosità. Una volta concordata la terapia con il dottor Privitera, è iniziata la lunga ricerca dei farmaci. Dopo aver setacciato quasi tutte le farmacie siciliane, le sorelle trovano il farmaco al Nord. Inizia quindi la seconda attesa: quella del corriere. Recapitato finalmente il pacco, sembrava che in casa fosse atterrato un UFO: era arrivata la misteriosa cannabis. Assistita dalla paziente figlia, Lidia ha così potuto iniziare la terapia, che a distanza di qualche giorno ha iniziato a dare i suoi effetti, soprattutto a livello di tremori e spasmi muscolari. Ciò che spingeva Lidia a voler provare quella terapia era la voglia di stare meglio. Purtroppo però il miglioramento delle condizioni di salute non ha coinciso con un miglioramento del loro rapporto. Era proprio questo che mi interessava raccontare: i conflitti tipici del rapporto tra sorelle, le paure e le speranze di chi è ormai al tramonto della propria esistenza. I caratteri, gli stili di vita contrapposti e il loro modo di affrontare e concepire la vecchiaia portano spesso ad esiti tragicomici. Le due sorelle faticano a superare le idiosincrasie della loro relazione, quei cortocircuiti psicologici che, ad esempio, spingono una delle due ad essere costantemente in apprensione per l'altra rendendo la convivenza soffocante. Nonostante i continui fallimenti, loro due provano e riprovano ad amarsi e a stare vicine. La loro storia mi ha interrogato, e spero che interroghi anche il pubblico, sulla possibilità di cambiare il proprio carattere e il proprio modo d'essere in tarda età. Per quanto mi riguarda, la domanda rimane ancora senza risposta.
BeLeaf gennaio-febbraio 2021
CANAPA E CULTURA
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BeLeaf gennaio-febbraio 2021
CULTURA CANNABICA
Una storia disonesta STEFANO ROSSO E MARCO PANNELLA: CANZONI E DISOBBEDIENZA CIVILE NELL’ITALIA DEGLI ANNI SETTANTA Antonio Coletta
I
l 2 luglio del 1975 Marco Pannella convocò giornalisti e forze dell’ordine nella storica sede romana del Partito radicale in via di Torre Argentina per una conferenza stampa. Durante l’incontro si soffermò a lungo sulla legge sulle droghe («criminogena e criminale») in vigore a quel tempo – che puniva con il carcere anche l’uso personale di sostanze stupefacenti – e contestò la definizione di «droga» per i derivati della canapa: «secondo Pannella» racconterà il «Corriere della Sera» «va immediatamente riconosciuto che i derivati della canapa indiana […] non sono droghe, come indicano anche le tabelle dell'organizzazione mondiale della sanità, in quanto non danno assuefazione come accade invece per l’alcool. “È inammissibile” ha detto “che oltre il 10 per cento del bilancio pubblicitario italiano del '74 sia stato assorbito dai derivati dell’alcool, mentre i magistrati, magari con una bottiglia di cognac nel cassetto, condannano ad anni di reclusione per una sigaretta di marijuana”». Pannella compì un atto di disobbedienza civile per portare la questione al centro del dibattito pubblico e, al termine della conferenza stampa, fumò uno spinello di fronte ai poliziotti. Lo ammanettò un giovane commissario di origini calabresi, Ennio Di Francesco, che nella stessa giornata gli inviò un telegramma in carcere: «Se come funzionario ho dovuto applicare una legge anacronistica e iniqua, come cittadino mirante a una società più giusta e umana, non posso non esprimerle stima e ammirazione». Di Francesco racconterà in seguito di aver pagato la solidarietà a Pannella con un trasferimento all’ufficio passaporti – la vicenda è ricostruita nel libro Radicalmente sbirro (edizioni Noubs), scritto nel 2012 dall’ex poliziotto con Valter Vecellio e introdotto da don Gallo e dallo stesso Pannella. Il Partito radicale otterrà, con il referendum promosso nel 1993, l’abrogazione delle pene per la detenzione di droghe per uso personale. La piena liberalizzazione delle droghe leggere, invece, pare una conquista ancora lontana, nonostante nei decenni abbia guadagnato ampi consensi e trovato una nuova area politica di riferimento nella sinistra postcomunista. Marco Pannella ha sempre offerto il suo corpo e la sua libertà per le sue idee. Il suo coraggio e la sua abilità oratoria avevano fatto innamorare anche Francesco De Gregori che, proprio nel 1975, aveva inserito nell’album Rimmel “Il signor Hood”, una canzone nella quale il leader radicale viene descritto come un bandito nonviolento: «Il signor Hood era un galantuomo / sempre
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ispirato dal sole / con due pistole caricate a salve / e un canestro di parole». Spiegò il cantautore venticinque anni dopo: «Questo personaggio così alla Robin Hood in quel tempo del referendum sul divorzio mi sembrava incarnare bene la figura di Pannella, una sorta di eroe solitario». Furono probabilmente le discussioni seguite alla fumata di Pannella a ispirare Stefano Rosso, che l’anno successivo canterà di una serata tra amici durante la quale «si discuteva dei problemi dello stato / si andò a finire sull'hascisc legalizzato / che casa mia pareva quasi il parlamento / erano in quindici ma mi parevan cento»: il brano, intitolato “Una storia disonesta”, diede il titolo anche al primo album di Stefano Rosso e regalò allo spinello la sua prima volta da protagonista nella storia della canzone italiana. Il cantautore romano – scomparso nel 2008 e presto dimenticato, celebrato quest’anno tra i maledetti e dimenticati della canzone italiana nel volume “La morte mi fa ridere, la vita no” di Elisa Giobbi (Arcana Edizioni) – aveva già fatto riferimento alle droghe leggere nei versi del singolo precedente, “Letto 26”, dove gli veniva consigliato di preferire l’alcol al fumo («la marijuana ti fa male / il Chianti ammazza l'anemia»). Fu tuttavia “Una storia disonesta” a regalargli la notorietà nel 1976. Quel pezzo ironico e spensierato nel quale il padrone di casa buttava fuori dalla sua abitazione gli ospiti favorevoli alla legalizzazione delle droghe leggere (per poi fumare uno spinello da solo, con il giradischi acceso e a riparo da occhi indiscreti) spopolò nelle radio libere e conquistò il telegatto di «Sorrisi e Canzoni», e ancora oggi il refrain «Che bello / due amici una chitarra e uno spinello / e una ragazza giusta che ci sta / e tutto il resto che importanza ha?» se ne sta immortale nelle orecchie di tutti gli italiani – anche in quelle dei proibizionisti.
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CULTURA ALTERNATIVA
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«L
A BELFAST BOY
a guerra per la nostra indipendenza non ha risparmiato nessuno. Se non ti ha ucciso o messo dietro le sbarre, ti ha sicuramente devastato sul piano mentale […] Durante i due anni in cui ho lavorato a questo libro ho iniziato a vedere la mia vita in prospettiva e sono arrivato alla conclusione che ero già compromesso quando sono entrato in prigione. Questa storia parla di quel processo ed è per tutti coloro che, come me, sono compromessi».
solo la storia di Michael, ma anche quella di tutti coloro che hanno dovuto convivere con quei tragici eventi, che hanno dovuto assistere alla morte ingiusta di tanti amici e parenti, e che hanno vissuto sotto uno stretto quanto insensato regime militare: “Come tutti i ragazzini, ad un certo punto della nostra infanzia avevamo giocato a fare i soldati, ma spesso ci ritrovavamo a gironzolare attorno a dei soldati veri, credendo che anche loro stessero recitando una parte. Era surreale”. Sono dovuti passare vent’anni dall’uscita di prigione prima che l’autore potesse elaborare con lucidità la A Belfast Boy di Michael Phillips è un’intensa sua storia e riversarla coraggiosamente sulla autobiografia che racconta uno spaccato di vita pagina; vent’anni passati a raccogliere i pezzi straordinario, mescolando memorie private e della sua anima, e a tentare di costruirsi un fuaccadimenti della Storia irlandese. L’autore narturo sereno, benché lontano dalla sua patria. E ra la sua personale esperienza intrecciata con l’esito delle sue riflessioni è un libro potente e gli episodi più violenti che hanno scosso la sua onesto, che racconta della sua infanzia segnapatria, dai Troubles iniziati alla fine degli anni ta dalla precoce morte del padre e vissuta in Sessanta in Irlanda del Nord e durati trent’anni, una società brutale, dei suoi viaggi catartici e di alle azioni dell’IRA contro la scomoda presenza quelli falliti, del suo ardente desiderio di volabritannica. Nel raccontare delle lotte sanguinarie re e della sua alienante esperienza in carcere. Michael Phillips tra i protestanti lealisti e i cattolici indipendentiMichael Phillips scrive per liberarsi dai dolorosi A Belfast Boy sti, Michael Phillips riflette sulla rabbia e il rancoe tossici fantasmi del passato, ma anche per Genere: re che hanno accompagnato lui e il suo popolo non far dimenticare che la “guerra sporca” non Romanzo autobiografico anche dopo l’esile accordo di pace raggiunto alla è finita ma è solo in quiescenza, in attesa di a sfondo storico/politico fine degli anni Novanta; narrando del suo peesplodere ancora. riodo di carcere in Inghilterra come prigioniero Casa Editrice: politico, perché ingiustamente giudicato colpeTRAMA. Sono cresciuto ai tempi dei Troubles Homeless Book vole di terrorismo, egli afferma: “Dopo essere in Irlanda del Nord, mentre si fronteggiavano Traduzione: uscito di prigione, per molto tempo ho avuto la la violenta campagna dell’IRA contro la presenSilvia Agogeri sensazione che qualcosa non andasse. Non riuza britannica e i controversi metodi di Londra Pagine: 248 scivo a trovare la mia strada e ho viaggiato per per ristabilire l’ordine. Sono passato quotidiaPrezzo: 15,00 € anni nel tentativo di compensare la mia inquienamente attraverso i check point dell’esercito tudine”. Con un trauma che gli scorre nel sangue mentre andavo a scuola. Ho visto familiari, Codice ISBN: – e che lo rende spaventosamente simile a tutti amici e vicini di casa arrestati o ammazzati pro978-88-327-61-177 quelli della sua generazione nati in Irlanda del prio mentre Bobby Sands cominciava lo scioNord – egli non può non ammettere di essere pero della fame che lo avrebbe portato a moricompromesso, e di non essere uscito indenne da un’infanzia re in cella. Quando credevo di essermi lasciato alle spalle tutta vissuta a stretto contatto con la violenza: “Con la prospettiva questa violenza, un mio caro amico viene ucciso dalle forze di un futuro catastrofico davanti agli occhi, adolescenti e giospeciali britanniche e, nello stesso momento, mi arrestano e vani adulti trovarono strade alternative per sfuggire alla loro mi portano in un carcere di massima sicurezza con l’accusa di realtà”. Ed è per questo motivo che A Belfast boy racconta non terrorismo. Questa è la mia incredibile storia. A cura di Il Taccuino Ufficio Stampa
Tre libri per non perdersi tra i cammini più belli (senza trascurare la pancia)
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CAMMINARE LEGGENDO
A cura di Andrea Vismara
S
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e avete letto l’articolo sul Cansiglio pubblicato in questo numero e vi è venuta voglia di farci un salto, in questo libro troverete le mappe e i descrittivi di tutti i 27 sentieri che attraversano questo bellissimo angolo di Veneto nella provincia di Belluno, a partire dall’anello dei Cimbri che percorre tutto il periplo dell’Altopiano.
Alessandro Manzoni
GR20: la saggezza dei sassi
A
Edizioni dei Cammini 128 pag. 14,00 €
volte per affrontare e lasciarsi alle spalle degli eventi che ci hanno segnato in profondità, dobbiamo metterci in viaggio, di più, dobbiamo faticare per confrontarci con le nostre paure e le nostre insicurezze, e scegliere un sentiero impervio a volte può essere il modo migliore per farlo. Il GR20, itinerario che attraversa la dorsale della Corsica percorrendo i suoi monti e scalando i suoi notevoli dislivelli, non è un trekking per tutti; per cavalcarlo necessitano resistenza fisica, coraggio e forse anche una buona motivazione. Alessandro Manzoni ne ha una, deve curare le fresche cicatrici di un'importante relazione appena finita, e decide di affrontare questo difficile percorso in solitaria. “La saggezza dei sassi” è il vivido racconto di un’avventura straordinaria fatta di dodici giorni di cammino, 180 chilometri di sentieri e ben 11.000 metri di dislivello, ma è anche un modo di raccontare il volto meno conosciuto della Corsica, quello nascosto fra le gole e le cime di un’isola che è più famosa per le sue spiagge e il suo mare. La bellezza si annida in ogni cosa, in alberi dalle forme inquietanti, in pozze di acqua gelata e cristallina e, perché no, anche nei sassi, da sempre testimoni e sentinelle di questi luoghi remoti. Un libro che è il racconto di un viaggio reale e metaforico, fatto di emozioni contrastanti e del tumulto di un'anima in transizione.
Ottime le informazioni fornite sia dal punto di vista dei chilometri, dei dislivelli e dei tempi di percorrenza sia quelle riguardanti i punti d’interesse, d’appoggio, e di rifornimento e le caratteristiche del sentiero. Non c’è che l’imbarazzo della scelta, ci sono percorsi per tutti i gusti e per tutte le gambe: sentieri pianeggianti nella faggeta, salite faticose verso le cime che circondano il pianoro e itinerari che toccano alcuni piccoli paesi o i villaggi del popolo cimbro. Un ottimo volume per trovare il modo di immergersi profondamente in una natura e in un contesto ancora incontaminato, e di godere del silenzio di un piccolo paradiso nascosto.
AA. VV.
Percorrere il Cansiglio Alla scoperta dell’Altopiano Dario De Bastiani Editore 261 pag. 9,90 €
Andrea Vismara
Ricettario Pellegrino 3.0 Nuovi sapori in Cammino
U
Edizioni dei Cammini 137 pag. 14,00 euro
ltimo uscito in casa Edizioni dei Cammini, questo terzo volume del Ricettario Pellegrino, serie dedicata ai piatti tipici che si possono assaggiare camminando sulle antiche strade che attraversano l’Italia, affronta passo dopo passo quattro lunghi itinerari da percorrere rigorosamente in maniera slow. Si parte dal Cammino Celeste, un percorso che dall’isola santuario di Barbana, situata nella laguna di Grado, attraversa buona parte del Friuli fino a raggiungere il Santuario Mariano di Monte Lussari. Dal mare alle montagne, la cucina friulana non mancherà di sorprendere il lettore per le sue contaminazioni e i suoi sapori particolari. La Via Francigena del sud unisce Roma a Santa Maria di Leuca attraversando il Lazio, la Campania e la Puglia, tre regioni che in fatto di gastronomia e piatti tipici non temono rivali. Il Cammino di Sant’Agostino, meglio noto come il Cammino della rosa, per via della forma del percorso che ricorda gambo, foglie e petali del bellissimo fiore, unisce santuari e luoghi dedicati al culto del Santo. Prende il via a Genova e sale verso Monza per girarci intorno attraversando la Brianza e la Bergamasca. Infine si parla del Coast to Coast, 410 chilometri di sentieri che collegano Ancona a Orbetello attraversando le Marche, l’Umbria, il Lazio e la Toscana, luoghi dove la tradizione contadina regna ancora sovrana nelle cucine dei piccoli borghi. Questo terzo volume, insieme agli altri due, forma una specie di compendio della nostra gastronomia, così ricca di sapori e di storia.
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CAMMINARE SLOW
FRA CERVI, CIMBRI E FAGGI: ALLA SCOPERTA DELL’ALTOPIANO DEL CANSIGLIO IL CANSIGLIO, VERA PERLA DEL TERRITORIO BELLUNESE, CIRCONDATO E PROTETTO DA SUOI FAGGI, È UN MAGNIFICO SCRIGNO PRONTO AD ESSERE APERTO E A MOSTRARE ORGOGLIOSO I SUOI GIOIELLI Andrea Vismara unpassolento.blogspot.com
C
he siate in macchina, in bicicletta o meglio ancora a piedi, uscire dalla faggeta e improvvisamente trovarsi dinanzi la maestosità dell’altopiano del Cansiglio, vera perla del territorio bellunese, è una sensazione unica che va provata almeno una volta nella vita, una di quelle che ti fa rimanere a bocca aperta per lo stupore. Vi troverete di fronte a un’enorme spianata verde circondata da un anello di folta foresta composta principalmente da faggi, alberi spesso poco socievoli con le altre specie ma che qui concedono residenza anche alcune aghifoglie, soprattutto all’abete rosso. Si tratta di un terreno carsico, costellato di doline e inghiottitoi, alcuni profondi, altri meno fra cui bisogna citare il Bus de la Lum (cioè il buco della luce) un unico pozzo a strapiombo che è legato, nel folklore locale, alle Anguane, streghe malvage e dall’aspetto terribile che rapivano, per cibarsene, i bambini che si erano persi nella foresta. Il paesaggio è quasi allo stato naturale grazie alla ridottissima antropizzazione. Il Cansiglio è zona demaniale e lo è dai tempi del Regno d’Italia e le uniche attività che si svolgono nell'altopiano sono legate alla pastorizia e alla produzione alimentare. Le mucche che crescono e vivono qui sono allevate in maniera biologica e producono un latte sano da cui si ricava una vasta gamma di prodotti caseari. Tutte le costruzioni e i relativi terreni, sono date in concessione per trent’anni dal demanio, unico proprietario. Gli unici edifici a non essere soggetti a questa legge sono quelli che compongono i villaggi Cimbri.
veri e propri villaggi, piccoli e spartani, di cui rimane ancora traccia. In questa zona ce ne sono nove, alcuni ben conservati e ancora abitati in alcuni periodi dell’anno, altri in stato di abbandono. Uno dei più affascinanti e meglio conservati è sicuramente quello di Vallorch, la valle dell’orco, datato 1798; situato all’interno della faggeta, vi si accede percorrendo poche centinaia di metri di una bella strada forestale. È qui che ho avuto il primo incontro ravvicinato con i veri signori del Cansiglio, i cervi. Un giovane esemplare, una femmina, brucava l’erba fra un paio delle casette di legno del villaggio e anche quando mi ha visto, non è sembrata spaventata, forse solo incuriosita da quell'uomo grande e grosso che la inquadrava con una buffa scatola. Si è limitata a trotterellare via quando la distanza che ci divideva si è fatta più sottile, e l’ha fatto con grande eleganza, degna di una mannequin in passerella.
Quella del popolo Cimbro è una storia affascinante; di origine celtica o germanica, si spinsero oltre le alpi scendendo dalla zona dell’odierna Danimarca e si sistemarono in epoca medievale nelle zone montuose del Veneto fra Vicenza, Verona e Treviso e più tardi anche nella zona del Cansiglio. Le testimonianze della loro presenza dal 1700 a oggi sono tutte raccolte nel piccolo Museo regionale dell'Uomo in Cansiglio di proprietà di Veneto Agricoltura.
I cervi, soprattutto nel periodo degli amori che va da metà settembre a metà ottobre, sono una delle attrazioni principali del Cansiglio. Nella faggeta trovano un habitat naturale numerosi esemplari che vivono serenamente tutto l’anno, i maschi isolati dalle femmine e tutti ben nascosti nel folto della foresta, ma in questo periodo, frastornati dagli ormoni e resi meno sospettosi dall’iter del corteggiamento e della riproduzione, si mostrano nel fondo dell’altopiano, soprattutto all’alba e al tramonto.
Qui si narra della loro abilità nell’arte della falegnameria e soprattutto nella fabbricazione degli scatoi, contenitori circolari per la conservazione del formaggio, che permise loro di accasarsi in queste terre dove pochi volevano vivere e di costruire dei
La loro presenza è annunciata dal bramito, il caratteristico verso gutturale emesso come richiamo d’amore. Spesso basta essere più potenti da questo punto di vista per sconfiggere un rivale e conquistare un branco di femmine, altre volte è necessario
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CAMMINARE SLOW
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questo angolo di paradiso e le cime che lo circondano, che offrono panorami meravigliosi sia verso le Dolomiti, sia verso il mare e la vicina Venezia.
lo scontro fisico; i duelli si svolgono a testate, con i grandi palchi ossei, che ogni esemplare sfoggia, incastrati l’uno con l’altro e la spinta tenace delle zampe e di tutto il corpo. Chi ne uscirà vincitore avrà a disposizione un intero branco e dovrà garantire la riproduzione della specie. Non sarà una cosa facile: il maschio dovrà ingravidare tutte le femmine del branco ma loro non si concederanno proprio con facilità, vorranno essere in qualche modo corteggiate. La gestazione, ad accoppiamento avvenuto, è alquanto bizzarra: la futura mamma cerva, sviluppa l’embrione ma lo “congela” per tre mesi in modo che il piccolo nasca fra giugno e luglio, quando il clima sarà più mite e il cibo a disposizione più abbondante. Ora, posso assicurarvi che vedere, seppur con un cannocchiale, un cervo circondato dal suo branco alzare il muso al cielo e lanciare il suo potente verso, vale da solo una visita a questo luogo fantastico; se poi, com’è successo a me, ci sarà una leggera nebbia a rendere il tutto più magico, ne sarà valsa doppiamente la pena. Il Cansiglio però non è solo cervi e Cimbri; esiste una fitta rete di sentieri che attraversa la zona e che permette agli escursionisti di vivere in maniera slow
Se poi avrete voglia di girare la zona in maniera più ampia potrete scoprire che nel borgo di Valdenogher viveva un alchimista egiziano (la sua casa è ancora lì), che un faggio vecchio più di 400 anni (nonno albero) fa da sentinella solitaria all’ingresso della foresta, e che c’è una casa interamente di legno (opera dello scultore De Marchi) che ha un libro come tetto, degli occhiali rossi come cancello e tante matite colorate come staccionata. Altro luogo da non perdere è il Giardino botanico alpino dove si “coltivano”, in modo che non scompaiano, tutte le specie endemiche dell’altopiano e delle montagne circostanti, a partire dal Geranio argentato che, a differenza del nome, ha dei petali di un bel rosa pastello screziati di viola ed è il simbolo stesso del Giardino. Inoltre la conca d’Alpago è a un tiro di schioppo; il lago di Santa Croce offre tante possibilità agli amanti del vento, sia che vogliano cavalcarlo a bordo di un wind surf o di tutte le altre tavole possibili e immaginabili, sia che vogliano farsi trascinare da lui lanciandosi dalla cima del Monte Dolada con un parapendio. Chi poi volesse prendersi un giorno di riposo da natura e sport, può visitare il centro storico di Belluno e il meraviglioso e romantico borgo di Feltre, uno dei più belli d’Italia, ma il Cansiglio rimarrà comunque lassù, circondato e protetto da suoi faggi, magnifico scrigno pronto ad essere aperto ancora una volta e a mostrare orgoglioso i suoi gioielli.
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